PSICOLOGIA CLINICA Dott.ssa Federica Galli Università degli Studi di Milano MEDICINA E PSICOLOGIA MEDICINA PSICOLOGIA Differenza tra discipline mediche e psicologiche ASPETTI DI BASE CURA DEL CORPO CURA DELLA MENTE TEMPO Organizzato-ritualizzato Libero-vuoto OBIETTIVI DIAGNOSTICI Diagnosi differenziale Comprensione di meccanismi di adattamento ATTIVITA’ PREVALENTE Fare-dire Stare-pensare-ascoltare LINGUAGGIO Descrittivo-obiettivante Allusivo-simbolicometaforico ANAMNESI Per schemi diagnostici Ascolto storia ineriore RAPPORTO COBN LA REALTA’ Oggettività Soggettività CONOSCENZA Oggettiva Intersoggettiva PROGNOSI Molto probabile Molto incerta DIFFER. NORMALITA’/ PATOLOGIA Ben definita Poco definita Clerici, Veneroni 2014, adatt. Differenza tra discipline mediche e psicologiche ASPETTI DI BASE CURA DEL CORPO CURA DELLA MENTE TEORIE Una prevalente Molte UNITA’ DELLA DISCIPLINA Una medica scientifica Tante psicologie METODO Esigenza di contare Non tutto si può contare TEMPO DEGLI OPERATORI Sincronia dell’équipe Asincronia STRUTTURAZIONE OPERATORI Posti di ruolo Contratto liberoprofessionali/progetti MODALITA’ DI AZIONE Aderenza ai fatti Lettura della domanda DIALOGO Tecnica formulare Discorso libero PRINCIPI REGOLATORI Razionalità Irrazionalità ALLEANZA TERAPEUTICA Spesso già forte Da costruire Clerici, Veneroni 2014, adatt. Definizione di Psicologia Clinica • Il termine clinica deriva dal greco “cline” (letto), dunque la psicologia clinica alle origini si occupava della malattia e della sofferenza. • Attualmente, rappresenta la disciplina che studia attraverso teorie, ipotesi e strumenti il funzionamento adattivo e disadattivo dell’individuo nel suo mondo relazionale. PSICOLOGIA CLINICA =/ PSICOTERAPIA PSICOTERAPEUTA = PSICOLOGO CLINICO DEVE AVERE COMPTETENZE SPECIFICHE E UN TRAINING AD HOC FUNZIONE DIAGNOSTICA INDICAZIONI TERAPEUTICHE Dipende dalle specificità situazionali processo diagnostico Una disciplina applicativa È un settore della psicologia applicata Si avvale delle conoscenze dei principali orientamenti della - psicologia generale - psicologia sociale, - psicologia dello sviluppo - psicologia dinamica 8 Le principali funzioni della psicologia clinica 1. 2. 3. 4. 5. 6. La diagnosi La terapia La ricerca La formazione La consulenza La prevenzione 9 GLI OSTACOLI AL LAVORO PSICOLOGICO-CLINICO specificità situazionali (es.negazione/resistenze/delega) tempi (medici = psicologici) spazi ALCUNE COMPONENTI DELLA PSICOLOGIA CLINICA Psicodiagnostica Psicoterapia psicopatologia psicosomatica PSICOPATOLOGIA La capacità di effettuare una VALUTAZIONE del funzionamento del paziente (diagnosi funzionale) è il requisito professionale che definisce il compito dello psicologo clinico. DALLA NORMALITA’ ALLA PATOLOGIA: L’OTTICA BIO-PSICO-SOCIALE (Engel 1977) Dal funzionamento “sano” dell’individuo • Temperamento • Fattori cognitivi • Fattori emotivi • Fattori sociali • Personalità a quello patologico • Disturbi della personalità • Disturbi psichiatrici • Life-events AMBIENTE TEMPERAMENTO SVILUPPO PARENTING/ ATTACCAMENTO GENETICA AMBIENTE SFAVOREVOLE TEMPERAMENTO “DIFFICILE” PSICOPATOLOGIA ATTACCAMENTO “INSICURO” PARENTING “DISFUNZIONALE” “PREDISPOSIZIONE” GENETICA QUAL E’ L’EZIOPATOGENESI DEI DISTURBI MENTALI? • OTTICA DELLA COMPLESSITA’ • MULTIFATTORIALITA’ • DIVERSE TRAIETTORIE EVOLUTIVE •NO AL RIDUZIONISMO SCIENTIFICO ESPERIENZE AMBIENTALI SIA POSITIVE CHE NEGATIVE POSSONO MODIFICARE SIA LA STRUTTURA CHE LE FUNZIONI CEREBRALI (Sapolsky 1992; Eisenberg 1995; Hann et al., 1998; Kandel 1999), CON INDELEBILI CONSEGUENZE A LIVELLO MICROSTRUTTURALE, BIOCHIMICO E COMPORTAMENTALE. TRAUMI PRECOCI POSSONO CAUSARE ALTERAZIONI CEREBRALI PERMANENTI E INFLUIRE SUI MECCANISMI REGOLATORI DI BASE DELLLE EMOZIONI (Gabbard 2006) • diminuite dimensioni dell’ippocampo (Schmahl et al., 2006) • alterazioni della lateralizzazione emisferica (Schiffer et al., 1995) • sensibilizzazione dell’asse ipotalamopituitario-surrenalico con conseguente iperreattività fisiologica, e regolazione emotiva ipervigilante e ansiosa NASCITA della PSICOPATOLOGIA • CORREDO BIOLOGICO E GENETICO • SNC (evoluzione e funzioni) • CONTESTO ESPERIENZA • VULNERABILITA’ <-- stress • Per Vulnerabilità si intende una condizione stabile, ma non immutabile, endogena all’individuo e latente (quando si esplicita siamo nella psicopatologia). PSICOSOMATICA • “UMBRELLA WORD” • WARNING (1): “Il SUO è UN PROBLEMA PSICOSOMATICO” • WARNING (2): OGNI PATOLOGIA ORGANICA HA RISVOLTI PSICOLOGICI PSICOSOMATICA • DAL CONFLITTO PSICOLOGICO AL SINTOMO FISICO • CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DI PATOLOGIE ORGANICHE • LIMITI DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE • VANTAGGIO SECONDARIO CINQUE PRINCIPI PER UN’INTEGRAZIONE TRA MENTE E CORPO 1. TUTTI I PROCESSI MENTALI, ANCHE I PIU’ COMPLESSI, DERIVANO DA ATTIVITA’ CEREBRALI. 2. I GENI E I DERIVATI PROTEICI DA LORO PRODOTTI SONO DETERMINANTI IMPORTANTI DELLO SVILUPPO E DEL FUNZIONAMENTO DEI NEURONI E DELLE LORO INTERCONNESSIONI. 3. IL COMPORTAMENTO PUO’ MODIFICARE L’ESPRESSIONE DEI GENI. I GENI ALTERATI DA SOLI NON SPIEGANO LE VARIANTI DI UNA DETERMINATA MALATTIA MENTALE E I FATTORI SOCIALI ED EVOLUTIVI CONTRIBUISCONO IN MODO ALTRETTANTO IMPORTANTE. L’APPRENDIMENTO, COMPRESO QUELLO DI COMPORTAMENTO QUELLO DI UN COMPORTAMENTO DISFUNZIONALE O PATOLOGICO, PRODUCE QUINDI ALTERAZIONI NELL’ESPRESSIONE GENETICA. 4. LE ALTERAZIONI NELL’ESPRESSIONE GENETICA INDOTTE DALL’APPRENDIMENTO POSSONO PORTARE A MODIFICAZIONI DELLE CONNESSIONI NEURONALI. TALI CAMBIAMENTI NON SOLO CONTRIBUISCONO ALLA BASE BIOLOGICA DELL’INDIVIDUALITA’, MA SONO PRESUMIBILMENTE RESPONSABILI DELLA PRODUZIONE E DEL MANTENIMENTO DELLE ANORMALITA’ COMPORTAMENTALI INDOTTE DA ESPERIENZE SOCIALI. 5. GLI INTERVENTI TERAPEUTICI NON BIOLOGICI (COME LA PSICOTERAPIA E IL COUNSELING) VEROSIMILMENTE AGISCONO ATTRAVERSO L’APPRENDIMENTO PRODUCENDO MODIFICAZIONI NELL’ESPRESSIONE GENETICA ALTERANDO LA FORZA DELLE CONNESSIONI SINAPTICHE E PRODUCENDO CAMBIAMENTI STRUTTURALI CHE MODIFICANO I PATTERN ANATOMICI DI INETRCONNESSIONE TRA NEURONI. “DOES REJECTION HURT? AN fMRI STUDY OF SOCIAL EXCLUSION” Eisenberger et al., 2003 “PSYCHOLOGICAL” PAIN ACTIVATE THE SAME CEREBRAL AREAS THAN “ PHYSICAL” ONE DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI E DISTURBI CORRELATI (DSM-V) • NUOVA CATEGORIA DIAGNOSTICA • Aspetto comune: preponderante attenzione su preoccupazioni somatiche nei pazienti e richiesta di cure a medici e non a centri per la salute mentale. • nel DSM-IV si dava eccessiva attenzione al fatto che i sintomi non erano spiegabili in termini medici, inviando al paziente il messaggio che i suoi sintomi non erano reali e amplificando il dualismo mente-corpo. •Si dà importanza al fatto che a determinati sintomi somatici si associano comportamenti e vissuti fonte di disabilità per il paziente. QUALI SONO? • DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI • DISTURBO DA ANSIA DI MALATTIA • DISTURBO DI CONVERSIONE (DISTURBO DA SINTOMI NEUROLOGICI FUNZIONALI) • FATTORI PSICOLOGICI CHE INFLUENZANO CONDIZIONI MEDICHE • DISTURBO FITTIZIO (PROVOCATO A SE’, PROVOCATO AD ALTRI) • DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI E DISTURBI CORRELATI CON ALTRA SPECIFICAZIONE • DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI E DISTURBI CORRELATI SENZA SPECIFICAZIONE DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI • A. Uno o più sintomi somatici che procurano disagio o portano ad alterazioni significative della vita quotidiana. • B. Pensieri, sentimenti o comportamenti eccessivi correlati ai sintomi somatici o associati a preoccupazioni relative alla salute, come indicato da almeno uno dei seguenti criteri: – 1. Pensieri sproporzionati e persistenti circa la gravità dei propri sintomi. – 2. Livello costantemente elevato di ansia per la salute o per i sintomi. – 3. Tempo ed energie eccessivi dedicati a questi sintomi o a preoccupazioni riguardanti la salute. • C. Sebbene possa non essere continuativamente presente alcuno dei sintomi, la condizione di essere sintomatici è persistente (più di sei mesi) DISTURBO DA ANSIA DI MALATTIA • A. Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. • B. I sintomi somatici non sono presenti, o, se presenti, sono solo di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata. • C. E’ presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute. • D. L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute o presenta un evitamento disadattativo. • E. La preoccupazione per la malattia e’ presente da almeno 6 mesi, ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo. • F. La preoccupazione per la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale, come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il DAG, il disturbo di dismorfismo corporei, il DOC, o il disturbo delirante di tipo somatico. DISTURBO DI CONVERSIONE A. Uno o più sintomi di alterazione della funzione motoria volontaria o sensoriale. B. I risultati clinici forniscono le prove dell’incompatibilita’ tra il sintomo e le condizioni neurologiche o mediche conosciute. C. Il sintomo o il deficit non sono meglio spiegati da altro disturbo medico o mentale. D. Il sintomo o il deficit causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, oppure richiedono una valutazione medica. FATTORI PSICOLOGICI CHE INFLUENZANO ALTRE CONDIZIONI MEDICHE A. E’ presente un sintomo o una condizione medica (diversa da un disturbo mentale). B. Fattori psicologici o comportamentali influenzano negativamente la condizione medica in uno dei seguenti modi: 1. I fattori hanno influenzato il decorso della condizione medica, come dimostrato da una stretta relazione temporale tra i fattori psicologici e l’insorgenza, o l’aggravamento, della condizione medica, o la sua ritardata guarigione. 2. I fattori interferiscono con il trattamento della condizione medica (es.scarsa compliance). 3. I fattori costituiscono ulteriori rischi accertati per la salute dell’individuo. 4. I fattori influenzano la fisiopatologia sottostante, scatenando o aggravando i sintomi, o sollecitando attenzione medica. C. I fattori psicologici e comportamentali del Criterio B non sono meglio spoiegati da un altro disturbo mentale (es. disturbo panico, disturbo depressivo maggiore, DPTS) DISTURBO FITTIZIO • PROVOCATO A SE’ • A. Falsificazione di segni o sintomi fisici o psicologici, o autoinduzione di un infortunio o di una malattia, associato ad un inganno accertato. • B. L’individuo presenta se stesso agli altri come malato, menomato o ferito. • C. Il comportamento ingannevole è palese anche in assenza di evidenti vantaggi esterni. • D. Il comportamento non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale, come il disturbo delirante o un altro disturbo psicotico. DISTURBO FITTIZIO • PROVOCATO AD ALTRI • A. Falsificazione di segni o sintomi fisici o psicologici, o induzione di un infortunio o di una malattia in un altro individuo, associato ad un inganno accertato. • B. L’individuo presenta un’altra persona (vittima) agli altri come malata, menomata o ferita. • C. Il comportamento ingannevole è palese anche in assenza di evidenti vantaggi esterni. • D. Il comportamento non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale, come il disturbo delirante o un altro disturbo psicotico. QUANDO IL CORPO SI AMMALA: LE RISPOSTE PSICHICHE • Grande varietà di risposte quando il corpo si ammala Risposte adattative o non adattative • Meccanismi di difesa • Coping • Locus of control • Self-efficacy • Illness behavior RISPOSTE ADATTATIVE • Permettono di fronteggiare l’angoscia, permettono una buona compliance e cura. RISPOSTE non ADATTATIVE • Ostacolano l’adattamento alla malattia e alla cura. I PRINCIPALI MECCANISMI DI DIFESA • Proiezione: attribuisce ad un’altra persona, in maniera non realistica, una propria tendenza biasimevole anziché riconoscerla come propria; • Identificazione: assumere e far propri i ruoli, valori e atteggiamenti di persone e/o di gruppi, reagendo alle vicende di questi come se fossero proprie; • Spostamento: repressione temporanea e priva di successo di impulsi inaccettabili. Lo spostamento generalmente avviene in direzione di un oggetto inadeguato; I PRINCIPALI MECCANISMI DI DIFESA • Rimozione (o repressione): inibisce totalmente sentimenti o idee. Il materiale represso si rivela solo in forma simbolica, ad esempio, nei sogni; • Fissazione: persistenza di modelli comportamentali acquisiti ma inadeguati rispetto alla fase di sviluppo attuale; • Regressione: ricorso ad un comportamento inadeguato all’età per evitare responsabilità o richieste da parte degli altri e rendere possibile un atteggiamento di autoindulgenza; • Dissociazione: separa le idee emotivamente legate tra loro o scinde certe idee dall’emozione loro adeguata; I PRINCIPALI MECCANISMI DI DIFESA • Razionalizzazione: offre una spiegazione apparentemente plausibile di un certo comportamento allo scopo di nascondere la natura dell’impulso sottostante; • Negazione: rifiuto di affrontare pensieri o sentimenti dolorosi; • Formazione reattiva: sviluppo di un comportamento opposto a quello che è inibito; • Sublimazione: sostituzione di obiettivi socialmente riprovevoli con scopi ed attività socialmente utili e/o accettate. COPING • L’insieme dei comportamenti per affrontare situazioni difficili o insolite (Lazarus 1966) LOCUS OF CONTROL THE BELIEFS ON THE DEGREE TO WHICH AN INDIVIDUAL PERCEIVES THAT AN EVENT IS (OR NOT) UNDER HIS CONTROL. Completely internal LOC “my headache is completely under my control” Completely external LOC “my headache is completely out of my control” “INTERNAL” LOCUS OF CONTROL STUDIES ON CHRONIC PAIN MORE PAIN TOLERABILITY (SKEVINGTON, 1983) NO PAIN OR LOWER PAIN SEVERITY THAN INDIVIDUALS WITH EXTERNAL LOC (STERNBACK, 1986) MORE ACTIVE BEHAVIOR IN PAIN SITUATIONS (DE BENEDITTIS, LORENZETTI, 1996) “EXTERNAL” LOCUS OF CONTROL STUDIES ON CHRONIC PAIN MORE DEPRESSION (RUDY ET AL.,1988) COGNITIVE STRATEGIES: - THE LOC IS TO “POWERFUL ENTITIES” OR TO THE “FATE” : PRAYING AND HOPING. (DE BENEDITTIS, LORENZETTI, 1996) SELF-EFFICACY IT REFERS TO AN INDIVIDUAL’S BELIEFS THAT HE/SHE CAN SUCCESSFULLY ENGAGE TO PRODUCE A DESIRED OUTCOME (BANDURA 1987-1997) ILLNESS BEHAVIOR • E’ IL MODO IN CUI I SINTOMI SONO VALUTATI E PERCEPITI DAL PAZIENTE (Mechanic 1962) e comprende l’insieme dei comportamenti che un individuo manifesta, e il modo in cui i sintomi vengono percepiti e valutati dal paziente. L’ALESSITIMIA DIFFICOLTÀ DI DISCRIMINAZIONE TRA UN’EMOZIONE E UN’ALTRA,CON DIFFICOLTÀ NEL DISTINGUERE STATI SOMATICI DALLE EMOZIONI; DIFFICOLTÀ NEL COMUNICARE LE PROPRIE EMOZIONI AD ALTRI; RESTRITTIVITÀ DEI PROCESSI IMMAGINATIVI,CON ASSENTE O SCARSA FACOLTÀ IMMAGINATIVA; STILE COGNITIVO ORIENTATO ALL’ESTERNO. L’ALESSITIMIA PRIMARIA SECONDARIA Stile cognitivo legato alla storia del singolo individuo, tratto stabile di personalità. Meccanismo difensivo (adattamento alla malattia). Reduced Activation of Posterior Cingulate Cortex During Imagery in Subjects with High Degrees of Alexithymia: A Functional Magnetic Resonance Imaging Study Tomoyuki Mantani, Yasumasa Okamoto, Naoko Shirao, Go Okada, and Shigeto Yamawaki BIOL PSYCHIATRY 2005;57:982–990 987 The region significantly less activated in the high degree of alexithymia group compared with the low degree of alexithymia group. PSICODIAGNOSTICA • Il colloquio clinico; • I test psicodiagnostici • L’osservazione LA PSICOTERAPIA - Trattamento di disturbi psiclogici di diversa severità (dal modesto disadattamento all'alienazione profonda) che: • compromettono il benessere psicosociale di una persona • possono manifestarsi sotto forma di sindromi specifiche (nevrosi, psicosi, disturbi di personalità, ecc.) - Utilizza strumenti setting e strumenti differenti a seconda dell‘orientamento teorico (Psicoanalisi, Terapia cognitivocomportamentale, Psicoterapia umanistico-esistenziale, Transazionale, …). - Individuale, di coppia, familiare, di gruppo. - Elementi comuni, trasversali alle diverse scuole. Chiamo lo psicologo quando… 1. 2. 3. 4. 5. La malattia che impone perdita, lutto, modificazioni dell’identità (condizione non sempre necessaria e sicuramente non sufficiente) La risposta alla malattia che esce da un range comprensibile di “normalità” (“reazioni normali a situazioni anormali”) La risposta psicologica alle proposte mediche marcatamente non compliante Una marcata difficoltà gestionale o risposta relazionale nell’equipe Un percepibile isolamento sociale Chiamo lo psicologo quando… Pazienti con patologia psicologica/psichiatrica pregressa Pazienti con esordio di una patologia psicologica/psichiatrica in una storia di vita “normale”, slatentizzata dalla condizione organica Pazienti con una risposta disadattiva alla malattia Ricorda: ampio range di risposte emotive normali a diagnosi “difficile” Così le ha descritte E. Kuebler-Ross: RIFIUTO E ISOLAMENTO RABBIA PATTEGGIAMENTO DEPRESSIONE ACCETTAZIONE …e conseguenti emozioni dell’operatore! Disturbi dell’adattamento (F 43) Caratteristiche diagnostiche • La caratteristica fondamentale di un Disturbo dell'Adattamento è lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali clinicamente significativi in risposta ad uno o più fattori psicosociali stressanti identificabili. I sintomi devono svilupparsi entro 3 mesi dall'esordio del fattore o dei fattori stressanti (Criterio A). La rilevanza clinica della reazione è indicata dal notevole disagio, che va al di là di quello prevedibile in base alla natura del fattore stressante, o da una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo (scolastico) (Criterio B). Questa categoria non dovrebbe essere usata se l'anomalia soddisfa i criteri per un altro disturbo specifico in Asse I (per es., un Disturbo d'Ansia o un Disturbo dell'Umore specifico), o se costituisce solo un'esacerbazione di un preesistente disturbo in Asse I o II (Criterio C). Comunque, un Disturbo dell'Adattamento può essere diagnosticato in presenza di un altro disturbo in Asse I o II se quest'ultimo non spiega il tipo di sintomi che si sono manifestati in risposta al fattore stressante. La diagnosi di Disturbo dell'Adattamento non è corretta neppure quando i sintomi corrispondono al Lutto (Criterio D). Per definizione, un Disturbo dell'Adattamento deve risolversi entro 6 mesi dalla cessazione del fattore stressante (o delle sue conseguenze) (Criterio E). Comunque, i sintomi possono persistere per un periodo prolungato (cioè, più di 6 mesi) se si manifestano in risposta ad un fattore stressante cronico (per es., una condizione medica generale cronica e invalidante) o ad un fattore stressante che ha conseguenze durature (per es., le difficoltà finanziarie ed emotive che derivano da un divorzio). Disturbi dell’adattamento (F 43) Caratteristiche diagnostiche • Il fattore stressante può essere costituito da un singolo evento (per es., fine di una relazione sentimentale), oppure possono esservi fattori stressanti multipli (per es., notevoli difficoltà negli affari e problemi coniugali). I fattori stressanti possono essere ricorrenti (per es., associati con crisi economiche legate a oscillazioni stagionali degli affari) o continui (per es., il vivere in una zona ad alta criminalità). I fattori stressanti possono interessare un singolo individuo, un'intera famiglia, oppure un gruppo più ampio o la comunità (per es., in un disastro naturale). Alcuni fattori stressanti possono essere associati ad eventi specifici dello sviluppo (per es., andare a scuola, lasciare la casa dei genitori, sposarsi, diventare genitore, mancare obiettivi professionali, andare in pensione). Disturbi dell’adattamento (F 43) Sottotipi e specificazioni I Disturbi dell'Adattamento vengono classificati in base al sottotipo che meglio definisce i sintomi predominanti: • F43.20 Con Umore Depresso [309.0] Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite da sintomi come umore depresso, facilità al pianto, o sentimenti di perdita di speranza. • F43.28 Con Ansia [309.24] Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite da sintomi come irritabilità, preoccupazione, o irrequietezza, oppure, nei bambini, timori di essere separati dalle figure a cui sono principalmente attaccati. • F43.22 Con Ansia e Umore Depresso Misti [309.28] Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando la manifestazione predominante è una combinazione di depressione e di ansia. • F43.24 Con Alterazione della Condotta [309.3] Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando la manifestazione predominante è un'alterazione della condotta in cui si verifica una violazione dei diritti degli altri o delle norme o regole della società appropriate per l'età adulta (per es., assenze ingiustificate da scuola, vandalismo, guida spericolata, risse, inadempienza verso le responsabilità legali). Disturbi dell’adattamento (F 43) Sottotipi e specificazioni • F43.25 Con Alterazione Mista dell'Emotività e della Condotta [309.4] Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni predominanti sono sia sintomi emotivi (per es., depressione, ansia) che un'anomalia della condotta (vedi il sottotipo precedente). • F43.9 Non Specificato [309.9] Questo sottotipo dovrebbe essere usato per le reazioni maladattive (per es., lamentele fisiche, ritiro sociale, o inibizione sul lavoro o a scuola) a fattori psicosociali stressanti che non sono classificabili come uno dei sottotipi specifici di Disturbo dell'Adattamento. La durata dei sintomi di un Disturbo dell'Adattamento può essere indicata scegliendo una delle seguenti specificazioni: • • Acuto Questa specificazione può essere usata per indicare il persistere dei sintomi per meno di 6 mesi. Cronico Questa specificazione può essere usata per indicare il persistere dei sintomi per 6 mesi o più. Per definizione, i sintomi non possono persistere per più di 6 mesi dopo la cessazione del fattore stressante o delle sue conseguenze. La specificazione Cronico quindi è adatta quando la durata dell'alterazione è maggiore di 6 mesi in risposta ad un fattore stressante cronico o ad un fattore stressante che ha conseguenze protratte. Chiamo lo psicologo con che obiettivo Valutativo: Problema cognitivo Meccanismo difensivo Struttura di personalità Presa in carico: Supporto Psicoeducazione Risoluzione della crisi Psicoterapia Quali modalità con quali obiettivi ? Supportivo Psicoeducativo Obiettivo E’ orientata a sostenere le risorse adattive del paziente; contenere le risposte emotive E’ orientata a stimolare e sostenere gli strumenti psicoemotivi del paziente nella gestione della malattia/trattamento Intervento sulla crisi E’ orientata a favorire la comprensione intellettuale degli elementi che determinano la crisi, l’espressione dei sentimenti e un migliore controllo Psicoterapia E’ orientata alla ri-costruzione della storia di vita del paziente integrando l’evento-malattia e le conseguenze Note Prevalentemente emotivocounseling Prevalentemente cognitivo-counseling Centralità del focus emozionale; Terapia limitata nel tempo focalizzata su obiettivi specifici/acuti concordati con il pz Elaborazione emotiva profonda e ancoraggio costante alla storia di vita e alla malattia: risponde all’esigenza del soggetto di continuare a scrivere la “stessa” storia Livello crescente di cambiamento/coinvolgimento del paziente > risorse Tipo di intervento Quali modalità con quali obiettivi ? • L’intervento supportivo e quello psicoeducativo possono costituir fasi o sottofasi degli interventi a coinvolgimento maggiore • L’intervento psicoeducativo e l’intervento sulla crisi condividono le modalità tecniche ma hanno un focus diverso: cronico vs acuto • L’intervento sulla crisi e la psicoterapia sono mutualmente esclusivi in quanto hanno obiettivi diversi e un coinvolgimento diverso che deve essere negoziato con il paziente Intervento di tipo supportivo Intervento di tipo psicoeducativo Intervento sulla crisi psicoterapia Processi di presa in carico I protocolli di consulenza ospedaliera per pazienti organici Flow chart Identificazione da parte dell’operatore sanitario della necessità di una consulenza psicologica Informazione del paziente Richiesta scritta al Servizio di Psicologia con indicazione de: 1. 2. 3. Nome, cognome, età dell’ammalato; Patologia del malato e fase clinica; Regime del malato in ospedale (day hospital o ricovero); 4. Ragioni della richiesta Difficoltà relazionali nell’equipe Difficoltà emotive Difficoltà familiari-sociali Sospetto di un disturbo psichico Altro 5. Indicazione del richiedente e del curante, ove non coincidano. Consulenza [Eventuale secondo incontro] Immagine della storia di vita del paziente Approfondimento diagnostico diverso dalla consulenza Presa in carico del pz LA CONSULENZA: IL SETTING • DOVE? • In reparto • Nelle sale visita dell’ospedale (Day Hospital, ambulatorio…) • Ambulatori Servizio di Psicologia • QUANTO TEMPO? La durata della consulenza non è definita a priori ma non deve in ogni modo entrare in conflitto con i normali tempi del reparto e con la ragionevole capacità del malato di sostenere un colloquio impegnativo. È ragionevole considerare una consulenza della durata media di 40’-45’. LA CONSULENZA: MODALITA’ • • • • • La consulenza si propone come procedura caratterizzata da una modalità narrativa di gestione del colloquio in cui viene lasciato ampio spazio alla libera espressione del malato e alle sue modalità di ri-costruzione della propria storia e in cui il terapeuta si rende disponibile a favorire nel paziente questa ri-costruzione, oltre che attingere dalla storia del malato le informazioni utili a valutarne le risorse. FASI: PRESENTAZIONE: il terapeuta, se possibile accompagnato dal curante, si presenta come persona e come ruolo al malato, discute con lui la richiesta di consulenza psicologica e negozia con lui il luogo e l’orario più consoni per effettuare la consulenza APERTURA: Il terapeuta si assicura della privacy e del comfort del setting per il paziente, si introduce il racconto della storia del paziente FASE NARRATIVA: viene privilegiato il libero fluire della storia del paziente, facilitato dal terapeuta in modo non direttivo “AFFONDI”: durante la fase narrativa il terapeuta dovrebbe esplorare le risorse del paziente utilizzando tecniche di confrontazione e interpretazione CHIUSURA: il terapeuta dovrebbe sintetizzare la consultazione sottolineando i punti di forza e le risorse emersi e negoziando la possibilità di un lavoro comune sui punti di debolezza. GLI OBIETTIVI DIAGNOSI DI MALATTIA MEDICINA DISEASE CENTRED IMPOSTAZIONE DEL TRATTAMENTO TERAPEUTICO Cattedra di Psicologia Medica – Università di Milano SEMPLICITA’ l'evento malattia è analizzato attraverso la sua scomposizione in elementi minimi che lo costituiscono e lo esauriscono; l’approccio biologico consente la riduzione di un fenomeno complesso qua’è la malattia ad un rapporto semplificato di causa (biologica) - effetto (patologico) PREDITTIVITA’ la malattia è l'effetto di una causa biologicamente identificabile che si ripresenta in soggetti diversi: la costanza dei rapporti di causa-effetto consente al medico non solo di diagnosticare malattie ma di indicarne la prognosi CHIAREZZA DEL METODO CLINICO sono indicati non solo i grandi obiettivi della medicina (identificare le patologie e trattarle) ma soprattutto sono esplicitati in modo preciso gli obiettivi che il medico nella consultazione deve raggiungere e i passi che deve effettuare per raggiungerli VERIFICABILITA’ 1 l'approccio anatomo-patologico garantisce la possibilità di verificare la diagnosi clinica VERIFICABILITA’ 2 la chiara e semplice identificazione dell’oggetto di pertinenza della medicina consente la verifica di ipotesi attraverso il disegno sperimentale INSEGNABILITA’ il metodo clinico - come testimoniano le università - è oggetto di insegnamento e di apprendimento GLI OBIETTIVI DIAGNOSI DI MALATTIA MEDICINA PATIENT CENTRED CONFRONTO CON IL VISSUTO DEL PAZIENTE (L’agenda del paziente) IMPOSTAZIONE DEL TRATTAMENTO TERAPEUTICO L’AGENDA DEL PAZIENTE AGENDA DEL PAZIENTE TUTTO CIO’ (pensieri, emozioni, esperienze, etc…) CHE IL PAZIENTE PORTA CON SE’ NELLA VISITA CHE NON SONO SINTOMI / MALATTIA / TERAPIA (= DISEASE) MA SONO CON ESSI COLLEGATI LE IDEE E LE INTERPRETAZIONI DELL’AGENDA SI RIFERISCONO ALLE SPIEGAZIONI ED ALL’ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO CHE IL PAZIENTE FORMULA RISPETTO AL DISEASE SONO PRESENTI IN TUTTI I PAZIENTI, MA SPECIFICI PER CIASCUN PAZIENTE E’ UN’AREA COGNITIVA “RETROSPETTIVA” (“mi spiego quello che mi è successo…”) I SENTIMENTI NELL’AGENDA DEL PAZIENTE SONO LE RISPOSTE EMOTIVE CHE IL PAZIENTE MANIFESTA VERSO IL DISEASE POSSONO ESSERE MOLTEPLICI E COMPRESENTI TUTTI I PAZIENTI HANNO UNA RISPOSTA EMOTIVA MA CIASCUNO CON I PROPRI CONTENUTI SPECIFICI (es. paura per gli effetti collaterali dei farmaci; rabbia perché si è malati, etc…) SONO ANTICIPAZIONI CHE IL PAZIENTE ESPRIME RISPETTO ALLA VISITA O ALL’OPERATORE SANITARIO SI RIFERISCONO AD EVENTI CHE IL PAZIENTE IMMAGINA CHE ACCADRANNO – MA CHE NON NECESSARIAMENTE VUOLE (“mi aumenterà la dose della pastiglia”) – OPPURE CHE VORREBBE CHE ACCADESSERO (“spero mi tolga la pastiglia perché mi fa ingrassare”) TUTTI I PAZIENTI HANNO ASPETTATIVE/DESIDERI MA ESSI SONO SPECIFICI PER CIASCUN PAZIENTE ASPETTATIVE E DESIDERI VANNO INDAGATI E COMPRESI, MA NON NECESSARIAMENTE REALIZZATI (semmai negoziati) FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE IN UNA CONSULTAZIONE CLINICA • RACCOGLIERE INFORMAZIONI DAL MALATO • DARE INFORMAZIONI AL MALATO EDUCARE – NEGOZIARE • COSTRUIRE UNA RELAZIONE IL PROCESSO COMUNICATIVO-RELAZIONALE 1. 4. Raccogliere informazioni Controllare l’altrui comprensione 3. 2. Controllare la propria comprensione Dare informazioni Costruire una relazione 1. RACCOGLIERE INFORMAZIONI DAL MALATO: SUL DISEASE E SULL’AGENDA • CAPACITA’ DI CHIEDERE • domande chiusa • domande aperte • tecnica di eco • CAPACITA’ DI ASCOLTARE • silenzio • tecniche di continuazione 2. CONTROLLARE LA PROPRIA COMPRENSIONE (checking skills: la comprensione di quanto il paziente ha detto) • PARAFRASI • BREVI RICAPITOLAZIONI AGENDA DISEASE “mi ha parlato di un dolore in alto a destra, vicino al dente del giudizio” “se capisco bene ritiene sia collegato allo stress” “mi sta dicendo che le secca molto saltare così tante ore di lavoro” “immagino che si sia spaventato quando è comparso il dolore” 3. DARE INFORMAZIONI – EDUCARE NEGOZIARE IL PROCESSO TERAPEUTICO • FOCUSING • CATEGORIZZAZIONI • SINTESI Cattedra di Psicologia Medica – Università di Milano 4. CONTROLLARE L’ALTRUI COMPRENSIONE (la comprensione del paziente rispetto a quanto è stato detto dal medico) • TECNICHE DI FEEDBACK • DOMANDE CHIUSE Quanti anni ha? Che lavoro fa? Dove è localizzato il dolore? E’ preoccupato? Quanti interventi ha fatto in passato? • DOMANDE APERTE Mi descriva meglio i suoi sintomi… Come mai ha pensato che sia necessario tutto questo tempo? In che modo sta assumendo adesso il farmaco? E lei come ha reagito quando le hanno detto dell’intervento? • TECNICA DI ECO Paziente “… non sapevo come comportarmi ero… ero paralizzato dal dolore, ero così…preoccupato…” Medico “…preoccupato?” Paziente “… si sentono cose, alla tv, e poi con la storia del mio vicino, e così quando ho visto che il sanguinamento non passava mi sono spaventato, sembrerà assurdo…” Medico “…il suo vicino?” • PARAFRASI Se capisco bene ha associato il dolore alla giornata stressante… Dunque ha avuto infiammazioni gengivali frequenti… Mi ha parlato anche di una certa preoccupazione… • BREVI RICAPITOLAZIONI Allora mi ha detto di un bruxismo che si risolve con l’uso del bite, però lei è molto preoccupata che nasconda qualcosa di più serio… Quindi lei pensa che il mal di testa e il mal di denti siano dovuti allo stress della giornata intensa per cui ritiene inutile fare queste lastre perché parte per le ferie, dove sarà tranquilla… FOCUSING Questo è un punto importante… Ascolti Signora Gadda… • CATEGORIZZAZIONI Adesso vorrei spiegarle cosa fa peggiorare la sua malattia… Bene, adesso parleremo di come assumere la terapia… • SINTESI Abbiamo detto, allora: prima una serie di accertamenti diagnostici, e intanto mantenere questa terapia che già assume, poi ci rivediamo il 13 maggio In pratica si tratta di un antidolorifico, per un mese, ogni sera, a stomaco pieno, per una settimana dall’intervento. • FEEDBACK Avrà forse delle domande, dei punti su cui non sono stato chiaro… Cosa ne pensa di tutto questo? Come “ci sta” questo programma nella sua vita dei prossimi giorni? Vuole provare lei a fare la pulizia? Per un approfondimento dei temi relativi alle figure su “Medicina disease centred”, “Medicina patient centred”, “Agenda del Paziente” e “Tecniche di comunicazione” si suggerisce di consultare Moja EA, Vegni E “La visita medica centrata sul paziente”, Ed. Cortina 2000. PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO BAMBINI E SALUTE Bombi AS, Cannoni E. Il Mulino Una definizione di sviluppo • Lo sviluppo è un processo che dura tutta la vita • E’ multidimensionale e multidirezionale. • E’ caratterizzato dalla plasticità • Comprende conquiste e perdite • Lo sviluppo è il risultato dell’interazione tra l’individuo e l’ambiente 1. Morte del coniuge 23. I figli lasciano casa 2. Divorzio 24. Problemi con la legge 3. Separazione dal coniuge 25. Eccezionale successo personale 4. Prigionia 26. Cambio lavoro del coniuge 5. Morte membro fam. ristretta 27. Inizio/fine della scuola 6. Ferimento o malattia 28. Cambiamento condizioni di vita 7. Matrimonio 29. Revisione abitudini personali 8. Licenziamento 30. Problemi con il capo 9. Riconciliazione coniugale 31. Cambio orario lavorativo 10. Pensionamento 32. Cambio di residenza 11.Stato salute di un fam. 33. Cambio scuola 12. Gravidanza 34. Cambio attività tempo libero 13. Difficoltà sessuali 35. Cambio attività religiose 14. Acquisizione membri fam. 36. Cambio attività sociali 15. Riorganizzazione azienda 37. Ipoteca/prestito entità moderata 16. Cambiamenti economici 38. Cambio abitudini sonno 17. Morte amico intimo 39. Cambio numero componenti fam 18. Cambio lavoro 40. Cambio abitudini alimentari 19. Liti con il coniuge 41. Vacanza 20. Rimborso prestito 42. Natale 21. Preclusione dal diritto di riscatto 43. Violazioni non gravi della legge 22. Modifica responsabilità sul lavoro Tabella Eventi Stressanti (fonte Holmes e Rahe) Il ruolo della Psicologia dell’ Età Evolutiva Produzione di modelli di sviluppo dell’individuo che tengano conto dell’interazione uomoambiente tramite: Studio della maturazione biologica Osservazione del comportamento umano Il ruolo della Psicologia dell’ Età Evolutiva • Modelli sullo sviluppo del bambino: Sigmund Freud-John Bowlby e l’attaccamento Jean Piaget Jean Piaget • Lo sviluppo non è un processo innato, ma nasce dall’interazione tra individuo e ambiente: la mente è come un organismo vivente che in rapporto col proprio ambiente si accresce. • Fattori generali dello sviluppo sono: • • • • Maturazione del sistema nervoso Apprendimento attraverso esperienza diretta Interazione sociale Integrazione adattiva attraverso cui il bambino autoregola il proprio sviluppo Stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget Stadio Età Descrizione 0-2 anni A 2 anni “comprende” il mondo in base a ciò che può fare con gli oggetti e con le informazioni sensoriali Preoperatorio 2-7 anni Si rappresenta mentalmente gli oggetti e comincia a comprendere la loro classificazione in gruppi Operatorio concreto 7-11/12 anni La capacità logica progredisce grazie allo sviluppo di nuove operazioni mentali (addizione, sottrazione, ecc.) Operatorio formale Dai 12 anni È capace di organizzare le informazioni in modo sistematico e pensa in termini ipotetico-deduttivi Sensomotorio LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO • Nel 1950L’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) si rivolse a Bowlby, conosciuto per i suoi interessi e per gli articoli pubblicati,per affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria famiglia. Il rapporto, redatto nel 1951con il titolo “Maternal Care and Mental Health”, era imperniato su due concetti: quello dell’insufficienza di cure materne e quello di mancanza di cure materne • L’articolo per l’OMS aveva le sue fondamenta sulla privazione e la carenza totale di cure materne: Bowlby dimostra che, se un bambino vive questo tipo di esperienza, la sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimane segnata anche nell’età adulta; uno sviluppo appropriato dell’Io si verifica solo se i legami relazionali si caratterizzano con soddisfacimento, stabilità e durevolezza, poiché lo sviluppo dell'Io è funzionalmente legato alla natura delle prime relazioni significative del bambino. • A favore della teoria di Bowlby c’è: (etologia) Il fatto che anche molti piccoli che già subito dopo la nascita sono in grado di nutrirsi da sé seguono le loro madri. Bowlby osservando il comportamento delle piccole oche notò in loro dei segni d’angoscia quando venivano separate dalla madre Studi sulle scimmie antrofomorfe diretti da Harry Harlow che hanno messo in evidenza la tendenza a cercare il contatto con un oggetto morbido piuttosto che con quello che fornisce il cibo. Quindi esiste un sistema comportamentale, indipendente da quelli del sesso e dell’alimentazione, rivolto al mantenimento della vicinanza che è all’origine dei legami affettivi e delle intense emozioni che accompagnano le loro vicissitudini. La capacità di stringere legami emotivi intimi con altri è considerata una delle caratteristiche principali di un funzionamento efficace della personalità e della salute mentale. La teoria dell’attaccamento L’attaccamento è definito come un legame emotivo duraturo con un certo individuo. L’attaccamento è: selettivo verso persone specifiche è persistente e non transitorio implica la ricerca di vicinanza fisica con la figura di attaccamento fornisce benessere e sicurezza produce ansia da separazione quando la vicinanza non possibile 93 Lo sviluppo dell’attaccamento 0-3 mesi: – Il bambino si orienta verso qualunque persona e produce i segnali di cui e’ dotato quali il pianto, il sorriso, le vocalizzazioni allo scopo di indurre l’avvicinamento, la prossimità e il contatto di qualunque essere umano, senza distinzione; – Si tratta di comportamenti che hanno la funzione biologica di assicurare benessere, sicurezza e protezione poiché rappresentano dei richiami che soddisfano il bisogno di cure e di vicinanza; – Successivamente, il bambino comincia a riconoscere non solo sulla base di indizi olfattivi, ma anche visivamente, le persone che si occupano di lui. Lo sviluppo dell’attaccamento 3-8 mesi: • • Persiste un atteggiamento amichevole verso tutte le persone Il bambino comincia a distinguere coloro che si prendono cura di lui da tutti gli altri (capacità di discriminazione) – il bambino appare sempre più in grado di discriminare tra figure familiari e persone sconosciute; – comincia a orientarsi verso le figure familiari e, in particolare, verso quella che si prende cura di lui. • L’orientamento e la produzione di segnali verso una o più persone discriminate è sempre più evidente (reazioni differenziate nei confronti di una o più figure preferenziali) – Il bambino sorride più frequentemente e più specificamente alla vista della madre piuttosto che a quella di altre persone oppure cessa di piangere solo quando viene preso in braccio dalla madre e non da un’altra persona Lo sviluppo dell’attaccamento 8 mesi – 2 anni: – Il bambino impara a camminare e amplia notevolmente il proprio repertorio comportamentale; Prendere l’iniziativa del contatto fisico e mantiene un contatto preferenziale con la figura di attaccamento, mentre le altre persone familiari diventano figure di attaccamento secondarie; In questa fase si manifestano l’ansia da separazione e la paura dell’estraneo che indicano il timore di essere lasciato solo e segnalano capacità del bambino di riconoscere e di preferire la propria figura di attaccamento; I comportamenti si organizzano intorno ad una figura specifica e si struttura il legame di attaccamento vero e proprio, orientato e preferenziale. – – – • Il set goal in questa fase è: mantenersi “abbastanza vicino” alla madre, usarla come base sicura per le esplorazioni quando la minaccia ambientale è al minimo ed esibire proteste per la separazione o segnali di pericolo quando è necessario. Lo sviluppo dell’attaccamento 2 anni in poi: – – – – Si stabilisce un rapporto reciproco, non più unidirezionale, fra il bambino e la madre; Il bambino ora può cominciare a pensare ai genitori come persone separate, con propri scopi e progetti, ed escogitare modi di influenzarli; Dopo i 3 anni la maggior parte dei bambini diventa sempre più capace di sentirsi sicuro in ambiente estraneo e con figure di attaccamento secondarie. Questa capacità stabilisce le basi sulla quali la diade madre-bambino può costituire un rapporto reciproco più complesso Attaccamento = richiesta di cura Bowlby, “psicoanalista-etologo”, postula la tendenza innata da parte del bambino a ricercare la vicinanza protettiva di una figura ben conosciuta, ogni volta che vi siano situazioni di pericolo, dolore, fatica, solitudine. Stretto legame tra attaccamento ed emozioni: L’espressioni di emozioni (paura, collera, tristezza, gioia ecc.) è il modo principale di modulare le richieste di vicinanza (Liotti, 1996, p. 65) L’attaccamento, pur avendo base innata, non è totalmente determinato da variabili innate importanza dei fattori ambientali (imprinting) e dell’interazione con il caregiver : contatto con una figura specifica (madre) La relazione madre-bambino diventa il prototipo delle relazioni di attaccamento che il soggetto potrà instaurare nel corso del ciclo di vita MODELLI OPERATIVI INTERNI (MOI) : Insieme di memorie e aspettative riguardanti tanto il sé del bambino, quanto gli atteggiamenti dei genitori nei suoi confronti schemi cognitivi interpersonali riguardanti la conoscenza di sé-con-l’altro, “interiorizzazione” delle relazioni di attaccamento “costrutti interpersonali” (Liotti, 1996). La Strange Situation • Si tratta di un classico esempio di osservazione controllata in laboratorio ideata da M. Ainsworth e coll. (1978). Questa tecnica standardizzata permette di valutare l’equilibrio tra l’attaccamento del bambino alla madre e la sua capacità di esplorare l’ambiente in modo autonomo. • La procedura si svolge in una stanza da gioco all’interno del laboratorio e prevede una sequenza di 8 episodi in cui il bambino - di età compresa tra i 12 e i 18 mesi- sperimenta alcune separazioni e successive riunificazioni con la madre. RICERCHE SULL’ATTACCAMENTO La ricerca sull’attaccamento, attraverso la strange situation (Ainsworth, 1982) ha evidenziato 4 tipi attaccamento -sicuro (B) -Insicuro evitante (A) -Insicuro ambivalente o resistente (C) -Disorientato/disorganizzato (D) Essi si riferiscono al comportamento del bambino nella strange situation INDICATORI DI ATTACCAMENTO Sulla base dei dati rilevati tramite l’osservazione è possibile classificare lo stile di attaccamento del bambino come sicuro o insicuro, utilizzando i seguenti indicatori: a) ansia da separazione: il disagio più o meno grave espresso dal bambino quando la figura di attaccamento si allontana; b) esplorazione: la capacità di entrare in contatto con l’ambiente e con i giocattoli; c) la paura dell’estraneo: la reazione alla persona sconosciuta quando la madre è presente o assente; d) il ricongiungimento alla madre: la accoglie, la respinge, la evita. RICERCHE SULL’ATTACCAMENTO nell’ADULTO Mediante l’Adult Attachment Interview (AAI, Main, 1990) si studia l’atteggiamento dell’adulto nei confronti dell’attaccamento. Si sono trovate 4 tipologie che correlano con gli stili di attaccamento infantili: - Free (o responsivo) attaccamento sicuro - Dismissing (svalutazione dl bisogno di cura) stile evitante - Entangled (proccupato) stile ansioso-ambivalente - Unresolved (caratterizzato da lutti irrisolti) stile disorientato/disorganizzato I pattern di attaccamento non sono “cause” determinano necessariamente la psicopatologia o il benessere personale : si configurano piuttosto come fattori di rischio o di protezione Tuttavia la riflessione sui MOI e la loro stabilità conduce a comprendere gli itinerari di sviluppo delle diverse sindromi psicopatologiche, in relazione alle esperienze di attaccamento (Cfr. Guidano, 1987, 1991). TALE DEFINIZIONE NON TIENE IN CONSIDERAZIONE LE CARATTERISTICHE E LE DIFFERENZE PERCETTIVE, COGNITIVE ED AFFETTIVE LEGATE ALL’ETA’ NELL’ESPERIENZA DEL DOLORE. NEI BAMBINI (RISPETTO AGLI ADOLESCENTI) L’ANATOMIA DELLA CORTECCIA PRESENTA UN GRADO DI SVILUPPO ANCORA INCOMPLETO Blanton et al., 2001 LOW HIGH PIU’ PICCOLO E’ IL BAMBINO PIU’ E’ DIFFICILE CHE RIESCA AD “ETICHETTARE” E DISTINGUERE SENSAZIONI CORPOREE E VISSUTI EMOTIVI. PIU’ PICCOLO E’ IL BAMBINO, PIU’ I LIVELLI PSICHICO E SOMATICO SONO PROFONDAMENTE LEGATI FRA LORO. E’ NECESSARIO CHE SI RAGGIUNGANO PRECISE TAPPE MATURATIVE (IN TERMINI BIOLOGICI E PSICO-SOCIALI) PERCHE’ I DUE LIVELLI SI POSSANO “DIFFERENZIARE ” IN TERMINI “COGNITIVI”. BODY MIND SENSATION COGNITION 13 12 11 INCONSCIOUS 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 BODY MIND AGE GLI STESSI PROCESSI COGNITIVI SONO SUCCESSIVAMENTE INFLUENZATI DAGLI EVENTI CHE PORTANO ALLA LORO STRUTTURAZIONE (“MODELLI OPERATIVI INTERNI”). ANCHE IL SUBSTRATO BIOLOGICO PUO’ ESSERE INFLUENZATO DAGLI EVENTI PSICO-SOCIALI CHE SOSTANZIANO I PROCESSI COGNITIVI. IL BAMBINO “NON E’ UN PICCOLO ADULTO ” E MOLTI SONO I FATTORI CHE NE INFLUENZANO LO SVILUPPO IN UN RECIPROCO DETERMINARSI DI FATTORI BIOLOGICI ED AMBIENTALI. “PAIN IS ALWAYS EMBEDDED IN A COMPLEX MATRIX OF BIOLOGIC, PSYCHOLOGIC AND SOCIAL INTERACTIONS” “CLINICAL PAIN CAN NEVER BE SEEN AS PRIMARILY A BIOLOGIC PHENOMENON OR AS ONLY A PSYCHOLOGIC EVENT, NOR CAN PAIN BE DIVORCED FROM THE SOCIAL CONTEXT” (McGrath, 1989) Il dolore nel bambino è influenzato da molti aspetti, strettamente collegati: » ANATOMO-FISIOLOGICI » BIOLOGICI » GENETICI » AMBIENTALI » TEMPERAMENTALI » COGNITIVI SEQUENZA EVOLUTIVA NELLA COMPRENSIONE E PERCEZIONE DEL DOLORE 0-3 MESI Manca apparentemente la comprensione del dolore. • • La memoria per gli eventi dolorosi è possibile, ma non del tutto dimostrata. • Le risposte al dolore sono dominate percettivamente. 3-6 MESI • Presenza di rabbia e tristezza nella risposta al dolore. 6-18 MESI • I bambini sviluppano una chiara paura delle situazioni dolorose. • Espressione del dolore tramite “parole”. • Il bambino è in grado di localizzare alcuni tipi di dolore. FINO A 6 ANNI • Struttura prelogica del pensiero: pensiero concreto e egocentrismo. • differenzia i gradi di intensità del dolore • mette in atto strategie di evitamento delle situazioni dolorose. 7-10 ANNI • Pensiero operativo concreto; il bambino è perfettamente in grado di distinguere fra sè e l’ambiente. Utilizzo di strategie di coping più elaborate. • E’ in grado di spiegare perchè è presente un dolore e il valore dello stesso > 11 ANNI • Pensiero formale: capacità di pensiero astratto e introspezione • Aumenta l’uso e il repertorio di strategie mentali o cognitive di coping. Processi di apprendimento sono implicati nella strutturazione e cronicizzazione delle modalità di risposta al dolore: il ruolo di modelli familiari, attribuzioni di significati e credenze sulla salute e sulla malattia devono essere considerati, anche in relazione all’ETA’ del bambino. CONSEGUENZE LIFE LASTING DI EVENTI DOLOROSI BAMBINI nati pretermine continuano a presentare anche da ADOLESCENTI un’ipersensibilità al dolore e una maggiore tendenza a sviluppare sindromi dolorose (più le femmine che i maschi). Buskila et al., 2003