KILLER SHARK come lo squalo della Florida lungo, quanto lunga può essere la sua agonia pesante, quanto pesante è la sua presunta ferocia ermetico, liquido, in un acquario semovente chiuso in acquatica fissità esposto come il trofeo dell’uomo sull’uomo costretto alla cattività privato di dentatura, privato di svolte condannato ad una orizzontalità senza curve visione univoca del mondo ovattato, cieco intorno un mondo si muove arrivano sinistre vibrazioni che si propagano attraverso il brodo marino un mare di ricordi quando poteva attaccare, trascinare, lacerare, impaurire una libertà che incuteva terrore ed ammirazione ora è soltanto un ologramma ingigantito reso obeso da sguardi compassionevoli il predatore ingannato dalle stesse prede l’assassino assassinato dalle vittime il fuorilegge consegnato alla legge pinna caudale che indica il fondo dell’abisso pinna dorsale che affonda inesorabilmente antico istinto sopraffatto dopato in uno spazio stantio coscienza d’oceano ridotta a pochi neuroni ansiosi rigenerazione di molecole che non ha più ragione d’essere in quella che appare essere una piscina di disperazione un amorfo oblò sempre più stretto, sempre più selettivo, sempre più appannato affacciato sull’oblio