Circuiti d’ingresso analogici - 1 Circuiti d’ingresso analogici 1 - Il riferimento per i potenziali Schemi single-ended e differenziali I segnali elettrici prodotti dai trasduttori, oppure prelevati da un circuito o da un apparato elettrico, vengono applicati a un sistema di misura sotto forma di una tensione, dunque una differenza di potenziale fra due punti. L’applicazione del segnale al sistema elettronico di misura richiede di considerare la modalità di riferimento per i potenziali, sia per quanto riguarda gli stadi di ingresso del sistema di misura sia per quanto riguarda il generatore equivalente del segnale da misurare. Normalmente i circuiti d’ingresso dei sistemi elettronici di misura presentano un amplificatore (cioè un circuito attivo) per il quale è necessario stabilire e individuare un punto comune (common) al quale riferire i potenziali di molti altri punti: tipicamente a questo punto comune sono riferite le tensioni di polarizzazione dell’amplificatore, la tensione d’uscita vout e spesso la tensione in ingresso. Per quanto riguarda invece il segnale da misurare, non sempre è possibile portare uno dei suoi morsetti al potenziale di riferimento (common) degli stadi di ingresso del sistema di misura. Per chiarire questo punto, in Fig.1.1A è riportato il caso di un generatore equivalente di segnale (vs Rs) applicato a uno stadio amplificatore sui morsetti H ed L (High e Low), fra i quali è presente la resistenza d’ingresso Rin. In questo schema, sia il generatore di segnale (vs Rs), sia l’ingresso (H-L) dell’amplificatore, sia l’uscita (vout) dell’amplificatore, sono tutti riferiti allo stesso punto common. Questa configurazione è detta single-ended (le tensioni riferite a un unico punto). Fig.1.1 - Modalità per applicare il segnale a un sistema di misura. A) single-ended. B) differenziale. D’altra parte, in molti casi pratici il segnale di misura risulta flottante, cioè la tensione del segnale di interesse (vs Rs) non è riferita al punto comune, e inoltre nessuno dei due morsetti del generatore di segnale può essere collegato al common dell’amplificatore, per motivi di funzionamento del circuito, come verrà mostrato più avanti. In tali casi, gli stadi amplificatori di tipo single-ended non sono utilizzabili e bisogna ricorrere a configurazioni apposite (vedi la Fig.1.1B) basate sull’amplificatore differenziale. L’amplificatore differenziale è infatti in grado di accettare in ingresso segnali flottanti e di © 2011, Nicola Locci Misure Elettriche 2 - Circuiti d’ingresso analogici amplificare correttamente (entro certi limiti) la differenza di potenziale fra due punti, anche se nessuno di essi è il common del sistema. Da un punto di vista generale (vedi la Fig.1.2A) si possono considerare i due morsetti di un generatore flottante come portatori rispettivamente della tensione v1 e della tensione v2 riferite al punto common, mentre R1 ed R2 sono le resistenze interne di questi generatori equivalenti. Fig.1.2 - Schema equivalente di un amplificatore differenziale. Da questo schema, attraverso le tensioni v1 e v2 si possono definire la tensione differenziale e la tensione di modo comune nel seguente modo: tensione differenziale : vD = v1 − v2 v +v tensione di modo comune : vC = 1 2 2 (1.1) Questa scomposizione è rappresentata in Fig.1.2B. La tensione differenziale vD è quella che ci interessa amplificare, con un certo guadagno AD. La tensione di modo comune vC è quella presente su entrambi gli ingressi dell’amplificatore (vedi Fig.1.2B) e che si vorrebbe non desse alcun contributo sull’uscita. La reiezione del modo comune In realtà, per come l’amplificatore è costruito e montato sulla scheda, spesso si può trovare in uscita una traccia della tensione di modo comune vC. In definitiva, si può ritenere che la tensione di modo comune vC venga amplificata con un guadagno AC. Quindi in uscita dall’amplificatore si hanno due contributi: vout = vout , D + vout ,C = AD vD + AC vC (1.2) Il contributo dovuto alla tensione di modo comune vC rappresenta un disturbo indesiderato, dal momento che vorremmo amplificare solo la tensione differenziale vD. Inoltre, in alcuni casi pratici, l’amplificatore si trova in ingresso segnali differenziali vD molto piccoli, mentre la tensione di modo comune vC può assumere valori relativamente elevati. Allora, un buon amplificatore d’ingresso dovrebbe avere un guadagno AD sufficientemente elevato (possibilmente variabile, a seconda delle esigenze) e un guadagno AC tendente a zero. La caratteristica di amplificare il modo differenziale e di escludere il modo comune è detta reiezione del modo comune ed è definita come il rapporto fra i moduli del guadagno differenziale e quello di modo comune (Common Mode Rejection Ratio, CMRR); spesso viene dato anche in dB (Common Mode Rejection, CMR): CMRR = Misure Elettriche AD AC CMRdB = 20 log AD AC (1.3) © 2011, Nicola Locci Circuiti d’ingresso analogici - 3 2 - Amplificatore per strumentazione Schema circuitale Un amplificatore ideale dovrebbe avere una reiezione (CMRR) infinitamente grande. Negli stadi di ingresso dei sistemi di acquisizione dati si impiega un dispositivo appositamente progettato e costruito: l’amplificatore per strumentazione. L’amplificatore per strumentazione è costituito essenzialmente da due stadi non invertenti (OP1 e OP2), montati secondo una struttura bilanciata (Fig.2.1) e da uno stadio d’uscita con l’amplificatore OP3. Fig.2.1 - Amplificatore per strumentazione. Per l’analisi del dispositivo osserviamo che, se gli amplificatori operazionali OP1 e OP2 hanno un comportamento ideale, esiste un corto circuito virtuale ai loro ingressi. Pertanto la corrente nella resistenza Rg risulta: i= v1 − v2 = i f 1 = −i f 2 Rg (2.1) Fra le uscite dagli amplificatori OP1 e OP2 risulta disponibile la tensione differenziale: vo1 − vo 2 = ( Rg + 2 R2 ) ⋅ i = Rg + 2 R2 Rg ⎛ R ⎞ ( v1 − v2 ) = ⎜1 + 2 2 ⎟( v1 − v2 ) ⎜ Rg ⎟⎠ ⎝ (2.2) Questa tensione differenziale è applicata allo stadio successivo, contenente l’amplificatore OP3, che è configurato come un amplificatore differenziale. Nota sul modo comune Supponiamo di applicare all’amplificatore per strumentazione la stessa tensione sui morsetti d’ingresso non invertenti (+): v1 = v2 = vC. In sostanza ciò equivale a considerare in ingresso solo la tensione di modo comune vC. Allora, per effetto del corto circuito virtuale in ingresso, dovuto alla presenza della controreazione, anche il morsetto invertente (-) di entrambi gli operazionali OP1 e OP2, che costituiscono lo stadio di ingresso simmetrico, presenta la tensione vC di modo comune. Dunque non circola corrente nella resistenza Rg e quindi neppure nelle resistenze di reazione R2. Pertanto le uscite degli operazionali OP1 e OP2 risultano vo1 = vC e vo2 = vC. Gli amplificatori OP1 e OP2 si comportano, nei riguardi del modo comune, come degli © 2011, Nicola Locci Misure Elettriche 4 - Circuiti d’ingresso analogici inseguitori di tensione. Da queste considerazioni consegue che la reiezione del modo comune è completamente affidata al successivo stadio differenziale e alla sua corretta realizzazione. L’amplificatore differenziale Lo stadio finale dell’amplificatore per strumentazione è noto come stadio differenziale, proprio perché ha lo scopo di rimuovere il modo comune vC e di riferire la tensione in uscita vout al potenziale comune. L’amplificatore differenziale può essere impiegato anche da solo, senza gli stadi simmetrici che formano la parte d’ingresso nell’amplificatore per strumentazione. Pertanto valutiamo il suo comportamento, facendo riferimento alla Fig.2.2A, dove è riportato uno schema generale (con le resistenze tutte diverse). Fig.2.2 - Amplificatore differenziale: tensione differenziale e di modo comune. Per analizzare il comportamento dell’amplificatore differenziale, si può applicare il principio di sovrapposizione degli effetti, considerando i contributi sulla tensione d’uscita vout dovuti separatamente agli ingressi v1 e v2 e tenendo conto del noto funzionamento degli operazionali ideali (vedi Fig.2.3 A e B). Fig.2.3 - Schema per la sovrapposizione degli effetti di v1 e v2. Caso A) - Considero solo la presenza di v1 (Fig.2.3A). Si ha: i1 = v v1 = − out1 R1 R2 ⇒ vout1 = − R2 v1 = A1v1 R1 (2.3) Caso B) - Considero solo la presenza di v2 (Fig.2.3B). La tensione sul morsetto non invertente (+) risulta: v2 p = v2 Misure Elettriche R4 e quindi: R3 + R4 © 2011, Nicola Locci Circuiti d’ingresso analogici - 5 i2 = v2 p = R1 vout 2 R1 + R2 ⇒ vout 2 = R1 + R2 R4 ⋅ v2 = A2 v2 R1 R3 + R4 (2.4) In definitiva, la tensione complessiva d’uscita vout risulta: vout = vout1 + vout 2 = A1v1 + A2v2 posto : A1 = − R4 R + R2 R2 e A2 = ⋅ 1 R3 + R4 R1 R1 (2.5) Dove sono stati introdotti i guadagni A1 e A2 con cui le tensioni in ingresso v1 e v2 si presentano sull’uscita vout. Se ora si esprimono le tensioni in ingresso v1 e v2 in funzione delle componenti di modo comune vC e differenziale vD si ottiene: vout = ( A1 + A2 ) vC + ( A1 − A2 ) vD = AC vC + AD vD 2 (2.6) I guadagni di modo comune AC e differenziale AD risultano allora: vout vC vD =0 v AD = out vD vC = 0 AC = ⎡ 1 + R1 / R2 ⎤ ⎢1 − ⎥ ⎣ 1 + R3 / R4 ⎦ A − A2 1 R2 ⎡ 1 + R1 / R2 ⎤ = 1 =− ⎢1 + ⎥ 2 2 R1 ⎣ 1 + R3 / R4 ⎦ = A1 + A2 = − R2 R1 (2.7) Da tali espressioni si può dedurre la condizione tipica per un comportamento rigorosamente differenziale, caratterizzato da un guadagno nullo per il modo comune (AC = 0): R1 R3 = R2 R4 ⇒ vout = AD vD = − R2 (v1 − v2 ) R1 (2.8) Se viene realizzata la condizione precedente sui rapporti fra le diverse resistenze, viene amplificata (e invertita) solo la differenza vD fra i segnali in ingresso, mentre nessun contributo della tensione di modo comune vC è presente sull’uscita. In molte applicazioni pratiche si ha una piccola tensione differenziale vD e un elevato valore della tensione di modo comune vC. Per garantire in questi casi una buona reiezione del modo comune, occorre rendere il più piccolo possibile il guadagno di modo comune AC (essendo praticamente impossibile annullarlo del tutto). Dunque nell’amplificatore per strumentazione lo stadio differenziale con OP3 ha le resistenze R3 ed R4 (che fanno capo ai morsetti “più” e “meno”) perfettamente bilanciate: R4 R3 = − R4 R3 (2.9) + Allora la tensione in uscita dallo stadio OP3 risulta come in uno stadio invertente: vout = − R4 R ⎛ R ⎞ ( vo1 − vo 2 ) = − 4 ⎜1 + 2 2 ⎟( v1 − v2 ) = AD vD R3 R3 ⎜⎝ Rg ⎟⎠ (2.10) L’amplificatore per strumentazione (Instrumentation Amplifier, IA) presenta molti dei requisiti richiesti a un buon amplificatore differenziale. © 2011, Nicola Locci Misure Elettriche 6 - Circuiti d’ingresso analogici Innanzitutto è realizzato su un circuito integrato e ciò limita notevolmente le derive dei componenti dovute a fenomeni termici. Inoltre, la resistenza di ingresso effettiva per entrambi i canali v1 e v2 è particolarmente elevata (1 ÷ 100 GΩ) e la reiezione del modo comune effettiva arriva a 80 ÷ 100 dB. Il controllo del guadagno differenziale AD viene fatto, normalmente, agendo sulla sola resistenza Rg, mediante un resistore programmabile (Programmable Gain Instrumentation Amplifier, PGIA). I sistemi di acquisizione dati presentano normalmente un amplificatore per strumentazione in ingresso. Fig.2.4 - Sistema di acquisizione dati con PGIA. 3 - Amplificatori di isolamento Motivazione per l’impiego Gli amplificatori di isolamento trovano applicazione in numerosi casi pratici; in particolare quando la tensione di modo comune risulta troppo elevata per l’integrità del dispositivo amplificatore (tipicamente quando supera la tensione di polarizzazione, per esempio ±15 V), oppure per motivi di sicurezza delle persone. Per chiarire e giustificare il loro impiego si può considerare l’esempio in Fig.1.4. Si tratta di un carico elettrico alimentato dalla rete pubblica di distribuzione a 220 V e 50 Hz e si vuole misurare la corrente I che fluisce nel circuito tramite uno shunt Rs del quale si preleva la caduta di tensione ΔV. Normalmente lo shunt ha un valore di resistenza molto piccolo e pertanto anche la caduta di tensione ΔV risulta piccola e deve essere amplificata. In Fig.3.1 le tensioni Eb+ ed Eb- sono le tensioni necessarie per polarizzare l’amplificatore. Tipicamente l’uscita Vout è riferita al punto comune Com, e questo è al potenziale di terra. Notiamo che nei comuni sistemi di distribuzione dell’energia elettrica si impiega il conduttore di Fase e il conduttore di Neutro per formare un circuito monofase. In particolare, il polo di Neutro viene portato al potenziale del terreno (messo a terra) dall’Ente Distributore, presso la propria cabina di distribuzione. Fig.3.1 - Misura su rete di distribuzione tramite shunt. Misure Elettriche © 2011, Nicola Locci Circuiti d’ingresso analogici - 7 Dall’esame del circuito in Fig.3.1 e da quanto detto, risulta che i morsetti dello shunt si trovano entrambi praticamente alla tensione di 220 V rispetto a terra. Pertanto l’amplificatore presenta entrambi i morsetti di ingresso H e L con una tensione che è di 220 V rispetto a terra. Poiché il punto comune Com, cui sono riferite le tensioni di polarizzazione dell’amplificatore e la tensione in uscita, si trova al potenziale di terra, allora la tensione di 220 V risulta di modo comune per l’amplificatore. Tale tensione di modo comune è troppo elevata e non può essere sostenuta dai normali amplificatori per strumentazione. In casi come quello appena esaminato sono necessari amplificatori di isolamento, che garantiscono la completa separazione galvanica fra i segnali d’ingresso e d’uscita e possono sostenere tensioni di modo comune molto più elevate (anche 2000 V). Questi amplificatori non presentano collegamenti metallici diretti fra la porta d’ingresso e quella d’uscita. Gli amplificatori di isolamento trovano impiego, oltre che in campo industriale, anche in altri ambiti dove, per motivi di sicurezza delle persone, non è consentito il collegamento diretto fra il sensore che rileva il segnale utile e l’elettronica di amplificazione ed elaborazione del segnale. Un esempio significativo si ha nelle applicazioni elettromedicali, quando la strumentazione è connessa alla rete di alimentazione a 220 V e 50 Hz. Da un punto di vista circuitale e di funzionamento gli amplificatori di isolamento sono costruiti con varie tecnologie; per esempio si impiegano dispositivi ad accoppiamento magnetico oppure ottico. Accoppiamento magnetico In Fig.3.2 è rappresentato, come esempio, lo schema di un amplificatore di isolamento con accoppiamento a trasformatore. Si notano due aree circuitali destinate rispettivamente all’ingresso (input) e all’uscita (output); è inoltre presente una terza zona (power) che fornisce le alimentazioni dei circuiti di ingresso (In Pwr) e di uscita (Out Pwr). Tutte queste tre aree circuitali risultano reciprocamente separate galvanicamente mediante accoppiamenti trasformatorici. n particolare, risultano distinti e galvanicamente separati soprattutto i punti di common in ingresso (Incom) e in uscita (Outcom). Fig.3.2 - Amplificatore di isolamento con accoppiamento a trasformatore. Il segnale di ingresso Vin viene applicato al morsetto +In dell’inseguitore di tensione d’ingresso. Questo amplificatore può essere eventualmente configurato anche con guadagno non unitario, utilizzando il morsetto Fb (feedback) per connettere un opportuna rete di reazione. Nello schema in figura, i morsetti Fb e -In sono in cortocircuito, ottenendo l’inseguitore di tensione. © 2011, Nicola Locci Misure Elettriche 8 - Circuiti d’ingresso analogici Il modulatore mod provvede a traslare in alta frequenza lo spettro in banda base del segnale in ingresso. Il segnale modulato viene trasmesso attraverso il trasformatore di isolamento e quindi riportato in banda base dal demodulatore dem. Infine il segnale viene reso disponibile sull’uscita Vout tramite un secondo inseguitore di tensione. Il trasferimento del segnale utile attraverso la barriera di separazione galvanica è realizzato con modulazione e demodulazione sincrona. L’impiego della tecnica di modulazione e demodulazione consente di trasmettere attraverso il trasformatore anche segnali con componenti continue o con bassissima frequenza, che non potrebbero altrimenti passare. Le alimentazioni per i circuiti di ingresso (±Viss) e di uscita (±Voss) sono prodotte rispettivamente dalle sezioni circuitali distinte In Pwr e Out Pwr. Queste alimentazioni, oltre che per alimentare i circuiti interni, sono rese disponibili anche all’esterno del circuito integrato, in modo da poter realizzare, se necessario, circuiti esterni di preprocessing e postprocessing analogico. Entrambe le alimentazioni sono ottenute da un’unica alimentazione esterna in DC (Pwr) di 15 V che viene resa alternativa tramite un chopper (oscillator) e quindi trasferita attraverso i due trasformatori di alimentazione rispettivamente ai circuiti di ingresso e di uscita. Accoppiamento ottico In Fig.3.3 è rappresentato lo schema di un amplificatore di isolamento con accoppiamento ottico (per esempio, fotodiodo e fotorivelatore). La sezione di ingresso e quella d’uscita sono elettricamente indipendenti (galvanicamente separate) e hanno ciascuna una propria alimentazione: rispettivamente (VDD1 Gnd1) e (VDD2 Gnd2). Il segnale in ingresso è applicato fra i morsetti (Vin+ e Vin- ); il segnale in uscita è raccolto fra i morsetti (Vout+ e Vout- ). In alcuni casi è presente anche uno schermo conduttore (CMR shield), posto a massa sull’uscita (Gnd2), che ha lo scopo di drenare a massa le piccole correnti capacitive, evitando per quanto possibile che disturbino i circuiti secondari d’uscita. Fig.3.3 - Amplificatore di isolamento con accoppiamento ottico. Alcuni tipi di amplificatori di isolamento prevedono direttamente in ingresso un circuito campionatore e un convertitore analogico-digitale che produce una sequenza di bit (bit stream). In tal modo viene trasmessa attraverso la barriera ottica una serie di bit che codificano i campioni del segnale in ingresso, preservando l’informazione dalle alterazioni dovute ai disturbi. A valle della barriera di isolamento, il segnale digitale viene riconvertito in un segnale analogico, se il suo impiego successivo lo richiede in tale forma; oppure viene inviato direttamente in forma digitale alle unità di digital post-processing. Si noti, infine, che l’alimentazione dei circuiti d’ingresso (VDD1 Gnd1) e d’uscita (VDD2 Gnd2) sono entrambe di tipo flottante, cioè nessun punto è vincolato nei riguardi dei potenziali. Misure Elettriche © 2011, Nicola Locci Circuiti d’ingresso analogici - 9 Questo fatto consente di collegare il morsetto Gnd1 a un punto che può essere di per sé a potenziale elevato rispetto a massa. Anche il riferimento Gnd2 per i potenziali in uscita può essere portato al potenziale del punto comune dei circuiti di elaborazione successivi. © 2011, Nicola Locci Misure Elettriche