Lo svantaggio
Che cos’è lo svantaggio
Definizione
Lo svantaggio è qualsiasi condizione strutturale che genera disparità nell’accesso alle risorse, per cui alcuni nella
società hanno più opportunità di altri e più probabilità di realizzarsi nella vita.
Svantaggio e disuguaglianza
Lo svantaggio e la disuguaglianza sono due concetti molto simili, ma non coincidono: la disuguaglianza è una
disparità di trattamento, per cui certi individui nella società vengono penalizzati ingiustamente rispetto ad altri;
invece lo svantaggio riguarda specificamente la disparità nell'accesso alle risorse sociali che servono per riuscire
nella vita, per cui alcuni nella società hanno meno opportunità e meno probabilità di realizzarsi nella vita rispetto
ad altri. Quindi si può dire che lo svantaggio è una componente della disuguaglianza sociale o un caso particolare
di essa. Ma a differenza della disuguaglianza sociale, lo svantaggio prescinde dal fatto che la penalizzazione sia
risultato di azioni discriminatorie vissute come ingiuste.
Svantaggio e Stato sociale
Il concetto di disuguaglianza sociale rimanda alle azioni discriminatorie che nella società si compiono nei riguardi
di certe persone. Diversamente dalla disuguaglianza sociale lo svantaggio è carico di valori ed è proiettato
all'intervento, poiché presuppone non tanto ciò che di discriminatorio che si fa nella società, ma ciò che non si fa
e si dovrebbe fare per eliminare la disparità. Quindi implica l’idea che ci si debba adoperare per dare pari
opportunità a tutti. Gli ideali di parità e solidarietà hanno preso corpo nel XX secolo con l’avvento del Welfare
State (Stato sociale: Lo Stato sociale è una forma di Stato, che si propone di fornire e garantire a tutti diritti e
servizi sociali, come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’indennità di disoccupazione, sussidi famigliari in caso di
accertato stato di povertà o bisogno, accesso alle risorse culturali, assistenza d’invalidità e vecchiaia, …). Oggi gli
Stati, per lo meno le democrazie avanzate, tendono a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di
realizzarsi e avere successo. Il principio che si debba eliminare lo svantaggio e garantire a tutti la piena
partecipazione alla vita sociale è sancito anche dall’articolo 3 della Costituzione italiana: “È compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Una condizione frutto di interazione
Lo svantaggio solitamente è il risultato dell'interazione tra fattori interni, in quanto dipende in parte da alcune
caratteristiche dell’individuo che lo mettono in difficoltà, e fattori esterni in quanto dipende in parte anche dalle
reazioni della società che possono creare barriere per via di pregiudizi e distorsioni cognitive.
Ad esempio nel caso dell'handicap lo svantaggio è legato a minorazioni fisiche, sensoriali o psichiche
dell'individuo, ma dipende anche dal fatto che gli altri tendono spesso a svalutare la persona portatrice di
handicap, a considerarla inferiore e perciò a negarle di fatto il diritto di accedere a molte opportunità.
La stigmatizzazione (Goffman parla di stigma per indicare il fatto che certe persone nella società finiscono per
avere addosso un marchio negativo che porta all’esclusione) riguarda la menomazione ed è dovuto ad un bias
(pregiudizio) detto effetto alone, per cui noi tendiamo ad estendere quella caratteristica (minorazione)
dell'individuo a tutto l'individuo e vediamo una persona menomata anziché una persona con una menomazione.
Per contrastare questo latente pregiudizio si è introdotta la terminologia "portatore di handicap" al posto di
"handicappato".
La stigmatizzazione è anche legata al bias della tendenza alla positività, cioè dal fatto che noi siamo abituati a
considerare il mondo normale fatto di cose piacevoli e perfettamente funzionanti e ad emarginare nell'anormalità
tutto ciò che è meno piacevole e non perfettamente riuscito.
1
Forme di svantaggio
Si può fare una distinzione tra svantaggio individuale (come nel caso dell'handicap) e svantaggio collettivo (come
nel caso delle minoranze etniche). Questa distinzione è comunque sfumata, perché noi tendiamo a commettere
errori di giudizio, dettati dal bias dell’accentuazione, che consiste nell’esagerare le differenze tra individui
appartenenti a categorie diverse a minimizzare quelle tra individui della stessa categoria e ciò ci induce a
trascurare quello che una persona ha di unico.
E' abituale classificare lo svantaggio a seconda dei motivi principali che lo originano: handicap, genere femminile,
povertà, mancanza di istruzione, appartenenza a una minoranza etnica ecc. Particolarmente utile nella ricerca è
considerare tipi diversi di svantaggio a seconda delle opportunità negate: svantaggio nell’accesso all’istruzione,
nell’ingresso nel mondo del lavoro, nella carriera lavorativa, nell’accesso ai mezzi di comunicazione, alle nuove
tecnologie, ecc. Così facendo si focalizza l’attenzione sulle barriere sociali che impediscono l’accesso alle varie
risorse che la società offre e si vede come nascono le disparità a scuola, nel lavoro e in altri ambiti sociali.
La disuguaglianza delle opportunità educative
Il DOE
La probabilità di riuscita scolastica di ragazzi appartenenti a gruppi e categorie diverse non sono le stesse. Le
persone svantaggiate raggiungono gradi di istruzione più bassi, ottengono titoli che nella società sono meno
stimati e sul loro curriculum hanno valutazioni e voti peggiori. La disuguaglianza delle opportunità educative
(DOE) è lo svantaggio scolastico legato principalmente al genere, all'etnia e alla classe sociale.
Differenze di genere.
Nella maggior parte dei paesi avanzati si è quasi azzerata la differenza tra maschi e femmine nell’accesso
all’istruzione. Invece nei paesi meno sviluppati o in via di sviluppo le differenze di genere influiscono ancora a tutti
i livelli dell’istruzione. Inoltre, bisogna tenere presente che le donne conseguono titoli meno forti poiché seguono
in genere indirizzi di studi umanistici, mentre c'è una maggior frequenza maschile negli indirizzi scientificotecnologici, considerati più forti per l’accesso al lavoro e per una maggiore retribuzione. In ogni caso, lo
svantaggio femminile principale sta nel fatto che le donne fanno più fatica a inserirsi nel mondo del lavoro
rispetto ai maschi anche a parità di titoli di studio o con titoli superiori.
Differenze etniche
L’appartenenza a un gruppo etnico di immigrati o minoritario può svantaggiare nella riuscita scolastica, ma anche
avvantaggiare: dipende molto dalle speranze di integrazione che il gruppo minoritario nutre in quel paese (cioè
se il gruppo minoritario ha fiducia nella scuola e nelle possibilità che l’istruzione offre per la promozione sociale e
per il successo nella vita). Nelle fasce più deboli i ragazzi delle etnie minoritarie generalmente ottengono risultati
migliori degli autoctoni. Nelle famiglie povere di immigrati si ripongono generalmente più speranze nell’istruzione
rispetto alle famiglie povere di autoctoni, generalmente più sfiduciate.
Differenze di classe sociale
Lo svantaggio legato alla classe sociale è il più significativo e si trova ovunque. Anche le buone doti intellettive non
riescono a compensare del tutto lo svantaggio. Il titolo di studio e la professione dei genitori influiscono sui livelli
di scolarizzazione raggiunti e anche sulla scelta degli indirizzi scolastici: i ragazzi delle fasce più deboli si orientano
verso studi tesi a proiettarli subito nel mondo del lavoro, meno formativi e meno stimati.
La riuscita scolastica delle persone delle classi sociali più basse viene ostacolata da vari fattori.
Deprivazione socio-culturale. I bambini delle classi inferiori crescono in ambienti che per varie ragioni non
facilitano il successo scolastico (condizioni abitative che non permettono di concentrarsi o insalubri; ambiente
poco stimolante intellettivamente e demotivante).
Codice linguistico ristretto. Secondo le ricerche di Bernstein (1061, 1971-1977, 1987), i bambini delle classi
operaie inglesi hanno un linguaggio lessicalmente più semplice (codice ristretto) dei bambini della classe media,
che adoperano un linguaggio più elaborato (codice elaborato). Dietro alle frasi più brevi, alle strutture
grammaticali più semplici, all’impiego di un minor numero di congiunzioni, ci sono differenze più sostanziali, che
riguardano l’uso del linguaggio, il modo di pensare e persino motivazioni e valori. Le persone della classe operaia
2
usano il linguaggio prevalentemente in funzione interpersonale, per controllare il comportamento degli altri
(funzione pubblica); mentre quelle della classe media lo usano anche in funzione ideativa o simbolica, cioè per
parlare delle cose del mondo e di ciò che si sa (funzione formale). L'uso del linguaggio in funzione formale implica
l'abitudine ad operare con i concetti a livello astratto. Pertanto questi bambini della classe media, che sanno
impiegare il linguaggio in modo formale e astratto, distinguono tra conoscenza e relazione, afferrano subito cosa
vuol dire imparare attingendo a una tradizione, riescono a immaginare e a pensare più facilmente al futuro,
anziché restare immersi nel presente, accettano più facilmente perciò la disciplina scolastica, che richiede di
rinunciare alle gratificazioni immediate (ad esempio, il gioco) per acquisire una conoscenza che tornerà utile un
domani. I bambini della classe operaia, abituati al codice ristretto, fanno fatica a muoversi nei discorsi astratti, a
scorgere la conoscenza al di là della relazione e a rinunciare alle gratificazioni immediate per formarsi un bagaglio
di conoscenze.
Effetto insegnante. Le ricerche mostrano che bambini parimenti dotati sul piano intellettivo e della stessa
estrazione sociali, messi in classe con insegnanti diversi hanno riuscite anche significativamente diverse. Molto
dipende dalle aspettative che l’insegnante ha nei riguardi degli allievi. Lo svantaggio scolastico è quindi legato a
un fenomeno noto come effetto Pigmalione: gli allievi che secondo l’insegnante sono più dotati riescono meglio,
a prescindere da quanto siano effettivamente dotati (Rosenthal e Jacobson, 1968). Si tratta di un caso particolare
della profezia che si autoavvera. Accade che gli allievi socio-culturalmente svantaggiati finiscano col rendere poco,
se i loro insegnanti si aspettano poco da loro.
Effetto scuola. La riuscita degli studenti varia a seconda del sistema scolastico. Le ricerche empiriche dimostrano
che le scuole che hanno dei progetti educativi chiari ed espliciti e dove c’è un costante monitoraggio dei risultati
riescono meglio ad aiutare gli allievi più deboli a rimontare lo svantaggio.
3