Thomas F. Madden: La vera storia delle Crociate

La vera storia delle Crociate
di Thomas F. Madden
Comparso su Crisis, Vol. 20 N. 4 - Aprile 2002
Con la possibile eccezione di Umberto Eco, gli studiosi medievali non sono soliti
sollecitare l’attenzione dei media. Noi tendiamo ad una relativa quiete (se si eccettua
il baccanale annuale del Congresso internazionale di studi medievali di Kalamazoo),
leggendo cronache ammuffite e scrivendo studi meticolosi che ben pochi leggeranno.
Si immagini, quindi, la mia sorpresa quando, nei giorni successivi all’11 settembre, il
Medio Evo balzò improvvisamente alla ribalta.
In quanto storico delle Crociate, mi ritrovai con la tranquilla solitudine della mia
torre d'avorio infranta da giornalisti, redattori e conduttori di talk-show ansiosi di
trovare lo scoop. Cosa furono le Crociate?, chiedevano. Quando si ebbero? Quanto fu
insensato l’uso della parola "crociata" nei discorsi del presidente George W. Bush?
Con alcuni dei miei visitatori avevo la netta sensazione che già conoscessero le
risposte alle loro domande, o almeno ne davano l’impressione. Cosa realmente
volessero sentirsi dire sembrava non esser altro che la conferma delle loro opinioni.
Per esempio, mi veniva frequentemente chiesto un commento sul fatto che il mondo
islamico nutre un comprensibile rancore nei confronti dell’Occidente. Le radici della
violenza presente, ribadivano, non si trovano negli attacchi brutali e immotivati
delle Crociate contro un mondo musulmano raffinato e tollerante ? In altre parole,
davvero le Crociate non sono da biasimare?
Osama bin Laden la pensa certamente così. Nelle sue varie esibizioni televisive non
manca mai di descrivere la guerra americana contro il terrorismo come una nuova
Crociata contro l’Islam. Anche l’ex-presidente Bill Clinton ha additato le Crociate a
lontana causa del conflitto presente. In un discorso tenuto all'Università di
Georgetown, narrò (e calcò le tinte di) un massacro di ebrei avvenuto dopo la
conquista di Gerusalemme, da parte dei crociati, nel 1099 ed informò il pubblico che
l'episodio è tuttora amaramente commemorato, in Medio Oriente (il perché i
terroristi islamici debbano essere sconvolti dall'uccisione di ebrei, non fu spiegato).
Clinton venne bacchettato, sulle pagine editoriali della nazione, per il suo tentativo
di criticare gli Stati Uniti rifacendosi al Medio Evo. Eppure nessuno obiettò
qualcosa, circa la premessa fondamentale dell'ex-presidente.
Diciamo, quasi nessuno. Molti storici stavano già da tempo lavorando al riordino del
corpus di studi sulle Crociate, prima che Clinton li costringesse ad uscire allo
scoperto. Non sono revisionisti, come quelli che imbastirono l’esposizione dell'Enola
Gay, ma studiosi autorevoli che hanno messo a frutto molte decadi di accurate, serie
borse di studio. Per loro, questo è un "momento di insegnamento", un'opportunità di
spiegare le Crociate a persone che stanno davvero ascoltando. Non durerà a lungo,
qui purtroppo funziona così.
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Gli equivoci sulle Crociate sono fin troppo comuni. Vengono ritratte come una serie
di guerre sante contro l’Islam, generalmente lanciate da papi assetati di potere e
condotte da fanatici religiosi. Si pensa che siano state il culmine dell'ipocrisia e
dell'intolleranza, una macchia nera sulla storia della Chiesa cattolica in particolare e
della civiltà occidentale in generale. Razza di proto-imperialisti, i crociati
aggredirono un Medio Oriente pacato e deformarono una cultura musulmana
illuminata, lasciando solo rovine. Per trovare variazioni su questo tema non c’è
bisogno di guardare troppo lontano. Si veda, per esempio, il famoso poema epico in
tre volumi di Steven Runciman, Storia delle Crociate, o il documentario BBC/A&E,
Le Crociate, commentato da Terry Jones. Sono prototipi di storia terribile, e
intrattengono tuttora a meraviglia.
Insomma qual è la verità sulle Crociate? Gli studiosi ci stanno ancora lavorando su.
Ma molto può già esser detto con certezza. Intanto, le Crociate contro l’Oriente
furono in ogni caso guerre difensive. Rappresentavano una risposta diretta alle
aggressioni musulmane, un tentativo di arginare e controbattere la conquista
musulmana di terre cristiane.
I cristiani dell'undicesimo secolo non erano fanatici paranoici. Dai musulmani
bisognava realmente difendersi. Sebbene gli arabi sappiano essere pacifici, l’Islam
nacque in guerra e crebbe nello stesso modo. Dal tempo di Maometto, la politica di
espansione musulmana consistette sempre nella spada. Il pensiero musulmano divide
il mondo in due sfere, la Dimora dell’Islam e la Dimora della Guerra. La Cristianità e, se è per questo, ogni religione non musulmana - non ha dimora alcuna. Cristiani ed
ebrei possono essere tollerati all'interno di un stato musulmano, sotto la legge
musulmana. Ma, nell’Islam tradizionale, cristiani ed ebrei devono essere distrutti, e
le loro terre conquistate. Quando Maometto stava per intraprendere la guerra contro
La Mecca, nel settimo secolo, il Cristianesimo era la religione dominante. In quanto
fede dell'Impero romano, attraversava il Mediterraneo intero, incluso il Medio
Oriente dove nacque. Il mondo cristiano, perciò, era il primo obiettivo dei primi
califfi, e tale sarebbe rimasto per i condottieri musulmani dei successivi mille anni.
Con formidabile energia, i guerrieri dell’Islam si avventarono contro i cristiani subito
dopo la morte di Maometto. Ebbero successo. Palestina, Siria ed Egitto - un tempo le
aree più fervidamente cristiane del mondo – soccombettero rapidamente. Nell'ottavo
secolo, gli eserciti musulmani avevano conquistato tutto il nord cristiano dell’Africa
e la Spagna. Nell'undicesimo secolo, i turchi selgiucidi conquistarono l’Asia Minore
(la Turchia moderna), cristiana fin dal tempo di san Paolo. Il vecchio Impero
romano, noto ai moderni come Impero bizantino, fu ridotto ad uno spazio geografico
inferiore a quello dell’attuale Grecia. Disperato, l'imperatore di Costantinopoli spedì
missive ai cristiani dell’Europa occidentale, chiedendo aiuto per i loro fratelli e le
loro sorelle dell'Est.
Questo è quanto fece nascere le Crociate. Non il progetto di un papa ambizioso o i
sogni di cavalieri rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le
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quali i musulmani avevano già fatti propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A
quel punto, il Cristianesimo come fede e cultura doveva o difendersi o lasciarsi
soggiogare dall’Islam. Le Crociate non furono altro che questa difesa.
Papa Urbano II fece appello ai cavalieri della Cristianità, per respingere gli attacchi
dell’Islam, al Concilio di Clermont del 1095. La risposta fu sbalorditiva. Molte
migliaia di guerrieri fecero il voto della croce e si prepararono alla guerra. Perché lo
fecero ? La risposta a questa domanda è stata malamente fraintesa. Sulla scia
dell’Illuminismo, era d’uso asserire che i crociati non fossero altro che fannulloni e
ladri di galline, pronti a trarre profitto dall’opportunità di razziare e saccheggiare
terre lontane. I sentimenti, testimoniati dai crociati stessi, di pietà, di abnegazione e
d’amore per Dio, non erano evidentemente da tenere in considerazione. Furono
reputati mera facciata, a nascondere oscuri disegni.
Durante le due decadi passate accurati studi, condotti anche con l’ausilio del
computer, hanno demolito questa invenzione. Gli studiosi hanno scoperto che i
cavalieri crociati era nobiluomini, per lo più ricchi, e provvisti di larghe proprietà
terriere in Europa. Ciononostante, abbandonarono tutto per intraprendere una
missione santa. Fare una crociata non era cosa da quattro soldi. Anche i ricchi
avrebbero potuto facilmente impoverire, rovinando loro stessi e le loro famiglie,
nell’unirsi ad una Crociata. Non facevano così perché si aspettassero ricchezze
materiali (che molti di loro già avevano), ma perché contavano su tesori che il tarlo
non sbriciola e che la tignola non corrode. Erano acutamente consapevoli dei loro
peccati ed ansiosi di intraprendere le fatiche della Crociata come un atto penitenziale
di carità e d’amore. L’Europa è letteralmente stipata di carteggi medievali che
attestano questi sentimenti, carteggi nei quali questi uomini ancor oggi ci
parlerebbero, se noi ascoltassimo. Chiaramente, non si sarebbero rifiutati di accettare
un bottino, potendolo avere. Ma la verità è che le Crociate si rivelarono scarse,
quanto all’entità dei saccheggi. Alcuni si arricchirono, è vero, ma la stragrande
maggioranza dei crociati tornò a casa con nulla in tasca.
***
Urbano II diede ai crociati due mete che sarebbero rimaste prioritarie per secoli,
nelle Crociate orientali. La prima era liberare i cristiani dell'Est. Così ebbe a scrivere
il suo successore, Papa Innocenzo III:
Come può l’uomo che ama, secondo il precetto divino, il suo prossimo come se stesso,
sapendo che i suoi fratelli di fede e di nome sono tenuti al confino più stretto dai perfidi
musulmani e gravati della servitù più pesante, non dedicarsi al compito di liberarli ?
[...] Forse non sapete che molte migliaia di cristiani sono avvinte in ceppi ed
imprigionate dai musulmani, torturate con tormenti innumerabili?
"Fare una crociata – ha detto magistralmente il professor Jonathan Riley-Smith –
era vissuto come un atto di amore". In questo caso, l'amore del proprio prossimo. La
Crociata fu considerata uno strumento della misericordia per raddrizzare un male
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terribile. Come Papa Innocenzo III scrisse ai Templari, "Voi traducete in atti le
parole del Vangelo, secondo cui non c’è amore più grande di quello dell’uomo che
offre la sua vita in cambio di quella dei suoi cari".
La seconda meta fu la liberazione di Gerusalemme e degli altri luoghi resi santi dalla
vita di Cristo. Il termine "crociata" è moderno. I crociati medievali si consideravano
pellegrini, nel loro eseguire atti di rettitudine lungo la via che mena al Santo
Sepolcro. L'indulgenza ricevuta per la partecipazione alle Crociate fu equiparata
canonicamente all'indulgenza per il pellegrinaggio. Tale meta era spesso descritta in
termini feudali. Nell’indire la quinta Crociata, nel 1215, Innocenzo III scrisse:
Considerate, carissimi figli, considerate attentamente come, se qualche re temporale
venisse deposto e magari catturato, qualora venga restituito alla sua libertà originaria e
giunga il tempo di far calare l’occhio della giustizia sui suoi vassalli, non li guarderà
come infedeli e traditori [...] a meno che non si tratti di coloro che hanno rischiato non
solo le loro proprietà, ma le loro stesse persone, nel votarsi al compito di liberarlo? [...] E
similmente Gesù Cristo, il re dei re e il signore dei signori, il cui servitore nessuno di voi
può negare di essere, colui che congiunse la vostra anima al vostro corpo, colui che vi
riscattò col Prezioso Sangue [...] non vi condannerà per il vizio dell'ingratitudine ed il
crimine dell'infedeltà, se voi rifiutate di aiutarLo?
La riconquista di Gerusalemme, perciò, non fu colonialismo ma un atto di
restaurazione ed un’aperta dichiarazione d’amor di Dio. Gli uomini del Medio Evo
sapevano, evidentemente, che Dio aveva il potere di ricondurre Gerusalemme alla
situazione precedente, che aveva il potere di far tornare il mondo intero alla Sua
Legge. Eppure, come san Bernardo di Chiaravalle era solito predicare, il Suo rifiuto
di far così non era che una benedizione alla Sua gente:
Di nuovo, io dico, pensate alla bontà dell’Altissimo e ponete attenzione ai Suoi
misericordiosi progetti. Egli si pone in obbligo nei vostri confronti, o piuttosto finge di
fare così, per aiutarvi a soddisfare i vostri obblighi verso di Lui [...]. Io chiamo
benedetta la generazione che può cogliere un'occasione di indulgenza così ricca come
questa.
Spesso si ritiene che l’obiettivo centrale delle Crociate fosse la conversione forzata del
mondo musulmano. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Nella prospettiva
cristiana medievale, i musulmani erano i nemici e di Cristo e della Sua Chiesa.
Compito dei crociati era sconfiggerli e difendere la Chiesa contro di loro. Questo era
tutto. Ai musulmani dimoranti nei territori conquistati dai crociati generalmente fu
concesso di conservare le loro proprietà, il loro sostentamento, e perfino la loro
religione. In tutta la storia del Regno crociato di Gerusalemme, il numero degli
abitanti musulmani superò abbondantemente quello dei cattolici. Fu solo nel 13°
secolo che i francescani intrapresero qualche tentativo di conversione dei musulmani.
Tentativi senza successo, infine abbandonati. In ogni caso, si trattò di persuasione
pacifica, non di minacce o addirittura di violenza.
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Tuttavia le Crociate erano guerre, sicché sarebbe un errore pensarle solo pietà e
buone intenzioni. Come in ogni guerra, la violenza era brutale (anche se non brutale
come nelle guerre moderne). Ci furono sventure, errori gravi e crimini. Cose ben
ricordate oggi, di solito. All’inizio della prima Crociata, nel 1095, un gruppo di
crociati, condotti dal conte Emicho di Leiningen, si aprì la strada lungo il Reno
derubando e assassinando tutti gli ebrei incontrati. Senza successo, i vescovi locali
tentarono di fermare questa strage. Agli occhi di questi guerrieri, gli ebrei, come i
musulmani, erano i nemici di Cristo. Depredarli ed ucciderli, pertanto, non era
peccato. Effettivamente, credevano trattarsi di un atto retto, potendo i soldi degli
ebrei essere usati per finanziare la Crociata verso Gerusalemme. Ma avevano torto, e
la Chiesa condannò fermamente le ostilità contro gli ebrei.
Cinquant’anni dopo, quando la Seconda Crociata stava già per muoversi, san
Bernardo proclamava che gli ebrei non sarebbero stati perseguitati:
Chiedete a chiunque conosca le Sacre Scritture cosa si auspica, per gli ebrei, nel Salmo.
"Non per la loro distruzione io prego" sta scritto. Gli ebrei sono per noi le parole viventi
della Scrittura, ci ricordano ciò di cui sempre soffrì il nostro Dio […]. Sotto i prìncipi
cristiani sopportano una prigionia dura, ma "aspettano solamente il tempo della loro
liberazione.".
Ciononostante un certo Radulf, un monaco cistercense, aizzò parecchia gente contro
gli ebrei di Rhineland, nonostante le numerose lettere inviategli da Bernardo, per
fermarlo. Infine Bernardo fu costretto a recarsi personalmente in Germania, dove
prese Radulf, lo spedì di nuovo nel suo convento, e fece finire i massacri.
Spesso si dice che le radici dell'Olocausto degli ebrei possono essere rintracciate in
questi pogrom medievali. Può essere. Tuttavia queste radici affondano molto più
indietro nel tempo, sono più profonde e più estese dei tempi delle Crociate. Alcuni
ebrei perirono durante le Crociate, ma lo scopo delle Crociate non era quello di
uccidere ebrei. È vero esattamente il contrario: papi, vescovi e predicatori
assicurarono che gli ebrei d'Europa non sarebbero stati molestati. Nella guerra
moderna chiamiamo le tragiche morti come queste "danno collaterale". Gli Stati
Uniti hanno ucciso, con le tecnologie intelligenti, molti più innocenti di quanti i
crociati avrebbero mai potuto uccidere. Ma nessuno oserebbe dire seriamente che lo
scopo delle guerre americane è uccidere donne e bambini.
Da qualsiasi punto di vista la si osservi, la prima Crociata fu un gran colpo. Non
c'era nessun leader, nessuna catena di comando, nessuna linea di
approvvigionamento, nessuna strategia particolareggiata. Fu semplicemente
l’avanzata di migliaia di guerrieri in territorio nemico, impegnati in una causa
comune. Molti di loro morirono, o in battaglia o per malattia o di fame. Fu una
campagna improvvisata, sempre sull'orlo del disastro. Eppure ebbe successo. Nel
1098 i crociati avevano ripristinato in Nicea ed Antiochia la legge cristiana. Nel
luglio 1099 conquistarono Gerusalemme e gettarono le fondamenta di uno stato
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cristiano in Palestina. La gioia in Europa non conobbe freni. Sembrò che la marea
della storia, che aveva alzato i musulmani a tali altezze, ora stesse girando.
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Ma così non fu. Quando pensiamo al Medio Evo ci è facile vedere l'Europa alla luce
di quello che è divenuta, anziché di quello che era. Il colosso del mondo medievale
era l'Islam, non la Cristianità. Le Crociate sono particolarmente attraenti perché
rappresentano un tentativo di contrastare quel colosso. Ma, in cinque secoli di
Crociate, solamente la prima arrestò significativamente l'avanzata islamica. Poi
tornò la bassa marea.
Quando la Contea crociata di Edessa cadde in mano a turchi e curdi, nel 1144, si
manifestò un vasto consenso per una nuova Crociata, in Europa. Lo promossero due
re, Luigi VII di Francia e Corrado III di Germania, e lo sostenne nelle sue
predicazioni san Bernardo stesso. Fallì miseramente. La maggior parte dei crociati
furono uccisi lungo la strada. Quelli che arrivarono a Gerusalemme fecero la peggior
cosa possibile, attaccando la Damasco musulmana, già forte alleata dei cristiani. In
seguito a tale disastro i cristiani europei furono costretti ad accettare non solo la
rinnovata espansione del potere musulmano, ma la certezza che Dio stesse
castigando l'Occidente per i suoi peccati. Movimenti pietistici laici germogliarono in
tutta Europa, radicati nel desiderio di purificare la società cristiana, per renderla
degna della vittoria sull'Oriente.
Lanciare una crociata nel tardo dodicesimo secolo, perciò, significò organizzare una
guerra senza quartiere. Ognuno, anche debole o povero, fu invitato a prodigarsi. Ai
guerrieri si chiese di sacrificare le loro ricchezze e, in caso, le loro vite, per la difesa
dei cristiani d'Oriente. Tutti i cristiani furono chiamati a sostenere le Crociate
tramite preghiere, digiuni ed elemosine. Nel frattempo i musulmani si accrescevano.
Il Saladino, il grande unificatore, aveva inglobato il musulmano Medio Oriente in
una sola entità, incitando alla guerra santa contro i cristiani. Nel 1187, nella
Battaglia di Hattin, le sue forze annientarono gli eserciti alleati del Regno cristiano
di Gerusalemme e trafugarono la preziosa reliquia della Vera Croce. Indifese, le città
cristiane cominciarono a cedere una alla volta, fino alla resa di Gerusalemme, il 2
ottobre. Si salvò solo, lungo il litorale, qualche porto.
La risposta fu la terza Crociata, condotta dall'imperatore Federico I "Barbarossa" di
Germania, re Filippo II Augusto di Francia e re Riccardo I "Cuordileone"
d'Inghilterra. In qualche misura era una grande cosa, pur non grande come i cristiani
avevano sperato. L'anziano Federico annegò nell'attraversare un fiume a cavallo,
dimodoché il suo esercito tornò a casa prima ancora d'aver raggiunto la Terra Santa.
Filippo e Riccardo arrivarono in nave, ma i loro incessanti alterchi aggiunsero
ulteriori contrasti alla già critica situazione della terra di Palestina. Dopo avere
riconquistato Acre (Akka), Filippo tornò a casa, dove si dedicò alla confisca dei
possedimenti inglesi in Francia. Così il peso della Crociata gravò sulle sole spalle di re
Riccardo. Guerriero esperto, capo carismatico e superbo stratega, Riccardo condusse
le forze cristiane di vittoria in vittoria, appropriandosi dell'intera costa. Ma
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Gerusalemme non è sulla costa; dopo due tentativi falliti di aprirsi un varco verso la
Città Santa, Riccardo desistette. Promettendo di ritornare, stipulò una tregua col
Saladino, tregua che prometteva pace nella regione ed ingresso gratuito in
Gerusalemme per i pellegrini disarmati. Ma restò una pillola amara da ingoiare. Il
desiderio di ricondurre Gerusalemme alla legge cristiana e di riottenere la Vera Croce
rimase intenso in tutta Europa.
Le Crociate del 13° secolo furono più grandi, meglio predisposte e meglio organizzate.
Ma fallirono egualmente. La quarta Crociata (1201-1204) si insabbiò nelle secche
della politica bizantina, sempre incomprensibile agli occidentali. Dopo una
deviazione fino a Costantinopoli per sostenere il legittimo pretendente al trono
imperiale, che aveva promesso grandi ricompense e un sostegno per la Terra Santa, i
crociati scoprirono che il loro benefattore, benché erede del trono dei Cesari, non
poteva mantenere le sue promesse. Sentitisi traditi dai loro amici greci, nel 1204 i
crociati attaccarono, fecero cadere e brutalmente saccheggiarono Costantinopoli, la
più grande città cristiana nel mondo. Papa Innocenzo III, che già aveva
scomunicato l'intera crociata, denunciò fermamente tale azione. Ma c'era ben poco
da fare. I tragici eventi del 1204 eressero una porta di ferro tra il credo cattolico
romano e quello greco ortodosso, una porta che lo stesso papa attuale, Giovanni
Paolo II, è stato incapace di riaprire. Per un'ironia terribile le Crociate, nate dal
desiderio cattolico di riunirsi agli ortodossi, divisero - forse irrevocabilmente - gli uni
dagli altri.
Nel resto del 13° secolo le Crociate fecero poco di più. La quinta Crociata (1217-1221)
riuscì a liberare Damietta, in Egitto, ma i musulmani di lì a poco sconfissero
l'esercito cristiano e rioccuparono la città. San Luigi IX di Francia, nell'arco della
sua vita, condusse due Crociate. La prima fece capitolare Damietta, ma Luigi, ben
presto raggirato dalla sottile diplomazia egiziana, si trovò costretto ad abbandonare
la città. Del resto Luigi, sebbene fosse rimasto in Terra Santa per molti anni,
spendendo a profusione in lavori difensivi, non realizzò mai il suo desiderio: liberare
Gerusalemme. Era molto più vecchio nel 1270, quando capitanò un'altra Crociata a
Tunisi, dove morì a causa di un'epidemia. Dopo la morte di san Luigi, due spietati
condottieri musulmani, Baybars e Kalavun, lanciarono una brutale rappresaglia
contro i cristiani in Palestina. Nel 1291, le forze islamiche erano riuscite ad uccidere o
ad espellere dalla regione anche l'ultimo dei crociati, cancellando così il Regno
cristiano dalle carte geografiche.
Ad onta dei numerosi tentativi e degli ancor più numerosi progetti, le forze cristiane
non furono più in grado di assicurarsi una posizione sicura, nella regione, fino al 19°
secolo.
***
È probabile che qualcuno pensi che tre secoli di sconfitte cristiane avrebbero
intiepidito gli europei, nei confronti dell'idea di Crociata. Tutt'altro. Nel senso che
non c'erano alternative. I regni musulmani divennero ancora più potenti nel 14°, 15°
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e 16° secolo. I turchi ottomani sottomisero, in una sorta di annessione, i loro vicini
musulmani, unificando così ulteriormente l'Islam, continuarono le loro incursioni
verso occidente, presero Costantinopoli e penetrarono nella stessa Europa. Dal 15°
secolo in avanti le Crociate non furono strumenti di misericordia per fratelli distanti,
ma tentativi disperati di qualche ultimo resto di cristianità di sopravvivere. Gli
europei cominciarono a prospettarsi la possibilità che l'Islam realizzasse il suo
obiettivo di conquistare tutto il mondo cristiano. Uno dei grandi successi del tempo,
La Nave dei Pazzi, di Sebastian Brant, diede voce a questo sentimento in un brano
intitolato "Il Declino della Fede":
La nostra fede era forte in Oriente,
dominava tutta l'Asia,
le terre moresche e l'Africa.
Ma ora per noi queste terre sono perdute
e ciò farebbe piangere la pietra più dura [...].
Potevi trovare quattro sorelle della nostra Chiesa,
sorelle patriarcali,
Costantinopoli, Alessandria,
Gerusalemme e Antiochia.
Ma sono state prese e saccheggiate
e presto anche la testa sarà attaccata.
Naturalmente questo non è successo. Ma c'è mancato poco. Nel 1480, il sultano
Mehmed (Maometto) II catturò Otranto, a mo' di testa di ponte per l'invasione
dell'Italia. Roma fu evacuata. Ma il sultano morì poco dopo e, con lui, il suo piano.
Nel 1529, Suleiman (Solimano) il Magnifico strinse d'assedio Vienna. Se non fosse
stato per i capricci del tempo meteorologico, che bloccarono la sua avanzata e lo
costrinsero a tornare indietro, abbandonando buona parte della sua artiglieria, i
turchi avrebbero preso la città. E la Germania, allora, sarebbe stata facile preda.
Inoltre, mentre questi frangenti si succedevano, qualcosa d'altro stava fermentando
in Europa, qualcosa senza precedenti nella storia umana. Il Rinascimento, originato
da una equivoca mistura di valori romani, di pietà medievale e di inedito rispetto
verso il commercio e la libera imprenditoria, generò altri movimenti come
l'umanesimo, la rivoluzione scientifica e l'età delle esplorazioni. Pur lottando per la
sua stessa sopravvivenza, l'Europa stava per espandersi su scala globale. La Riforma
protestante, che rifiutò il papato e la dottrina dell'indulgenza, rese impensabili le
Crociate a molti europei, lasciando così l'onere della difesa dell'Occidente ai soli
cattolici. Nel 1571 una Santa Lega, che di fatto non era che una Crociata, sgominò la
flotta ottomana a Lepanto. Tuttavia vittorie militari del genere restarono
un'eccezione. La minaccia musulmana fu neutralizzata economicamente. Quando
l'Europa crebbe in ricchezza ed in potenza, i prima terrificanti e raffinati turchi
cominciarono a sembrare patetici ed arretrati, al punto da rendere inutile una
Crociata. "L'ammalato Uomo d'Europa" andò avanti zoppicando fino al 20° secolo,
quando spirò, lasciando dietro di sé l'attuale disastro del Medio Oriente moderno.
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Dalla sicura distanza di molti secoli, è abbastanza facile aggrottare le ciglia,
disgustati dalle Crociate. La religione, in fondo, è nulla, se si basa sulla guerra.
Eppure dovremmo pensare che i nostri antenati medievali sarebbero stati a loro
volta disgustati dalle nostre guerre, molto più distruttive, combattute in nome di
ideologie politiche. Ed ancora, dovremmo pensare che sia il guerriero medievale che
il soldato moderno infine combattono per il proprio mondo e per ciò che lo
costituisce. Entrambi sono disposti a sopportare enormi sacrifici, purché ciò sia al
servizio di qualcosa di caro, di prezioso, di più grande di loro. Che noi ammiriamo i
crociati o no, è un fatto che il mondo così come noi lo conosciamo oggi non
esisterebbe, senza i loro sforzi. La fede antica del Cristianesimo, col suo rispetto per le
donne ed il suo rifiuto della schiavitù, non solo sopravvisse, ma fiorì. Senza le
Crociate, avrebbe ben potuto seguire lo zoroastrismo, un altro rivale dell'Islam,
nell'estinzione.
Thomas F. Madden è professore associato della cattedra di Storia della Saint Louis
University. È autore di numerosi lavori, tra i quali "Storia Concisa delle Crociate" e
coautore, con Donald Queller, de "La quarta Crociata: La Conquista di Costantinopoli".
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