Persinsala Teatro
Tessa Granato
marzo 24, 2015
Teatro Era di Pontedera, venerdì 20 marzo: si sentono arrivare
I giganti della montagna. Li precedono un frastuono, un
lampo, un momento di oblio.
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In origine è un dramma incompiuto, nato sulle ceneri della precedente
novella Lo storno e l’Angelo Centuno. L’autore è il nostro orgoglio, il
gigante della penisola italiana, il premio Nobel per la letteratura Luigi
Pirandello. Noi cosa dovremmo fare? Parlare di Pirandello o di Latini?
D’altronde poco importa, perché sembra che il testo e la rappresentazione
teatrale abbiano lo stesso gruppo sanguigno, seppur appartenendo a due
corpi differenti. Sono compatibili, quindi.
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Spettacolo vorticoso, questo di Latini, dove l’attore, solo in scena, quasi si
annulla per diventare parte della scenografia, al pari del lampadario che
sovrasta il palco e pare avere vita propria, o delle spighe di grano che
marchiano di bellezza lo spazio. I giganti della montagna diventa visione,
sogno, incubo, atomo infinito. Si percepisce come il suo creatore – Roberto
Latini – sia animato da un amore folle per le parole del testo, da lui
vivisezionate e analizzate nella loro intimità fisiologica. La trama non
esiste quasi più, l’attore la sovverte e tende a scavalcare i significati a
favore dei suoni, che acquistano, comunque, un senso e un sentire
profondo, viscerale. Se il tempo a teatro scompare, qui si dilata e perde le
sue coordinate spaziali senza pietà, diventando materia viva nelle parole
implorate sulla scena.
La pura rappresentazione e il verismo sono ormai un pallido ricordo. Il
regista, nonché protagonista, rende astratto lo spazio, come una sequela
di associazioni mentali che inseguono la scia di una lucciola – una traccia
sfuggente e imprevedibile, a tratti luminosa, altri buia. Niente può
assomigliare a questo spettacolo, niente può aver solo sfiorato un’idea
simile, e assistervi è come assistere a un rituale laico, senza storia. Il testo
originario – amplificato con mezzi che vanno dalla musica techno alla
classica, da immagini proiettate sul palco al disegno luci – si trasforma in
una potente “arma pacifica” (per citare una delle tante espressioni
estrapolate dallo spettacolo).
Tornando a Pirandello, egli ha plasmato nella sua opera, insieme a una
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Tessa Granato
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miriade di altri personaggi, i giganti: figure mitologiche moderne, che nella
storia non compaiono mai, ma le cui presenze sono avvertite dai
protagonisti. Consapevole del disintegrarsi dei miti nell’era industriale,
Pirandello immaginava come i giganti della montagna, senza mai essere
visti, dessero risposte, parlassero, si sentissero arrivare. Roberto Latini
riesce a evocare un’atmosfera sacra, mitologica e allo stesso tempo
infernale, che sembra una reincarnazione dello spirito pirandelliano. In
questo senso, la sua interpretazione ardita di un classico – che non è mai
statico e univoco, ma in divenire – acquista significato e valore.
Nonostante le sue movenze a tratti risultino forzate, Latini compie un
commovente salto nel vuoto e vuole, a tutti i costi, stupirsi, non
riconoscersi, triplicarsi e allontanarsi da se stesso. Questo processo,
intuibile sulla pelle di uno spettatore aperto alla sua opera, è lampante,
come la parola “lampo” ricorre ossessivamente durante lo spettacolo.
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Il monologo che precede la fine del primo atto è un’irripetibile scintilla di
sensazioni contrastanti, un momento in cui il presente si annulla e ci si
lascia trasportare, come posseduti, da una valanga di parole – magnifiche
e terribili. Il teatro diventa così uno specchio magico della nostra vita,
dove scorrono le immagini più radiose e tristi che abbiamo mai provato, i
ricordi intimi più spaventosi e sublimi, sotto un cielo che cambia
continuamente forma e colore. Roberto Latini, nel suo essere un artista
visionario, regala con I giganti della montagna un istante catartico.
Lo spettacolo è andato in scena:
Fondazione Pontedera Teatro
Parco Jerzy Grotowski
via Indipendenza
Pontedera (Pisa)
Sabato 20 marzo, ore 21.00
Produzione Fortebraccio Teatro, in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Festival
Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte, Emilia Romagna Teatro Fondazione, presenta:
I giganti della montagna
di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci, direzione tecnica Max Mugnai
video Barbara Weigel
collaborazione tecnica Marco Mencacci
realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli
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