04 GENNAIO, ore 16.00 aula F, primo piano del Fiore di Botta Gli endemismi delle isole: dai cacciatori di piante agli studi scientifici e al collezionismo Tavola rotonda con: Elena Accati – Università di Torino, Fabrizio Fronza – Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale Provincia autonoma di Trento, Silvano Marchiori – Università del Salento, coordina: Patrizio Giulini – Università di Padova AVVISI - INFORMAZIONI - EVENTI - SEGNALAZIONI E ALTRO DAL XXVI CORSO DEL GGS - PADOVA . L’avventuroso viaggio delle piante da di avventure di George Forrest, Robert Fortune (entrambi in Cina), Joseph Banks terre lontane ai nostri giardini. (presidente della Royal Horticultural Society effettuò importazioni di nuove Elena Accati – Università di Torino specie dalla nuova Zelanda, Australia e da altre isole del Pacifico), Joseph Dalton Abstract: Hooker (Australia, isole Falkland e in Antartide), James Cook (compì la prima Se osserviamo le piante che esplorazione delle terre Antartiche) e altri. abbelliscono i parchi e i giardini delle nostre città, ci rendiamo conto che queste non sono originarie dei nostri ambienti, ma Per concludere: una breve poesia di provengono da terre lontane (Cina, Goethe stupito alla vista del rododendro. Giappone, Africa, America del Nord e del Sud…). Basti pensare agli arbusti che si C.V.: ricoprono di fiori come una nuvola gialla a primavera, le forsythie, alle palme, ai Elena Accati, biellese per parte paterna, pelargoni (chiamati comunemente gerani), ha trascorso l’infanzia in valle Cervo a alle azalee, alle camelie, a tante altre Bariola dove ritorna sempre quando le è specie vegetali. Le introduzioni di queste possibile. Ha imparato fin da piccola a piante sono avvenute grazie a spedizioni conoscere ogni segreto di questa valle sempre molto complesse e rischiose, ricca di boschi di castagno e di faggio, di infatti i plant hunters, i cacciatori di piante betulla e di quercia, di erica e di narcisi, ad (soldati, marinai, mercanti, legionari) amare con il sole e la pioggia le sue potevano andare incontro a gravi malattie, montagne. Quello che si scopre e si ama a disagi di ogni tipo (fame, sete, caldo da bambini condiziona la vita e le scelte da torrido, gelo…) che mettevano a adulti, per questo si è iscritta alla Facoltà di repentaglio la loro vita. Agraria dell’Università di Torino dove ha svolto tutta la sua carriera divenendo professore ordinario di floricoltura. Si è dedicata allo studio dei parchi e dei giardini che ha visitato e ammirato nelle più lontane parti del mondo. Su questo argomento ha pubblicato oltre duecento lavori. Ha fondato e diretto una Scuola di specializzazione in ‘Parchi e giardini’. Un ruolo particolarmente significativo è stato svolto dai missionari recatisi in Cina che hanno lasciato nella Storia della Compagnia di Gesù della seconda metà del Seicento tantissime informazioni che descrivevano la Cina come un giardino lussureggiante. Essi citavano la Camellia sinensis, dalle cui foglie si otteneva il tè, il Andata in pensione ha scritto libri per litchi, il kaki, il rabarbaro, e il mitico ginseng ragazzi per insegnare loro ad amare la e iniziarono a promuovere la trasmissione natura. Presso l’Artistica Editrice ha di semi tra la Cina e l’occidente europeo. pubblicato recentemente ‘Il giardino dei frutti perduti’, ‘Il giardino degli affetti’, ‘La benevolenza divina: l’incontro che cambia Durante l’esposizione si parlerà dei la vita’. ’Infanzia di guerra in valle cervo’, crociati, di Jean Pierre David, della ‘febbre ’Le storie che non ti ho raccontato’. del tulipano’, di Kaempfer, della vita ricca Fabrizio Fronza – Università di Torino Abstract: L’evoluzione e l’attuale realtà dei giardini d’Occidente è storia di scoperte, esplorazioni, scambi, mode e passioni. I commerci di piante, iniziati nell’antichità, sono stati e continuano a essere i motori dei veloci spostamenti degli areali di molte specie botaniche. Nel XVII secolo d a l l ’ o c c i d e n t e p a r t i ro n o l e p r i m e spedizioni dei cacciatori di piante. Da quel momento in poi si susseguirono storie di ricchi committenti, appassionati scienziati e avventurieri che vagarono negli angoli più remoti del mondo alla ricerca di piante da portare in Europa e i traffici si intensificarono nel corso dei XIX e XX secoli. Il dissolvimento degli imperi coloniali e la caduta delle monarchie, promotrici e sostenitrici delle spedizioni, segnarono la fine delle grandi spedizioni. La più recente storia dei giardini non ha del tutto cancellato i movimenti dei cacciatori di piante. Le istituzioni scientifiche, in particolare gli orti botanici, sono i nuovi committenti delle esplorazioni. Nuove specie di piante sono portate nei giardini e negli orti botanici d’occidente, a fini scientifici, didattici e di conservazione. Alcune di esse però in circostanze particolari possono comportarsi come invasive. E’ il caso della Reynoutria japonica, una specie orientale introdotta nell'Orto Botanico di Padova verso la metà del XIX secolo in seguito coltivata come specie ornamentale in parchi e giardini e poi sfuggita di controllo e divenuta specie invadente e ora all’indice in molte black lists, le “liste di proscrizione” delle piante. Si è così riaccesa anche la discussione sui rischi d’inquinamento botanico derivati dallo spostamento continuo di piante da un luogo all’altro del globo. Anche un occhio non particolarmente attento può notare che lungo i torrenti e fiumi sono comuni aree invase da Buddleja davidii, Impatiens glandulifera e altre specie che imperversano soprattutto nelle aree incolte come le Spiree e il Prunus lusitanica, la Robinia pseudacacia, Ailanthus altissima, Helianthus tuberosus, Solidago gigantea ecc. Il carattere di invasività delle piante dipende da vari fattori climatici, pedologici e geografici. Talune piante che in un’area formano popolazioni stabili e in equilibrio con l’ambiente in altre aree diventano aggressive nei confronti delle altre specie. È il caso delle numerose specie di Rhododendron, portate nei giardini occidentali dalla Cina e diffusesi in modo incontrollato nel sud della Gran Bretagna. Sono stati necessari onerosi interventi governativi per organizzare il disboscamento di queste specie che avevano progressivamente soppiantato le specie locali. In risposta a questo stato di cose si sta consolidando una nuova coscienza nell’arte del giardino e del paesaggio, che vede come centrale il ritorno a un approccio naturale che, senza negare la storia degli scambi e delle scoperte, cerca di porre più attenzione sul tema dell’inquinamento botanico con tutto ciò che ne consegue, come la diffusione di parassiti, il risparmio di acqua, risorsa limitata, la conservazione della biodiversità. Sarà forse questa la nuova via per la rinascita dei giardini e dei paesaggi? Difficile a dirsi, ma forse l’unica vera parola chiave è “aumentare la consapevolezza” affinare le conoscenze e concordare politiche comuni. Purtroppo le “black lists” delle piante invadenti sono elaborate a livello di territori amministrativi, mentre è evidente che le piante non conoscono confini. Per prevenire il problema dell’inquinamento botanico è quindi opportuno migliorare le nostre conoscenze e aumentare la sensibilità dei progettisti nei confronti dei problemi dell’inquinamento botanico. È forse opportuno riconsiderare l’utilizzo delle specie autoctone anche nell’arte dei giardini. Alcuni produttori di sementi si sono orientati alla produzione di miscugli a scala locale. Artisti e giardinieri usano le piante come materiali costruttivi vivi. Gli alberi più “modellabili” sono stati impiegati per realizzare opere, giochi. Strutture simboliche come la “Cattedrale vegetale”, opera di carpini vivi progettata per il Museo open Air Arte Sella in Trentino da Giuliano Mauri (Arte sella 2001), sta maturando come “struttura verde”. La Galleria di Salici, progettata e costruita da Sanfte Strukturen (2011) è un’altra opera strutturale artistica di Arte Sella, viva realizzata con fascine di salici. Nel campo botanico le ricerche di nuove specie non sono comunque finite: istituzioni museali e orti botanici finanziano spedizioni alla ricerca di specie sconosciute. Sebbene lo scopo principale sia quello puramente scientifico, non mancano casi eclatanti di nuove scoperte che rapidamente si diffondono al mondo dei giardini. È il caso della Wollemia nobilis, una conifera fossile trovata una decina di anni fa in una valle inesplorata dell’Australia e divenuta presto oggetto di desiderio di molti giardini. La ricerca botanica continua con scopi scientifici e non mancano le nuove scoperte anche in ambiti come quello alpino, dove superficialmente si potrebbe pensare che tutto sia già stato conosciuto e catalogato. I cacciatori di piante sono sempre al lavoro, ma la nuova consapevolezza riguardo ai problemi dell’inquinamento botanico impone un approccio più consapevole all’uso delle piante. C.V.: Agronomo specializzato in giardino, ambiente e paesaggio, si è formato approfondendo argomenti tecnici specifici del verde urbano e storico, governo del paesaggio e giardino. Dal 2013 è tecnico abilitato arboricoltore ETT (European Tree Technician). Principali attività Si occupa di progettazione e direzione lavori nel settore dei giardini e del paesaggio della Provincia autonoma di Trento, curando progetti e opere relative a parchi ed aree verdi pubbliche, arredo e riqualificazione urbana e ingegneria naturalistica per il recupero di situazioni di degrado sul territorio, nell’ambito di un programma di reinserimento al lavoro dei disoccupati. All’inizio della sua carriera lavorativa ha lavorato a Bologna nel campo della formazione tecnica agraria e per la Provincia autonoma di Trento curando progetti ambientali in Sud America (Chaco-Argentina) e collaborando all’avvio di un progetto di cooperazione a Chimoio, Mozambico. In seguito ha avuto incarichi di progettazione, direzione lavori e direzione ufficio tecnico del Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento, lavorando in particolare al recupero del Parco storico di Roncegno, del parco storico di Lévico, del compendio dell’ex ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana in Valsugana e del Giardino della Rosa di Ronzone, continuando la sua attività in qualità di curatore e coordinatore delle attività di manutenzione, animazione culturale e didattica. Convegni e altre iniziative È intervenuto come relatore in convegni e seminari su tematiche del giardino e paesaggio per conto di varie istituzioni universitarie e della realtà imprenditoriale, produttiva e della formazione, tra cui Unioncamere, Confindustria, Flormart, STEP-Scuola Territorio Paesaggio di Trento. Docente a contratto in numerose edizioni del “Master in Curatore parchi, giardini e Orti Botanici” dell’Università della Tuscia, Viterbo, e nel “Master Paesaggio Giardino” dell’Università IUAV, è stato membro del comitato scientifico e docente nel corso di Formazione “Progettare il giardino storico” dal 2005 al 2008. Dal 2006 al 2009 è stato presidente di AICu, Associazione italiana Curatori Parchi, Giardini e Orti botanici, per conto della quale in Lazio ha curato convegni e iniziative formative su tematiche di giardino, arte e paesaggio. Ha contribuito alla progettazione del “Corso di Alta formazione per tecnici specialisti del Verde” organizzato dalla Fondazione Mach di San Michele All’Adige, per il quale svolge attività di docenza e di consulenza nel coordinamento dei corsi. Dal 2013 ha intrapreso una collaborazione con Osservatorio Paesaggio e con STEP, scuola Territorio Paesaggio di Trento per attività di formazione sui temi del paesaggio e del verde urbano. In numerose occasioni ha collaborato con il gruppo Giardino Storico dell’Università di Padova intervenendo in qualità di relatore in seminari e tavole rotonde. Pubblicazioni Ha pubblicato “Nei parchi del Trentino, guida naturalistica escursionistica alle aree protette” Panorama – Trento (con M. Tamanini) (III edizione 2000). Ha inoltre collaborato con riviste del settore paesaggio, risorse naturali e giardinaggio, tra cui “Silis, - Annali di civiltà dell’acqua”, “Habitat”, “Il Giardino fiorito”, “Acer”, “Giardini e paesaggio Magazine”, “Garden”, “Natura Alpina”, “Alpi Venete”, “Archivio trentino-rivista di studi sull’età moderna e contemporanea”, “PAYSAGEArchitettura del paesaggio”, “Altre Storie”, rivista del Museo Storico di Trento e “Informatore AIAS-obiettivo prevenzione”, e ISPRA Quaderni. Ha curato una parte delle schede relative al Trentino Alto Adige dell’Atlante del Giardino Italiano 1750-1940- dizionario biografico del giardino italiano, per il Ministero dei Beni Culturali collaborando con la Soprintendenza per i Beni architettonici di Trento nella redazione di “Monumenti, conoscenza, restauro, valorizzazione” (2012) e in una nuova opera sul tema dei giardini storici in Trentino, in corso di pubblicazione. Nel 2013 ha coadiuvato la fondazione Museo Storico in Trento nella cura e coordinamento scientifico della mostra “Forte pura salubre acqua: mostra sul turismo termale nell'arco alpino: Levico tra XIX e XX secolo”, in corso di svolgimento presso Villa Paradiso a Levico Terme. Bibliografia AA.VV., MANUALE PER TECNICI DEL VERDE URBANO, Ed. Città di Torino, Torino, 1997 AA.VV., SPECIE ERBACEE SPONTANEE MEDITERRANEE PER LA RIQUALIFICAZIONE DI AMBIENTI ANTROPICI, ISPRA Roma, Manuali e linee guida 86/2013 AA.VV, LA CONSERVAZIONE EX SITU DELLA BIODIVERSITÀ DELLE SPECIE VEGETALI SPONTANEE E COLTIVATE IN ITALIA. STATO DELL’ARTE, CRITICITÀ E AZIONI DA COMPIERE, QUADERNO ISPRA, Roma, 2010 AA.VV., L’IMPATTO DELLE SPECIE ALIENE SUGLI ECOSISTEMI: PROPOSTE DI GESTIONE, Ministero dell’ambiente-Direzione per la protezione della natura, 2007(?) AA.VV., DAISIE HANDBOOK OF ALIEN S P E C I E S I N E U R O P E . S p r i n g e r, Dordrecht, 2009 AA.VV., RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2014, Capitolo 3 Natura urbana, ISPRA, Roma, 2014 Burgiel W. Stanley, A. Muir A., Invasive species, climate change and ecosystembased adaptation: Addressing multiple Drivers of Global Change, GISP, 2010 Celesti-Grapow L. Pretto F., Carli E., Blasi C. (a cura di), FLORA VASCOLARE A L L O C T O N A E I N VA S I VA D E L L E R E G I O N I D ’ I TA L I A , M i n i s t e r o dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma, 2010 Clément Gilles; ELOGIO DELLE VAGABONDE, Habitus, Roma, 2013 Ezechieli C. (a cura di), VERDE URBANO GUIDA TECNICA AGLI INTERVENTI. MATERIALI E LAVORAZIONI, IMPIANTI, TIPOLOGIE ARBOREE, MANUTENZIONI, Maggioli, 2005 Florineth F.; PIANTE AL POSTO DEL CEMENTO, Il Verde Editoriale, Milano, 2007 Rob Hopkins e Peter Lipman, TRANSITION NETWORK-CHI SIAMO E COSA FACCIAMO, Febbraio 2009, Traduzione Italiana del Marzo 2009 Viegi L., Vangelisti R., D’Eugenio M.L., Rizzo A.M., Brilli-Cattarini A.; CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA ESOTICA D’ITALIA: LE SPECIE PRESENTI NELLE MARCHE, Atti Soc. tosc. Sci. nat., Mem., Serie B, 110 (2003) pagg. 97-162, figg. 2, tabb. 5, Silvano Marchiori – Università del DiSTeBA- Dip. di Scienze e Tecnologia Salento Biologiche ed Ambientali) come responsabile del Laboratorio di Botanica Abstract.: sistematica ed Ecologia vegetale e del costituendo Orto Botanico Dopo alcune annotazioni sull’origine e sul 1994-2000 coordinatore Dottorato di corretto uso del termine endemismo, ricerca in Ecologia fondamentale sede a vengono brevemente descritte la stretta Lecce. connessione che esiste tra endemismo e 2001-2008 è direttore del Dipartimento di isole, le diverse tipologie di specie Scienze e Tecnologie Biologiche ed endemiche (ENDEMITI) sulla base della Ambientali (DiSTeBA) dell’Università di loro origine (paleo e neoendemismi) e Lecce. d i s t r i b u z i o n e , l a c o n s i s t e n z a e 2008 è membro eletto nel Senato l’importanza degli endemiti nella flora di un Accademico dell’Università del Salento territorio. Alcune considerazioni sulla 2010 presidente Fondazione Orto consistenza del contingente delle specie Botanico di Lecce endemiche nella flora italiana, loro 2012 viene collocato a riposo per raggiunti distribuzione, stato di conservazione. limiti di età. L'attività di ricerca e la conseguente C.V.: produzione scientifica (143 pubblicazioni e 75 tra note brevi e poster) sono rivolte 1970 Laurea in Scienze Biologiche p r i n c i p a l m e n t e a l l o s t u d i o d i nell’Università di Padova con una tesi in p r o b l e m a t i c h e t a s s o n o m i c h e , Botanica sulla Flora e vegetazione del biogeografiche e sinecologiche nell’ambito bacino del Lago di Lesina (FG), relatori della biologia vegetale con particolare proff. Luigino Curti e Giovanni Giorgio riguardo a una finalizzazione di tipo Lorenzoni conservazionistico o applicativo. 1981 ricercatore confermato Dipartimento In questo particolare settore ha svolto di Biologia dell'Università di Padova. numerose attività come consulente e 1988 professore associato di Botanica II responsabile botanico per parchi regionali (sistematica) Università di Lecce. e ripristini ambientali: 1991 professore associato di Ecologia vegetale Università di Padova. - È stato membro di numerose società 1994 professore di ruolo di I° fascia, scientifiche nazionali e internazionali alla settore disciplinare Botanica è chiamato cui attività sociale ha partecipato come professore ordinario a coprire la attivamente anche a livello organizzativo: cattedra di Botanica sistematica nella - Società Botanica Italiana (socio dal 1971 F a c o l t à d i S c i e n z e M M . F F. N N . - Coordinatore del Gruppo di lavoro dell'Università degli studi di Lecce, e Conservazione della natura dal 1992 al afferisce al Dipartimento di Biologia (ora 99). - Società Italiana di Fitosociologia (socio dal 1972 - membro del direttivo dal 1983 al 1988) - Società Italiana di Biogeografia (socio dal 1971) - Organization for the Phytotaxonomical Investigation of the Mediterranean Area (socio dal 1979) - Association Amicale Internationale de Phytosociologie (socio dal 1981) Patrizio Giulini – Università di Padova C.V.: (Roma il 29 09 1938), Maturità Scientifica nell’A. Scol. 1958-59, diploma Meteorologia Aeronautica nel 1960, Laurea in Scienze Biologiche nell’A. A. 1963-64. Assistente volontario dal 1965 e di ruolo dal 1967. Professore incaricato dal 1968-69 di FITOGEOGRAFIA ED ECOLOGIA VEGETALE, poi, di BOTANICA I (SISTEMATICA). Dal 1980 Professore di ruolo seconda fascia di BOTANICA SISTEMATICA dal 1983. Docente di FITOGEOGRAFIA ED ECOLOGIA VEGETALE per il 1992-93 e 1993-94, nuovamente di BOTANICA SISTEMATICA per Sc. Nat. Dal 1994-95 con supplenza di FITOGEOGRAFIA ED ECOLOGIA VEGETALE; nel 1997 si è dimesso dal ruolo. Professore a contratto di GEOBOTANICA per la Laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente all’Uni PD nel 1997-98; di ECOLOGIA VEGETALE all’Uni PD 1999-2000, di BOTANICA APPLICATA dal. 2002-03 al 2005-06 all’Uni VR per Laurea in Conservazione dei Beni Culturali. Coordinatore del Gruppo Giardino Storico dell’Uni PD fino al 1997, successivamente padre spiri-tuale. Docente presso l'Università di Somalia per le Facoltà di Agraria e di Veterinaria 1974, 1975, 1981, 1983. Docente a numerosi Corsi sul restauro dei giardini Componente della Spedizione Alpinistica e Scientifica del CAI sull'Annapurna III (Nepal) nel 1977, della spedizione paleontologica congiunta Uni Pd, Uni Fe e Uni To in Tailandia nel 1987. Consulente nel 1975 della Banca Mondiale per i problemi della siccità ricorrente in Somalia. Componente del Comitato Nazionale per i Giardini Storici del Ministero BB.CC.AA. Progettista della componente verde e paesaggistica per A.S.T.E.A, quando serve, e in collaborazione con i componenti di XQUADRO; Componente dell’Academia Internationalis de Hortis et Naturalibus Prospectibus, dell’Accademia Trevigiana per l’Ambiente, dell’Unione Forestali d’Italia, dell’ICOMOS Italia, dell’A.S.T.E.A. Ha scritto poco più di 140 lavori scientifici, è editor e coautore di volumi di interesse ambientale e storico. Isole di armonia Chi progetta per il paesaggio è consapevole di essere parte di un processo, misurabile non solo in rapporto ai propri personali luoghi di riferimento ma anche in rapporto all’orizzonte immenso della Terra, la casa naturale di tutte le popolazioni viventi, vegetali e animali. Osservando e ascoltando, camminando, riflettendo e studiando, ha capito che la più potente delle popolazioni animali, quella umana, ha trasformato nel tempo la “grande casa” in un edificio funzionale – percorribile e usabile in ogni stanza, perché geneticamente dotato di cibo, di acqua, di aria, di calore, di materie preziose – ma ora sempre più vacillante, con crepe sulle facciate, strutture che si sgretolano, pavimenti e soffitti sfondati, abitanti scomparsi. In questi sopralluoghi desolanti e a volte minacciosi, ha però anche rintracciato molte stanze luminose e vivibili, perché costruite sul filo di un’armonia intermittente che gli Uomini, antichi e contemporanei, hanno scoperto o ritrovato con la Natura alla luce di una vocazione innata o di un’ispirazione poetica o di un progetto sapiente: testimonianze di ecologia – semplicemente l’amore, la cura e il rispetto per la casa propria e di tutti – nell’arco cronologico delle civiltà, dai cerchi neolitici di pietre levigate fino a quegli interventi “minimi”, realizzati oggi in molte città europee, per rivitalizzare spazi urbani degradati in giardini “in movimento”, da restituire all’energia pioniera di piante, semi, animali. Questo è il percorso di “isole fortunate” narrato da Anna Lambertini e da Tessa Matteini, autentiche progettiste per il paesaggio (non del, secondo la limitante definizione corrente), nella seconda lezione del corso 2016 del Gruppo Giardino Storico, Isole e arcipelaghi come figure di giardini e paesaggi: uno studio ricco di stimoli, di esempi e di insegnamenti potenziali per studenti, per pianificatori e decisori politici, e anche un romanzo molto speciale, accessibile a qualsiasi lettore sensibile, i cui protagonisti – la Natura e l’Uomo, per una volta alleati – sono capaci insieme di dare il meglio di sé. Silvia Datei NEWSGGS segreteria@giardinostoricounivpadova web-editing luiscarlosbarbato