Lezione 24

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Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2015 / 2016
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1. I disturbi del linguaggio
‘Disturbi del linguaggio’ (language disorders) è un’etichetta molto ampia che comprende
ogni alterazione significativa nell’elaborazione linguistica
− diversi livelli di analisi: fonologia, morfosintassi, semantica, pragmatica
− problemi legati a modalità specifiche (dislessia, disgrafia)
− disturbi congeniti vs. disturbi acquisiti
− disturbi specifici vs. problemi connessi con altre patologie (autismo, sordità)
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2. La valutazione del linguaggio
2.1 Valutazione del soggetto adulto
Livello fonologico: analisi dell’output (→ analisi della generazione di suoni e sillabe) e
in input (→ analisi della discriminazione di suoni, sillabe e parole formate con gli stessi)
livello fonetico: relazione tra articolazione (fonazione) e qualità fonico-acustica dei
suoni linguistici; nei deficit articolatori fonetici, si nota una corrispondenza errata
tra movimenti articolatori e suono desiderato
→
deficit del controllo e della coordinazione; tuttavia, gli errori articolatori sono
legati anche a problemi prettamente linguistici (il successo nella produzione
dipende anche dalla familiarità con la parola, da eventuali suggerimenti)
livello fonemico: livello dei fonemi, rilevanti i tratti pertinenti (= funzionali a
distinzioni di significato); errori nell’output quali errata collocazione di suoni o
sillabe, più che nell’esecuzione dei suoni
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Livello semantico: analisi di comprensione, selezione e produzione di parole contenuto
(‘parole piene’: nomi, verbi, aggettivi); prove di denominazione su confronto visivo,
analisi dell’eloquio spontaneo
Il deficit può essere presente solo in comprensione o solo in produzione
→
valutazione della produzione: compiti di denominazione (con stimolo visivo o
verbale); possibile anomia (difficoltà/incapacità di produrre parole nel discorso),
circonlocuzioni, parafasie
→
valutazione della comprensione: richiesta di indicare un oggetto denominato
dall’esaminatore; in presenza di disturbi di tipo semantico-lessicale, il paziente ha
difficoltà a identificare l’oggetto fra altri dello stesso tipo (cucchiaio tra posate),
ma non fra altri fonologicamente simili (pane, cane, rane)
→
possibile anche deficit sia in comprensione, sia in produzione
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Livello sintattico: alterazioni spesso già visibili nell’eloquio spontaneo; possibile
difficoltà nella costruzione di strutture sintattiche senza problemi nel recupero delle
parole
→
possibile l’omissione delle parole funzione (articoli, preposizioni, pronomi), con uso
corretto delle parole contenuto
→
deficit riscontrabili anche in comprensione
Es.: ‘Test dei gettoni’ (Token Test); richiesta verbale di indicare o manipolare dei
‘gettoni’ con determinate caratteristiche (dimensione, forma, colore)
Comandi sempre più complessi:
“Tocchi il quadrato verde”
“Tocchi il cerchio rosso grande”
“Tocchi il quadrato giallo e il cerchio verde”
“Prenda il cerchio nero oppure il quadrato giallo”
“Prima di toccare il cerchio verde prenda il quadrato bianco”
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2.2 La valutazione del linguaggio nel bambino
“(...) batterie di test che valutano le abilità di comprensione, ripetizione e produzione di
sillabe, parole e frasi. (...) Poiché non tutti i bambini hanno le stesse prestazioni si è
stabilito che un punteggio in un determinato test che si discosta per più di due deviazioni
standard* rispetto alla norma debba essere considerato patologico”
(Aglioti, S.M., Fabbro, F. Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino; grassetti miei)
Bambini < 3 anni: scala McArthur e test del primo linguaggio
Scala McArthur:
Questionario proposto ai genitori, con una lista di parole divise per categorie
grammaticali; i genitori segnano le parole che il bambino è in grado di comprendere e
produrre
→
misura dello sviluppo della comprensione e produzione di parole
→
primo livello di valutazione delle prestazioni linguistiche di un bambino
* Deviazione standard: indice di dispersione delle misure sperimentali, “uno dei modi per esprimere la dispersione
dei dati intorno ad un indice di posizione, quale può essere, ad esempio, la media aritmetica o una sua stima”
(https://it.wikipedia.org/wiki/Deviazione_standard)
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Test del primo linguaggio:
12-36 mesi; valutazione delle competenze pragmatiche e della capacità di comprendere
parole e frasi
→ deficit di comprensione e produzione delle parole riscontrabile a 2 anni - 2½;
le frasi, occorre attendere il terzo anno di età
Ess.: Comprensione
Produzione
(http://www.sv.lnf.it/batterie_linguaggio/TPL%202005.pdf)
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per
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Bambini 2½-5 anni → test di valutazione del linguaggio (TVL):
(a) test di compresione di parole
(b) test di comprensione di frasi
(c) test di ripetizione di frasi
(d) test di denominazione di figure
→ inoltre, viene valutata la capacità di articolazione dei fonemi italiani
Ess.: comprensione di parole
denominazione di figure
(http://www.sv.lnf.it/batterie_linguaggio/TVL_2005.pdf)
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Bambini 4-12 anni → esame del linguaggio nel bambino:
(a) test di comprensione
→
→
→
due test di comprensione fonemica
test di comprensione semantica
due test di comprensione grammaticale
(b) test di ripetizione (parole, non-parole [es. gelco, stalmo, nespa], frasi)
(c) test di espressione
→
→
→
denominazione di sostantivi e verbi
fluenza semantica
descrizione di una storia figurata
(d) test di articolazione
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Ess.:
(http://www.sv.lnf.it/batterie_linguaggio/batteria%202005.pdf)
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Fluenza semantica
Descrizione di storia figurata (‘storia del nido’)
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Valutazione approfondita dello sviluppo della morfosintassi
→
Test dello sviluppo morfosintatttico (TSM):
Misurazione dello sviluppo della morfologia flessiva (e derivazionale)
(a) prove specifiche (comprensione di parole flesse, giudizi di grammaticalità,
morfologia derivazionale, wug test)
(b) prove più generali (comprensione orale, ripetizione di una storia, ripetizione di
parole e non-parole, comprensione di strutture grammaticali)
Ess.: giudizi di grammaticalità
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Morfologia derivazionale
Wug test
(http://www.sv.lnf.it/batterie_linguaggio/TSM_2005.pdf)
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3. Disturbi acquisiti del linguaggio
Anomalie nello sviluppo del linguaggio derivanti da problemi neurologici
3.1 Afasie acquisite
“disturbi del linguaggio dovuti a malattie neurologiche che si instaurano dopo che il
linguaggio si è già sviluppato, in genere dai 3 ai 15 anni”
→
lesione di uno o più centri del linguaggio; disturbi assimilabili a vari tipi di afasie,
ma prevale il quadro di afasia non fluente
tendenza a perdere la capacità di esprimersi fluentemente, si può arrivare al mutismo;
comprensione di norma ben conservata
→
recupero apprezzabile delle capacità linguistiche ad alcuni mesi di distanza
dall’insorgere della lesione, recupero totale apparente in qualche anno
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“[a]nche i bambini con un ottimo recupero del linguaggio continuano a manifestare
per tutta la vita lievi deficit negli aspetti più complessi della comprensione e
dell’espressione verbale”
→
le afasie nei bambini sono spesso associate a deficit della lettura, della scrittura e del
calcolo; problemi associati a difficoltà nelle materie di tipo linguistico e logicomatematico
(Aglioti, S.M., Fabbro, F. Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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3.2 L’afasia-epilessia
Afasia-epilessia (o ‘sindrome di Landau-Kleffner’): forma di afasia che si manifesta
insieme ad un epilessia
→
solo una piccola parte dei bambini epilettici sviluppa anche un’afasia
→
la causa della sindrome non è ancora chiara, ma sono stati notati disturbi nell’attività
elettrica del cervello localizzati soprattutto nelle aree del linguaggio
Nelle fasi iniziali, perdita della comprensione del linguaggio; in seguito, deterioramento
anche delle capacità espressive
→
sindrome dalla sintomatologia fluttuante: alternanza di crisi afasiche e recuperi
parziali del linguaggio
→
gli episodi afasici in genere terminano con i 14 anni; tuttavia, le difficoltà
linguistiche continuano per tutta la vita, e si accompagnano in genere a grave
compromissione delle capacità di apprendimento scolastico
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3.3 Afasie congenite da paralisi cerebrale infantile
Paralisi cerebrale infantile (cerebral palsy) o ‘encefalopatia perinatale’: “deficit
neurologico stabile e non progressivo, acquisito prima, durante o nei primi mesi dopo la
nascita”
→
possibili cause: basso peso alla nascita, incompatibilità di gruppo sanguigno tra
madre e figlio, meningite neonatale
→
quadro clinico molto vario: diplegia (spasticità degli arti inferiori), tetraplegia (tutti
e quattro gli arti), emiplegia (solo gli arti di un lato); spesso associata a forme di non
coordinazione motoria (distonia1, corea2, atetosi3)
→
frequentemente presenti disturbi nell’articolazione linguistica (disartria)
1
“Alterazione persistente della postura, dovuta a esagerazione del tono dei muscoli”
“Malattia del sistema extrapiramidale caratterizzata da movimenti involontari, improvvisi, rapidi, incomposti,
incoercibili, continuamente variabili”
3
“Malattia del sistema extrapiramidale, che si manifesta con movimenti involontari degli arti, specie dei segmenti
estremi, della faccia e della lingua: i movimenti delle dita sono detti tentacolari perché ricordano quelli dei
tentacoli dei polpi; quelli della faccia e della lingua danno luogo a smorfie grottesche e disturbano l’articolazione
della parola”
(Dizionario medico Treccani, 2010)
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Nei bambini affetti da paralisi cerebrali infantile, i deficit del linguaggio sono molto
frequenti
→
alcuni bambini non presentano nessun deficit cognitivo né disturbo del linguaggio;
tuttavia, la maggior parte presenta sia un ritardo nello sviluppo cognitivo sia
disturbi nel linguaggio
→
i disturbi del linguaggio possono essere più o meno gravi del deficit cognitivo; se vi
sono soprattutto lesioni nelle aree con funzioni linguistiche, ci si può aspettare che il
deficit linguistico sia più grave di quello cognitivo
Fattori che condizionano lo sviluppo del linguaggio nelle afasie congenite:
(a) presenza di epilessia e/o anomalie del sonno non-REM → fattore aggravante
(b) sede della lesione → se interessa l’emisfero sinistro, compromissione delle tappe
iniziali dello sviluppo linguistico, che però poi tende a progredire come nei bambini
con lesioni all’emisfero destro
→
i bambini con paralisi cerebrale infantile e disturbi del linguaggio hanno importanti
difficoltà scolastiche
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4. I disturbi specifici del linguaggio
Disturbi specifici del linguaggio (DSL, Specific Language Impairment): “disturbi
nell’acquisizione del linguaggio che colpiscono bambini con intelligenza e udito normali,
senza apparenti problemi neurologici, senza problemi psichiatrici e senza rilevanti
difficoltà sociali ed economiche”
→
più del 5% dei bambini in età scolare è affetto da un DSL
→
i DSL sono più comuni nei maschi rispetto alle femmine
→
molti bambini con DSL hanno preferenza manuale sinistra
→
la metà circa dei bambini con DSL ha un familiare con lo stesso problema
→
disturbi di origine ancora poco chiara: possibile associazione con presenza di
anomalie microscopiche nello sviluppo della corteccia cerebrale e con specifici
deficit genetici
(Aglioti, S.M., Fabbro, F. Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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→
i bambini con DSL hanno problemi dall’inizio del processo di apprendimento della
L1, sono più lenti nel raggiungere le ‘tappe’ dell’acquisizione; “all children with
SLI [DSL] come from the population of late talkers. It is a hallmark of SLI that
these children are late in acquiring their first words and their first word
combinations and thus, difficulties and protracted development are present from the
emergence of language”
(Conti-Ramsden, G., Botting, N., 2006, Specific language impairment, in Brown, K. [ed.], Encyclopedia of
Language and Linguistics, second edition, Amstedam, Elsevier; grassetti miei)
→
i bambini con DSL sono solo più lenti, e hanno meno possibilità di successo, o
imparano la lingua in maniera differente dai bambini con sviluppo del linguaggio
normale? Tema dibattuto, probabilmente la differenza è soprattutto cronologica,
anche se esistono aree di difficoltà specifiche per i bambini con DSL (es.: accordo
verbale di tempo e persona per gli anglofoni; articoli definiti per l’italiano)
→
il decorso dei DSL è variabile; tuttavia “i bambini che arrivano all’età scolare con un
DSL molto probabilmente avranno abilità linguistiche scarse per tutta l’infanzia e
anche nell’età adulta”
(Tomblin, B.J., 2009, Children with specific language impairment, in Bavin, E.L. [ed.], The Cambridge Handbook
of Child Language, Cambridge, Cambridge University Press)
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Tuttavia, anche i parlatori tardivi (late talkers), pur non rispettando i criteri diagnostici
per un DSL, possono conservare aree di difficoltà (lieve) in abilità connesse con il
linguaggio (vocabolario, elaborazione fonetica, accuratezza in lettura, competenze
narrative, competenze sintattiche) anche nell’adolescenza (soprattutto, se il ritardo è
ancora visibile a 5 anni di età)
→ secondo alcuni, questi deficit possono costituire un elemento di fragilità del bambino,
e potrebbero essere meritori di considerazione nella programmazione di attività
scolastiche a carattere linguistico (lettura, scrittura, comprensione del testo)
→
è stato proposto che i parlatori tardivi e i soggetti con DSL siano da considerarsi
come elementi di un continuum (communication disabilities, developmental
language impairment), invece che categorie discrete
(N.B.: i criteri diagnostici tipici per il ritardo [NON disturbo] linguistico sono:
vocabolario espressivo inferiore alle 50 parole o al 10° percentile a 24 mesi e assenza di
linguaggio combinatorio a 30 mesi)
(Viterbori, P., 2015, Parlatori tardivi e disturbi specifici del linguaggio, in Zanobini, M., Viterbori, P., Scopesi, A.
[a cura di], Le difficoltà e i disturbi del linguaggio attraverso le lenti dell'ICF, Milano, Franco Angeli)
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→
i DSL sono associati frequentemente ad altre aree di difficoltà:
“I bambini con DSL hanno varie limitazioni nella percezione generale uditiva e del
linguaggio; limitazioni in domini cognitivi centrali quali la memoria, l’attenzione e
le funzioni esecutive; deficit in altre funzioni cognitive come la risoluzione di
problemi, la rotazione mentale, la matematica; e deviazioni nella struttura e nelle
funzioni neurologiche. Si nota anche un’incidenza relativamente alta della dislessia
e di altre disabilità della lettura e della scrittura più globali. La natura di queste
limitazioni e la loro relazione ai DSL restano controverse.”
(Schwartz, Richard G., 2009, Specific language impairment, in Schwartz, R. G. [ed.], Handbook of Child
Language Disorders, New York and Hove, Psychology Press; trad. mia)
→
incidenza relativamente alta anche di ADHD (sindrome da deficit di attenzione e
iperattività) e sindrome ansiosa, soprattutto nei bambini con DSL e dislessia
congiunti (stress in classe?)
(Tomblin, B.J., 2009, Children with specific language impairment, in Bavin, E.L. [ed.], The Cambridge Handbook
of Child Language, Cambridge, Cambridge University Press)
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Es.: bambino di 4 anni e 3 mesi anglofono con SLI, task di descrizione di sequenze di
immagini
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(Leonard, L.B., 1998, Children with Specific Language Impairment, Cambridge, MA: MIT Press)
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Alcune aree di difficoltà dei bambini italofoni con DSL:
a. lessico limitato, comparsa tardiva delle combinazioni di parole
b. lunghezza limitata delle frasi, omissione (variabile) di elementi obbligatori
c. errori fonologici
d. uso limitato delle parole funzione (in particolare articoli [non compensati da
protoforme] e pronomi clitici, meglio le prestazioni con le preposizioni); omissione
più che sostituzione; difficoltà specifica con l’articolo il; problemi anche nella
comprensione
e. sostituzione delle flessioni verbali; spesso terza persona singolare (vedo) in luogo della
forma plurale (vedono)
→ difficoltà nella flessione verbale molto minori rispetto ai problemi con articoli
e clitici
→ nei casi più gravi, uso dell’infinito verbale (girare in luogo di giro) e omissione di
verbi e altre parole (cane casa per il cane va a casa)
(Leonard, L.B., 1998, Children with Specific Language Impairment, Cambridge, MA: MIT Press)
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Diagnosi dei DSL
Per definizione, il bambino affetto da DSL deve avere intelligenza non verbale, udito, etc.
nella norma (→ ‘diagnosi di esclusione’); fino a 18-24 mesi, i bambini con
ritardi/difficoltà vengono ‘classificati’ come late talkers, l’eventuale diagnosi di DSL
arriva in genere più tardi (> 4 anni)
(Tomblin, J.B., 2009, Children with specific language impairment, in Bavin, E. L. (ed.), The Cambridge
Handbook of Child Language, Cambridge, Cambridge University Press)
(a) test QIP [quoziente intellettivo performance] per la valutazione del quoziente
intellettivo non verbale
→
deve essere superiore ai 70 punti (scala WPPSI [Wechsler Preschool and Primary
Scale of Intelligence] < 6 anni, o scala WISC [Wechsler Intelligence Scale for
Children] dai 6 ai 14 anni)
→
l’intelligenza verbale (QIV) nei bambini con DSL è di norma molto più bassa
dell’intelligenza non verbale (→ i test QIV sono influenzati dal livello di sviluppo
del linguaggio)
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(b) test con audiogramma per valutare l’udito del bambino
(c) esame neurologico per escludere anomalie
(d) indagine psicopatologica per escludere problemi rilevanti
Se negli accertamenti (a-d) non vengono riscontrate anomalie significative, si procede
con la valutazione sistematica del linguaggio del bambino: valutazione di comprensione,
ripetizione e produzione di fonemi, parole e frasi
deficit nella comprensione
→
disturbo della comprensione del linguaggio
deficit nell’espressione
→
disturbo dell’espressione del linguaggio
difficoltà nell’articolazione
→
disturbo dell’articolazione del linguaggio
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N.B.: “Molti dei test standard hanno sensibilità, specificità, affidabilità e validità limitate,
e non permettono di valutare l’uso della lingua in un contesto (pragmatica) o
l’elaborazione del linguaggio. Inoltre, spesso non forniscono informazioni sufficienti per
pianificare la terapia perché sono pensati per valutare diverse abilità linguistiche,
piuttosto che esaminare in profondità singoli aspetti del linguaggio. Nonostante questi
limiti, i test standard restano il fondamento della valutazione linguistica dei DSL”
(Schwartz, Richard G., 2009, Specific language impairment, in Schwartz, R. G. [ed.], Handbook of Child
Language Disorders, New York and Hove, Psychology Press; trad. mia)
→
“Da un punto di vista clinico, appare più appropriato avere criteri che permettano
di identificare quei bambini le cui difficoltà di linguaggio compromettano il
funzionamento quotidiano, nel loro contesto di vita”
→
cfr. la classificazione ICF
(Viterbori, P., 2015, Parlatori tardivi e disturbi specifici del linguaggio, in Zanobini, M., Viterbori, P., Scopesi, A.
[a cura di], Le difficoltà e i disturbi del linguaggio attraverso le lenti dell'ICF, Milano, Franco Angeli)
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4.1 Disturbo specifico della comprensione del linguaggio
Comprensione dei suoni del linguaggio, delle parole (lessico) o della grammatica
(morfosintassi) di almeno due deviazioni standard sotto la media dei bambini della stessa
età
[cf. la Classificazione Internazionale delle Malattie − 10, Organizzazione Mondiale della
Sanità (http://apps.who.int/classifications/icd10/browse/2015/en#/F80)]
→
problemi con varie costruzioni: costruzione dativa, passiva, relativa, etc.
→
forma più grave di DSL, peggiore prognosi a lungo termine: necessaria una lunga
riabilitazione
→
molto spesso associato a problemi nell’espressione e nell’articolazione dei suoni,
soprattutto nei bambini più piccoli
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4.2 Disturbo specifico dell’espressione del linguaggio
Comprensione del linguaggio nella norma, ma deficit nelle capacità espressive superiore
alle due deviazioni standard, deficit nella fonologia e/o nella produzione del lessico e/o
nella morfosintassi
→
disturbo piuttosto serio, talvolta conseguente ad un disturbo specifico della
comprensione del linguaggio
→
nei bambini più piccoli, si accompagna frequentemente a disturbi dell’articolazione
dei suoni
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Es: dialoghi tra bambini di 3-4 anni e le loro madri (contesto anglofono)
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(Conti-Ramsden, G., Botting, N., 2006, Specific language impairment, in Brown, K. [ed.], Encyclopedia of
Language and Linguistics, second edition, Amstedam, Elsevier)
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4.3 Disturbo specifico dell’articolazione dei suoni del linguaggio
Sviluppo dell’articolazione dei suoni in ritardo rispetto ai bambini della stessa età di due
o più deviazioni standard
→
disturbo specifico più frequente nei bambini tra i tre e i sei anni
→ i bambini affetti non riescono a pronunciare alcuni suoni del linguaggio (tipicamente,
quelli che si imparano più tardi, spesso i fonemi più complessi); alcuni suoni
vengono pronunciati in maniera distorta
→ disturbo che può essere curato efficacemente con la terapia logopedica, da iniziare il
più presto possibile
→ disturbo spesso associato a difficoltà nell’apprendimento della lettura (dislessia
evolutiva) e/o della scrittura (disgrafia evolutiva)
→ i disturbi dell’articolazione hanno un effetto negativo sulla memoria di lavoro
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→ quarto tipo: disturbo pragmatico (pragmatic language impairment)
forma di DSL in cui il deficit più notevole è di natura pragmatica (uso sociale del
linguaggio)
Ess.: difficoltà ad adattare il registro comunicativo all’interlocutore, ridotta
sensibilità agli indizi contestuali, significativa limitazione a comprendere il
linguaggio astratto o figurato
(Viterbori, P., 2015, Parlatori tardivi e disturbi specifici del linguaggio, in Zanobini, M., Viterbori, P., Scopesi, A.
[a cura di], Le difficoltà e i disturbi del linguaggio attraverso le lenti dell'ICF, Milano, Franco Angeli)
→ la prognosi dei DSL è variabile; in diversi casi, le difficoltà linguistiche continuano
anche nell’adolescenza, e persino nell’età adulta; inoltre, il profilo linguistico (e
non-linguistico) del paziente può/possono cambiare nel tempo
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