(continua…) [pdf 1.1MB]

annuncio pubblicitario
News – Ott.2012
Il potenziale degli introversi Rivalutare il potenziale di persone tendenzialmente introverse costituisce un elemento sostanziale per dare una svolta positiva alla situazione economica e sociale. A cura di Ingrid Hollweck Estroversione Individui estroversi tendono a focalizzare la propria energia e ad essere energizzati maggiormente dal mondo esterno delle persone, delle esperienze e delle attività. Si ricaricano energeticamente rivendendo stimoli dal mondo esteriore. Introversione Individui introversi tendono a focalizzare la propria energia e ad essere energizzati maggiormente dal mondo interno delle idee, dei ricordi e delle emozioni. Si ricaricano energeticamente grazie a stimoli dal mondo interiore. La nostra cultura m oderna costituisce un palcoscenico perfetto per persone estroverse, dotate di un carattere forte, sempre pronte all’azione immediata. Gli estroversi hanno maggiore possibilità di avere successo lavorativo, mentre persone considerate più introverse, silenziose e riflessive spesso rischiano di essere ignorate o sottovalutate. Il carattere predominante di una società capitalista occidentale di natura è più estroverso, ma: chissà se il crac economico e finanziario sarebbe m ai successo se alla guida ci fossero stati più rappresentanti della Quiet Leadership, cioè persone tranquille e prudenti. In tutta la discussione non si tratta di una questione di qual’è il tipo migliore, introverso o estroverso, bensì di trovare un giusto equilibrio fra questi due tipologie, in azienda e nella società. Il percorso dovrebbe partire da una nuova consapevolezza sul proprio tipo prevalente. E’ necessario che ciascun tipo si senta libero e stimolato di fare ciò che sa fare meglio. C iò implica che ciascun tipo riconosca e valorizzi l’approccio diverso del tipo opposto. Culturalmente abbiamo bisogno di un maggiore equilibrio di entrambe le tipologie, un po’ di ying e di yang. Invece facendo passare gli introversi letteralmente ‘sotto silenzio’ si rinuncia automaticamente ad un potenziale importante, un potenziale irrinunciabile. 1
2
La contemplazione dell’azione Il futuro è introverso? Il mondo occidentale ha sempre premiato l’uomo d’azione rispetto all’uomo contemplativo 2 Le nostre istituzioni sociali, le scuole e le università, le organizzazioni sono progettati per promuovere comportamenti e capacità tipiche delle persone estroverse. Nel nostro immaginario l’uomo (la donna) vincente è audace, assertivo, costantemente in azione e sempre circondato da persone; nei momenti ‘solitari’ è sempre in stretto contatto con un’ampia rete di amici tramite Twitter, Facebook o Skype. In tale contesto, le persone con un carattere più introverso spesso si trovano di fronte ad una serie di pregiudizi nei loro confronti. Il ritirarsi periodicamente in solitudine rischia di essere visto come incapacità sociale, le riflessioni prudenti sono considerate frenanti al ritmo dinamico e veloce dei nostri tempi, il silenzio viene etichettato come timidezza. Invece tutto ciò spesso è l’origine di pregiudizi ingiustificati. L’introversione non ha niente a che fare con la timidezza. La timidezza è la paura del giudizio sociale, una paura che gli introversi non necessariamente possiedono. Se una persona tende ad essere introversa o estroversa dipende da come risponde agli stimoli, compresi gli stimoli sociali. Di conseguenza gli introversi tipicamente si stancano più facilmente quando si trovano in continua interazione con altri. Gli introversi preferiscono riflettere e approfondire una questione, prima di entrare in azione. Per ricaricarsi di energia una persona introversa ha bisogno di passare del tempo da sola, mentre una persona estroversa si “ricarica” tramite l’interazione con gli altri o attraverso stimoli provenienti dal mondo esterno. Tutto ciò fa sì che gli introversi siano spesso percepiti come persone “tranquille”, “silenziose”, “prudenti” e “riflessive”, mentre gli estroversi come “audaci”, “aperti” e “colloquiali”. Altro che cambiamento! by Ingrid Hollweck is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
4
3
Il trionfo sociale degli estroversi Introverso/estroverso si nasce o di diventa? Numerosi studi hanno cercato di spiegare il successo degli estroversi. Già nel 1994, lo psicologo Howard Giles affermò che le persone che parlano velocemente e ad alta voce, vengono percepite dal mondo esterno come più intelligenti, più interessanti e simpatiche rispetto alle persone che parlano lentamente e a bassa voce. In un’ampia ricerca empirica svolta nel 2002, lo psicologo Timothy Judge dimostrò che la probabilità di raggiungere una posizione manageriale è più elevata per una persona estroversa che per una persona introversa. Un risultato che tutto sommato non sorprende, visto che conferma un vecchio credo presente nelle organizzazioni aziendali riassumibile come: “tutte le conoscenze di questo mondo ti serviranno assai poco se non sai venderti bene.” A prima vista la percentuale degli estroversi sembra essere notevolmente più elevata degli introversi; questo è spesso dovuto al fatto che gli estroversi mettendosi in primo piano sono più visibili. In realtà si stima che la metà della popolazione sia introversa per nascita. Successivamente, durante lo sviluppo, alcuni “introversi nativi” adottano un approccio più estroverso al fine di potersi adattare alle aspettative del contesto esterno. Studi recenti dimostrano però che tale ‘trasformazione’ avviene solo fino ad un certo punto, perché in fondo la persona rimane sempre la stessa di sempre; il suo tipo originale non cambia. Di fronte a questo scenario, tanti introversi decidono, consapevolmente o no, di auto-­‐negare il proprio status naturale per indossare forzosamente un costume “da estroverso”. Un vero peccato, perché si auto-­‐limitano notevolmente nell’espressione del proprio potenziale, dimenticandosi che in verità sono in ottima compagnia: Albert Einstein, Marcel Proust, Bill Gates, Steven Spielberg, Woody Allen, Steve Wozniak... tutte persone di successo e –
dichiaratamente -­‐ introversi. 3 Già Carl Jung, lo psicologo che per primo ha reso popolari i termini introversione ed estroversione, sosteneva che il puro introverso o il puro estroverso non esistono. Jung sosteneva che tutte le persone potenzialmente possiedono entrambe le tipologie, però hanno sin dalla nascita e dalla prima infanzia una netta preferenza per un tipo o per l’altro. Differenze fra gli introversi e gli estroversi sono diagnosticabili anche a livello fisiologico. Le ricerche svolte nell’ambito della fisiologia cerebrale, misurando l’attività cerebrale in candidati che avevano appena terminato un test psichico-­‐attitudinale, hanno rilevato che per i candidati introversi gli strumenti del Altro che cambiamento! by Ingrid Hollweck is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
5
laboratorio registravano un elevato livello di movimento elettrico, indipendentemente dal fatto che il candidato si trovasse in uno stato di riposo o di lavoro. Secondo questi studi appare che gli introversi sono stimolati a livello neuronale anche in assenza di stimoli esterni, cioè che possiedono un’attività cerebrale naturale più elevata. Al fine di cautelarsi dal continuo bombardamento di stimoli esterni, gli introversi inconsapevolmente preferiscono ritirarsi in sé stessi, quando istintivamente il cervello lo ritiene necessario. Questo concetto spiega perché gli introversi per potersi ricaricare energeticamente e per sentirsi al loro agio, necessitano un ambiente calmo e silenzioso. Al contrario gli estroversi, per raggiungere un livello di attivazione neuronale ‘ottimale’, sono continuamente alla ricerca di stimoli dal mondo esterno, ad esempio musica, conversazioni con altre persone, movimento, etc. Esperimenti fra studenti evidenziano chiaramente: gli introversi studiano meglio in un ambiente tranquillo (max. 65 Decibel). Gli estroversi riescono a concentrarsi meglio in un contesto “vivace” (attorno agli 85 Decibel). Considerando questi numeri risulta evidente che gli uffici di tipo openspace non hanno un effetto produttivo per tutta la popolazione aziendale allo stesso modo. Lo stesso numero di stimoli che persone estroverse percepiscono come piacevoli, può risultare soffocante per gli introversi. Prof.Colin DeYoung – University of Minnesota 4 ESTROVERSI • Amano prendere parte attivamente a diversi incarichi • Sono spesso impazienti nel caso d i lavori lenti e lunghi • Sono interessati all’attività del proprio lavoro e a come gli altri operano • Agiscono in fretta, talvolta senza riflettere • Trovano le telefonate un diversivo piacevole quando lavorano ad un incarico • Sviluppano le idee discutendole con gli altri • Amano essere circondati da persone e lavorare in team INTROVERSI • Amano la quiete di uno spazio privato per concentrarsi • Sono generalmente a proprio agio quando lavorano senza interruzione allo stesso progetto per un lungo periodo di tempo • Sono interessati ai fatti e/o alle idee dietro il proprio lavoro • Amano riflettere prima di agire, talvolta fino al punto d i non agire affatto • Trovano le telefonate importune quando sono concentrati su un incarico • Sviluppano le idee da soli, attraverso la riflessione • Amano lavorare da soli o, talvolta, in gruppi ristretti Altro che cambiamento! by Ingrid Hollweck is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
1
Tratti caratteristici degli introversi e degli estroversi Introversi ed estroversi sono diversi nel loro modo di pensare, di prendere decisioni, di comunicare, di relazionarsi con il mondo esterno. Questa diversità da un lato implica un maggiore rischio di malintesi e di conflitti fra le due tipologie, dall’altro alto apre nuove porte per affrontare le prossime sfide economiche e sociali. Valorizzando entrambi i tipi, sia quello calmo, analitico e prudente sia quello impulsivo pronto all’azione, le organizzazioni possono ampliare lo spettro dei possibili approcci e delle nuove soluzioni ai problemi. Oggigiorno nessuna organizzazione aziendale può permettersi di rinunciare completamente a solo una delle due tipologie. Quiet Leadership Molti hanno ancora presente il crollo del mercato immobiliare americano nell’anno 2007, il quale preannunciava la crisi mondiale degli istituti finanziari e bancari. Oggigiorno forse “Vivamus orta sarebbe auspicabile avere pdei leader più prudenti, calmi e analitici, meno audaci eloci ell’azione immediata. est es ved enst.” Gli avvenimenti dell’ultimo decennio mettono in discussione il modello della leadership forte, ‘eroica’, con capi retoricamente violenti che guidano in modo indiscusso e assoluto. Pubblicazioni come “Quiet leadership” di David Rock, che disegnano modelli di leadership alternativi, sono dei bestseller internazionali. Politici, più in linea con il modello del “maschio alfa” (George Bush, Nicholas Sarkozy, Silvio Berlusconi, ...) vengono sostituiti da nuovi rappresentanti politici, più riflessivi e silenziosi (ad es. Holland e Monti). La cancelliera Angela Merkel, indubbiamente uno dei più potenti esponenti politici europei, del suo carattere introverso non ne ha mai fatto un segreto: l’unico evento mondano al quale non rinuncia è il festival wagneriano di Bayreuth, per il resto mantiene la sua vita personale totalmente riservata. Angela Merkel ha ammesso ripetutamente che i cosiddetti “bagni di folla” le richiedono uno sforzo notevole e che tende a limitare il contatto con il pubblico al minimo necessario. Persone come lei sono la prova vivente che anche degli introversi possono aprirsi al mondo esterno, qualora lo ritengano necessario, e che l’introversione non esclude necessariamente la determinazione o l’assertività. “Basato sulla mia propria esperienza posso dire che vale comunque la pena di superare la propria timidezza qualora si è convinti della buona causa della questione.” A.Merkel Percepire un aspetto nuovo di sé stessi è il primo passo verso il cambiamento del concetto di sé. Carl Rogers 5 Altro che cambiamento! by Ingrid Hollweck is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
2
In conclusione, tre suggerimenti alle organizzazioni: 1. Tenete conto delle esigenze diverse di entrambi i tipi, estroversi e introversi. Non tutti amano l’openspace o il grande evento di team building. La collaborazione può anche essere migliorata promuovendo spazi per interazioni casuali e forme di comunicazione informali. 2. Fermate lo tsunami dei continui lavori di gruppo e dei meeting. Nessuno mette in dubbio che dobbiamo saper lavorare insieme, ma dobbiamo anche saper lavorare in autonomia. Ciò implica la capacità di risolvere problemi da soli e la disponibilità di assumersi la piena responsabilità per il proprio operato. 3. Valorizzate entrambi i due tipi. Non esiste un tipo migliore o peggiore in senso assoluto, ma dipende sempre dal contesto e dalla situazione specifica. Promuovete tutto il vostro potenziale all’interno dell’organizzazione, da un lato stimolando le persone a riconoscere ed a esprimere la propria eccellenza, dall’altro lato incoraggiando le persone a riconoscere l’eccellenza altrui. COACHPEOPLE srl Via Paolo Sarpi, 36 Milano, Mi 20154 Tel.: +39.02.5990.1110 [email protected] www.coachpeople.it 
Scarica