Scoperto meccanismo attraverso cui la cocaina danneggia le

Comunicato stampa
Scoperto meccanismo attraverso cui la
cocaina danneggia le funzioni cerebrali
Un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica di Roma ha compreso
come la cocaina altera, in un modello animale, le funzioni neuronali
e come prevenire alcuni dei danni cerebrali determinati dall’abuso
di questa droga.
Roma, 22 marzo 2013 – Ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro CuorePoliclinico Gemelli di Roma, insieme con colleghi dell’Università degli Studi
dell’Insubria di Varese, hanno scoperto in che modo la cocaina esercita, in
animali da laboratorio, i suoi danni sul cervello ed evidenziato la possibilità di
prevenire le disfunzioni neuronali e comportamentali causate dall’abuso di
cocaina.
Coordinata dai Professori Marcello D’Ascenzo e Claudio Grassi dell’Istituto di
Fisiologia Umana dell’Università Cattolica di Roma, la ricerca, finanziata
dall’Istituto Italiano di Tecnologia, è stata appena pubblicata sulla rivista Brain.
I ricercatori hanno scoperto che alla base dei danni cerebrali causati dalla
cocaina c’è un’alterazione della funzione delle sinapsi, i ponti di comunicazione
tra i neuroni. Tale alterazione è dovuta alla diminuzione della concentrazione di
una piccola molecola, la D-serina, indispensabile per assicurare una corretta
comunicazione tra i neuroni a livello delle sinapsi.
“Sebbene siano necessarie ulteriori indagini, i risultati di questo studio
potrebbero rappresentare un punto di partenza verso il possibile impiego della Dserina come farmaco nel trattamento della dipendenza da cocaina”, spiegano gli
autori dello studio.
L'abuso e la dipendenza da sostanze psicostimolanti come la cocaina
costituiscono un importante problema socio-sanitario per il nostro Paese.
Secondo recenti indagini epidemiologiche (2010) circa il 4,8% della popolazione
italiana di età compresa tra 15-64 anni ha provato ad assumere cocaina almeno
una volta nella vita, mentre lo 0,9% ammette di averne consumata anche nel
corso dell’ultimo anno. L’abuso di cocaina si associa a una serie di alterazioni
comportamentali tra cui la ricerca compulsiva della droga e l’elevata
suscettibilità alla ricaduta anche dopo lunghi periodi di astinenza.
“Abbiamo dimostrato che l’abuso cronico di cocaina induce, in animali da
esperimento, una diminuzione della concentrazione di D-serina nel nucleus
accumbens, un nucleo cerebrale coinvolto nei fenomeni di dipendenza da
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sostanze psicostimolanti”, spiega il professor D’Ascenzo. “Tale deficit molecolare
- continua il fisiologo della Cattolica - determina, in questa area cerebrale, una
ridotta capacità dei neuroni di modificare l’efficienza della trasmissione sinaptica
(plasticità sinaptica) che è alla base delle alterazioni comportamentali indotte
dalla cocaina”.
L’équipe del Prof. D’Ascenzo e del Prof. Grassi (costituita dai ricercatori Livia
Curcio, Maria Vittoria Podda, Lucia Leone, Roberto Piacentini e Alessia
Mastrodonato) ha inoltre dimostrato che la somministrazione “locale” di Dserina a livello nel nucleus accumbens previene, nei ratti, lo sviluppo di una
caratteristica alterazione comportamentale indotta dalla cocaina, ovvero la
sensibilizzazione locomotoria (processo per cui si determina un aumento
progressivo e permanente dell’attività motoria).
Questa ricerca, pur preliminare, fa luce sui meccanismi attraverso i quali la
cocaina altera le funzioni cerebrali e indica una possibile via terapeutica per il
trattamento della dipendenza da cocaina.
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