LE OBBLIGAZIONI PECUNIARIE
IL PRINCIPIO NOMINALISTICO – E’ noto che la moneta, come qualsiasi altro bene, subisce nel
corso del tempo dei mutamenti di valore. Di conseguenza, una somma di denaro ha un potere di
acquisto* che può variare anche notevolmente nel tempo; in particolare, per effetto
dell’inflazione**, il denaro tende progressivamente a perdere il proprio potere di acquisto. Così, ad
esempio, se nel 1995, con 200 milioni di lire potevo acquistare un appartamento ampio e con buone
finiture, oggi con la stessa cifra (che equivale a circa 103.300 euro), devo accontentarmi di un
immobile assai più modesto.
Allora, si immagini che l’adempimento di una obbligazione pecuniaria non sia previsto come
immediato ma sia differito nel tempo: è possibile che nell’arco temporale che intercorre tra la
nascita dell’obbligazione e la sua estinzione (il momento del pagamento), si verifichi una
diminuzione del potere di acquisto della moneta per effetto dell’inflazione.
L’applicazione del principio nominalistico, dunque, può comportare che, al momento del
pagamento, la somma versata, pari al valore iniziale o nominale, non corrisponda al valore
reale, cioè non tenga conto della diminuzione di valore che, nel frattempo, la moneta ha
subito.
*Potere di acquisto = corrisponde alla quantità di beni e servizi che si può acquistare in un certo
momento con una data cifra.
**Inflazione = consiste in un aumento continuo e generalizzato dei prezzi dei beni e servizi.
LE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA MONETARIA – Di fronte alle oscillazioni di valore della
moneta, le parti del rapporto obbligatorio possono cautelarsi inserendo nel contratto apposite
clausole di salvaguardia monetaria. Con queste i contraenti concordano che la somma dovuta dal
debitore al momento del pagamento non dovrà essere, necessariamente, identica a quella
determinata all’inizio ma andrà calcolata in base a certi indici prestabiliti.
Un caso frequente è la clausola ISTAT secondo cui la somma dovuta si adegua alle variazioni
dell’indice del costo della vita, determinato ufficialmente dall’Istituto Centrale di Statistica. Così, in
una compravendita le parti possono stabilire che il prezzo, pattuito in 5000 euro, dovrà essere, al
momento del pagamento, rivalutato secondo l’indice ISTAT.
GLI INTERESSI – L’art. 1282 c.c. stabilisce che i crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro
producono interessi. Si chiamano liquidi i crediti esattamente determinati nel loro ammontare;
sono esigibili i crediti che possono essere richiesti immediatamente.
Gli interessi, dunque, sono oggetto di una distinta obbligazione pecuniaria che si aggiunge
all’obbligazione principale di pagamento del capitale; essi sono determinati in relazione
all’elemento temporale e all’entità della somma e sono espressi in base ad una percentuale che è
detta tasso o saggio. Si parla di tasso corrente per indicare il tasso di interesse stabilito dalle banche
(attualmente il 4%); il tasso legale è determinato dalla legge; il tasso convenzionale è concordato
dalle parti in deroga al tasso legale. Se è superiore a quest'ultimo, deve essere pattuito per iscritto;
nel caso ci si accordi solo verbalmente per un interesse superiore, si applica ugualmente il tasso
legale. Qualora il tasso di interesse venga aumentato oltre il 50% rispetto al tasso legale o,
comunque, sia sproporzionato rispetto alla prestazione, si commette reato di usura ai sensi dell'art.
644 del codice penale.
I DEBITI DI VALORE comportano che una certa somma di denaro sia dovuta come valore di un
altro bene; tipico esempio è il debito derivante da obbligazione per il risarcimento del danno.
Nei debiti di valore, l'obbligazione pecuniaria nasce solo nel momento della liquidazione, cioè della
determinazione numerica della somma dovuta e, soltanto da quel momento, sarà applicabile ad essa
il principio nominalistico.
OBBLIGAZIONE CIVILE E OBBLIGAZIONE NATURALE
L'obbligazione civile o perfetta conferisce al creditore il potere di agire in giudizio: questo vuol dire
che, nel caso in cui il debitore non adempia, il creditore potrà rivolgersi al giudice per ottenere una
sentenza con la quale il giudice riconosca l'esistenza del suo diritto e condanni il debitore ad
adempiere. Viceversa, nell'obbligazione civile imperfetta il diritto di azione manca e l'adempimento
è motivato da doveri di carattere religioso, morale, di amicizia ecc. Insomma, il creditore non può
pretendere l'adempimento, ma non mancano limitati effetti giuridici. Infatti, l'art. 2034 c.c. dispone
che, nel caso un soggetto abbia ricevuto una prestazione spontaneamente eseguita da un terzo, in
adempimento di un dovere morale o sociale, egli non è tenuto a restituirla. Dunque, si chiamano
obbligazioni naturali quelle obbligazioni imperfette che, una volta adempiute, non consentono a
chi le ha eseguite di richiederne la restituzione; ne sono esempi il debito prescritto, il debito di gioco
o da scommessa.....
APPROFONDIMENTO
Vi è un caso di obbligazione naturale, individuato dalla giurisprudenza, particolarmente importante
e attuale, costituito dalle prestazioni reciproche effettuate dai conviventi more uxorio, cioè da coloro
che convivono come marito e moglie senza essere sposati. Si ritiene che, tra i conviventi, nasca
un'obbligazione naturale di assistenza reciproca: tutte le attribuzioni patrimoniali effettuate dall'uno
all'altro (lavoro domestico, somme di danaro ecc.) una volta spontaneamente compiute, non
possono più essere richieste in restituzione dal convivente che le ha effettuate.