Il congresso di Vienna Presupposti ideologici, politici, sociali e diplomatici del congresso di Vienna. La vittoria sulla Francia napoleonica della coalizione guidata da Gran Bretagna, Russia e Austria ha chiesto la mobilitazione di immense risorse economiche e umane. Ma i grandissimi mutamenti non possono essere cancellati, così le potenze vincitrici dovranno fare i conti con quel mondo tanto combattuto, tanto diverso da quello dell’Antico Regime delle monarchie, della Chiesa. Con il rinnovamento giuridico e burocratico impresso da Napoleone la Francia ha trasmesso all’Europa il Codice Civile e un centralismo amministrativo vigilato da una efficiente burocrazia e da un organizzato apparato poliziesco al servizio del governo. Nella quasi totalità dei territori conquistati dai francesi le istituzioni in campo amministrativo sono state adottate o adattate. Il feudalesimo è stato eliminato. I codici francesi sono divenuti la base della giurisprudenza. Come ricostruire l’Europa del dopo Napoleone? - occorre tenere in considerazione gli appetiti espansionistici delle p0otenze vincitrici - occorre tenere presenti le aspirazioni degli antichi sovrani - occorre che ci sia un equilibrio tra le potenze - occorre creare un sistema politico- territoriale che sia in grado di difendersi adeguatamente. La carta geopolitica dell’Europa dopo il congresso di Vienna A Vienna arrivano, per il Congresso della pace, 216 delegazioni in rappresentanza. Tutto però viene regolato dai plenipotenziari delle grandi potenze vincitrici. I lavori iniziano nel novembre 1814 e si chiudono il 9 giugno 1815, con la firma dell’atto finale del Congresso. - il Portogallo è sotto il dominio della dinastia dei Brianza. Di fatto però è governato da una giunta controllata da Londra - il Regno di Spagna torna sotto Ferdinando VII di Borbone - la Francia torna a essere un regno sotto la dinastia dei Borbone attraverso la persona di Luigi XVIII. Essa è condannata a pagare una indennità di guerra. Il paese è ridotto alle frontiere del 1791. Le potenze vincitrici si preoccupano di circondarla con un sistema di Stati in grado di formare una salda barriera. In complesso la Francia non è una potenza umiliata e smembrata, questo grazie a Talleyrand, individuo estremamente spregiudicato il quale punta però a un principio di legittimità e di equilibrio. - il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, il cui sovrano è Giorgio III di Hannover mira a rafforzare il proprio dominio sui mari. - il Regno di Svezia perde la Finlandia a vantaggio della Russia e la Pomerania, andata alla Prussia; acquisisce in vece la Norvegia dalla Danimarca. - la Prussia esce dal congresso molto rafforzata. Aumenta anzitutto il proprio territorio: cede la Polonia alla Russia, acquista parte della Sassonia, parte della Pomerania svedese, si espande nella zona del Reno, oltre ad inglobare altri territori minori, fra cui Colonia e Treviri. Un acquisto di enorme importanza per la Prussica è il bacino del Ruhr, ricchissimo di carbone. - l’Austria di Francesco I d’Asburgo si trova a capo di un impero che, ceduto il Belgio all’Olanda in conseguenza della formazione dei Paesi Bassi, ceduti alcuni territori di importanza secondaria al Baden e alla Baviera, si presenta con maggiore compattezza e si rafforza con l’acquisto dei territori un tempo della Repubblica di Venezia. - il mondo germanico, dominato da Austria e Prussica, si trova organizzato in una Confederazione germanica, formata da 39 stati. - la Confederazione svizzera, retta da una Dieta, viene posta sotto la protezione delle grandi potenze e dichiarata per sempre neutrale. - la Russia, uscita dalla lotta con Napoleone come la maggiore potenza continentale, accresce in misura estremamente rilevante il suo dominio. Lo zar Alessandro I Romaniv diviene re di Polonia, granduca di Finlandia e mantiene la propria sovranità sulla Bessarabia. Il nuovo regno di Polonia, per quanto “autonomo” e legato alla Russia solo dall’unione personale delle Corone, costituisce di fatto un dominio russo e assicura allo zar una grande testa di ponte verso l’Europa occidentale. La penisola italiana L’Italia viene a trovarsi completamente nelle mani delle grandi potenze. L’Austria è la grande potenza egemone e si fa garante dell’ordine restaurato. Essa ingloba direttamente nell’impero il Regno del Lombardo-Veneto, acquistando così il predominio nel mare Adriatico. Il Trentino, Trieste e parte dell’Istria diventano territori imperiali. Gli austriaci assumono il controllo del ducato di Parma e Piacenza. Il ducato di Modena e Reggio è anch’esso assegnato a un erede austriaco, il quale dovrebbe ereditare anche il ducato di Massa e Carrara. Il ducato di Lucca è provvisoriamente attribuito ai Borbone di Parma, in attesa che venga congiunto al granducato di Toscana. Quest ultimo a sua volta torna a Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, fratello dell’imperatore d’Austria. Lo stato pontificio, sotto Pio VII, con i suoi confini tradizionali salvo la cessione alla Francia di Avignone, si trova posto anch’esso sotto il controllo dell’Austria. Il Regno delle Due Sicilie vede il ritorno di Ferdinando IV di Borbone. Il regno di Sardegna, sotto Vittorio Emmanuele I si Savoia, si trova stanzialmente aumentato del territorio che è stato della Repubblica di Genova. Il Piemonte si qualifica come l’unico Stato Italiano in grado di conservare una propria relativa autonomia rispetto all’Austria. La repubblica di San marino conserva la sua indipendenza. La solidarietà delle potenze restauratrici: il sistema delle alleanze. Le singole potenze hanno in comune un dato di fondo: un identico modo di intendere l’organizzazione europea e la sua conservazione. Lo zar propone quale base per un trattato di alleanza, un testo redatto in forma di esaltato misticismo: esso lega religione, autorità, paternalismo politico, diritto divino dei sovrani, solidarietà dei monarchi nella difesa dell’ordine restaurato. Il testo, con alcune modifiche, viene firmato il 26 settembre 1815 dallo zar, ortodosso, dal re di Prussica, protestante, dall’imperatore d’Austria, cattolico. Non è sottoscritto né da papa Pio VII né dall’Inghilterra. La Francia di Luigi XVIII aderisce alla Santa Alleanza. L’Inghilterra, anch’essa interessata a un’alleanza delle potenze conservatrici contro ogni pericolo rivoluzionario, ma ostile alle formule rigidamente ideologiche del trattato della Santa alleanza si fa promotrice di un nuovo trattato, che viene firmato il 20 novembre 1815. Vi aderiscono Inghilterra, Prussica, Austria e Russia. Di qui il nome di Quadruplice Alleanza, le cui nuove direttrici sono: - tenere sotto controllo politico e militare la Francia – accordarsi per un comune intervento contro la rivoluzione – procedere a regolari consultazioni in nome degli interessi permanenti e comuni La Restaurazione tra reazione e moderatismo La questione di fondo che si presenta ai sovrano restaurati e ai loro ministri è quella di come affrontare l’«eredità» della Rivoluzione francese. Si può dire che all’interno dei governi degli Stati restaurati sia prevalsa una direttrice ispirata a una ripresa sulla base del mantenimento di importanti conquiste napoleoniche. La restaurazione in Francia e nell’Europa continentale I Borbone, restaurati sul trono di Francia concedono una costituzione: la Charte octroyée, «Carta concessa », che rappresenta un compromesso fra il tradizionalismo monarchico e l’insopprimibile nuova realtà della Francia. In questa carta si ribadisce il diritto divino del re, ma si dice anche di voler tenere in considerazione tutti gli avvenimenti del passato: una carta costituzionale è oggi necessaria; si chiede e si promette pace, perdono, tolleranza. Le insegne esteriori del passato solo ripristinate: il tricolore abolito e sostituito con la bandiera bianca con i gigli d’oro dei Borbone; il re non è dei francesi, bensì di Francia e Navarra. La carta stabilisce l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la possibilità per ciascuno di accedere alle cariche civili e militari, la libertà individuale, la libertà di culto, la libertà di stampa. La Carta prevede un Parlamento bicamerale, ma non fonda in nessun modo un regime parlamentare. È il re che esercita il potere esecutivo e legislativo. Negli altri stati europei i sovrano accentuano la restaurazione nel senso di un conservatorismo rigido. La restaurazione negli stati italiani - - - Il regno del Lombardo-Veneto è sfruttato dall’Austria economicamente e militarmente; il viceré è il rappresentante formale dell’autorità imperiale nel regno, retto in realtà da due governatori Nel regno dei Savoia l’opera di restaurazione condotta da Vittorio Emanuele I è un vero e proprio all’Antico Regime; la Chiesa riacquista tutti i suoi privilegi Nel ducato di Parma, Maria Luisa d’Austria, si attiene ai principi di Moderatismo, evitando di cadere in un regime di polizia, senza dure persecuzioni Il ducato di Modena è governato dal duca Francesco IV d’Austria-Este che governa il paese sotto il suo rigido e personale controllo La Toscana rappresenta in Italia il polo più moderato della Restaurazione Nello stato pontificio, retto da Pio VII, un abile e intelligente uomo politico, il cardinale Ercole Con salvi, segretario di Stato, ha propositi ispirati all’esigenza di tener conto di taluni aspetti dell’eredità napoleonica e di attuare una relativa modernizzazione dello Stato aprendo le cariche amministrative ai laici. Ma questa linea trova un gruppo di forte opposizione. Le Marche, le Romane e il Bolognese, hanno un’economia più sviluppata e quindi si oppongono all’iniquo governo centrale Il Regno delle Due Sicilie è guidato da un abile ministro, Luigi de’ medici il quale ha interpretato l’opera di restaurazione in senso decisamente ostile ai reazionari puri. Le società segrete e i moti degli anni 20 Le società segrete Nella restaurazione le opposizioni politiche non hanno avuto in pratica alcuna possibilità di organizzarsi in modo legale. In breve tempo, in tutta Europa si diffondono le società segrete che divengono il principale, se non unico, strumento di lotta politica. Queste si danno una struttura complicata per evitare fughe di informazioni. Hanno una base sociale che lascia in posizione esterna le classi povere. Il mondo delle società segrete è in generale composto da aristocratici, studenti, funzionari dell’amministrazione, intellettuali, professionisti, e soprattutto ufficiali e sotto-ufficiali degli eserciti. La maggiore fra queste società è la Carboneria, mossa da ideali di costituzionalismo liberale, che in Italia si concretano nell’unione di tre scopi supremi e connessi: libertà, indipendenza, cacciata degli austriaci. Accanto alla Carboneria, le più importanti tra le società operanti in Italia sono state quelle degli Adelfi e dei Filadelfi.