BANCA D’ITALIA EUROSISTEMA Finanziamento e politiche per l’innovazione Banca d’Italia, Sede di Genova 19 Novembre 2013 Finanziamento e politiche per l’innovazione Outline della presentazione Le politiche per l’innovazione: motivazione economica Tipologia ed effetti delle politiche Gli incentivi (programmi nazionali e regionali) Distretti tecnologici, Parchi scientifici e tecnologici, Incubatori di imprese Il finanziamento privato dell’innovazione Capitale azionario vs capitale di debito (venture capitalists e business angels) 1. Politiche per l’innovazione La giustificazione economica delle politiche per l’innovazione L’attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) ha le caratteristiche di un bene pubblico: chi investe si appropria solo di una parte dei benefici dell’investimento (spillovers di conoscenza a benefico delle imprese che non investono) Vincoli finanziari (asimmetrie informative più elevate, e minori garanzie ) Se le decisioni di investimento fossero lasciate alle sole forze del mercato il livello dell’investimento in R&S sarebbe subottimale (non massimizza il benessere sociale) Le politiche cercano di rimediare al fallimento delle forze di mercato 1. Politiche per l’innovazione Le politiche in Italia una visione di insieme In Italia gli aiuti alla R&S e innovazione ammontavano nel 2011 allo 0,03% del PIL; meno che nella media UE 0,08% (nel Regno Unito 0,05%; Spagna 0,09%, Francia 0,10% e 0,12% Germania) [Fonte Commissione europea, State Aid Scoreboard] In Italia le risorse sono distribuite su un numero elevato di tipologie di interventi (nazionali, regionali ed europei), imprese beneficiarie e centri decisionali (ministeri, regioni, ecc.) In base ai risultati dell’indagine della Banca d’Italia sulle imprese, la metà delle imprese che hanno ricevuto finanziamenti pubblici per l’innovazione avrebbero realizzato lo stesso ammontare di investimenti in assenza degli incentivi (oltre il 60% di quelle con almeno 200 dipendenti) 1. Politiche per l’innovazione Gli incentivi nazionali - I sussidi a fondo perduto Obiettivo innalzare il livello della spesa in R&S delle imprese Fondo per l’innovazione tecnologica de Blasio, Fantino e Pellegrini (2011) trovano che gli aiuti non siano stati efficaci ad aumentare gli investimenti in R&S o a migliorare altre variabili di bilancio delle imprese beneficiarie (redditività, fatturato, cash flow). Fondo speciale per la ricerca applicata Merito, Giannangeli e Bonaccorsi (2007) raggiungono risultati simili. Non trovano effetti positivi su crescita o produttività delle imprese beneficiarie. 1. Politiche per l’innovazione Gli incentivi regionali – Piemonte ed Emilia Romagna Piemonte - Due misure dirette alla promozione dell’innovazione delle PMI gestite a livello regionale con fondi Europei (incentivi a fondo perduto e finanziamenti agevolati) Fantino e Cannone (2013): effetti positivi di breve periodo sull’attività di investimento delle imprese Effetti più forti per le imprese più piccole e con basso merito di credito Emilia Romagna – Incentivi a fondo perduto (fondi regionali) Bronzini e Iachini (2011) trovano un effetto positivo sugli investimenti, ma solo per le piccole imprese. Nel complesso l’effetto sugli investimenti è nullo. Bronzini e Piselli (2013) trovano un effetto positivo sul numero di brevetti (e la probabilità di brevettare) delle imprese , significativamente più elevato per le piccole. 1. Politiche per l’innovazione Politiche locali per lo sviluppo dell’innovazione (1) Politiche che promuovono l’interazione tra imprese, università e istituzione pubbliche per lo sviluppo del sistema locale di innovazione e/o la creazione di imprese e cluster tecnologici: Distretti tecnologici (DT), Parchi scientifici e tecnologici (PST), Incubatori di imprese. Distretti Tecnologici (Bertamino, Bronzini, De Maggio e Revelli 2013). 29 DT in 18 regioni (metà nel Mezzogiorno). 2.300 imprese. In media più grandi e innovative di quelle non distrettuali Effetti. Le imprese appartenenti a un DT non hanno avuto, dopo l’adesione al distretto, una performance migliore (crescita, produttività, investimenti, innovazione) di quella mostrata da imprese simili della stessa area che non avevano aderito al distretto. 1. Politiche per l’innovazione Politiche locali per lo sviluppo dell’innovazione (2) Parchi scientifici e tecnologici (PST). Indagine BI su 25 parchi (su 39) (Liberati, Marinucci e Tanzi 2013). Proprietà in prevalenza pubblica (30% delle entrate fondi pubblici). In media: 40 addetti e ospitano 28 imprese. Le imprese nei PST sono mediamente migliori di quelle fuori dai parchi (fatturato, redditività). Effetti: le imprese dei parchi non hanno mostrato una performance migliore di quella di imprese simili al di fuori dei parchi dopo l’entrata nel parco. 1. Politiche per l’innovazione Politiche locali per lo sviluppo dell’innovazione (3) Incubatori (fornitura di servizi per aiutare la nascita di nuove imprese). Indagine BI-Politecnico di Torino sulla quasi totalità degli incubatori italiani (Auricchio, Cantamessa, Colombelli, Cullino, Orame, Paolucci 2013) Gli incubatori hanno una natura prevalentemente pubblica e una gran parte presenta disavanzi ripianati con fondi pubblici. Sono mediamente piccoli (60% ha meno di otto dipendenti), forniscono servizi a contenuto valore aggiunto (logistica) meno frequentemente di tutoring o mentorship. Solo la metà presenta forti legami con università o centri di ricerca. La maggioranza delle imprese intervistate dichiara che i servizi offerti dall’incubatore sono stati utili ma non essenziali per lo sviluppo delle start-up 1. Politiche per l’innovazione Alcune conclusioni sulle politiche Le politiche assorbono risorse (progettazione, assegnazione dei fondi, ecc.), possono distorcere il funzionamento del mercato (concorrenza), creare incentivi sbagliati (ricerca delle rendite, lobbying…) I loro effetti non vanno sopravvalutati. Non è facile individuare le imprese che hanno più bisogno degli incentivi, spesso il beneficio va a quelle che avrebbero fatto lo stesso ammontare di investimenti anche senza gli incentivi (quelle che non ne avrebbero bisogno). In questo modo gli incentivi non riescono a generare investimenti addizionali e quindi falliscono l’obiettivo. I migliori risultati emergono per i programmi regionali. Forse perché sono indirizzati alle imprese più piccole (che sono quelle che ne hanno più bisogno, ad es. per maggiori vincoli finanziari)? Va sviluppata una cultura della valutazione tra coloro che amministrano fondi pubblici Raccolta dei dati e informazioni necessari per rigorosi esercizi di valutazione (oltre la semplice rendicontazione) Valutare gli effetti di un programma ancora prima di lanciare una politica (programmi “pilota”) 2. Il finanziamento dell’innovazione Il finanziamento dell’innovazione: capitale azionario vs capitale di debito (1) I progetti innovativi non sono semplici da finanziare. Si tratta di attività spesso molto rischiose, su cui le imprese preferiscono mantenere riservatezza per evitare che i concorrenti si approprino delle loro idee: le asimmetrie informative sono quindi molto elevate. Le garanzie sono minori (perché gli asset sono intangibili) Le risorse finanziarie interne sono quindi la fonte di finanziamento principale della spesa in R&S: oltre l’80 per cento nei principali paesi europei, in base ai dati Efige. Si tratta però di una forma di finanziamento molto legata al ciclo economico e inesistente nelle imprese di nuova costituzione che spesso sono quelle che sviluppano le innovazioni di frontiera. Quando l’impresa che innova ha bisogno di risorse esterne, il ricorso al capitale azionario è preferibile a quello di debito. Il capitale azionario non richiede garanzie; consente agli investitori di beneficiare interamente dei rendimenti dei progetti innovativi in caso di successo; partecipando al capitale dell’impresa si superano le asimmetrie informative. 2. Il finanziamento dell’innovazione Capitale azionario vs capitale di debito (2) Il problema del finanziamento esterno è spesso superato con la presenza attiva nelle imprese degli investitori di capitale di rischio, in particolare di venture capitalists e business angels (investitori che finanziano l’avvio e la crescita di imprese ad alto potenziale di sviluppo - early stage). Da numerosi studi empirici risulta che il ricorso al capitale azionario aumenta considerevolmente l’attività innovativa delle imprese (Atanassov et al, 2007; Brown et at, 2009 per gli Stati Uniti). Analisi recenti relative a imprese italiane prevalentemente non quotate confermano questo risultato: gli aumenti di capitale accrescono la probabilità di svolgere attività di R&S delle imprese high-tech di circa un terzo (Magri, 2013) 2. Il finanziamento dell’innovazione In Italia iI settore del venture capital è poco sviluppato (1) Le imprese start-up risentono quindi dello scarso sviluppo del settore del venture capital in Italia, dove la percentuale di spesa in R&S finanziata con venture capital è pari allo 0,1 per cento (0,3 in Francia e in Germania e lo 0,4 nel Regno Unito, dati Efige). Nonostante la crescita recente, gli investimenti in nuove imprese di fondi di venture capital (early stage) in rapporto al PIL sono un terzo di quelli che si osservano in Francia e il 60 per cento di quelli in Germania; poco più di un decimo rispetto agli Stati Uniti (grafico). 2. Il finanziamento dell’innovazione Peso degli investimenti in early stage in % del Pil Early stage 0.07 0.06 0.05 0.04 0.03 0.02 0.01 0.00 Italia 2005 Francia Germania 2007 2010 2011 USA 2012 Dove investono i venture capitalists II settore del venture capital è poco sviluppato (2) Da analisi basate su segnalazioni di vigilanza (Vacca 2012) emerge inoltre che in Italia nel periodo 2003-2012 i fondi di venture capital (identificati come quelli che hanno svolto operazioni riportate nel Venture Capital Monitor dell’Aifi) sono poco numerosi e detengono un portafoglio ridotto. Nel periodo analizzato essi hanno indirizzato più di un terzo dei loro investimenti verso imprese operanti in settori tecnologicamente meno avanzati e solo un quarto verso operazioni di early stage. In Italia selezionare imprese start-up innovative è molto costoso poiché si tratta spesso di valutare idee ancora molto poco strutturate. Il processo di incubazione delle start-up in Italia non agevola la funzione di questi finanziatori. 2. Il finanziamento dell’innovazione Ruolo delle Banche Un ruolo per le banche può certamente esistere nel finanziamento dei progetti innovativi, ma è spesso necessaria una relazione di lungo periodo fra banca e cliente, dove la reputazione dell’impresa può compensare le scarse informazioni sui progetti di investimento Si stima che un aumento della durata della relazione tra banca e impresa da tre a sei anni si associ a un incremento della probabilità di svolgere R&S di oltre il 10 per cento (Micucci e Rossi 2013). Le imprese di nuova costituzione non possono però contare su relazioni di lunga durata con la banca e necessitano maggiormente dell’apporto di capitale di rischio dall’esterno. Grazie per l’attenzione 17