ARTICOLI DI SERVIZIO SOCIALE Violenza sui minori

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ARTICOLI DI SERVIZIO SOCIALE
Violenza sui minori: conseguenze e possibili interventi.
di Federica Rita Tedesco
Il problema della violenza sui minori interessa da sempre tutti i paesi del mondo.
Secondo il rapporto “Children in Danger. Act to End Violence against children”,
presentato nell’ottobre 2015 dall’UNICEF Regno Unito, ogni 5 minuti nel mondo
un bambino muore a causa di un atto di violenza. In Italia i dati appaiono
allarmanti: secondo una ricerca condotta da Terre des Hommes e Cismai nel 2013,
sono oltre 91mila i minorenni maltrattati seguiti dai Servizi Sociali nel nostro
Paese.
“Per abuso all’infanzia e maltrattamento debbono intendersi tutte le forme di
maltrattamento fisico e/o emozionale,
abuso
sessuale,
trascuratezza
o
negligenza o sfruttamento commerciale o altro che comportino un pregiudizio
reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo
sviluppo o per la sua dignità nell’ambito di una relazione caratterizzata da
responsabilità, fiducia o potere1” (OMS, 2002).
Il fenomeno della violenza infantile è complesso e comprende diversi
aspetti.
Secondo la classificazione di abuso proposta da Montecchi (1998) è possibile
individuare tre tipologie: maltrattamento, patologia della fornitura di cure e abuso
sessuale
Il maltrattamento può essere:
a)
fisico: è la forma più palese e facilmente riconoscibile, poichè lascia dei
segni sul corpo;
1
http://www.azzurro.it/it/informazioni-e-consigli/consigli/abuso-e-maltrattamento/che-cosa-si-intendeabuso- all%E2%80%99infanzia (accesso in data 15/02/2016 alle ore 15.05)
b)
psicologico: è difficile da individuare, dal momento che viene esercitato con
minacce, critiche, denigrazione, colpevolizzazione e svalutazione.
La patologia della fornitura delle cure consiste nell’ assenza di cura o
nell’inadeguatezza della stessa, da un punto di vista fisico e psicologico. Si possono
individuare tre forme:
a)
incuria: è data dalla carenza di cure;
b)
discuria: le cure, anche se fornite, non sono adeguate rispetto all’età e allo
sviluppo del bambino;
c)
ipercuria: le cure fornite sono eccessive e sproporzionate rispetto ai bisogni e
alle esigenze avanzate.
L’abuso sessuale comprende tutte le pratiche sessuali, sia attive che passive, in cui
viene coinvolto il minore. Esse avvengono all’interno di una relazione non paritaria,
poichè il minore, che non ha raggiunto un buon livello di maturità e non ha
consapevolezza del proprio corpo, si trova in una condizione di inferiorità fisica,
psichica e di potere rispetto all’adulto abusante.
È possibile distinguere tra:
a)
abuso sessuale intrafamiliare: è riferito all’attività sessuale tra un minore ed un
membro della famiglia nucleare o allargata.
b)
abuso sessuale extrafamiliare: comprende gli abusi commessi da persone
esterne
al
nucelo
familiare,
di
solito
conosciute
dal
minore
.
c)
abuso istituzionale: consiste negli abusi compiuti da soggetti ai quali i minori
vengono affidati per ragioni di cura, custodia ed educazione all’interno di istituzioni o
organizzazioni;
f)
d)
abuso da parte di persone sconosciute;
e)
violenza da parte di gruppi organizzati (pedofili, sette, ecc.);
sfruttamento sessuale: comprende prostituzione minorile, produzione di
materiale pedopornografico e turismo sessuale .
Sia la violenza fisica che quella psicologica hanno degli effetti negativi sul bambino e
sul suo sviluppo. Possono presentarsi diversi diturbi: problemi legati alla socialità,
all’aggressività, all’incapacità di provare empatia verso gli altri, sintomi depressivi,
bassa stima di sè, mancanza di fiducia in sè e negli altri, attaccamenti insicuri,
disturbi della condotta sociale, comportamenti autolesionistici, deficit neurologici e
cognitivi, problemi del linguaggio, disturbi post-traumatici da stress. Il bambino
violato, poi, ha una forte probabilità di divenire un adulto abusante e violento,
incapace di provare empatia, senso di colpa e rimorso.
Il minore vittima di violenza, dal momento che ha vissuto un trauma psicologico ed
emotivo molto forte, ha bisogno in maniera tempestiva di protezione e di un
trattamento terapeutico adeguato. L’intervento, di natura interdisciplinare, deve
essere basato su una collaborazione in rete tra diverse figure professionali (psicologi,
psichiatri, pediatri, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali) e le diverse
istituzioni/agenzie coinvolte a vario titolo (famiglia, scuola, servizi sociali, servizi
sanitari, Tribunale Ordinario, Tribunale per i Minorenni), al fine di garantire una
presa in carico globale del caso. Occorre effettuare una terapia individuale, di tipo
cognitivo-comportamentale, per aiutare il minore a rielaborare l’esperienza
traumatica. Appare opportuno, poi, collaborare con la famiglia della vittima,
sostenendola nelle sue funzioni. Un ruolo fondamentale è affidato all’assistente
sociale, che deve lavorare insieme al minore ed al suo nucleo familiare sulle relazioni
interpersonali e sulla comunicazione, fungendo da ponte di collegamento tra i
2
professionisti impegnati nel trattamento. . L’allontanamento dal minore dal nucleo
familiare deve essere disposto come ultima ratio, quando la situazione
appare
particolarmente grave. In tal caso l’obiettivo sarà quello di recuperare le capacità
genitoriali della famiglia di origine, cercando di far rientrare il minore nel più breve
tempo possibile nel suo contesto socio-ambientale di riferimento.
Occorre, pertanto, un intervento urgente. Il primo passo da compiere è intraprendere
la strada della prevenzione, in particolare primaria, con lo scopo di ridurre i fattori di
rischio e rafforzare quelli di protezione rispetto al verificarsi di situazioni di
maltrattamento o abuso. A livello sociale si potrebbe cercare di: promuovere i diritti
sociali, economici e culturali; recepire a livello nazionale le norme internazionali sui
diritti del minore; consolidare il sistema giudiziario; migliorare le politiche di
protezione sociale; adottare misure per ridurre la disoccupazione e la povertà;
garantire una buona istruzione a tutti i bambini; migliorare i servizi assistenziali ed
educativi rivolti all’infanzia. Bisognerebbe migliorare i servizi sociali e sanitari
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“Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da
persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere alla educazione di lui, la
pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa
provvedere in modo definitivo alla sua protezione”. (art. 403 c.c.).
presenti sul territorio, partendo dalla formazione e dall’aggiornamento del personale
che vi lavora. Anche la scuola ricopre un ruolo fondamentale: in quanto agenzia di
formazione e socializzazione, dovrebbe modernizzarsi e imparare a riconoscere e
gestire situazioni problematiche, in un’ottica di protezione e tutela del minore. Gli
insegnanti dovrebbero, in tal senso, seguire una formazione specifica, così da saper
cogliere i segnali relativi ad eventuali episodi di maltrattamento e abuso e intervenire
con gli strumenti più appropriati. La presenza di una famiglia rappresenta un’altra
strategia di prevenzione sui cui focalizzare l’attenzione. Essa è il principale
riferimento affettivo per il minore, che al suo interno può sperimentare le prime
forme di relazione interpersonale, può strutturare la personalità ed il carattere, può
apprendere quei principi e valori che lo accompagneranno in tutta la vita. Il nucleo
familiare va supportato attraverso politiche sociali ad hoc e servizi territoriali di
supporto. La prevenzione deve partire, innanzitutto, dall’individuo. Le agenzie di
formazione e socializzazione, come la scuola e la famiglia, devono adoperarsi per
formare il minore affinchè riconosca situazioni di abuso, reale o potenziale, e chieda
un intervento. Deve essere, pertanto, favorito e facilitato il contatto e l’accesso
relativo ai servizi sociali e sanitari del territorio.
Prevenire un fenomeno complesso, come la violenza sui minori, è possibile.
Sicuramente i tempi saranno lunghi e le risorse da impiegare molte, ma il lavoro di
rete e la collaborazione tra istituzioni, servizi territoriali e famiglie faciliterà
l’intervento.
Bibliografia
1)
Libri
ABBRUZZESE S., Minori e violenze. Dalla denuncia al trattamento, Milano, 2011.
ACCONCI M., BANDINI T., BERTI A., Infanzia violata, interventi psico-sociali,
giustizia, Milano, 2004..
CASALE A.M., DE PASQUALI P., LEMBO M.S. (a cura di), Vittime di crimini
violenti. Aspetti giuridici, psicologici, psichiatrici, medico-legali, sociologici e
criminologici, Rimini, 2014.
DE LUCA R., MACRÌ C., ZOLI B. (a cura di), Anatomia del crimine in Italia.
Manuale di criminologia, Milano, 2013.
DI BLASIO P., Psicologia del bambino maltrattato, Bologna, 2000.
2)
Articoli
TROISI C., Minori e diritti fondamentali,
http://www.comparazionedirittocivile.it/prova/files/rec_troisi_minori.pdf
(accesso
URL in data 19/01/16 alle ore 17.21).
UNICEF, Hidden in Plain Sight: A statistical analysis of violence against children,
2014,
http://www.unicef.org/publications/index_74865.html (accesso URL in
data 24/01/2016 alle ore 22.19).
3)
Siti
www.minori.it (accesso URL in data 23/12/2015 alle ore 22.09).
www.garanteinfanzia.org (accesso URL in data 06/12/15 alle ore 18.22).
www.unicef.it (accesso URL in data 06/12/15 alle ore 19.43).
terredeshommes.it (accesso URL in data 06/12/15 alle ore 19.49).
www.cismai.it (accesso URL in data 17/01/2016 alle ore 17.38).
www.abusosessuale.com (accesso URL in data 21/01/2016 alle ore 10.04).
www.sosinfanzia.org (accesso URL in data 21/01/2016 alle ore 11.31).
www.brocardi.it (accesso URL in data 24/01/2016 alle ore 16.27).
Aprile, 2016