killer shark - Fabrizio Tavernelli

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KILLER SHARK
come lo squalo della Florida
lungo, quanto lunga può essere la sua agonia
pesante, quanto pesante è la sua presunta ferocia
ermetico, liquido, in un acquario semovente
chiuso in acquatica fissità
esposto come il trofeo dell’uomo sull’uomo
costretto alla cattività
privato di dentatura, privato di svolte
condannato ad una orizzontalità senza curve
visione univoca del mondo
ovattato, cieco
intorno un mondo si muove
arrivano sinistre vibrazioni
che si propagano attraverso il brodo marino
un mare di ricordi
quando poteva attaccare, trascinare, lacerare, impaurire
una libertà che incuteva terrore ed ammirazione
ora è soltanto un ologramma ingigantito
reso obeso da sguardi compassionevoli
il predatore ingannato dalle stesse prede
l’assassino assassinato dalle vittime
il fuorilegge consegnato alla legge
pinna caudale che indica il fondo dell’abisso
pinna dorsale che affonda inesorabilmente
antico istinto sopraffatto
dopato in uno spazio stantio
coscienza d’oceano ridotta a pochi neuroni ansiosi
rigenerazione di molecole che non ha più ragione d’essere
in quella che appare essere una piscina di disperazione
un amorfo oblò
sempre più stretto, sempre più selettivo, sempre più appannato
affacciato sull’oblio
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