Anni 80 - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale

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Tv e industria culturale in Italia
Elementi di storia: gli anni ’80
Prof. Giovanni Ciofalo
Tv, sorrisi e consumi. La televisione degli anni Ottanta
1. Un nuovo sistema
2. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
3. L'epopea della Fininvest: da Telemilano alla “Guerra dei
Puffi”
4. Palinsesti e format(i)
5. Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il
pranzo è servito
6. Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
7. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
8. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi)
9. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
Tv, sorrisi e consumi.
La televisione degli anni Ottanta
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
1974
Più di 30 milioni di italiani si recano alle urne per
esprimere la loro opinione in merito alla legge n.
898 del 1970 (Fortuna-Baslini)
Quasi il 60% dei votanti si dichiara contrario
all’abrogazione della legge, sancendo di fatto
l’introduzione del divorzio
La famiglia, istituzione fondamentale della vita
degli italiani, veicolo della tradizione popolare e
cattolica, è uno dei primi contesti colpiti dalla
metamorfosi sociale e culturale che, avviata negli
anni Settanta, troverà un suo più decisivo
compimento nel decennio successivo
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
“Difficile negare però che nella difesa della legge sul divorzio, così
come nella battaglia contro la piaga dell’aborto clandestino, agissero
con forza robuste ragioni etiche e civili. In quel grande confronto
pubblico, inoltre, alcuni principi sostanziali e alcune decisive chiavi di
lettura della società contemporanea cessarono di essere patrimonio di
esigui gruppi intellettuali e si imposero all’attenzione più larga del
paese, avviando modificazioni profonde nelle culture e nei
comportamenti, nelle pratiche quotidiane e nei quadri mentali”
G. Crainz
“Non è vero che ogni paese ha la classe politica che si merita. Con i
risultati del referendum sul divorzio, gli italiani dimostrano di meritarsi
una classe di governo diversa, culturalmente meno sorda, meno legata
ai miti e alle suggestioni di un passato che ha fatto il suo tempo, più
attenta ai problemi reali con i quali la gente è alle prese e alle condizioni
di fatto in cui versa”
F. Ferrarotti
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
Richiesta di modernizzazione dovuta a:
• più alto livello di sviluppo tecnologico
• accelerazione delle innovazioni tecnologiche
• alfabetizzazione mediale
• più avvertito bisogno di
informazione e comunicazione
Reazione a catena nel sistema
televisivo
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
9 e il 10 luglio del 1974
La Corte Costituzionale promulga
rispettivamente la sentenza n. 225 e
la n. 226, che segnano l’inizio della
fine del monopolio radiotelevisivo statale.
Qualsiasi precedente tentativo di scalfire il controllo pubblico di
radio e televisione si era imbattuto negli
ostacoli rappresentati dalla limitatezza dei
canali disponibili e dai costi di trasmissione.
1959: Il Tempo Tv
1966: Telediffusione Italiana, poi Telenapoli
1972: Telebiella
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
Le due sentenze del 1974:
• aprono alle emittenti straniere e alla possibilità di
concedere autorizzazioni a privati che usufruiscano di
trasmissioni via cavo
• pongono le basi per la legge n. 103 del 14 aprile del
1975, Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e
televisiva, che determina una ridefinizione degli assetti
della Rai
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
1975 – Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva
passaggio della gestione della televisione pubblica dal Governo al
Parlamento
istituzione di un’apposita Commissione parlamentare per l’indirizzo
generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
fine dell’era Bernabei e lottizzazione su base politica (spartizione di
cariche tra i partiti più importanti dell’epoca: DC, PC, PSI, PRI, PSDI, PLI)
moltiplicazione dei centri operativi e produttivi
istituzione del Dipartimento Scuola Educazione
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
Nuova stagione di creatività e innovazione
Avvento del colore (1977)
Cambiamenti nell’informazione:
Tg1 (cattolico) vs Tg2 (laico)
“Il Tg2 è il notiziario tutto nuovo, nato dal niente. Apre per primo
alle 19.30. E il grande ‘2’ che irrompe contro il fondo nero
moltiplicandosi, la nota ripetuta in tre colpi secchi che sfuma nel ritmo
martellante quasi ossessivo e il planisfero ruotante scarnificato all’osso,
annunciano immediatamente un notiziario moderno e aggressivo [...] il
Tg1 che va in onda sull’ex Primo Canale è la novità che si innesta nella
tradizione, rappresenta la continuità rispetto al prima”
M.G. Bruzzone, L’avventurosa storia del Tg in Italia. Dall’avvento della
televisione ad oggi, RCS Libri, Milano, 2002, pp. 200-201.
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
“La riforma del 1975 aveva infatti rappresentato il tipico prodotto di
una cultura della comunicazione paleoindustriale e anticapitalistica,
frutto di un compromesso politico tra ideologie spesso addirittura
contrapposte che consisteva nel fare proprie le istanze della sinistra
mantenendo inalterate le premesse culturali della tradizione
cattolica. Il risultato fu un rilancio difficile della programmazione e la
perdita di competitività tecnologica (tra cui l’abbandono di qualsiasi
strategia nell’utilizzazione del cavo)”
F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia.
Costume, società e politica, Marsilio, Venezia, 1995, p. 398.
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
1976 – sentenza n. 202 della Corte Costituzionale
Ulteriore passo lungo il percorso di metamorfosi del panorama
televisivo italiano.
La presunta inattaccabilità giuridica del sistema monopolistico
si sgretola quando migliorano le condizioni tecnologiche e
inizia a diffondersi una nuova sensibilità culturale.
L’ingresso dei privati è visto come il requisito fondamentale
per il rispetto dei valori democratici e della libera circolazione
del pensiero.
Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo
La giungla di antenne
“Lo spiraglio lasciato dalla Corte costituzionale a trasmissioni messe in onda da
emittenti private in ambito locale apre rapidamente la strada ad una diffusione
nazionale delle stesse. Comincia così l’epoca delle ‘mille antenne’, che
approderà dieci anni dopo al ‘duopolio’ Rai-Fininvest. Prima della legge n. 223
del 6 agosto 1990, la cosiddetta ‘legge Mammì’ che ha ridisegnato il sistema
radiotelevisivo pubblico e privato, in Italia operavano, secondo fonti Rai,
almeno 4.000 emittenti radiofoniche private, quasi tutte in Fm (modulazione di
frequenza), 515 emittenti Tv private indipendenti, 182 emittenti Tv private
consorziate in circuiti, 12 network televisivi nazionali, oltre alle tre reti Rai.
Venivano anche diffusi in Italia i programmi di 4 emittenti estere: Antenne Deux,
Tv svizzera italiana, Telemontecarlo e Capodistria”
A. Chimenti, Informazione e televisione. La libertà vigilata, Laterza, Roma-Bari, 2000, p. 37-38
Il tempo delle Tele:
breve storia delle tv locali
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
La proliferazione indiscriminata di antenne rappresenta una
caratteristica peculiare della nostra industria culturale
Nel 1978 le emittenti private superano le 250 unità, per
toccare quota 600 nel 1980
La deregolamentazione avrà termine soltanto con
la promulgazione della legge n. 223 del 6 agosto del 1990
(legge Mammì)
A. Grasso (a cura di), Enciclopedia della Televisione, Garzanti, Milano, 2003, p. 782
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
Telebiella
“Il 20 aprile del 1971 erano partite le trasmissioni sperimentali di Telebiella. [...]
Cacciato dalla Rai, Peppo Sacchi si era dato al vagabondaggio costruttivo. Torna
folgorato dagli Stati Uniti dove aveva scoperto l’esistenza delle televisioni via cavo.
Dal Giappone arrivano novità sbalorditive. Peppo smania. Acquistato un piccolo
videoregistratore Akai da un quarto di pollice, comincia a filmare tutto quello che gli
passa sotto gli occhi. La sera tutti insieme, nel bar della piazza sotto gli archi a
sbirciare quelle cronache familiari. Si sparge la voce. Il bar scoppia. La gente protesta.
Peppo si ingegna stende tremila metri di cavo, quanto basta per collegare qualche
condominio e negozi adiacenti. La prima tana del pirata è in via XX settembre, uno
scantinato per topi, ma per lui è come il teatro delle Vittorie. Uno studio per dibattiti
e spettacoli, si fa per dire, uno sgabuzzino claustrofobico per il tigì, con una tovaglia a
quadri da cucina, una regia per le riprese e una per la messa in onda”
G. Dotto, S. Piccinini, Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma
vera storia della televisione locale in Italia, Mondadori, Milano, 2006, p. 15.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
Telebiella viene indicata quasi unanimemente come la
prima televisione privata italiana, seppure via cavo.
Le sue trasmissioni
vengono però interrotte
nel 1973, a seguito del
decreto del 9 maggio
voluto dall’allora
ministro delle Poste e
Telecomunicazioni
Giovanni Gioia.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
Dal 1974 che ha luogo un vero e proprio big bang televisivo
Telemontecarlo
Firenze libera
Telemilanocavo
Elefante Tv
Teleromacavo
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
Le singole emittenti tendono a consociarsi, dando vita così ad
una sorta di syndication che permette loro di continuare la
trasmissione assumendo una rilevanza nazionale.
Questo meccanismo consente da un lato di aggirare l’obbligo
stabilito dalla Corte di Cassazione di non oltrepassare la
dimensione locale, dall’altro di ottimizzare, condividendoli, i
costi di produzione e di acquisto dei format che vengono
trasmessi.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1974 - viene fondata l’ANTI (Associazione Nazionale delle
Teleradiodiffusioni Indipendenti), presieduta da Eugenio Porta, tra i più
attivi promotori del processo di nascita e di sviluppo delle televisioni
private in Italia.
1979 - sorge la CTA (Compagnia Televisioni Associate) che raggruppa circa
venti emittenti, dislocate in quasi tutte le regioni italiane. Pur garantendo
il mantenimento di una specificità locale, attraverso i contenuti
informativi, offre contenuti a livello nazionale, trasmessi per mezzo di
antenne operanti su tutto il territorio italiano
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1980
NET (Nuova Emittenza Televisiva) ha origine da una
iniziativa della FGCI (Federazione Giovani Comunisti
Italiani), che affilia diciotto emittenti e viene diretta da
Walter Veltroni.
PIN (Prima Rete Indipendente) appartiene al gruppo
Rizzoli. Riunisce emittenti come Telealtomilanese,
Telexpress, Tv Europa, TeleReggio, TeleBari con
l’obiettivo di trasmettere programmi sia importati
dall’estero (principalmente telefilm statunitensi), sia
autoprodotti, come nel caso di Contatto, il primo
telegiornale a diffusione nazionale di una Tv privata,
diretto da Maurizio Costanzo.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
L’obbligo di rispettare la restrizione locale viene aggirato da
molte emittenti locali, che, una volta entrate a far parte di reti
più o meno vaste, tendono ad abbandonare la trasmissione di
specifici contenuti a tutto vantaggio di una costante
replicazione di format prodotti o selezionati in modo
centralizzato.
La Rai, pur avendo varato la terza rete nel 1979, vede messa in
discussione la sua posizione dominante a fronte del costante
moltiplicarsi di canali e di ore di programmazione da parte di
privati
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
“[...] nel nostro paese ci sono circa 400 Tv locali in attesa di una legge
che regolamenti il traffico per le vie dell’etere. Sono in tanti ad
aspettarla questa legge (anche se qualcuno trae giovamento
dall’attuale caos). Fra i più interessati ci sono senz’altro milioni di
telespettatori ormai stanchi di interferenze varie, chiusure e aperture di
ripetitori, ma soprattutto delusi dal dilettantismo di troppe emittenti,
ancora condotte con spirito amatoriale, seppur lodevolissimo. Certe cose,
più che perdonabili e anzi deliziose in un certo periodo pionieristico, non
possono più essere accettate. Ma il fenomeno televisivo locale ha
fortunatamente un’altra faccia. Ogni giorno sui nostri televisori
arrivano immagini per circa 3.500 ore. Si tratta spesso di programmi
assai seguiti, di appuntamenti da non perdere come per i più grossi
spettacoli della Rai”
A. Carloni, P. Cucco, S. Rezoagli (a cura di), 400 Tv in attesa di una
legge, in «Tv Sorrisi e Canzoni», 11, 1980.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
Aumento delle ore complessive di
programmazione
Ingente importazione dall’estero
Palinsesti all’insegna del puro
intrattenimento
Strategia dell’evasione: film e
telefilm, varietà, cartoni animati,
trasmissioni sportive
Quota marginale dedicata
all’informazione, penalizzata dalle
restrizioni legislative
Tab. 3.2. - Ore di programmazione settimanale Tv locali
Dati rilevati dal 2 all'8 marzo 1980. Fonte: Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, N°11, 16-22 marzo,
1980, anno XXIX)
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
“[...] per la prima volta la oggettiva realtà dei fatti ci costringe – e mai
costrizione è stata più gradita – a prendere in esame (lo faremo anche
nei prossimi numeri) anche i programmi delle ‘altre’ televisioni.
Quelle quattrocento e più antenne che ormai da qualche anno,
spesso in modo dilettantesco, scombinato, volgare, sono entrate
con le loro immagini dentro il video di casa nostra. La Rai non le ha
mai prese sul serio, forte di un potere che tutto può e nulla deve. E
così non s’è accorta che le cose piano piano stavano cambiando.
Grossi gruppi editoriali, politici e pubblicitari, sono entrati
nell’affare Tv locali. Hanno acquistato quel che di meglio c’era
all’estero, bruciando la Rai, immobilizzata dalla burocrazia e si
accingono a produrre spettacoli su misura per i gusti dei
telespettatori”.
G. Vesigna, La guerra comincia col fine settimana, in «Tv,
Sorrisi e Canzoni», 35, 1980.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1982
Importanti imprese televisive, vengono risucchiate nell’orbita
sempre più influente della Fininvest:
• la Rusconi artefice della nascita di Italia 1 (18 emittenti
associate)
• la Mondadori fondatrice di Retequattro (23 emittenti
associate)
Si determina il futuro assetto del settore televisivo in Italia, fino
alla definitiva istituzionalizzazione del duopolio
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1982
Si costituisce il network EuroTV,
dell’imprenditore Callisto Tanzi.
Una serie di emittenti locali operanti in
prevalenza tra il Nord e il Centro Italia che
mantengono un certo grado di
libertà per quanto concerne la
programmazione, ma condividono la
vendita degli spazi pubblicitari.
Nel 1987 EuroTV assume il nome di Odeon
TV.
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1984
Il gruppo Marcucci dà vita a Videomusic.
Canale tematico che, inizialmente, trasmette
videoclip ventiquattro ore al giorno, poi si
arricchisce di specifici format sui diversi generi e
sulle tendenze musicali del momento
1988
Rete A: syndication creata dall’editore Alberto
Peruzzo, cui gradualmente si Associano più di
una ventina di emittenti locali. Ottiene un buon
successo di pubblico concentrando la sua
programmazione intornoa telenovelas e
televendite, condotte da teleimbonitori che
diventeranno celebri
Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali
1984
Nasce l’Auditel, nuovo sistema di rilevazione dei dati di ascolto
Viene fondata la Federazione Radio e Televisioni (F.R.T.), cui
aderiscono quasi tutte le emittenti private dell’epoca
L’epopea di
Berlusconi:
da Telemilano alla
Fininvest
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
Tra il 1969 e il 1979 nella piccola cittadina di Segrate, alle porte di Milano,
l’imprenditore Silvio Berlusconi costruisce il complesso residenziale Milano 2
“[...] Milano 2 rappresentava un nuovo paradigma di consumismo: ‘la città dei numeri
uno’, ‘un nuovo modo di vivere’, ‘una città per vivere’, come dicevano gli slogan.
L’intero progetto era stato pensato in modo da racchiudere gli abitanti in un’atmosfera
che richiamasse spazi e campagna. Milano 2 era quindi un vero e proprio stile di vita,
uno status symbol, e non una semplice soluzione abitativa. [...] Milano 2 fu creata con
una serie di caratteristiche architettoniche innovative, pensata per giovani coppie e
famiglie benestanti. Gli edifici non erano né troppo alti, né destinati esclusivamente a
singole famiglie. Ogni edificio era circondato da una zona verde (che restava tale per
tutto l’anno grazie alla messa a dimora di incongrui alberi sempreverdi di montagna)
con un laghetto centrale. Per mezzo di una serie di ponti, furono progettate strade
differenziate per biciclette, pedoni e automobili, le quali viaggiavano al di sotto del
‘livello stradale’. Gli edifici stessi vennero costruiti con mattoni di un rassicurante color
marrone, per differenziarli dall’ultramoderno cemento bianco, associato al fallimento di
alcuni progetti edilizi nella zona di Milano”
J. Foot, Milano dopo il miracolo. Biografia di una città, Feltrinelli, Milano, 2003, p. 119.
L’epopea di Berlusconi:
da Telemilano alla Fininvest
Tra gli innovativi servizi messi a
disposizione dei residenti di Milano 2 vi
è una televisione via cavo:
Telemilanocavo
I palinsesti sono estremamente esigui:
immagini della città di Milano
accompagnate da una musica di
sottofondo, alcuni servizi per i residenti
del quartiere e un breve notiziario
informativo
Nell’arco dei quattro anni successivi la
produzione aumenta, l’emittente,
abbandonato il cavo, passa all’etere e
cambia nome in Telemilano 58
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
1978 – Fondazione della società Fininvest e costituzione di Reteitalia,
società specializzata nell’acquisto e nella commercializzazione di
programmi televisivi
1979 – Publitalia 80, concessionaria di pubblicità
1980 – Acquisizione di Elettronica Industriale, di cui è socio Adriano
Galliani, attiva nel campo dell’installazione
dei ripetitori televisivi.
Dopo l’ennesimo cambio di
denominazione, nasce Canale 5
La Fininvest manda in onda,
differenziandone di poco l’orario,
gli stessi programmi e spot su tutte
le sue reti
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
L’ascesa di Canale 5 inizia grazie all’acquisizione dei diritti televisivi per
il Mundialito: torneo calcistico che si svolge in Uruguay dal 30 dicembre
del 1980 al 19 gennaio del 1981, a cui partecipano tutte le nazionali
detentrici di un titolo mondiale.
È la prima volta che una televisione privata possiede i diritti di un
avvenimento di risonanza mondiale (torneo di calcio).
Lo scontro con la Rai diventa inevitabile.
Compromesso storico televisivo: la Rai potrà trasmettere le partite della
nazionale italiana e la finale, Canale 5 in diretta in Lombardia le altre
partite e in differita nel resto del territorio tutto il torneo.
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
“Dopo la rinuncia dell’Eurovisione ad acquistare i diritti di trasmissione
del Mundialito, la nostra emittente ha ritenuto di dover offrire ai propri
spettatori il grande avvenimento sportivo.
Non c’è stata nessuna ‘asta selvaggia’ e nessun tentativo di sostituirsi
alla Rai, ma semplicemente un buon diritto di Canale 5 a trasmettere gli
incontri, dopo che la trattativa con l’Eurovisione si era interrotta. Per
trasmettere in diretta nazionale occorre il satellite e Canale 5 ha chiesto
la regolare autorizzazione – già concessa ad altre Tv private – al
ministero delle Poste. E non si vede come questa autorizzazione possa
essere negata. Ma occorre anche l’autorizzazione a collegare via etere
tutte le stazioni di Canale 5 e anche per questo è stata presentata una
domanda”
Silvio Berlusconi l’uomo del “Mundialito”; cfr.: D. Maggi, Il Calcio e la
Tv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 51, 1980.
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
Dopo l’operazione Mundialito, Berlusconi cerca di stipulare un accordo
per i diritti legati alle partite dei campionati di calcio di serie A e B
La Rai vede riconosciuta la sua priorità nell’acquisto dei diritti per
questioni legate al rischio di indebolire la portata del servizio pubblico
Le Tv private ottengono da una consociata della stessa Rai, la SACIS
S.p.A., la possibilità di trasmettere in ambito locale le partite che non
vengono messe in onda a livello nazionale
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
1983 - Italia 1 entra ufficialmente a far parte
del gruppo Fininvest
Berlusconi acquista «Tv, Sorrisi e Canzoni»
dalla Mondadori
Scontro sulla programmazione tra Mondadori e
Fininvest (Dynasty vs Dallas, Venti di guerra vs
Uccelli di rovo)
1984 – Berlusconi rileva Retequattro, in gran
parte della Mondadori
La Fininvest diventa la prima industria televisiva
privata italiana
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
1984
Il 16 ottobre i pretori di Roma, Torino e Pescara ordinano l’oscuramento
delle reti Fininvest e di altre televisioni private, colpevoli di non aver
rispettato i limiti imposti all’emittenza locale
Gli schermi di Canale 5, Italia 1 e Retequattro rimangono fissi su un
annuncio che avvisa i telespettatori che per ordine del Pretore è vietata
la trasmissione
Scoppia la Guerra dei Puffi, presentata sulla maggior parte dei quotidiani
come l’ennesimo tentativo di ripristinare il monopolio della Tv di Stato
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
“Tre regioni italiane – Lazio, Piemonte, Abruzzo –
subiscono da ieri il black-out totale delle televisioni
private, imposto dall’iniziativa del pretore. È
presumibile che entro poche ore il provvedimento
di sequestro delle videocassette e il divieto di
utilizzare i ‘ponti-radio’ che collegano gli studi di
registrazione con le stazioni emittenti si estenda a
tutto il territorio nazionale, ripristinando in tal
modo, per mano del magistrato, quel monopolio
della Rai che era stato abolito da una sentenza
della Corte Costituzionale di molti anni fa, dai
progressi della tecnologia e dall’unanime
domanda degli utenti”
Il video senza legge, in «la Repubblica», 17 ottobre 1984.
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
“La settimana scorsa è accaduto qualcosa di stupefacente: tre uomini soli, tre pretori
della Repubblica, sono riusciti con un semplice provvedimento a ridare al nostro paese
l’aspetto geopolitico che aveva prima del Risorgimento. [...] Ancora una volta chi ha
piccoli o grandi poteri quando deve manifestarli lo fa quasi sempre contro la gente e
quasi mai a favore. Così succede che quando dobbiamo pagare le tasse ci troviamo di
fronte a moduli talmente complicati che dobbiamo spendere altri soldi per farci aiutare
da un consulente. Succede che se vogliamo cercare di capire l’equo canone rischiamo
di uscire fuori di testa. In compenso chi ci rappresenta pensa di toglierci la liquidazione,
di ridimensionarci la pensione. Adesso, più meravigliato che spaventato dalla nostra
reazione di fronte alla decisione di toglierci una parte di Tv, il governo ha capito che il
problema dell’emittenza doveva essere affrontato e risolto in tempi stretti. Si parla
finalmente di una legge. Chiediamo troppo se la invochiamo chiara, comprensibile e,
una volta tanto, dalla parte della gente?”
G. Vesigna, Dalla parte della gente, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984.
L’epopea di Berlusconi: da
Telemilano alla Fininvest
Da un’inchiesta condotta sugli
spettatori emerge chiaramente che la
maggioranza degli italiani interpellati
(più dell’80%) non è affatto
d’accordo con l’oscuramento
attuato, e si dichiara arrabbiata
ritenendolo un gioco politico o una
manovra in favore della Rai.
I programmi di cui è stata
maggiormente avvertita la mancanza,
nei due effettivi giorni di black out,
sono stati Dallas, I Puffi , Dynasty, Il
pranzo è servito e Sentieri.
Chi vuole romperci il telecomando?, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984.
L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest
Il 25 ottobre del 1984 il presidente del Consiglio Bettino Craxi ricorre al
varo di un decreto-legge, con effetto immediato, che autorizza la ripresa
delle trasmissioni dei network della Fininvest e delle altre televisioni
private, ottenendo l’approvazione della Camera con soli ventotto voti di
scarto
Dopo un mese di ferventi polemiche il decreto legge n. 694 – Misure
urgenti in materia di trasmissioni televisive – ribattezzato salvaBerlusconi, viene bocciato dal Parlamento, in quanto ritenuto
incostituzionale
Craxi riformula il testo del decreto e cristallizza in sostanza la
configurazione del panorama televisivo italiano, con quella che diviene
la legge n.10 del 4 febbraio 1985.
Palinsesti e format(i):
la neotelevisione italiana
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
Umberto Eco, nel 1983, mette a
punto le categorie di paleo e
neotelevisione:
“C’era una volta la Paleotelevisione,
fatta a Roma o a Milano, per tutti gli
spettatori, parlava delle inaugurazioni
dei ministri e controllava che il pubblico
apprendesse solo cose innocenti, anche
a costo di dire bugie. Ora, con la
moltiplicazione dei canali, con la
privatizzazione, con l’avvento di nuove
diavolerie elettroniche, viviamo
nell’epoca della Neotelevisione”
U. Eco, Tv, la trasparenza perduta, ora in U.
Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 19771983, Bompiani, Milano, 1983, p. 163.
Palinsesti e format(i):
la neotelevisione italiana
Neotelevisione:
• dilatazione delle scelte disponibili
• incremento progressivo del consumo
di televisione
• messa a punto di un sistema concorrenziale nell’offerta dei
programmi
• condizione virtualmente più attiva del ricevente
• flusso televisivo orizzontale vs programmazione verticale
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
Le Tv private
Prestano maggiore attenzione nei confronti dei dati di ascolto, sia per la
vendita degli spazi pubblicitari, che come elemento discriminante nella
scelta di generi e contenuti.
Non potendo trasmettere a livello nazionale, sottodimensionano
l’offerta d’informazione.
Acquistano format già preconfezionati
con una spesa nettamente inferiore
rispetto a qualsiasi tentativo di
produzione in proprio.
Cercano di riempire gli spazi lasciati
vuoti dalla programmazione pubblica,
incrementando le ore di trasmissione.
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
La Rai
Nella fase che precede la più agguerrita concorrenza con le altre
emittenti, ottiene buoni successi in generi insospettabili come l’opera e
la prosa.
Rispetta una politica di tutela nei confronti del cinema, evitando di
mandare in onda film di recente uscita.
Vince la competizione con i telefilm stranieri, grazie alla produzione di
sceneggiati tratti dall’universo letterario.
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
I palinsesti delle antenne locali
I telefilm, (durata media 30 minuti), rappresentano la materia prima
della programmazione privata.
E’ massiccia la presenza dei cartoni animati soprattutto nelle reti che
puntano ad intercettare il target giovanile.
I film sono numerosi, quasi sempre stranieri,
relativamente recenti.
Gli spazi informativi, se previsti, hanno una
durata che va da un minimo di 5 minuti ad
un massimo di 10.
Le trasmissioni iniziano intorno alle ore
13.00, per poi prolungarsi anche dopo la
mezzanotte lasciando spazio anche a format e pellicole dal contenuto
più o meno piccante.
Tab. 3.3.
Tv private: programmi
di Martedì 7 luglio,
1980
(Fonte: Tv, Sorrisi e
Canzoni, 6 - 12 luglio,
n. 27)
Tab. 3.4. - Comparazione palinsesti Rai-Private: Lunedì 16 marzo 1981
(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 9-15 marzo, n.11, 1981, anno XXX)
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
1981 – Alcuni cambiamenti sugli schermi della tv pubblica
“Il crollo dello sceneggiato. Questo il fatto
saliente dell’anno televisivo che abbiamo
archiviato. Tranne l’eccezione rappresentata
da Storia di Anna [...] gli sceneggiati hanno
avuto milioni di telespettatori in meno, rispetto
allo scorso anno, confermando una tendenza
che si era già mostrata. Quale spiegazione
dare a questo fenomeno? La gente si è
stancata dei programmi a puntate, non ne vuole sapere di aspettare una
settimana per conoscere il seguito. [...] Un telefilm è sempre più gradito, la
vicenda si conclude nello spazio di un’ora o poco meno, lasciando contenti tutti.
Se uno perde un telefilm non accade nulla, se invece si salta una puntata c’è il
rischio di non capire più la trama”
P. Cucco, Attualità e cinema vincono in Tv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni»,
51, 1983.
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
“Risalta anzitutto, nel processo di concentrazione, l’aumento ulteriore
della durata media giornaliera delle trasmissioni private, salita dalle 14
h 16’ del 1981 alle 16 h 13’ del 1982. Si oscilla tra un minimo di 13 h
57’ (media delle Tv indipendenti) e un massimo di 17 h 30’ (Canale 5).
L’offerta quantitativa della Rai è inferiore (11 h 29’). [...] Se passiamo
ad analizzare l’incidenza dei vari generi sulle trasmissioni Rai e private,
emerge qualche tendenza significativa. Le emittenti private mostrano in
generale la propensione a una maggiore diversificazione dei programmi:
rispetto al 1981 è stato possibile individuare 18 generi contro 13.
Nonostante questo sforzo, alcuni generi di qualità (es. musica seria,
prosa, ragazzi) risultano ancora trascurati. Il pieno è fatto sempre da
film, telefilm e cartoni (che insieme totalizzano il 71%)”
G. Gagliardi, Nascita di un sistema. Dati sulle programmazioni televisive
pubbliche e private (1980-1984)
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
1985
In seguito all’istituzionalizzazione del duopolio televisivo, le emittenti
locali vedono ridimensionato il loro ruolo a fronte di una sostanziale
divisione del mercato tra Rai e Fininvest.
Inizia un processo di influenza reciproca, che conduce gradualmente
alla messa a punto di palinsesti
sempre più simili dal punto
di vista della strutturazione
e dell’offerta di contenuti.
La diretta costituisce ancora
uno degli elementi su cui la
Fininvest non può contare per
implementare la sua
programmazione.
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
Nessuna delle reti di Berlusconi dispone di un telegiornale nazionale.
Dal 7 novembre 1988 viene trasmesso da Italia 1 il Tg satirico Striscia la
notizia, ideato da Antonio Ricci e inizialmente condotto da Ezio Greggio
e Gianfranco D’Angelo.
L’obiettivo di Ricci è quello di ibridare
due linguaggi fondamentali della
televisione: il varietà e l’informazione.
“[...] questo è il telegiornale che vuole il nostro presidente Silvio Berlusconi. [...] Siamo,
inoltre, perfettamente consapevoli che tentiamo l’impossibile: battere la comicità di
Bruno Vespa”
Striscia la notizia. D’Angelo e Greggio “mezzobusti”, in «Tv, Sorrisi e Canzoni»,
45, 1988.
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
1988
La cerimonia di conferimento dei
Telegatti vede un sostanziale pareggio
tra le reti Rai e Fininvest
Rai
Domenica In
Indietro tutta
Festival di
Sanremo
Il caso
La domenica
sportiva
Il mondo di Quark
Fininvest
I ragazzi della
Terza C
Dynasty
Colby
Maurizio Costanzo
Show
Bim Bum Bam
Telemike
Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana
Alla fine degli anni Ottanta, Rai e
Fininvest cercano di rendere ancora
più riconoscibile la propria offerta,
puntando sui generi e linguaggi più
forti presenti nei rispettivi palinsesti.
Al tempo stesso va segnalata una
reciproca influenza tra i network: la
televisione pubblica cerca di
modernizzarsi e di divenire più
commerciale, mentre la Fininvest
punta a legittimare il suo ruolo di polo
televisivo alternativo alla Tv di Stato.
Tab: 3.5. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989
(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX)
Tab: 3.6. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989
(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX)
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
“Indiscutibilmente, negli anni ‘80 si registra un exploit nel consumo di
televisione che è, insieme, risultato di una scintillante moltiplicazione
dell’offerta ed espressione di un precisarsi delle domande di immaginario,
di svago e di rappresentazione che attraversano la cultura di massa”
Sugli schermi televisivi si riflette una sostanziale
modernizzazione dei linguaggi e dei format
L’accresciuta competenza dei telespettatori
coincide con una progressiva perdita di
autorevolezza del medium televisivo
M. Morcellini, Consumi culturali e socializzazione audiovisiva: qualità
e significati di un mondo vitale
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
I programmi-contenitore inaugurano un
rapporto inedito con i telespettatori, che
possono intervenire in trasmissione
La televisione non è più fatta soltanto per il
pubblico, ma anche, e sempre di più, dal
pubblico
Si apre una nuova fase della Tv all’insegna
dell’evasione, della rottura e della
trasgressione, ma che, contemporaneamente,
nasconde i germi della ridondanza, della
volgarità e del kitsch
I formati più ricorrenti sono: il telefilm e il
cartone animato, quindi il varietà, il talk show
e il quiz
Tab. 3.6. - Percentuali dei generi nella programmazione dichiarata dalle principali
reti pubbliche e private
(1-28 marzo 1984; fonte: M. Morcellini, Lo spettacolo del consumo, cit. 1986; nostra rielaborazione)
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Il varietà
Inteso come spettacolo leggero destinato all’intrattenimento
di un pubblico eterogeneo si attesta sullo standard dei
programmi-contenitore
Per le televisioni commerciali assume il ruolo strategico di mezzo
di legittimazione sia dell’offerta sia della rete
Elementi nuovi
Innovazione delle scenografie, sempre più ricche e sgargianti,
della conduzione, che oscilla tra forme individuali e collettive,
dello stile
Trasgressione e spettacolarizzazione sempre più pronunciate
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Il varietà
Alla comicità e alla musica si affiancano la
parola e l’interazione con il pubblico
Generale smitizzazione dei ruoli e dei
personaggi
Aumento di centralità della sigla, ricorso a
sottofondi e stacchetti
Coinvolgimento del pubblico in studio o per
mezzo della diretta telefonica
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Drive In
Lancia un nuovo linguaggio, in cui i tempi
della rappresentazione televisiva e quelli
della promozione pubblicitaria riescono a
ibridarsi fino quasi a fondersi
Le battute e le gag sono alternate in un
ritmo così frenetico da cancellare la
traccia di qualsiasi ipotetico filo
conduttore
Si fonda sulla più intima caratteristica
degli spot pubblicitari: la ridondanza
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Drive In
L’ambientazione all’interno di un drive in riflette la rinnovata
intensità del processo di americanizzazione che investe l’Italia
in quegli anni
Tra i numerosi personaggi che lo popolano:
il paninaro, lo studente yuppie fuori sede e fuori corso, il ragazzo
di provincia, il predicatore moralizzante, la guardia giurata
ignorante, il venditore di oggetti inutili, il critico tritatutto, il
prestigiatore incapace, l’intrattenitore truffatore, il camionista
alienato, etc.
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
“Con Drive In fa la sua comparsa
anche il concetto di trasgressione,
caro a Ricci e, in genere, agli
autori della comicità demenziale
che si affacciano alla ribalta
televisiva nella prima metà degli
anni Ottanta. Proprio sul carattere
‘trasgressivo’ di alcuni
programmi vengono, non a caso,
costruite strategie di rete e di
palinsesto: così Drive In va in onda
su Italia 1 e lo stesso Ricci
preferisce quella collocazione ad
una più ‘istituzionale’ (e quindi
meno trasgressiva) su Canale 5”
M. Sorice, Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici
della televisione italiana, Editori Riuniti, Roma, 2002,
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Pronto, Raffaella?
Innovativo nella forma e nei contenuti
E’ la più evidente testimonianza del
processo di sconfinamento del varietà
tradizionale verso le formule del talk
show
Mette a punto l’inedita formula
vincente del salotto televisivo
Offre agli spettatori un’alternativa più
rilassata e confidenziale
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Pronto, Raffaella?
Incentrato sulla figura della
conduttrice
Sfrutta la presenza fissa di
personaggi secondari
Attiva un più alto livello di
partecipazione del pubblico da
casa, attraverso rubriche e giochi,
che diventano appuntamenti fissi,
se non vere e proprie ossessioni
televisive: il gioco dei fagioli
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
“[...] gli ospiti in studio circa 1000 (127 attori, 233 cantanti, 44
giornalisti, 51 medici, 27 politici e ambasciatori, 24 musicisti,
134 esperti vari, 16 registi, 27 scrittori, 20 sportivi, ecc.); 3500
partecipanti agli 875 giochi con più di trecento vincitori; circa
800 mila (secondo un calcolo della Sip) le persone che hanno
tentato di mettersi in contatto con la rubrica. Ancora più
interessanti i dati offerti da Dino Basili, sull’ascolto (nella fascia
oraria 12-13,15 si è passati dai 3 milioni e mezzo del novembre
‘83 agli 8,3 milioni nel marzo ‘84 secondo l’Istel e dai 4,3 del
gennaio ai 7,6 secondo il Meter) e sulla pubblicità (dai 6,3
miliardi previsti nella stessa fascia oraria si è arrivati a 14
miliardi di pubblicità tabellare)”.
m. p. f., Nella nuova serie vorrei ospite Pertini, in «la Repubblica», 2 giugno 1984
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Il quiz
Grande protagonista della televisione di intrattenimento degli anni
Ottanta
Il personaggio televisivo cede il posto alla persona comune
Con costi di realizzazione relativamente bassi,
alleggeriti dalla partecipazione degli sponsor
rappresenta la soluzione produttiva ideale,
oltre che uno dei veicoli per eccellenza delle telepromozioni
Contenitori e contenuti:
Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito
Il pranzo è servito
Condotto da Corrado su Canale 5 può essere considerato il punto
di partenza di un percorso di evoluzione del quiz
Abbandona la dimensione della cultura generale a vantaggio di
una molteplicità di competenze meno specialistiche e più nazionalpopolari
Estremamente facile per i concorrenti, non particolarmente
avvincente per l’entità delle vincite
Appuntamento fisso per quei telespettatori che preferiscono la
rassicurante vaghezza di un gioco ripetitivo e disarmante per la sua
semplicità
Quelli della notte:
da Arbore a “Colpo grosso”
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
Negli anni Ottanta inizia il processo
di colonizzazione delle fasce
orarie più tarde
Il notturno si configura come il
tempo nuovo della televisione
Tendenze principali:
il kitsch, il voyeurismo, la messa in
mostra del corpo, il cliché della
donna-oggetto, il non-sense,
l’irresistibile fascino del banale,
l’apparente normalità della
trasgressione
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
La notte diventa:
un territorio da conquistare
un laboratorio di sperimentazione
uno spazio simbolico
L’erotismo, più o meno esplicito, diventa una delle armi
attraverso cui le piccole emittenti cercano di acquisire
popolarità nei confronti del pubblico e di aumentare il valore
degli spazi promozionali
La crescente presenza dell’erotismo in televisione è un
indicatore fin troppo evidente del profondo cambiamento
dei costumi degli italiani e testimonia una chiara
propensione per il proibito
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
Quelli della notte
Trasmissione ideata da Renzo Arbore e Ugo
Porcelli
Salotto televisivo sui generis, popolato da
personaggi bizzarri, affascinanti e
stralunati, al cui interno si alternano
momenti canori e dialoghi surreali alla
riproposizione di spezzoni televisivi e
cinematografici
Espressione della precisa volontà di
stravolgere gli stili e i linguaggi più
consolidati del video, producendo
un unicum metatelevisivo
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
Quelli della notte
Ogni elemento e ciascun
personaggio della trasmissione
concorrono alla redazione di un
testo televisivo complesso,
offerto all’attenzione di un
telespettatore rivalutato
La chiave umoristica, con cui
sono trattati i diversi argomenti,
diviene il tono dominante di
un’osservazione attenta ai
profondi mutamenti che
attraversano la società e la
cultura di quegli anni
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
“La notte di Arbore è una notte di evasione, caciarona, volutamente
cialtrona. In un salotto arabeggiante e arboreggiante, tra intelligenti
banalità e allegri non-sense, scherzano seriamente personaggi e
maschere televisive: Riccardo Pazzaglia, il filosofo partenopeo
esperto di brodo primordiale, Massimo Catalano, l’intellettuale
viveur dai ragionamenti lapalissiani ed esperto di truismi, Frate
Antonio da Scasazza con i suoi ‘nanetti’ ovvero aneddoti, le feste
e i concorsi paesani, Maurizio Ferrini rappresentante romagnolo di
pedalò dalle inclinazioni filosovietiche, la signora bene Simona
Marchini che sogna amori appassionanti davanti alle telenovelas,
la cuginetta Marisa Laurito in perenne attesa del fidanzato Scrapizza,
mentre Roberto D’Agostino, critico esperto dell’effimero,
diventa profeta dell’Insostenibile leggerezza dell’essere”
A. Grasso, Storia della televisione italiana. La Tv italiana dalle origini, Garzanti, Milano, 1998,
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
Colpo Grosso
Trasmesso da Italia 7, rete legata al
gruppo Fininvest
La formula del programma è quella
di un game-show tematico, che fa
dello spogliarello la sua caratteristica
distintiva.
Umberto Smaila presenta una sorta
di strip-roulette, in cui i concorrenti,
se vincono, hanno la possibilità di
svestire modelle avvenenti, mentre,
se perdono, sono costretti a
spogliarsi
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
Colpo Grosso
Il nudo in televisione diventa un’abitudine: l’esibizione del fisico delle ragazze
Portafortuna (poi Cin Cin) diviene un intermezzo, una sigla che apre o che chiude le
varie fasi del gioco
L’innovazione di Colpo Grosso consiste anche nella scoperta di un’audience più
maliziosa e più spregiudicata nel proporsi come protagonista attiva della finzione
televisiva
Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”
“Il corpo di ballo intona Popopò…portafortuna spalancando il corpetto
di lustrini a mostrar bene il seno, entrano i concorrenti. Si
chiamano Maurizio, un ragazzone di 22 anni di Melegnano, che
lavora nella ditta paterna di confezioni; e Paola, 20 anni, genovese,
rotondetta, patita per la moda, aspirante fotografa. Sono emozionati
e felici, assaporano quasi in trance l’ebbrezza dei riflettori
e delle telecamere, non si scollerebbero più dalla ribalta. [...] Appena
il gioco lo consente, i due si spogliano come da copione.
[...] Nessuno ammette di essere stato a Colpo grosso solo per fare
quello che è andato a fare, e cioè uno spogliarello in pubblico.
Sono autentici, comunque, il desiderio e la soddisfazione di trovarsi,
almeno per un quarto d’ ora nella vita, sotto i riflettori”.
E. Bonerandi, Lì dove si spoglia un pezzo d’Italia, in «la Repubblica», 1° dicembre 1988.
Storie di tutti i sogni:
i telefilm degli anni '80
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Il telefilm
Affolla i palinsesti televisivi dell’epoca
Costituisce il simbolo più evidente di una strategia redazionale attuata dalla maggior parte delle
antenne locali e poi anche dalla Tv di Stato: attirare un pubblico, il più ampio ed eterogeneo
possibile, attraverso una formula ripetitiva di intrattenimento, codificata sulla base di
componenti riconoscibili della realtà e del quotidiano, ma arricchita da elementi appartenenti
alla dimensione della fantasia e dell’irrealtà.
Esalta la ricerca dell’evasione e celebra il privato, trasformando la sfera personale nella
dimensione avvincente e avvolgente della narrazione ripetitiva.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Il telefilm
Superando le distinzioni anagrafiche, di genere e di
classe, si pone come un testo aperto, rispetto a cui
bambini e adulti, uomini e donne, imprenditori ed
impiegati, possono attuare meccanismi di proiezione e di
riconoscimento riuscendo a soddisfare,
contemporaneamente, sia i loro desideri di evasione
sia quelli di esplorazione del mondo.
Fa emergere definitivamente quella nuova
dimensione del consumo televisivo che
può essere riassunta nella efficace definizione di
spettacolo dell’immaginario.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Il telefilm
Innestandosi in un tessuto culturale molto diverso da quello
originario e modificando abitudini di fruizione, ottiene un
enorme successo, spiegabile, oltre che per l’esterofilia degli
italiani, soprattutto in funzione della sua esoticità e della
sua capillarità.
Il setting generale di fronte a cui si trova il telespettatore
non americano incuriosisce ed attrae, costituendo una
versione di realtà più moderna e secolarizzata di quella
italiana.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
“Traccia, standard, frammento residuo, cellula,
modello o scoria dell’iper-realtà televisiva, il telefilm
in serie emerge nella scansione del palinsesto
riproponendo l’assenza di una teoria
dell’immaginario elettronico, rilanciandosi
sospettosamente ora come modello comunicativo
tipico, ora come degenerazione dei linguaggi, ora
come business produttivo. In ogni caso, in quanto
prodotto che si rivela tipico dei nuovi equilibri
multinazionali dei sistemi neocapitalisti, il telefilm in
serie è oggi al centro delle strategie massmediologiche mondiali”
A. Pisanti, Il telefilm in serie: economia tra produttività e nuovo immaginario,
ne Il Patalogo 3. Annuario 1981 dello spettacolo. Cinema. Televisione, Ubulibri,
Milano, 1981, p. 183.
Storie di tutti i sogni: i
telefilm degli anni '80
“Anche in Italia si realizza, dunque,
quanto verificatosi negli Stati Uniti della
seconda metà degli anni ’50, con il
passaggio dalla Tv in diretta realizzata
a New York ai telefilm hollywoodiani
preregistrati: la serialità conquista i
teleschermi e la Tv si avvicina ai ritmi
della vita quotidiana, ritualmente li
‘mima’, vi si adatta e li adatta a sé e ai
suoi programmi”
D. Del Pozzo, Ai confini della realtà. Cinquant’anni
di telefilm americani,
Lindau, Torino, 2002, p. 24.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Narcisismo
edonista
Comunitarismo
Telefilm
Superomismo di
massa
Altroquandismo
serializzato
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Comunitarismo
Prevalenza di una rappresentazione
che elabora il tema della famiglia
e della collettività.
L’immagine di una nuova famiglia
occidentale inizia a
diffondersi quando
alcuni generi come
la sit-com o la soap
ne propongono
versioni inedite.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
“A determinare questa nuova piegatura – che fa emergere il protagonismo
familiare, accanto al protagonismo dell’eroe solitario – convergono numerosi
fattori: la riscoperta collettiva dei sentimenti e delle passioni, che nella
famiglia e nei rapporti familiari trovano pur sempre una sede di forte
condensazione; il declino dell’ideologia della morte della famiglia, dopo che
questa ha confermato la propria vitalità e funzionalità;
le trasformazioni stesse che hanno attraversato la famiglia, e
che ridefinendone la realtà e l’immagine – non più il deposito
Dell’ascrittività e di una solidarietà meccanica e coercitiva – in misura da
renderla meglio compatibile con gli ideali della realizzazione acquisitiva e
individualistica propri della cultura di massa, le aprono oggi nei mass media
uno spazio più ampio che in passato”
M. Buonanno, Matrimonio e famiglia. Ricerca
sui racconti televisivi, ERI/Edizioni Rai, Torino,
1985, p. 9
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Comunitarismo
Alcuni temi:
la precarietà del presente, l’instabilità
esistenziale e i rapporti intergenerazionali,
la diffusione di problemi come la droga o
l’alcolismo tra i minori, l’integrazione
razziale, nuove tipologie di comunità.
Es. La famiglia Bradford, Casa Keaton,
Genitori in blue jeans, Arnold, I Robinson, La
strana coppia, Mork e Mindy, etc.)
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Superomismo di massa
Caratterizzato dalla straordinarietà dell’azione di uno o più
protagonisti che rivestono il ruolo di eroi delle storie
raccontate.
Il superuomo di massa ricorre spesso, seppure con notevoli
variazioni: di tipo contestuale, come l’attualità dell’azione o il
cambiamento della connotazione del potere,
che da ultraterreno diviene
tecnologico;
di carattere strutturale,
come l’ampliamento del numero
dei protagonisti, tale da indurre
ad una declinazione
al plurale di questa categoria
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Superomismo di massa
Supereroi tradizionali
Le avventure di Superman
La spada di Zorro
Tarzan
Wonder Woman
Manimal
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Superomismo di massa
Superantieroi
Colombo
Magnum P.I.
Ralph Supermaxieroe
Baretta
Serpico
Kojak
T.J. Hooker
La signora in giallo
Philip Marlowe, investigatore privato
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Superomismo di massa
Superuomo tecnologico
L’uomo da sei milioni di dollari
La donna bionica
Supercar
Supercopter
MacGyver
Automan
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Narcisismo edonista
Il fine dell’azione non riguarda il
bene della collettività, ma il
tornaconto del singolo.
Ciò che diviene centrale per la
narrazione è la radicalizzazione
del processo di individuazione
nell’individualismo.
Un’accresciuta centralità del
personale ai danni del collettivo,
che, in nome di valori inediti o
semplicemente per il
raggiungimento dei propri
obiettivi può spingersi fino ad
estremi aberranti.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Narcisismo edonista
Alcuni esempi:
Hazzard
Saranno Famosi
Peyton Place
California
Dynasty
Falcon Crest
Flamigno Road
Dallas
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Altroquandismo serializzato
L’ alterazione delle dimensioni
spaziali e temporali consente ai
telefilm di trasportare lo
spettatore in mondi sconosciuti o
di farlo viaggiare nel tempo,
appagando il suo desiderio di
sogno e di mistero.
Storia, fantastico, utopia, ucronia e
surrealismo si fondono, originando
variazioni potenzialmente infinite
di racconti.
Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80
Altroquandismo serializzato
Alcuni esempi:
La casa nella prateria
Alla conquista del West
Kung fu
M.A.S.H.
Visitors
Ai confini della realtà
Doctor Who
Fantasilandia
Bim Boom Bam:
l'esplosione della tv dei ragazzi
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
La Tv dei ragazzi
Esiste quasi dalla nascita della Rai, ma
negli anni Ottanta avviene un
decisivo mutamento di
prospettiva: il passaggio
da un’impostazione
pedagogica ed educativa
ad una consacrata
totalmente
all’intrattenimento.
L’offerta di format aumenta in modo esponenziale in
funzione dell’avvento di nuovi programmi- contenitore
ricchi di cartoni animati e di telefilm.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
Nelle grandi città la Tv svolge una funzione di supplenza della famiglia:
una baby-sitter postmoderna che scandisce i pomeriggi di bambini ed
adolescenti.
Guardare la televisione si
trasforma in un’attività
abituale e coinvolgente,
attraverso cui sviluppare
inedite modalità di
apprendimento e di
conoscenza.
Le dinamiche di
socializzazione e di
costruzione dell’immaginario subiscono una sostanziale modifica: i
minori sperimentanoun nuovo tipo di socializzazione im-mediata.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
“[...] i bambini sanno navigare all’ interno dei palinsesti televisivi
senza lasciare nulla al caso o al condizionamento automatico,
ma ponendosi come interlocutori privilegiati di coloro che gestiscono
la programmazione”.
Il loro immaginario si arricchisce di elementi culturali inediti.
Le crescenti polemiche riportate
sulle pagine dei quotidiani e
delle riviste specializzate da
parte di associazioni
di genitori, psicologi
e sociologi, non arrestano
quella che può essere
definita come un’invasione di cartone.
M. Morcellini, Passaggio al futuro. Formazione e socializzazione tra vecchi e nuovi
media, FrancoAngeli, Milano, 1997.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
“Dopo un avvio in grande stile
della Rai, che acquistò serial di
qualità come Heidi, Atlas Ufo
Robot, Remì, Anna dai capelli
rossi e L’ape Maia, ben presto la
Fininvest, meno attenta alle
polemiche sulla (presunta)
violenza e diseducatività degli
anime, prese il sopravvento su
tutte le altre reti nazionali e
regionali, divenendo la principale
azienda italiana a diffondere gli
eroi giapponesi”
M. Pellitteri, Mazinga nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrakegeneration 1978-1999, Coniglio Editore, Roma, 2008, p. 252.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
Sul finire degli anni Settanta si
assiste alla radicalizzazione di due
fenomeni: la soapizzazione e la
tecnologizzazione del cartone
animato.
Soapizzazione:
si incrementa quel filone che trova
ad esempio in Candy Candy, Péline
Story, Lady Georgie, Belle e
Sebastien, Lady Oscar e Kiss me
Licia, rinnovate formule espressive
ed un accresciuto potere di
fidelizzazione nei confronti del
pubblico.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
Tecnologizzazione:
ha luogo un processo di
clonazione dei primi modelli di
Goldrake e Mazinga che
conduce a declinare la figura
del robot in un’infinità di
variazioni (Jeeg Robot, Daitarn
III, Trider G7, Gundam, UFO
Diapolon, Voltron, Gordian,
Vultus 5, Baldios, Zambot 3,
Astrorobot, Jetta Robot, etc.)
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
Dal punto di vista dei format trasmessi, quello che ottiene il maggior successo è Bim
Bum Bam.
In onda per la prima volta il 4 luglio 1982 su Italia 1.
I primi conduttori della trasmissione sono Marina Morra, Sandro Fedele e Paolo Bonolis.
Il successo del programma deriva dal tentativo di dare una forma riconoscibile al flusso
indistinto di cartoni animati
disseminati, nei palinsesti
delle Tv private,
creando un appuntamento
fisso.
Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi
Bim Bum Bam adotta un’accurata strategia di
giustapposizione tra la presentazione di serie
animate e i passaggi in studio, durante i quali
i presentatori intrattengono i piccoli
spettatori con giochi, sketch, parodie.
I presentatori si avvalgono
della collaborazione di
pupazzi animati (Uan e
Ambrogio) sul modello dei
Muppets americani.
E adesso la pubblicità:
spot, telepromozioni e tormentoni
Un secondo BOOM:
i nuovi trend del consumo
Un secondo BOOM:
i nuovi trend del consumo
Onda media del cambiamento: 1945-1990
Genesi del moderno precariato
Nuova e più variegata mappa di categorie
sociali
Polverizzazione dei valori e degli
orientamenti politici
Tendenza all’individualismo
Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo
Evoluzione della
società
Aumento del reddito
medio
Exploit delle spese
familiari
Anni ’80
Aggiornamento dei
prodotti guida
Incremento dei
comportamenti
d’acquisto
Un secondo BOOM:
i nuovi trend del consumo
Una nuova cultura
del consumo
• Aumento della possibilità di
scelta
• Ruolo attivo e selettivo del
consumatore
• Visibilità dei prodotti grazie
alla pubblicità
• Nuova centralità della marca
Un secondo BOOM:
i nuovi trend del consumo
Il boom dei consumi culturali
Nuova sensibilità sociale e culturale verso il consumo
Consumo come strumento di autorealizzazione
[...] il consumo culturale è ormai l’orizzonte della vita moderna, lo sfondo in cui
si definiscono ed acquistano rilievo intersoggettivo sia le scelte di
socializzazione che gli investimenti individuali di tempo di vita e di risorse
cognitive ed emotive. La cultura di massa si pone allora come il principale e più
unificante punto di riferimento del benessere culturale e simbolico di folle di
uomini, intrecciandosi con quel bisogno sociale di comunicazione e di identità
che probabilmente definisce uno degli aspetti della modernità
M. Morcellini (a cura di), Lo spettacolo del consumo, Franco Angeli, Milano, 1986
Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo
Primo boom
Anni Cinquanta
Secondo boom
Anni Ottanta
Industrializzazione
della società
Industrializzazione
della cultura
I consumi culturali si trasformano in strategie
personalizzate per la costruzione dell’identità,
modificano i modelli di vita e ne stabiliscono
di nuovi, determinano nuove gerarchie nelle
pratiche di fruizione
Un secondo BOOM:
i nuovi trend del consumo
Il boom dei consumi culturali
Fonti: nostra elaborazione su dati SIAE, Lo spettacolo in Italia. Annuario statistico. Anno 1990, Roma, 1992 e dati Mediamonitor,
osservatorio permanente sulla televisione e sull’industria culturale della Sapienza, Università di Roma
Giovani anni ’80:
valori e consumi culturali
Giovani anni ’80
Generazione X
• Superficialità e disimpegno?
• Ridefinizione dei tradizionali
ruoli e gerarchie sociali
• Nuove tendenze generate dai
consumi culturali: cinema,
moda, musica, televisione
• Adozione di visioni alternative
del mondo
Giovani anni ’80
Crisi degli ideali o mutazione
dei valori?
Rinuncia a comprendere
l’universo giovanile
Enfasi sul disimpegno e
l’individualismo
Necessità di utilizzare nuove
chiavi di lettura:
loisir/disimpegno
Individuazione/individualismo
Giovani anni ’80
I fattori alla base dell’affermazione dei nuovi stili di
vita:
• illusione di un inaspettato benessere condiviso
• diffusione di nuovi modelli sociali
• ridefinizione di valori e comportamenti (politici,
sessuali, etc.)
• crisi delle tradizionali agenzie di socializzazione
• affermazione di agenzie di socializzazione
immediata (TV)
• nascita di un mercato non monopolistico
• incremento della domanda e dell’offerta di
consumo culturale
• frammentazione del tempo libero e
sovrapposizione tra scelte di consumo culturale e
percorsi di formazione dell’identità
Tab. 1.6. - La gerarchia dei valori (scala punteggio 1-5);
fonte: Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988
(Nostra rielaborazione, media 1983-1987)
Tab. 1.7. - Atteggiamento nei confronti della politica; fonte:
Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988
Fonte: nostra elaborazione da A.
Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni
80. Secondo rapporto sulla
condizione giovanile in Italia, il
Mulino, Bologna, 1988
Giovani anni ’80
Tab. 1.8. - Variazione nel tempo delle regole di condotta individuali. Percentuale di coloro che
considerano ammissibili i diversi comportamenti per età; fonte: Giovani anni ’80. Secondo rapporto Iard
sulla condizione giovanile in Italia, 1988 (Nostra rielaborazione, media 15-24 anni)
Fonte: nostra elaborazione da A. Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni 80. Secondo
rapporto sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 1988
Giovani anni ’80
Principali tendenze di consumo dell’universo giovanile:
• ascolto di musica come attività elettiva (diffusione del compact d
del walkman)
• cinema e discoteca come luoghi di socializzazione
• alta propensione alla fruizione televisiva
• lettura dei quotidiani scarsa o saltuaria
Giovani anni ’80
Tab. 1.9. - Frequenza delle attività di tempo libero (% di giovani che hanno svolto le varie attività
almeno 1 volta negli ultimi tre mesi); fonte: Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione
giovanile in Italia, 1988
Fonte: nostra elaborazione da A. Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni 80. Secondo
rapporto sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 1988
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Dalla contestazione giovanile alla look generation
Dissenso manifestato attraverso una rivolta dello stile costante e
polimorfa incentrata sul versante personale e identitario
Superamento degli atteggiamenti antagonisti (eversione del punk) in
favore di nuove forme di integrazione
Moltiplicazione degli stili di vita, delle mode, delle tendenze e
conseguente polverizzazione
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
“Lo stile postmoderno rispecchia il mondo
moderno e contemporaneamente
vi si oppone. Rispecchia la storia moderna
nella sua fluidità, apertura e disponibilità
al cambiamento. Reagisce poi
all’impersonalità della società tecnologica
col personalismo, all’irrilevanza della
tradizione con l’identificazione
generazionale e soprattutto si scaglia
contro il tecnologismo e la violenza. Ma
più che un riflesso o una reazione, lo stile
dei giovani postmoderni è una ricerca, una
ricerca di valori, forme istituzionali e
formulazioni nuove che siano adeguate
alla vita di questa fine di secolo”.
K. Keniston, Giovani all’opposizione. Mutamento,
benessere, violenza, Einaudi, Torino, 1972, p. 273.
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Paninari
Yuppies
New Wave
Nerd
New Romantic
Stili di vita giovanili
Culturisti
Dark
Preppies
Surfisti
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
New Wave
Movimento musicale che si sviluppa tra
la seconda metà degli anni Settanta e
gli anni Ottanta come discendente
del punk rock.
Nel nostro paese fa fatica a diventare un
genere popolare, anche a causa della
poca attenzione che i media gli hanno
riservato. In Italia si formano numerose
band tra cui: i Litfiba, i Diaframma e
i Neon, ma
anche CCCP, Gaznevada, Moda, Pankow,
Underground Life, Deca,Violet
Eves, Monuments, Frigidaire Tango, Style
Sindrome, Enrico Ruggeri e altri ancora.
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
New Romantic
Pur mantenendo un forte radicamento
all’interno del panorama internazionale di cui
sono esponenti musicisti come David Bowie e
Boy George o gruppi come gli Spandau Ballet e
i Duran Duran, approda persino al cinema,
forte di un richiamo ad una letteratura
decadente e all’immagine suggestiva del
dandy. Il suo tratto distintivo è quello di una
implicita leggerezza
“I neoromantici nascevano come reazione al
nichilismo del movimento punk, e più in generale
rifiutavano la missione ideologica di cui il rock si
era fatto carico: nessun messaggio sociale
dunque, ma soltanto canzoni votate al puro e F. Saulini, F. Denti, Teen Idols. Da James Dean a Leonardo Di Caprio. Gli
déi pagani del secolo XX, Castelvecchi, Roma, 1999, p. 147
semplice entertainment”.
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Dark
Nasce alla fine degli anni '70, inizi
anni '80, nel Regno Unito,
creando i presupposti per la
nascita di un movimento sociale
derivante dal punk.
L’influenza di elementi New
Wave, New Romantic e del “goth
old school” inglese di derivazione
post-punk, attraverso la fusione
di questi generi di musica,
contribuisce alla nascita della
darkwave culture
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Preppies
Figli modello delle classi più
benestanti, il cui look è
caratterizzato da “[...] giacche blu
con eventuali stemmi di college
americano o golf di pura lana con
collo a ‘V’ per i ragazzi; kilt scozzesi
e candide camicette bianche,
mocassini neri a tacco basso e
foulard di seta per le ragazze”
F. Donadio, M. Giannotti, Teddy-boys rockettari e cyberpunk. Tipi, mode e manie del teenager italiano
dagli anni Cinquanta a oggi, Editori Riuniti, Roma, 1996
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Surfisti e Culturisti
La pratica sportiva, pur secondo logiche diverse, si pone come elemento distintivo.
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Nerd
“Hanno passioni ‘socialmente poco
accettate’ come i fumetti, i giochi di
ruolo, il fantasy, Star Trek, […]
preferiscono interagire con i
computer che con gli esseri umani,
anche perché la loro vita sociale è
inesistente”
S. Priarone, Nerd power. C’è uno sfigato in tutti noi e sta raschiando per uscire,
Tunué, Latina, 2006, p. 10
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
Yuppies
Young Urban Professionals
Inseguono il successo lavorativo e
l’affermazione personale, sono
influenzati dalla filosofia del self made
man e dai miti della grande mela
“All’epoca non lo sapevamo, ma la nascita della nuova specie potrebbe risalire al 22
settembre del 1982, con la prima puntata di Family Ties (in Italia Casa Keaton) e
l’apparizione di Michael J. Fox nei panni di Alex Keaton, il giovane repubblicano con la
ventiquattrore in mano. A ripensarci, sì, Keaton era proprio il proto-yuppie. Nato in
Africa da genitori hippie impegnati in interventi umanitari, Keaton porta la cravatta
anche in casa, adora la ricchezza, il successo negli affari, Ronald Reagan, e sogna di
far carriera a Wall Street”
J. Mcinerney, La seconda morte degli Yuppies, in «Corriere della Sera»,
13 ottobre 2008
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
I Paninari
Unica moda giovanile italiana
esportata all’estero
Non sono schierati politicamente né
riconducibili ad una classe sociale
Il loro comun denominatore è il
consumo
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
I Paninari
Sono accomunati da una passione
derivante dal loro stile
alimentare: quella per il fast food
 nuova ondata di
americanizzazione.
Altri status symbol: orologi
Swatch, scarpe Timberland, golf
Marina Yachting, piumini
Moncler, jeans Levi’s o Uniform,
cinte El Charro.
Lo spirito pop del tempo Swatch:
gli stili di vita giovanili
I Paninari
Quella dei paninari è una specifica volontà di distinzione rispetto al passato e
alla tradizione: il loro desiderio di essere moderni si traduce nell’aderire senza
riserve e pregiudizi alle pratiche di consumo.
Al tempo stesso, però, si rivelano capaci di elaborare nuovi significati culturali,
al crocevia tra personalizzazione e standardizzazione, e perfino di coniare uno
specifico linguaggio che li
contraddistingue e li trasforma
in una comunità immediatamente
riconoscibile.
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
Domenica 1 gennaio 1977 si chiude,
dopo quasi vent’anni, la fortunata
stagione di Carosello.
In Italia si apre improvvisamente
il mercato della pubblicità televisiva.
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
Paragonato a quella che
conosciamo oggi Carosello appare
sostanzialmente una non pubblicità.
Format pubblicitario sui generis,
doveva attenersi rigidamente ad
una lunghissima serie di regole
nell’illusione che la civiltà dei
consumi potesse rimanere confinata
al di là dello schermo.
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
“Il ruolo esercitato negli anni Ottanta dalle televisioni commerciali
ha certamente contribuito a svecchiare il sistema pubblicitario
italiano. Tali televisioni, infatti, diffusero la modalità di presenza
della pubblicità nei mezzi basata sull’interruzione dei programmi.
Tale modalità, che caratterizzava in tutto il mondo l’operato delle radio e delle
televisioni commerciali, era infatti quasi sconosciuta all’epoca del monopolio Rai, in
cui la pubblicità era solamente confinata in specifici spazi. Da ciò nacquero fenomeni
quali la frammentazione della struttura dei singoli programmi e il crescente formarsi di
un unico flusso di trasmissione, che hanno prodotto conseguenze importanti anche sul
linguaggio pubblicitario, costretto a svolgere la funzione di ‘punteggiatura’ del flusso
mediatico e a divenire sempre più immediato e aggressivo verso gli spettatori allo
scopo di essere comunque notato”
V. Codeluppi, Il sogno del consumo. Arretratezze e ritardi del sistema pub-blicitario italiano,
in G. Canova (a cura di), Dreams. I sogni degli italiani in 50 anni di pubblicità televisiva, Bruno Mondadori
Editore, Milano, 2004, pp. 76-77
Tab. 3.7. - Evoluzione degli investimenti pubblicitari in televisione
(in miliardi di lire; Fonte: UPA e stime Media Forum; nostra elaborazione)
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
La libertà creativa post-Carosello punta a sfruttare
slogan, claim e allusioni, talvolta anche di carattere
erotico o sessuale, comportando una riduzione sia
del ricorso ai testimonial sia delle strategie di
narrativizzazione.
Un’altra tipologia che si afferma nel corso degli anni
Ottanta è quella della telepromozione e che si
concretizza principalmente nelle
promosponsorizzazioni : spazi commerciali di
maggiore durata e focalizzati su singoli prodotti.
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
A nessun prodotto viene più negato l’accesso al circo
pubblicitario. In televisione si reclamizza di tutto: dal
whisky alle merendine, dalle carte di credito ai
mobilifici, dalle auto alle nuove tecnologie, dalle
siringhe fino agli anticoncezionali.
La pubblicità si trasforma gradualmente in uno spaziotempo abituale che scandisce la fruizione televisiva.
E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni
Tendenze principali:
• ridefinizione dei comportamenti d’acquisto nel
nome di una nuova centralità dello spendere
• velocizzazione dei processi di codifica/decodifica, dovuta ad
una crescente compressione dei messaggi diffusi
• trasformazione degli slogan in veri e propri proverbi
tardo-moderni, riutilizzabili nei differenti contesti delle
interazioni sociali
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