1 LA CATARATTA Definizione La cataratta consiste nell

LA CATARATTA
Definizione
La cataratta consiste nell’opacizzazione del cristallino, ovvero della lente situata all’interno
dell’occhio.
Più specificatamente il cristallino ha forma di sferoide ellissoidale, asimmetrico, biconvesso con la
metà anteriore meno sferica di quella posteriore.
Durante tutta la vita, la struttura del cristallino subisce variazioni quantitative di volume, peso e
dimensioni: dopo i 20 anni, il ritmo di crescita antero-posteriore supera quello equatoriale, causando
quindi un progressivo arrotondamento del cristallino in funzione dell’età.
Le modificazioni di trasparenza rappresentano l’elemento più importante nella semiologia del
cristallino; esse si manifestano attraverso una colorazione grigiastra assai caratteristica, rilevabile
agevolmente nel campo pupillare: le opacità, che danno appunto origine alla cosiddetta cataratta,
possono essere circoscritte o diffuse, superficiali o profonde e frequentemente di aspetto regolare
geometrico.
CRISTALLINO
IRIDE
RETINA
CORNEA
FORO
PUPILLARE
Attualmente non esistono né farmaci né colliri che possano bloccare lo sviluppo della cataratta, né
tanto meno ridonare lucentezza e trasparenza ad un cristallino già opacizzato.
L’unica terapia per la cataratta è quella chirurgica, ovvero occorre procedere alla rimozione del
cristallino opaco e al posizionamento di una lentina artificiale sostitutiva.
Gli occhiali o le lenti a contatto possono solo in parte e temporaneamente migliorare la vista,
l’operazione è necessaria perché né colliri, né laser, né altra terapia possono eliminare le
problematiche legate alla cataratta come ad esempio la riduzione progressiva della visione.
Il mancato intervento chirurgico comporta, in tempi variabili da persona a persona, la perdita
pressoché totale della capacità visiva, ma non solo, può provocare anche un connesso
peggioramento delle strutture interne dell’occhio, con un conseguente minor recupero visivo postoperatorio.
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Intervento chirurgico di rimozione della cataratta
Attualmente esistono diversi metodi di rimozione della cataratta, la scelta della tecnica più
appropriata per ogni singolo paziente sarà riservata ovviamente al chirurgo.
Al momento la tecnica chirurgica d’elezione è la facoemulsificazione, questa procedura viene
realizzata attraverso l’utilizzo di una sonda che, emettendo ultrasuoni, frantuma il cristallino i cui
pezzi vengono recuperati con uno speciale aspiratore, attraverso una piccolissima incisione sulla
superficie corneale (immagine 1A).
La maggior parte dell’involucro esterno del cristallino (ovvero la capsula) viene lasciata al suo
posto, in quanto serve da supporto al nuovo cristallino artificiale. Una volta rimosso completamente
il cristallino opacizzato, si procede con l’inserimento del cristallino artificiale (immagine 1B), ossia
una lente sintetica posta dietro la pupilla, appositamente calcolata per ogni singolo paziente durante
gli esami oculistici pre-operatori (biometria).
cornea
facoemulsificatore
iride
cristallino
Immagine 1A: frantumazione ed aspirazione
cornea
iride
iol
lente intraoculare
Immagine 1B: inserimento del cristallino artificiale
Normalmente l’intervento si esegue in regime ambulatoriale e l’ospedalizzazione non è necessaria.
L’operazione di cataratta richiede, come tutti gli interventi, di essere eseguita in un ambiente
chirurgico sterile ed una sala operatoria adeguata.
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L’intervento può essere eseguito in anestesia topica e/o locale, mediante la sola instillazione di
gocce oppure con delle iniezioni vicine all’occhio, oppure in anestesia generale.
La scelta della tipologia anestesiologica da impiegare, viene effettuata in base al parere dell’oculista
e del medico anestesista nonché dalle condizioni cliniche generali del paziente.
Nella grande maggioranza dei casi, l’occhio operato di cataratta non presenta dolore dopo
l’intervento, può però avere sensazioni di corpo estraneo, bruciore associato ad un certo fastidio;
inoltre, può vedere rosso o vedere i colori alterati.
Le cure locali post-operatorie consistono nell’instillazione di gocce e nell’applicazione di una
protezione oculare secondo le modalità e per un periodo di tempo che le saranno spiegati dal
chirurgo durante le visite di controllo post-operatorie.
La vista migliora con relativa rapidità che dipende dalla situazione clinica pre-operatoria, ma già
dopo qualche giorno può venire prescritta una correzione adatta con occhiali provvisori, mentre per
la prescrizione della correzione definitiva, di solito è bene aspettare circa 45 giorni dall’intervento.
L’attività professionale, l’uso di macchine o di strumenti pericolosi e la guida dell’auto sono
sconsigliati per un periodo di tempo di alcuni giorni che sarà meglio definito dall’oculista in sede di
visita post-operatoria.
Nel 20% circa dei casi, può verificarsi negli anni successivi all’intervento, un’opacizzazione della
capsula (ovvero l’involucro più esterno del cristallino, che viene lasciato durante l’intervento di
rimozione della cataratta in quanto serve da supporto al nuovo cristallino artificiale impiantato): è la
cosiddetta “cataratta secondaria” responsabile di un nuovo calo della vista.
Il trattamento consiste nel realizzare un’apertura della capsula posteriore tramite il laser (Yag
Laser), ed è una tecnica che viene eseguita ambulatorialmente, non si necessita più di un ambiente
chirurgico sterile ed una sala operatoria adeguata come invece per l’intervento di cataratta vero e
proprio.
Prima di addentrarci nella descrizione dei vari tipi di cristallini artificiali che attualmente sono in
commercio, è bene precisare che, grazie alla sua elasticità il cristallino naturale dell’occhio può
cambiare forma riuscendo così a mettere a fuoco oggetti sia lontani che vicini, ma con il passare
degli anni, insieme alla trasparenza, il cristallino perde anche l’elasticità obbligando il soggetto ad
usare degli occhiali per leggere da vicino (presbiopia).
Oltre a nuovi metodi per l’asportazione del cristallino opaco sono oggi a disposizione del paziente
alcuni tipi di lenti intraoculari, ognuna delle quali con caratteristiche differenti; anche se i progressi
tecnici degli ultimi anni hanno contribuito a migliorare ulteriormente i risultati di questo intervento,
le scelte sul tipo di lente da impiegare devono tener conto che tutte le strutture anatomiche
dell’occhio, quali la cornea, la retina ed il nervo ottico, che devono essere in buono stato.
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Lente intraoculare Monofocale Sferica e Asferica
E’ la lente intraoculare che normalmente viene impiantata durante l’intervento di cataratta e che
permette di vedere bene da lontano, se non è presente anche l’astigmatismo, che però comporta
l’ausilio di occhiali per la visione da vicino.
Lente intraoculare Monofocale Sferica
Lente intraoculare Monofocale Asferica
Lente intraoculare Torica/Customizzata
Molte persone presentano un difetto visivo chiamato astigmatismo che influisce sulla qualità della
vista, sia da lontano, sia da vicino e che richiede la correzione tramite occhiale.
Anche dopo l’intervento di cataratta, se in presenza di elevato astigmatismo pre-operatorio, sarà
necessario l’ausilio di occhiali sia da lontano che da vicino, in quanto con l’impianto del normale
cristallino monofocale, non si ha la possibilità di correggere anche l’astigmatismo pre-operatorio
presente, che quindi rimane della stessa entità anche dopo l’intervento.
Oggi però, esistono delle lenti intraoculari, chiamate lenti toriche, in grado di correggere
l’astigmatismo anche se elevato. Ma non solo, esistono anche le lenti intraoculari toriche
multifocale, che permettono di vedere sia da lontano che da vicino.
Lente intraoculare Torica
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Lente intraoculare Multifocale
E’ una delle lenti intraoculari che essendo multifocale, permette al paziente di poter vedere sia da
lontano che da vicino senza l’ausilio dell’occhiale.
L’uso di questa lente è consigliato alle persone che per ragioni professionali o personali non
vogliono dipendere da occhiali neanche per la visione da vicino. Bisogna però fare molta attenzione
nella selezione del paziente pre-operatoriamente, in quanto l’impianto di queste particolari lenti
intraoculari è sconsigliato in persone con un diametro pupillare elevato o con astigmatismi molto
elevati.
Una non corretta selezione del paziente, che non prenda in considerazione anche le esigenze del
paziente stesso, potrebbe essere causa di un’insoddisfazione nel post-operatorio per “fastidi visivi”
legati al tipo di cristallino impiantato, quali la presenza di aloni o di particolari distorsioni della luce
(è sconsigliata, ad esempio, in chi guida molto durante le ore notturne) .
Lente intraoculare
di tipo Multifocale
Lente intraoculare Accomodativa
Ha la caratteristica di poter cambiare seppure di pochi millesimi di millimetro la sua posizione
all’interno dell’occhio (immagine 2) a seconda della contrazione o del rilassamento del muscolo
deputato all’accomodazione (ovvero il movimento che il cristallino naturale compie per la “messa a
fuoco”), focalizzando nuovamente per lontano e per vicino senza necessità di occhiali.
Immagine 2
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Queste particolari lenti intraoculari consentono però, solo una limitata capacità di “messa a fuoco”
per vicino, quindi i pazienti candidati vanno reclutati attentamente secondo rigidi protocolli preoperatori, al fine di ridurre al minimo l’eventuale insoddisfazione del paziente.
Esempi di lenti intraoculari Accomodative
Conclusioni
Le novità sopradescritte sono il risultato di intensi studi e processi di produzione estremamente
sofisticati. Il costo di queste nuove lenti intraoculari è evidentemente superiore a quello di una
normale lente intraoculare monofocale.
Impianto di sistemi telescopici per ipovedenti
Il sistema IOL-Vip (immagine 3) è stato sviluppato per fornire, soprattutto ai pazienti con una
degenerazione maculare secca, un miglioramento nella loro visione centrale.
In questa nuova procedura vengono inserite nell’occhio due piccole lenti che riproducono un
telescopio Galileiano, che ingrandiscono leggermente l’immagine e la deviano in una zona sana
della retina.
Questa zona diventa una sorta di nuova “macula” che può offrire una visione significativamente
migliore al paziente.
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Il potenziale miglioramento visivo può essere valutato grazie ad un simulatore del sistema. Il
simulatore consente al medico di far provare il risultato prima dell’intervento ed il paziente può
decidere di conseguenza.
I pazienti, una volta ricevuto l’impianto, verranno aiutati ad utilizzare la nuova visione con l’aiuto
di semplici esercizi. La procedura dura circa 30 minuti e non necessita quindi di ricovero
ospedaliero.
Il sistema IOL-Vip può aiutare pazienti nelle degenerazioni maculari di tipo secco ed anche pazienti
con altre forme di patologia della macula, come per esempio le degenerazioni miopiche e le malattie
retiniche di tipo ereditario, come la sindrome di Stargardt.
Immagine 3
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