Karl Marx, Introduzione alla critica dell`economia politica, Commento

Karl Marx, Introduzione alla critica dell'economia politica, Commento
storico critico di Marcello Musto, traduzione di Giorgio Backhaus, Macerata,
Quodlibet 2010, pp. 136, euro 12.
Fabio Funiciello
In Italia negli ultimi anni si sono ri -pubblicati e pubblicati moltissimi
testi di e su Marx che hanno generato un vivace dibattito. Alla luce
delle recenti crisi finanziarie il filosofo di Treviri sembra più attuale
che mai dopo che il 1989 sembrava averlo definitivamente seppellito.
Ricordiamo Francis Fukuyama e la sua “fine della storia” di kojeviana
memoria finemente decostruita da Jacques Derrida in Spettri di Marx:
“forse non si ha più paura dei marxisti ma si ha paura di certi non
marxisti che non hanno rinunciato all’eredità di Marx ”.
Non ritengo che l’opera di Marx vada presa alla lettera e adattata così
com’è al contesto storico in cui ci troviamo a vivere. Si potrebbe fare
un’upgrade dell’opera di Marx attualizzandola ai problemi che il
nostro contesto ci pone di fronte e che non possiamo non affron tare.
Siamo chiamati a riscattare un passato che prometteva un edenico
futuro che non si è realizzato ma che possiamo ancora lavorare a
costruire perché, come gridano i ragazzi e le ragazze scesi in piazza di
recente, “ Un altro mondo è possibile ” e anche se la speranza può
andare delusa bisogna comunque credere nei propri sogni anche a
costo di rimanere disillusi.
Come Michel Foucault diceva nel suo commento a “ Che cos’è
L’illuminismo di Kant” si può fare un’ontologia del presente e
proporrei di farla ut ilizzando la cassetta degli attrezzi che le opere di
Marx ci mettono a disposizione.
Proprio perché Marx è, come diceva Sartre in Questioni di Metodo ,
“l’insuperabile orizzonte del nostro t empo” è utile la ristampa
dell’Introduzione alla critica dell’econo mia politica del 1857 con un
commento storico critico di Marcello Musto per i tipi della Quodlibet.
Il testo è stato redatto nell’ultima settimana dell’agosto del 1857 e fu
intitolato da Marx Introduzione. Come la maggior parte degli scritti di
Marx, purtroppo rimase incompiuta e avrebbe dovuto precedere lo
scritto del 1859 Per la critica dell’economia politica .
Il testo doveva esporre la metodologia adottata nelle sue ricerche e la
questione più rilevante è come riprodurre la realtà all’int erno del
pensiero. Il problema di Marx era come costruire un modello
categoriale astratto in gra do di rappresentare la società Marx riteneva
che la scienza economica non era ancora arrivata a creare un metodo in
grado di comprendere completamente la realtà. Il metodo che voleva
elaborare nel 1857 doveva servire da guida nelle sue successive opere.
Prima di intraprendere un lungo cammino che lo porterà alla
pubblicazione del primo libro del Capitale nel 1867 doveva fare i conti
con se stesso e capire da dove cominciare la c ritica dell’economia
politica dopo gli ingenti studi che aveva affrontato e finemente
annotato e commentato dagli anni Quaranta dell’Ottocento.
Centrale è il riepilogo della sua concezione della storia e l’elenco di
alcune questioni che risultavano ancora in procinto di essere discusse.
L’introduzione contiene lo schema dei paragrafi che avrebbero dovuto
comporla:
1) La produzione in generale
2) Rapporto generale tra produzione, distribuzione, scambio e
consumo
3) Il metodo dell’economia politica
4) Mezzi (forze) di produzione e rapporti di produzione, rapporti di
produzione e rapporti di circolazione ecc.
Nel primo paragrafo Marx se la prende con il mito di Robinson Crusoe
quale modello dell’ homo economicus e la proiezione delle categorie
della società borghese a quelle del passato . Gli economisti classici si
inventano l’individuo isolato sulla scia del giusnaturalismo del XVII
secolo. L’individuo isolato era un essere le cui relazioni sociali erano
sempre le stesse, immutate nel tempo e prodotte dalla na tura. Ogni
storico proiettava le categorie del proprio tempo sul passato dando una
immagine infedele delle nostre origini. Marx, sulla scia di Aristotele,
sottolinea che l’essere umano è un animale politico e la società civile
nasce solo con il mondo moder no, dove appare il lavoratore salariato.
Dopo la critica al paradigma dell’ homo economicus Marx vuole svelare
il mistero della “produzione in generale”. Ogni epoca , secondo il
pensatore di Treviri , ha caratteri produttivi comuni e qui viene
rivalutata l’astrazione rispetto alla sua precedente opera degli anni
quaranta in cui alle prese con la critica della filosofia di Hegel,
l’astrazione veniva vista come categoria che trasforma le cose in
categorie logiche.
L’astrazione grazie allo sviluppo della concezio ne materialistica della
storia, in particolare nella prima parte dell’ Ideologia Tedesca, assume
un ruolo fecondo all’interno del processo conoscitivo.
L’analisi teorica doveva distinguere le determinazioni valide in tutte le
epoche storiche e quelle valevo li in epoche particolari in modo da
comprendere il reale nella sua specificità. L’astrazione aiuta a
comprendere i fenomeni più estesi della produzione ma non riproduce
a pieno la particolarità di ogni epoca storica.
Gli economisti classici volevano dimost rare l’eternità e l’armonia dei
rapporti sociali esistenti sovrapponendo le categorie dell’epoca
borghese a tutte le epoche del passato. Per Marx l’astrazione ha valore
negativo quando sorvola dalle reali condizioni sociali e concepisce il
capitale come cosa e non come rapporto, poiché non si può astrarre
dalle diversità espresse nel rapporto sociale.
Gli economisti
trasfigurano realtà storiche in realtà naturali. Ad
esempio il denaro nasce a un determinato livello dello sviluppo sociale
e non è solo una prerogativa dell’epoca borghese.
Marx vuole determinare la specificità del modo di produzione
capitalistico dimostrando che è una specifica epoca di sviluppo delle
condizioni di produzione e che l’alienazione e lo sfruttamento non
sono realtà sempre esistit e ma nascono a un determinato livello di
sviluppo produttivo.
Per comprendere il reale Marx storicizza la categoria della produzione
dimostrando che il modo di produzione capitalistico non è eterno
e immutabile ma è solo un periodo storico che può essere s uperato.
Il capitalismo non è l’ultimo stadio della storia dell’umanità e non è
nemmeno l’ultimo; ad esso vi sarebbe dovuto succedere uno stadio
fondato sulla produzione comune.
Successivamente Marx continua a criticare il metodo dell’economia
politica che vuole rappresentare la produzione racchiusa in eterne
leggi di natura.
Prima
analizza
i
rapporti
che
intercorrono
tra
produzione,
distribuzione, consumo e scambio che formano un sillogismo in piena
regola e che dimostrano essere articolazioni di una t otalità differente
nell’ambito di un’unità dimostrando l’azione operante tra le varie parti
e facendo vedere che il concreto è parte di un’unità indifferenziata di
più determinazioni e relazioni .
La produzione all’interno del processo la fa da padrone an che se la
dimensione del consumo, le trasformazioni della distribuzione e la
grandezza della sfera del mercato la definiscono e influiscono su essa.
Il successivo passaggio riecheggia la Scienza della Logica di Hegel e
invece di chiedersi da dove comincia la scienza Marx si chiede da dove
deve cominciare l’Economia Politica? Marx non era del tutto convinto
che la ricostruzio ne logico ideale del concreto fosse il metodo
scientificamente più adatto.
Per Marx le categorie astratte sono le relazioni di una real tà concreta
già data e al contrario di uno d ei suoi pensatori di riferiment, Hegel, il
reale non è il risultato del pensiero.
La difficoltà che incontra Marx è quella di costruire un metodo che
riesca a dare conto pienamente del concreto e delle sue molte plici
relazioni.
Il successivo problema che cerca di affrontare è come procedere a
esporre le categorie dell’opera che voleva scrivere?
Secondo Marx è il presente che permette di ricostruire il passato sulla
scia della filosofia della storia universale di Hegel che divideva la
storia in tre periodi(il mondo orientale, in cui uno solo, il monarca, è
libero; il mondo greco -romano in cui sono liberi alcuni; il mondo
cristiano-germanico, in cui tutti sono liberi. ). Marx divide la storia
secondo i modi di produzione antico, asiatico, feudale, capitalistico
cercando di restituire a ogni epoca le proprie peculiarità e non
sorvolando sulle loro differenze specifiche come gli economisti
classici.
Egli elabora un’astrazione concreta che doveva essere sempre messa a
confronto con le concrete realtà storiche e cercare di scoprire nella
società capitalistica quelle tendenze latenti che avrebbero potuto
portare a un suo superamento andando contro quelli che avevano
presupposto l’eternità del sistema di produzione capital istico.
Successivamente Marx prende l’arte a modello per dimostrare come le
opere della classicità greca suscitano ancora del fascino in noi
e
dimostrando che la produzione artistica non segue a ruota la
produzione economica della società mostrando che l a storia è piena di
un multiverso di tempi storci che convivono tra loro e che non c’è
un’idea di progresso lineare come le filosofie della storia moderne
aveva voluto sempre costruire a tavolino ma non trovando mai un
riscontro nella realtà. Il modo di pr oduzione condiziona il mondo delle
idee ma non va interpretato in chiave determinista come il marxismo leninismo ha poi fatto. Sarebbe interessante confrontare questa parte
con uno scritto di un altro autore, Ernst Bloch, che nel suo scritto
Differenziazioni nel concetto di Progresso può aiutare a ripensare il
rapporto struttura-sovrastruttura.
L’introduzione del 1857 doveva rappresentare le “Questioni di Metodo”
di Karl Marx che voleva risalire dall’astratto al concreto, metodo che
rifiutò di seguire nell e opere successive in particolare in Per la Critica
dell’Economia Politica di cui lo scritto avrebbe dovuto essere
l’introduzione.
Nel 1859 Marx rovescia il metodo di analisi e parte dal particolare al
generale tralasciando le preziose acquisizioni teorich e acquisite nel
1857 grazie al confronto con economisti e filosofi della storia.