Osservazioni sul concetto di macheide in
“Lotta” di Emanuel Lasker
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mondo
Emanuel
Lasker
(1868 –1941).
Il pensiero
filosofico
Il pensiero
filosofi
fico didel
Lasker
è legato
in modo
inestricabile
alla sua
idea di lotta
negli
di
Lasker
è
legato
in
modo
inestricabile
alla
sua
idea
di
lotta
negli
scacchi
e
ci
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scacchi e ci aiuta a capire meglio la sua concezione, per molti aspetti originale e priva
capire
meglio
concezione,
per molti
originale
e priva
di successori,
del
successori,
drl la
suosua
pensiero
negli scacchi.
Il aspetti
saggio "Lotta"
è stato
pubblicato
da Lasker
suo
pensiero
negli
scacchi.
Ha
introdotto
i
lavori
Nicola
Pegoraro.
nel 1907.
1. Il problema
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scrutare nel corso degli eventi del mondo una sorta di regolarità, codificata dalla mente,
che consenta nientemeno di predire quello che sarà l’
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uri. Questo semplice atto, del tutto naturale verrebbe da dire, ha portato come estrema
conseguenza alla scoperta della scienza moderna da parte di scienziati del calibro di Galileo Galilei e Isaac Newton. Quello che uscì da quelle primissime indagini rigorose fu
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nel quale ci si accosti ad essa in modo opportuno: quantità in luogo della qualità, matematiche al posto di superstizioni.
È un fatto storico molto curioso che il periodo di formazione della scienza moderna
come oggi la conosciamo sia stato precorso e anche contemporaneamente intriso da
strane associazioni di pensiero da parte di tutti i personaggi che più o meno ne erano
coinvolti. La tradizione magico-e
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urire la propria risonanza in modo repentino, come cioè la nuova immagine del mondo
portata dalla scienza fosse una sorta di taglio netto con il passato. Molto spesso, infatti, i
primi operatori di tale svolta storica furono entrambe le cose, cioè maghi e scienziati.
Non si può certo negare che talune speculazioni teologiche di Newton, per esempio, siano state alquanto accentuate da un punto di vista che oggi definiremmo bizzarro e azzardato. Tuttavia, che cosa può fornire allo storico un elemento chiave per unificare queste
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sussistente in quei secoli rinascimentali così pullulanti di nuove idee? È su queste domande che bisogna riflettere.
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sauribile, lo fa oggetto della sua superstizione quale unico mezzo disponibile per
esorcizzare la propria paura di esso. Il Lasker menziona i riti propiziatori e di ringraziamento come episodi di s
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novrare il corso degli eventi, ed è significativo che tale forza sia stata spesso concepita
come avente una volontà, cioè avente dei caratteri personali e antropomorfici, anche se
a ben vedere non è affatto detto che tali tratti umani siano trasferibili ad altre entità.
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formali da parte di Kurt Gödel nel 1931 si è vista obbligata ad ammettere una sorta di
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
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Novecento ha mostrato lo sviluppo di una teoria che ha modificato in una maniera
sorprendentemente profonda il nostro modo di pensare. Si tratta ovviamente della
meccanica quantistica, cioè la teoria fisica che oggigiorno detiene la massima precisione
di predizione. Esistono varie interpretazioni di questa teoria, ma in questa sede ci
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segnala il fatto che il principio di indeterminazione non opera nello stesso modo
indifferentemente nei due sensi temporali, cioè verso il passato e verso il futuro. Pochissimi fatti in fisica tengono conto della forma con la quale il tempo scorre, e questo è uno
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passato e futuro. Le relazioni di indeterminazione indicano che non è possibile sapere la
posizione e la velocità simultaneamente, e che per questo non è possibile predire il
futuro con precisione assoluta, dato che –con parole di Werner Heisenberg –“
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tuttavia, in accordo con le leggi della meccanica quantistica, conoscere qual era la
posizione e la velocità di una particella in un istante passato. Il futuro è essenzialmente
imprevedibile e incerto, mentre il passato è completamente definito. Di conseguenza, ci
muoviamo da un passato unico ad un futuro molteplice, il quale può essere predetto in
modo molto preciso dalla meccanica quantistica, anche se di maniera probabilistica.
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che accadrà in futuro, ci ritroviamo allora ad un punto anche alquanto imbarazzante. Da
un lato abbiamo la magia, una disciplina iniziatica che attraverso strani poteri ha la
capacità, a detta dei suoi sostenitori, di non solo predire il futuro, ma di modificarlo.
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superstizioni e magie, ma che in ogni caso è giunta ad ammettere una sostanziale deficienza del suo potere gnoseologico, sia sul fronte fisico che in quello matematico. Non
si può negare che si sia giunti ad uno stato di cose scientifico e ad uno stato di
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avere una certa umiltà nei confronti del Cosmo, bensì per necessità. I teoremi limitativi
gödeliani dei sistemi formali, che relegano la matematica allo stato di osservatrice di un
sostrato profondo e dalla natura strana, misteriosa, e non necessariamente matematica,
lasciano ben poco spazio a dubbi che non sia così. La meccanica dei quanti, dal canto
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confronti in questo caso del sostrato fisico del mondo, oltre che di quello matematico.
Tuttavia, il cammino scientifico non è qualcosa che sia destinato a concludersi nella
disperazione più assoluta. Per il semplice fatto che il mondo non è un caos totale si può
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Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
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illuminata dalla ragione sia possibile scorgere una logica più o meno stabile, anche se
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lotta, non limitatamente al campo al quale egli era più avvezzo, cioè gli scacchi, ma lo
stesso tema visto nella sua portata più generale.
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lotta non ha granché di interessante visto che non può che seguire il cammino naturale.
Il tema invece si fa più interessante quando a partecipare alla contesa sono degli esseri
animati, quali animali o persone. La differenza incolmabile che esiste tra lotta in ambito
animato e lotta in ambito inanimato è che la prima vede il soggetto o i soggetti coinvolti
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molta importanza; quello che è rilevante è che sussiste una contesa tra due o più parti.
Ora, è chiaro che un vivente, cioè un ente animato, ovverosia un entità avente il principio del movimento in sè stesso, non avrà durante la lotta lo stesso decorso che ha una
pietra. Una pietra, come realtà inanimata, non ha alcuna possibilità di alternativa da
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soluta necessità (cosa alquanto improbabile alla luce delle relazioni quantistiche di
indeterminazione) il fatto della scelta è qualcosa di esperito e concreto. Chi direbbe, in
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qualcosa di immeritevole di riflessione a causa di una presunta necessità sottostante che
farebbe seguire la storia in modo immodificabile? Chi di noi può dire in sincerità di non
aver mai provato un sentimento, a volte, di assenza di motivo sufficiente alla risoluzione
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2. La questione della lotta e la macheide laskeriana
La questione di trovare la strategia migliore per conseguire un obiettivo prefissatosi è
qualcosa che sicuramente interessa qualsiasi giocatore di scacchi, ma non solo. Secondo
Emanuel Lasker questo è un problema che interessa qualsiasi essere vivente, poiché infatti la sua definizione di lotta è, come già accennato, la seguente:
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arriva ad includere anche gli aspetti più elementari della vita. Leggiamo infatti nelle parole del pensatore:
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ondo un antico detto, una continua lotta. La teoria della lotta
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,1907,Lotta, tr. it. di L. Pasinato, Editrice Scacchi e
Scienze Applicate, Venezia, 2007, pag. 15.
2
Ivi, pag. XV.
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
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Manuale degli scacchi, ove il Lasker si esprime in sincerità sulla fortuna del suo sistema, quasi contemplando con anticipo quella che sarebbe stata la visione del mondo di
qualche secolo a venire. Nel Manuale degli scacchi, edito nel 1926 in lingua tedesca e
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Kampf,3 a cui ne seguì un altro meglio riuscito del mio sistema filosofico, Das
Begreifen der Welt (La comprensione del mondo, n.d.t.) nel 1913, e Die
Philosophie des Unvollendbar (Fi
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Questa filosofia, perdonami lettore, ma tale è la mia non del tutto vanitosa
convinzione, un giorno sarà conosciuta e apprezzata. I presagi di questo sono già
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sembri conoscere molto di una teoria della lotta, e ancora meno si dovrebbe trarre
da questo fatto la conclusione che essa ha probabilmente poca importanza. Ciò che
matura subito, subito deperisce. Il riconoscimento pubblico delle teorie buone e
importanti arriva sempre tardi. La teoria della lotta, predetta da uomini come
Machiavelli, Napoleone, Klausewitz, modellata da Steinitz per la scacchiera con
accurati dettagli, desiderata ardentemente da alcuni filosofi, da me enunciata con
validità universale, e quindi filosoficamente, un giorno regolerà la vita
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della filosofia non abbia goduto di un grande successo, ma non per questo si deve passar
oltre con trascuratezza nei confronti di tanta speculazione a tratti notevole e molto
originale. In questoa
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che sarà una delle conseguenze derivanti da tale concetto, qualsiasi essere vivente
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,Struggle, fu opera dello stesso Lasker. In questo articolo, salvo specificazioni, ci si rifarà
alla traduzione italiana citata, operata sulla versione inglese.
4
E. Lasker, Manuale degli scacchi, Edizioni Ediscere, Verona 2004, tr.it. di V. Luciani, pagg. 233-234.
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
36
vare alla conduzione migliore della lotta stessa. Prima di tutto Emanuel Lasker si sca5
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venivano offerti sacrifici di varia natura per assicurare ringraziamenti, e anche
quando gli uomini pensavano che né la ragione né la giustizia governassero i
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cui si parlava sopra, cioè la credenza in una sostanziale arbitrarietà come carattere
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terreno della lotta, trovare una razionalità sottostante tale da poter renderlo intelligibile?
È quello che ha voluto fare Emanuel Lasker, il quale contrappone agli assurdi atti dei
popoli antichi il valore della fede precisamente in una struttura ordinata ed intelligibile
del mondo. Ed egli dice che:
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sentimenti. Essa è la convinzione che la giustizia determina tutto quello che accade,
come espressione di accettazione e fiducia. Fondamentalmente, la fede si costitui10
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Qui Lasker non sta certo dicendo che sia plausibile ed utile credere ad una sorta di
determinismo universale, bensì qualcosa di alquanto diverso. Anche ammettendo una
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attitudine spirituale; nel campo delle matematiche i teoremi di Gödel potevano gettare
chiunque nella disperazione, dato il fatto che in ultima analisi mai sarà possibile
dimostrare qualsiasi asserzione formale; nel campo della fisica le bizzarrie del mondo
dei quanti misero a dura prova il buon senso, e il senno, di praticamente tutti gli scienziati che presero parte alla sua formazione, ma in entrambi i campi non si smise di
ricercare e creare; quale sentimento, in fondo, può essere il responsabile di questa avan-
5
E. Lasker, Lotta, cit., pag. 5.
Ibidem.
7
Ivi, pag. 6.
8
Ibidem.
9
Ivi. Pag. 10.
10
Ibidem.
6
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
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risultato della st
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cioè circa gli anni 1905 –1906, Lasker non poteva che fare riferimento al paradigma
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delle volontà proprie di esseri animati. Infatti il Lasker dice:
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nunamáche è diverso (rispetto al decorso della realtà inanimata, n. d. r.). È
sufficiente considerare quello che succede nel gioco degli scacchi per mostrare che,
partendo da una stessa posizione per quanto concerne gli stratói, la máche può
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seguire gli sviluppi più va
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intende una medesima situazione di partenza, quale può essere inteso un sistema di
corpi fisici, che dovrebbe seguire, almeno secondo il paradigma ottocentesco, un’
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nativa ed una soltanto, indipendentemente dal fatto che essa si possa predire o meno .
Ciò invece non succede nel contesto preso in considerazione perché intervengono con la
loro scelta degli esseri animati, i quali devono calcolare quale seguito vogliono dare agli
accadimenti stessi, e quindi con una quantità di variabili molto più grande e difficilme
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specifico e con leggi proprie, e nel quale la necessità fisica, sia essa deterministica o
meno, è solo una parte della faccenda, o un punto di partenza. Infatti dice Lasker:
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11
Questi sono alcuni dei neologismi coniati da Lasker nel corso della sua opera. Máche è un termine greco e significa
“
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risaltare di più le idee nuove che egli intende introdurre.
12
Ivi, pag. 17.
13
Ivi, pag. 18.
14
Stratói è il plurale di stratós,c
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15
È un dettaglio non da poco quello della differenza che intercorre tra indeterminatezza gnoseologica e indeterminat
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qualcosa di molto più profondo, perché oltre che essere patita dalla conoscenza del mondo essa è patita dal mondo stesso, il quale è per primo ignorante di quale sarà il seguito futuro.
16
E. Lasker, Lotta, cit., pag. 18.
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
38
Ma la replica è solerte, e Lasker si incammina in un percorso volto a stabilire come
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possibilità che avrebbe i connotati della migliore in assoluto. Poiché in una qualsiasi
lotta, quindi tra esseri animati, una scelta deve venir fatta, allora è evidente che esisterà
una scala di scelte più o meno buone, col corollario plausibile che siano addirittura definibili una scelta migliore e una scelta peggiore in senso assoluto. È a questo punto che
fa il suo ingresso nella speculazione laskeriana il concetto di macheide. Prima di tutto,
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essi prendono realmente in considerazione è abbastanza limitato, dovendo servire
allo scopo che entrambi hanno: lo scaccomatto. E dove uno scacchista mediocre
esamina dieci possibili mosse per continuare il suo gioco, un maestro ne considera
solo due o tre. [...] Quanto più un buon scacchista progredisce in abilità e capacità
di previsione, tanto più vede ristretta la sua scelta di mosse possibili. [...] Se un
pianista mediocre suona un pezzo davanti al pubblico immaginerà che la sua
interpretazione possa essere suscettibile di una molteplicità di stili, però per Ros
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stratega perfetto. Tale specie di ente [...] non avrebbe nessuna libertà. I suoi
desideri di conseguire un obiettivo specifico con le forze a sua disposizione, lottando contro ciò che lo ostacola, lo forzerebbero a usare le sue abilità, capacità di
previsione e sapienza strategica infinite indirizzandolo verso quella medesima linea
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quanto si approssimino allo stato di macheide. Detto questo, è chiaro che qualsiasi manovra umana non potrà che essere amacheica,da
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ci saranno manovre peggiori di altre, e altre migliori di altre ancora, giungendo così a
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Ivi, pag. 19.
Macheide è un sostantivo formato da máche ed eíde. Eíde, plurale di eídos,i
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19
E. Lasker, Lotta, cit., pag. 19.
20
Ivi, pag. 20.
18
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
39
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carattere di incorruttibilità assegnato alle idee da Platone. A sostegno della tesi della
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Lotta risale al 1905, e quindi ad un periodo anteriore alla ricezione scientifica della
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secolo. Comunque, dato che per sistemi fisici macroscopici la rilevanza quantistica è in
un certo senso trascurabile, si può ipotizzare che il campo proprio della lotta sussista ad
un livello di realtà dove le regole del gioco fanno sì che si dia il problema della scelta,
dando così modo di formulare il problema della scelta migliore.
Nonostante il marcato carattere di idealità posseduto dalla macheide, Lasker sottolinea
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principio di Gauss della minor costrizione, e anche ad altri principi che implicano che
una quantità di energia resti ai minimi livelli possibili in tutti i loro concreti movi22
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Se la macheide possedesse solo caratteri platonici, essa non potrebbe essere concepita in
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edimacheide alla natura, non lo fa con la
rappresentazione di essa operata dalla vita intelligente, ed è per questo che ebbe la necessità di introdurre un ente ideale per dar vita allo stratega perfetto. Quindi, si potrebbe
ipotizzare che il Lasker instauri una distinzione sulle orme di Anassagora, il quale aveva
posto il principio di tutte le cose nel noús,c
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intelligenza, che però il filosofo greco
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ligenza come principio di tutte le cose sarà poi ripresa da Aristotele, che magistralmente
la svilupperà con una coerenza senza pari, fino ad arrivare alla dottrina del motore
immobile come pensiero di pensiero. Detto questo, è da rilevare il tentativo laskeriano
di fondere platonismo e aristotelismo nel concetto di macheide, risolvendo in qualche
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Ma adesso si pone una domanda. È veramente plausibile sostenere il concetto della
macheide? Quale posizione filosofica potrebbe in ultima analisi supportare questo concetto? Se ora come ora dovessimo dare ascolto al buon senso, e soprattutto ai guadagni
21
Ivi, pag. 21.
Ivi, pag. 21 –22.
23
Ivi, pag. 22.
22
Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
40
scientifici del XX secolo, potremmo dire che la soluzione più adatta al problema forse è
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stente di una totalità determinata di elementi in relazioni determinate, e che la mente
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entità, ma in grado di scoprirle. La posizione del realismo si differenzia da quelle del
concettualismo e del nominalismo, secondo le quali le entità, o elementi del mondo che
la mente tratta, sono o dei concetti che esistono solo nella mente stessa ma non al di
fuori (concettualismo), oppure ancora dei semplici nomi (nominalismo), con una realtà
quindi legata al linguaggio naturale e alle correlazioni tra le parole e nulla più. Nel corso
della storia vi sono stati molti sostenitori per tutte queste posizioni; tuttavia, il fatto che
per esempio i teoremi limitativi dei sistemi formali implichino immancabilmente che
qualche verità esista e stia al di fuori di essi è un chiaro invito alla posizione realista,
cioè il riconoscimento che la verità è qualcosa di più grande di qualsiasi struttura creata
per codificarla; del resto, lo scopritore degli stessi teoremi, il logico Kurt Gödel, si prof
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prescindere dalla nostra conoscenza il mondo non abbia cessato di esistere, ma abbia
continuato ad essere la realtà autonoma che è, è un altro richi
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Ora, la questione sul piano della lotta non è difficile da formulare. Per giustificare una
sorta di realismo macheico basta porre la seguente domanda: è lecito supporre che data
una situazione di scontro esista in linea di principio un decorso oggettivamente favorevole per una delle parti in causa a seconda di come si comporti tale parte? Ecco che
allora la macheide si trova giustificata nella sua esistenza reale e concreta, perché è
chiaro che il trovare la strategia migliore è una questione di calcolo a partire da una
situazione di ignoranza. Un esempio banale può aiutare a farlo comprendere: anche se
per una data posizione su di una scacchiera uno scacchista mediocre non vede via di
fuga sotto la pressione avversaria, ciò non significa che tale via di fuga non esista
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affatto, cioè che non vi sia la possibilità de
assurdo ammettere che nel momento in cui sieda uno scacchista mediocre davanti alla
scacchiera talune possibilità non esistano, e che quando sieda un grande maestro passino
ad esistere. Quello che è ragionevole pensare è che il decorso di una posizione abbia
delle intrinseche possibilità di evoluzione, maturate nel corso degli eventi, e che restino
semplicemente da scoprire da parte dello scacchista, a prescindere dal livello di
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combinazione brillante alla mente di un certo scacchista, ma è chiaro che per esistere
nella mente di qualsivoglia giocatore tale combinazione prima di tutto debba essere
possibile sulla scacchiera, cioè in un terreno indipendente da qualsiasi mente umana,
dato che dopo il momento della fissazione delle regole del gioco si può dire che esso
segua la sua strada, andandosene dalle nostre mani.
In questo senso la macheide costituisce una vera e propria visione del mondo: per
qualsiasi sistema di regole del gioco è possibile pensare che tali regole determinino per
loro conto un insieme di correlazioni, che secondo una scala di valore si differenzieranno in buone e migliori, oppure in cattive e peggiori. Tali correlazioni, una volta dato
vita al gioco, sono immodificabili. Questo sembra valere per qualsiasi sistema, come per
esempio il linguaggio: la buona poesia non sembra certo essere una questione opinabile,
ma sembra al contrario che esistano per davvero correlazioni brillanti e correlazioni
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Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008
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la scienza, non è il creare dal nulla, ma lo scoprire quello che già esisteva da sempre prima di noi.
È questo un tema che Emanuel Lasker esplorerà a fondo nella sua Filosofia dell
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, opera a cui si accennava sopra. Infatti, alla fine di questo percorso, non si
può non attribuire un carattere di infinità alla macheide stessa, o, per dirla con Lasker, di
inesauribilità. Del resto, se si volge lo sguardo a ciò che si costituisce sulla scacchiera,
ben si intende quello che può voler significare il carattere dell’
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amacheide.
Come si sa, da molti anni ormai si costruiscono programmi giocatori di scacchi che
simulano i processi umani di scelta nei confronti delle mosse da eseguire; tuttavia si è
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algoritmo, infatti, si suole definire come impraticabile, anche se non impossibile in linea
di principio. La barriera alla realizzazione di tale macchina è prima di tutto fisica,
perché il numero delle combinazioni possibili presenti sulla scacchiera parte da un
minimo alla posizione di partenza fino a moltiplicarsi in maniera più che esponenziale
fino ad arrivare ad un numero spropositato. Tale numero di combinazioni richiederebbe,
per essere esaurito (ciò che equivale alla realizzazione della macchina matematicamente
invincibile) necessiterebbe di una massa maggiore a quella concretamente presente in
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3. La macheide e il Lasker scacchista
Se si prende sul serio questa infinità o inesauribilità della macheide, allora un grosso
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quanto sorprendente di Emanuel Lasker riportata nel suo Manuale degli scacchi è quella
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quello che aveva appreso nei primi trenta. Questo, detto dal Lasker scacchista, suona
molto interessante. Se si prova ad analizzare quale sia il processo mentale più caratteristico dei giocatori di scacchi si accorderà che è una sorta di scrematura di alternative.
Ovviamente, essendo possibile effettuare un solo tratto alla volta, il giocatore di vedrà
costretto a scegliere un seguito ed uno soltanto. Cerchiamo di soffermarci proprio su
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caratterizzare il processo del giocatore come una sorta di dimenticanza de
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mezzo della memoria, in quanto egli cerca di giustificare il tratto proprio ricordando
quello che succederà in futuro. Purtroppo questo processo porta con sè la disgrazia, o la
fortuna, del passato, il quale potrà essere utilizzato al meglio solo da un giocatore molto
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miglioramento del suo gioco, allora un motivo serio ci deve essere, dato che siamo al
cospetto forse del più grande giocatore di tutti i tempi. È a proposito di questo che possiamo affrontare una connessione diretta che il concetto di macheide ha con il Lasker
scacchista. È noto che lo stile di gioco di questo campione del mondo è stato più volte
definito inimitabile, proprio perché non si riusciva, e forse non si riesce ancora, a rintracciare i motivi stringenti ed ultimi per cui egli si risolveva in favore di una mossa
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delinea un sistema di principi generali che a sua detta possono e dovrebbero valere per
chiunque si prefigga di costruire un piano vincente in una molteplice varietà di discipline che non si limita alla sola attività scacchistica. Si è parlato del lato psicologico del
gioco di Lasker: egli stesso ne parlò ma in modo non chiaro, a volte arrivando quasi a
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Numero 5 - Maggio 2008
smentire un suo approccio squisitamente psicologico verso gli avversari, ma quello che
risulta visibile dalle sue partite è che spesso e volutamente egli optava per un tratto che
non era il migliore in assoluto per una data posizione, ma che invece si rivelava esasperatamente ostico per un determinato avversario. Il grande José Raul Capablanca espresse in modo esplicito la sua opinione in questa stessa questione: secondo il campione del
mondo cubano qualsiasi buon giocatore avrebbe dovuto attenersi strettamente alla posizione presente presso la scacchiera per formulare il corretto giudizio ai finide
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laborazione del piano. Quello che in ogni caso risulta interessante è che in fin dei conti
un piano viene generalmente formulato a partire da regole e principi ricavati dalla
posizione in atto, ma se un giocatore riuscisse a carpire le regole e i principi propri della
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sommi e particolari di una determinata persona (cioè la natura sua propria), i quali sono
differenti caso per caso, riuscendo così a vedere un piano specifico per ogni avversario,
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sistema di principi fosse statico, ancora non si sarebbe giunti alla sua piena espressione.
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mezzo delle relazioni degli elementi di base, come la bellezza non è il semplice accostamento delle parti, bensì una sorta di loro relazione dinamica armoniosa.
Ma tutto questo non è forse lo spingersi oltre, arrivando a non precludere nulla, per
principio, alla propria visione, come nulla è pr
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