M 3 ud1 - Le scelte del consumatore Produttore Ricerca del piacere Edonismo Ricerca del massimo vantaggio Consumatore Legge dell’utilità decrescente teoria della utilità “successive dosi di un bene hanno per un soggetto un’utilità decrescente, salvo eccezioni (es. ascolto di un complesso brano musicale), fin dall’inizio, fino ad assumere valori negativi equivalenti ad uno stato di malessere”. Y utilità sempre decrescente X dosi 0 Y utilità X dosi inizialmente crescente (es. una composizione di musica classica) 0 Utilità totale = somma delle utilità di ogni dose Utilità marginale = utilità ultima dose (+ 1 dose) incremento dell’utilità totale L’utilità marginale misura il ritmo con cui l’utilità si modifica (costante, crescente, decrescente). Vedremo che essa costituisce il parametro attraverso il quale il soggetto consumatore decide se domandare o no ulteriori dosi di un certo bene, consapevole della necessità di uno scambio con altri beni anch’essi dotati di utilità. Un bene con utilità zero o prossima allo zero è un bene talmente abbondante da non avere un valore economico. 1 Più bisogni Più beni Scelta di combinazioni Uguaglianza delle unità marginali Massimo edonistico individuale. Diversi prezzi Uguaglianza delle utilità marginali ponderate: U mg / P Soluzione del problema del valore! Quanto maggiore è la quantità esistente di un dato bene tanto minore è l’utilità relativa all’ultima unità di esso consumata Lo scambio Il valore di scambio “misura” l’intensità del valore d’uso attribuita ai beni che si scambiano. Limite dello scambio Utilità marginale del bene posseduto = utilità marginale del bene richiesto. Con la moneta utilità marginale del bene ceduto = utilità marginale della moneta ottenuta dallo scambio. 1) Legge della domanda : Quantità Domandata = funzione inversa del Prezzo (Qd=f inversa P). Prezzo Prezzo alto = Quantità domandata bassa Prezzo basso = Quantità domandata alta 0 Quantità domandata Naturalmente il Prezzo è in funzione della Domanda: P = f diretta D Domanda di un bene in funzione del prezzo di altri beni Beni complementari: D = f inversa P beni complementari (la domanda e, conseguentemente il prezzo, del bene benzina che è complementare al bene automobile, diminuisce all'aumentare del prezzo di quest'ultima) Beni succedanei: D = f diretta P beni succedanei (la domanda del bene orzo potrebbe aumentare in corrispondenza di un aumento del prezzo di un bene di cui è surrogato come il caffè di cui è aumentato il prezzo) 2 In che misura la variabile dipendente domanda reagisce alla variabile indipendente prezzo? Q =>< 1 P 5 euro L’elasticità misura la reattività dei consumi al variare dei prezzi! 10 % / 10 % = 1 elasticità unitaria caratteristica dei beni secondari 20 % / 10 % = 2 elasticità maggiore di 1 caratteristica dei beni voluttuari rigidità caratteristiche dei beni primari e di lusso 5% / 10 % = 0,5 esemplificazioni grafiche P P bene a domanda rigida: minore di uno 0 QD bene a domanda elastica: maggiore di uno 0 QD E’ importante ai fini delle scelte di politica economica ed industriale nella determinazione dei prezzi e dell’imposizione fiscale. Un aumento delle imposte sui consumi potrebbe infatti causare un tale calo di domanda di beni non di prima necessità da parte dei consumatori (beni a domanda elastica), da determinare non un aumento, ma una forte diminuzione percentuale delle entrate fiscali per lo Stato. Ugualmente per un'impresa produttrice di beni o fornitrice di servizi non di prima necessità: un aumento dei prezzi potrebbe farne diminuire percentualmente i ricavi. 3 La domanda in funzione del reddito Abbiamo visto come i neoclassici prediligano oltre ad una analisi “al margine”, cioè basata sull’osservazione dei mutamenti che una variabile economica subisce a causa dell’incremento per successive dosi di un’altra variabile, anche la cosiddetta analisi parziale basata sul criterio “ceteris paribus”, cioè a parità di altre condizioni. Il reddito (Y) è una di queste condizioni: come varia la domanda di un bene al variare del reddito? E, ancora, al variare del reddito, l’intensità della variazione della domanda è uguale per tutti i beni? In prima approssimazione possiamo affermare: a) che D = f crescente di Y; b) anche in presenza ad un reddito uguale a zero, vi potrebbe essere una domanda uguale a 0A consumo di sopravvivenza consentito da eventuali scorte, prestiti o acquisti a credito Q domandata D A 0 Y (reddito) c) la tendenza al consumo di un soggetto viene chiamata “propensione al consumo”. Espressa in percentuali, può essere media C Y oppure marginale C Y Se si afferma che in Italia vi è una propensione media al consumo dell’85% vuol dire che su ogni 100 euro di reddito 85 vengono consumati e, di conseguenza, 15 risparmiati. Ma cosa succede se incremento il reddito del 10%, tutti i soggetti aumenteranno in reddito nella stessa misura? Appare chiaro che la propensione marginale al consumo e conseguentemente al risparmio sarà diversa per categorie di reddito: più alta la prima per i meno abbienti, più alta la seconda per i redditi già alti. Lo statistico tedesco C. Engels (1821-1896) elaborò quella che viene denominata “legge di Engel”: al crescere del reddito una quota sempre inferiore di questo viene destinato a spese alimentari. Q domandata beni voluttuari Beni utili Beni primari 0 La diminuzione progressiva dei consumi per alimentari produce effetti dannosi soprattutto nel settore cereagricolo: quello nazionale che richiede continui sostegni ad opera dello Stato e dell’UE, quello dei paesi non industrializzati per i quali l’export di cereali verso i paesi più sviluppati costituisce, a volte, l’unica fonte di entrata. reddito 4