V^ Campagna di Monitoraggio 01-08-09 luglio 2002 La campagna di monitoraggio effettuata in questi giorni ha previsto un’attività straordinaria di sorveglianza del fenomeno mucillagine, a tal proposito la fascia di mare monitorata è stata estesa fino a 10 Km di distanza dalla costa, ben oltre a quanto previsto dalle consuete attività istituzionali di monitoraggio. In relazione ai parametri chimico fisici dell’acqua le rilevazioni effettuate confermano il progressivo riscaldamento dello strato superficiale e la presenza di trasparenze dell’acqua elevate; tutti i rimanenti parametri presentano andamenti tipicamente stagionali. n. 6 - data di pubblicazione: 10-07-2002 Bollettino della costa veneta Lungo tutto l’arco costiero le osservazioni hanno rilevato la presenza di fronti mucillaginosi superficiali distribuiti parallelamente alla costa ad una distanza di circa un miglio nautico; più al largo invece sono state notate numerose di chiazze di materiale gelatinoso distribuite sulla superficie. Gli strati subsuperficiali (dai 2 ai 15 m di profondità), caratterizzati sino a qualche giorno fa dalla presenza di neve marina, sono interessati dall’aggregazione del materiale mucillaginoso che all’osservazione si presenta sottoforma di nuvole, nastri ed estese ragnatele, anche di notevoli dimensioni. Il verificarsi di tale situazione è in stretta connessione con il perdurare di condizioni meteomarine favorevoli che hanno incrementato i processi di aggregazione e di affioramento del materiale gelatinoso. Durante le ricognizioni, in corrispondenza di alcuni punti della costa sono state effettuate immersioni subacquee che hanno evidenziato la presenza di estese stratificazioni gelatinose più tecnicamente definite come “falsi fondi”, in corrispondenza dello strato dove la temperatura dell’acqua cambia bruscamente di valore, attorno ai 7-10 metri di profondità; il materiale osservato, grazie alla presenza di microbolle di gas imbrigliate nella massa gelatinosa tende progressivamente a portarsi verso la superficie seguendo nella risalita il gradiente termico. La mucillagine osservata durante le immersioni è apparsa di colore lattescente, cosa che fa presupporre la sua recente aggregazione. Il perdurare di condizioni meteomarine favorevoli e l’ulteriore incremento della temperatura potrebbero favorire la risalita del materiale che risiede attualmente negli strati subsuperficiali. Il regime correntometrico e la tipologia dei venti regoleranno durante i prossimi giorni gli spostamenti in senso orizzontale degli affioramenti superficiali. Condizioni meteomarine durante i controlli Copertura del cielo I punti di campionamento Stato del mare generalmente calmo Venti Intensità brezza leggera Direzione Bora Levante sereno Altezza onde 0 cm Il Bollettino del mare viene emesso con cadenza quindicinale. I controlli vengono effettuati nell’ambito del Piano di Monitoraggio per il controllo dell’Ambiente marino costiero MINISTERO DELL’AMBIENTE - Servizio Difesa Mare Tutte le analisi vengono effettuate dai Dipartimenti Provinciali ARPAV di Venezia e di Rovigo Cristina Bresolin - Silvia De Boni Osservatorio Regionale Acque - ARPA Veneto E-mail: [email protected]; [email protected] Sito web: www.arpa.veneto.it appartengono al Phylum degli Artropodi, i primi ad “inventare” appendici articolate quali zampe ed antenne ed uno scheletro esterno piuttosto rigido. Le appendici anteriori sono distinte in antenne, mandibole e mascelle con occhi composti. La classe dei Crostacei è la sola grande classe degli artropodi prevalentemente acquatica. La maggior parte dei crostacei vive in ambiente marino ma esistono anche specie di acqua dolce. Il corpo è suddiviso in tre parti: capo, tronco, suddiviso a sua volta in torace ed addome. Il capo porta cinque paia di appendici, le prime due sono trasformate in antenne, seguite da un paio di mandibole, di solito corte e robuste che servono per triturare e mordere; vi sono infine due paia di mascelle con funzione masticatrice accessoria. Il tronco è composto da una serie di numerosi segmenti separati e simili, che presentano diversi gradi di specializzazione e termina con un ultimo segmento denominato telson. Il numero di segmenti varia da gruppo a gruppo. In molte specie il torace è coperto da un carapace, una specie di guscio duro, spesso calcificato che forma una vera e propria corazza; questa viene cambiata stagionalmente durante il periodo della “muta”. Il carapace può racchiudere anche completamente il corpo. I crostacei posseggono inoltre una cuticola che di solito è calcificata. I crostacei ancestrali erano animali planctonici nuotatori ma la maggior parte di essi è diventata bentonica sviluppando appendici più massicce e adatte per camminare o scavare. Alcuni ordini di crostacei, in particolar modo i crostacei bentonici, sono organismi filtratori e si nutrono pertanto di plancton e di detriti; numerose e sottili setole montate su particolari appendici fungono da filtri per la raccolta delle particelle alimentari. Gli altri crostacei sono spazzini, erbivori o carnivori. Per afferrare o raccogliere il cibo sono state adattate o le appendici anteriori del tronco o quelle toraciche, trasformate in robuste pinze o “chele” utilizzate sia per la difesa che per l’offesa; le mascelle e le mandibole servono a trattenere, mordere e triturare. La predazione è sviluppata prevalentemente nei crostacei di maggiore mole; molti gruppi sono anche parassiti. I crostacei posseggono occhi composti che possono adattarsi sia alla luce viva sia alla luce debole; in molti crostacei è stata dimostrata anche la discriminazione dei colori. Questi animali non hanno sviluppato biotossine, probabilmente perché lo scheletro e le chele, di cui spesso sono muniti, sono strutture sufficienti a proteggerli da eventuali predatori. Nonostante ciò sono stati riportati casi di avvelenamento in seguito alla loro ingestione e le prime indagini hanno dimostrato che alcuni esemplari contenevano la saxitossina, la stessa tossina estratta da alcuni molluschi bivalvi. I crostacei sono a sessi separati e la loro fecondazione è interna. L’habitat varia a seconda delle specie: scogli, fondali rocciosi, fangosi o sabbiosi; si possono trovare esemplari a partire dalla battigia fino a diverse centinaia di metri di profondità. Squilla mantis Denominazioni dialettali Inglese / tedesco Mantis shrimps (inglese) Goger, Goger, Meerheuschrecke (tedesco) notevole interesse commerciale Contenuto calorico 82 kcal/100 g prodotto Homarus gammarus L’astice Denominazioni dialettali astese (VENETO), longobardo (LIGURIA), grillo de mar (FRIULI) Lobster (inglese) Hummer, Hummer, Gemeiner hummer (tedesco) Pregio commerciale notevole interesse commerciale Contenuto calorico 85 kcal/100 g prodotto Piatti tipici regionali canocia (VENETO), balestrin (LIGURIA), canocia (FRIULI) Pregio commerciale Piatti tipici regionali Inglese / tedesco La canocchia Astice alla busara, busara, astice in camicia Canocie roste, canocchie al sugo Phylum: Artropodi Classe: Crostacei Ordine: Stomatopodi Famiglia: Squillidi Squilla mantis Specie: Morfologia I crostacei marini detti “canocchie” o “pannocchie” sono ben conosciuti nel nostro mare; il loro nome scientifico è Squilla mantis. La canocchia presenta un corpo appiattito e allungato di colore bianco-grigio con sfumature violacee, simili alla madreperla; presenta sulla coda due macchie scure ciascuna circondata da un anello biancastro, quasi a simulare la presenza di due grandi occhi per confondere gli eventuali predatori. Generalmente misura da 12 a 15 centimetri, il capo è munito di antenne, le prime sulla sommità possiedono tre rami, il secondo paio, invece, possiede una squama frangiata ben sviluppata. Possiede occhi grandi di forma allungata che sono attaccati a due appendici mobili sopra il capo. Lateralmente sono presenti due pseudochele ben sviluppate utilizzate per la predazione, che possiedono il margine interno provvisto di lunghe spine. Il torace è costituito da cinque segmenti liberi a cui si articolano le appendici toraciche; l’addome è grosso e più largo del torace, costituito da sei segmenti; l’ultimo termina con una specie di coda dentata (telson), spinosa al margine e che viene usata come una grossa pinna. Habitat La canocchia conduce una vita solitaria e abita quasi esclusivamente fondali sabbiosi e fangosi. Vive sino a profondità di 200 metri, ma generalmente gli esemplari vengono rinvenuti tra i 10 e i 50 metri dove scavano tane a forma di lunghe gallerie. Vive rintanata per tutto il giorno, solo di notte lascia il nascondiglio per andare alla ricerca di cibo o per cercare compagnia a scopo riproduttivo. Nuota con movimenti a balzi, la spinta viene data dalle appendici addominali (pleopodi) utilizzate a mo’ di remi, mentre le grosse squame anteriori servono come timoni. Il cibo delle canocchie è rappresentato da piccoli pesci, crostacei ed altri invertebrati. La preda viene catturata con movimenti fulminei, magari dopo un inseguimento, oppure dopo lunghe ore di agguato all’apertura del nascondiglio. E’ molto comune nelle nostre coste ed è ampiamente distribuita anche nel Mediterraneo e nell’Atlantico Orientale. E’ pescata con reti a strascico o con attrezzi fissi ed è preferibile farlo durante la notte quando gli individui escono fuori dalle tane per cercare cibo; buoni risultati si ottengono anche dopo le mareggiate come conseguenza della distruzione di gran parte delle tane e dei rifugi. Riproduzione E’ una specie a sessi separati. Il maschio possiede testicoli a forma di tubuli convoluti, situati nell’addome e riuniti nel telson. Anche gli ovari femminili si estendono da metà del torace a tutto l’addome per riunirsi alla fine del telson. In primavera il richiamo alla riproduzione spinge la canocchia a trovare un compagno per un tempo breve durante il quale avviene la fecondazione. I maschi attraverso strutture filamentose (3°paio di zampe modificate) introducono lo sperma all’interno di un ricettacolo seminale, a forma di tasca, posto nella parte mediana del torace, proprio dove sboccano gli ovidotti. Le uova fecondate, successivamente, vengono riunite in una massa globulare grazie ad una secrezione adesiva che viene prodotta da ghiandole speciali. La ovodeposizione impegna per molto tempo la canocchia che lavora intensamente impastando le uova con le zampette anteriori reggendosi sulla coda come se fosse seduta. Alla fine la massa di uova assomiglia ad una grossa noce che viene rigirata e ripulita di continuo. Durante questo periodo la femmina rimane completamente a digiuno. Dopo la schiusa, le larve conducono breve vita pelagica per poi maturare e dare inizio alla vita bentonica. Per pulire le canocchie è consigliabile lasciarle per un certo tempo in acqua tiepida e leggermente salata; durante questo periodo non vanno mai toccate in modo che l’eventuale sabbia possa depositarsi sul fondo del recipiente. La canocchia ha carni pregiate e molto apprezzate soprattutto nei mesi invernali perché in questo periodo le carni sono sode e le femmine sono piene di uova giudicate prelibatissime dagli intenditori. Le uova formano sul dorso dell’animale un tubicino di color arancio denominato “corallo”. La cucina veneta arrostisce le canocchie ponendole sulla placca del forno ben caldo per circa 10 minuti, dopo averle ben unte. A cottura ultimata la corazza viene incisa lungo i due lati per permettere di spolpare agevolmente l’animale. La polpa si insaporisce con un po’ d’olio e prezzemolo. Così preparate sono conosciute come “Canoce roste” Gli occhi composti e peduncolati delle canocchie sono ben sviluppati, la superficie corneale forma un grosso disco ovale rigonfio all’estremità del peduncolo, considerando la posizione e la vicinanza fra gli occhi si presume che questi crostacei ci vedano proprio bene ed è come se avessero una visione a “tutto tondo”. Phylum: Artropodi Classe: Crostacei Ordine: Decapodi Famiglia: Nefropidi Homarus gammarus Specie: Morfologia L’astice detto anche “elefante di mare” o “grillo” è uno dei crostacei più grossi dei nostri mari, può raggiungere dimensioni notevoli raggiungendo anche i 5 Kg di peso. Una caratteristica peculiare dell’astice è rappresentata dal fatto che presenta una chela più grande dell’altra. Solitamente è lungo tra i 20 ed i 40 cm e solo occasionalmente può raggiungere i 50 cm di lunghezza. Il corpo è allungato e ricoperto da un carapace (guscio) liscio, nella parte anteriore, da cui si diramano 13 paia di appendici. Sul carapace è visibile un solco che raggiunge la parte codale. Il primo paio di appendici termina con le chele che assomigliano a delle grandi pinze morfologicamente e funzionalmente diverse, una è denticolata e viene utilizzata per tranciare, mentre l’altra è una specie di pinza che serve per trattenere la preda. Anteriormente, sopra le articolazioni delle chele, vi sono due antenne sottili molto lunghe e di colore rossastro con funzione sensoriale. La parte posteriore del corpo (addome) è formata da sei segmenti. La colorazione è nero-bluastra con marmoreggiature gialle sul dorso mentre il ventre è giallastro. Dopo la cottura assume una meravigliosa colorazione rosso corallo. Habitat E’ un animale sedentario e territoriale, ma in grado di compiere ampi spostamenti. Vive in tane scavate nel fondo o ricavate da spaccature alla base delle scogliere, dalle quali esce prevalentemente di notte in cerca di cibo. Lo si può ritrovare ad una profondità variabile che va da pochi metri di profondità fino anche a 150 metri. Si nutre per lo più di molluschi, vermi e organismi morti. L’astice ha un carattere un po’ difficile, è prepotente, forte, spavaldo e profondamente anarchico. Non ama assolutamente la compagnia, e se ne sta solo soletto nel suo antro; guai se qualcuno osa disturbarlo durante le sue lunghe meditazioni, reagisce subito, in modo brusco e violento, assale l’intruso con furia brandeggiando minacciosamente le sue enormi tenaglie. E’ dotato di grande coraggio e spesso non si arresta nemmeno di fronte a nemici molto più grandi di lui. Il suo habitat preferito è rappresentato da grandi scogli isolati che si innalzano come castelli incantati su fondali fangosi, dove la luce del sole arriva a fatica; lo si incontra frequentemente anche in Adriatico dove abita nicchie ecologiche particolari dette “tegnue” disseminate fra le distese dei fondali sedimentosi. La pesca è generalmente artigianale e viene effettuata con nasse; accade spesso comunque che l’astice rimanga impigliato tra le maglie delle reti a strascico dei pescherecci. E’ una specie di assai elevato interesse commerciale; le carni sono ottime, pregiate tanto quanto quelle dell’aragosta, anche se “c’è chi dice che…” la polpa dell’astice è più dura e filacciosa. Viene commercializzato fresco vivo o anche congelato. Riproduzione La specie è a sessi separati, con le gonadi poste rispettivamente nella parte dorsale del torace o dell’addome; la fecondazione è interna ed è successiva all’incontro sessuale. Dopo la fecondazione le uova vengono deposte insieme ad un secreto cementante grazie al quale vengono fissate sotto l’addome, raccolte in grappoli di color arancio, dove rimangono per 10-11 mesi fino al momento della schiusa. Dalle uova si libereranno delle larve natanti che andranno incontro a vari stadi di sviluppo. La stagione degli amori coincide con la tarda primavera; la femmina generalmente depone le uova durante il mese di giugno. …LA MUTA Il guscio rigido che ricopre e protegge l’astice, come per la maggior parte dei crostacei, non si accresce con l’animale, ma viene cambiato ad ogni stagione attraverso un processo specifico detto “muta”. La muta e l’accrescimento continuano per tutta la vita dell’individuo, anche se le mute, con il passar del tempo, diventano via via sempre più distanziate. In alcuni crostacei, le mute e l’accrescimento cessano quando è stata raggiunta la maturità sessuale o un determinato peso corporeo. LE FASI della MUTA: - 1. PROECDISI 2. ECDISI 3. POSTECDISI vi è una fase iniziale preparatoria “proecdisi” che è caratterizzata da un continuo accumulo di riserve nutrizionali e da un aumento di calcio ematico proveniente dal riassorbimento del vecchio guscio, lungo linee preferenziali: proprio da tali zone inizierà la spaccatura. Dopo il distacco della vecchia cuticola dall’epiderma e la secrezione di una nuova epicuticola, l’animale è pronto per il processo di “ecdisi” vero e proprio. A questo punto l’astice cerca un ricovero protetto oppure rimane nella sua tana che gli è più familiare; in seguito le linee di spaccatura cedono, il guscio si apre permettendo all’animale “nudo” di abbandonare la vecchia corazza. Contemporaneamente l’animale assorbe acqua rigonfiandosi ed aumentando così le sue dimensioni. Nudo nella sua tana l’astice è molto vulnerabile ed indifeso, di solito in questo momento passa il tempo mangiando il vecchio carapace, assicurandosi così un adeguato apporto di sali di calcio. Durante l’ultima fase quella conclusiva, detta “postecdisi” viene secreta la endocuticola ed avvengono la calcificazione e l’indurimento del nuovo carapace. La postecdisi è la fase più lunga di tutto il ciclo della muta.