ADOLESCENTI: NATIVI “DIGITALI” Gli adolescenti di questa generazione sono nati “succhiando” latte e pc, dimostrando una predisposizione, attitudine e padronanza a questo strumento di lavoro e comunicazione assolutamente naturali già dall’infanzia. Se da una parte tale acquisizione ha vantaggi, dall’altra rischia di diventare lo stimolo attorno a cui ruotano interessi relazioni, spazi e vita. Trasformandosi così da mezzo a bisogno,da opportunità a dipendenza. Obiettivi: Riconoscere e valorizzare un mezzo ormai imprescindibile della vita degli studenti, aiutandoli ad avere informazioni e formazioni per definire limiti e rischi che l’eccessivo uso e investimento, nonché abuso possono provocare. Metodologia e contenuti: - Attivazione di classe per condividere info sull’uso specifico di internet e social network (finalizzato alla comprensione del loro bisogno e della loro consapevolezza), opinioni e implicazioni emotive. Valorizzazione degli aspetti positivi di tale strumento di info e comunicazione (es. fare nuove conoscenze, mantenere contatti con persone lontane e riallacciare rapporti passati, costruire identità di gruppo legate ad interessi e passioni comuni, realizzando il concetto di comunità virtuale che nasceva con l’introduzione di internet, avere info libere e liberamente) - Considerazione dei rischi legati alla dipendenza da tali stimoli e da disponibilità agli stimoli, da amicizie e aggiornamenti di identità virtuali. Quali dipendenze? Sociale, network addiction e friendship addiction. Ruolo della prevenzione primaria e secondaria - Ripercussioni che tale mezzo di “Identità” sociale implica nell’individuo [(Es. Cambiamento di identità, “sono chi voglio essere” non chi sono veramente. Problematiche di Identità : identità fluida (flessibile in base alla necessità del mio bisogno e del mio interlocutore): dimensione assolutamente negativa per un adolescente che sta sperimentando e costruendo basi per la propria identità futura. Assenza di intimità, Necessità di ESSERE VISTO, Necessità di FARSI VEDERE per esistere. Stalking, troll. Abuso e manipolazione di informazioni ] Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta ANSIA E DINTORNI: da emozione protettiva, a segnale di pericolo. Le forme possibili dell’ansia L’ansia è un’ emozione che segnala la presenza di un “pericolo”… Nasce quindi come dotazione protettiva, che ci invita ad occuparci di noi o di lavorare per allontanarci da qualcosa di negativo: è successo qualcosa che ci ha attivato/preoccupato non facendoci sentire padroni/attrezzati alla situazione, stiamo affrontando un cambiamento che non riusciamo a gestire in modo appropriato, la vita ci sta chiedendo di attrezzarci al nuovo e a nuove sfide… L’ansia è un’occasione che ci muove verso nuove acquisizioni in termini di uso di risorse e di obiettivi evolutivi. Da segnale a sintomo: Può succedere che da inizialmente modesta possa trasformarsi in un’opprimente sensazione di apprensione, iperattivazione fisica e psichica, strutturandosi in veri e propri disturbi. Scopi modalità e contenuti dell’intervento: - psicoeducazione alla funzione preventiva/protettiva dell’ansia ansia come segnale di un disagio fino allo strutturarsi del disturbo (D. d’ansia generalizzato, attacchi di panico, fobia sociale..) tecniche e strategie per la gestione dell’ansia (cognitivo comportamentali) contenuti cognitivi che giustifichino l’ansia scolastica e non significati dell’ansia nella storia evolutiva di un adolescente ricollocazione dell’ansia come mezzo di riconoscimento di richieste evolutive in atto, mantenimento della funzione protettiva Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta LE DIPENDENZE Scopi e temi dell’intervento: Promuovere nei ragazzi livelli di consapevolezza su più fronti: • • • informativo: quali droghe e i loro vari effetti, abuso, tolleranza, assuefazione, dipendenza fisica – psichica, sfatare miti positivi o false credenze rispetto all’identità delle droghe nel senso comune dei giovani. Alcool e fumo: malattie pediatriche. Uso e abuso di farmaci. educativo - psicologico: cosa spinge ad usare questa forma di “autoterapia”, uso sociale della sostanza (concetto di droga come sostanza ricreazionale), ragioni, cause, problematicità, caratteristiche psicologiche o psicopatologiche collegate al concetto di vulnerabilità; come affrontare le fragilità/sintomi e bisogni che spingono all’uso, come arrivare a farsi aiutare; perché uno sceglie anche di spacciare: valenze psicologiche ed implicazioni etico valoriali. modalità di intervento: cosa fare se si vive una realtà di dipendenza, quali sono i servizi del territorio che si occupano di questa specifica forma di dipendenza, cosa offrono. Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta APPRENDIMENTO E COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ: IL BISOGNO DI CONOSCENZA L’adolescenza è la fase evolutiva di rapporto con il nuovo: interno ed esterno. Da una condizione di totale dipendenza dalle figure genitoriali e di accudimento, ci si apre ad impulsi e stimoli che chiedono lo sforzo di un cambio di prospettiva: dalla passività e familiarità, all’attività e all’apprendimento di un rapporto con il nuovo. Molto spesso il rischio è che lo studente iperinvesta in modo intellettualizzato la conoscenza, vivendo i voti e gli esiti come rappresentazione della sua identità, e trasformando strumenti di gestione della conoscenza, come ad es. le modalità di studio mnemonico, in forme di sicurezza stabili rigide e asettiche, negandosi così il passaggio verso un rapporto di maggior padronanza e personalizzazione con l’apprendimento. Tale condizione impedisce il passaggio da una sicurezza esterna (esito - voto), ad una sicurezza interna (interesse, confronto con potenzialità, risorse e limiti). Gli elementi di importanza rilevante rispetto a questo passaggio implicano che lo studente possa fare i conti con: La possibilità di passare dalla passività da “esecutore” di un compito, all’attività di poter capitalizzare la conoscenza: Tale movimento risulta possibile se si apre un dialogo studente – docente in cui entrambi i soggetti si trovino in una condizione di competenza: il docente è un mentore che “trasmette” la conoscenza, attiva l’autonomia, stimola l’interesse che lo studente impara a riconoscere ed esprimere, veicola la consapevolezza che attraverso l’apprendimento può acquisire “cose” che gli possono essere utili, stimolando nell’adolescente aree di interesse “dimmi tu quali sono le tue passioni, i tuoi interessi…”, aumentando così il desiderio e poi il bisogno di conoscere. Dal canto suo, lo studente, accetta la condizione di limite, apprende il “valore” dell’errore, impara a leggere le frustrazioni come mezzi di scoperta e di conoscenza di sé, delle proprie peculiarità, attitudini, limiti, uscendo dalla logica “perfezione-sicurezza”, ed entrando nella dimensione della potenza relativa “ho dei limiti, ma ho anche grosse potenzialità”. Mediazione fra realtà esterna e realtà familiare Il docente diventa per l’adolescente un traghettatore fra aspettative e realtà di dipendenza dalla famiglia, e la sperimentazione, grazie alla propria funzione, di aspettative legate al proprio mondo interno e alle proprie caratteristiche, rinforzando nell’adolescente il potere/responsabilità rispetto ai propri mezzi e alle strategie ottimali per esprimerli. L’adolescente deve fare la fatica/allenamento con la possibilità di costruire aspettative proprie su sé stesso imparando ad avere una posizione più “esterna e meno emotiva” rispetto alle aspettative genitoriali: “i miei genitori vogliono questo da me, ma io da me cosa voglio? cosa mi appartiene, cosa mi appassiona?”, ponendosi come soggetto capace di imparare a conoscersi e diventare competente su sé stesso. Nuovo rapporto con il valore del limite interno ed esterno Rispetto ai genitori che cominciano ad essere persone meno “competenti” rispetto a bisogni, caratteristiche e limiti del figlio, promuovendo così una maggior spinta individuale verso la scoperta di sé e la gestione della libertà per sperimentarsi. Rispetto a se stessi perché non si può essere onnipotenti e controllare e sapere tutto, ma il bello è mantenersi sempre in una condizione di “limite” per cui si può sempre imparare del nuovo e avere fame di conoscenza in un ambito/più ambiti di interesse, così che la curiosità e l’evoluzione personale possano essere sempre la spinta motivazionale verso il futuro. Rispetto ai docenti: non sono accuditori e promotori della dipendenza, ma mediatori di conoscenza e apprendimento, allenatori al riconoscimento dei mezzi dello studente, coattivatori della sua innata curiosità, “contenitori”/modelli nuovi per la gestione del rapporto con limiti e frustrazioni. Obiettivi progetto : Portare gli studenti in una conversazione psicoeducativa sulla specificità del bisogno di conoscenza, la dimensione della passività/attività, il rapporto con la dipendenza e con il limite. Fornire strumenti formativi alla gestione della frustrazione, delle aspettative genitoriali e del rapporto con i docenti, ponendomi a mia volta come mediatrice degli attori coinvolti nel processo di identità e sicurezza (docenti e genitori). Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta I RAPPORTI AFFETTIVI: QUANDO IL PATOLOGICHE BISOGNO DI ESSERE AMATI E DI AMARE PRENDE STRADE In adolescenza ci si affaccia al nuovo affettivo e al bisogno di sentirsi cercati, riconosciuti e amati da qualcuno che non siano i propri genitori e familiari. E’ un processo pieno di movimenti di avvicinamento e allontanamento dalle figure affettive primarie, fino alla possibilità di sperimentarsi in un rapporto sempre più adulto e reciproco. A volte si tende a ricercare qualcosa di vissuto già, essere amati, vissuti che ora sentiamo utile grazie a nuovi individui perché in fondo lo sentiamo possibile perché già sperimentato, a volte invece la ricerca diventa la ragione di vita perché non ci si è sentiti amati o mai abbastanza adeguati per esserlo e i vuoti e le aspettative da colmare sono tante e costosissime. Si fatica così a creare un equilibrio tra il dare e l’avere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, e in questi casi l’amore può trasformarsi, invece che in un’occasione di crescita e arricchimento, in una gabbia senza prospettive di vita, con pareti fatte di dolore. La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata dall’assenza cronica di reciprocità, in cui colui che dona amore, si ritrova sempre più anonimo e svuotato di bisogni, identità e possibilità di crescita, a favore di una schiavitù verso qualcuno che avidamente non si sente mai sufficientemente appagato, così da chiedere sempre più sacrificio e annullamento, in cui l’unione pretenderebbe una fusione e non una condivisione di due persone che mantengono la loro identità, utile all’evolversi del sentimento. Nelle dipende affettive non è mai possibile diventare “grandi” e autonomi, la paura dell’abbandono, della separazione, della frustrazione e dell’attesa sono così angoscianti da promuovere costantemente l’annullamento a favore di una fusione velleitaria, costosa ed impossibile. Obiettivo Aiutare gli studenti a riconoscere comportamenti e tratti che rischiano di deviare il normale corso e sviluppo di una relazione al nuovo affettivo, utile a crescere e diventare adulti consapevoli e sicuri. Modalità di gestione Sollecitare discussione sulle convinzioni degli studenti rispetto ad esperienze proprie o altrui, da cui trarre spunti di discussione per modificare pregiudizi o false convinzioni non utili al normale corso dello sviluppo affettivo. Creare un vissuto più conscio e critico che li aiuti a mantenersi più “lucidi” e autonomi nelle loro relazioni di vita, siano esse amicizia o affetti. Lo psicoterapeuta può aiutare l’individuo ad osservarsi nelle relazioni e divenire consapevole del messaggio che da di sé, in modo da poter accedere al proprio concetto profondo di sé per cambiarlo. Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta IL GRUPPO IN ADOLESCENZA: RISORSA O LIMITE? L'appartenenza ad un gruppo, di qualunque tipologia esso sia, nasce dal bisogno di affiliazione che è dato dall'esigenza di trovare rispecchiamento, supporto, condivisione e approvazione. Tutto ciò diventa, in seguito, un vero e proprio bisogno di appartenenza che porta alla scelta selettiva del gruppo da frequentare in base ai valori che meglio si combinano con i propri e con l'immagine di sé che l'adolescente sta costruendo. Inoltre, si è concordi nell'attribuire alla relazione con i coetanei il ruolo di rafforzare i processi di identificazione e differenziazione/ identificazione. Infatti, Erikson (1968) individua proprio nel periodo adolescenziale la crisi tra identità e confusione di ruolo con consolidamento delle soluzioni dei precedenti quattro stadi in un senso coerente di sé. Risulta molto interessante indagare il significato che gli adolescenti stessi danno al gruppo, cosa vuol dire per loro farne parte. Tra alcune delle loro affermazioni in proposito possiamo citare le seguenti: • • • • • • • • • • • • • non posso pensare di perdere il gruppo al gruppo non potrei comunque rinuciare il gruppo di dà qualcosa che nessun altro ti può dare il gruppo vuol dire avere qualcuno con cui confrontarsi stare in gruppo vuol dire affrontare insieme ad altri le nostre difficoltà nel gruppo puoi fare quello che vuoi senza che nessuno ti rompa all'interno del gruppo ognuno ha la possibilità di affermare la propria identità frequentare un gruppo è u bisogno quotidiano il gruppo sostiene nei momenti difficili, ti tira su ill morale il gruppo ti permette di fare le stesse cose, di identificarti con gli altri certi problemi in famiglia non possono essere risolti, si può fare solo con gli amici, in gruppo il gruppo è un modo per fronteggiare la solitudine, la noia e anche i pericoli il gruppo è un modo di scambiarsi esperienze, soprattutto modi di pensare (De Bartolomeis, 1972). Stare in gruppo, però,non è sempre facile, spesso può essere fonte di disagio e devianza. L’aggregazione con i pari può diventare, quindi, ricettacolo degli aspetti più fragili della personalità, che possono portare al compimento di atti aggressivi finalizzati allo scarico della tensione interna. Questi atti, da un punto di vista psicologico, sono indicatori di rischio aspecifici, aperti cioè a diverse possibilità di sviluppo non necessariamente, né prevalentemente, di tipo deviante. Solitamente i gruppi di adolescenti violenti sono costituiti da giovani che hanno storie personali familiari traumatiche non elaborate: separazioni precoci dai genitori, abbandoni, lutti, abusi e maltrattamenti. Vi sono alla base una grande superficialità nei rapporti interpersonali e gravi lacune educative che portano il giovane a non essere in grado di prevedere completamente la gravità delle proprie azioni. Provare emozioni forti e rischiose solitamente rispecchia un modo per i giovani di ricercare una propria identità sia per se stessi sia agli occhi dei pari e della società. Il gruppo, infatti, assolve un'importante funzione: è lo specchio delle proprie immagini, la conferma del sé. Questo perché, quando le aspettative individuali si incontrano con quelle degli altri, forniscono degli spunti dell'orientamento all'azione con conseguenze, non sempre positive. L'azione deviante, con la trasgressione che manifesta, ha il potere di amplificare la comunicazione, di evidenziare i messaggi, di attivare attenzioni. Ecco perché è importante sviluppare favorire nei giovani la progettualità e la partecipazione democratica, la collaborazione e la solidarietà, promuovere sentimenti di accettazione e riconoscimento reciproco, educare all'autostima e alla valorizzazione personale, al lavoro di gruppo, offrire modelli positivi e stimolare abilità psicosociali. Il potenziamento di questi rapporti psicologici e sociali può avere una forte funzione preventiva e contenere o ridurre gli stati di disagio individuale, spesso legati a povertà relazionali, ambientali e affettive. Obiettivo Rendere gli studenti consapevoli dei meccanismi di pressione e di identità che il gruppo stimola, perché diventino capaci di scegliere con maggiori strumenti e maggiore libertà e consapevolezza su cosa sia più giusto e coerente rispetto ai loro bisogni e caratteristiche. Modalità Incontro di due ore in cui discutere grazie ad attivazioni utili all’argomento e alla sua specificità. Dr.ssa Fumagalli Federica psicologa - psicoterapeuta