Etica e neuroscienze Carlo Alberto Defanti Primario neurologo emerito Ospedale Niguarda, Milano Centro Alzheimer, Gazzaniga La neuroetica Negli ultimi anni si comincia a sentir parlare sempre più spesso di neuroetica (N). Il momento iniziale sembra essere stato un convegno organizzato nel 2002 negli USA dalla Dana Farber Foundation. Da allora i convegni e gli articoli si sono moltiplicati, sono apparsi diversi libri, in particolare The ethical brain di M. Gazzaniga recentemente tradotto anche in Italia. Che cosa si intende per neuroetica? Non esiste per ora una definizione “canonica” di questa nuova disciplina, ma alcuni dei temi che essa tratta sono già chiari: un primo gruppo di temi si può raggruppare sotto il capitolo della bioetica applicata alla neurologia clinica (problemi etici posti dalla diagnosi, dalla prevenzione e dalla terapia delle malattie neurologiche e dalla ricerca a fini terapeutici) e alle neuroscienze (in particolare alla ricerca di base): in questo senso la N può essere definita come l’Etica della neurologia clinica e delle neuroscienze. La Bioetica Definizione classica della bioetica (Encyclopaedia of Bioethics, 1979): “studio del comportamento umano nell’ambito della medicina e delle scienze della vita, esaminato alla luce dei valori e dei princìpi morali”. Bioetica e neurologia Problemi del fine-vita: la morte cerebrale, l’appropriatezza delle cure [il problema del c.d. accanimento terapeutico], la sospensione del sostegno vitale, le direttive anticipate. La consulenza genetica: la prevenzione delle malattie geneticamente trasmesse, la diagnosi prenatale e diagnosi pre-impianto Il consenso informato e la capacità: sua valutazione, rapporto con i pazienti con ritardo mentale e con demenza Preistoria della bioetica: la morte cerebrale 1968 Harvard Committee: brain death 1975 Legge italiana sui trapianti 1976-79 documenti dei Royal Colleges of Physicians and Surgeons, UK: concetto di brainstem death 1981 President’s Commission Report: Defining death (whole brain death) Harvard’s Committee, JAMA 1968 “Il nostro scopo primario è di definire il coma irreversibile come un nuovo criterio di morte. Ci sono due ragioni per cui c’è bisogno di una definizione: (1) I miglioramenti delle misure di rianimazione e di sostegno vitale hanno portato ad accrescere gli sforzi per salvare coloro che sono stati disperatamente colpiti. Talora questi sforzi hanno un successo solo parziale, cosicché il risultato è un individuo il cui cuore continua a battere, mentre il cervello è danneggiato irreversibilmente. Harvard’s Committee, JAMA 1968 L’onere è grande per i pazienti che hanno perso definitivamente l’intelletto, per le loro famiglie, per gli ospedali e per coloro che abbisognano di un letto ospedaliero già occupato da questi pazienti comatosi. (2) Criteri obsoleti per la definizione di morte possono portare a controversie nell’ottenere organi per il trapianto” Riflessioni sulla definizione di Harvard Che cosa ha rappresentato il documento di Harvard? Non un puro avanzamento scientifico, ma una decisione presa con un chiaro intento etico e pragmatico Un grande successo sociale Quali controversie? Molto variabili da un paese all’altro Controversie sulla definizione di Harvard Esempi particolarmente significativi di accettazione problematica: Giappone: dibattito negli anni 1969-1997 fino alla legge sui trapianti Repubblica Federale Tedesca: dibattito sul caso della donna gravida di Erlangen negli anni ’90, legge del 1997. La morte cerebrale e gli esordi della bioetica italiana 1989 Costituzione del GdS di bioetica della SIN 1990 Istituzione del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri 1991 Primo documento del CNB sulla morte cerebrale 1993 Documento del GdS SIN sulla morte cerebrale Documenti del GdS “Bioetica e Neurologia” Some bioethical issues pertaining to the anencephalic neonate Ital J Neurol Sci 1989; 10:590-592 Documento sulla diagnosi genetica della corea di Huntington 1991 Some comments on the Comitato Nazionale per la Bioetica Document "Definition and pronouncement of death in man“. Ital J Neurol Sci 1993; 15:647650 Documenti del GdS “Bioetica e Neurologia” Document on the Persistent Vegetative State by the Società Italiana di Neurologia (SIN) Working Group on Bioethics and Neurology, 1993 Ethical issues in the care of patients with amyotrophic lateral sclerosis Ital J Neurol Sci 1995 Documento sulla diagnosi e cura delle demenze (1996) Problemi affrontati nel documento sulla SLA Comunicazione della diagnosi Accompagnamento del malato lungo il decorso della sua malattia Il processo decisionale (decisioni critiche di fine vita) Incontro con il movimento delle Cure Palliative Documenti del GdS “Bioetica e cure palliative in neurologia” Documento programmatico del GdS sulle cure palliative (2000): modifica della denominazione del Gruppo Documento sul consenso alla terapia trombolitica (2001) Secondo documento sullo Stato Vegetativo Persistente (2002) Documento sulle cellule staminali (2003) Documento sulla sedazione terminale (2005) Nuovo documento sui problemi etici della demenza, in tre parti (2007-2010) Un paradigma: la capacità La capacità in clinica neurologica Nella medicina contemporanea la capacità è fondamentale poiché il consenso informato è oggi unanimemente riconosciuto come precondizione di ogni atto medico, beninteso quando esso sia possibile. Uno dei suoi prerequisiti è la capacità (competence nella letteratura americana; mental capacity nel Regno Unito). Definizione di capacità Viene definita dai giuristi come la capacità di decidere o di compiere azioni che possono avere rilievo giuridico per la persona stessa o per gli altri. Wong: “la capacità è ciò che distingue una persona in grado di prendere una decisione, e la cui scelta deve essere rispettata, da una persona per la quale le decisioni debbono essere prese dagli altri”. Questa definizione in negativo ha il merito di legare strettamente la determinazione di capacità alle sue conseguenze morali; inoltre essa non vincola la capacità alla “ragionevolezza” della decisione. La presunzione di capacità Una volta esclusi i casi in cui la capacità è ovviamente assente (come nei pazienti in coma o nei ritardi mentali gravissimi e nelle demenze di grado avanzato), la regola generale vuole che la capacità dei malati venga presunta fino a prova contraria. Come valutare la capacità: princìpi generali (Grisso e Appelbaum, 1998) A. Per definizione l’incapacità è correlata con uno stato mentale alterato ma non si identifica con esso. Ciò significa che la semplice diagnosi di malattia mentale o di demenza non comporta di per sé una affermazione di incapacità (come in realtà si pensava in passato). Grisso T and Appelbaum P Assessing competence to consent to treatment Oxford University Press, New York 1998 Come valutare la capacità: princìpi generali (Grisso e Appelbaum, 1998) B. L’incapacità si correla con uno o più deficit cognitivi; sec. Grisso e Appelbaum le abilità cognitive rilevanti sono quattro: la comprensione, l’apprezzamento o valutazione, la capacità di ragionare, la capacità di esprimere una scelta. Sull’analisi di questi dominii si basa il MacArhur Competence Assessment Tool-Treatment (MacCATT), che è lo strumento di valutazione più diffuso negli USA. Come valutare la capacità: princìpi generali (Grisso e Appelbaum, 1998) C. L’incapacità dipende dalle richieste della situazione in cui il paziente si trova. Mentre in passato si tendeva a considerare l’incapacità come una caratteristica dell’individuo a prescindere dalle situazioni, oggi si considera la capacità sempre come relativa al compito che la persona ha di fronte. Nell’ambito del consenso al trattamento, una persona può essere capace di dare il proprio consenso a trattamenti relativamente non problematici, ma non di darlo in caso di alternative complesse e di diversi profili di rischio/beneficio. Come valutare la capacità: princìpi generali (Grisso e Appelbaum, 1998) D. L’incapacità va intesa anche rispetto alle conseguenze della decisione. Relativamente al problema del consenso alle cure, ciò significa che una decisione in favore di un trattamento con un profilo di alto rischio e basso beneficio richiede un livello di capacità superiore rispetto ad una decisione per un trattamento con basso rischio e alto beneficio. E. Infine la capacità può cambiare, sia in tempi lunghi che – talora – in tempi brevi o brevissimi. Nuovi campi della neuroetica Il miglioramento (enhancement) Il possibile enhancement (miglioramento) delle funzioni neurologiche normali. Target farmacologici per potenziamento: memoria, funzioni esecutive, umore, libido, sonno. Negli USA sino al 16% studenti assumono metilfenidato (Ritalin) e/o derivati della destroamfetamina non per ADHD (attention deficit hyperactivity disorder) ma come potenziatori cognitivi della memoria e delle funzioni esecutive. A. Potenziamento della memoria: - Sostanze che agiscono sui processi della memoria: 1. LTP (fase iniziale) e 2. consolidamento: - Farmaci anticoliesterasici - Modulatori dei recettori AMPA (favoriscono la depolarizzazione) Ampakine - Sostanze che aumentano la CREB (cAMP response element-binding protein) B. Potenziamento delle funzioni esecutive: Capacità di rispondere in modo flessibile e appropriato, sulla base di attenzione selettiva alle domande esterne: - Le sostanze dopaminergiche e noradrenergiche che agiscono su ADHD agiscono anche aumentando le normali funzioni esecutive - Il metilfenidato aumenta la memoria di lavoro spaziale (PET aree coinvolte) e aumento digit span (non agisce in persone già dotate di alta memoria lavoro). - Anche la bromocriptina (DA agonista) ha azioni simili. - Il modafinil, (Provigil) usato nella narcolessia, aumenta le prestazioni di persone normali. Neurologia e Legge Un terzo gruppo di temi è legato alla possibilità di interventi medici ordinati dalla Legge. Possibilità ipotetica di “leggere la mente” mediante le nuove tecniche di imaging funzionale (fMRI). Siamo lontani da questo, ma alcune tecniche di lie detection (basate sulla fMRI) sono già utilizzabili anche in sede giudiziaria. Problema antico della responsabilità e del libero arbitrio (free will) nonché quello dell’imputabilità (si pensi alla patologia frontale tipo Phineas Gage, ai postumi traumatici con danno delle regioni frontoorbitarie). Damasio A.R. et al (1994) The return of Phineas Gage. Science 264, 1102. Giudizi sociali ed emozioni: il ruolo della corteccia orbitofrontale La corteccia orbitofrontale: interpreta situazioni socialmente complesse nel contesto di scelte personali che inducono emozioni Interazioni sociali: la corteccia orbitofrontale valuta il rischio e induce prudenza e moralità nei comportamenti Ingressi e uscite anatomiche: riceve afferenze da aree temporali, frontali, limbiche e dall’amigdala e invia efferenze ad amigdala e giro del cingolo Nuove acquisizioni: I neuroni specchio e la “neurologia sociale” Neuroni specchio Movimenti Comportamenti alimentari Dolore Empatia Un’azione esterna all’individuo è compresa perché la rappresentazione motoria di quell’azione è attivata nel nostro cervello F5 neuroni specchio Osservazione dell’azione Esecuzione dell’azione Gallese et al. 1996 Buccino et al. 2001, Eur. J. Neurosci. Meccanismi neurofisiologici Bank region of F5: Canonical neurons Convexity region of F5: Mirror neurons Empatia Quando si imitano le azioni degli altri (a sin.) si attiva la parte inferiore del lobo parietale di sinistra. Tuttavia quando un’altra persona imita le azioni di una persona (a destra) in questa stessa persona si attiva la parte inferiore del lobo parietale di destra. Decety e Meltzoff 2002 Empatia, “simile agli altri” Comunicatività “Dissimile dagli altri” Sfera intima Emozioni Punto di vista Comunicatività Da Frith e Frith, 2006 Sfera intima Neuroscienze dell’etica C’è poi un’accezione più forte del termine, quella che si propone di giungere ad una spiegazione dell’etica stessa mediante le nuove conoscenze derivanti dalle neuroscienze. Si apre qui un discorso di fondo di tipo squisitamente filosofico, che riprende una vecchia controversia, vale a dire se l’etica possa essere spiegata in via naturalistica o non. La neuroetica Posizione divisionista Posizione contraria: naturalismo etico Indipendentemente da ciò, si assiste alla nascita dell’etica “sperimentale”: lavori sui dilemmi etici (trolley and footbridge dilemma) integrazione con la fMRI concetto di moral cognition, indagine sulla sua base anatomica Dilemmi morali: studi empirici Il cervello morale. Aree cerebrali implicate nei giudizi morali. 1 Giro frontale mediale 2 Corteccia cingolata post., precuneo, corteccia retrospleniale 3 Solco temporale superiore, lobo parietale inferiore 4 Corteccia frontale orbitofrontale ventromediale 5 Polo temporale 6 Amigdala 7 Corteccia frontale dorsolaterale 8 Lobo parietale Da Adolphs, 2006 Giudizi personali Giudizi impersonali Aree cerebrali (Brodmann) coinvolte nei giudizi morali personali e impersonali. Nel caso dei giudizi morali personali, l’attività nervosa è più elevata nei giri frontale mediale (BA9/10), cingolato posteriore (BA31) e nel lobo parietale inferiore (BA39). Nei giudizi morali impersonali sono più attivi la corteccia dorsolaterale prefrontale (BA46) e il lobo parietale inferiore (BA7/40) I giudizi morali personali sono associati ad aree coinvolte nell’emozione, quelli impersonali alla aree implicate nella memoria di lavoro e altre funzioni cognitive Aree associate all’emozione Giro Giro frontale cingolato Mediale posteriore Giro Giro angolare angolare (sin) (ds) Aree associate alla memoria di lavoro Giro Lobo Lobo parietale ds frontale parietale (sin) mediale (ds)