HDS8 La pretesa della verità. La svolta di Cartesio

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La pretesa della verità.
La svolta di Cartesio nella storia della filosofia ha senz’altro cambiato lo sviluppo del
pensiero ponendo le attenzioni sull’uomo in modo socratico come fonte del sapere e
del conoscere la verità. Ma che cos’è la verità (l’alezeia)?
Uomini di tutte le epoche si sono interrogati su questo senza mai giungere a
conclusioni definitive, forse perché non ci è dato conoscerla o forse perché quando ci
si è rivelata non le abbiamo creduto. Secondo alcuni la verità è capire le cose in modo
universale per cui tutte le cose sono valide per tutti “omnia omnium”. Tra i più grandi
pensatori che hanno fondato la loro filosofia sul concetto di universale Hegel figura
come uno dei più bravi. L’idealismo raggiunge con lui la maturazione epistemologica e
conoscitiva, ma soprattutto l’uomo per quanto punto di partenza del conoscere non è
che una parte del tutto, dell’assoluto, dello spirito universale.
Egli manifesta l’Assoluto nella società, ad esempio lo Stato può essere considerato la
più alta manifestazione umana dell’assoluto. In particolare Hegel attualizza lo stato
prussiano al concetto di stato universale come qualcosa di perfetto e definitivo con la
pretesa di individuare il punto di arrivo.
La divisione politica in destra e sinistra Hegeliana dei suoi allievi mette in luce il
paradosso della sua filosofia: la pretesa di sapere la verità riconducendo l’assoluto al
divenire e il divenire all’assoluto va in crisi quando Hegel ritiene lo stato prussiano
come stato universale. Allora il divenire delle cose cos’è se ormai abbiamo la
perfezione in Terra ! Il divenire che porta la novità è ridotto, frustato da Hegel con
arroganza gnoseologica.
Proprio questo manifesta la pretesa del filosofo di essere giunto alla verità, la quale
nonostante tutto rimane in contraddizione ma soprattuto indefinita.
Ciò che di più grave si può imputare ad Hegel è l’aver posto le basi ideologiche ai
totalitarismi più violenti della storia dell’uomo: comunismo e fascismi. Infatti la sua
totalità filosofica ha ispirato quella politica e sociale: il Reich tedesco come l’ Assoluto
in terra.
L’uomo che ha la capacità di sentire e provare il senso della pietà, invece con in mano
la verità è diventato una macchina infermabile e disumana: milioni e millioni di morti,
stragi, e genocidi sono stati compiuti in nome di essa.
Il monopolio della Verità è ben diverso dalla fede nella Verità. Il primo è
un’imposizione, il secondo un atto di libertà.
Cogito, ergo sum - Agisco, dunque sono - l’uomo esiste sia come persona sia come
individuo: di questo colpisce proprio il concetto di persona che sicuramente è sfuggito
ad Hegel! Il termine persona deriva dal latino “per sonum”, “attraverso il suono” infatti
gli attori teatrali dell’antichità si facevano sentire al pubblico attraverso il suono della
voce rappresentando in una maschera un personaggio. Così oggi noi in nome di un
nostro bisogno ci facciamo sentire con la nostra voce nella comunità: ecco spiegata la
persona.
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Ma com’è possibile allora avere in modo universale tutti le stesse necessità: i bisogni
creano così le condizioni di un relativismo di ampio respiro che può riassumere il
nostro vivere sociale nel rispetto della degnità umana e della libertà dell’altro: uno
stato basato su questi principi che non vogliano definirsi universali, ma necessari alla
nostra soppravivenza, che ci distinguono dagli animali proprio perché espressione
delle nostre facoltà intellettuali, evidenziano anche il carattere necessario dello stato.
Nella fenomenologia dello Spirito Hegel persegue un unico obiettivo giungere alla
verità, e lo fa attraverso un metodo dialettico che agli occhi di un’analisi oggettiva non
è efficiente! In substanzia Hegel riprende ciò che diceva Spinoza “omnis affermatio est
negatio”, riportando il risultato della ricerca da una rigida contrapposizione tra
affermazione e negazione a una sintesi non completa.
L’ incompletezza e l’ inefficienza derivano dall’uso del metodo dialettico come unico
processo per giungere alla verità. Infatti nel stabilire l’affermazione già si manca di
oggettività poiché non si indagano le possibilità che l’hanno portata ad essere
affermazione e quindi manca il rapporto di condizionamento tra fenomeni, è per
contrasto si ritorna a un motore immobile aristotelico dove tutto deve essere
ricondotto all’universale senza accettare il fatto che non sempre ci può essere un
nesso totalizzante.
La possibilità di cambiamento quindi viene meno insieme all’idea di libertà: noi
possiamo considerarci liberi soltanto sotto le leggi di cui noi stessi siamo fautori, per la
necessità pratica di poter convivere che ci permette di sviluppare noi stessi in una
società in cui siamo accettati! L’etica hegeliana pretendendo di scaturire da un
assoluto che è un po’ come le idee di platone: non serve a nulla!! Irrigidisce soltanto e
snatura la realtà da ciò che è veramente: quella che noi sentiamo e viviamo giorno per
giorno con gli occhi e le mani.
Quindi astrattizzare la ragione è un atteggiamento che esalta la natura dell’uomo
come divinità, ma non giustifica la realtà per come è: ciò che vedo e sento.
Immaginando un processo giuridico dei filosofi sicuramente la colpa più grave che si
può attribuire a Hegel è la razionalizzazione della realtà: “ ciò che è razionale è reale,
ciò che è reale è razionale”. Come spesso avviene pagarne le spese non sono i
colpevoli ma le vittime innocenti che in nome della Ragione sono stati sacrificati, come
un tempo gli eretici in nome di Dio.
Se la filosofia è l’amore per la saggezza e per la luce come possono essere considerati
filosofi quelle persone che hanno dato l’imput teoretico ai più grandi crimini contro
l’umanità?
Come si dice che la barba non fa il filosofo, allora neanche la sapienza fa la persona.