APPROCCIO ALLA PREVENZIONE SECONDARIA DEL TROMBOEMBOLISMO VENOSO Sabina Villalta Per prevenzione secondaria si intende la strategia terapeutica da adottare nei pazienti con TEV immediatamente dopo il trattamento della fase acuta allo scopo di prevenire ulteriori episodi. E’ stato infatti autorevolmente dimostrato che se alla terapia eparinica non fa seguito una adeguata anticoagulazione orale il tassodi recidive è inaccettabilmente elevato. La terapia a lungo termine del TEV ha due obbiettivi: -Completare il trattamento dell’episodio acuto cui compete la terapia dei primi tre mesi -Prevenire nuovi episodi che non sono direttamente correlati all’episodio acuto mediante il prolungamento oltre i primi tre mesi della terapia Anticoagulazione estesa è un termine usato per definire i mesi di anticoagulazione successivi al terzo senza che sia stata prevista/fissata una data per l’interruzione. Tuttavia controlli periodici, per es. annuali, sono auspicabili per valutare se il rischio emorragico del pz sia mutato o la sua preferenza in merito all’ACO sia cambiata. Il principio che dovrebbe guidare la prevenzione secondaria è rappresentato dal rapporto rischio beneficio dovuto alle complicanze emorragiche cui espone il prolungamento della terapia anticoagulante determina. L’anticoagulazione quindi dovrebbe essere protratta fino a che il beneficio in termini di prevenzione delle recidive non sia superato dal rischio emorragico o dalla preferenza del paziente, anche dettata da motivi di ordine economico, cui le linee guida ACCP danno particolare rilievo ritenendo che ciò possa rappresentare un elemento che orienta la scelta di sospendere anche quando il beneficio in termini di riduzione delle recidive supera il rischio emorragico.