L`indagine sull`uomo come essere sensibile e naturale

Feuerbach (1804-1872)
Opera più importante: L’essenza del cristianesimo (1841)
L’indagine sull’uomo come essere sensibile e naturale
F. da giovane segue le lezioni di Hegel e diventa uno dei principali esponenti della cosiddetta “sinistra hegeliana”,
che si distingue dalla “destra hegeliana” perché si sforza di mettere in risalto gli aspetti più progressisti e
rivoluzionari del pensiero di Hegel. Tuttavia F. si renderà ben presto conto del fatto che la prospettiva di Hegel
trascura un tema fondamentale: l’uomo concreto. Per F. bisogna riportare la filosofia a interrogarsi sull’essere
umano nella sua dimensione sensibile e sull’umanità, intesa come insieme di esseri naturali, concreti, inseriti in una
comunità sociale e con bisogni materiali e sensibili. F. arriva ad affermare che “l’uomo è ciò che mangia”, intendendo
con ciò l’esigenza di rivalutare gli aspetti concreti dell’esistenza di contro alle astrazioni operate dall’idealismo, che
“rovesciava” la realtà considerandola fondata sulle idee. La teoria di F. rivela un aspetto filantropico, dettato dalla
constatazione delle problematiche legate alla vita concreta degli individui propria dell’Ottocento, in cui il nascente
industrialismo sradicava gli uomini dalla campagna e li costringeva a vivere in dure condizioni economiche nelle
grandi città.
L’essenza della religione
Il problema principale della filosofia è la liberazione dell’uomo dai molti vincoli che l’incatenano, a partire dal più
radicale, quello religioso. Secondo F. non esiste alcun essere divino dotato di esistenza autonoma: l’idea di Dio deriva
dal fatto che l’uomo proietta fuori di sé le sue qualità più elevate e le oggettiva in un essere dotato di ogni
perfezione, a cui si sottomette. In tale prospettiva non è più Dio a creare l’uomo a propria immagine e somiglianza,
ma è l’uomo che produce l’idea della divinità nell’ “immaginazione” e nella “rappresentazione”. Le caratteristiche
attribuite a Dio dalla tradizione – ragione, volontà, amore – altro non sono che proprietà umane esternate in un
oggetto della fantasia. In Dio queste caratteristiche si presentano in grado infinito, ma tale è proprio l’aspirazione
dell’uomo, che, grazie alla ragione, sente il bisogno di elevarsi alla perfezione. Dio è la realizzazione ideale dei bisogni
dell’umanità e la personificazione delle sue doti migliori. Il motivo per cui l’uomo tende a “creare” Dio è di natura
psicologica, in particolare risiede nel “sentimento di dipendenza” che l’uomo avverte nel proprio animo. Egli venera
Dio come ciò a cui si sente subordinato, ma in realtà, ciò da cui l’uomo “dipende” veramente è la natura, sia quella
esterna (agenti atmosferici, creature animali, fenomeni fisici, ecc.) sia quella interna (desideri, impulsi, istinti, ecc.).
L’alienazione religiosa
L’assegnazione a Dio delle qualità umane e la sottomissione alla sua potenza implicano una profonda falsificazione
della natura umana, perché ciò che in questa è nobile e universale viene posto al di fuori, mentre si conservano
unicamente le caratteristiche negative: la finitezza, l’imperfezione, l’impotenza, la disposizione al peccato. La
religione comporta una scissione e un impoverimento, ovvero una “alienazione”. L’uomo “aliena” la propria essenza,
la “pone fuori di sé”, la oggettiva in un essere trascendente. È una situazione “infelice” (come già aveva notato Hegel
nella figura della coscienza infelice), che deve essere superata, grazie a quella che F. chiama “filosofia dell’avvenire”,
contrapposta alla “vecchia” filosofia di stampo teologico (in cui i concetti di “spirito” e “idea” rivestono la funzione di
divinità). È necessario sollecitare un recupero, da parte degli uomini, della propria dignità e del proprio valore.
L’abbattimento della religione diventa un compito morale per F., in quanto propedeutico all’affrancamento da ogni
altra forma di subordinazione. L’ateismo, conquistato grazie alla ragione, è il presupposto dell’emancipazione
dell’umanità e del recupero della sua integrità. Per F. la trasformazione delle idee può portare alla trasformazione
della realtà: si tratta di una prospettiva molto diversa rispetto a quella di Hegel, ma diversa anche da quella di Marx,
per il quale è soltanto il cambiamento delle condizioni materiali, socio-economiche, che può portare al mutamento e
al rinnovamento delle idee.