La prevenzione dentale da 0 a 14 anni - hi-lux

La prevenzione
dentale
da 0 a 14 anni
come e perchè
a cura di Domenico Manolio e Giovanni Barrocu
HI-LUX LABORATORIO ODONTOTECNICO di Martello Francesco
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Introduzione
Da indagini statistiche effettuate in molti
Paesi del Mondo emerge che le anomalie
dell’apparato masticatorio nei bambini di età
compresa da 0 a 14 anni compaiano con una
frequenza che varia dal 62 all’85%.
In Italia i dati riportano una percentuale del
62% su un campione di 22720 bambini.
Questo vuol dire che su 10 bambini 6 o 7
presentano disturbi dentali di vario grado.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) negli anni 2000 ha varato un progetto
di lavoro sulle anomalie cranio-facciali che
tende a coinvolgere tutti i Paesi del Mondo
nel tentativo di studiarne le cause e di
proporne la terapia e la prevenzione. Poiché
si tratta di un problema molto vasto e di
notevole importanza sociale, l’OMS ha
lanciato un appello a tutti quelli che si
occupano di salute, affinchè si impegnino ad
affrontare seriamente la prevenzione che, allo
stato attuale, appare molto deficitaria pur
bruciando risorse economiche e sociali
ingenti, senza che tuttavia vengano ottenuti
risultati soddisfacenti.
Molti problemi dentali e facciali che si
manifestano nel corso della vita hanno la loro
origine nell’infanzia e nell’adolescenza. Se
sono
riconosciuti
per
tempo
ed
adeguatamente affrontati, è possibile evitare
che producano danni che in tempi successivi
possono diventare irreparabili.
I problemi odontoiatrici e per i quali più
frequentemente viene richiesto l’intervento
del medico dentista sono:
► carie e perdita di elementi dentali;
► malocclusioni;
► malformazioni;
► gengiviti, parodontiti;
► difficoltà di masticazione e di
deglutizione;
► alterazione dell’estetica facciale;
► cattivo
funzionamento
dell’articolazione della mandibola.
Spesso, per mancanza di informazione
riguardo alle cause che li hanno procurati,
siamo convinti che non ci sia niente da fare
per evitare che tali problemi insorgano: per
questo è necessario acquisire quegli elementi
che servono a capire che nella maggior parte
dei casi sono evitabili o che almeno è
possibile limitarne i danni e quindi migliorare
la qualità della vita.
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Ciò è possibile agendo precocemente sulle
cause, attuando cioè la prevenzione.
La prevenzione mira a intervenire in diversi
momenti, sia per evitare che i problemi
insorgano, sia per individuare precocemente
la loro insorgenza, sia, una volta che il
problema si è manifestato, per affrontarne gli
effetti e ridurne le conseguenze.
La migliore forma di prevenzione è quella che
agisce sulle cause e sui fattori di rischio. Per
quanto riguarda la prevenzione in ambito
odontoiatrico, una corretta informazione
serve a:
► prevenire ed individuare le anomalie
dentali più frequenti;
► valutare la posizione e la funzione dei
singoli elementi dentari nelle arcate;
► riconoscere le eventuali asimmetrie
del viso;
► adottare e mantenere nel tempo le
tecniche di pulizia che favoriscano una
corretta igiene dentale;
► conoscere, a grandi linee, le possibilità
di
intervento
terapeutico
delle
patologie infantili più frequenti.
Obiettivo della prevenzione odontoiatrica,
quindi, non è solo quello di rilevare le carie ed
insegnare a mantenere l’igiene orale, ma va
ben oltre, e comprende la sorveglianza della
crescita e dello sviluppo dell’intero apparato
masticatorio, al fine di individuarne le
anomalie e correggerne il decorso.
La
prevenzione
deve
iniziare
dal
concepimento, anzi prima ancora, con la
salute dei genitori e, in special modo, di
quella della mamma, con l’eliminazione di
abitudini viziate, come il fumo, l’alcol, l’uso
eccessivo di farmaci, e con il mantenimento
di uno stile di vita sano dal punto di vista sia
fisico che psicologico. La nostra attenzione
sarà quindi dedicata alla forma di
prevenzione
più
efficace,
cioè
alla
prevenzione primaria, e per questo partiremo
dalla conoscenza a grandi linee del processo
di sviluppo dell’apparto masticatorio prima
della nascita, e dalle anomalie che in questa
fase si possono verificare e di come fare ad
evitarle.
Affronteremo poi tutte le fasi successive per
arrivare fino all’adolescenza.
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I tre livelli della prevenzione
Quando parliamo di prevenzione intendiamo tutti quegli interventi, atti, provvedimenti, norme ed
informazioni finalizzati ad impedire e controllare l’insorgenza di problemi di salute dei denti e della
cavità orale. A seconda del tipo di intervento verso cui è rivolta la nostra attenzione, si usa
distinguere la prevenzione in tre livelli.
► Prevenzione primaria
Si definisce primario l’intervento rivolto ad individui sani, che mira a prevenire l’insorgenza di carie,
malattie o disturbi dei denti e della cavità orale. Per raggiungere questo obiettivo si effettuano vari
tipi di attività informative ed educative rivolte genericamente a tutta la popolazione.
► Prevenzione secondaria
È rivolta ad individui che si trovano in determinate età (ad esempio adolescenza ed età avanzata)
o in situazioni fisiologiche particolari (ad esempio gravidanza) o che sono portatori di patologie
concomitanti (ad esempio diabete) e sono perciò maggiormente a rischio di andare incontro ad
alterazioni, che, se rilevate precocemente, possono essere affrontate con successo evitando gravi
conseguenze. Per effettuare questa forma di prevenzione si devono svolgere indagini, visite ed
esami e successivamente proporre le azioni terapeutiche adeguate.
► Prevenzione terziaria
Si attua verso portatori di malattie già individuate, per aiutarli ad affrontare gli effetti ed a prevenirne le conseguenze. Alle terapie specifiche alle quali questi soggetti sono già sottoposti, vengono
aggiunti provvedimenti in grado di stabilizzare e tenere sotto controllo l’insorgenza di complicanze
e/o danni ulteriori all’apparato masticatorio ed agli altri apparati o organi vicini come posizione o
affini come funzioni.
LA SCALE DELLA PREVENZIONE DENTALE PRIMARIA
6. ABITUDINE trasformata in necessità e piacere di dedicare
del tempo al mantenimento della propria salute dentale
5. AZIONE ed esperienza che portano alla consapevolezza di poter
agire favorevolmente sulla propria salute dentale
4. COINVOLGIMENTO nell’applicazione dei principi appresi
3. INTERESSE per le possibilità di applicare le conoscenze acquisite
2. CONOSCENZA di come agiscono le cause di danno dentale
1. IGNORANZA sui meccanismi delle patologie dentali
La bocca ed i denti
I denti fanno parte dell’apparato masticatorio
insieme
a
bocca,
lingua,
mascella,
mandibola, giamole ed altre strutture come
vasi arteriosi e venosi, nervi, gengive, ossa
ed articolazione temporo-mandibolare (che
permette alla mandibola di muoversi). Essi
sono contenuti nelle arcate ossee alveolari
della bocca. Sono circondati e protetti dalla
gengiva che riveste le arcate, e si unisce al
resto delle mucosa della bocca che riveste il
palato, le guance, il pavimento, la lingua e
l’interno delle labbra. Queste, insieme alle
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gengive, formano una cavità virtuale che si
chiama vestibolo (Fig.1).
La principale funzione dei denti è quella della
masticazione, la prima parte della digestione,
fondamentale per l’assimilazione del cibo.
Le altre funzioni sono quelle di supporto
all’articolazione delle parole, la deglutizione
e, in alcuni casi, la respirazione.
L’uomo presenta due tipi di dentizione: una
primaria (decidua o da latte) ed una
secondaria (permanente).
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Fig.1 La cavità orale
Si possono osservare l’arcata mascellare
superiore e l’arcata mandibolare inferiore che
contengono i denti, il palato duro, il palato
molle ed il vestibolo.
I denti sono circondati dalle gengive che sono
aderenti all’osso delle arcate e si congiunge
alla mucosa che riveste tutta la cavità orale. Il
vestibolo è la cavità virtuale che si trova tra le
labbra e le guance e le arcate dentali.
Come sono fatti i denti
I denti sono costituiti esternamente da tessuti
duri e mineralizzati, mentre internamente
sono formati dalla polpa dentale, tessuto
ricco di nervi e vasi sanguigni. La parte
superiore del dente, quella che noi vediamo
emergere nella cavità orale, si chiama
corona.
La parte inferiore, la radice, si trova invece
inserita nell’osso alveolare.
Sono contenuti all’interno di una piccola
cavità, detta alveolo, che ha la forma della
radice che ospita.
Tra la corona e la radice vi è una zona
intermedia che è detta colletto.
Il dente è ancorato saldamente all’alveolo dal
legamento parodontale che è costituito da
robuste fibre che vanno dal cemento all’asso,
e ha anche la funzione di ammortizzatore
durante il processo masticatorio.
La corona è rivestita da smalto bianco e
lucido.
I vasi ed i nervi vi giungono da un piccolo foro
che attraversa l’apice della radice. Anche la
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radice è formata da dentina ed è rivestita da
un tessuto osseo, il cemento (Fig.2).
I denti da latte, o denti decidui, iniziano a
comparire verso i sei mesi ed intorno ai sei
anni cominciano ad essere sostituiti dai denti
permanenti.
I denti da latte o denti decidui
La dentatura decidua è composta da 20 denti
in totale, 10 nell’arcata superio (mascella) e
10 nell’arcata inferiore (mandibola) (Fig.3). In
ogni metà arcata ci sono: un incisivo centrale,
un incisivo laterale, un canino e due molari.
In totale si avranno quindi:
► 8 incisivi (4 superiori e 4 inferiori);
► 4 canini (2 superiori e 2 inferiori);
► 4 primi molari (2 superiori e 2 inferiori);
► 4 secondi molari (2 superiori e 2
inferiori).
La dentatura decidua inizia la sua eruzione
circa sei mesi dopo la nascita e continua con
cadenza
generalmente
costante
e
caratteristica fin verso i due anni. È completa
a 3 anni.
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dell’occlusione, cioè del meccanismo del
combaciamento delle arcate dentali.
I denti permanenti
Fig.2 Come è fatto un dente
Nel dente selezionato a metà per il lungo si può distinguere la corona cioè la parte che sporge fuori dalla
gengiva ed è costituita dallo smalto; sotto lo smalto si
trova la dentina che si prolunga fino alla radice ed è
rivestita dal cemento. Nella porzione di dentina sotto al
corona è contenuta la polta; tra la corona e la radice si
trova il colletto. La radice è attraversata dal canale
radicolare nel quale passano i vasi sanguigni ed i nervi.
I primi a comparire sono i quattro incisivi
centrali e verso l’anno compaiono gli incisivi
laterali superiori. Prima che compaiano i
restanti incisivi inferiori ed i primi quattro
molari possono anche passare alcuni mesi; i
canini compaiono tra l’anno e mezzo ed i due
anni ed i secondi molari di solito fanno la loro
comparsa dopo i due anni.
I denti decidui sono più piccoli e globosi di
quelli permanenti, hanno un colorito più
chiaro, sono più bianchi. Con il passare del
tempo si usurano e ciò facilita il costituirsi
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La dentatura permanente è costituita da 32
denti in totale (Fig.4) che, a partire dall’età di 6
anni, sostituiscono gradualmente i denti da
latte. In ogni metà arcata (emiarcata) la
dentatura permanente comprende: un
incisivo centrale, un incisivo laterale, un
canino, due premolari e tre molari.
In totale si avranno quindi:
► 8 incisivi (4 superiori e 4 inferiori);
► 4 canini (2 superiori e 2 inferiori);
► 8 premolari (4 superiori e 4 inferiori);
► 12 molari (6 superiori e 6 inferiori).
A seconda della loro forma e della loro
funzione, i denti permanenti possono essere
distinti in:
► incisivi, adatti a tagliare il cibo;
► canini, adatti ad incidere e strappare il
cibo;
► premolari, adatti a spezzare ed ad
iniziare la triturazione;
► molari, adatti a triturare il cibo.
Anche l’eruzione dei denti permanenti segue
una cadenza regolare. La caduta dei denti da
latte e la comparsa dei denti permanenti
cominciano verso i sei anni e finiscono
intorno ai 12-14 anni. Il terzo molare (dente
del giudizio) compare di solito intorno ai 1820 anni. Il periodo che va dai 6 ai 12-14 anni
viene definito periodo della dentizione mista,
perché sono presenti alcuni elementi dentari
di entrambe le dentature (Tab.1).
È il periodo in cui si perdono i denti da latte e
che vengono gradualmente sostituiti da quelli
permanenti. È altresì un momento di
transizione molto importante perché permette
di sorvegliare il processo di eruzione dei denti
definitivi, intercettando tempestivamente
anomalie, come malocclusioni, mancanza di
denti (agenesia), inclusioni (denti presenti
che non riescono a erompere) ecc, e che ci
consente di intervenire con una buona
prevenzione.
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Fig.3 La dentatura da latte o decidua
Nelle arcate superiori ed inferiori si incontrano:
1. incisivo centrale
2. incisivo laterale
3. canino
4. primo molare
5. secondo molare
Fig.4 La dentatura permanente
Nelle arcate superiori ed inferiori
si incontrano:
1. incisivo centrale
2. incisivo laterale
3. canino
4. primo premolare
5. secondo premolare
6. primo molare
7. secondo molare
8. terzo molare
I tempi di formazione e di eruzione dei denti permanenti
DENTE
MANDIBOLA
Incisivo centrale
Incisivo laterale
Canino
1° premolare
2° premolare
1° molare
2° molare
3° molare
MASCELLA
Incisivo centrale
Incisivo laterale
Canino
1° premolare
2° premolare
1° molare
2° molare
3° molare
INIZIO
CORONA
20/22 settimane
21/22 settimane
20/26 settimane
28/42 settimane
7/8 mesi
15/17 settimane
8/9 mesi
3/4 anni
INIZIO
CALCIFICAZIONE
3/4 mesi
3/4 mesi
4/5 mesi
1/2 mesi
2/3 mesi
nascita
2/3 anni
8/10 anni
CORONA
COMPLETA
4/5 anni
4/5 anni
6/7 anni
5/6 anni
6/7 anni
2/3 anni
7/8 anni
12/16 anni
6/7 anni
7/8 anni
9/11 anni
10/12 anni
11/12 anni
6/7 anni
11/13 anni
17/25 anni
20/22 settimane
21/22 settimane
20/26 settimane
28/42 settimane
7/8 mesi
3/4 settimane
8/9 mesi
3/4 anni
3/4 mesi
11 mesi
4/5 mesi
1/2 mesi
2/3 mesi
nascita
2/3 anni
7/8 anni
4/5 anni
4/5 anni
6/7 anni
5/6 anni
6/7 anni
2/3 anni
7/8 anni
12/16 anni
7/8 anni
8/9 anni
1/12 anni
10/11 anni
10/12 anni
6/7 anni
12/13 anni
17/25 anni
ERUZIONE
Tab.1
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Prima della nascita
Lo sviluppo dei denti
Lo
sviluppo
dei
denti
incomincia
nell’embrione
di
6-7
settimane
con
l’ispessimento interno dei processi mascellari
e mandibolari, che diventeranno le future
creste ossee alveolari (Fig.5).
La
parte
superficiale
del
foglietto
ectodermico, la futura gengiva, si introflette
all’interno.
Dall’ispessimento
appena
accennato, gradualmente si forma una
striscia detta lamina dentale primitiva (Fig.6).
Lungo questa striscia si producono dei
rigonfiamenti rotondeggianti che costituiranno
i primi abbozzi dei denti decidui: il cosiddetto
organo dello smalto. Intorno alla 16a
settimana si formano gli abbozzi accessori
dei primi molari definitivi, che originano come
un prolungamento da quelli decidui (Fig.7).
Attraverso i vari stadi della gemma, del
cappuccio e della campana si costituiscono
gli abbozzi dei denti.
La prima parte che comincia a formarsi è la
corona del dente e, successivamente, si
forma la radice, con il suo fascio vascolonervoso.
Mentre si forma la radice, la corona si
calcifica. Solo quando la ridice ha ormai
raggiunto circa i 2/3 della sua lunghezza, il
dente è quasi pronto all’eruzione nella cavità
orale, il che avviene solo dopo la nascita.
Qualche volta già alla nascita si osservano
uno
o
due
incisivi
inferiori
erotti
prematuramente. Talvolta hanno solo la
corona e manca la radice, per cui sono
mobili.
Se non sono mobili vanno mantenuti, so sono
mobili vanno estratti.
Quando il dente erompe, la radice non è
ancora completa, l’ultima parte, l’apice, è
ancora aperto e si chiuderà solo dopo alcuni
mesi. La formazione richiede molto tempo, ed
è uno dei motivi per cui i denti possono
facilmente subire lesioni durante il loro
sviluppo (Tab.1).
Fig.5 Genesi e destino dei foglietti embrionali
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Fig.6 Formazione della bocca e dell’osso alveolare che conterrà i denti
Fig.7 La formazione dei denti
La futura gengiva si introflette e gradualmente si forma una striscia detta lamina dentale primitiva. Lungo questa lamina
dentale si formano dei rigonfiamenti rotondeggianti che costituiranno i primi abbozzi dentali decidui, il cosiddetto organo
dello smalto. Intorno alla sedicesima settimana si formano gli abbozzi accessori dei primi molari definitivi, che originano
come un prolungamento da quelli decidui. Attraverso i vari stadi della gemma, del cappuccio e della campana, si
formano gli abbozzi dei denti. La prima parte che si forma è la corona del dente, successivamente si forma la radice con
il suo fascio vascolo-nervoso. Quando il dente erompe, la radice non è ancora completa; l’ultima parte, l’apice, è ancora
aperta e si chiuderà solo dopo alcuni mesi.
I possibili danni nella fase prenatale
Gli stimoli, cioè gli agenti causali o “agenti
lesivi” o “noxa”, come si dice in gergo medico,
possono trovarsi sia all’interno che all’esterno
dell’organismo.
Gli agenti causali o lesivi interni riguardano
direttamente l’embrione ed il feto, e sono
rappresentati da difetti congeniti, anomalie e
difetti nel corso dello sviluppo o alterazioni
dei processi di crescita. Questi possono
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condurre a modificazioni adattative, a
variazioni di forma, di numero e di funzione
dei denti.
Gli agenti eziologici esterni provengono
dall’ambiente in cui vive l’uomo e consistono
in malattie infettive, intossicazioni, traumi,
deficit
alimentari,
errate
abitudini
comportamentali. Anche l’utero materno deve
essere considerato, per il feto, come un
ambiente esterno, quindi comportamenti,
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abitudini o malattie della madre possono
agire su di lui come stimoli lesivi.
Entrambi gli agenti, interni ed esterni,
possono agire in qualsiasi momento della vita
del prodotto del concepimento, dal momento
della fecondazione in poi.
L’entità del danno provocato varia a seconda
del periodo o dell’età in cui agiscono e dal
tipo di agente lesivo stesso (Fig.8).
La formazione dei denti si svolge durante
tutto lo sviluppo dell’individuo, dalle prime
settimane della vita embrionale fino alla
maturità, nel caso dei denti del giudizio. Ciò
costituisce un ottimo indicatore temporale del
momento in cui la noxa ha agito ed ha
interferito sullo sviluppo.
Se il danno prodotto si riflette sui denti, come
nel
caso
discolorazione,
disturbi
di
formazione della dentina e/o dello smalto, a
seconda del dente colpito possiamo
desumere il momento in cui ha agito la noxa.
Se ha colpito uno o due denti, avrà agito per
un periodo limitato, ossia nel momento in cui
quei denti si stavano formando. Poiché la
formazione dei denti avviene in tempi diversi,
a seconda del dente potremo sapere
abbastanza esattamente quando il danno si è
verificato. Se invece rileviamo danni
generalizzati a tutti i denti, desumeremo che il
tempo di azione è stato molto più lungo,
dall’inizio della formazione del primo dente
colpito, primo nella tabella temporale di
costituzione, all’ultimo colpito poiché ultimo a
formarsi.
Fig.8 Tavola cronologica dello sviluppo degli organi durante la fase embrionale
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La prevenzione dentale nel periodo
prenatale
Durante il periodo prenatale tutta l’attenzione
deve essere concentrata sulle condizioni di
salute della madre. Così si possono
comprendere le ragioni di alcuni consigli e
cautele che la madre deve seguire per la
salute propria e del bambino. Il primo
trimestre di gravidanza è sicuramente il più
importante per la suscettibilità dell’embrione a
lesioni e malformazioni.
Le prime dodici settimane sono cruciali per la
formazione di organi e sistemi. Subito dopo il
feto comincia a muoversi e a deglutire. Le
gemme dentali si formano nella quarta
settimana, a loro mineralizzazione inizia al
quinto mese, le labbra si formano tra la
quarta e la settima settimana, il palato si
forma tra l’ottava e la dodicesima.
Al termine del periodo embrionale (terzo
mese di gravidanza), il peso del feto è di 14
grammi e la lunghezza è di 7 cm. Alla nascita
raggiunge i 3300 grammi circa.
I fattori che possono danneggiare il feto sono
moltissimi, li distinguiamo in quattro gradi
gruppi:
1. Infezioni parodontali materne
Le gravi infezioni parodontali della madre
sono uno dei fattori di rischio per la nascita
prematura e per lo scarso peso del feto. Da
ciò si comprende l’importanza di un
programma di stretta igiene orale da
osservare in gravidanza.
2. Infezioni generali
Infezioni gravi, come ad esempio rosolia,
morbillo, varicella, herpes, epatite B, AIDS
(HIV), toxoplasmosi, citomegalovirus, sifilide,
gonorrea ecc, possono colpire il feto ed il
neonato.
3. Farmaci
In generale quasi tutti i farmaci possono
passare la barriera placentare e provocare
danni embrionali e fetali. A seconda del
periodo in cui agiscono possono produrre
malformazioni e difetti anche molto gravi.
L’antibiotico
tetraciclina
può
indurre
colorazioni anomale nei denti decidui se
viene assunto dalla madre intorno al quarto
mese di gravidanza ed anche nei denti
permanenti se viene assunta in prossimità
della nascita, e sempre nei denti permanenti
se assunta dal bambino nei primi anni di vita.
4. Droghe ed alcool
È ormai accertato che l’abitudine ad fumo e
l’assunzione di alcool e droghe sono in grado
di produrre seri danni al feto ed al bambino
durante l’allattamento.
Durante la gravidanza le influenze degli alti
livelli degli ormoni sessuali femminili circolanti
possono innescare modificazioni gengivali
specialmente se l’igiene orale è scadente. Le
reazioni gengivali si cominciano ad osservare
a partire dal secondo mese con un massimo
di attività all’ottavo mese in coincidenza con i
massimi livelli degli ormoni circolanti. L’uso di
dentifrici al fluoro è altamente consigliato. Va
corretta la convinzione popolare che durante
la gravidanza il feto sottragga sostanze
minerali come calcio e fosforo ai denti
materni.
Questo viene addotto come giustificazione
della fragilità e della suscettibilità dentale
materna alle carie in gravidanza. Ciò è
assolutamente
errato,
le
sostanze
mineralizzate del dente non sono disponibili e
solubili. Al di là della condizione dentale
materna, il feto costruisce i suoi denti
attingendo dal calcio che circola nel sangue
e, se questo è insufficiente, accede alle
naturali riserve di calcio contenute nelle ossa
materne.
Questo avviene senza provocare nessun
danno alla madre, poiché sono le riserve ad
essere intaccate e non le strutture
mineralizzate e consolidate.
Dalla nascita ai sei anni
Eruzione dei denti da latte
L’eruzione dei denti da latte avviene
generalmente fra i 6 ed i 30 mesi, secondo
uno schema di solito preciso.
È possibile che durante tutto questo periodo il
bambino associ all’eruzione dentale momenti
di breve agitazione, di lieve infiammazione,
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dolore
alle
gengive ed abbondante
salivazione accompagnati anche da qualche
linea di febbre. Ciò non giustifica tuttavia altre
manifestazioni come diarrea, febbre elevata,
né la comparsa di forme virali che vanno
valutate separatamente, nonostante la
credenza popolare continui a considerare la
dentizione quasi come un processo
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patologico. Ciò non è assolutamente vero. La
dentizione in un bambino sano è un processo
naturale e come tale va considerato. Va
altresì detto che non sempre il bambino
segue esattamente lo schema di comparsa
dei dentini, ma questa diversità non ha alcun
significato patologico (Fig.9-10).
I possibili danni nei primi anni di vita
Durante la dentizione primaria va favorito il
controllo su alcuni comportamenti ed abitudini
talvolta sbagliate. Bisogna, per quanto
possibile, favorire l’allattamento al seno, non
solo per le caratteristiche del latte e per gli
aspetti psicologici e comportamentali del
contatto materno, ma anche per l’esercizio
funzionale
che
compiono
i
muscoli
masticatori durante la suzione, poiché questi
forniscono gli stimoli necessari per un
corretto sviluppo dimensionale delle ossa
mascellari, ed in special modo della
mandibola, che viene stimolata a crescere.
È opportuno favorire la masticazione del cibo
dallo svezzamento in poi senza indugiare in
cibi molli e poco consistenti. Il bambino,
masticando, usura i denti decidui in modo
fisiologico favorendo la formazione di un
buon rapporto occlusale; inoltre invia segnali
alle strutture ossee facciali e muscolari, che
ne favoriscono una crescita equilibrata ed
armonica. Questi stimoli inducono il
rimodellamento delle ossa coinvolte nella
masticazione; ossia, oltre che sulla parte
basale di tali ossa, cominciano ad agire sulla
parte osseoalveolare della mandibola e della
mascella e sulla articolazione temporo-
mandibolare.
Questa
azione
di
rimodellamento è il meccanismo fondamentale con il quale viene modificato e
configurato l’aspetto del nostro viso nel corso
del tempo.
Quelli che a volte noi consideriamo tratti
caratteristici del viso possono essere stati in
parte modellati dall’esercizio funzionale come
la masticazione, la fonazione, la respirazione
ecc.
Problemi di motricità orale e nutrizione
Si riscontrano quando il bambino non
sviluppa un meccanismo orale sufficiente per
alimentarsi. Normalmente questa attività è
autonoma e si sviluppa sulla base di riflessi
neuro-senso-motori.
Alcune
condizioni
generano queste difficoltà neuromotorie
come la labiopalatoschisi, la nascita
prematura o patologie neuromuscolari. I
movimenti di suzione e di deglutizione e,
quindi, l’alimentazione sono disturbati od
addirittura impediti. È chiara la conseguenza
anche sulla produzione del linguaggio.
Problemi di fonazione
L’articolazione dei suoni avviene modificando
il flusso d’aria che partendo dai polmoni
arriva fino alle labbra e viene modulato dalle
cosiddette valvole fonatorie distribuite lungo
questo tragitto, ossia palato, lingua, denti e
labbra. I bambini imparano a produrre i suoni
con una precisa sequenza. In questo ambito
si riscontrano problemi di varia gravità che
vanno dalla sostituzione di alcuni suoni alla
incapacità o assenza di altri suoni.
Fig.9 La dentatura decidua
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Fig.10 Schema riassuntivo dell’eruzione dei denti decidui
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neurologici, patologie muscolari, paralisi o
polipo delle corde vocali, perdita dell’udito.
Problemi di linguaggio
Lo sviluppo linguistico comporta la capacità di
comprendere e quella di esprimersi. Il
vocabolario si amplia parallelamente alla
capacità del bambino di comprendere e varia
moltissimo da un individuo all’altro.
Non segue una tabella cronologica come la
produzione dei suoni, ed è difficilmente
quantificabile, ma va osservato e valutato con
attenzione.
La prevenzione dentale nei primi anni
di vita
Molto importante è la prevenzione che si
effettua nel periodo esclusivo della dentizione
decidua (Tab.2).
Comporta un coinvolgimento del bambino alle
iniziali ed assistite manovre per l’igiene orale
che, se ben gestita, diventerà poi una
radicale abitudine per tutta la vita.
A questa si deve aggiungere l’abituale
controllo semestrale dal dentista. Questi
controlli hanno anche la finalità di stabilire un
rapporto di fiducia e di familiarità con il
dentista. A casa i genitori possono osservare,
più agevolmente del dentista, i denti dei loro
figli (Tab.3).
Problemi di voce
Riguardano le caratteristiche della voce
prodotta dal passaggio dell’aria dalla laringe
e dalla messa in vibrazione delle corde
vocali. Quindi il tono, la qualità della voce,
stridente, rauca, nasale, bassa stridula forte
ecc, vanno attentamente valutati perché
possono nascondere cause diverse: problemi
Sorveglianza sanitaria e prevenzione dentale nei primi 18 mesi di vita
Tab.2
da 0 a 6 mesi
• Eruzione del primo dente
• Andamento delle eruzioni
• Causa ed effetti della “carie da biberon”
• Evitare l’uso del biberon al momento di
andare a dormire
• Scoraggiare l’abitudine dei genitori di
dormire con i bambino
• Allattamento al seno: passaggio di alcool e
farmaci con il latte materno
• Salute orale dei genitori; trasmissione di
streptococcus mutans
da 6 a 12 mesi
• Andamento delle eruzioni
• Smettere l’uso del biberon
• Usare la tazza “non rovesciabile”
• Parlare dell’uso di zucchero e dell’inizio della
carie
• Uso dello spazzolino
• Posizione del lattante per la spazzolatura
• Se l’acqua potabile è carente di fluoro,
prescrivere supplementazione
• Parlare della compliance
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•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Spiegare la relazione del fluoro con i denti
Anticipare
l’eventuale
necessità
di
supplementazione
Controllare il contenuto di fluoro dell’acqua
potabile
Parlare della dentizione e del succhiamento
non nutritivo
I genitori che fumano devono iniziare un
programma di cessazione del fumo nocivo a
tutte le età
Sedute dentistiche del genitore
Misure di sicurezza
Confermare l’accesso al dentista in caso di
emergenza
Cura dei denti avulsi
Parlare dei segni orali di maltrattamento del
bambino
Fornire un ambiente senza fumo
Prima visita entro 6 mesi dall’eruzione del
primo dente
I genitori devono fare in modo che la visita
dentistica sia un’occasione allegra
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dai 12 ai 18 mesi
• Controllare il contatto fra i denti
• Contatto stretto: insegnare l’uso del filo
interdentale
• Nutrizione e puntini in base alla dieta del
bambino
• Sicurezza degli spuntini (aspirazione)
• Ridurre la frequenza degli spuntini
• Esaminare per placca batterica
• Rivedere l’uso dello spazzolino
• I genitori fungono da modello di comportamento
• Aggiornare la situazione del fluoro
• Uso di uno stato sottile di dentifricio al fluoro
sullo spazzolino
•
•
•
•
•
•
Parlare delle ustioni orali da elettricità e della
sicurezza in casa per il bambino
Effetti del succhiamento continuo del pollice
I bambini hanno bisogno di un ambiente
senza fumo
Preparativi per la prima visita di igiene
dentale
La frequenza dipende dalla compliance del
genitore rispetto alle misure preventive
domestiche
I genitori devono creare un atteggiamento
positivo verso il dentista e l’
Come e che cosa osservare
• Forma
Si osserva la forma dei denti, se sono regolari o anomali (anomalie dello smalto, della dentina), se
interi o fratturati, se cariati o bucati, se erosi o abrasi (Fig.11-13).
• Numero
Contando i denti talvolta si possono scoprire anomalie di numero che no si sospettavano.
• Sviluppo
Si controlla se ci sono anomalie dello sviluppo, ritardi nell’eruzione (mancanze, denti in posizioni
anomale, non allineati, ecc).
• Depositi
Si controlla che non risultino residui di cibo, placca, materia alba, tartaro, colorazioni particolari,
ecc.
• Gengive
Si osserva se le gengive si sono abbassate e risulta esposto e visibile il cemento della radice; si
controllano la forma e l’andamento del bordo gengivale; se le papille interdentali sono ingrossate e
globose oppure se c’è sanguinamento spontaneo o durante lo spazzolamento. Si osserva anche il
colore delle gengive, se sono rosee o rosso violacee, se sono rigonfiamenti o fuoriuscita di
materiale purulento.
• Carie
Si osserva che non vi siano aree inizialmente demineralizzate e poi veri e propri buchi che
ingrandendosi distruggono i denti rendendoli fragili e friabili.
• Mobilità
Si controlla che uno o più denti non siano mobili.
• Occlusione
Si controlla il combaciamento dei denti in chiusura, oppure se i denti non sono allineati e sono fuori
posto (Fig.14).
• Masticazione
Si osserva se la masticazione è monolaterale o bilaterale. La masticazione monolaterale può
nascondere molti problemi. Quando la dentatura decidua è ormai completa, la masticazione non
deve costituire più un problema. Anche il sistema digestivo ha raggiunto la completa maturazione,
quindi l’alimentazione deve essere la più ricca e variata possibile.
Tab.3
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Fig.11 Denti a botte
Fig.12 Macrodonzia
Fig.13 Anomalie dentarie
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Fig.14 Occlusioni della dentatura decidua
a vari anni
La prevenzione ortodontica nei primi
anni di vita
Dagli 0 ai 6 anni la sorveglianza sanitaria
riguarda altresì gli aspetti ortodontici. È
questo un periodo in cui bisogna osservare
attentamente lo sviluppo delle arcate dentarie
decidue, come sono conformate, come si
rapportano tra di loro in chiusura statica
(occlusione) ed in chiusura dinamica
(movimenti masticatori). In questi anni è facile
che si instaurino cattive abitudini che
potrebbero, se non corrette, diventare grossi
problemi negli anni successivi (Fig.15).
Parliamo di quel tipo di ortodonzia ancora
non sufficientemente praticata in Italia,
l’ortodonzia preventiva o intercettiva, che
dovrebbe riconoscere e diagnosticare i
problemi fin dai primi segni, e quindi eliminare
i fattori causali che, sostenendo ed
alimentando il problema, lo trasformano in
una franca malocclusione. Alcune cattive
abitudini o alcuni problemi potrebbero
addirittura influire sulla conformazione
strutturale della faccia.
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La respirazione orale si manifesta in
bambini che presentano difficoltà respiratorie
per l’insufficiente pervietà delle vie aeree
nasali, causata dalla presenza di adenoidi e
tonsille palatine ipertrofiche. I bambini in
questo caso respirano con la bocca piuttosto
che con il naso.
La bocca rimane quasi costantemente aperta
e questo influisce sulla crescita delle ossa
mascellari provocando un restringimento del
palato, le arcate si deformano e si stabilisce
una franca malocclusione, la posizione
linguale è bassa, le labbra sono incompetenti,
cioè non si chiudono perfettamente e
diventano ipotoniche, i denti anteriori, senza il
controllo dei rapporti occlusali e quello dei
muscoli della bocca, si sventagliano all’infuori
e tendono a sovrapporsi per mancanza di
spazio trasversale. La faccia si presenta
generalmente “lunga”, con aspetto pallido,
che i medici chiamano adenoideo o linfatico.
Occorre agire in modo coordinato con lo
specialista otorinolaringoiatra ed limare le
cause che impediscono la normale
respirazione nasale; successivamente è
necessario intervenire ortodonticamente per
correggere tutte le conseguenze su elencate.
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Fig.15 Abitudini viziate.
A) Succhiamento delle dita o di oggetti
B) Deglutizione atipica o infantile
C) Spinte anomale: a) spinta linguale, b) spinta nasale
Un’altra abitudine che si può riscontrare è
quella della persistenza della deglutizione
infantile (Fig.15).
Se si protrae dolo la completa eruzione della
dentatura
decidua,
può
già
essere
considerata un segno predittivo di anomalia.
Se persiste ancora introno ai 7/8 anni va
corretta prescrivendo un ciclo di terapia
logopedia.
Il bambino durante l’allattamento, nel
momento della suzione, non avendo ancora i
denti ed avendo arcate poco sviluppate,
interpone la lingua tra il labbro e la tettarella,
per favorire la presa e creare un suggello che
gli permetta di succhiare e deglutire il latte.
Questo comportamento è normale in questa
fase della vita, ma non dopo lo svezzamento,
quando mastica il cibo e la chiusura delle
arcate permette alla lingua i movimenti di
deglutizione.
Se questa modalità infantile di deglutire
permane, e se, per creare il suggello ed il
combaciamento stretto, il piccolo sente il
bisogno di interporre la lingua fra le arcate,
vuol dire che si instaurata un’abitudine
viziata, oppure che le arcate dentali si stanno
sviluppando in modo anomalo e non sono
perfettamente combacianti.
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In questo caso la lingua agisce come se
fosse una “guarnizione” tra i denti che
permette di deglutire. Le conseguenze di
questo
atteggiamento
portano
alla
deformazione delle arcate dentali, al
cosiddetto “morso aperto”.
Lo stesso tipo di problema del morso aperto
si può verificare anche con altre abitudini
viziate, come il succhiamento del pollice, di
altre dita, del labbro inferiore o superiore, di
oggetti come giocattoli, penne, lenzuola,
succhiotti o quanto altro possa essere tenuto
tra i denti. Purtroppo questi atteggiamenti o
abitudini sono quasi sempre sottovalutati e
portano in seguito a gravi problemi estetici e
funzionali,
di
complessa
e
difficile
correlazione. Anche la perdita precoce di
elementi dentali è un evento che viene
spesso sottovalutato e che ha come
conseguenza la modificazione delle arcate e
la perdita di spazio necessario per l’eruzione
dei permanenti corrispondenti.
Il tipo di masticazione, bilaterale o unilaterale,
può essere determinante per la deviazione
della linea mediana e la crescita asimmetrica
della mandibola. Un morso incrociato o un
morso a protrusine mandibolare sono
difetti sui quali bisogna intervenire molto
presto.
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Dopo i sei anni
Perdita dei denti da latte ed eruzione
dei denti permanenti
I denti da latte si incominciano a perdere
intorno ai 6 anni di età, generalmente
seguendo l’ordine della loro prima eruzione e
terminano la loro caduta verso i 12/13 anni
(Tab.4).
La seconda dentizione (Tab.5) prende il nome
di permanente, perché destinata a durare
tutta la vita.
I 4 molari decidui vengono rimpiazzati dai 4
premolari permanenti ed i 6 molari permanenti non hanno un corrispettivo deciduo
Epoca caduta dei denti da latte (Tab.4)
Incisivi centrali
Incisivi laterali
Canini
Primi molari
Secondi molari
Superiori
7/8 anni
8/9 anni
11/12 anni
10/11 anni
10/12 anni
Inferiori
6/7 anni
7/8 anni
9/11 anni
10/12 anni
11/13 anni
ed erompono in sequenza temporale dietro
l’ultimo molare da latte (Fig.16).
I 3 molari permanenti di ogni emiarcata sono
anche definiti molari dei sei anni, dei dodici
anni e dei diciotto anni per sottolineare
l’epoca
di
eruzione.
Oppure
più
semplicemente primo, secondo e terzo
molare.
Il terzo molare, che spesso manca o rimane
incluso, prende anche il nome di dente del
giudizio. Se un dente permanente erompe
prima della caduta del corrispettivo da latte,
questo, generalmente, andrebbe estratto.
Epoca di eruzione denti permanenti (Tab.5)
Incisivi centrali
Incisivi laterali
Canini
Primi premolari
Secondi premolari
Primi molari
Secondi molari
Terzi molari
Superiori
7/8 anni
8/9 anni
11/12 anni
10/11 anni
10/12 anni
6/7 anni
12/13 anni
17/25 anni
Inferiori
6/7 anni
7/8 anni
9/4141 anni
10/12 anni
11/12 anni
6/7 anni
12/13 anni
17/25 anni
Fig.16 Schema riepilogativo della
eruzione dentale
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I possibili danni dai 6 anni in poi
Anche in questo periodo è molto importante
che i genitori osservino il volto e la bocca dei
propri figli per controllare la loro salute orale e
la normalità della loro dentizione. Per fare ciò
occorre capire come e che cosa guardare.
Come prima cosa bisogna osservare:
1. Le caratteristiche del viso
La normalità del viso; la forma e l’armonia
generale; la simmetria facciale; la regolarità
del profilo; la posizione delle labbra; la loro
competenza (atteggiamento di chiusura o
apertura abituale).
2. Le abitudini viziate
Osservare se il bambino si succhia il labbro o
le dita, se si mordicchia le unghie o altri
oggetti, se la respirazione è nasale o orale,
se deglutendo stringe le labbra, se interpone
la lingua tra i denti.
3. Le arcate dentali
Controllare
se
sono
sovrapposte
correttamente o sono in malocclusione (I, II,
III classe), se hanno una forma regolare o
irregolare (forma ideale dell’arcata), se sono
combacianti o no, se sono eccessivamente
sovrapposte (morso aperto, morso profondo,
morso incrociato o inverso), se sono angolate
verso la lingua o verso le guance (Fig.17).
4. I denti
Osservare forma, volume, numero, posizione,
ritardi o anticipazioni dell’eruzione, perdita
prematura dei denti, carie, gengiviti, placca,
tartaro, sanguinamenti, rotazioni, mancanze,
tipo di masticazione bilaterale o monolaterale.
Qualsiasi
atteggiamento,
anomalia
o
asimmetria può essere il segno di un
problema sottostante che deve arrese
controllato da uno specialista.
Per una più ampia descrizione di questi e di
altri problemi, rimandiamo al paragrafo sulla
prevenzione ortodontica.
Fig.17 Anomalie ossee e del morso
A) vari tipi di morso B) overjet C) morso aperto D) morso coperto
E) diastema infraincisivi dovuto al frenulo che si interpone tra i due incisivi centrali
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La prevenzione dei danni dentali dai 6
anni in poi
Questo è il periodo della dentatura mista,
cioè quello in cui la dentatura permanente,
gradualmente, si sostituisce a quella decidua
e si protrae fino ai 12/13 anni.
Tutte le norme preventive applicate nei
periodi precedenti vanno mantenute e
migliorate per quanto riguarda sia l’igiene che
l’alimentazione. La prevenzione dentale
richiede i questi anni una sorveglianza dei
genitori attenta e consapevole: è un momento
di cambiamento profondo ed è il momento più
opportuno per diagnosticare e correggere
errori dello sviluppo dentale. Trascorso
questo periodo si perdono molte possibilità di
intervento, e tutto può diventare molto più
difficile e fastidioso per il ragazzo affetto.
È il periodo della ortodonzia cosiddetta
ortopedica o dento-facciale, in grado di agire
sulle strutture ossee e correggere alcune
anomalie che in seguito potrebbero essere
corrette soltanto e forse chirurgicamente
(Fig.18).
Fig.18 Le normalità e le
deviazioni
A) occlusione normale
B) I classe occlusiva
C) II classe occlusiva a
D) II classe occlusiva b
E) III classe occlusiva
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Quindi si devono correggere per tempo le
malocclusioni, le irregolarità delle arcate, i
rapporti intermascellari, gli affollamenti
dentali, le arcate ed il palato stretto, i morsi
incrociati, quelli aperti e quelli profondi o
chiusi.
I controlli medici devono essere regolari ogni
sei mesi. Si deve controllare la presenza dei
germi dentali in formazione ed in eruzione, al
fine di verificarne il corretto sviluppo.
Frequenti sono i riscontri di denti mancanti
(agenesie), di denti inclusi che non potranno
mai erompere, di anomalie di posizione
(ectppie) ecc.
Poiché in questo periodo erompono i denti
permanenti, cioè quelli che dovremmo
cercare di conservare per tutta la vita, è il
caso di osservare attentamente la loro forma,
il loro aspetto, il regolare orientamento ed
allineamento, lo sviluppo occlusale e la
conformazione delle arcate, simmetria ed
asimmetria (Fig.19), abitudini viziate, carie sui
permanenti, perdita precoce dei decidui e
tutto ciò che è stato segnalato nei primi sei
anni. In caso di sospetto si deve subito
condurre il bambino dallo specialista che
potrà decidere il tipo di terapia ed il momento
più opportuno per iniziarla.
Fig.19 Per valutare la simmetria del viso si traccia una
linea ideale che divide in due parti uguali la faccia e si
osserva se le due parti sono simmetriche. Le
asimmetrie possono spesso indicare problemi strutturali
e di sviluppo.
Perché si deteriorano i denti
Tre sono i fattori principali che conducono ad
un graduale deterioramento dei denti e che,
in mancanza di una corretta igiene dentale ed
alimentare, possono colpire anche i bambini
in tenera età.
La placca
La placca dentale è la principale causa di
gengivite. È costituita principalmente da
batteri e da prodotti batterici derivati dagli
alimenti e da residui alimentari. I batteri
riescono ad aderire sulla superficie dei denti
grazie ad una pellicola che si forma già nelle
prime ore, anche dopo lo spazzolamento dei
denti.
Dopo tre ore il dente è completamente
ricoperto da materiale aderente.
Dopo cinque ore si assiste allo sviluppo di
colonie batteriche, cioè di gruppi numerosi di
batteri attaccati alla superficie dentale, e
dopo sei-dodici ore le aree batteriche si sono
sparse dappertutto in strutture più complesse.
Cominciano a comparire sulla placca anche
altri batteri che non aderiscono ai denti, ma
che vivono normalmente nel cavo orale; sono
forme batteriche filiformi e spiraliformi: si è
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arrivati ad uno stadio avanzato della placca
che si avvia alla trasformazione in tartaro.
La placca si forma a partire da zuccheri
complessi e semplici, come il saccarosio,
ampiamente presenti nella nostra dieta
mediterranea, farine, frutta ecc. Questi
zuccheri vengono elaborati dai batteri
normalmente presenti nel cavo orale e vanno
a formare quella componente adesiva della
pellicola che diventerà placca ed in seguito,
se non rimossa, calcificherà e si trasformerà
in tartaro. La placca molle è quella che, se
non viene rimossa, conduce alla lesione
cariosa.
Il tartaro
La placca non rimossa, calcifica e si
trasforma in tartaro. Il tartaro aderisce molto
bene ai denti e difficilmente si riesce a
rimuoverlo con il semplice spazzolamento.
Generalmente nei bambini il tartaro si
accumula intorno ai denti non usati per la
masticazione. Questi denti presentano carie
che provocano dolore. Ciò costringe i bambini
a masticare altrove riducendo la possibilità di
autodetersione per mezzo della saliva e
quindi consentendo quel mantenimento di
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residui alimentari che permetterà ai batteri di
formare la placca e successivamente il
tartaro. Il tartaro produce irritazione delle
gengive e conseguentemente gengivite. Con
il tempo, la gengivite fa sì che il danno si
propaghi all’osso che sostiene il dente (l’osso
alveolare). Ne conseguono erosioni, grazie ai
meccanismi
dell’infiammazione,
ed
abbassamento, cioè riduzione in altezza: di
conseguenza anche la gengiva infiammata si
abbassa.
Si verifica quella che viene chiamata
recessione gengivale, che porta alla
scopertura della radice e le cui conseguenze
possono essere: sensibilità dolorosa del
dente, carie del colletto e della radice e
perdita
del
legamento
parodontale,
parodontopatia (la cosiddetta piorrea nella
sua forma più dannosa) e perdita
dell’elemento dentale.
La carie
La carie dentale (Fig.20) è una malattia
infettiva zucchero-dipendente. È causata
dall’azione dei batteri del cavo orale per
mezzo di prodotti del metabolismo di
sostanze zuccherine. I batteri producono
sostanze di natura acida che abbassano il pH
(acidità) nella bocca (Fig.21). questo
abbassamento
del
pH
induce
la
demineralizzazione delle sostanze minerali
dello smalto e della dentina.
Il calcio ed il fosforo dei denti si sciolgono
(demineralizzano) e si demineralizzano a
seconda dell’acidità presente in bocca. Se
dopo mangiato si lasciano dei residui
alimentari tra i denti, i batteri li digeriscono e
producono sostanze acide che possono
appunto demineralizzare i denti ed avviare il
processo carioso (Fig.22).
Quindi la carie è un processo dinamico,
caratterizzato da ripetute demineralizzazione
e remineralizzazione.
Se predomina la disgregazione delle
sostanze minerali si forma la cavità cariosa.
La velocità di sviluppo della carie varia
secondo il tipo di dente (i decidui si cariano
più facilmente) e secondo le abitudini
igieniche ed alimentari. Sui decidui, piccole
lesioni puntiformi possono diventare carie
profonde ed ampie in meno di sei mesi. Da
indagini statistiche se è rilevato che un
bambino di due anni presenta in media due
lesioni cariose e, talvolta, sono presenti carie
già durante lo svezzamento.
Fig.20
A) Zone critiche di formazione della carie da
accumulo di placca e tartaro:
a) solchi e fosse della superficie occlusale;
b) zone interdentali.
B) Denti cariati nelle zone critiche: smalto, colletto,
Radice, dentina.
C) Carie della superficie occlusale ed interdentale.
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Fig.21
Alimentazione
ed
acidità (pH), in seguito alla introduzione ed alla masticazione di cibo
Fig.22
Igiene orale ed alimentazione:
i fattori necessari per l’insorgenza
della carie
Tipi di lesioni cariose
Siti preferenziali della carie
A seconda del tipo di localizzazione e del
tessuto del dente si distinguono vari tipi di
carie che possono produrre danni diversi
(Fig.20).
Carie dello smalto
È la carie che interessa solo lo strato dello
smalto, con vario grado di profondità.
Carie della dentina
Il processo carioso ha ormai forato
completamento lo smalto e, per quanto
piccola possa essere la carie visibile
all’esame esterno, nella dentina la lesione è
sicuramente molto più grande e grave di
quella dello smalto (Fig.22).
Carie della radice o del cemento
radicolare
È la carie che colpisce i denti in prossimità
del colletto, dove la gengiva è retratta, oppure
in prossimità di una tasca parodontale.
Sono i punti anatomici dei denti prediletti
dalla carie, cioè quelli in cui con maggiore
probabilità si andrà a formare la carie e dove
bisogna andare a cercarla. Sono anche i siti
in cui bisogna applicare con costanza ed
attenzione tutte le tecniche di igiene dentale
(Fig.20).
Carie dei solchi e fossette
Sono le carie che si formano sulla superficie
masticatoria dei molari e dei premolari, in
corrispondenza dei solchi e delle fossette
(Fig.20).
Carie interdentali
Sono le carie che si formano tra due denti,
sulle superfici che si affrontano.
Carie del colletto
Sono le carie in prossimità del margine
gengivale, sul colletto del dente.
Carie della radice
Sono le carie del cemento radicolare, sotto il
colletto del dente, in punti in cui la radice è
esposta o in prossimità di una tasca
parodontale.
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Perché prevenire la carie nei denti decidui
Nei denti da latte le carie non solo possono distruggere il dente e condurre alla perdita
dell’elemento, ma possono anche portare a tutta una serie di conseguenze che sarebbe meglio
evitare, come:
• infezioni ed ascessi evolventi in tragitti fistolosi che spesso portano alla perdita del dente
• necessità di narcosi ed anestesie durante il trattamento
• eventuali danni ai denti permanenti
• eventuale batteriemia con rischio di mantenere focolai infettivi che potrebbero diffondersi
(glomerulonefriti, infezioni ricorrenti, reumatismi, endocarditi)
• mancanza di spazio per i permanenti a causa della perdita precoce dei decidui, con la
conseguente necessità di trattamento ortodontico
• insorgenza di problemi estetici a breve ed a lungo termie, necessità di restauri protesici
• disturbi funzionali dell’occlusione e problemi dell’articolazione temporo-mandibolare
• disturbi della fonazione e del linguaggio
I pilastri della prevenzione
La sorveglianza sanitaria
I pilastri della prevenzione, cioè le colonne
portanti dell’edificio preventivo (Fig.23), sono:
► la sorveglianza sanitaria;
► l’alimentazione;
► l’igiene orale;
► la fluoroprofilassi.
I controlli periodici sono da considerare come
un appuntamento educativo, ossia un mezzo
per insegnare la prevenzione individuale.
Inoltre, i ripetuti incontri porteranno il bambino
a familiarizzarsi con la figura del dentista, a
non avere paura ed ad avere fiducia per
eventuali cure successive.
Durante questi incontri si ricevono tutte le
informazioni sulle tecniche di spazzolamento,
sull’uso degli strumenti igienici, su come
controllare la propria igiene, sull’uso di
rilevatori di placca.
Si valuta l’adeguatezza dell’apporto di fluoro
e si controlla il programma di mantenimento
della salute dentale.
Se si attuano tutti questi controlli e programmi
preventivi, il costo delle spese per le cure
dentali diminuirà drasticamente nel corso
della vita, con il grande vantaggio di riuscire a
conservare il proprio patrimonio dentale fino
alla tarda età senza la necessità di ricorrere
all’uso di protesi, ponti, impianti ed evitando i
disagi che li accompagnano. È importante
istruire i genitori sulle tecniche di
spazzolamento e su tutti gli altri aspetti
dell’igiene orale, oltre che invitarli al costante
controllo periodico dell’odontoiatra, che deve
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iniziare fin dai primi anni di vita, e proseguire
ad intervalli di 3/6 mesi e comunque non oltre
l’anno.
In questo modo, non solo si riconosceranno
eventuali anomalie già presenti, ma se ne
potranno prevenire molte altre.
Fig.23 L’edificio della prevenzione dentale
L’alimentazione
Una corretta alimentazione fin dalla nascita
rappresenta il modo migliore per assicurare al
proprio bambino uno sviluppo ottimale in
senso sia fisiologico sia psicologico ed è
molto importante per prevenire una lunga
serie di disturbi tanto durante l’infanzia che in
tutte le età successive.
In questo periodo si stabiliscono le
preferenze per alcuni tipi di alimenti e si deve
provvedere affinchè nella dieta ci siano i
corretti apporti quantitativi e qualitativi.
Si devono fornire tutti i nutrienti, zuccheri,
grassi, proteine, vitamine, sali minerali, liquidi
ecc, senza eccedere verso un alimento
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piuttosto che un altro. La composizione deve
essere equilibrata, né devono mancare gli
elementi essenziali. Ad esempio gli zuccheri
sul succhiotto sono una cattiva abitudine,
oltre che un eccesso dannoso: infatti possono
portare alla completa distruzione cariosa dei
denti decidui.
Un adeguato apporto di sali minerali,
specialmente di calcio, favorisce la corretta
formazione dello smalto dei denti permanenti
che in questi primi anni si mineralizzano.
Nella prima infanzia si acquisiscono abitudini
alimentari e comportamenti che è bene
tenere sotto controllo. Se questa è l’età in cui
si stabiliscono le preferenze alimentari, è
anche questo il momento di guidare queste
abitudini e questi comportamenti in modo
positivo, affinchè, come qualcuno sostiene,
“una buona abitudine diventi un’utile serva”.
Quindi se si abituano i bambini, già nei primi
mesi di vita, a cibi semplici e naturali, a
cambiare spesso menù, mangiando di tutto,
sempre rispettando i limiti delle loro
possibilità digestive, evitando eccessi e
carenze, essi conserveranno per tutta la vita
queste buone abitudini, a vantaggio della loro
salute.
Per questi motivi l’alimentazione riveste una
enorme importanza nel neonato, nel bambino
e nell’adolescente.
Nella fase dello svezzamento il bambino
comincia ad essere in grado di masticare e
può affrontare, sempre gradualmente, un tipo
di alimentazione simile a quella dell’adulto.
All’alimentazione definitiva si arriva intorno al
secondo anno. Durante la masticazione il
cibo strofina la gengiva e la libera dai residui
alimentari.
La saliva fluidifica il cibo e lava la gengiva.
Proviamo ad immaginare di masticare
qualcosa di appiccicaticcio e gommoso, esso
si attaccherà con molta facilità ai denti, la
masticazione
sarà
difficoltosa
e
l’autodetersione
quasi
impossibile.
Al
contrario, i cibi che vengono masticati,
raccolti e legati insieme dalla saliva non si
attaccano
ai
denti
e
favoriscono
l’autodetersione.
Questi
cibi
sono
generalmente solidi e richiedono di essere
triturati. I cibi molli o semiliquidi, che non
richiedono di essere spezzettati e masticati,
lasciano più residui, perché viene a mancare
lo strofinamento del cibo sui denti.
Anche una masticazione veloce ed
incompleta non favorisce l’autodetersione.
Nei bambini con handicap, a causa di una
alimentazione semiliquida, sono state
riscontrate
malattie
gengivali
e
parodontopatie,
con
sanguinamento
gengivale, depositi di tartaro, con una
frequenza molto elevata rispetto a bambini
normali ed alimentati con una dieta mista.
Questo è uno dei motivi per cui si dovrebbe
sempre preferire una dieta mista che
comprenda vegetali, frutta, carni e pesce.
Attenzione alle gengiviti
Molto frequenti, nei bambini, sono le gengiviti, ossia le infiammazioni delle gengive. I fattori che ne
favoriscono l’insorgenza sono:
• il ristagno del cibo
• le caratteristiche del cibo stesso
• le malocclusioni dentarie, la secchezza della bocca
• la febbre
• i disturbi ormonali, del metabolismo, le carenze vitaminiche
• alcune malattie dell’infanzia (come quelle esantematiche) ecc
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La funzione della saliva
La masticazione dei cibi comporta una certa permanenza in bocca, cosa che stimola la secrezione
salivare. La saliva funge infatti da lubrificante ed ammorbidente del cibo e da autodetergente della
bocca, contribuendo alla pulizia dei residui alimentari.
La saliva umidifica i tessuti della bocca, lubrifica le gengive ed i denti, protegge il cavo orale e
mantiene le condizioni di salute di bocca, denti e lingua.
Nella funzione di supporto alla masticazione, assolve il compito di preparare i cibi per la digestione
vera e propria che si completa nello stomaco e nell’intestino, ma che comincia proprio in bocca,
attraverso la masticazione e l’insalivazione.
Al termine della masticazione, dopo la deglutizione, la saliva assolve il compito di detergere, pulire
la bocca ed i denti. Ha la capacità di limitare gli sbalzi di acidità dei cibi, attraverso la proprietà
tampone del pH salivare.
Aiuta la mineralizzazione a livello dentale e funge da trasportatore di enzimi digestivi ed
antibatterici, oltre che di fattori immunitari che agiscono su batteri, virus e funghi. Inoltre,
umidificando la bocca, rende possibile la mobilità della lingua e quindi facilità il linguaggio e tutte le
sue funzioni.
La carenza di salivazione produce secchezza orale, una condizione detta xerostomia, che si
verifica in alcune malattie e dopo la somministrazione di alcuni farmaci. Questa condizione facilita
l’insorgenza di carie.
L’igiene orale
L’igiene orale nei primi anni di vita deve
essere eseguita dai genitori, favorendo così
l’instaurarsi di una abitudine alla pulizia che il
bambino continuerà da solo in età più
avanzata. Quando il bambino comincia a
manifestare una certa autonomia non
desidera essere aiutato, ma vuole fare tutto
da solo.
Si può favorire questo comportamento che
deve essere attentamente controllato dai
genitori, intervenendo se necessario ed
istruendo per una pulizia accurata e ben
eseguita metodicamente. Comunque la
sorveglianza non deve smettere fino ai 10/11
anni. Se il lavoro di controllo ed istruzione è
stato ben eseguito il bambino potrà
precedere autonomamente. Ma è bene
controllare spesso la qualità della pulizia.
L’igiene orale è lo strumento principale per la
prevenzione delle gengiviti, delle malattie del
legamento dentale (parodontiti) e delle carie
dentali. I genitori dovrebbero essere informati
dei rischi di una cattiva od inesistente igiene
orale. Dovrebbero essere istruiti prime e dopo
la nascita del bambino e conoscere tutti gli
strumenti ed i presidi medico-sanitari che si
possono utilizzare, come spazzolini, filo
interdentale, scovolini, dentifricio, collutori,
idropulsori, tecniche di spazzolamento ed uso
del fluoro.
I genitori devono sapere che anche i bambini
piccoli possono avere carie dentali ed
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infezioni della mucosa orale. A questo
proposito è bene informarli che essi
trasmetteranno la loro flora microbica ai
propri figli e che il tipo di composizione ha
caratteristiche famigliari.
Anche il non corretto allineamento dei denti
(malocclusione) può impedire una corretta
igiene orale e favorire il ristagno di cibo.
Gli spazi tra i denti sovrapposti sono più
difficili da pulire, mentre gli spazi fra i denti
ben allineati favoriscono la pulizia.
Inoltre quando la posizione dei denti non è
corretta ed il loro rapporto (combaciamento)
non facilita la masticazione, è quasi
impossibile masticare adeguatamente tutti i
tipi di cibo.
Ci sono delle malocclusioni che, a causa di
questa condizione, portano i denti a cariarsi
più facilmente fino a distruggerli ed alla
necessità di estrarli.
La fluoroprofilassi
Il fluoro (F) è ampiamente utilizzato per la
prevenzione delle carie. È una delle maggiori
conquiste a favore della salute pubblica. È
diffuso in natura e presente nell’acqua fresca
e nell’acqua di mare, nei pesci, nelle verdure,
nel latte e nelle sostanze organiche. Ha una
grande affinità per i tessuti duri, tipo osso,
smalto dentale, dentina, cemento radicolare.
Nella
dentina
e
nel
cemento
la
concentrazione di fluoro è addirittura più alta
che nello smalto; nel cemento aumenta con
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l’età. Tra la placca dentale e la superficie
dello smalto c’è un intenso interscambio di
fluoro, favorito dall’acidità prodotta dai batteri
della placca che avendo a disposizione
residui zuccherini facilmente li spezzettano
fino a trasformarli in acidi (acido acetico).
Sono quindi questi acidi che determinano lo
scambio di fluoro e la conseguente
demineralizzazione dello smalto. Se si
elimina la placca, non solo si impedisce ai
batteri di sottrarre il fluoro dalla superficie
dentale, ma se ne impedisce anche lo
sviluppo, ed il fluoro circolante n bocca può
accedere più facilmente sullo smalto.
Il fluoro, assorbito normalmente nello
stomaco, circola nel sangue e favorisce la
calcificazione dei denti e delle ossa. In bocca
si trova diluito nella saliva in concentrazioni
che vanno dallo 0,01 allo 0,04%. Contribuisce
alla maturazione dello smalto. Il fluoro viene
utilizzato dalle cellule che formano lo smalto
(ameloblasti); queste cellule, sono sensibili
alle alte concentrazioni di fluoro, che le
inibiscono e danno come risultato una
scadente o nulla formazione di smalto, che si
manifesta sui denti con la formazione di
smalto scadente, friabile e di aspetto
gessoso, la fluorosi dentale.
È ormai accertato che se l’acqua che
beviamo contiene una certa concentrazione
di fluoro, questo favorisce sa sua presenza
sulla superficie dentale e quindi agisce nel
prevenire la carie dello smalto. Gli effetti del
fluoro sullo smalto sono lievemente differenti
a seconda che il dente sia in fase pre-eruttiva
od in fase post-eruttiva.
In fase pre-eruttiva, migliora la qualità di
cristallizzazione dei prismi dello smalto più
resistenti all’azione di solubilità degli acidi.
Infatti nei casi di carenza del fluoro circolante
nel sangue, gli effetti sono quelli di un
aumento delle carie. Il fluoro presente nel
latte materno passa al bambino, e può essere
preventivo
in
fase
di
allattamento
somministrare pastiglie di fluoro alla madre,
oltre che farne assumere al bambino diluite
nel latte dal sesto mese in poi, in quantità
minime consigliate (Tab.6).
Una volta che la corona è completata ma non
è ancora erotta, lo smalto non assume più
fluoro dal sangue ma solo dai tessuti
gengivali circostanti, per cui se il fluoro è
somministrato nei liquidi che stazionano per
un po’ in bocca l’assorbimento ne è
permesso in quantità che raggiungono la
superficie dello smalto.
HI-LUX
Ecco perché è opportuno, oltre alla
somministrazione aggiuntiva in gocce o con
pastiglie sciolte, fornire piccole quantità con i
liquidi o per mezzo di pennellature gengivali
nei primi 2 anni di vita.
In fase post-eruttiva, il fluoro agisce
specialmente sui denti appena erotti, poiché
inibisce la demineralizzazione e ne promuove
la remineralizzazione, anche in presenza di
carie già formate o recenti. Contrasta la
produzione di acidità dei batteri presenti nella
placca batterica e quindi la caduta del pH,
che è il primo passo verso la formazione della
cavità cariosa. Durante tutta la vita
dovrebbero essere usati dentifrici al fluoro,
sciacqui con collutori fluorurati o gel.
Tossicità del fluoro
Il fluoro, assorbito nello stomaco, si ritrova nel
sangue dopo un’ora, ed è eliminato per via
renale. Se ne trova in tracce nel latte e nella
saliva. La placenta permette il passaggio del
fluoro solo in piccolissima percentuale, per
cui la somministrazione di fluoro nel periodo
gravidico è poco efficace a scopo preventivo
per il feto.
La fluorosi, come abbiamo accennato, è un
difetto di mineralizzazione dello smalto, che si
verifica nei casi di eccesso di assunzione di
fluoro per lungo tempo. Si manifesta con
macchie bianche opache sui denti, oppure
con puntinature e piccole escavazioni dello
smalto, o ancora con macchie colorate. Per
prevenirla basta assumere fluoro in modo
controllato. Il modo più semplice è controllare
le fonti di assunzione, conoscere la
concentrazione contenuta nell’acqua e, di
conseguenza, integrarla come indicato nella
Tab.6.
Fluorizzazione delle acque
È stato dimostrato che se l’acqua contiene
fluoro in una concentrazione di 1 ppm (1 mg
di F per litro) si ottiene una riduzione delle
carie del 50%. Non tutte le nazioni hanno
usato questo metodo di fluorurate le acque
potabili, per cui le concentrazioni possono
essere al di sotto di questo valore e quindi ci
sono delle confezioni di latte arricchite con
fluoro. Per gli adulti e per tutti coloro che
possono
usare
il
sale
da
cucina
normalmente, ci sono in commercio delle
confezioni di sale che contiene fluoro (250
mg F/kg).
Per i bambini un modo molto usato e
controllato è quello di somministrare una
dose integrativa di fluoro in pastiglie
opportunamente dosate per ogni età ed in
base alla concentrazione di fluoro contenuto
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nell’acqua. Per ottenere il massimo beneficio
da tale somministrazione giornaliera, questa
assunzione deve essere continuativa, dai
primi mesi con le modalità suggerite in Tab.6,
fino all’età di 13/14 anni, perché, come
abbiamo visto, la formazione dello smalto
dentale è continua nel tempo: nei primi 3
mesi si completa la calcificazione della
corona degli incisivi centrali e laterali decidui
ed intorno ai 12/16 anni si completa la
calcificazione della corona dell’ottavo dente,
quello del giudizio. Per cui la disponibilità di
fluoro deve essere ottimale fino a quella età.
Ciò non vuol dire che dopo non ce ne sia più
bisogno, ma solo che il fabbisogno di fluoro
sistemico, circolante, giornaliero è assicurato
da una dieta equilibrata. Questo fluoro
circolante non viene più utilizzato per altre
finalità del metabolismo. Dopo la completa
eruzione dei denti, solo il fluoro che
raggiunge la superficie dello smalto, se ben
pulita, quindi in bocca, è attivo nel processo
di ricambio minerale e di maturazione dello
smalto. Questo vale per gli adolescenti e per
gli adulti di tutte le età.
Tab.6
Consigli sulla prevenzione con il fluoro
La fluorizzazione dell’acqua rimane ancora il
metodo più efficace ed economico. Quindi, a
seconda delle condizioni di rischio di
insorgenza di carie, ci si dovrebbe regolare
nel fornire dosi supplementari di fluoro. Dove
la fluorizzazione dell’acqua è bassa, si
consiglia l’integrazione con dosi suppletive.
Dove invece è intorno a 0,7 ppm o maggiore,
si sconsiglia aggiunte ulteriori.
L’applicazione di fluoro topico in gel eseguita
domiciliarmente e professionalmente è
efficace negli adulti; per i bambini non è
consigliabile
perché
contiene
un’alta
concentrazione pari a 23000 ppm di fluoro.
Anche i collutori sono controindicati nei
bambini fino all’età di circa 7/8 anni, periodo
in cui possono essere educati a compiere
adeguatamente
degli
sciacqui
senza
inghiottire la soluzione, con frequenze di uso
settimanale o quindicinale.
I dentifrici al fluoro, per adulti, per lo più
contengono monofluofosfato di sodio o
fluoruro di sodio, con concentrazioni da 1000
a 1450 ppm per i più concentrati, pari a 1,0 e
1,45 mg di F per circa 1,5 cm di dentifricio.
Esistono le formulazione per bambini in cui le
concentrazioni di fluoro sono adeguate alle
loro effettive necessità, e comunque sono
decisamente inferiori alle dosi per gli adulti. È
sempre preferibile per tutti i bambini usare
dentifrici appositamente studiati per loro,
usarli sotto lo stretto controllo dei genitori, ed
in piccole dosi per quelli più piccoli, fino
all’età di 5/6 anni; poi incrementare le dosi e
le istruzioni, gradualmente, a mano a mano
che essi imparano ad eseguire l’igiene orale
autonomamente.
Gli strumenti per l’igiene orale
Gli strumenti dell’igiene orale sono:
► lo spazzolino;
► gli scolovini;
► il filo interdentale;
► i dentifrici;
► i collutori.
Lo spazzolino
Lo spazzolino è lo strumento principale per
l’igiene dentale. Se ne sono prodotti e
reclamizzati di tutti i tipi e delle più svariate
forme e per tutte le esigenze: dai normali
spazzolini a quelli per i portatori di
HI-LUX
apparecchiature ortodontiche, per i portatori
di protesi, monociuffo per zone particolari,
quelli manuali e quelli elettrici. Anche la
durezza della setola varia, come il suo
orientamento.
La scelta dello spazzolino deve tenere conto
di chi lo usa e di quali sono le sue necessità.
È facilmente intuibile che le esigenze di
pulizia sono diverse da soggetto a soggetto,
in base all’età, alla salute dentale e
gengivale, alla presenza di apparecchi
ortodontici o di protesi, mobili, fisse o
implantari. Lo spazzolino è individuale e va
scelto con cura a seconda delle proprie
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necessità. Tutti i tipi oggi disponibili sul
mercato possono essere validi se usati in
modo appropriato ed adatti alle proprie
esigenze. Ma non tutti vanno bene per tutto e
per tutti, anzi possono provocare danno se
non sono scelti con cura e se vengono usati
senza distinzione.
Dimensioni
La lunghezza di uno spazzolino può variare
da 15 a circa 20 cm per gli adulti, mentre per i
bambini dovrebbe essere minore. Le
impugnature sono in materiale plastico
robusto. Se ne trovano di varie forme e colori.
Il manico può essere dritto, curvo, angolato
ed anatomico.
La testa può avere i bordi arrotondati o
smussi per non ferire le gengive durante la
pulizia; deve essere piccola in modo da poter
raggiungere tutte le superfici dentali in ogni
parte
delle
arcate,
vestibolarmente,
lingualmente ed occlusalmente. Le misure
possono variare da 2,0 a 2,5 cm di lunghezza
per 1 cm di larghezza per i modelli da adulti e
lievemente inferiori per i bambini.
Setole naturali o filamenti sintetici
Le setole dovrebbero essere artificiali,
costituite da filamenti in nylon, tynex o altri
materiali sintetici, perché più igieniche e
resistenti delle setole naturali, che comunque
attualmente non si usano più.
Punta arrotondata
I materiali sintetici consentono di produrre
filamenti la cui estremità lavorante è
arrotondata e non grafia la superficie dentale.
Durezza
La durezza dei filamenti varia da extramorbida, morbida, media e dura. Questa
caratteristica dipende dal diametro dei
filamenti e dalla loro lunghezza. Più il
diametro è ampio più il filamento diventa
rigido e duro; anche la lunghezza
contribuisce alla durezza, più la fibra è lunga
e più è flessibile ossia meno dura. I filamenti
sintetici variano da 0,15 a 0,30 mm di
diametro, sono standardizzati e tutti uguali.
Se la gengiva è sofferente e delicata, è
opportuno usare una setola morbida, se ci
sono corone protesiche è meglio usare, in
prossimità di questi elementi, spazzolini
monociuffo e/o interdentali, scartando l’uso
del filo interdentale o dello spazzolino
elettrico onde evitare che si impiglino lungo i
bordi gengivali della corona e staccarla.
In caso di esposizione della radice e di
retrazione gengivale è opportuno evitare l’uso
di setole dure ed abrasive che possono
danneggiare il cemento e la radice del dente.
Durata
Lo spazzolino deve essere cambiato spesso.
Se usato quotidianamente, almeno tre volte
al giorno, non deve essere utilizzato per più
di due mesi. Alcuni spazzolini riportano sulle
setole una colorazione che ne indica
l’esaurimento e quindi il momento di
sostituirlo.
La pulizia dello spazzolino
Oltre alle raccomandazioni di avere in casa uno o più spazzolini di ricambio ed uno di quelli portatili
in astucci appositi da portare con sé, è opportuno ricordare alcune buone norme per la loro
manutenzione.
• Gli spazzolini con l’uso si contaminano e questo può essere causa di infezioni locali o
sistemiche.
• Lo spazzolino va accuratamente pulito dopo l’uso sotto un potente getto di acqua corrente,
meglio se calda, e scosso battendo il manico sul bordo del lavandino; va riposto a testa in su
ed all’aria.
• Va evitato il contatto con altri spazzolini nello stesso contenitore.
Lo spazzolino elettrico
Lo spazzolino elettrico è spesso indicato per
soggetti disabili, o per tutti quei soggetti in cui
la destrezza manuale è in qualche modo
diminuita o deficitaria. In caso di disabili può
essere facilmente utilizzato da chiunque si
occupi dell’igiene orale aiutando il paziente. È
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comunque utilizzabile da tutti con efficacia e
buoni risultati, se usato con accortezza.
I movimenti rotatorio, contro-rotatorio ed
oscillante predefiniti consentono una vigorosa
pulizia, oltre a massaggiare le gengive. A
seconda del tipo di alimentazione, a batteria
o diretta dalla rete, il numero di giri può
variare da 1000 a 3500 per minuto. Anche i
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questo caso la velocità deve essere scelta
sulla base delle esigenze individuali. I
soggetti
portatori
di
apparecchiature
ortodontiche, protesi ed impianti devono
prestare particolare cura nell’uso di questo
spazzolino e soprattutto seguire le istruzioni
ed i consigli del proprio dentista.
•
•
•
•
•
•
•
Poiché l’uso dello spazzolino richiede
impegno e tecniche appropriare, nelle bocche
sano l’uso dello spazzolino elettrico accelera
e migliora la pulizia. Quindi piuttosto che
lavare male i denti è meglio favorire l’uso di
quest’ultimo ausilio.
Consigli per l’uso dello spazzolino elettrico
Scegliere delle setole morbide: la velocità aumenta la capacità di provocare abrasioni gengivali
e dentali.
Scegliere dentifrici con abrasività minima: la velocità rafforza enormemente l’abrasione.
Aggiungere il dentifricio in piccole quantità e frequentemente per evitare che schizzi da tutte le
parti.
I metodi di pulizia che si applicano manualmente possono essere usati anche per quello
elettrico; poiché la testina è più piccola, è possibile variare la posizione in modo da raggiungere
tutte le superfici dei denti, gengive comprese.
Suddividere le arcate dentali in piccoli settori e variare l’angolazione per raggiungere tutti i
denti.
Non trascurare nessuno superficie e scorrere con movimenti lenti e pressione leggera e
costante in modo da non danneggiare le gengive; le setole non dovrebbero mai piegarsi e mai
infilarsi sotto i bordi delle corone protesiche o dei ponti per evitare di impigliarle e staccare i
manufatti protesici.
Evitare di insistere sulle aree radicolari esposte, specialmente se si usano dentifrici con
abrasività sconosciuta o alta e nelle aree in cui è esposta la denti.
Gli scovolini
Lo scovolino serve per rimuovere la placca
ed i detriti. In commercio se ne trovano di vari
tipi, con e senza manico, di dimensioni
differenti, numerati e di forma cilindra o
conica.
Il filo interdentale
È un ottimo ausilio se usato correttamente.
Ce ne sono di vari tipi, cerato e non cerato, in
seta, nylon, PTFE espanso (politetrafluoroetilene).
La forma può essere piatta, a nastro o
rotonda.
Dovrebbe essere usato prima dello
spazzolamento, perché, rimuovendo la
placca prima di usare il dentifricio, ne
favorisce l’efficacia se questo contiene fluoro.
Il fluoro non può accedere alla superficie
dentale se questa è coperta dalla placca. Per
come utilizzare il filo correttamente è
opportuno seguire i consigli del proprio
dentista (Fig.24).
1.
2.
3.
4.
5.
6.
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Fig.24 Uso del filo interdentale
Arrotolare il filo sul dito medio delle due mani.
Tendere il filo.
Afferrarlo tra l’indice ed il pollice delle due mani.
Tenerlo teso sull’estremità dei due indici, prima di
inserirlo tra i denti.
Inserirlo tra i denti, seguendo prima un bordo e poi
l’altro versante, per ogni dente, sempre in direzione
verticale.
Tendere il filo sul margine laterale del dente, con
movimento verticale, mai “seghettare”, ma solo
trascinare in verticale.
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I dentifrici
I dentifrici costituiscono un valido aiuto
durante lo spazzolamento per rimuovere la
placca, i residui alimentari e la materia alba.
Ne sono stati studiati e prodotti di vari tipi, da
quelli semplicemente dedicati alla pulizia ai
moltissimi altri per svariate necessità e scopi.
Oggi quasi tutti, oltre alle sostanze detergenti,
contengono anche sostanze che ne
caratterizzano l’azione e quindi l’uso, per cui
vengono classificati sulla base della loro
principale azione:
► prevenzione della carie dentale;
► desensibilizzazione dei denti;
► riduzione della formazione del tartaro;
► riduzione
della formazione della
placca;
► riduzione delle gengiviti;
► sbiancamento dentale.
La composizione di base è più o meno simile
per tutti, cambiano i principi che ne
qualificano l’azione ed alcuni componenti che
conferiscono maggiore gradimento e gusto,
come aromi, sapore, schiumogeni, ecc.
I collutori
I collutori sono usati da sempre, anche sotto
forma di preparazioni domestiche, per
l’igiene, per mantenere i denti bianchi e per
lenire il dolore.
Possono contenere ingredienti semplici come
quelli a base di acqua e sale, acqua e
bicarbonato, acqua ed aceto, menta salvia,
ecc.
Sono prodotti che hanno una certa efficacia,
ma vanno usati sporadicamente e con
moderazione
poiché
alcune
sostanze
possono favorire azioni che alla lunga
risulterebbero dannose.
Come e quando pulire i denti
Esistono molte tecniche di spazzolamento,
alcune sono indicate per tutti, mentre altre
sono adatte ad individui che presentano
problemi dentali particolari. Non c’è un
metodo superiore all’altro, ma ognuno di essi
può essere usato per scopi diversi e
dimostrarsi più adeguato di un altro per
risolvere un determinato problema igienico.
La pulizia deve comunque essere eseguita
con cura e sistematicamente, senza
tralasciare nessuna superficie dentale. Non è
possibile
pulire
correttamente
ed
efficacemente i denti se si impiegano meno di
tre minuti per ogni lavaggio.
Quando
La pulizia deve essere effettuata entro i primi
20 minuti, subito dopo aver mangiato. La sera
dovrebbe sempre essere eseguita e mai
dimenticata, poiché, se durante il giorno il
flusso salivare contribuisce in qualche modo
alla pulizia del vaco orale, durante la notte la
secrezione della saliva diminuisce di circa 6
volte rispetto al giorno e quindi i residui
alimentari, se non vengono rimossi,
contribuiranno notevolmente all’accumulo di
placca. I microrganismi crescono al buio ed in
ambiente caldo-umido, e la notte è il periodo
ideale per moltiplicarsi. La sera dovrete
essere dedicata ad una pulizia più accurata,
usando lo spazzolino interdentale, l’idrogetto,
il filo interdentale e tutti quegli accessori che
si ritengono necessari.
La pulizia dei denti dovrebbe essere fatta
ogni volta che mangiamo, o almeno subito
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dopo i tre pasti principali, colazione, pranzo e
cena. Purtroppo ciò non sempre viene attuato
per i più svariati motivi: lavoro, scuola,
lontananza da casa, mancanza di dentifricio,
ecc.
Ma forse non tutti sanno che ci si possono
pulire i denti anche senza dentifricio, con il
solo spazzolino e l’acqua corrente. Infatti
circa il 70% della pulizia dentale è realizzata
dal solo spazzolamento. Il dentifricio è un
ausilio che ne aumenta l’efficacia per poco
più del 20%. I dentifrici che contengono
additivi e/o particelle abrasive aumentano la
loro azione detergente, ma hanno come
contropartita la capacità, in piccola misura, di
abradere lo smalto.
Come
Qualsiasi metodica si usi è bene procedere
con ordine e sistematicità, abituarsi a
percorrere sempre lo stesso itinerario in
sequenza coprendo tutte le superfici e non
dimenticando nulla. L’abitudine è una buona
norma se i comportamenti appresi sono utili.
L’impugnatura dello spazzolino deve essere
ferma in modo da consentire il completo
controllo dei movimenti ed in grado di
controllare il grado di pressione esercitata a
seconda delle zone e delle condizioni dentali.
Di solito si impugna nel palmo della mano
con il pollice appoggiato in prossimità del
gambo. L’inclinazione delle setole dipende
dal metodo seguito. La forza esercitata non
deve condurre a piegare eccessivamente
oltre le setole o i filamenti, perché li
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orienterebbe oltre l’area da pulire rendendo
disordinata, inadeguata ed inefficace la
pulizia.
Sequenza
La pulizia si esegue a bocca aperta con i
denti delle due arcate non serrati. Si
incomincia generalmente dal settore molare
destro dell’arcata superiore e scorrendo a
piccoli tratti sulla faccia o versante vestibolare
si raggiunge il lato sinistro. Si gira intorno
all’ultimo molare di sinistra per raggiungere il
versante palatale dei denti dell’arcata
superore e, sempre a piccoli tratti, si scorre
fino al lato destro (Fig.25).
Durante questo percorso bisogna variare
l’orientamento dello spazzolino (Fig.25).
Una volta eseguita la pulizia del versante
vestibolare e palatale dei denti si procede a
pulire la parte occlusale o masticatoria,
procedendo sempre da destra a sinistra.
Completata la pulizia dell’arcata superiore si
passa a quella inferiore compiendo gli stessi
tragitti sistematicamente: parte vestibolare,
linguale ed infine occlusale. Per ogni tratto
dell’arcata, generalmente suddivisa in 10
segmenti per ogni versante, soffermarsi
ripetendo i movimenti di spazzolamento della
tecnica eseguita e contando fino a 10, e così
via.
Un consiglio: invertite la sequenza su indicata
a giorni alterni in modo da dedicare il giusto
tempo anche a quelle aree che si puliscono
per ultime e talvolta frettolosamente.
La sera è consigliabile ripetere l’intera
sequenza ancora una volta.
Nella Fig.26 vengono illustrati due metodi
errati di spazzolamento.
Fig.25 Sequenza di spazzolamento
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Fig.26 Metodi errati di
spazzolamento e quindi da
evitare
La prevenzione ortodontica
Osservando il profilo di un volto è possibile
capire se sussiste un problema di sviluppo
scheletrico.
La classificazione dei profili: ortognatico,
retrognatico e prognatico (Fig.27), il più delle
volte riflette la conformazione ed i rapporti
scheletrici sottostanti. Similmente alla
classificazione del profilo cutaneo, anche il
profilo osseo scheletrico, visibile con una
radiografia, viene classificato in ortognatico o
di I classe quando i rapporti scheletrici e
dentali sono “normali”, retrognatico o di II
classe, quando la mandibola si trova
posizionata indietro rispetto alla mascella,
prognatico o di III classe quando la
mandibola si trova posizionata in avanti
rispetto alla mascella. Naturalmente non è
sempre così semplice, ci sono molte
variazioni nella posizione dei rapporti
scheletrici della mandibola e della mascella.
È lo specialista che dovrà analizzare e
diagnosticare il tipo di anomalia, ma il
genitore
può,
da
queste
semplici
osservazioni, intuire che forse c’è un
problema ed occorre una visita specialistica
di controllo.
A livello dentale viene mantenuta la stessa
classificazione per le tipologie dei rapporti
scheletrici: I, II, III classe dentale (Fig.28).
Nella classificazione dentale si tiene in
considerazione il rapporto tra i rispettivi denti
delle due arcate, cioè come essi si
posizionano tra di loro. I denti che vengono
considerati in questa analisi sono i molari (i
sesti o primo molare permanente), i canini (o
3° dente) e gli incisivi centrali e laterali (1° e
2° dente). Ognuno di questi gruppi dentali si
deve posizionare in un modo caratteristico
per ogni tipo di classe dentale. Questa analisi
delle classi dentali si effettua su un piano
ideale laterale alla faccia, ossia di profilo.
Ma per avere una chiara idea dei rapporti
dentali e scheletrici dobbiamo considerare
HI-LUX
tutti e tre i piani dello spazio. Questo perché
le anomalie possono esprimersi in tutte le
direzioni ed in tutti i piani dello spazio.
Abbiamo finora considerato alcune anomalie
sul piano laterale. Se invece consideriamo il
piano orizzontale troveremo che ci sono
alterazioni che riguardano la posizione dei
denti rispetto alla direzione destra-sinistra
della bocca, come l’ampiezza del palato che
può essere ristretta da una parte e condurre
ad una inversione del morso, in cui il normale
rapporto di sovrapposizione dell’arcata
superiore su quella inferiore è rovesciato,
inverso. Cioè, in alcune zone dentali, l’arcata
inferiore si sovrappone a quella superiore
(Fig.28).
Fig.28 Il profilo scheletrico viene classificato in
ortognatico o I classe, retrognatico o II classe e
prognatico o III classe; la I classe si considera
“normale” mentre la II e la III classe riflettono anomalie
a livello dentale.
Anche in questo caso esiste una grande
varietà di alterazioni sul piano orizzontale.
L’inversione del morso può avvenire in
qualsiasi zona dell’arcata dentale, essere
presente solo su un lato (a destra o a
sinistra), solo su un settore (posteriore,
laterale, anteriore) o solo su alcuni denti
(molari, premolari, canini, incisivi).
Mentre a livello scheletrico si può manifestare
come una irregolarità dell0osso dell’arcata
alveolare, che può apparire deformata, o può
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manifestarsi con un palato stretto, oppure
l’una e l’altra insieme (Fig.29).
Fig.29 A) morso profondo; B) sezione
delle arcate (vista
frontale), crossabite
a destra; C) affollamento anteriore.
Tutte queste anomalie, vanno attentamente
valutate e se si riscontrano nei bambini
bisogna ricorrere all’odontoiatria per una
visita di controllo ed intervenire nel modo
opportuno.
Sul piano verticale o frontale si sviluppano
alter anomalie, sia scheletriche che dentali.
Queste
riguardano
specialmente
la
dimensione ed i rapporti verticali delle arcate.
Le anomalie più frequenti riguardano i morsi
aperti ed i morsi profondi.
Il morso aperto si verifica quando in un
qualsiasi settore dell’arcata (posteriore,
laterale o anteriore) i denti, quando sono in
occlusione, cioè chiusi o serrati, non si
toccano, ma rimane uno spazio tra le due
arcate. Questo può essere dovuto a vari tipi
di cause, come la deglutizione atipica,
l’interposizione
linguale,
il
perdurare
dell’abitudine di tenere il succhiotto, di
mordicchiare penne o altri oggetti, di
succhiarsi il pollice o altre dita, succhiarsi un
labbro.
È una grave patologia che va corretta non
appena si può.
Il morso profondo si verifica quando i denti
superori, gli incisivi, coprono più o meno
completamente
quelli
inferiori.
Tale
sovrapposizione porta il bordo degli incisivi
inferiori a battere o sfregare il versante
palatale degli incisivi superiori.
Ciò può determinare usura e talvolta mobilità
dentale.
Inoltre un’altra conseguenza di questa
condizione è quella che, talvolta, porta ad
una eruzione incompleta dei denti laterali e
posteriori come i premolari ed i molari. Questi
rimangono come immersi nella gengiva ed
emergono solo per circa metà della corona.
Anche questa è una condizione che va
corretta il più presto possibile per impedire
danni ulteriori. Per correggerla ci si avvale
della branca medica ortodontica.
L’ortodonzia viene suddivisa in branche a
seconda del tipo di intervento terapeutico.
L’ortodonzia intercettiva o preventiva, è
quella che interviene fin dai primi anni di vita
sorvegliando il corretto svolgimento dello
sviluppo.
L’ortopedia
dento-facciale
interviene
agendo sulle strutture facciali più che sui
denti, per correggere anomalie strutturali ,
funzionali ed ossee. I tempi del suo intervento
possono variare dai tre anni ai trediciquattordici anni, a seconda delle patologie.
L’ortodonzia
correttiva agisce quasi
esclusivamente sui denti delle arcate, il
massimo della sua efficacia è quando si
applica verso la fine della dentatura decidua,
nel periodo finale della transizione dalla
decidua alla permanente e da permuta
dentale avvenuta in poi.
All’ortodonzia chirurgica si ricorre dai
diciotto anni in poi, quando i problemi non
sono correggibili con le sole terapie
ortodontiche.
L’ortodonzia si propone di
● correggere le irregolarità delle arcate dentali; ● correggere le anomalie occlusali; ● correggere i
rapporti tra le ossa mascellari; ● eliminare le interferenze funzionali; ● correggere gli affollamenti
dentali; ● modificare le arcate dentali strette ed il palato a volta; ● correggere la respirazione orale;
● recuperare la perdita di spazio; ● prevenire la perdita di spazio in seguito alla perdita di elementi
dentali; ● svelare le agenesie e predisporre una terapia per la loro correzione; ● svelare e risolvere
le inclusioni dentali; ● individuare la presenza di denti soprannumerari e di tutta una lunga serie di
problemi ortodontici come: ▪ malocclusioni, ▪ asimmetrie facciali, ▪ patologie dell’articolazione
temporo-mandibolare.
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