Lezione 3 L’offerta d’arte Di cosa parleremo Cercheremo di analizzare alcuni aspetti che riguardano l’offerta di beni culturali: La produzione La conservazione La valutazione La commercializzazione La falsificazione Empiricamente: qualche dato sulla presenza di artisti in Italia L’analisi tenterà di cogliere aspetti che riguardano una vasta gamma di prodotti culturali (spettacoli teatrali, opere liriche, composizioni sinfoniche, musica pop, dal vivo o riprodotte. Lettura di un libro, visione di un dipinto, visita a un museo, visita a siti archeologici, ecc. ecc.) Alcuni elementi riguardano più in dettaglio solo alcuni prodotti culturali (manifestazioni dal vivo, libri e cd, ecc.) Materiale per studio • CANDELA SCORCU, Economia delle Arti, Zanichelli cap. 4 • Le slide contrassegnate con * affrontano argomenti non presenti nel testo La produzione • Il processo di offerta sul mercato dei beni e servizi d’arte discende dai seguenti fattori di produzione: -Creatività dell’artista -Lavoro dell’artista -Altri fattori materiali e immateriali • Questo processo può essere applicato alla produzione di dipinti, sculture, musica, ecc. L’offerta • Aggregata • Individuale L’offerta aggregata • E’ espressa da parte di un sistema economico nel suo complesso • Può dipendere da: -Capitale artistico materiale accumulato in precedenza (musei, dipinti esposti, teatri, ecc.) -Capitale artistico immateriale accumulato in precedenza (milieu sociale e culturale) • Spesso nel corso del tempo emerge una specializzazione di un ambiente verso l’offerta di specifiche forme d’arte (la scuola di Parigi di pittura tra XIX e XX secolo) • E’ caratterizzata da una certa regolarità nel legame tra fattori di produzione e prodotti artistici (?) L’offerta individuale • Può dipendere da capacità del singolo ed è influenzata dall’ambito sociale in cui l’individuo agisce • Per dati fattori, il prodotto artistico può variare molto da caso a caso incertezza dell’esito: - casi in cui c’è grande lavoro e sforzo da parte dell’artista ma nessun suo prodotto è riconosciuto come arte - casi in cui a fronte di lavoro e sforzi ridotti si ottiene riconoscimento del valore artistico dell’opera • L’incertezza dell’esito induce l’artista a sfruttare il più possibile qualsiasi incontro fortunato tra la sua arte e il pubblico (opere riprodotte in serie) * L’offerta individuale • L’incertezza riguarda anche i tempi di produzione! Carlo Carrà Ritmi Plastici 1910-1959 La composizione della sinfonia n.1 di Brahms (1876) richiese 16 ani di lavoro La composizione della Terza sinfonia richiese a Beethoven solo pochi giorni mentre la Nona richiese svariati anni Nel 1908 Picasso e Braque iniziano a dipingere affiancati, scambiandosi consigli. A Picasso bastano poche ore per realizzare ciò che Braque realizza in alcuni giorni Manzoni dedicò svariati anni alla stesura de I Promessi Sposi ma compose di getto il 5 maggio Commissione e offerta In alcuni casi la produzione avviene su commissione Per numerose produzioni artistiche, in effetti, la più importante voce di ricavo è rappresentata da donazioni e sponsorizzazioni di privati o da contributi pubblici I contributi privati vengono difficilmente elargiti a chi propone opere controverse dal punto di vista morale. I contributi pubblici locali sono elargiti con maggiore facilità a chi offre un bene d’arte meno controverso e meno soggetto a critiche da parte dell’elettorato. I contributi nazionali sono più flessibili L’offerta Non si esaurisce nella fase di produzione in senso stretto ma riguarda anche: - Conservazione - Valutazione - Commercializzazione La conservazione (1) • La durabilità intrinseca dell’atto creativo impone una decisione di conservazione del bene artistico: – Prevenzione Volta a mantenere il bene nel suo stato esistente e prevenire il decadimento (ex ante) – Restauro, ex post Volta a ripristinare lo stato originale dell’opera (ex post) – Rinnovamento Piccoli cambiamenti nel bene che conserva il suo carattere originario – Rigenerazione Riutilizzo del bene in ambiti radicalmente diversi La conservazione (2) • Nella cultura occidentale, a partire dal Rinascimento, conservare vuol dire restaurare, far tornare l’opera al suo stato originale • Nella cultura orientale è più frequente un approccio che fa della conservazione una manutenzione durante la vita del bene artistico. Poca attenzione ai materiali, molta attenzione al simbolo In ambedue le culture la conservazione è un investimento: la decisione di conservazione è presa confrontando il maggior benessere atteso con la spesa per il restauro La valutazione • • • Critici e gatekeeper valutano il bene artistico. La terza fase, quella della valutazione artistica, viene effettuata all’esterno dell’impresa artistica. Per rendere la valutazione credibile: – Il critico non deve essere remunerato dall’artista – Il critico non deve partecipare al processo produttivo La commercializzazione Sotto il profilo strettamente economico la fase della commercializzazione è essenziale perché permette al bene di avere un riconoscimento artistico e, quindi, un prezzo L’obiettivo della commercializzazione è permettere che il bene venga recepito nel migliore dei modi dal mercato Questa fase può essere molto corta, come nel caso dell’artista che vende alla casa d’asta, o molto lunga come nel caso della casa discografica che prima di arrivare al consumatore finale conosce numerose intermediazioni. E’ cruciale il grado di efficienza della filiera produttiva ed il livello di specializzazione. L’artista non può fare a meno di figure esperte per commercializzare, pubblicizzare Potere di monopolio e discriminazione di prezzo La caratteristica dell’unicità fa sì che chi offre un bene culturale si trovi in una condizione di monopolio Il meccanismo di scelta del prezzo deve basarsi su considerazioni intertemporali: - Un prezzo troppo alto può impedire la vendita oggi ma anche quella futura perché il prodotto potrebbe esser ritenuto poco interessante - Un prezzo troppo basso può ridurre il valore posizionale del bene Un prezzo sbagliato può compromettere non solo il mercato attuale ma anche quello futuro! Discriminazione di prezzo (es. teatro, cinema, ristampe di libri) Due forme di discriminazione possibili: 1) Discriminazione in relazione ad alcune caratteristiche del bene offerto 2) Discriminazione nel corso del tempo Potere di monopolio e discriminazione di prezzo P Pm1 Un monopolista vende biglietti per uno spettacolo teatrale realizzato in un teatro in cui i posti non sono differenziati/bili. Il numero tot di posti disponibili è S Immaginiamo MC=0 Il monopolista max il profitto scegliendo il prezzo Pm1 vendendo Qm1 biglietti a tutti coloro che ritengono di non poter comprare ad altro prezzo S-Qm1 biglietti rimangono invenduti, il tratto di domanda Qm1-S rimane insoddisfatto Pm2 MR D MR2 Qm1 Qm2 S Q Potere di monopolio e discriminazione di prezzo Gli spettatori insoddisfatti, la cui curva di domanda è indicata in neretto, possono essere soddisfatti in un secondo momento L’imprenditore trova un punto di incontro tra RMA e MC costruiti rispetto a questo tratto della curva di domanda. Egli porrà quindi MC=MR2 (ricordiamo che MC=0) Si determina una offerta aggiuntiva (Qm2-Qm1) al prezzo Pm2 La discriminazione di prezzo potrebbe essere effettuata ancora, fino a S P Pm1 Pm2 MR D MR2 Qm1 Qm2 S Q Discriminazione di prezzo e vendite collegate Vendite collegate: due o più beni prodotti in regime di monopolio vengono venduti assieme Il consumatore può acquistare un bene, l’altro o entrambi insieme a un prezzo scontato (bundling) Es. acquisto libri, acceso a musei, abbonamenti ai teatri, ecc. Bundling puro: i beni sono acquistabili solo congiuntamente Bundling misto: beni offerti singolarmente e congiuntamente Discriminazione di prezzo e vendite collegate Un museo offre in regime di monopolio due beni, M e C Il mercato è composto da 200 consumatori: 100 anziani, divisi in due gruppi V1 e V2, e 100 giovani (gruppo G). I prezzi di riserva dei consumatori sono indicati in tabella MC=AC=80 prezzo di riserva di M prezzo di riserva di C gruppo V1 50 consumatori 110 0 gruppo G 100 consumatori 90 90 gruppo V2 50 consumatori 0 110 Situazione 1: assenza di vendite collegate, l’imprenditore pone p=90 per entrambi i beni Il suo profitto è (90-80)*50+(90-80)*100+(90-80)*100+(90-80)*50=3000 200 consumatori acquistano. V1 e V2 realizzano un surplus Discriminazione di prezzo e vendite collegate prezzo di riserva di M prezzo di riserva di C gruppo V1 50 consumatori 110 0 gruppo G 100 consumatori 90 90 gruppo V2 50 consumatori 0 110 Situazione 2: assenza di vendite collegate, l’imprenditore pone p=110 per entrambi i beni I consumatori del gruppo G non consumano perché il loro prezzo di riserva è <p Il profitto è (110-80)*50 +(110-80)*50=3000 La strategia consente di ottenere lo stesso profitto rispetto a quella precedente. Le due strategie, quindi, sono indifferenti 100 consumatori acquistano. Non c’è surplus per i consumatori V1 e V2 e G non consuma Discriminazione di prezzo e vendite collegate prezzo di riserva di M prezzo di riserva di C gruppo V1 50 consumatori 110 0 gruppo G 100 consumatori 90 90 gruppo V2 50 consumatori 0 110 Situazione 3: possibili vendite collegate, l’imprenditore pone p=110 per il singolo bene e p=180 per il pacchetto M+C V1 acquista solo M, V2 acquista solo C, G acquista il bundle Il profitto è (110-80)*50 +(110-80)*50+(180-160)*100=5000 200 consumatori acquistano. La vendita collegata permette di sfruttare le differenze di gusti senza ridurre la dimensione del mercato Discriminazione di prezzo e vendite collegate Vendite collegate connesse allo sfruttamento di economie di scala Le economie di scala abbassano il costo medio di produzione di M e C da 90 a 75 non appena la produzione del bene raggiunge le 150 unità prezzo di riserva di M prezzo di riserva di C gruppo V1 50 consumatori 100 0 gruppo G 100 consumatori 70 70 gruppo V2 50 consumatori 0 100 Situazione 1: Assenza di vendite collegate Il bene M e il bene C vengono venduti a 100 V1 e V2 acquistano mentre G non acquista; 100 unità prodotte vendute Il costo medio unitario è 90 perché si producono meno di 150 unità di ciascun bene Profitto= (100-90)*50+(100-90)*50=1000 100 consumatori acquistano Discriminazione di prezzo e vendite collegate Vendite collegate connesse allo sfruttamento di economie di scala Le economie di scala abbassano il costo medio di produzione di M e C da 90 a 75 non appena la produzione del bene raggiunge le 150 unità prezzo di riserva di M prezzo di riserva di C gruppo V1 50 consumatori 100 0 gruppo G 100 consumatori 70 70 gruppo V2 50 consumatori 0 100 Situazione 2: Possibili vendite collegate Il bene M e il bene C vengono venduti a 100. Il bundle viene venduto a 140 V1 e V2 acquistano 50 unità di C e 50 di M in tutto, G acquista 100 unità di M e 100 unità di G in bundle in tutto si vendono 150 unità di M e 150 unità di C costo medio non più 90 ma 75 Vendere a G non conviene perché il costo medio è maggiore del ricavo medio però consente di sfruttare economie di scala Profitto= (100-75)*50+(100-75)*50+(140-150)*100=1500 200 consumatori acquistano. Il consumo di arte aumenta e si favorisce quello del gruppo G (giovani che in futuro domanderanno di più) Vendite collegate e dimensione del mercato A B C D Prezzo di riserva isola dei Musei 100 450 600 900 Prezzo di riserva musei di Dahlem 900 550 400 100 Prezzo di riserva per tutti i musei 1000 1000 1000 1000 Immaginiamo che il prezzo di riserva di 4 consumatori per la visita dei Musei di Berlino sia quello presentato nella tabella qui su Il costo medio e marginale per la visita dei Musei di Dahlem sia 300 mentre quello per la visita dell’Isola dei Musei sia 200 Fermiamoci un attimo con l’esempio: quale prezzo massimizza il profitto per ciascuno dei Musei? * Calcoliamolo… Musei di Dahlem Isola dei Musei Q 1 2 P 900 600 RT 900 RM CMA 300 200 150 200 1200 3 450 1350 4 100 400 -950 Q 1 P 900 RT 900 2 550 1100 3 400 1200 200 4 100 RM CMA 200 300 100 300 -800 300 400 Il prezzo sarà 600 per l’Isola dei Musei e 900 per i Musei di Dahlem Tornando all’esempio… A B C D Prezzo di riserva isola dei Musei 100 450 600 900 Prezzo di riserva musei di Dahlem 900 550 400 100 P=600 P=900 Prezzo di riserva per tutti i musei 1000 1000 1000 1000 Immaginiamo che il prezzo di riserva di 4 consumatori per la visita dei Musei di Berlino sia quello presentato nella tabella qui su Il costo medio e marginale per la visita dei Musei di Dahlem sia 300 mentre quello per la visita dell’Isola dei Musei sia 200 Ora sappiamo che: Il prezzo è 600 per l’Isola dei Musei e 900 per i Musei di Dahlem. Solo C e D vanno all’isola dei Musei; solo A visita i musei di Dahlem Nel caso di vendite separate solo C e D comprano il biglietto per l’Isola dei Musei e solo A compra il biglietto per i Musei di Dahlem Profitto totale= (600-200)*2+(900-300)*1=1400 e avremo solo 3 visitatori in tutto Tornando all’esempio… A B C D Prezzo di riserva isola dei Musei 100 450 600 900 Prezzo di riserva musei di Dahlem 900 550 400 100 Prezzo di riserva per tutti i musei 1000 1000 1000 1000 Facendo il bundling puro con prezzo pari a 1000, tutti i consumatori acquistano il bene e dunque avremo profitto totale= (1000-500)*4=2000 Facendo bundling misto, con 900 prezzo di ingresso al singolo museo e 1000 pacchetto - il consumatore A acquista solo il Dahlem (per l’Isola dei Musei la DAP è inferiore a p) - il consumatore D acquista solo l’Isola dei Musei Dahlem (per l’Isola dei Musei la DAP è inferiore a p) - i consumatori C e D acquistano il bundle - il profitto totale sarà pari a (900-300)*1+(900-200)*1+(1000-500)*2=2300 Esiste un trade-off (rapporto di sostituzione) tra massimizzazione dei profitti e politica culturale: con il bundling puro abbiamo meno profitti ma più visitatori, con il bundling misto abbiamo più profitti ma meno visitatori * Un esempio di bundling Artecard Napoli: vale 3 gg È incluso il trasporto pubblico locale in città Sono inclusi tre musei da scegliere da una lunga lista Dal quarto in poi si può accedere ad uno sconto fino al 50% sul costo del biglietto Discriminazione di prezzo e vendite congiunte Si ha vendita congiunta quando un’impresa tenta di utilizzare il proprio potere di monopolio nell’offerta di un bene (o nella fornitura di un servizio) nella vendita su un mercato concorrenziale di un altro bene, legandoli in un’unica confezione Es. pacchetto soggiorno in albergo+ visita al museo; visita museo+ acquisto pubblicazione Nel caso di vendita congiunta, un bene non può essere acquistato senza l’altro, quindi c’è limitata scelta per il consumatore Teorema di Whinston: Se il mercato è libero e il consumo non comporta assuefazione, non esiste convenienza a congiungere le vendite. Il risultato può essere diverso per un bene di merito* come l’arte * Bene meritevole di tutela pubblica indipendentemente dalla richiesta che ne fanno i potenziali utenti (ci torneremo in lezioni successive) Discriminazione di prezzo e vendite congiunte: un esempio Immaginiamo due mercati con 1000 consumatori l’uno: 1) MERCATO A: una sola impresa opera in regime di monopolio non ha costi fissi ha un costo medio pari a 50 2) MERCATO B: due imprese (di cui una è quella operante anche in A) si confrontano La domanda per l’impresa 1 è D=1000-5p Non ci sono costi fissi Il costo medio è pari a 50 Discriminazione di prezzo e vendite congiunte: un esempio Situazione A: I consumatori hanno disponibilità a pagare =30 per il bene A; il prezzo sul mercato B è pari a 125. I costi medi dei due beni sono pari a 50 (no costi fissi) L’impresa opera separatamente sui due mercati ma la produzione di A è obbligatoria perché A è un bene culturale Per il mercato A non ci sarebbe domanda (il max che l’impresa può fare è operare con p=costo medio ma è una cifra superiore alla DAP dei consumatori) L’impresa però deve produrre lo stesso e fissare un prezzo pari alla DAP dei consumatori (p=30), perdendoci Profitto= 1000*(30-50)+375*(125-50)=-20000+28125=8125 Discriminazione di prezzo e vendite congiunte: un esempio Situazione B: I consumatori hanno disponibilità a pagare =30 per il bene A; il prezzo sul mercato B è pari a 125. I costi medi dei due beni sono pari a 50 (no costi fissi) L’impresa è obbligata a fornire A perché si tratta di un bene culturale fisserà p=30 L’impresa realizza offerta congiunta: la confezione viene venduta a 30+125=155 senza effettuare alcuno sconto Calcoliamo il prezzo implicito del bene B = prezzo della confezione-prezzo del bene A =155-30=125 Il prezzo implicito equivale a quello che avremmo avuto senza confezione, perché l’impresa non offre sconti Ricordando che D=1000-5p, la domanda per B sarà pari a 375 L’impresa venderà 375 confezioni e avrà profitto= 375*(155-50-50)=20625 Avendo l’obbligo di vendere anche il bene A per l’impresa la vendita congiunta è una strategia vincente! Come effetto, però, si ha un razionamento della domanda per il bene culturale (375 invece che 1000) Smentito il Teorema di Whinston Monopolio e falsificazione Il potere di monopolio dell’artista (o del produttore autorizzato d’arte) incentiva la creazione di «scorciatorie» per lo sfruttamento del potere monopolistico L’esistenza di un potere di monopolio a favore di chi può legalmente produrre implica un prezzo di vendita superiore al costo medio della produzione e l’esistenza di una rendita la produzione di monopolio è minore rispetto a quella di concorrenza perfetta Lo stesso artista è portato, specie con la riduzione del proprio orizzonte temporale e la diminuzione dell’ interesse per la reputazione, a falsificare se stesso In alcuni casi l’offerta è fissa: - beni prodotti da artista non più in attività La falsificazione nella storia (1) Molte delle sculture romane (dal 330 al 31 a.C.) erano copie di più antiche statue greche Discobolo di Mirone (Museo Nazionale Terme di Roma) Copia dell’originale realizzato da Mirone nel 445 a.C. Doriforo (Museo Archeologico di Napoli) Considerata la più completa copia del Doriforo in bronzo di Policleto del 440 a.C. La falsificazione nella storia (2) Tra il XV e il XVIII secolo papi e principi fanno realizzare numerose copie di opere. Tali opere hanno oggi importante valore storico-artistico XVI secolo compaiono i primi falsari che imitano grandi opere del passato o contemporanee A partire dal XVII secolo gli artisti più importanti iniziano a tenere liste delle opere realizzate Seconda metà del XIX secolo: le copie si diffondono nelle case della borghesia L’avvento della fotografia consente di soddisfare la domanda di «promemoria» di grandi dipinti, si perde l’interesse per la copia * Il caso di De Chirico Nel 1947, alla vista dell’opera Piazza d'Italia (Souvenir d'Italie II, 1913), De Chirico la dichiarò «una bruttissima e grottesca copia» di una sua opera effettivamente esistente e tentò di sequestrarla affinché «non potesse più circolare» Il quadro fu oggetto di un lungo processo (1947-1956) che in primo grado diede torto all'artista confermandone l'autenticità. Appello e Cassazione avrebbero però ribaltato il giudizio: Souvenir d'Italie II fu giudicato una copia Dubbi: il collezionista Alberto Della Ragione l'aveva acquistata l’originale da De Chirico stesso nel 1933. PerchP avrebbe dovuto sostituita? Dove sarebbe finito l'originale, mai ritrovato? il quadro era sì un "falso", ma il falsario era lo stesso de Chirico, che lo aveva datato 1913 pur avendolo eseguito a Parigi nel l'estate del 1933, pressato dalle richieste di dipinti metafisici da parte del direttore del Kunsthaus di Zurigo Willhelm Wartmann, in vista della personale che gli stava allestendo, un anno dopo quella memorabile di Picasso. Un mostra vitale per lui, che attraversava un periodo nero: pochissime vendite e i tignosi avvocati della prima moglie Raissa alle calcagna. La storia è raccontata nel libro di Polo Balducci e Gerd Roos «Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia 1913. Il più clamoroso sequestro del dopoguerra. Verità processuale e verità storica» (Scalpendi editore) * Il falso deliberato di Picasso e Dalì Le conseguenze della falsificazione Dal punto di vista dell’efficienza economica il falso è giustificato in quanto accresce l’offerta e riduce il prezzo, aumentando la concorrenza sul mercato Dal punto di vista degli economisti il falso non è necessariamente un male, ma piuttosto un bene: il semplice fatto che esista una convenienza economica a moltiplicare l’originale su grande scala dimostra che quella attività determina utilità per le persone che la domandano e che pagano per avere le copie [Frey, 2000] La produzione di copie può accrescere la fama dell’artista Il consumo della copia non è necessariamente sostitutivo dell’originale, può anzi stimolare il consumo dell’originale (Es. musei virtuali musei reali; download peer to peer CD) La falsificazione può stimolare la creatività dell’artista che si impegna per rendere le opere non replicabili Le conseguenze della falsificazione La falsificazione può far migliorare le tecniche di copiatura sviluppo di nuove tecnologie miglioramento delle qualità del falsario come nel caso di Tom Keating (1917-1984) Falsi Degas opera di Tom Keating Le conseguenze della falsificazione In alcuni casi la presenza di falsi può deprimere l’innovazione da parte dell’artista: alti costi di produzione e bassi costi di riproduzione possono disincentivare la creazione L’artista può essere incentivato alla auto-falsificazione e immettere nel mercato grandi quantità di opere di bassa qualità In sostanza: se non si è capaci di proteggere l’innovazione, non si difendono i profitti degli innovatori e si disincentiva l’attività innovatrice La falsificazione Il processo di falsificazione deve tener conto di: Costo di produzione del falso: costo per creare l’opera, per generare una «storia» credibile sulla sua circolazione, per introdursi nei canali di commercializzazione, costo della sanzione (ponderato per la possibilità di essere scoperti) Ricavi dalla vendita Tipo di mercato del falso: Si può sfruttare in pieno il potere di monopolio dell’originale? Il falsario valuterà benefici e costi attesi e deciderà se produrre il falso o meno Le strategie di contrasto alla falsificazione Richiedere un aumento del grado di protezione legale dell’originale aumento del costo associato alle sanzioni atteso dal falsario Differenziare il bene originale: il bene originale ha un valore che dipende dalla sua capacità di essere differenziato rispetto all’originale. Entrare direttamente nel mercato dei falsi musica online offerta direttamente dalle case discografiche (da Napster a Spotify) Concentrare l’offerta su un numero relativamente limitato di beni case discografiche e produttori preferiscono concentrarsi su successi annunciati, non finanziando altro * L’offerta d’arte in Italia: un’analisi descrittiva della localizzazione geografica degli artisti Fonte: Di Maio, Ercolano, Gaeta, La geografia della creatività in Italia: un’analisi descrittiva della distribuzione regionale degli artisti, Rivista Economica del Mezzogiorno, 2013, n.4, * L’offerta d’arte in Italia: un’analisi descrittiva della localizzazione geografica del reddito degli artisti * L’offerta d’arte in Italia: un’analisi descrittiva della localizzazione geografica delle esposizioni Il numero assoluto di esposizioni è stato rapportato alla popolazione residente in ciascuna regione negli anni considerati (fonte dati relativi alla popolazione: Istat). Per agevolare la lettura dei risultati, nelle tabelle che seguono i valori regionali sono presentati ponendo il dato italiano pari a 1. * L’offerta d’arte in Italia: risultati Fonte: Di Maio, Ercolano, Gaeta, La geografia della creatività in Italia: un’analisi descrittiva della distribuzione regionale degli artisti, Rivista Economica del Mezzogiorno, 2013, n.4, Ricapitolando i contenuti di questa lezione L’offerta di beni culturali: La produzione La conservazione La valutazione La commercializzazione -Potere di monopolio e discriminazione di prezzo -Vendite collegate -Vendite congiunte La falsificazione e gli strumenti di contrasto La presenza di artisti in Italia: alcuni dati