Osservazioni sul concetto di macheide in “Lotta” di Emanuel Lasker di I l3apr i l e ,aBas s anode lGr appa,L or i sP as i nat o,dot t or andoal l ’ Uni v e r s i t àdiVal e n Loris Pasinato c i a,Spagna,hapr e s e nt at ol apr i mat r aduz i onei t al i anade ls aggi o“Lot t a“pubbl i c at o nel 1907 dalfi campione mondo Emanuel Lasker (1868 –1941). Il pensiero filosofico Il pensiero filosofi fico didel Lasker è legato in modo inestricabile alla sua idea di lotta negli di Lasker è legato in modo inestricabile alla sua idea di lotta negli scacchi e ci aiutadia scacchi e ci aiuta a capire meglio la sua concezione, per molti aspetti originale e priva capire meglio concezione, per molti originale e priva di successori, del successori, drl la suosua pensiero negli scacchi. Il aspetti saggio "Lotta" è stato pubblicato da Lasker suo pensiero negli scacchi. Ha introdotto i lavori Nicola Pegoraro. nel 1907. 1. Il problema Èunade l l eque s t i onipi ùi nt e r e s s a nt ic hel ’ i nt e l l e t t ouma nopos s apor s i ,que l l ac i oèdi scrutare nel corso degli eventi del mondo una sorta di regolarità, codificata dalla mente, che consenta nientemeno di predire quello che sarà l’ a nda me nt ode g l ia c c a di me nt if ut uri. Questo semplice atto, del tutto naturale verrebbe da dire, ha portato come estrema conseguenza alla scoperta della scienza moderna da parte di scienziati del calibro di Galileo Galilei e Isaac Newton. Quello che uscì da quelle primissime indagini rigorose fu un’ i mma g i nede l l aNa t ur ac omequa l c os adiog g e t t i vo,og g e t t i va bi l epe rog nimome nt o nel quale ci si accosti ad essa in modo opportuno: quantità in luogo della qualità, matematiche al posto di superstizioni. È un fatto storico molto curioso che il periodo di formazione della scienza moderna come oggi la conosciamo sia stato precorso e anche contemporaneamente intriso da strane associazioni di pensiero da parte di tutti i personaggi che più o meno ne erano coinvolti. La tradizione magico-e r me t i c ade l l ’ e t àr i na s c i me nt a l enonpot e vac e r t oe s a urire la propria risonanza in modo repentino, come cioè la nuova immagine del mondo portata dalla scienza fosse una sorta di taglio netto con il passato. Molto spesso, infatti, i primi operatori di tale svolta storica furono entrambe le cose, cioè maghi e scienziati. Non si può certo negare che talune speculazioni teologiche di Newton, per esempio, siano state alquanto accentuate da un punto di vista che oggi definiremmo bizzarro e azzardato. Tuttavia, che cosa può fornire allo storico un elemento chiave per unificare queste duea t t i t udi nic ont r a ppos t e ?Es i s t ei nf ondounac hi a vedil e t t ur ac hepos s ar e nde r el ’ i dea a noi, immersi nelle immagini del mondo del XXI secolo, della strana atmosfera sussistente in quei secoli rinascimentali così pullulanti di nuove idee? È su queste domande che bisogna riflettere. I nog nipe r i odode l l as t or i ade l l ’ uma ni t à ,c omei lLa s ke rc ons t a t ane l l as uaope r a ,è sempre stato presente un alone supers t i z i os oc hec i r c ondal ac onos c e nz a .L’ a l ones upe r s t i z i os or i g ua r dal ’ i g not o.L’ i g not oèpe rde f i ni z i onec i òc hes f ug g ea lc ont r ol l or a z i ona l ede l l ’ uomo,i lqua l ec e r c a ,f or s ei nva no,dipa dr one g g i a r el at ot a l i t àde if a t t i .Dic onseguenza, non potendo l’ uomopa dr one g g i a r el ’ i g not o,c hemol t opr oba bi l me nt eèi ne sauribile, lo fa oggetto della sua superstizione quale unico mezzo disponibile per esorcizzare la propria paura di esso. Il Lasker menziona i riti propiziatori e di ringraziamento come episodi di s ot t omi s s i onede l l ’ uomoaunaf or z ami s t i c ai ng r a dodima novrare il corso degli eventi, ed è significativo che tale forza sia stata spesso concepita come avente una volontà, cioè avente dei caratteri personali e antropomorfici, anche se a ben vedere non è affatto detto che tali tratti umani siano trasferibili ad altre entità. Que s t oc if ar i f l e t t e r es ult e nt a t i vode l l ’ uomodil e g g e r el as t or i aa t t r a ve r s oi lvol ode g l i uc c e l l i ,l emut a z i onime t e or ol og i c he ,e da l t r is e g ni“ pr ove ni e nt i ”daunavol ont às upe r i or e ,mas e mpr es it r a t t adii nf e r i r el ’ i g not oapa r t i r eda lnot o.Sipot r e bbepe ns a r e a ddi r i t t ur ac hel ’ uomoc hepos s e de s s el ’ i nf or ma z i onec ompl e t ade l l as t or i apa s s a t a pot r e bbee s s e r eomni s c i e nt e ,mamol t o pr oba bi l me nt el ’ i nf or ma z i onede l l at ot a l i t à storica è infinita. Questa interpretazione sarebbe in accordo con la formulazione matematica di questa questione, la quale dopo la scoperta dei teoremi limitativi dei sistemi formali da parte di Kurt Gödel nel 1931 si è vista obbligata ad ammettere una sorta di Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 33 sostrato matema t i c oi nf i ni t o,s opr ai lqua l el ac onos c e nz ade l l ’ uomos a r às e mpr ec os t i tutivamente parziale e circondata di affabulazioni circa la sua origine e il suo destino. Sudiun’ a l t r of r ont e ,i nque s t oc a s oque l l ode l l af i s i c a ,l as t or i ade l l ascienza del Novecento ha mostrato lo sviluppo di una teoria che ha modificato in una maniera sorprendentemente profonda il nostro modo di pensare. Si tratta ovviamente della meccanica quantistica, cioè la teoria fisica che oggigiorno detiene la massima precisione di predizione. Esistono varie interpretazioni di questa teoria, ma in questa sede ci r i f e r i r e moa l l ’ i nt e r pr e t a z i onediCope na g he n,c hener a ppr e s e nt al ’ i nt e r pr e t a z i oneor t odos s a .L’ i nt e r pr e t a z i onediCope na g he ni nc or por ai lpr i nc i pi od’ i nde t e r mi nazione di Heisenberg, il quale stabilisce che non si può conoscere simultaneamente con assoluta pr e c i s i onel apos i z i oneel ave l oc i t àdiunapa r t i c e l l a .L’ i nt e r pr e t a z i onediCope na g he n segnala il fatto che il principio di indeterminazione non opera nello stesso modo indifferentemente nei due sensi temporali, cioè verso il passato e verso il futuro. Pochissimi fatti in fisica tengono conto della forma con la quale il tempo scorre, e questo è uno de ipr obl e mif onda me nt a l ide l l ’ uni ve r s o,dovec e r t a me nt ee s i s te una distinzione fra passato e futuro. Le relazioni di indeterminazione indicano che non è possibile sapere la posizione e la velocità simultaneamente, e che per questo non è possibile predire il futuro con precisione assoluta, dato che –con parole di Werner Heisenberg –“ non pos s i a moc onos c e r e ,pe rpr i nc i pi o,i lpr e s e nt ei nt ut t iis uoide t t a g l i ” .È pos s i bi l e tuttavia, in accordo con le leggi della meccanica quantistica, conoscere qual era la posizione e la velocità di una particella in un istante passato. Il futuro è essenzialmente imprevedibile e incerto, mentre il passato è completamente definito. Di conseguenza, ci muoviamo da un passato unico ad un futuro molteplice, il quale può essere predetto in modo molto preciso dalla meccanica quantistica, anche se di maniera probabilistica. Or a ,s el ’ e l e me nt odiuni f i c a z i onede iduea t t e g g i a me nt idic uipa r l a va mopoc a nz i , c i oèl ’ a t t e g g i a me nt os c i e nt i f i c ovol t oat og l i e r eog nia s pe t t oqua l i t a t i vode l l aNa t ur a ,e l ’ a t t e g g i a me nt oma g i c o -ermetico volto a carpire alla Natura strane correlazioni tali da r a g g i ung e r ec onne s s i onit r adi f f e r e nt i“ qua l i t à ” ,èpr opr i oque l l odis a pe rpredire ciò che accadrà in futuro, ci ritroviamo allora ad un punto anche alquanto imbarazzante. Da un lato abbiamo la magia, una disciplina iniziatica che attraverso strani poteri ha la capacità, a detta dei suoi sostenitori, di non solo predire il futuro, ma di modificarlo. Da l l ’ a l t r ol a t oa bbi a mol as c i e nz amode r na ,l aqua l ee r apa r t i t ac onunot t i mi s mo sconfinato, volto a travolgere qualsiasi umano tentativo di continuare a corroborare superstizioni e magie, ma che in ogni caso è giunta ad ammettere una sostanziale deficienza del suo potere gnoseologico, sia sul fronte fisico che in quello matematico. Non si può negare che si sia giunti ad uno stato di cose scientifico e ad uno stato di c onos c e nz ac heha nnoi nc omunepi ùdiqua l c hea s pe t t oc onl ’ a t t e g g i a me nt oma g i c oermetico del Rinascimento, atteggiamento con il quale si guardava alla Natura sostanzialmente come ad un regno di misteri, e nonc omeuna“ ba nc ada t i ”c heès ol ouna que s t i onedit e mpol ’ e s a ur i r e . Chi a r a me nt enonès t a t oc e r t ope runade l i be r a t as c e l t ade l l ’ uomoc hes ièt or na t ia d avere una certa umiltà nei confronti del Cosmo, bensì per necessità. I teoremi limitativi gödeliani dei sistemi formali, che relegano la matematica allo stato di osservatrice di un sostrato profondo e dalla natura strana, misteriosa, e non necessariamente matematica, lasciano ben poco spazio a dubbi che non sia così. La meccanica dei quanti, dal canto s uo,de c r e t aun’ i g nor a nz anons t r ume nt a l eoe pi s t e mi c a ,maont ol og i c a ,de l l ’ uomone i confronti in questo caso del sostrato fisico del mondo, oltre che di quello matematico. Tuttavia, il cammino scientifico non è qualcosa che sia destinato a concludersi nella disperazione più assoluta. Per il semplice fatto che il mondo non è un caos totale si può i nt r a ve de r eunal uc ea t t r a ve r s ol ar a z i ona l i t à .Èc hi a r oc hel ’ i de a l ede l l ’ omni s c i e nz aè tramontato, ma è lecito sperare che almeno nella porzione di mondo di volta in volta Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 34 illuminata dalla ragione sia possibile scorgere una logica più o meno stabile, anche se pa r z i a l e .Èque s t ol ’ i nt e nt odiEma nue lLa s ke rne l l ’ a c c i ng e r s ia da na l i z z a r ei lt e made l l a lotta, non limitatamente al campo al quale egli era più avvezzo, cioè gli scacchi, ma lo stesso tema visto nella sua portata più generale. Ne l l ’ a mbi t ode l l al ot t ac ’ èunadi s t i nz i onepr i ma r i adaf a r e ,vi s t oc hene l l ar e a l t àna t ur a l es idà nnoe nt ia ni ma t ie di na ni ma t i .Ne l l ’ a mbi t ode g l ie nt ii na ni ma t ii lde c or s ode l l a lotta non ha granché di interessante visto che non può che seguire il cammino naturale. Il tema invece si fa più interessante quando a partecipare alla contesa sono degli esseri animati, quali animali o persone. La differenza incolmabile che esiste tra lotta in ambito animato e lotta in ambito inanimato è che la prima vede il soggetto o i soggetti coinvolti ne l l ’ obbl i g a z i onedic a l c ol a r eunas t r a t e g i ape ri lc ons e g ui me nt ode l l avi t t or i aope ri l raggiungimento di una qualche meta visualizzata in precedenza. Che in questione ci sia unapa r t i t adis c a c c hi ,l ar e a l i z z a z i onediun’ ope r ad’ a r t e ,i lc omme r c i odibe ni ,i l governo di un popolo, la caccia, oppure ancora un duello con spade per Lasker non ha molta importanza; quello che è rilevante è che sussiste una contesa tra due o più parti. Ora, è chiaro che un vivente, cioè un ente animato, ovverosia un entità avente il principio del movimento in sè stesso, non avrà durante la lotta lo stesso decorso che ha una pietra. Una pietra, come realtà inanimata, non ha alcuna possibilità di alternativa da va l ut a r ees c e g l i e r ene l l ’ a mbi t ode lde c or s ode l l as uae s i s t e nz a .Anc hes epuòe s s e r e f or mul a t al ’ obi e z i onec hea nc hel ’ e s s e r evi ve nt es i as og g e t t oapur ane c e s s i t à ,i ldi s c or so che qui formuliamo non cessa di rimanereva l i do,pe r c héa nc hes es us s i s t e s s eun’ a s soluta necessità (cosa alquanto improbabile alla luce delle relazioni quantistiche di indeterminazione) il fatto della scelta è qualcosa di esperito e concreto. Chi direbbe, in fondo,c hel ’ e s i t a z i onepr ova t adaognuno di noi di fronte ad una scelta difficile sia qualcosa di immeritevole di riflessione a causa di una presunta necessità sottostante che farebbe seguire la storia in modo immodificabile? Chi di noi può dire in sincerità di non aver mai provato un sentimento, a volte, di assenza di motivo sufficiente alla risoluzione diunc onf l i t t oaf a vor ediun’ a l t e r na t i vapi ut t os t oc hediun’ a l t r a ?Que s t ique s i t is e mbrano sufficienti per dar vita ad una speculazione meritevole. 2. La questione della lotta e la macheide laskeriana La questione di trovare la strategia migliore per conseguire un obiettivo prefissatosi è qualcosa che sicuramente interessa qualsiasi giocatore di scacchi, ma non solo. Secondo Emanuel Lasker questo è un problema che interessa qualsiasi essere vivente, poiché infatti la sua definizione di lotta è, come già accennato, la seguente: “ Unal ot t as or g es e mpr equa ndoqua l c os adiv i v oi nt e ndec ons e g ui r eunc e r t o 1 s c opos upe r a ndounar e s i s t e nz a . ” L’ e s t e ns i oneope r a t ada lLa s ke rde lpr obl e maditrovare la miglior strategia partiva c e r t a me nt eda l l ag i àde c e nna l ee s pe r i e nz ade l l ’ a ut or ene lc a mpode g l is c a c c hi ,ma arriva ad includere anche gli aspetti più elementari della vita. Leggiamo infatti nelle parole del pensatore: “ Lav i t as t e s s aè , s e c ondo un antico detto, una continua lotta. La teoria della lotta 2 s ii nt r e c c i ac os ìc oni lv e r dea l be r ode l l av i t a . ” 1 E. Lasker, Struggle,La s k e r ’ sPu bl i s h i n gCompa n y ,Ne w Yor k ,1907,Lotta, tr. it. di L. Pasinato, Editrice Scacchi e Scienze Applicate, Venezia, 2007, pag. 15. 2 Ivi, pag. XV. Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 35 Èque s t oi lt e mac hepe r c or r et ut t al ’ ope r apr i made l l ’ a ut or et e de s c o,i lqua l ee r aa l quanto orgoglioso, ed ambizioso, di aver trovato una nuova chiave di lettura della realtà i nt e r at a l edape r me t t e r g l il ’ e di f i c a z i onediunve r oepr opr i os i s t e maf i l os of i c of onda t o s udie s s a .Que s t ac hi a vedil e t t ur aèc hi a r a me nt ei lc onc e t t odil ot t a .C’ èunpa s s omol t o significativo, tuttavia presente in un’ ope r anon s pe c i f i c a me nt ef i l os of i c ac om’ èi l Manuale degli scacchi, ove il Lasker si esprime in sincerità sulla fortuna del suo sistema, quasi contemplando con anticipo quella che sarebbe stata la visione del mondo di qualche secolo a venire. Nel Manuale degli scacchi, edito nel 1926 in lingua tedesca e succ e s s i va me nt ei nl i ng uai ng l e s ene l1932,l ’ a ut or ei nf a t t ia f f e r mac he “ l at e or i ade l l al ot t a ,pe rc omeès t a t apr e s e nt a t a ,nona bbr a c c i at ut t iipr i nc i pi f o nda me nt a l idiunac ont e s a .[ …]I lmi opr i mo tentativo fu fatto nel libro del 1906 Kampf,3 a cui ne seguì un altro meglio riuscito del mio sistema filosofico, Das Begreifen der Welt (La comprensione del mondo, n.d.t.) nel 1913, e Die Philosophie des Unvollendbar (Fi l os of i ade l l ’ i ne s aur i bi l e ,n.d.t. )de l1918[ …] . Questa filosofia, perdonami lettore, ma tale è la mia non del tutto vanitosa convinzione, un giorno sarà conosciuta e apprezzata. I presagi di questo sono già c h i a r ia de s s o.Mal ami af i l os of i aèg i ov a ne ,has ol oqua t t or di c ia nni .[ …]Is i stemi f i l os of i c ipos s onor e g g e r emol t obe nepe runmi g l i a i od’ a nni ,ene ll or opr i mo s e c ol odiv i t as onode ine ona t i .Nonc is ide v equi ndime r a v i g l i a r ec hel ’ uomonon sembri conoscere molto di una teoria della lotta, e ancora meno si dovrebbe trarre da questo fatto la conclusione che essa ha probabilmente poca importanza. Ciò che matura subito, subito deperisce. Il riconoscimento pubblico delle teorie buone e importanti arriva sempre tardi. La teoria della lotta, predetta da uomini come Machiavelli, Napoleone, Klausewitz, modellata da Steinitz per la scacchiera con accurati dettagli, desiderata ardentemente da alcuni filosofi, da me enunciata con validità universale, e quindi filosoficamente, un giorno regolerà la vita 4 d e l l ’ uomo. “ In questa sede si può di r ec onone s t àc hef i nor al ’ ope r adiEma nue lLa s ke rne lc a mpo della filosofia non abbia goduto di un grande successo, ma non per questo si deve passar oltre con trascuratezza nei confronti di tanta speculazione a tratti notevole e molto originale. In questoa r t i c ol os ic e r c he r àdis ot t ol i ne a r el ’ a r t i c ol a z i onediunpe c ul i a r e concetto che compare per la prima volta in Lotta, e che sembra uno dei concetti cardine dit ut t oi ls i s t e mal a s ke r i a no.Que s t oc onc e t t ol ’ a ut or el oc hi a mamacheide, ed è da intendersi comel ’ i de a l i z z a z i onede lde c or s odiunal ot t aqua l s i a s i ,c omeadi ve nt a r nei l decorso-tipo, necessario, immutabile e cristallino. È chiaro che, già anticipando quella che sarà una delle conseguenze derivanti da tale concetto, qualsiasi essere vivente attuer àdur a nt el apr opr i ae s i s t e nz aun’ a ppr os s i ma z i onea l l os t a t ode l l amacheide, senza tuttavia arrivarci mai pienamente. Mapa r t i a modaunpa s s oa nt e c e de nt ea l l ’ i nt r oduz i onedique s t oc onc e t t o,evol g i a mo l ’ a t t e nz i onea nc or aunpo’a l l ’ i nt e nt og e ne r a l ediLasker nello speculare su questi temi. L’ i nt e r e s s epr i ma r i ode l l ’ a ut or enonèc e r t oque l l odie f f e t t ua r eun’ i nda g i nes uls os t r a t o f i s i c ode l l ana t ur a ,ene a nc hes ul l ’ i de a l i t àde g l ie nt ima t e ma t i c i( a mbi t oc hei nog nic a s o era ben conosciuto dal Lasker, già matematico di vaglia), bensì quello di indagare l ’ a mbi t ode l l al ot t a ,es t a bi l i r ea l c unipr i nc i pic hepos s a noa i ut a r eic ont e nde nt ia da r r i - 3 L’ a u t or ei nqu e s t opa s s a g g i os ir i f àa l l ’ e di z i on et e de s c adiLotta, edita un anno prima di quella inglese. Ricordiamo pe r a l t r oc h el ’ e di z i on ei n g l e s e ,Struggle, fu opera dello stesso Lasker. In questo articolo, salvo specificazioni, ci si rifarà alla traduzione italiana citata, operata sulla versione inglese. 4 E. Lasker, Manuale degli scacchi, Edizioni Ediscere, Verona 2004, tr.it. di V. Luciani, pagg. 233-234. Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 36 vare alla conduzione migliore della lotta stessa. Prima di tutto Emanuel Lasker si sca5 g l i ac ont r o“ l ec onc e z i onimi s t i c hede l l ana t ur ade ic onf l i t t i ” , le quali “ pr e domi na noog g ic omea it e mpii nc uis ipe ns a v ac hel av i t t or i as iot t e ne s s e g r a z i ea l l ’ a i ut odiAt e na ,qua ndopr i made l l ede c i s i onii mpor t a nt ie r ar i c e r c a t oi l consiglio degli dèi, quando il loro benestare veniva richiesto e dopo la vittoria venivano offerti sacrifici di varia natura per assicurare ringraziamenti, e anche quando gli uomini pensavano che né la ragione né la giustizia governassero i 6 d e s t i ni , be ns ìide t t a midiunapot e nz aa ut oc r a t i c a . ” Anchene l l ’ a mbi t ode l l al ot t ar i t r ovi a mopos s i bi l eea t t ua bi l eque l l ’ a t t e g g i a me nt odi cui si parlava sopra, cioè la credenza in una sostanziale arbitrarietà come carattere pr i nc i pa l ede lc or s ode g l ia vve ni me nt i .Èi ndubbi oi lf a t t oc heque s t ac r e de nz aha“ c a us a t oi mme ns es of f e r e nz ea l l ’ uma ni t à ” ,c i oè“ l ’ i de ade l l adi pe nde nz ade lde s t i nouma no 7 daunaf or z ac henone r ada t oc ompr e nde r e ” ha fatto generare gli impulsi più assurdi ne l l ’ a ni mode l l ’ uomo,c os ìc hepot éa c c a de r ec he“ a lt e mpode ls ol s t i z i oog nif a mi g l ia delle antiche razze nordiche sacrificasse il suo primogenito al Sole, credendo che a t t r a ve r s oun’ of f e r t ac os ìg r a ndel os is a r e bbei ndot t oar i t or na r es uls uope r c or s o 8 por t a ndoc a l or eer a c c ol t i ” .Maèpos s i bi l ea nc hei nque s t ’ a mbi t odime z z oqua lèi l terreno della lotta, trovare una razionalità sottostante tale da poter renderlo intelligibile? È quello che ha voluto fare Emanuel Lasker, il quale contrappone agli assurdi atti dei popoli antichi il valore della fede precisamente in una struttura ordinata ed intelligibile del mondo. Ed egli dice che: “ l af e dec ons i s t ene lc r e de r ec hel ef or z ede l l av i t anona g i s c onoc i e c a me nt e ,ma 9 s o nouma na me nt es og g e t t ea l l ar e a l i z z a z i onediunpr i nc i pi odig i us t i z i a . ” E ancora: “ ne l l ’ e v ol uz i one de l l a me nt eèi lmembro più giovane della famiglia dei sentimenti. Essa è la convinzione che la giustizia determina tutto quello che accade, come espressione di accettazione e fiducia. Fondamentalmente, la fede si costitui10 s c es ul l ’ i de adig i us t i z i a . ” Qui Lasker non sta certo dicendo che sia plausibile ed utile credere ad una sorta di determinismo universale, bensì qualcosa di alquanto diverso. Anche ammettendo una de f i c i e nz ade l l ’ uma nac ompr e ns i onene ic onf r ont ide lc os mol ’ a ut or et r ovar a g i one vol e il credere ad una sostanz i a l eg i us t i z i adif ondo,c hede veve ni rs c r ut a t ac onl ’ oc c hi o della fede. E ancora una volta ci troviamo di fronte alla necessità di adottare questa attitudine spirituale; nel campo delle matematiche i teoremi di Gödel potevano gettare chiunque nella disperazione, dato il fatto che in ultima analisi mai sarà possibile dimostrare qualsiasi asserzione formale; nel campo della fisica le bizzarrie del mondo dei quanti misero a dura prova il buon senso, e il senno, di praticamente tutti gli scienziati che presero parte alla sua formazione, ma in entrambi i campi non si smise di ricercare e creare; quale sentimento, in fondo, può essere il responsabile di questa avan- 5 E. Lasker, Lotta, cit., pag. 5. Ibidem. 7 Ivi, pag. 6. 8 Ibidem. 9 Ivi. Pag. 10. 10 Ibidem. 6 Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 37 z a t aa dol t r a nz as enonl af e dei nuns os t a nz i a l eor di nede l l ’ uni ve r s oi ndi pe nde nt e me nt e dal fat t oc hel ’ uomopos s as c or g e r l oc ompl e t a me nt e ? I nf or z adic i ò,i lLa s ke rs ia ppr e s t aa di nda g a r el as t r a t e g i ade l l a“ l ot t abuona ”edi que l l a“ c a t t i va ” ,a na l i z z a ndoiva r ie l e me nt ic hepos s onoe nt r a r ei ng i oc odur a nt el o svolgimento di qualsiasi conflitto. Dice Lasker: “ l apr i maepi ùi mpor t a nt eobi e z i onec hes ipot r e bbea v a nz a r ec ont r ol ’ i nt e nz i one di fondare la scienza della macheologia11 èc os t i t ui t ada l l ’ i nf i ni t av a r i e t àeda l 12 l ’ a ppa r e nt ei nde t e r mi na bi l i t àde g l ie v e nt imacheici. ” È a questo punto chel ’ a ut or ef ai lpa r a l l e l i s moc onl apr e di z i oneal i ve l l of i s i c ode l sostrato naturale, facendo appunto notare come un sistema fisico di corpi segua un andamento necessario. È da notare a nostra volta come comunque tale concezione sia il risultato della st or i ade l l as c i e nz ade l l ’ Ot t oc e nt o.I nf a t t i ,a l l ’ e poc ade l l as t e s ur adiLotta, cioè circa gli anni 1905 –1906, Lasker non poteva che fare riferimento al paradigma c l a s s i c ode lXI Xs e c ol o,dovenons ic ont e mpl a val ’ i nde t e r mi na z i onequa nt i s t i c ade l l a realtà. A dire il vero, ad avvicinarsi al nuovo paradigma è proprio la concezione che l ’ a ut or epr oponepe ri lmondode l l al ot t a ,c i oèpe ri ll i ve l l odia c c a di me nt ia s s og g e t t a t ia delle volontà proprie di esseri animati. Infatti il Lasker dice: “ i nunamáche è diverso (rispetto al decorso della realtà inanimata, n. d. r.). È sufficiente considerare quello che succede nel gioco degli scacchi per mostrare che, partendo da una stessa posizione per quanto concerne gli stratói, la máche può 13 seguire gli sviluppi più va r i . ” L’ a ut or equic on“ pa r t e ndodaunas t e s s apos i z i onepe rqua nt oc onc e r neg l istratói14” intende una medesima situazione di partenza, quale può essere inteso un sistema di corpi fisici, che dovrebbe seguire, almeno secondo il paradigma ottocentesco, un’ a l t e r 15 nativa ed una soltanto, indipendentemente dal fatto che essa si possa predire o meno . Ciò invece non succede nel contesto preso in considerazione perché intervengono con la loro scelta degli esseri animati, i quali devono calcolare quale seguito vogliono dare agli accadimenti stessi, e quindi con una quantità di variabili molto più grande e difficilme nt eg e s t i bi l e .Que s t ipr e s uppos t if a nnos ìc hel ’ a mbi t ode l l al ot t as i aunt e r r e no specifico e con leggi proprie, e nel quale la necessità fisica, sia essa deterministica o meno, è solo una parte della faccenda, o un punto di partenza. Infatti dice Lasker: “ Sipot r e bbepe ns a r ec heac a us adique s t ai nde t e r mi na bi l i t àunamáche resi16 s t e r e bbea dog nis f or z odis ot t ome t t e r l aa l l el e g g ide l l ar a g i one . ” 11 Questi sono alcuni dei neologismi coniati da Lasker nel corso della sua opera. Máche è un termine greco e significa “ l ot t a ” .Dic on s e g u e n z amacheologia s i g n i f i c h e r à“ s c i e n z ade l l al ot t a ” ,me n t r emacheico s a r àl ’ a g g e t t i v oche designerà i l“ pr opr i ode l l al ot t a ” .I lLa s k e rr i c or r eade in e ol og i s mipe r c h éas u ade t t aqu e s t in u ov iv oc a bol ir i u s c i r e bbe r oaf a r risaltare di più le idee nuove che egli intende introdurre. 12 Ivi, pag. 17. 13 Ivi, pag. 18. 14 Stratói è il plurale di stratós,c h ei ng r e c os i g n i f i c ae s e r c i t o,a r ma t a .L’ a u t or eu s aqu e s t ov oc a bol ope rr i f e r i r s ia i costituenti elementari che dánno vita alla lotta. 15 È un dettaglio non da poco quello della differenza che intercorre tra indeterminatezza gnoseologica e indeterminat e z z aon t ol og i c a .Pr i made l l ar i v ol u z i on equ a n t i s t i c al ’ i n de t e r mi n a z i on ee r ac on c e pi t ac omee s s e n z i a l me n t eg n os e ol og i c a ,c i oèr e l a t i v aa l l ’ u ma n ac on os c e n z a ,en ona l l os t a t oi n t r i n s e c ode lmon do.L’ i n de t e r mi n a t e z z aqu a n t i s t i c aèi n v e c e qualcosa di molto più profondo, perché oltre che essere patita dalla conoscenza del mondo essa è patita dal mondo stesso, il quale è per primo ignorante di quale sarà il seguito futuro. 16 E. Lasker, Lotta, cit., pag. 18. Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 38 Ma la replica è solerte, e Lasker si incammina in un percorso volto a stabilire come l ’ a ppr os s i ma z i onea l l ape r f e z i onede l l ar e a l t àna t ur a l es i aqua nt odar i c e r c a r epe rc ondur r el al ot t ane lmi g l i or ede imodi ,equi ndia vvi c i na ndos is e mpr edipi ùaque l l ’ u nica possibilità che avrebbe i connotati della migliore in assoluto. Poiché in una qualsiasi lotta, quindi tra esseri animati, una scelta deve venir fatta, allora è evidente che esisterà una scala di scelte più o meno buone, col corollario plausibile che siano addirittura definibili una scelta migliore e una scelta peggiore in senso assoluto. È a questo punto che fa il suo ingresso nella speculazione laskeriana il concetto di macheide. Prima di tutto, La s ke rc os ìr i s pondea l l ’ obi e z i onedipoc a nz i : “ Que s t aobi e z i one( c i oèque l l ade l l ’ i mpos s i bi l i t àdis ot t ome t t e r el amáche alla ragione, n. d. r.) sarebbe tuttavia basata su di un errore. Già quando si affrontano t r adil or odues c a c c hi s t idis c a r s aa bi l i t à ,èe v i de nt ec hel ’ i ns i e mede l l emos s ec he essi prendono realmente in considerazione è abbastanza limitato, dovendo servire allo scopo che entrambi hanno: lo scaccomatto. E dove uno scacchista mediocre esamina dieci possibili mosse per continuare il suo gioco, un maestro ne considera solo due o tre. [...] Quanto più un buon scacchista progredisce in abilità e capacità di previsione, tanto più vede ristretta la sua scelta di mosse possibili. [...] Se un pianista mediocre suona un pezzo davanti al pubblico immaginerà che la sua interpretazione possa essere suscettibile di una molteplicità di stili, però per Ros e nt ha loPa de r e ws k ie s i s t es ol oun’ uni c ama ni e r ad’ i nt e r pr e t a r eunac ompos i z i one 17 music a l e . Qua nt opi ùa l t aèl aqua l i t àde l l ’ a r t i s t a ,t a nt omi nor eèl as ual i be r t à . ” Ede c c oi lpa s s oc hi a vepe rl ’ i nt r o duzione della macheide18: “ Pot r e mmo,s e nz av i ol a r ene s s unal e g g el og i c a ,i mma g i na r ec hei lpr oc e s s odi crescita verso la perfezione possa continuare indefinitamente. Conseguentemente a c i ò non s a r e bbe a f f a t t oa s s ur do a mme t t e r el a pos s i bi l i t à de l l ’ e s i s t e nz a dello stratega perfetto. Tale specie di ente [...] non avrebbe nessuna libertà. I suoi desideri di conseguire un obiettivo specifico con le forze a sua disposizione, lottando contro ciò che lo ostacola, lo forzerebbero a usare le sue abilità, capacità di previsione e sapienza strategica infinite indirizzandolo verso quella medesima linea d ’ a z i onec hequa l s i a s ia l t r os t r a t e g ape r f e t t os e g ui r e bbe .Qua l s i a s if os s ei lc or s o c o nc r e t ode l l ’ a z i one ,que s t os a r e bbeg i àpr e de t e r mi na t o.Chi a me r e moque s t ie s s e r i 19 ideali perfetti macheidi. ” Se c ondol ’ a ut or e ,a ve ndoc os ìde f i ni t ol os t r a t e g ape r f e t t o,l ea z i onis t r a t e g i c he ,o manovre, si divideranno in eumacheiche ed amacheiche, a seconda della loro bontà e di quanto si approssimino allo stato di macheide. Detto questo, è chiaro che qualsiasi manovra umana non potrà che essere amacheica,da t oc hema ipot r àc oi nc i de r ec onl ’ i de a lità della macheide stessa; tuttavia, è possibile ugualmente tenere tale distinzione perché ci saranno manovre peggiori di altre, e altre migliori di altre ancora, giungendo così a f or ma r eunas c a l adiva l or ia l l aqua l ea bbi a mos opr aa c c e nna t o.Di c eLa s ke rc he“ s ei l 20 corso di una máche è eumacheico,que s t ovi e nea de s s e r epr e de t e r mi na t oeuni c o” . Già solo con questa frase il Lasker dà a conoscer eun’ i nt e r aont ol og i adif ondo:s ei lc or s odi una máche è eumacheico,c i oèc or r i s ponde nt ea l l ’ i de a l i t àde lde c or s ode l l al ot t a ,e s s o 17 Ivi, pag. 19. Macheide è un sostantivo formato da máche ed eíde. Eíde, plurale di eídos,i ng r e c ov u oldi r e“ i de e ”o“ f or me ”( ma a n c h e“ s pe c i e ”e“ g e n e r i ” ) ,pe rc u ipot r e mmot r a du r r el e t t e r a l me n t et a l ea s t r a t t oc on“ l ot t ai de a l e ” ,a n c h es el ’ a u t or es e ne serve per indicare lo stratega omniscient een onl ’ i de adil ot t ai ns è ,pos t oc h equ e s t edu ec os en onc oi n c i da n o,mai l f a t t oc h ec oi n c i da n oèu n ’ i pot e s imol t oi n t e r e s s a n t e . 19 E. Lasker, Lotta, cit., pag. 19. 20 Ivi, pag. 20. 18 Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 39 r i s ul t ae s s e r euni c oea ddi r i t t ur apr e de t e r mi na t o.Qui ndi ,s eèl ’ e nt i t àde l l amacheide a di r i g e r eunal ot t anonc ’ èunave r aa l t e r na t i vape ri lde c or s odique s t ’ ul t i ma ,i nqua nt o vigerebbe una sorta di assoluto determinismo. Questi tratti sembrano delineare la macheide c omeun’ e nt i t às qui s i t a me nt epl a t oni c a ,pe r c héne lmondode l l ei de e ,c omes is a , none s i s t el ’ a l e a t or i e t àe quindi la scelta. Inoltre, la macheide sembra possedere il carattere di incorruttibilità assegnato alle idee da Platone. A sostegno della tesi della derivaz i onepl a t oni c ade l l ’ e nt i t àde l l amacheide c ’ èa nc hel ac os t i t uz i onel i ng ui s t i c adi tale nome: il vocabolo eídos, idea, è così spiccatamente platonico che sarebbe assurdo pens a r ec heEma nue lLa s ke r ,s t udi os odif i l os of i aqua le r a ,l ’ a ve s s ei g nor a t o. In ogni caso esiste un problema non da poco che è quello di combinare il concetto di macheide c onl ’ i ndeterminazione quantistica a livello profondo. Come abbiamo notato Lotta risale al 1905, e quindi ad un periodo anteriore alla ricezione scientifica della r i vol uz i onede iqua nt i ,equi ndièc hi a r oc hel ’ a ut or ef ar i f e r i me nt oa l l enoz i onide lXI X secolo. Comunque, dato che per sistemi fisici macroscopici la rilevanza quantistica è in un certo senso trascurabile, si può ipotizzare che il campo proprio della lotta sussista ad un livello di realtà dove le regole del gioco fanno sì che si dia il problema della scelta, dando così modo di formulare il problema della scelta migliore. Nonostante il marcato carattere di idealità posseduto dalla macheide, Lasker sottolinea 21 c he“ l emacheidi i nna t ur ae s i s t ono” pe rda vve r o.Di c eLa s ke rc he“ pr oba bi l me nt eg l i atomi possono essere concepiti come autentiche macheidi, giacché obbediscono al principio di Gauss della minor costrizione, e anche ad altri principi che implicano che una quantità di energia resti ai minimi livelli possibili in tutti i loro concreti movi22 me nt i ” . Quie nt r ai ng i oc oa nc heunas or t adic a r a t t e r e“ a r i s t ot e l i c o”de l l amacheide. Se la macheide possedesse solo caratteri platonici, essa non potrebbe essere concepita in ne s s unc a s oc omer e a l t àna t ur a l e .Tut t a vi ac ’ èun’ a l t r ai mpor t a nt eos s e r va z i onedaf a r e : il Lasker non assegna mai il carattere di macheide a dun’ e nt i t àc os c i e nt e ,pe r c héa nc he qua ndos ir i f e r i s c ea g l ie s s e r ivi ve nt is ol o“ g l ii s t i nt ide l l epi a nt e ,de g l ia ni ma l iede g l i 23 uomini sono macheidi” , e in alcun modo la vita consapevole. Bisogna dire che qui trape l aunadi c ot omi af onda me nt a l ede l l as t or i ade l l ’ uma ni t à ,c i oèque l l af r ana t ur ae c ul t ur a .L’ a ut or e ,me nt r ea s s e g nai lc a r a t t e r edimacheide alla natura, non lo fa con la rappresentazione di essa operata dalla vita intelligente, ed è per questo che ebbe la necessità di introdurre un ente ideale per dar vita allo stratega perfetto. Quindi, si potrebbe ipotizzare che il Lasker instauri una distinzione sulle orme di Anassagora, il quale aveva posto il principio di tutte le cose nel noús,c i oèl ’ intelligenza, che però il filosofo greco pone vane l l ana t ur ai na ni ma t api ùc hene l l ac os t i t uz i onede l l ’ uomo.Lat e or i ade l l ’ i nt e l ligenza come principio di tutte le cose sarà poi ripresa da Aristotele, che magistralmente la svilupperà con una coerenza senza pari, fino ad arrivare alla dottrina del motore immobile come pensiero di pensiero. Detto questo, è da rilevare il tentativo laskeriano di fondere platonismo e aristotelismo nel concetto di macheide, risolvendo in qualche modoi lf a mos opr obl e made l l a“ pa r t e c i pa z i one ”de l l ana t ur ac onl ei de e ,c i oède lc ont a t t oc hei lmondona t ur a l epot r e bbea ve r ec onl ar e a l t àde l l ’ i pe r ur a ni o,l ’ unoc or r ut t i bi l eel ’ a l t r ai nc or r ut t i bi l e .Lar e a l t àna t ur a l es it r ove r e bbeapos s e de r e ,s e c ondoque s t a concezione, un alto gr a dodipe r f e z i onec her i c hi a maa ddi r i t t ur aque l l ode l l ’ e nt ei de a l e della macheide, e che la mente umana, e in generale la rappresentazione consapevole de lmondo,r i ma r r às e mpr eun’ a ppr os s i ma z i onea l l os t a t odimacheide. Ma adesso si pone una domanda. È veramente plausibile sostenere il concetto della macheide? Quale posizione filosofica potrebbe in ultima analisi supportare questo concetto? Se ora come ora dovessimo dare ascolto al buon senso, e soprattutto ai guadagni 21 Ivi, pag. 21. Ivi, pag. 21 –22. 23 Ivi, pag. 22. 22 Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 40 scientifici del XX secolo, potremmo dire che la soluzione più adatta al problema forse è que l l ade l l ’ a doz i onediunapos i z i onerealista,ne ls e ns odiunat e s ig e ne r a l ede l l ’ i r r i duc i bi l i t àde l l ’ e s s e r ea lpe ns i e r o,es os t a nz i a l me nt ediunavi s i onede lmondoc omec ons i stente di una totalità determinata di elementi in relazioni determinate, e che la mente uma nas i aunas or t adi“ c a l c opa r z i a l e ”de lmondos t e s s o,i nc a pa c edic r e a r enuove entità, ma in grado di scoprirle. La posizione del realismo si differenzia da quelle del concettualismo e del nominalismo, secondo le quali le entità, o elementi del mondo che la mente tratta, sono o dei concetti che esistono solo nella mente stessa ma non al di fuori (concettualismo), oppure ancora dei semplici nomi (nominalismo), con una realtà quindi legata al linguaggio naturale e alle correlazioni tra le parole e nulla più. Nel corso della storia vi sono stati molti sostenitori per tutte queste posizioni; tuttavia, il fatto che per esempio i teoremi limitativi dei sistemi formali implichino immancabilmente che qualche verità esista e stia al di fuori di essi è un chiaro invito alla posizione realista, cioè il riconoscimento che la verità è qualcosa di più grande di qualsiasi struttura creata per codificarla; del resto, lo scopritore degli stessi teoremi, il logico Kurt Gödel, si prof e s s òs e mpr eunr e a l i s t a ,c r e de ndone l l ’ e s i s t e nz ae f f e t t i vade l l ee nt i t àma t e ma t i c he . Anc he l ’ a nda me nt o mi c r os c opi c o de is i s t e mi f i s i c iè a l t r e t t a nt oa l l e t t a nt e pe r c or r obor a r el ’ i pot e s ir e a l i s t a ,pe r c héi lf a t t oc hede l l ei nf or ma z ioni restino sistematicame nt ee s c l us eda l l apor t a t ade l l ’ uomo,ec hea lc ont e mpos ide bbar i c onos c e r ec hea prescindere dalla nostra conoscenza il mondo non abbia cessato di esistere, ma abbia continuato ad essere la realtà autonoma che è, è un altro richi a moa l l ’ i r r i duc i bi l i t àde l l ’ e s s e r ea lpe ns i e r o. Ora, la questione sul piano della lotta non è difficile da formulare. Per giustificare una sorta di realismo macheico basta porre la seguente domanda: è lecito supporre che data una situazione di scontro esista in linea di principio un decorso oggettivamente favorevole per una delle parti in causa a seconda di come si comporti tale parte? Ecco che allora la macheide si trova giustificata nella sua esistenza reale e concreta, perché è chiaro che il trovare la strategia migliore è una questione di calcolo a partire da una situazione di ignoranza. Un esempio banale può aiutare a farlo comprendere: anche se per una data posizione su di una scacchiera uno scacchista mediocre non vede via di fuga sotto la pressione avversaria, ciò non significa che tale via di fuga non esista l l ’ a t t ua z i onedit a l evi adif ug a .Sa r e bbe affatto, cioè che non vi sia la possibilità de assurdo ammettere che nel momento in cui sieda uno scacchista mediocre davanti alla scacchiera talune possibilità non esistano, e che quando sieda un grande maestro passino ad esistere. Quello che è ragionevole pensare è che il decorso di una posizione abbia delle intrinseche possibilità di evoluzione, maturate nel corso degli eventi, e che restino semplicemente da scoprire da parte dello scacchista, a prescindere dal livello di que s t ’ ul t i mo.Unapos i z i onec onc e t t ua l i s t aa s s e g ne r e bbe ,pe re s e mpi o,l ’ e s i s t e nz adiuna combinazione brillante alla mente di un certo scacchista, ma è chiaro che per esistere nella mente di qualsivoglia giocatore tale combinazione prima di tutto debba essere possibile sulla scacchiera, cioè in un terreno indipendente da qualsiasi mente umana, dato che dopo il momento della fissazione delle regole del gioco si può dire che esso segua la sua strada, andandosene dalle nostre mani. In questo senso la macheide costituisce una vera e propria visione del mondo: per qualsiasi sistema di regole del gioco è possibile pensare che tali regole determinino per loro conto un insieme di correlazioni, che secondo una scala di valore si differenzieranno in buone e migliori, oppure in cattive e peggiori. Tali correlazioni, una volta dato vita al gioco, sono immodificabili. Questo sembra valere per qualsiasi sistema, come per esempio il linguaggio: la buona poesia non sembra certo essere una questione opinabile, ma sembra al contrario che esistano per davvero correlazioni brillanti e correlazioni me nobr i l l a nt ii ns e ns oa s s ol ut o.I nf i nde ic ont ia l l or ac i òc hec a r a t t e r i z z al ’ a r t e ,c ome Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 41 la scienza, non è il creare dal nulla, ma lo scoprire quello che già esisteva da sempre prima di noi. È questo un tema che Emanuel Lasker esplorerà a fondo nella sua Filosofia dell ’ i ne s aur i bi l e , opera a cui si accennava sopra. Infatti, alla fine di questo percorso, non si può non attribuire un carattere di infinità alla macheide stessa, o, per dirla con Lasker, di inesauribilità. Del resto, se si volge lo sguardo a ciò che si costituisce sulla scacchiera, ben si intende quello che può voler significare il carattere dell’ i nf i ni t àde l l amacheide. Come si sa, da molti anni ormai si costruiscono programmi giocatori di scacchi che simulano i processi umani di scelta nei confronti delle mosse da eseguire; tuttavia si è be nl ung ida l l ’ a ve rc os t r ui t ounama c c hi nac heesaurisca il gioco degli scacchi. Tale algoritmo, infatti, si suole definire come impraticabile, anche se non impossibile in linea di principio. La barriera alla realizzazione di tale macchina è prima di tutto fisica, perché il numero delle combinazioni possibili presenti sulla scacchiera parte da un minimo alla posizione di partenza fino a moltiplicarsi in maniera più che esponenziale fino ad arrivare ad un numero spropositato. Tale numero di combinazioni richiederebbe, per essere esaurito (ciò che equivale alla realizzazione della macchina matematicamente invincibile) necessiterebbe di una massa maggiore a quella concretamente presente in t ut t ol ’ uni ve r s o,oppur ediunt e mpodie s e c uz i onec her i s ul t ae s s e r es upe r i or ea l l ’ e t à de l l ’ uni ve r s os t e s s o.Ta l ema c c hi nai nvi nc ibile è la macheide. 3. La macheide e il Lasker scacchista Se si prende sul serio questa infinità o inesauribilità della macheide, allora un grosso pa s s oi na va nt ipuòe s s e r ef a t t o,i nc onc r e t o,ne l l ’ a t t i vi t às c a c c hi s t i c a .Unaf r a s ea l quanto sorprendente di Emanuel Lasker riportata nel suo Manuale degli scacchi è quella i nc uie g l idi c edia ve rs pe s og l iul t i mit r e nt ’ a nnide l l apr opr i avi t ape rdi me nt i c a r et ut t o quello che aveva appreso nei primi trenta. Questo, detto dal Lasker scacchista, suona molto interessante. Se si prova ad analizzare quale sia il processo mentale più caratteristico dei giocatori di scacchi si accorderà che è una sorta di scrematura di alternative. Ovviamente, essendo possibile effettuare un solo tratto alla volta, il giocatore di vedrà costretto a scegliere un seguito ed uno soltanto. Cerchiamo di soffermarci proprio su que s t o:l ’ uni c os e g ui t oa dot t a t oc ont r ol amol t e pl i c i t àde is e g ui t ipos s i bi l i .Sipot r e bbe caratterizzare il processo del giocatore come una sorta di dimenticanza de l l ’ i nf i ni t ope r mezzo della memoria, in quanto egli cerca di giustificare il tratto proprio ricordando quello che succederà in futuro. Purtroppo questo processo porta con sè la disgrazia, o la fortuna, del passato, il quale potrà essere utilizzato al meglio solo da un giocatore molto s a g g i opoi c héèun’ a r maadoppi ot a g l i o.Daunl a t of or ni s c er i c or dis ug l ia c c a di me nt i pa s s a t ic hepot r e bbe r or i pr e s e nt a r s ii nf ut ur o,mada l l ’ a l t r or i s c hi adie c l i s s a r emol t e novi t àpr ove ni e nt ida l l ’ i nf i ni t oa t t ua bi l es ul l ascacchiera. Se il Lasker usò proprio il vocabol o“ di me nt i c a r e ”pe rr i f e r i r s ia dunapr a t i c ac hee g l ig i udi c òoppor t unape ri l miglioramento del suo gioco, allora un motivo serio ci deve essere, dato che siamo al cospetto forse del più grande giocatore di tutti i tempi. È a proposito di questo che possiamo affrontare una connessione diretta che il concetto di macheide ha con il Lasker scacchista. È noto che lo stile di gioco di questo campione del mondo è stato più volte definito inimitabile, proprio perché non si riusciva, e forse non si riesce ancora, a rintracciare i motivi stringenti ed ultimi per cui egli si risolveva in favore di una mossa pi ut t os t oc hediun’ a l t r a .Qua l ipa r t i c ol a r ipr i nc i pia ve vae l a bor a t oi lLa s ke rpe ra t t ua r e dei piani estremamentef uor ida g l is c he mic omunide is uoit e mpi ?L’ a ut or ei nLotta delinea un sistema di principi generali che a sua detta possono e dovrebbero valere per chiunque si prefigga di costruire un piano vincente in una molteplice varietà di discipline che non si limita alla sola attività scacchistica. Si è parlato del lato psicologico del gioco di Lasker: egli stesso ne parlò ma in modo non chiaro, a volte arrivando quasi a Scacchitalia - Organo Ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana - n. 5/2008 42 Numero 5 - Maggio 2008 smentire un suo approccio squisitamente psicologico verso gli avversari, ma quello che risulta visibile dalle sue partite è che spesso e volutamente egli optava per un tratto che non era il migliore in assoluto per una data posizione, ma che invece si rivelava esasperatamente ostico per un determinato avversario. Il grande José Raul Capablanca espresse in modo esplicito la sua opinione in questa stessa questione: secondo il campione del mondo cubano qualsiasi buon giocatore avrebbe dovuto attenersi strettamente alla posizione presente presso la scacchiera per formulare il corretto giudizio ai finide l l ’ e laborazione del piano. Quello che in ogni caso risulta interessante è che in fin dei conti un piano viene generalmente formulato a partire da regole e principi ricavati dalla posizione in atto, ma se un giocatore riuscisse a carpire le regole e i principi propri della me nt ede l l ’ av v e r s ar i o , di quale tipo di vantaggio godrebbe questo speciale giocatore? Forse del vantaggio di poter conglobare nella stessa formulazione del piano i principi sommi e particolari di una determinata persona (cioè la natura sua propria), i quali sono differenti caso per caso, riuscendo così a vedere un piano specifico per ogni avversario, pi a noc her i s ul t e r e bbes i c ur a me nt epi ùg e ne r a l edique l l oe vi nt oda l l ’ a na l i s ide l l as ol a oggettiva posizione presente sulla scacchiera, aggiungendo anche il fatto che se questo sistema di principi fosse statico, ancora non si sarebbe giunti alla sua piena espressione. Tale sis t e madipr i nc i pide v’ e s s e r edi na mi c o,c i oèi nc os t a nt eemut uoc a mbi a me nt ope r mezzo delle relazioni degli elementi di base, come la bellezza non è il semplice accostamento delle parti, bensì una sorta di loro relazione dinamica armoniosa. Ma tutto questo non è forse lo spingersi oltre, arrivando a non precludere nulla, per principio, alla propria visione, come nulla è pr e c l us oa l l ’ i nf i ni t as a pi e nz a de l l a macheide? Riferimenti bibliografici Lasker, Struggle,La s ke r ’ sPubl i s hi ngCompa ny ,Ne w Yor k1907,Lotta, tr. it. di L. Pasinato, Editrice Scacchi e Scienze Applicate, Venezia 2007; E. Lasker, Lehrbuch des Schachspiels, Wertbuchhandel, Berlin 1926, tr. it. Manuale degli scacchi, Edizioni Ediscere, Verona 2004; E. Lasker, Die Philosophie des Unvollendbar, Veit, Leipzig 1918; W. Heisenberg, Fisica e filosofia. La rivoluzione nella scienza moderna, tr. it. di G. Gnoli, Milano 1961. R. 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