DIABETE DEFINIZIONE: Il diabete comprende un insieme piuttosto eterogeneo di patologie dovute a fattori e meccanismi causali diversi, ma caratterizzate in modo comune da una alterazione del metabolismo glucidico con elevata concentrazione di glucosio nel sangue (iperglicemia) e presenza dello stesso nell’urina (glicosuria). Poiché il diabete coinvolge diverse alterazioni metaboliche deve essere considerato una sindrome. A queste alterazioni si aggiungono anche modificazioni vascolari e nervose con compromissione a distanza di diversi organi e apparati. CLASSIFICAZIONE: L’attuale classificazione del diabete prevede e distingue quattro tipi di diabete: -diabete insulino-dipendente di tipo 1 -diabete non insulino-dipendente di tipo 2 -diabete tipo 3 o diabete associato ad altre affezioni -diabete gestazionale FISIOPATOLOGIA : Il livello di glucosio nel sangue (glicemia) è regolato da due ormoni antagonisti prodotti dalle isole di Langerhans costituite da ammassi di cellule diverse variamente disseminati nel pancreas (pancreas endocrino). Le cellule di tipo Beta producono l’ormone insulina capace di abbassare la glicemia; le cellule di tipo Alfa producono l’ormone Glucagone atto ad innalzare il livello ematico di glucosio; infine le cellule di tipo Delta producono la Somatostatina che all’occorrenza inibisce la secrezione dei due precedenti ormoni. L’insulina favorisce l’assorbimento del glucosio nelle cellule aumentando la permeabilità della membrana cellulare. Il glucosio viene trasformato in glicogeno e immagazzinato nelle cellule epatiche e muscolari. In caso di ipoglicemia il glicogeno viene nuovamente scisso in glucosio grazie al glucagone. Nel caso in cui l’insulina manchi o non sia efficace il glucosio non può più entrare nelle cellule e rimane nel sangue determinando un rialzo della glicemia. In mancanza del glucosio le cellule per ricavare energia, utilizzano il colesterolo e i trigliceridi che vengono mobilizzati dagli organi di riserva e vengono liberati nel sangue. Dalla demolizione di questi grassi si formano i corpi chetonici (acetone). Essi sono tossici e si accumulano nel sangue provocando chetoacidosi con aumento dell’acidità ematica. Contemporaneamente viene anche alterato il metabolismo proteico infatti il ridotto ingresso del glucosio nelle cellule impedisce che esso si trasformi in aminoacidi. Le proteine presenti vengono pertanto demolite e utilizzate a scopo energetico; viene di conseguenza ridotta la quantità di aminoacidi di cui la cellula può disporre per la sintesi proteica. Di conseguenza si ha una riduzione della massa muscolare, debolezza, stanchezza, dimagrimento, tempi di cicatrizzazione più lunghi, minor resistenza alle infezioni. insulina (sangue) GLUCOSIO GLICOGENO ( muscoli, fegato) glucagone il glucosio rimane nel sangue glicemia glicosuria, poluria, polidipsia insulina il glucosio non entra nella cellula energia dai grassi energia dalle proteine DIABETE 1 o GIOVANILE o INSULINO DIPENDENTE Epidemiologia: in Italia colpisce un bambino su 3800 sotto i tredici anni; dopo quest’età la frequenza sale progressivamente. Eziologia È caratterizzato dalla mancanza totale o quasi d’insulina in seguito alla distruzione delle cellule Beta delle isole di Langerhans. La principale causa è un’alterazione del sistema immunitario che forma auto-anticorpi che aggrediscono le cellule Beta. E’ dunque una malattia autoimmune che viene facilitata nel suo instaurarsi da infezioni virali (ad es. parotite, rosolia). QUADRO CLINICO Sintomi: l’esordio è acuto. I sintomi fondamentali sono: poliuria, polidipsia, polifagia, glicosuria, nicturia, stanchezza e dimagrimento. Diagnosi: rilievo della glicemia a digiuno, dopo pasto e dopo carico di glucosio; dosaggio del glucosio presente nelle urine. Complicanze acute: le più frequenti sono il coma chetoacidosico e il coma ipoglicemico. 1) Coma chetoacidosico o iperglicemico: è dovuto alla sospensione dell’insulina o a una somministrazione insufficiente. Il paziente in coma chetoacidosico si presenta con: respirazione accelerata, profonda, necessaria a ridurre l’acidosi metabolica eliminando grandi quantità di CO2; alito acetonico, perdita della coscienza con scomparsa dei riflessi; tachicardia e a volte febbre. La fase precomatosa può durare più giorni l’iperglicemia è di grado alto. 2) Coma ipoglicemico: è causato da una insufficiente alimentazione, da attività fisica intensa e da una eccessiva somministrazione di insulina. L’insorgenza è improvvisa. I sintomi sono: nausea e contemporaneamente fame, diplopia, pallore sudorazione, tremore, palpitazioni, convulsioni fino al coma e anche alla morte. Queste manifestazioni sono più frequenti di notte o al mattino presto. Il trattamento consiste nell’assumere acqua zuccherata o se il paziente è privo di coscienza nel somministrare glucagone per via endovenosa. Terapia: consiste nella somministrazione di insulina. Attualmente sono in commercio vari tipi di insulina ad azione rapida, semilenta e lenta. La confezione attualmente in commercio in tutto il mondo è quella da 100 Unità da somministrarsi con l’apposita siringa. Il diabetico deve adattare la quantità di insulina allo stile di vita quotidiano e quindi misurare la glicemia più volte al giorno con l’apposito strumento. Il numero delle iniezioni varia a seconda del fabbisogno. Terapie avanzate: I progetti più avanzati sono rappresentati dalle pompe di insulina impiantabili che installate nell’organismo rilascerebbero automaticamente la quantità di insulina necessaria. Molto innovativo è il trapianto delle isole pancreatiche cioè l’introduzione di cellule beta delle isole di Langherans che vengono iniettate nella vena porta e da qui raggiungono il pancreas. Queste cellule vengono chiuse in biglie di materiale sintetico che lasciano fuoriuscire l’ormone ma che non possono essere attaccate dagli anticorpi. Molto importante nel bilanciamento della glicemia è anche il mantenimento di un’alimentazione corretta. Essa deve consentire al giovane una crescita regolare attraverso un corretto equilibrio dei principi nutritivi ed una regolarità nell’assunzione dei pasti. E’ buona norma assumere una percentuale di carboidrati che non superi il 60% e che sia costituita preferibilmente da zuccheri complessi. I grassi devono essere contenuti in una quota del 30% e sono da preferirsi quelli vegetali. Le proteine devono rappresentare il 10% del totale. E’ necessario inoltre considerare anche gli zuccheri nascosti nelle bevande e preferire acqua o succo d’arancio. La famiglia e lo stesso paziente devono essere informati circa la natura della malattia. Devono essere fornite agli utenti informazioni precise su iniezioni e relativa scrupolosità delle norme igieniche, dieta, metodi di monitoraggio della glicemia, primi segni di iperglicemia e ipoglicemia, attività fisica del bambino. I familiari potranno essere inoltre indirizzati verso apposite Associazioni che mettono in comunicazione famiglie con analoghi problemi. DIABETE 2 O SENILE O NON INSULINO DIPENDENTE Epidemiologia: il diabete senile insorge dopo i 60 anni di età; è più frequente nelle donne. Eziologia : non è dovuto a cause infettive o autoimmuni ma può essere considerato una malattia polifattoriale perché concorrono più fattori di rischio. RAPIDA MODERNIZZAZIONE DIETA OCCIDENTALE OBESITA’ SOCIETA’ MECCANIZZATA MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA URBANIZZAZIONE VITA SEDENTARIA AUMENTO SOPRAVVIVENZA PREDISPOSIZIONE GENETICA STRESS DIABETE DI TIPO 2 L’insulina è presente il problema è periferico a livello dei recettori di membrana per l’insulina che non risentono dell’effetto dell’ormone, come se si fosse creata una sorta di resistenza all’insulina. L’equilibrio metabolico risulta alterato esattamente come in assenza di insulina perché è diminuita la possibilità di utilizzare il glucosio da parte delle cellule, che a loro volta è facile si trovino in situazione di precarietà originata da patologie che nel corso degli anni l’individuo può aver subito. QUADRO CLINICO Sintomi: sono spesso assenti o sfumati e confusi con altre patologie dell’invecchiamento. Diagnosi: ha un esordio lento e insidioso e per questo motivo viene spesso diagnosticato in occasioni di ricoveri ospedalieri. La diagnosi viene fatta sempre mediante il dosaggio della glicemia ma non possono essere utilizzati gli stessi parametri dell’adulto perché nell’anziano la soglia renale risulta aumentato. A causa di ciò il valore della glicemia deve essere corretto nella misura di 10 mg/dl ogni decade a partire dal cinquantesimo anno. Complicanze acute: la principale è il coma iperosmolare: 1) coma iperosmolare: è una condizione che si instaura frequentemente nell’anziano in caso di iperglicemia prolungata, disidratazione favorita da poliuria non compensata da polidipsia. I sintomi sono: ipotermia, occlusioni vasali dovute ad iperviscosità del sangue, shock, morte. 2) Anche nell’anziano può essere presente il coma ipoglicemico (vedi diabete 1). Terapia: spesso il diabete nell’anziano viene tenuto sotto controllo semplicemente con ipoglicemizzanti orali. Importante è controllare la dieta, il peso e svolgere attività fisica. Complicanze croniche: sono principalmente di tipo vascolare, neurologico ed infettivo 1) Microangiopatia retina retinopatia cecità nefropatia dialisi trapianto rene morte 2) Macroangiopatia arterie aterosclerosi accelerata ateroma rene coronarie ischemia carotidi infarto arterie arti inferiori piede diabetico gangrena 3) Danni all’occhio 4) Neuropatia opacità del cristallino nervi motori nervi sensitivi 5) Predisposizione alle infezioni prof.ssa Claudia Feralli cataratta riduzione della forza alterazione della sensibilità tattile, termica, dolorifica incontinenza, disfagia. infezioni cutanee, urinarie setticemia