Dal Trauma Infantile all`età adulta

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DAL TRAUMA INFANTILE ALL’ETA’ ADULTA: esiti e percorsi di riparazione degli abusi
all’infanzia
IV CONGRESSO NAZIONALE CISMAI 2006 MONTESILVANO, PESCARA
Appunti di Cheli Mariagnese e Rubbini Rebecca
14-16 dicembre 2006
Roberta Luberti (Presidente CISMAI, Medico, Psicoterapeuta, Artemisia Firenze)
L’intervento si focalizza sulle tempeste emotive che hanno collassato la capacità di coping e sui
meccanismi difensivi:
Vittima
-evitamento, dipendenza, incapacità di affrontare i conflitti, rabbia, inadeguatezza e abbandono.
-difficile abbandonare le relazioni disfunzionali.
-introiezione forzata di contenuti aggressivi
- repressione della sessualità o sessualità esagerata
-scissione che si manifesta nell’incapacità di affrontare qualsiasi cosa quotidiana
-l’inganno
“mi ricordavo le montagne belle poi intrecciavo le mani davanti agli occhi per ricostruire quella
bellezza.”
-Catatonia, ubbidienza agli ordini, anestesia affettiva e mentale. Impossibilità di acquisire
competenze
-dissociazione (“com’ero abile”)
-Entrare e uscire dal trauma si ripete nell’età adulta; avvicinamento e allontanamento dalla famiglia
di origine
-La sensazione di invasione e contaminazione porta ad un’autoaggressività.
-Elementi dissociati emergono a ricordare la vergogna
-Ripetizione del trauma per esorcizzarlo
-Fallimento dei tentativi per liberarsi dalla zavorra traumatica
-Spesso essere l’unico testimone è un deterrente al suicidio
-La dimenticanza può essere l’unica vi adi uscita per la sopravvivenza
-La colonizzazione mentale può essere riconosciuta (“sono stanca di vedermi come mi vedeva lui”).
-Racconto del mostro che emerge e prende vita in sé; la possibilità di curarlo, non di curare lui
dalla pena, ma le proprie ferite
-La sensazione di predestinazione può finire
-La resilienza come inizio per guardare in modo diverso ciò che è accaduto.
-“ L’effetto macroscopico è una sorta di colonizzazione mentale dell’abusante che accompagna la
vittima nella propria esistenza. Il quesito spinoso del “perché proprio a me?” deve necessariamente
divenire ricerca di senso per la riparazione del trauma ….
-Non bisogna minimizzare; sono le negazioni che fanno sì che i bambini non vengano protetti. Fino
a quando l’impatto del trauma è negato è probabile l’identificazione con l’aggressore. C’è anche un
modo di proteggere che somiglia più al comportamento dell’aggressore.
Sono state fatte diverse leggi per l’abuso e il maltrattamento: la 77 del 2003 sulla preparazione e
l’informazione, la 609 dieces, la 66 del 96, la 572 sul maltrattamento, la 570 sull’incuria, la 571, la
54 del 2006 sull’affidamento congiunto .
Gli effetti sono differenti in base alle forme di abuso.
Ci sono poche ricerche sugli adolescenti.
1
Informazione importante: sul sito del CISMAI si può trovare l’audizione del 5.12.06 alla
Commissione Parlamentare Tutela Infanzia del Governo.
Barbara Bonner (Past president ISPCAN, Professore di Pediatria, Direttore del Centro
sull’abuso e la trascuratezza all’infanzia e del Centro Studi sul Bambino)
Effetti del maltrattamento all’infanzia:
- variano da lievi a gravi
- differiscono a seconda delle forme di abuso
- vi sono molte ricerche sugli effetti nell’età infantile
- differiscono nelle diverse fasi dello sviluppo
- Infancy (I) o prima infanzia, Childhood (C)o infanzia, Adolescent (A) o adolescenza.
Scala degli effetti osservabili:
- Lievi: Può non aver bisogno di una terapia
- Moderati: Può essere trattato con terapie ambulatoriali
- Gravi: Può essere necessario un breve periodo di ricovero
Abuso fisico: effetti su bambini/adolescenti
- Intelligenza sotto alla media
- Problemi di apprendimento
- Problemi psicologici e comportamentali multipli
- Problemi nelle relazioni sociali
- Bassa autostima
- Alta incidenza di delinquenza giovanile
Trascuratezza: effetti sulla prima infanzia:
- Passività, letargia
- Privi di aiuto in situazioni di stress
- Significativo ritardo dello sviluppo
- Problemi sempre più gravi nello sviluppo fisico
- Ritardo nell’accrescimento
Trascuratezza: effetti su bambini e adolescenti:
- Basse capacità di autosufficienza
- Vari disturbi di affettività
- Deficit nelle abilità di problem solving
- Vari sintomi psichiatrici
Trascuratezza: effetti su bambini e adolescenti:
- Più basse abilità sociali: isolati dai coetanei
- Deficit nelle abilità linguistiche e nell’intelligenza
- Problemi comportamentali, compresa l’aggressività
- Delinquenza-comportamento criminale da adulto
Abuso sessuale: effetti sulla prima infanzia:
- non sono state condotte ricerche empiriche
2
-
possibile eccessiva stimolazione sessuale
possono avere gravi traumi medici che richiedono intervento chirurgico
Abuso sessuale: effetti su bambini
Sintomi maggiormente riscontrati
- Timore
- Ansietà
- Aggressività
- Comportamento sessuale disturbato
- Disturbo Post-Traumatico da Stress
Abuso sessuale: effetti sui bambini
Altri sintomi:
- Bassa autostima
- Senso di colpa
- Debole capacità di concentrazione
- Isolamento
- Intenso bisogno di piacere agli altri
- Disturbi somatici
Abuso sessuale: effetti sugli adolescenti:
- Relazioni poco significative fra pari
- Problemi scolastici, abbandono
- Fuga da casa
- Comportamenti oppositivi
- Delinquenza, uso di droghe
Abuso sessuale: effetti fra adulti
- Depressione
- Ansietà
- Dissociazione
- Relazioni disturbate
- Evitamento
Abuso sessuale: Impatti negativi maggiori
- Abuso grave
- Durata/frequenza più lunga
- Violenza
- Relazioni più invischiate
- Mancanza di fiducia e sostegno parentale
Abuso sessuale: fattori di mediazione:
- Attitudini e facoltà del bambino e capacità di gestire i problemi (stile di copyng)
- Fiducia e supporto materno
- Relazioni di aiuto con l’adulto
Effetti nei differenti stadi di sviluppo:
Infanzia
Abuso
Psicologico
Trascuratezza
Abuso
Fisico
Abuso Sessuale
3
Danni al cervello e allo sviluppo
cognitivo
X
X
X
Ritardo dello sviluppo
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Problemi fisici, disabilità
Disturbi del sonno
X
Carenze nello sviluppo fisico
Ritardi di accrescimento
Problemi di attaccamento
X
X
X
Effetti nei differenti stadi di sviluppo
Preadolescenza/Adolescenza
- Enuresi, encopresi, picacismo
- Bassa autostima
- Problemi cognitivi o di apprendimento
- Difficoltà nello sviluppo sociale,
chiusura, isolamento
- letargia, disturbi del sonno, sonnolenza
- fuga da casa
- comp. aggressivo
- incapacità di empatia
Abuso
Psicologico
X
X
X
X
X
Trascuratezza
X
X
X
X
X
X
X
X
Abuso
Fisico
X
X
X
X
X
X
X
Abuso
Sessuale
X
X
X
X
X
X
Effetti nei differenti stadi di sviluppo
Adolescenza
-
Depressione
Gesti suicidari o tentativi di suic.
Delinquenza e comp.antisociale
Uso di droga o alcool
Comp. sessuale promiscuo e
frequente
Disturbi alimentari
Abuso
Psicologico
Trascuratezza
Abuso
Fisico
X
X
X
X
X
X
Abuso
Sessuale
X
X
X
X
X
X
X
Effetti sulla salute da adulti
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Studio sulle esperienze avverse nell’infanzia ACE
- Esperienze che rappresentano problemi medici e sociali di rilevanza nazionale
- Centri per il controllo dei disturbi e Kaiser Permanente
- N=19.000
- Esamina gli effetti sociali e sulla salute dell’ACE nell’arco della vita
Eventi sfavorevoli rilevati nell’infanzia
- Crescere in un contesto familiare con:
abusi fisici, sessuali o psicologici
violenza domestica
abuso di sostanze
malattia mentale
un solo genitore o nessuno
un membro della famiglia in carcere
Ace molto comune in USA
Due terzi hanno 1 ACE. Molto ACE sono associati con il cancro, malattie cardiache, ictus, diabete,
malattie epatiche, rischio hiv, malattie polmonari da fumo
Esperienze avverse nell’infanzia sono il determinante principale della salute e del benessere sociale
della nostra nazione
Gli effetti del maltrattamento variano da lievi a gravi
Comportano significativi deficit cognitivi e psicologici
Il maltrattamento può avere effetti negativi su tutto il corso della vita
ACE ha effetti negativi sulla salute in età adulta
Vedi: www.acestudy.org - www.nctsn.org – www.apsac.org - www.childwelfare.gov
Donata Bianchi (Sociologa, Centro Nazionale di Documentazione e Analisi sull’Infanzia e
l’Adolescenza)
“Lo stato delle ricerche in Italia sugli effetti in età adulta del trauma infantile”. Il volume è
disponibile nella biblioteca del Faro. La ricerca focalizza le aree tematiche relative agli effetti a
lungo termine degli abusi infantili e in tal senso costituisce una novità se confrontata con altre
ricerche e studi tradizionali di cui costituisce un ampliamento nelle aree di indagine.
Struttura della ricerca:
1. diffusione: incidenza e prevalenza
2. eziopatogenesi: ricerche nel campo delle neuroscienze, eziologia di altre forme di abuso
come la violenza assistita, ampliamento delle definizioni per cogliere ampi spettri degli
elementi traumagenici, analisi fattori di rischio e fattori protettivi (ora resi più chiari e
completi dagli studi condotti da Di Blasio), ricerche su gruppi di patologie, studi sulle
caratteristiche specifiche e intrinseche sull’abuso, dimensione transculturale.
3. studi retrospettivi, longitudinali e prospettivi in cui lo sforzo è conciliare la clinica con i
fattori socioculturali e ambientali.
4. approfondimento sugli effetti patogeni delle esperienze di abuso: emergono particolari
connessioni con le patologie gastrointestinali, i disturbi della sfera sessuale, disturbi
alimentari. Ciò che emerge è la tendenza alla trasmissione transgenerazionale: ripetute
vittimizzazioni o divenire abusante.
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5. la teoria dell’attaccamento come adeguata cornice teorica e metodologica da approfondire
ulteriormente per la comprensione del trauma ( capacità di coping)
6. alcuni dati: Lampe nel 2002 ha rilevato che le femmine sotto i 16 anni sono state vittime di
abuso sessuale. La percentuale dei maschi coetanei varia dall’1 al 15%.
L’incidenza di abuso fisico varia più largamente oscillando tra il 5 e il 50% a seconda del
campione e della definizione utilizzata. Secondo i dati ISTAT del 2002 in Italia è vittima di
abuso sessuale il 55,2% di donne tra i 14 e i 19 anni di età.
I principali vissuti traumatici legati all’aver subito abuso sessuale risultano essere nel campione
analizzato:
-impotenza 79%
-depressione 76%
-tensioni muscolari 43%
-schock 36%
-disturbi dell’apparato genitale 35%
-disturbi gastrointestinali 32%
-disturbi d’attacchi di panico 26%
-disturbi alimentari 23,6%
-asma 19,2%
1-Disturbi gastroenterologici (incidenza di queste patologie in donne che avevano subìto abusi e
maltrattamento- 32% ospedali 50, 60 % centri specialistici)
2-disturbi della sfera sessuale
3-disturbi alimentari (studi recenti)
4-trasmissione transgenerazionale
5-teorie dell’attaccamento
6-specifici quadri psicopatologici
7-fattori di rischio e di protezione
8-comportamenti devianti
6-36% femmine e 1-15% maschi sotto i sedici anni ha subito una qualche forma di abuso sessuale
5-50% maltrattamento
55,2% di donne dai 19 ai 46 anni ha subito molestie
interviste a 2232 donne: esperienza sfavorevoli infantili
prevalenza: 26,4% nessuna, 5,9% abuso sessuale, 49,6 maltrattamento, 18,1 abuso e maltrattamento
32 maltrattamento
50,5 trascuratezza
64,6% senza contatto fisico
34,4% con contatto fisico
1,6 penetrazione
in media due atti di abuso
impotenza 79%
stigmatizzazione 33%
tradimento 29%
6
shock 34%
reazioni dissociative 42%
hiper arousal 29%
depressione 76%
non fiducia nelle mie sensazioni
non chiedere
scoppi d’ira
inferiorità
non riuscire ad esprimere ciò che provo
vergogna
colpevolizzazione
Bibliografia consigliata: L’uomo che amava i bambini” e “Il silenzio dell’innocenza”
Danya Glaser –International Society for the Prevention of Child Abuse and Neglect
“Effetti neurobiologici del trauma subito in età infantile”
“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano
dall’altra parte del mondo”.
Il maltrattamento produce effetti negativi sia sulla neurobiologia del cervello sia sullo sviluppo
della relazione di attaccamento.
Il primo anno di vita è cruciale per lo sviluppo cerebrale; gravi deprivazioni hanno effetti
devastanti sullo sviluppo e alcune funzioni non si sviluppano addirittura, ad esempio l’angoscia
per l’estraneo, che nei bambini in istituto non è sempre strutturata. Ma anche la capacità di
regolare le emozioni e di controllarle; ad esempio un bambino ripetutamente esposto alla
violenza fisica diverrà particolarmente sensibile verso l’aggressività e questo comporterà con
molta probabilità difficoltà rilevanti nelle interazioni sociali.
Lo stress ha molti effetti sullo sviluppo, ad esempio l’eccessiva produzione del cortisolo
(ormone dello stress) può danneggiare il cervello, procurare disturbi nella concentrazione,
nell’attenzione.
La mente e la teoria dell’attaccamento (Bowlby): l’attaccamento è un istinto biologico che
conduce a un sistema comportamentale sociale. L’essenza dell’attaccamento è molto semplice:
si tratta del bisogno che ha un cucciolo di essere protetto dalla figura di riferimento. Senza tale
istinto il bambino muore . Tale istinto biologico è presente da sempre, è primordiale. La
stimolazione e il gioco non fanno parte dell’attaccamento. I bambini con attaccamento sicuro
hanno una bassa produzione di cortisolo.
-Disturbo dell’attaccamento disinibito
-Disturbo reattivo o inibito dell’attaccamento
Nel 1° tipo di disturbo il bambino non ha sviluppato il timore e la diffidenza verso l’estraneo
come se non avesse avuto alcuna figura di attaccamento che effettivamente è stata assente nel
momento dello sviluppo cerebrale.
Nel 2° disturbo la questione è più complessa, sono bambini che mentono, rubano, fanno del
male agli animali, sporcano le cose con le loro feci….; bambini molto sensibili alle separazioni
che quando ritornano a casa dopo essersi allontanati vi ritornano con comportamenti ancor più
problematici.
7
La combinazione degli effetti dello sviluppo cerebrale e dell’attaccamento in casi di
maltrattamento produce difficoltà complesse di fronte alle quali la terapia dev’esser ad hoc e
deve coinvolgere anche il genitore.
Effetti specifici spiegati attraverso lo sviluppo cerebrale
Effetti sull’organizzazione dell’attaccamento
Disturbi dell’attaccamento
Attaccamento come istinto biologico
Alcuni significati compatibili con il maltrattamento infantile:
- Deprivazione di esperienza
- Mancanza di empatia
- Modelli aggressivi
- Esposizione a esperienza terribili e trauma
- Dolore
- Mancanza di regolazione affettiva
- Danni psicologici ed emotivi
- Imprevedibilità
Effetti sullo sviluppo cerebrale
- deprivazione – periodi critici per timore dell’estraneo e regolazione affettiva
- predominanza dell’aggressività-ripetuti patterns di interazione strutturano connessioni fra
cellule cerebrali
- stress eccessivo- ripetuta attivazione di risposta allo stress, in attenzione, disfunzione
cognitiva, agiti, disregolazione emotiva
Attaccamento
Non è sinonimo di amore
E’ premessa di senso del pericolo- paura/timore o di base sicura per l’esplorazione
E’ un fenomeno riconosciuto in diverse culture
Si studia l’attaccamento nell’arco di vita
Legami affettivi(non affettuosi)
Sistemi complementari di comportamento
Bambini—> genitore=attaccamento
Genitore bambino=caregiving
=legami affettivi
Altre interazioni bambino-adulto
Cure fisiche primarie
Approcci affettuosi
Stimolazione gioco
Problem solving
Consenso e facilitazione
Apprezzamento e feedback positivo
Ainsworth: modelli operativi interni che aiutano a prevedere il comp. delgi altri
Correlazioni:
- Attaccamento sicuro: affetto positivo, competenza, capacità di riflettere
- Attaccamento evitante: ostilità, aggressività, affetto negativo
- Attaccamento Disorganizzato: aggressività, controllo o cure compulsive, dissociazione
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Disturbi dell’attaccamento da DSM IV: inibito / disinibito
Disturbi dell’attcamento ICD10: disinibito()/reattivo
Disinibito: disinibizione sociale, deprivazione precoce e cambio di care giver, incapacità di andare
dal care giver in situazioni di angoscia
Reattivo: ipervigilanza, cure genitoriale patologiche, sinonimo di esiti di abuso e trascuratezza
Il bambino che ha subito violenza diventa molto sensibile all’aggressività, sono più reattivi. E se
insieme a questo non sa regolare l’eccitazione capiremo perché diventano più esposti, aggressivi
con i pari, hanno difficoltà nelle relazioni sociali.
Lo stress nello sviluppo cerebrale ha a che fare con il cortisolo, che insieme ad altri danneggia il
cervello difficoltà di concentrazione, attenzione, aggressività
-
Lavoro con i nuovi care givers
Comprendere le esperienze e difficoltà del bambino
Riconoscere con sensibilità i segnali del bambino
Essere consapevoli dei timori del bambino
Regolare l’eccitamento emozionale del bambino
Controllare il sonno e l’appetito del bambino
Gestire il comp.del bambino
Far sviluppare il bambino
Perseguire l’interesse del bambino
Consapevolezza delle proprie reazioni
-
Lavoro diretto con i bambino
Trattamento per ADHD
Terapia cognitivo comportamentale: problem solving, autocontrollo, EMDR, Comp.
sessualizzato
Comprendere le proprie esperienze, lavoro insieme con i nuovi genitori
Psicoterapia individuale
-
Responsività sensibile:
Garantire basi sicure attraverso l’attaccamento sicuro (non spaventare, non essere ostile, non
interferire con l’autorilassamento del bambino né con l’esplorazione)
Consapevolezza sugli effetti della separazione
Stefano Cirillo, Psicologo, Psicoterapeuta, Scuola di Specializzazione in terapia familiare
Mara Selvini Palazzoli, Centro del Bambino Maltrattato “abuso sessuale e differenze di
genere:specificità del lavoro con uomini vittime nell’infanzia di abuso sessuale”.
Il quesito è come mai non tutti gli uomini abusati nell’infanzia diventano necessariamente abusanti
una volta diventati adulti? Cosa differenzia le differenti traiettorie di sviluppo?
Viene esposto il caso di un paziente maschio che chiede di fare una terapia individuale, quest’uomo
non ha niente a che vedere con tutte quelle vittime che diventeranno a loro volta abusanti. In questi
casi, la maggiorparte tra quelli rilevati nell’esperienza del C.B.M. si rileva che l’identificazione con
l’aggressore è un fattore rilevante, l’idea “non sarò sempre quel bambino abusato” quasi come una
sorta di vendetta costringe a sopprimere l’empatia producendo una fortissima idealizzazione di sè.
Tali bambini abusati, nella maggior parte dei casi vogliono essere dei buoni genitori ed arrivano a
costruirsi un’immagine mitica di sé che si scontra con la realtà della violenza agita anche come
genitore. Il desiderio, che accompagna il modo di proporsi, è quello di essere il migliore genitore
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possibile. Si produce una netta contraddizione tra il proprio consapevole desiderio di essere un buon
genitore e la capacità di provare empatia. Gli abusi commessi sono minimizzati e permane un
doppio meccanismo: idealizzazione di sé e identificazione con l’aggressore.
Il lavoro clinico è basato sul riconoscimento della propria parte violenta e imparare ad avere fiducia
nell’altro ( capacità molto compromessa).
Cirillo sottolinea inoltre come la discontinuità della cura rappresenti un grave abuso istituzionale.
Un’altra tipologia è quella dell’adulto che resta fissato nella posizione di vittima, modellandosi nel
tentativo di compiacere: salvifico verso l’abusante che è giustificato. Il lavoro clinico sarà allora
basato sull’assertività poiché il bisogno di fondo è quello di far felice l’altro e non sé stesso. Perché
questa diversità? Forse la teoria dell’attaccamento può spiegarlo: l’identificato con l’aggressore
sviluppa un comportamento disorganizzato perché non ha potuto contare su legami di attaccamento
adeguati. Il secondo tipo di risoluzione è meno grave poiché il soggetto ha potuto contare su
qualche legame. Forse l’abusante è stato un genitore anche affettuoso.
Una terza possibilità riguarda una condizione di tale deprivazione per cui l’abuso è meglio di niente.
Identificazione all’aggressore. Spostamento nel futuro del desiderio di vendetta.
Questo meccanismo costringe la persona a sopprimere l’empatia. Necessità di una scissione.
Consapevolmente c’è idealizzazione di sé e delle loro capacità di voler bene.
Permanenza del doppio meccanismo di idealizzazione e di identificazione all’aggressore.
In terapia riconoscimento della propria parte violenta.
Fissazione della vittima- Idealizzazione dell’abusante.
Si è modellato nel tentativo di piacere all’altro. E’ protettivo col padre. E’ incapace di cogliere le
strategie messe in atto. Il suo bisogno è far felice l’altro, non sé.
Testi consigliati: Felicity DeZulueta “Dal dolore alla violenza”
Marinella Malacrea- neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta, Centro TIAMA, Milano
“Aspetti multidimensionali dell’intervento riparativo”
Il modello a cui si fa riferimento è quello di Belsky adottato anche dall’OMS.
Le operazioni:
• stabilizzazione e sicurezza
• accesso all’esperienza traumatica
I piani:
• valorizzare le risorse vitali e positive
• fornire supporti tecnici
• protezione da pressioni esterne
Gli strumenti:
• flessibilità del setting
• lavoro impostato su obiettivi
• focus sul trauma
Modello ecologico:
ontogenetico- biologico personale
Micro-relazione genitori-figli
Eso- scuola
Macro- società
Stabilizzazione
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Apertura ed accesso all’esperienza traumatica
Valorizzazione delle risorse positive
Supporti tecnici
Protezione da persone esterne
Flessibilità del settino
Lavoro per obiettivi centrato sul trauma
Dante Ghezzi, , Psicoterapeuta, responsabile formazione centro TIAMA, Milano
“Trauma in età infantile e genitorialità futura”
Spunti interessanti li offre James Framo secondo il quale passiamo la vita a dire al nostro partner
quello che non siamo riusciti a dire ai nostri genitori. Tuttavia il ricorso al partner per essere salvati
è improprio e non può funzionare: si amplificano rabbia, frustrazione ecc.ecc che coinvolgono i
bambini. Attese salvifiche si possono concentrare su di loro e questo è alla base di delusioni e
maltrattamenti come conseguenze, di abuso emozionale e/o sessuale.
Al partner e/o al figlio si chiede quello che non si ha ricevuto cioè sufficiente accoglienza. Il rischio
è di dare loro quello che si ha ricevuto cioè violenza.
Nel lavoro clinico è necessario favorire l’accesso al dolore del paziente e connetterlo con quello
prodotto nel figlio. La connessione deve essere forte. E’ necessario lavorare in una dimensione
trigenerazionale perché bisogna vedere i genitori come figli: la valutazione delle competenze
genitoriali passa attraverso la revisione della loro storia. Se ciò non accade è perché non ce la fanno
a rielaborare il dolore infantile.
Passiamo una vita a dire al partner l’elenco di ciò che non siamo riusciti a dire ai nostri genitori
(non mi guardi, ti dimentichi di me, mi tradisci, non mi stimi, m tratti male)
Il ricorso al partner è una via impropria, crea ulteriore sfiducia e rabbia.
Bambini come soggetti fastidiosi
Bambini non visti da cui i genitori si aspettano di essere salvati
Trovano partner deludenti o inadeguati
Bambini come consolatori
Dare quello che abbiamo subito- chiedere quello che non abbiamo avuto.
Paolo Di Blasio, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’università Cattolica di
Milano “Risorse relazionali e sociali e fattori di protezione”
Resilienza: esito positivo nelle aree dello sviluppo nonostante esperienza avverse.
Quando con le risorse dell’ambiente e dei sistemi affettivi l’individuo riesce ad adattarsi
normalmente allora sfida l’evento e/o il disagio.
Iniziale disadattamento cui seguono cambiamenti positivi
Modello Process Oriented dello sviluppo patologico-individuale e psicologico
Funzione psicologica
Cognizioni, emozioni, sociale, risposte fisiologiche.
Adattamento
Disadattamento
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Competenza sociale
problemi di esternalizzazione (simil depressivi)
Problemi di esternalizzazione (aggressività-ostilità)
Nel percorso di sviluppo sono caratterizzati da pluralismo evolutivo, percorsi multipli che vanno in
più direzioni.
Nel percorso evolutivo ci sono dei fattori di rischio (distali come il ceto ecc. e prossimali) e fattori
protettivi come la resilienza che possono moderare la vulnerabilità. Più dei fattori di stress che
amplificano il rischio.
La psicologia dello sviluppo è relativa al modello process oriented e ai compiti di sviluppo. La
resilienza è vista in relazione ai compiti di sviluppo delle età. Ad esempio dai 20 mesi in poi
costruzione del sé , regolazione delle emozioni, avere relazioni con i pari. La resilienza è quindi la
capacità di esudire i compiti di sviluppo.
Challenge Model opposta ai modelli statici.
C’è una caduta, vulnerabilità. O si resta in assetto di sopravvivenza o si può guarire e tornare ad uno
stato simile a quello premorboso. Non significa essere invulnerabili né star bene in modo stabile nel
tempo, né essere resilienti in tutte le aree dello sviluppo.
La resilienza si riscontra dallo 0 al 22% in bambini maltrattati o abusati
35% madri tossiche
40%bambini svantaggiati socialmente
20-35% madri depresse
Importanza delle risorse della comunità: servizi, scuola, attività extrascolastiche (che possono
promuovere o indurre alcool e droghe)
Meccanismi di resilienza:
Il livello intellettivo competenza cognitiva consente il coping
1. ricerca di supporto
2. evitamento e distrazione
3. coping attivo
regolazione: controllo dell’Io, self regulation, resilienza dell’Io, locus of control (esterno o interno):
moderare le proprie risposte affettive in relazione alle richieste dell’ambiente.
Valore protettivo del legame affettivo con il caregiver principale o con un adulto sostitutivo.
Relazione con i pari
Luigi Cancrini- Psichiatra, Psicoterapeuta, Direttore scientifico del Centro Aiuto al Bambino
Maltrattato e alla Famiglia, Roma: “Traumatizzazione secondaria degli operatori e rischi di
violazione del setting”
Importanza del lavoro di gruppo professionale: raccontando ti esponi e ciò ti permette di capire cosa
ti sta succedendo e quali resistenze sono in gioco: alcune di queste trappole si configurano in agiti
controtransferali.Come terapeuti siamo esposti al rischio delle tempeste emotive e degli agiti
comportamentali.
12
•
Fuga: non esiste (l’abuso) non può essere accaduto. Trappola del vero o falso.
Queste difese sono tipiche dei professionisti che non hanno consuetudine a lavorare
con i bambini. La fantasia è di negazione: i terapeuti sono fragili sul piano emotivo.
• Iperinvestimento: io ti salverò. Si tratta di una trappola sempre presente.
• Pessimismo di fondo: deriva dalla convinzione che il bambino non ce la faccia
perché ha sofferto troppo. Simili reazioni si hanno anche verso i genitori,
prevalentemente verso il genitore non protettivo, personaggio chiave esposto alle
bufere controtransferali. L’operatore non lo vuole vedere nelle sue parti funzionanti
“io salverò tuo figlio”.
E’ possibile intraprendere una terapia con l’abusante ma a due condizioni: quando riconosce
il danno prodotto ed è disposto a pagarne le conseguenze e dopo la condanna.
Altri abusi meno gravi sono spesso inseriti nell’ampio paradigma dei disturbi di personalità:
libro consigliato “diagnosi e trattamento dei disturbi di personalità”.
La salute mentale dipende da come si muovono i servizi: vs mancanza di interventi,
interventi errati.
Movimenti controtransferali degli operatori. E’ un insieme di emozioni e azioni suscitate
nell’operatore e fornisce dati sui meccanismi proiettivi del paziente.
Il bambino proietta le emozioni collegate a esperienze vissute in precedenza. Tra l’idealizzazione e
la ripetizione del trauma.
Al terapeuta cosa succede?
Insieme di vissuti suscitati da quella situazione nel terapeuta e proiezioni del bambino.
Le violazioni di setting sono la conseguenza di un terapeuta che vieneagito dalle sue emozioni e non
le usa per capire il paziente.
Il paziente che porta difficoltà ripete modalità relazionali antiche che agiscono in modo simile a
reazioni che hanno avuto nell’infanzia i genitori.Ci sono altri modi per agire azioni emozionali.
In questo lavoro non si deve andare senza protezione.
L’analisi personale
La supervisione
Il gruppo riequilibratore
Contro Transfert.
1. Reazioni di fuga: Questo non può essere accaduto. Il bambino fa paura. E’ consuetudine di
chi non lavora con i bambini. Evita il confronto con parti proprie. Fantasia di negazione:
terapeuti fragili emotivamente o come formazione. Fuga dalla realtà
2. Investimento troppo forte: Io ti credo comunque, senza riserve. La mia missione è stare con
le vittime. L’agito controtransferale trasforma i dubbi del bambino in verità.
3. Il bambino viene percepito come così incerto che devo controllarlo completamente, pensare
che uno che ha bisogno di te ce l’avrà sempre.
Dei due genitori ce n’è uno che può essere una risorsa.E’ un personaggio chiave riabilitativo. La
madre può destare una reazione di fuga. La terapia degli abusanti è possibile col riconoscimento
dello sbaglio oppure dopo la condanna. Un abusante che dice di non esserlo non è trattabile.
Tutto quello che accade a loro e a noi è comune. C’è sempre la possibilità di tornare al borderline
buono/cattivo-la scissione ci porta a non vedere la realtà. Più non viene aiutato ad integrare , più la
soglia della regressione a borderline si abbassa. Avendo interiorizzato gli opposti si muove su
questo. I percorsi della riabilitazione li decidiamo noi. Il disturbo di personalità si sviluppa se non
c’è un intervento efficace.
Teresa Bertotti, assistente sociale, Centro Bambino Maltrattato Milano
“ Interventi sociali di sostegno e protezione”
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Necessità di costruire contesti coerenti e dotati di senso, rendere comprensibile l’intervento sociale
alla A.G., definire le tappe di un percorso possibile dotato di coerenza. Snodi cruciali
dell’intervento sociale sono la conoscenza e la trasparenza. Si devono avere in mente domande per
orientare l’azione e il lavoro di equipe, per parlare con le famiglie per spiegare loro cosa stiamo
facendo perché se non comprendono non possono “prendersi in mano”.
Rilevazione e accertamento: cosa fa star male i bambini? In che misura questo star male è collegato
alla (nostra) responsabilità di genitori?
Protezione: come possiamo sospendere il danno? E’ necessario l’intervento di un terzo?
Valutazione e trattamento: perché è accaduto? Può smettere di accadere? Che bisogna fare perché
non accada più?
Lo snodo dell’intervento sociale è saper riconoscere i fattori protettivi. Consapevolezza degli aspetti
etici della professione.
E’ necessario dotarsi di uno strumento per le indagini sociali , di una griglia di analisi degli elementi
di rischio ma anche protettivi. Proveniamo da una formazione orientata a rilevare difficoltà e
carenze e lavoriamo in servizi a rischio di pratiche separatiste.
Contesto sociale
Il bambino
Relazione
genitore-bambino
I genitori e la
famiglia allargata
La relazione con i
servizi
Elementi
malessere
rischio
e
di Indicatori
di
Elementi
Benessere,
protettivi
di Indicatori
Ricostruire e rinsaldare i legami sociali. Servizi di tutela. Contesti coerenti e dotati di senso.
Processo di intervento in tappe di un percorso coerente. Domande che orientano l’azione piuttosto
che fasi.
Utile per parlare con le famiglie perché la consapevolezza aiuta gli individui a prendersi in mano.
Gli assistenti sociali sono portavoce e attori di un mandato dell’Autorità Giudiziaria e anche in
relazione con la famiglia.
- La rilevazione e l’accertamento: come sono collegati i segnali del bambino ai genitori?
Cerchiamo di capire cosa fa star male il bambino
In che misura questo male è collegato alla vostra responsabilità di genitori? (così non si
attribuiscono colpe)
- Protezione: Come possiamo interrompere il flusso dannoso? E’ necessario l’intervento di un
terzo per ridurre l’esperienza traumatica.
- Valutazione e trattamento: Perché è accaduto? Può smettere? Cosa bisogna fare perché non
accada più?
- Riconoscere i fattori protettivi: La funzione dello sguardo dell’altro, uno sguardo dotato di
autorità e potere, un aspetto etico, lo snodo dell’indagine sociale; strumenti che consentano
allo sguardo di non essere distruttivo
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- Assumere il fatto che abbiamo potere.
Diagnosi sociali:
Uno strumento, un protocollo metodologico, una griglia di analisi, individua i fattori di rischio e
protettivi.
La negazione della natura probabilistica della vulnerabilità facilita l’insorgere di pregiudizi
perentori, profezie pessimistiche programmi segreganti e separatisti.
Contesto sociale, casa, lavoro, ci sono impegni accanto al degrado.
I bambini sono descritti con più sfumature, hanno anche contesti scolastici. Nella relazione
appaiono amici, zii, un parente o un genitore che è meglio dell’altro, emerge un’aspettativa di aiuto
rispetto ai servizi.C’è collaborazione. Potenziare il senso di sicurezza. Vedere i fattori protettivi e
potenziare fiducia, accompagnare nel percorso.
Gloria Soavi “Valutazione delle competenze genitoriali” ambito cruciale di intervento in cui è
necessaria:
• una maggiore integrazione degli intervento sociali e sanitari,
• uniformare le aree da indagare e i criteri di valutazione,
• individuare una check list di strumenti operativi da condividere,
• integrare diversi criteri di lettura e di riferimenti teorici,
• intrecciare fattori di rischio e di protezione
• acquisire le conoscenze teoriche sui precoci legami di attaccamento
suggerimento bibliografico: Metodologia osservativi delle relazioni familiari” di Malagoli Togliatti.
Maria Rosa Giolito ginecologa ……………….. intervento non registrato
Van Der Kolk “ Psicobiologia del disturbo post traumatico da stress”
I traumi non sono tanto ricordati sotto forma di storie quanto in immagini, odori, flash. E’
importante trovare un modo per sviluppare soluzioni alternative altrimenti si tende a ripetere il
trauma come il cane di Pavlov. Le persone traumatizzate sono condannate a rivivere il trauma fno a
quando non li aiutiamo a trovare una soluzione alternativa.
Importanza degli studi di Stern sul mondo interpersonale del bambino e sull’importanza della
capacità i autoregolazione delle emozioni che si apprende nella dinamica interpersonale riparativa.
Le bambine prepuberi non abusate sono acide e competitive tra di loro e in tal modo imparano ad
allenarsi per le successive relazioni interpersonali ( mi pare un’americanata un poco superficiale!!)
sessuali normali. Le ragazzine traumatizzate hanno una crescita ben diversa: a causa dell’abuso si
sentono sole, si isolano e si estraniano. Diventano strane agli occhi degli altri e questo influisce
molto sulle reazioni delle coetanee non abusate che non vogliono interagire con loro. Le abusate
non sono coinvolte e non si coinvolgono nella fase preparatoria ( come ad esempio scambiarsi
opinioni diverse senza ferirsi troppo). L’effetto è che la vita per loro diventa misera..è come se ci
fossero nel cervello orologi che vanno sempre avanti e si sviluppano comportamenti sessuali molto
precoci con l’effetto che si sviluppa molta vergogna. L’ipotalamo secreta 5 volte di più l’ormone
sessuale. Nutrono disgusto verso sé stesse.
L’abuso sessuale ha l’effetto di innescare un trauma interpersonale nello sviluppo, cioè una
disregolazione delle risposte. Sono bambini che non sono capaci di regolare le loro emozioni e noi
li vediamo come bambini irritanti.. la disregolazione riguarda :
• gli affetti
• il corpo
• il comportamento
• la cognizione
• le relazioni
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• la cura di sé
La memoria del trauma ha carattere intrusivo, le strategie di regolazione sono principalmente
l’anticipazione (compiacimento, bullismo) e il coping (autolesionismo, assenze ecc.).
Il bambino ha la sensazione che il trauma può sempre riaccadere e solo a loro perché sono bambini
terribili e non può esserci nessuno che possa prendersi cura di lui/lei.
Che fare allora? Per il terapeuta è basilare stabilire una relazione interpersonale, ma nella “cultura
dell’uomo bianco” questa consapevolezza non è diffusa ( esempio degli psicofarmaci). Una ricerca
ha dimostrato che il prozac ha un effetto simile a quello del placebo mentre l’accoglimento e
l’ascolto è più efficace.
Il relatore proietta un filmato che riguarda la terapia di gruppo di adolescenti traumatizzati
attraverso attività artistiche, teatrali, yoga, canto*. L’idea di base è quella di prendere le loro
esperienze traumatiche e farne una base di vita. Il gruppo teatrale fa rivivere queste esperienze
traumatiche che sono comunque accadute proprio a ciascuno di loro. Molto del lavoro è
concentrato sulla regolazione degli affetti perché se non si rispettano i tempi soggettivi ci possono
essere delle ricadute. La regolazione affettiva è il fondamento del lavoro, lavorare sull’empatia, sul
mettersi nei panni dell’altro. Possiamo esporre la nostra parte vulnerabile se possiamo esporre
anche le nostre competenze e questo è indispensabile prima di affrontare il trauma. Un esempio:
una ragazza suggerisce una trama e poi la si trasforma in una canzone che tutti cantano in coro.
Il cervello: indagini cliniche e diagnostiche dimostrano i numerosi effetti del trauma e della sua
memoria nel cervello…..fotocopie delle slide
*Lavoro di gruppo, nel gruppo, del gruppo
Cosa volete portare su di voi?
Io ho voglia di fare paura!
Scotomizzati rispetto alla loro paura possono esporre la parte
competenza.
vulnerabile attraverso una
Improvvisazione:
come è stata la mia vita: cantarlo come in un’opera, scrivere la storia.
Linea di demarcazione per terra:
“chi è stato arrestato passi di là
“chi è stato stuprato passi di là
“chi è genitore passi di là
questo aumenta la consapevolezza della condivisione e di non essere soli
“fate caso a chi è in piedi accanto a voi” non crdevo che ci fossero tante persone
drammatizzazione di un o stupro e psicodramma come esercizio delle strategie di coping.
Feedback delle ragazze.
Francesco Montecchi “Il ciclo intergenerazionale della violenza…”
Importanza di lavorare molto sulla casistica. L’abuso è un’unica patologia, spesso cronica, che si
esprime in diverse forme cliniche che coinvolgono il bambino contemporaneamente e/o nelle
diverse fasi della vita.
Il problema è come affrontare il dolore..da qui i meccanismo difensivi che rendono patologico
l’abuso. I meccanismo più gravi sono la scissione, l’identificazione proiettiva (traslocare il dolore
in vari oggetti del mondo esterno).
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Si può prevedere il tipo di abuso tramite le fantasie materne e paterne durante la gravidanza.
Tiziana Valer: Ausl di Rimini
L’interesse per il come più che per il perché ci apre la strada alla psicoterapia. Possibilità di
contenere, di stare, di attraversare.
Anna Grazia Cerioni
Recupero e rielaborazione dei ricordi traumatici attraverso l’EMDR. Quei flash hanno carattere di
realtà o sono solo fantasie?
Caso di Carla: 35 anni.
Vuole conoscersi meglio, non riesce a stare senza fare nulla, relazione con un uomo sposato, non sa
staccarsi, fisioterapista aiuta e non pensa ai suoi problemi, padre mite e sofferente per il rapporto
con la madre, madre che cercava di controllare la vita dei figli.
Primo anno: sofferenza e rabbia con la madre, svalutante e competitiva. Con vergona racconta di
incesti con i fratelli subiti nell’adolescenza. La madre aveva negato. Disturbi della sfera sessuale:
paura prima del rapporto, non prova piacere, ha controllo sulle sensazioni.
C’è ambivalenza tra l’impegno e il ritardo e il saltare le sedute. Salta da un argomento all’altro.
EMDR
1°ricordo: elementari, scuola a Milano, ghettizzata
dopo due mesi
2°difficoltà a dire di no, il fratello che la guarda supplice e il padre anche (sex)
3° tenuta tra le braccia da un uomo
4°ricordo centrale: 6 anni uomo chele accarezza i capelli e chiede di mostrare le parti intime.
Controtransfert: restare alla giusta distanza. 5 anni di terapia
Bianca Bertetti CAF onlus Milano:
esposizione di casi clinici. Trovando una figura materna ha smesso di darsi e di utilizzare gli altri.
La diagnosi è già una consultazione, non aspettare il momento dell’elaborazione in psicoterapia.
Diagnosi come foto che serve per evolversi. 1)colpa, vergogna, dolore, impotenza 2) abuso come
rischio e danno ma anche resilienza .
Luigi Raciti, Psicologo Azienda USL Catania U.O: NPI
Funzionamento post traumatico allo sceno test. Ponte tra il lavoro con la famiglia e con l’individuo.
Manuale di prefazione allo sceno test Mara Selvini P.
Esempi:
Difese di iperallarme: non nomina oggetti, “dammi-prendi”, da un focus attentivo ad un altro, muro,
fortezza come temi, poca forma, poco senso, poco significato
Difese di dissociazione:
Difese da iperadattamento: “devono essere messi a dormire, a mangiare”
Mondo pericoloso: animali evirati
Compresenza e alternarsi dell’attivazione delle difese, impotenza e scarse attenzioni.
Claudio Foti, Psicologo, Centro Studi Hansel e Gretel
Caso di Eva tramite intervista alla paziente:
emozioni più intense emerse in terapia?
Cosa è cambiato?
Da 1 a 100 quanto hai elaborato i tuoi traumi?
Da 1 a 100 quanto si è ridotta la tua sofferenza?
3 episodi significativi della violenza dell’infanzia
3 risultati concreti
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consapevolezza come risorsa
tecniche usate: psicodramma, EMDR, meditazione
accettazione della realtà di sé e dell’altro
intelligenza emotiva, mettere in parole le emozioni
far emergere il conflitto
condivisione ed empatia
consapevolezza nella lucidità e fiducia nella mente
Giuseppina Giammaresi, Psichiatra, Università degli Studi di Catania
Narrazione che parli di un linguaggio universale del simbolico.
Caso di Flavia, 21 anni, catatonia, puerile, poco strutturata, lacunosa, recriminatoria, idealizzante
Fiaba della Regina di Ghiaccio: la coppia persecutore protettore diventa il tutore del sé, illusione
del pensiero onnipotente e controllante
“solo attraverso un mezzo può avere luogo un passaggio”.
Armando Cortese, pscicologo Toniolo di Napoli
Valutazione della ricuperabilità del genitore: EMDR su una madre, Fiore, 41 anni. Caso.
Tutti i tipi di abuso portano a disfunzioni che possono influire sulle competenze genitoriali.
Ipotesi: le emozioni lasciano delle tracce, nel caso di un evento traumatico l’elaborazione
dell’informazione viene disturbata e congelata.
EMDR: viene chiesto di verbalizzare le convinzioni negative e cosa vorrebe pensare di sé
nonostante l’evento. Abuso sulla figlia Valeria da parte del padre. Alla 5 seduta ricordo completo
dell’evento.
Silvia Morgante, Psicologa, Sacro Cuore di Roma
Casi clinici: 2 sorelle, Roberta ed Elisabetta: come lo stesso abuso ha prodotto danni diversi.
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