Quaderni di dermatologia, Anno 9, n. 2, Dicembre 2004 15 PATOLOGIE LINFO-ISTIOCITARIE CUTANEE NEL CANE E NEL GATTO: DIAGNOSI, PROGNOSI E CENNI DI TERAPIA PAOLA ROCCABIANCA Facoltà di Medicina Veterinaria, Sezione di Anatomia Patologica, Milano SISTEMA IMMUNITARIO EPIDERMICO La cute rappresenta una componente essenziale del sistema immunitario. Il SALT (Skin Associated Lymphoid Tissue) è composto da cellule linfoidi, da cellule che presentano gli antigeni e da componenti umorali. L’epidermide è pertanto in grado di sopperire alle tre maggiori funzioni di un organo immunitario: 1) Induzione di una risposta immunitaria primaria 2) Acquisizione di memoria immunitaria 3) Risposta secondaria agli antigeni incontrati precedentemente 4) Tolleranza immunitaria nei confronti di antigeni innocui Le componenti cellulari del sistema immunitario cutaneo sono: a) Linfociti b) Cellule che presentano l’antigene c) Cheratinociti d) Cellule endoteliali delle venule postcapillari e) Cellule neurali del derma f) Linfonodo drenante Le patologie linfocitarie ed istiocitarie della cute derivano da proliferazione policlonale (reattiva) o oligo/monoclonale (neoplastica) delle corrispettive linee cellulari. Linfociti cutanei I linfociti della cute sono prevalentemente linfociti T memoria. Nel cane, a differenza dell’uomo, si osserva una prevalenza di linfociti CD8 +. Nella cute normale i linfociti B sono rari e si localizzano nel derma attorno ai vasi del plesso profondo. CUTE EPIDERMIDE DERMA Linfociti T 2-5% dei linfociti T della cute 95-98% linfociti T della cute 99% CD8+ 50-60% CD4 40-50% CD8 > TCR α/β +/- TCR γ/δ (tranne in topo e bovino) 90-100% TCR α/β 0-10% TCR γ/δ Assenti Rarissimi Linfociti B CD8 α/β TCR α/β } 90-100% CD8 α/β TCR γ/δ } rari Cellule che presentano l’antigene (APC) della cute Le cellule dendritiche presentanti l’antigene (APC) originano da un precursore mieloide comune da cui derivano anche monociti e macrofagi. Il vocabolo “istiocita” è un termine istologico nel quale sono raggruppati macrofagi e APC poiché i due citotipi non possono essere distinti sulla base dell’aspetto microscopico. Tuttavia, macrofagi e cellule dendritiche svolgono funzioni diverse. Le APC sono coinvolte nell’inglobamento, nella processazione e nella presentazione degli antigeni ai linfociti con attivazione del sistema immunitario specifico mentre i macrofagi svolgono funzione di fagocitosi e distruzione dell’antigene stesso. Le APC esprimono il CD1 ed il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) di classe I e II, molecole coinvolte nella presentazione di antigeni alle cellule T. Benché raggruppate sotto lo stesso nome le APC rappresentano un gruppo eterogeneo di cellule che si distinguono sulla base di sede anatomica, funzione ed espressione di molecole di superficie (fenotipo). Funzione delle APC Le APC sono cellule specializzate nella processazione e presentazione di antigeni ai linfociti T con attivazione della risposta immunitaria specifica. Le APC monitorano l’ambiente ed internalizzano antigeni estranei per endoci- 16 Paola Roccabianca Tipo di APC Sede Anatomica APC corrispondenti nella cute Fenotipo Intraepiteliali Localizzate negli epiteli mucosali e nell’epidermide Cellule di Langerhans CD1+, CD4 -, CD11c+, MHC II+, CD90 (Thy-1) - Interstiziali Sono presenti in molti tessuti. Nella cute sono localizzati nel derma in vicinanza dei vasi Dendrociti dermici CD1+, CD4+, CD11b+, CD11c+, MHC II+, CD90 (Thy-1)+ APC degli organi linfoidi Si localizzano nelle aree T dei tessuti linfoidi ed attivano i linfociti CD4 APC interdigitate (in paracorticale del linfonodo drenante) CD1+, CD4+, CD45RA Attivazione e migrazione delle APC cutanee Maturazione delle cellule dendritiche e patologie proliferative correlate Linfatico (“veiled cells”) tosi, fagocitosi o macropinocitosi. L’antigene è processato (frammentato in peptidi, glicolipidi, ecc), legato al MHC II o al CD1 e portato sulla superficie cellulare dove incontra i linfociti T helper che sono così attivati. Le cellule di Langerhans sono le APC intraepidermiche e rappresentano la prima linea di difesa cutanea dagli antigeni esogeni. Dopo due ore dall’incontro con l’antigene le cellule di Langerhans dalla superficie epidermica si spostano a livello di giunzione dermo-epidermica. Le diverse popolazioni di APC dermiche comprendono le cellule di Langerhans attivate in migrazione al linfonodo drenante ed i dendrociti dermici localizzati a livello perivascolare. I dendrociti dermici rappresentano la prima linea di difesa dagli antigeni che raggiungono la cute per via ematica. Sia le cellule di Langerhans che i dendrociti dermici, una volta attivati, entrano nei vasi linfatici e raggiungono la regione paracorticale del linfonodo dove avviene l’incontro con il linfocita T CD4 (helper). I linfociti T, a loro volta, stimoleranno la proliferazione dei linfociti B e la risposta immunitaria specifica. Dai linfociti B attivati origina il pool di linfociti memoria che permetterà la risposta immunitaria secondaria. Disordini linfoproliferativi delle APC cutanee I disordini proliferativi delle APC sono stati descritti prevalentemente nel cane e più di rado nel gatto. 1) Istiocitoma 2) Istiocitosi delle cellule di Langerhans 3) Istiocitosi reattiva (cutanea e sistemica) 4) Sarcoma istiocitario (localizzato e disseminato/istiocitosi maligna) La diagnosi differenziale è importante soprattutto nei confronti di linfomi ed altri tumori a cellule rotonde ed è possibile con l’ausilio congiunto di clinica, citologia, istologia (necessaria per l’istiocitosi reattiva) e dell’espressione di molecole di superficie (fenotipo). Immunofenotipo: glossario dei CD Il termine immunofenotipo si riferisce all’identificazione di popolazioni cellulari normali o neoplastiche attraverso l’utilizzo di anticorpi che riconoscono molecole di superficie specifiche dei diversi citotipi del sistema immunitario. La fenotipizzazione è molto importante soprattutto per la diagnosi differenziale di tumori a cellule rotonde, poiché l’esame istologico da solo è spesso insufficiente. Istiocitoma, linfoma, mastocitomi indifferenziati, plasmocitomi indifferenziati ed il tumore venereo trasmissibile hanno spesso caratteristiche morfologiche sovrapponibili, problema responsabile di un’elevata frequenza di errori diagnostici. Spesso l’esame citologico è di maggiore ausilio rispetto all’esame istologico ed è pertanto consigliabile effettuarlo sempre quando si sospetta una neoplasia a cellule rotonde. Il consiglio è, se possibile, effettuare entrambe le indagini perché la citologia identifica il citotipo mentre l’istologia fornisce i dati di architettura e distribuzione della lesione (ad. es. in corso di Istiocitosi reattiva). Il fenotipo in genere si valuta su sezioni criostatiche di tessuti congelati (in azoto liquido). La valutazione fenotipica di campioni fissati in formalina permette indagini li- Quaderni di dermatologia, Anno 9, n. 2, Dicembre 2004 mitate ma che possono rivelarsi comunque molto utili per la diagnosi di questi tumori La caratterizzazione immunofenotipica si effettua utilizzando anticorpi monoclonali specie-specifici la cui reattività è stata valutata (per ciascun anticorpo) a livello internazionale da più istituzioni universitarie e private contemporaneamente (Workshop leucocitari). Questo ha permesso di raggiungere una nomenclatura comune dei diversi antigeni ed anticorpi. Ad ogni antigene è stato assegnato un cluster di differenziazione (CD). Attualmente nella specie umana sono stati riconosciuti circa 160 CD e la complessità della biologia che concerne gli antigeni leucocitari può intimidire anche il più esperto immunologo. Tuttavia, un numero minore di CD è attualmente riconosciuto nei mammiferi e le molecole più utilizzate ai fini diagnostici sono un numero minore. Infine il pannello di anticorpi che è possibile attualmente applicare a tessuti fissati in formalina è molto limitato. La seguente lista di molecole è quella che compare più comunemente negli articoli che riguardano le patologie immunoproliferative in medicina veterinaria e che sono quindi utili per l’approccio della letteratura ed eventualmente della diagnostica di queste lesioni. CD1: i diversi isotipi del CD1 (1a, 1b e 1c) sono utilizzati dalle cellule APC per presentare antigeni peptidici, lipidici e glicolipidici ai linfociti T. Il CD1 è il marker più specifico per l’identificazione delle APC. E la maggioranza dei disordini istiocitari del cane deriva dalla proliferazione di questi tipi cellulari. Purtroppo nessun anticorpo antiCD1 funziona su materiale fissato. CD3/TCR (T Cell Receptor): il complesso CD3/TCR è espresso sulla superficie dei linfociti T maturi e nei timociti. Pertanto l’identificazione del CD3 definisce la popolazione come T. La molecola del CD3 è composta da 5 catene (γ, δ, ε, ζ, η). L’identificazione del CD3 è possibile in tessuti fissati in formalina attraverso l’utilizzo di anticorpi che riconoscono la porzione intracitoplasmatica della catena ε poiché questa porzione resiste alla fissazione. Inoltre, la porzione intracitoplasmatica della catena CD3 ha una sequenza altamente conservata nelle diverse specie di mammiferi. Anticorpi contro questa catena sono routinariamente utilizzati nella diagnostica di linfomi T nei piccoli animali. CD79a: il complesso molecolare del recettore delle cellule B (BCR) è costituito da immunoglobuline di superficie (IgD) legate a due catene di trasmembrana (CD79a, CD79b) coinvolte nell’attivazione del linfocita B dalla superficie cellulare al citoplasma. Il CD79a è presente lungo tutti gli stadi maturativi dei linfociti B e persiste in un’elevata percentuale di plasmacellule che in genere perdono tutti gli antigeni di superficie. Anche la sequenza del CD79a è conservata e può essere utilizzata in tessuti fissati. È utilizzato comunemente come marker di linfomi B e di plasmocitomi cutanei. CD4: nella maggioranza dei mammiferi il CD4 è espresso da linfociti T helper (MHC II ristretti). Il cane si distingue da altre specie animali in quanto il CD4 è presente anche nei neutrofili. Inoltre, le APC attivate dall’incontro con l’antigene esprimono il CD4. La molecola del CD4 nei piccoli animali può essere identificata solo su sezioni criostatiche. CD8: la molecola è espressa dai linfociti T citotossici (MHC I ristretti). È un eterodimero composto da due catene α e β. L’eterodimero α/β è espresso dalla maggioranza dei linfociti T citotossici che esprimono il TCR α/β mentre l’eterodimero α/α è espresso da sottopopolazioni 17 di linfociti T e da sottogruppi di cellule Natural Killer. La molecola del CD8 nei piccoli animali può essere identificata solo su sezioni criostatiche. CD11/CD18: la famiglia delle integrine Beta è una delle più importanti famiglie di molecole di adesione leucocitaria. Il CD18 è la subunità Beta che è espressa da tutti i leucociti e nella superficie leucocitaria si appaia ad una delle quattro subunità alfa così da formare un eterodimero. Le quattro subunità alfa fino ad oggi identificate sono: CD11a: espressa in tutti i leucociti CD11b: espressa da granulociti, monociti e sottopopolazioni di macrofagi CD11c: espressa da granulociti, monociti e APC CD11d: espressa da macrofagi e linfociti T che si localizzano nella polpa rossa e nel midollo osseo. Presente in una piccola sottopopolazione di linfociti T circolanti e periferici (LGL). La molecola del CD18 può essere identificata in materiale fissato in formalina sia nel cane che nel gatto. Accertata la negatività a CD3 e a CD79a, un’intensa espressione di CD18 in una popolazione di cellule mononucleate suggerisce una derivazione mieloide. Solo il CD18 può essere utilizzato in tessuti fissati in formalina. CD45: è definita anche molecola leucocitaria comune. Tutti i leucociti esprimono almeno un isomero del CD45. Esistono 8 isomeri tra cui CD45R, CD45RA, CD45RB e CD45RO. Il CD45 può essere identificato in tessuti fissati in formalina della specie canina. Il CD45RA è espresso da cellule B immature (naïve) e nei linfomi B multicentrici. Il CD45RA è espresso anche dalle plasmacellule ed è utile nella diagnosi di plasmocitomi. I linfomi T periferici in genere originano da cellule T memoria. Le cellule T memoria cambiano espressione da CD45RA a CD45RO, tuttavia il CD45RO non è riconoscibile in sezioni criostatiche. 2 2 LINFOMI CUTANEI Linfoma Cutaneo Epiteliotropo/Micosi Fungoide Il termine Micosi Fungoide (MF) deriva dall’aspetto clinico che caratterizza la patologia nell’uomo (aree eritematose rotondeggianti alopeciche simili alle lesioni causate da dermatofiti). La MF è definita “the great impersonator” dagli autori Americani in quanto l’aspetto clinico è estremamente vario è può mimare molte patologie cutanee. A) MF nel cane Presentazione clinica e Comportamento: la MF si sviluppa in genere in cani adulti-anziani. Le lesioni possono svilupparsi in qualsiasi area cutanea con una preferenza per le giunzioni muco-cutanee. La MF è caratterizzata da presentazioni cliniche proteiformi: 1. aspetto eritematoso, furfuraceo associato a depigmentazione ed alopecia accompagnato o meno da prurito (eritroderma esfoliativo) 2. placche, che possono essere o non essere ulcerate 3. lesioni nodulari +/- ulcerate 4. sindrome di Sèzary: è la variante leucemica della MF. È molto rara ma è stata segnalata nel cane. La forma nodulare può essere accompagnata da metastasi ai linfonodi e/o ad altri organi interni. 18 Paola Roccabianca Istologia e Fenotipo: dal punto di vista istologico la MF è caratterizzata da epiteliotropismo e follicolotropismo della popolazione linfoide neoplastica, in genere molto prominenti in tutti gli stadi. 1. “patch”/eritroderma i linfociti si dispongono tra i cheratinociti (forma Pagetoide) 2. nello stadio di placca le cellule neoplastiche si riscontrano nell’epitelio del derma subepidermico come denso infiltrato 3. nello stadio di nodulo le cellule si estendono ad invadere derma profondo e pannicolo. Le cellule neoplastiche possono apparire come cellule linfoidi mature e ben differenziate o caratterizzate da una morfologia istiocitoide (soprattutto nello stadio di nodulo) ed essere pertanto difficili da distinguere dalle neoplasie istiocitarie o mastocitarie/plasmocitarie indifferenziate. La diagnosi di certezza della MF si basa sull’identificazione del CD3 su tessuti fissati in formalina. Nei preparati freschi l’80% dei casi di MF canina deriva da linfociti CD8. Questi dati sono in contrasto con la MF nell’uomo dove la malattia deriva dai linfociti CD4. In rapporto all’espressione della molecola del TCR la MF canina è caratterizzata da una prevalenza di forme TCR al- Boxer affetto da linfoma epiteliotropo mucocutaneo con eritema, depigmentazione, placche noduli, ulcere e alopecia. Figura a destra: cane affetto da linfoma epiteliotropo intra orale con iperemia, erosioni ed ulcere emorragiche. A B C D Figura in basso a dx: nodulo di un linfoma epiteliotropo: già alla superficie di taglio resta evidente il coinvolgimento cutaneo. Istologia del linfoma cutaneo epiteliotropo: nelle figure B e C riferibili a una lesione a placca (ultime a dx) si nota un infiltrato da epidermico a dermico superficiale e intermedio; nella figura D (ultima in basso) riferibile a una lesione nodulare l’infiltrato è presente nel derma profondo e sottocute. Quaderni di dermatologia, Anno 9, n. 2, Dicembre 2004 fa/beta positive (57%) mentre la forma Pagetoide (esclusivamente epidermotropica) è caratterizzata dalla esclusiva espressione di TCR gamma/delta. Nell’uomo invece la MF è quasi sempre una malattia dei linfociti TCR alfa/beta. Cenni di Terapia: nell’uomo molti principi tra cui alcuni nuovi derivati dei retinoidi (Tazarotene, Bexarotene) sono utilizzati per via topica per lesioni localizzate o recidivanti. Trattamenti generalizzati o sistemici dipendono dal tipo di lesione e dalla sua estensione (electron beam therapy, fotochemioterapia, bagni di radiazioni UV). Nelle forme più gravi sono applicati protocolli chemioterapici classici del linfoma multicentrico. La terapia della MF nel cane non sembra ancora codificata. Tuttavia, a causa della sua rapida progressione in questa specie e del fatto che al momento della diagnosi spesso la malattia è diffusa e si presenta con molteplici lesioni allo stadio di tumore, i tentativi terapeutici sono di trattare questo tumore come un linfoma multicentrico. B) MF nel gatto La MF è considerata rara nei gatti. È una malattia che colpisce i gatti anziani, sviluppandosi inizialmente spesso a livello di testa e collo. La presentazione clinica più frequente è quella di un eritema diffuso associato a dermatite esfoliativa (eritroderma esfoliativo) mentre placche e noduli sono inusuali. Le giunzioni muco-cutanee sono coinvolte più di rado rispetto al cane. Nel gatto la diagnosi di MF è definita dalla espressione del CD3 da parte delle cellule linfoidi tumorali. La popolazione è più frequentemente di tipo CD4 e CD8 negativa, a differenza dell’uomo e del cane. B) NECL nel gatto La presentazione clinica è variabile e può essere simile a quella del cane o a carattere vasculocentrico (la diagnosi differenziale si opera nello stesso modo che nel cane). Sembra esserci anche nei gatti una prevalenza di linfomi T. Nel gatto in sede dermica è possibile identificare il linfoma B ricco di cellule T (l’aspetto istologico è di tipo infiammatorio). Linfocitosi Cutanea Felina/Pseudolinfoma Introduzione: il termine pseudolinfoma viene in genere utilizzato per definire un gruppo eterogeneo di patologie benigne a carattere reattivo contraddistinte dalla proliferazione di linfociti B o T ben differenziati nella cute dell’uomo. Sinonimi del termine pseudolinfoma sono linfocitoma cutis o iperplasia linfoide cutanea. La patologia nell’uomo sembra essere il riflesso di una risposta immunitaria aberrante ad alcuni antigeni in modo simile a ciò che avviene per le forme di istiocitosi reattiva. Nel derma si evidenzia la persistenza di A Raro 9-11 anni ■ No predisposizione sesso o razza (Weimaraner?) ■ No predilezione per sedi anatomiche ■ ■ B Linfoma Cutaneo Non Epiteliotropo (NECL) A differenza dell’uomo e del cane, l’NECL sembra la forma di linfoma cutaneo più frequente nei gatti. 19 ➣ Noduli e placche (forma classica) A) NECL nel cane Presentazione clinica e Comportamento: l’NECL si sviluppa in genere nei cani anziani. La malattia si presenta in qualsiasi sede anatomica tramite noduli/placche, singoli o multipli non ulcerati. La progressione dell’NECL è in genere più rapida rispetto alla MF e mostra spesso una maggiore frequenza di coinvolgimento linfonodale e sistemico. Istologia e Fenotipo: presenza di noduli singoli o multipli densamente cellulari non ben delimitati, non capsulati e che spesso si estendono in profondità, lasciando in superficie un margine con l’epidermide (detta Granz zone). Spesso le cellule sono di notevoli dimensioni ed hanno un aspetto “istiocitoide” che rende problematica la diagnosi differenziale con i tumori istiocitari. Circa il 50% dei tumori è infiltrato da eosinofili, rendendoli problematici per la diagnosi differenziale con il mastocitoma indifferenziato (grado terzo). Nella specie canina l’NECL deriva prevalentemente dai linfociti T CD3/CD8 +, seguono per la frequenza le forme non B-non T (probabilmente NK attivati) mentre i linfomi B sono rari. La conferma diagnostica è possibile su tessuti paraffinati attraverso l’applicazione di CD3 (origine T), CD79a e CD45RA (origine B), c-KIT e triptasi (mastocitomi). Figura A - cane: arto di un cane con linfoma cutaneo non epiteliotropo; figura B - nodulo sezionato: il nodulo alla superficie di taglio presenta una cute apparentemente normale e non invasiva della neoplasia. Figura di sx: istologia del linfoma cutaneo non epiteliotropo: infiltrati diffusi confinati al derma. 20 Paola Roccabianca linfociti maturi. Le cause prevalenti identificate nell’uomo sembrano essere morsi di artropodi, virus, farmaci. La diagnosi differenziale, sia clinica che istologica, tra questa patologia ed un linfoma cutaneo di tipo NECL maturo è molto difficile e spesso è operata a livello molecolare dove è possibile dimostrare che la popolazione linfocitaria è policlonale (linfocitosi) o monoclonale (neoplastica). Presentazione clinica e Comportamento: nel gatto la linfocitosi cutanea è una patologia non rara che crea problemi sovrapponibili a quelli della medicina umana. La linfocitosi cutanea è una patologia che in genere si sviluppa in gatti adulti/anziani. Si presenta con lesioni singole o più raramente multiple spesso caratterizzate da alopecia, eritema, ulcerazione e prurito. In genere l’insorgenza è improvvisa e la progressione lenta. Molto frequentemente le lesioni hanno un comportamento ciclico contraddistinto da regressioni e recidive. La malattia ha in genere una lenta progressione e sembra per lo più benigna. Sono state segnalate occasionali regressioni spontanee anche se in alcuni casi causa sintomi sistemici e sembra essere la causa della morte del soggetto. Istologia e Fenotipo: le lesioni sono associate alla presenza di una densa popolazione dermica di piccoli linfociti T maturi. In una elevata percentuale di casi, si evidenzia una quantità minore di linfociti B nel derma. Una correlazione è stata dimostrata tra linfocitosi cutanea e IBD, colangioepatite linfocitaria e pancreatite linfocitaria nei gatti. Nei casi che progrediscono a neoplasia si riscontrano infiltrati linfocitari anche negli organi interni. Fino ad oggi, sulla base della presentazione clinica e delle caratteristiche istologiche ed immunoistochimiche, non è possibile predire il comportamento della patologia. Tuttavia, sembra che una buona percentuale di casi subisca una trasformazione clonale e pertanto rappresenti una forma di linfoma linfocitico dermico a basso grado e con una lenta progressione. La diagnosi differenziale più importate è quella d’invasione cutanea di leucemie linfocitiche. Cenni di Terapia: la terapia più frequentemente proposta è quella steroidea per via topica, orale o sistemica con risultati variabili. Nei casi che presentano un comportamento aggressivo oltre agli steroidi viene somministrato il clorambucile (come per le leucemie linfocitiche croniche) con risultati variabili. Plasmocitoma Cutaneo (Extramidollare) Presentazione clinica e Comportamento: il plasmocitoma extramidollare è un tumore comune nei cani anziani ed è segnalato nel gatto. In genere il tumore si presenta come un nodulo singolo che si localizza preferenzialmente alle dita (compresi cuscinetti digitali), labbra e orecchie. Nel cane, nel 10-20% dei casi sono descritti noduli multi- pli. Il tumore è per lo più benigno indipendentemente dal citotipo identificato all’esame citologico o istologico. Istologia e Fenotipo: si osservano in genere noduli dermici, densamente cellulari ben circoscritti, composti da cellule rotonde con Golgi +/- evidente e organizzati in piccoli pacchetti circondati da uno stroma delicato. Dal punto di vista istologico si riconoscono diversi citotipi: il tipo maturo, il tipo a nuclei indentati, il tipo asincrono (citoplasma maturo e nucleo immaturo), il tipo polimorfo (anisocitosi, anisocariosi, differenziazione). In tutti i casi è frequente il riscontro di cellule bi- e multinucleate. La progressiva differenziazione dei diversi tipi può causare problemi diagnostici con i tumori a cellule rotonde quali il tumore di Merkel, il mastocitoma, il linfoma ed il sarcoma istiocitario. Tuttavia, la caratteristica reattività del tumore permette di escludere la maggior parte delle diagnosi differenziali. I plasmocitomi esprimono la vimentina (DD con il tumore di Merkel) e quasi sempre è possibile mettere in evidenza le immunoglobuline (prevalentemente IgG) nel citoplasma. Nel cane l’80% dei casi esprime il CD79a mentre il CD45RA è presente nel 90% dei plasmocitomi. Nei gatti è stata dimostrata la prevalenza di forme che esprimono le catene leggere di tipo lambda. DISORDINI ISTIOCITARI Con il termine morfologico di istiocita si riassume il riscontro a livello istologico di macrofagi e di cellule dendritiche che non sono differenziabili sulla base delle caratteristiche microscopiche. Come accennato precedentemente, all’interno della popolazione di APC coinvolte nella processazione e presentazione di antigeni che penetrano nella cute esistono delle differenze fenotipiche e funzionali. I disordini proliferativi che derivano dalle APC cutanee sono l’istiocitoma, l’istiocitosi delle cellule di Langerhans, l’istiocitosi reattiva ed il sarcoma istiocitario. Istiocitoma Cutaneo Presentazione clinica e Comportamento: l’istiocitoma è un tumore per lo più a carattere benigno, assai frequente nella specie canina. Le sedi in cui si evidenzia con maggiore frequenza sono la testa, le orecchie, il collo e le estremità. La presentazione più frequente è quella di un singolo nodulo eritematoso, alopecico ed occasionalmente eroso. La maggioranza dei casi si sviluppa in soggetti sotto i tre anni d’età e regredisce spontaneamente. Sono rari i casi di segnalazioni di recidiva. Per “Istiocitoma Atipico” s’intende, secondo i diversi orientamenti, un istiocitoma che insorge in Citotipo Sede anatomomicroscopica Fenotipo Langerhans cells Intraepiteliale CD1+, CD11c+, MHC II+ CD4 -, CD90 (Thy-1) - Dendrociti dermici Dermica, adiacente ai vasi CD1+, CD4+, CD11b+, CD11c+, MHC II+, CD90 (Thy-1)+ CD degli organi linfoidi (Interdigitate) Aree T di linfonodi drenanti la cute CD1+, MHCII+, CD4+, CD45RA+ CD90 (Thy-1) - Quaderni di dermatologia, Anno 9, n. 2, Dicembre 2004 21 Modello istologico di crescita dell’istiocitoma Modello istologico di crescita dell’istiocitosi cutanea soggetti adulti o che non regredisce o può avere un comportamento clinico aggressivo. Sono stati segnalati alcuni casi di istiocitomi persistenti con metastasi linfonodali. Casi di istiocitomi multipli sono stati identificati soprattutto nello Shar-pei. In questi casi la regressione avviene dopo molti mesi e possono comparire noduli in successione. Il decorso della patologia è in genere benigno tranne nei casi in cui l’ulcerazione delle lesioni ha come sequela lo sviluppo di processi infiammatori e conseguente setticemia. Istiocitomi multipli sono stati occasionalmente segnalati nella specie felina. Istologia e Fenotipo: neoformazione nodulare dermica delimitata ma non capsulata composta di cellule istiocitarie densamente impachettate che possono formare aggregati intraepidermici. Le cellule hanno abbondante citoplasma chiaro e nucleo ovale/indentato. Non sono rare le figure mitotiche, occasionalmente atipiche. Lo stato di regressione si accompagna alla presenza di un vallo peritumorale e di aggregati perivascolari di piccoli linfociti. Le cellule neoplastiche sono CD1+, CD4-, CD11c+ MHCII+. Questo fenotipo identifica l’origine dell’Istiocitoma dalle cellule di Langerhans. Quest’origine giustifica il riscontro di cellule nell’epidermide e la possibilità di invadere il linfonodo drenante. L’incremento di linfociti CD8 + è stato associato alla regressione spontanea del tumore. Mentre per contro, la presenza di plasmacellule sembra indicare un ritardo nella regressione. Diagnosi Differenziale: sia per l’epiteliotropismo, sia per i reperti istologici che per alcuni comportamenti (es. la possibilità di estendersi al linfonodo), l’istiocitoma deve essere spesso differenziato su base immunofenotipica da MF, tumore delle cellule di Merkel, mastocitomi e plasmocitomi indifferenziati. zata dallo sviluppo di placche e noduli cutanei multipli che si localizzano prevalentemente a testa, perineo, scroto ed estremità. I casi che si localizzano esclusivamente a livello cutaneo sono definiti Istiocitosi reattiva cutanea o Istiocitosi cutanea. Si definiscono come forme sistemiche (Istiocitosi reattiva sistemica) casi in cui oltre alla cute si ha un coinvolgimento dei linfonodi e di altri tessuti/organi quali mucosa nasale, sclera, palpebre, polmoni, milza, fegato e midollo osseo. In genere le lesioni cutanee sono caratterizzate da recidive e regressioni con una lenta progressione. Occasionali sono le segnalazioni di regressione spontanea. Istologia e Fenotipo: presenza di noduli perivascolari multifocali composti da una popolazione mista di cellule infiammatorie che confluiscono a formare infiltrati diffusi nel derma profondo e nel sottocute e che non si propagano oltre al linfonodo drenante (per l’istiocitosi reattiva cutanea). Possono essere evidenti reperti di invasione e danno alla parete vascolare con emorragie e necrosi. Studi fenotipici hanno dimostrato un’origine da cellule dendritiche dermiche attivate che esprimono CD1, CD4, CD11c, CD11b, MHCII. Le cellule dendritiche sono frammiste a linfociti T CD8+ e neutrofili. Una componente minima di plasmacellule ed eosinofili è occasionalmente visibile. Patogenesi: sulla base del fenotipo e del comportamento clinico queste due malattie sono attualmente ritenute disordini linfoproliferativi e non veri e propri tumori poiché non originano da una popolazione clonale. Ad ulteriore dimostrazione di quest’ipotesi la patologia può essere controllata attraverso terapia immunodepressante. Diagnosi Differenziale: spesso l’istiocitosi reattiva cutanea è una diagnosi di esclusione. L’esame citologico in genere è aspecifico in quanto indentifica una flogosi mista ed occorre un esame istologico per evidenziare l’orientamento perivascolare e l’assenza di agenti eziologici. Cenni di Terapia: la ciclosporina è il farmaco immunodepressante più utilizzato per il controllo della patologia e deve essere somministrata a vita nei casi di forme sistemiche. La ciclosporina in associazione al ketoconazolo riduce il dosaggio del primo farmaco e quindi riduce i costi. 1) Ciclosporina A: 10-25 mg/kg nelle 24 ore, dosaggio da dividere in due somministrazioni giornaliere. 2) Neoral® (altra preparazione della Ciclosporina): 5-10 mg/kg nelle 24 ore, dosaggio da dividere in due somministrazioni 3) Steroidi: prednisone/lone fino a 2 mg/kg al giorno 4) Leflunomide (non ancora approvata ad uso veterinario ma testata sperimentalmente con successo). Istiocitosi delle Cellule di Langerhans Presentazione clinica e Comportamento: si tratta di un’entità recentemente identificata nella specie canina. La patologia sembra rara e caratterizzata dallo sviluppo di lesioni multiple e confluenti con una rapida invasione degli organi interni. Fenotipo: il fenotipo è identico a quello dell’istiocitoma. Istiocitosi Reattiva Presentazione clinica e Comportamento: il Pastore Bernese, il Rottweiler e tutti i Retrievers sono predisposti allo sviluppo di queste malattie. L’istiocitosi reattiva è caratteriz- 22 Paola Roccabianca Sarcoma Istiocitario 12. Presentazione clinica e Comportamento: se ne riconoscono due forme, una localizzata e una sistemica. 13. A) Sarcoma istiocitario localizzato 15. Tumore a rapida crescita, localmente invasivo che si sviluppa in un’unica sede. I pastori Bernesi, i Rottweilers ed i Retrievers sono predisposti. In genere si localizza in cute/sottocute degli arti spesso adiacente ad un’articolazione (sarcoma sinoviale di origine istiocitaria). Lesioni singole possono inoltre svilupparsi in milza, fegato, parete gastrica, lingua e sistema nervoso centrale. B) Sarcoma Istiocitario Disseminato/ Istiocitosi Maligna Questa patologia neoplastica era prima definita Istiocitosi Maligna. Si tratta di una patologia a carattere multifocale molto aggressiva. I pastori Bernesi, i Rottweilers ed i Retrievers sono predisposti. Non è stato ancora dimostrato se le lesioni hanno un inziale sviluppo da una singola sede anatomica con successiva disseminazione o rappresentano una malattia primariamente multicentrica. Il sarcoma istiocitario disseminato si riscontra contemporaneamente in due o più delle seguenti sedi: milza, linfonodi, polmoni e midollo osseo. Altri organi che possono essere colpiti sono il Sistema Nervoso Centrale, il fegato, i reni, la muscolatura scheletrica, lo stomaco e i surreni. La cute ed il sottocute sono raramente coinvolti. Istologia e Fenotipo: sia nella forma localizzata che in quella sistemica sono evidenti aree diffusamente sostituite da una popolazione neoplastica di cellule poligonali densamente impaccate occasionalmente giganti multinucleate e con gravi reperti di atipia (anisocitosi, anisocariosi, mitosi atipiche). Le cellule neoplastiche esprimono CD1, CD11c, MHC II e sono negative per CD4 e CD11d. Questo fenotipo indica una origine da cellule dendritiche anche se il citotipo specifico di origine non è ancora stato definito con certezza. Terapia: la chemioterapia tentata fino ad oggi non ha dato risultati. Nelle forme di sarcoma istiocitario localizzato sono raccomandate la chirurgia e successiva radioterapia. 14. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. Letture consigliate 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Affolter VK, Moore PF. Canine cutaneous and systemic histiocytosis. Reactive hystiocytosis of dermal dendritic cells. Am J Dermatopathol 22: 40-48, 2000. Affolter VK, Moore PF. Localized and disseminated histiocytic sarcoma of dendritic cell origin. Vet Pathol 39: 74-83, 2002. Ashley PF, Bowman LA. Symmetric cutaneous necrosis of the hind feet and multicentric follicular lymphoma in a cat. J Am Vet Med Assoc 214: 211-214, 1999. Baer KE, Patnaik AK, Gilbertson SR, Hurvitz AI. Cutaneous plasmacytomas in dogs: a morphologic and immunohistochemical study. Vet Pathol 26: 216-221, 1989. Bagnasco G, Properzi R, Porto R, Nardini V, Poli A, Abramo F. Feline cutaneous neuroendocrine carcinoma (Merkel cell tumor): clinical and pathological findings. Vet Dermatol 14:111-5, 2003. Baines SJ, McCormick D, McInnes E, Dunn JK, Dobson JM, McConell I. Cutaneous T cell lymphoma mimicking cutaneous histiocytosis: differentiation by flow cytometry. Vet Rec 147: 11-16, 2000. Baker JL, Scott DW. Mycosis fungoides in two cats. J Am Anim Hosp Assoc 25: 97-101, 1989. Bender WM, Muller GH. Multiple, resolving, cutaneous histiocytoma in a dog. JAVMA 194:535-537,1989 . Brunnert SR, Altman NH. Identification of immunoglobulin light chains in canine extramedullary plasmacytomas by thioflavine T and immunohistochemistry. J Vet Diagn Invest 3: 245-251, 1991. Caciolo PL, Hayes AA, Patmaik AK. A case of mycosis fungoides in a cat and literature review. J Am Anim Hosp Assoc 19: 505-512, 1983. Cerundolo R, Rest J, Persechino A. Cutaneous lymphosarcoma. J Small Anim Pract 43: 1, 36, 2002. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. Cobbold SP, Metcalf S. Monoclonal antibodies that define canine homologues of human CD antigens: summary of the first international canine leukocyte antigen workshop (CLAW). Tissue Antigens 43: 137, 1994. Day MJ. Immunophenotypic characterization of cutaneous lymphoid neoplasia in the dog and cat. J Comp Pathol 112: 79-96, 1995. Day MJ, Kyaw-Tanner M, Silkstone MA, Lucke VM, Robinson WF. T-cell rich B-cell lymphoma in the cat. J Comp Pathol 120: 155-167, 1999. Day MJ, Lopatkin I, Lucke VM, Whitbread TJ. Multiple cutaneous histiocytomas in a cat. Vet Dermatol 11: 305-310, 2000. Doe R, Zackheim HS, Hill JR. Canine epidermotropic cutaneous lymphoma. Am J Dermatopathol 10: 80-86, 1988. Fivenson DP, Back ER, Dunstan RW, Nickoloff BJ, Moore PF. Dermal dendrocytes and T-cells in canine mycosis fungoides. Support for an animal model of human cutaneous T-cell lymphoma. Cancer 70: 2091-2098, 1992. Fivenson DP, Saed GM, Beck ER, Dunstan RW, Moore PF. T-cell receptor gene rearrangement in canine mycosis fungoides: further support for a canine model of cutaneous T-cell lymphoma. J Invest Dermatol 102: 227-230, 1994. Foster AP, Evans E, Kerlin RL, Vail DM. Cutaneous T-cell lymphoma with Sèzary syndrome in a dog. Vet Clin Path 26: 188-192, 1997. Guaguère E, Stefan J, Olivry T. Cyclosporin A: a new drug in the field of cutaneous dermatology. Vet Derm 15:61-74, 2004. Gilbert S, Affolter VK, Gross TL, Moore PF, Ihrke PJ. Clinical, morphological and immunhistochemical characterization of cutaneous lymphocytosis in 23 cats. Vet Dermatol 15: 3-12, 2004. Goldschmidt MH, Hendrick MJ. (2002) Tumors of the skin and soft tissues. In: Meuten DJ. Tumors in domestic animals, fourth edition. Iowa state press, Ames, Iowa, pp 51-52. Hall IA, Wallig MA, Generalized cutaneous histiocytomas with progressive systemic involvement in a dog. Annual meeting of the American college of veterinary dermatology and the American academy of veterinary dermatology page 92, 1991. Kelley LC, Mahaffey EA. Equine malignant lymphomas: morphologic and immunohistochemical classification. Vet Pathol 35:241-252, 1998. Kerlin RL, Hendrick MJ. Malignant fibrous hystiocytoma and malignant hystiocytosis in the dog-convergent or divergent phenotypic differentiation? Vet Pathol 33: 713-716, 1996. Magnol JP, Ghernati I, Marchal T, Chabanne L, Delverdier A, Fournel C. Clinical, morphologic and immunophenotypic data based on 10 case canine muco-cutaneous epidermotropic T-cell lymphoma (analogous to Mycosis Fungoides). Importance of an animal model of spontaneous pathology. Bull Acad Natl Med 180: 449-462, 1996. Majzoub M, Breuer W, Platz SJ, Linke RP, Hermanns W. Histopathologic and immunophenotypic characterization of extramedullary plasmacytomas in nine cats. Vet Pathol 40: 249-253, 2003. Marchal T, Dezutter-Dambuyant C, Fournel C, Magnol JP, Schmitt D. Immunophenotypic and ultrastructural evidence of the Langherans cell origin of the canine cutaneous histiocytoma. Acta Anat (Basel) 153: 189-202, 1995. Mays MB, Bergeron JA: Cutaneous histiocytosis in dogs. JAVMA 188: 377-381, 1986. McKeever PJ, Grindem CB, Stevens JB, Osborne CA. Canine cutaneous lymhpoma. J Am Vet Ned Assoc 80: 531-536, 1982. Moore PF. Systemic histiocytosis in Bernese Mountain Dogs. Vet Pathol 21: 554-563, 1984. Moore PF, Rosin A. Malignant histiocytosis in Bernese Mountain Dogs. Vet Pathol 23: 1-10, 1986. Moore PF. Histiocytosis. http: www.histiocytosis.ucdavis.edu/lineages.html, Ultimo consulto 13 Maggio 2004. Moore PF, Olivry T. Cutaneous lymphomas in companion animals. Clin Dermatol, 12: 499-505, 1994. Moore PF, Olivry T, Naydan D. Canine cutaneous epitheliotropic lymphoma (Mycosis Fungoides) is a proliferative disorder of CD8 + T cells. Am J Pathol 144: 421-429, 1994. Moore PF, Schrenzel MD, Affolter VK, Olivry T, Naydan D. Canine cutaneous hystiocytoma is an epidermotropic Langerhans cell histiocytosis that expresses CD1 and specific beta 2-integrin molecules. Am J Pathol 148: 1699-1708, 1996. Nickoloff BJ, Hill J, Weiss LM. Canine neuroendocrine carcinoma: a tumor resembling histiocytoma. Am J Dermatopathol 7: 579-586, 1985. Platz SJ, Breuer W, Geisel O, Linke RP, Hermanns W. Identification of lambda light chain amyloid in eight canine and two feline extramedullary plasmacytomas. J Comp Pathol 116:45-54, 1997. Potter K, Anez D. Mycosis fungoides in a horse. J Am Vet Med Assoc 212: 550-552, 1998. Schrenzel MD, Naydan DK, Moore PF. Leukocyte differentiation antigens in canine cutaneous and oral plasmacytoma. Vet Dermatol 9: 33-41, 1998. Thrall MA, Macy DW, Snyder SP, Hall RL. Cutaneous lymphosarcoma and leukemia in a dog resembling Sèzary syndrome in man. Vet Pathol 21:182- 186, 1984. Tobey JC, Houston DM, Breur GJ, Jackson ML, Stubbington DA. Cutaneous T cell lymphoma in a cat. J Am Vet Med Assoc 204: 606-609, 1994. Valli VE, Jacobs RM, Parodi AL, Vernau W, Moore PF. Histological classification of hematopoietic tumors of domestic animals. Second series volume VIII. Armed Forces Institute of Pathology, American Registry of Pathology and World Health Organization, 2002. Williamson MM, Middleton DJ. Cutaneous soft tissue tumors in dogs. Classification, differentiation, histogenesis. Vet Dermatol 9: 43-48, 1998.