Relazione Scientifica sul Museo Paleontologico di Magliano Vetere

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Relazione Scientifica sul Museo Paleontologico di Magliano Vetere (SA)
Dott. Sergio Bravi
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INDICE
INTRODUZIONE ……………………………………………………………………………………………………………….. pag. 3
1.0 RELAZIONE SCIENTIFICA SUL PATRIMONIO DEL MUSEO ………………………………………… pag. 3
1.0.1 QUADRO PRELIMINARE: I GIACIMENTI FOSSILIFERI
DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO…………………………………… pag. 3
1.0.2 COLLEZIONI ESPOSTE E IN DEPOSITO…………………………………………………………………. pag. 4
2.0 DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA, DEGLI ARREDI E FUNZIONI DELLE
DIVERSE AREE DEL MUSEO PALEONTOLOGICO DEL PARCO NAZIONALE
DEL CILENTO E VALLO DI DIANO………………………………………………………………………..…….. pag. 7
2.0.1 SALA DIORAMA……………………………………………………………………………………………….. pag. 7
ZONA A - Riva di laguna ed ambiente di battigia…………………………………………….. pag. 7
ZONA B - Ambiente retrodunare e bosco costiero tropicale……………………………. pag. 9
2.0.2 SALA GEOLOGICA ……………………………………………………………………………………………. pag. 10
2.0.3 SALA EVOLUTIVA …………………………………………………………………………………………….. pag. 11
2.0.4 SALE GIACIMENTI FOSSILIFERI DI MAGLIANO VETERE, MONTE VESOLE,
PETINA E OTTATI……………………………………………………………………………………………… pag. 12
2.0.5 SALA VIDEOPROIEZIONI ………………………………………………………………………………….. pag. 13
2.0.6 SALA LABORATORIO DIDATTICO …………………………………………………………………….. pag. 13
2.0.7 SALA LABORATORIO TECNICO-SCIENTIFICO …………………………………………………… pag. 14
2.0.8 MAGAZZINO MATERIALI ED ATTREZZATURE …………………………………………………. Pag. 14
2.0.9 BOOKSHOP ……………………………………………………………………………………………………… pag. 15
2.0.10 LOCALI PER LA DIREZIONE, BIGLIETTERIA E STAFF DEL MUSEO ……………………. pag. 15
2.0.11 BAGNI PUBBLICI …………………………………………………………………………………………….. pag. 15
2.0.12 SPAZI DIDATTICI ESTERNI ……………………….……………………………………………………… pag. 15
3.0 DISPOSITIVI PER CONSENTIRE L’ACCESSO AI PORTATORI DI HANDICAP………………… pag. 15
BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA ESSENZIALE ………………………………………………………………………….. pag. 15
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INTRODUZIONE
Il Museo Geo-Paleontologico di Magliano Vetere (SA) costituisce la realizzazione di un’idea nata
oltre quindicii anni fa in conseguenza del ritrovamento e studio preliminare di nuovi ed importanti
siti paleontologici in territorio cilentano da parte dello scrivente, Sergio Bravi, coadiuvato nella
costruzione e proposta dell’idea stessa dal biologo Antonio Feola, attivamente impegnato nella
salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturalistico del Cilento.
I siti paleontologici Cilentani con i loro fossili, numerosi dei quali costituenti entità tassonomiche
nuove per la scienza, hanno di fatto contribuito considerevolmente allo sviluppo delle conoscenze
paleontologiche su di un territorio riguardo il quale vi erano fino a qualche decennio fa scarsissime
notizie e che, per questo motivo, non rientrava nei percorsi di visita e studio degli specialisti
internazionali della ricerca in questo settore, né poteva offrire strumenti per la crescita culturale in
ambito geologico-ambientale rivolti alla vasta popolazione scolastica del territorio.
La valorizzazione geo-paleontologica, ora svolgibile attraverso il Museo, può ovviare a queste
carenze territoriali e costituire uno strumento di crescita culturale per l’intera area e di
produttività economica locale.
1.0 RELAZIONE SCIENTIFICA SUL PATRIMONIO DEL MUSEO
1.0.1 QUADRO PRELIMINARE: I GIACIMENTI FOSSILIFERI DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E
VALLO DI DIANO
Negli ultimi 25 anni una serie di nuovi "Fossil-Lagerstätten", giacimenti fossiliferi di particolare
ricchezza paleontologica, sono stati rinvenuti nell’ Appennino Meridionale. Nel "Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano" (Provincia di Salerno), quattro di questi luoghi ricchi di fossili sono
stati rinvenuti in rocce di piattaforma carbonatica di età compresa tra il Cretaceo inferiore
(Albiano) fino all’ Eocene medio. I siti paleontologici sono:
1) Giacimento di Petina (Età: Albiano, circa 105 Ma) nei Monti Alburni.
2) Giacimento di Magliano Vetere (Età: Cenomaniano, 95-97 Ma) sul monte Chianiello.
3) Giacimento di Monte Vesole (Età: Campaniano-Maastrichtiano, 74-78 Ma) in Comune di
Trentinara.
4) Giacimento di Ottati (Età: Luteziano-Priaboniano, 40-45 Ma) nei Monti Alburni.
Alcuni fossili dei giacimenti cilentani risultati nuovi per la scienza sono stati oggetto di
pubblicazione su riviste scientifiche di rilevanza internazionale (Bravi et al., 1986, 1988, 1998,
1999, 2004, 2010).
Più in dettaglio, il giacimento di Petina annovera tra i suoi fossili piante terrestri, crostacei
decapodi e pesci. La fauna ittica comprende Lepidotes, Prochanos, Ocloedus e Clupavus che sono
tipicamente generi del Mesozoico. I decapodi sono rappresentati da Palinuridi, da un granchio
(Fam. Portunidae) e dal gambero Alburnia petinensis, nuova specie descritta da Bravi e Garassino,
1998. Le piante terrestri sono conifere come Brachyphyllum, Pagiophyllum, Podozamites e
Bennettitali quale Zamites,. Una nuova angiosperma basale, Sagaria Cilentana Bravi, Barone
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Lumaga e Mickle (2010), è stata descritta di recente.
Il giacimento fossilifero di Magliano Vetere si è formato in un ambiente inter-supratidale quale
quello di una palude algale costiera di 95 milioni di anni fa in cui non sopravvivevano organismi
animali a causa delle proibitive condizioni ambientali. I fossili sono costituiti pertanto dalle sole
piante terrestri quali Frenelopsis, una conifera probabilmente vissuta in ambienti xerici e
l’angiosperma Sapindopsis, una pianta fossile pioniera comparabile per il suo habitat con le attuali
Mangrovie degli stagni salati costieri tropicali (Bravi et al.; 2004).
Il giacimento fossilifero di Monte Vesole si formò in una laguna costiera con circolazione delle
acque fortemente limitata, popolata pertanto dai soli molluschi gasteropodi e da gamberi,
entrambi specie oligotipiche, ovvero adattate ad un ambiente fortemente ostile alla vita. I gamberi
sono risultati essere una specie nuova per la scienza (Bravi, Coppa, Garassino e Patricelli, 1999) cui
è stato assegnato il nome di Palaemon vesolensis.
In territorio comunale di Ottati, nei monti Alburni, affiora una formazione costituita da calcari
sottilmente stratificati le cui superfici di strato sono ricche di fossili di pesci appartenenti alla
specie Cyclopoma gigas Agassiz (Bravi & Schiattarella, 1986). L’età di questo giacimento fossilifero
corrisponde all’Eocene medio; il sito rappresenta pertanto l’unica località paleontologica a
vertebrati di questa età nell’Appennino meridionale. La stessa specie di pesce fossile è presente in
Italia solo nel giacimento di Bolca, in provincia di Verona.
In definitiva, lo studio dei giacimenti cilentani avviato nel 1986 e ad oggi ancora in corso, ha
notevolmente contribuito ad ampliare le conoscenze paleontologiche e paleoambientali in aree
che fino a qualche decennio fa erano poco conosciute sotto questi aspetti. Un ulteriore impulso a
tali studi può venire dal materiale paleontologico recuperato in una campagna di scavi condotta
nel 2007 nei quattro siti descritti sopra, sotto la direzione dello scrivente. Il materiale
paleontologico recuperato è andato infatti a costituire il nucleo delle collezioni del Museo
Paleontologico di Magliano Vetere e alcuni tra i reperti di maggior interesse scientifico sono
attualmente in studio.
1.0.2 COLLEZIONI ESPOSTE E IN DEPOSITO
Le collezioni geologiche e paleontologiche presenti presso il Museo Paleontologico di Magliano
Vetere sono costituite essenzialmente da:
1)
un nucleo di reperti provenienti dalla campagna di scavo svoltasi nel 2007 nei siti
paleontologici precedentemente descritti.
2)
un nucleo di reperti acquistati e raccolti sul campo come da capitolato dello stesso
progetto di realizzazione del museo.
I reperti di cui al punto 1) sono in numero complessivo di 239 ripartiti nel seguente modo: 18
reperti giacimento di Petina; 83 reperti giacimento di Magliano Vetere; 94 reperti giacimento di
Monte Vesole; 44 reperti giacimento di Ottati.
Va precisato che il suddetto materiale è in larga parte costituito da reperti, anche di piccole
dimensioni, privi di valore espositivo ma di esclusivo interesse per lo studio scientifico. Va inoltre
considerato che in diversi casi è presente l’impronta e la controimpronta di uno stesso fossile e
che le due parti sono state numerate con numeri consecutivi nel corso degli scavi.
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In definitiva, il materiale paleontologico attualmente esposto a rappresentare i giacimenti
cilentani è costituito da circa 40 reperti di buon valore estetico e di particolare interesse
scientifico, rappresentati prevalentemente da pesci, crostacei e piante fossili. Tra questi sono di
particolare rilevanza un grosso esemplare di Prochanos (pesce fossile) e la controimpronta di
Sagaria cilentana (pianta angiosperma) del Cretaceo di Petina, inoltre sono presenti esemplari
perfettamente conservati del crostaceo Palaemon vesolensis del Cretaceo superiore di Monte
Vesole ed ampie lastre di roccia calcarea le cui superfici sono ricche di esemplari del pesce fossile
Cyclopoma gigas dell’Eocene di Ottati. Per il giacimento fossilifero del Cretaceo di Magliano
Vetere sono presenti in esposizione lastre calcaree con resti di piante dei generi Frenelopsis e
Sapindopsis tra i migliori sino ad ora rinvenuti in quanto a stato di conservazione ed aspetto
estetico. La scelta “politico-scientifica” riguardo i reperti da custodire in museo ha seguito un
criterio in base al quale i fossili che sono stati oggetto di studio e pubblicazione su riviste
scientifiche, costituendo in alcuni casi gli olotipi (esemplati-tipo su cui è basata la descrizione di
nuove entità tassonomiche) di alcuni generi e specie nuove, sono e reteranno in custodia a
strutture di istituzioni centralizzate quali il Museo di Paleontologia dell’Università di Napoli
Federico II ed il Museo di Paleobotanica dell’Orto Botanico di Napoli. Altri esemplari che non sono
stati menzionati in tali studi e, in qualche caso la controimpronta di esemplari presenti nelle
istituzioni napoletane, sono stati inseriti nelle collezioni del museo di Magliano Vetere e qui
esposti allo scopo di creare un importante attrattore scientifico anche per studiosi e ricercatori
addetti ai lavori che, dovendo riprendere gli studi su questi fossili, potranno consultare sia gli
esemplari custoditi nei musei napoletani, sia necessariamente quelli custoditi a Magliano Vetere.
Numerosi altri reperti derivanti dagli scavi svoltisi nel 2007 ed attualmente in deposito, potranno
essere esposti dopo aver subìto gli opportuni interventi di consolidamento e restauro.
I reperti di cui al punto 2) sono costituiti da campioni di rocce e fossili di provenienza diversa.
Per la tipologia delle rocce si va da alcuni frammenti di meteoriti ad un set di rocce vulcaniche di
origine diversa, rocce metamorfiche e sedimentarie. Parte di queste ultime provengono dalle
formazioni geologiche del Cilento, ad illustrazione della geologia locale.
Nella seconda sala, dedicata all’evoluzione della vita, sono presenti rocce, fossili e calchi di fossili
di provenienza varia e in alcuni casi, di grande effetto estetico. Tale materiale serve ad illustrare
l’evoluzione biologica e le forme più caratteristiche dei diversi periodi del tempo geologico. Vari
reperti illustrano inoltre le differenti modalità di fossilizzazione degli organismi e le operazioni di
scavo, restauro e studio del materiale paleontologico.
Nel complesso i reperti di rocce e fossili di cui al punto 2) esposti nelle sale museali sono in
numero di 98.
Sono da considerarsi inoltre reperti didattici anche i calchi e ricostruzioni a grandezza naturale in
resina e in gesso di animali estinti, nonché le ricostruzioni a grandezza naturale delle piante che
arredano la sala diorama. I modelli più rilevanti di questo ambiente del museo sono costituiti da:
1)
due modelli in resina di dinosauro Velociraptor;
2)
quattro modelli in resina del dinosauro Scipionyx samniticus;
3)
calco in resina di una testa di dinosauro Triceratops;
4)
modello in resina del dinosauro Protoceratops;
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5)
modello in resina dello pterosauro Tropeognathus.
6)
sette ricostruzioni di pesci fossili in gesso;
7)
quattro ricostruzioni in gesso di ammoniti con parti molli.
8)
Venti ricostruzioni in materiali sintetici di piante arboree e cespugliose tra cui Ginkgo
biloba, Araucarie, Magnolia grandiflora, felci arboree, Cycas.
I reperti paleontologici di proprietà del museo sono pertanto da considerare in numero di 138 allo
stato attuale.
Sagaria Cilentana Bravi, Barone Lumaga e Mickle (2010). A: Impronta custodita presso il Museo di Paleobotanica
dell’Orto Botanico di Napoli. B: Controimpronta custodita presso il Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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2.0 DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA, DEGLI ARREDI E FUNZIONI DELLE DIVERSE AREE DEL
MUSEO PALEONTOLOGICO DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
2.0.1 SALA DIORAMA
Il grande salone di ingresso della struttura museale ben si presta all'allestimento di una
rappresentazione spettacolare, ma basata su rigorosi criteri scientifici, di un habitat naturale del
periodo Cretaceo (richiamandosi in questo modo all'età del giacimento fossilifero di Magliano
Vetere). L'allestimento realizza la ricostruzione a dimensioni reali di uno scorcio di ambiente
naturale comprendente un'area di riva di laguna, passante ad un'ambiente di spiaggia-duna, a sua
volta evolvente ad un ambiente di foresta costiera.
Più in dettaglio, la successione degli ambienti ed il suo significato didattico possono essere
riassunti come di seguito:
ZONA A - Riva di laguna ed ambiente di battigia.
Questa sezione del grande diorama comprende uno scorcio anteriore costituito da una vasca in
vetroresina opportunamente sagomata e mimetizzata, entro la quale viene simulata l’acqua per
rappresentare la porzione piu' verso riva di una laguna costiera del tipo di quelle che, in un
contesto subtropicale esistente nel Mesozoico nelle nostre aree paleogeografiche, costituivano
ambienti ideali per l'instaurarsi di processi di fossilizzazione di organismi animali e vegetali,
nonche' per il formarsi di particolari strutture sedimentarie che oggi ritroviamo nelle rocce del
giacimento fossilifero di Magliano Vetere così come in numerosi altri siti del Cilento e non.
Fasi finali della realizzazione della “riva dela laguna”. Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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Il fondale del piccolo specchio d'acqua è coperto da sedimento sabbioso e fangoso che emerge
lungo la riva dove, opportunamente disseccato e fissato, crea un'area a "poligoni di
disseccamento", simulante una superficie fangosa disseccata e spaccata dal sole. Questo motivo
sedimentario e' strettamente attinente al sito di Magliano, dove sono presenti strati rocciosi
formatisi con questo meccanismo in una palude algale costiera (Bravi et al., 2003). Nello specchio
d'acqua sono poste ricostruzioni di pesci tipici del periodo Cretaceo (Lepidotes), mentre sulla riva
sono sistemate conchiglie di Cefalopodi (Ammoniti) che rendono l'effetto di animali spiaggiati,
come comunemente avveniva per questi organismi nel Mesozoico.
Procedendo verso l'interno il livello del suolo si rialza progressivamente, a formare una bassa duna
sabbiosa di colore chiaro, come poteva essere la sabbia carbonatica di una simile area costiera
dell'epoca; a partire dall'area a poligoni di disseccamento più interna, e proseguendo sulla duna,
vengono impiantate essenze vegetali ricostruite con materiali sintetici. In particolare, nell'area
dunare e retrodunare sono disposte piante basse, costituite da piccole Cicadali e cespugli che
ricordano “Frenelopsis”, una primitiva conifera costiera estinta, rinvenuta nel giacimento di
Magliano Vetere. L'ambiente di riva e di duna è inoltre popolato con ricostruzioni a grandezza
naturale di Scipionyx, (dinosauro rinvenuto a Pietraroja, nel beneventano, e meglio conosciuto
come “Ciro, il primo dinosauro italiano”). Sulla laguna è sospesa in volo la ricostruzione di un
grande rettile volante (Pterosauro). Una grande testa di Triceratops (dinosauro erbivoro del
Cretaceo), emergente da rocce sottilmente stratificate prossime alla zona sabbiosa, rappresenta
un fossile quasi coevo all’ambiente Cretaceo rappresentato, emerso dagli strati rocciosi per effetto
dell’erosione costiera.
Riva fangosa della laguna cretacea con animali spiaggiati. Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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ZONA B - Ambiente retrodunare e bosco costiero tropicale.
Nell'ambiente retrodunare la vegetazione diviene piu' fitta e, nella porzione piu' interna, sono
presenti essenze cespugliose ed arboree. Il substrato è ancora costituito da sabbia, di colore piu'
scuro, a simulare l'arricchimento di sostanza organica che si ha in questa sezione dell'ambiente
costiero. Sono presenti alcune rocce basse, appiattite e di colore rossiccio, affioranti dal substrato
a simulare i processi di carsificazione e di bauxitizzazione che avvengono nei materiali calcarei di
piattaforma allorchè questi emergono dall’acqua e sono attaccati dagli agenti atmosferici in
ambiente subtropicale. Le rocce sono ricostruite con polistirolo espanso trattato in superficie con
appositi cementi ignifuganti ed argille coloranti.
La vegatazione di questa sezione è rappresentata da piante artificiali quali Cicadali, Araucarie,
Sequoie, Ginkgo biloba, Magnolie e felci arboree, essenze tutt'ora viventi ma che rappresentano
"fossili viventi", poiche' già presenti nel periodo Cretaceo. Le dimensioni delle piante giungono in
questa sezione sino ai 2,5 metri di altezza.
La popolazione animale a dinosauri è costituita da due esemplari di Velociraptor nell'atto di
attaccare un dinosauro erbivoro (Protoceratops), sistemati in una piccola radura tra la
vegetazione.
Protoceratops attaccato da due Velociraptor. Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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Il visitatore è guidato lungo un percorso che costeggia inizialmente l'area di riva della laguna e
successivamente si snoda tra la ZONA A e la ZONA B, consentendo una visione d'insieme del
diorama da una posizione centrale, da cui si può osservare la scena di caccia dei Velociraptor.
Gli obiettivi didattici di questa realizzazione sono essenzialmente i seguenti:
a) Mostrare al visitatore uno scorcio di ambiente del Cretaceo in un'area marina costiera
subtropicale quale era la nostra in quel periodo geologico, per metterlo di fronte ai grandi
processi che modificano la superficie ed il clima planetario.
b) Indicare con un esempio realistico alcune caratteristiche chimiche, fisiche e sedimentarie
degli ambienti favorevoli alla fossilizzazione quali le lagune costiere e paludi algali, che hanno
consentito ai resti di organismi estinti di giungere sino ai nostri giorni.
c) Mostrare le caratteristiche della flora del Cretaceo, costituita in massima parte da essenze
appartenenti alle Gimnosperme, per introdurre il visitatore al discorso dell'evoluzione
vegetale, tema fortemente legato alla valenza paleobotanica del giacimento fossilifero di
Magliano Vetere.
d) Mettere il visitatore di fronte a ricostruzioni di dinosauri a grandezza naturale, in
atteggiamenti di attività vitali quale la caccia, per introdurlo a problematiche quali
l'estensione delle terre emerse nelle nostre aree nel periodo Cretaceo; l'esistenza di una
piramide alimentare al cui vertice vi erano i grandi rettili carnivori, le teorie riguardanti
l'estinzione dei dinosauri.
2.0.2 SALA GEOLOGICA
Questa sezione del museo introduce il visitatore al tema dei grandi processi che operano sul
pianeta Terra ed all'interno di esso, determinando nel corso del tempo geologico vistosi
cambiamenti nell'aspetto della sua superficie (modificazioni della geografia planetaria),
cambiamenti nel clima globale e, di conseguenza, estinzioni e cambiamenti evolutivi negli
organismi vegetali ed animali che lo popolano.
Attraverso campioni di rocce e pannelli esplicativi è illustrata la dinamica endogena del pianeta
quale causa dello spostamento delle "zolle crostali" sulla sua superficie, ed i suoi “prodotti
geologici”, con l'evidenziazione dei processi convettivi che si svolgono nel mantello, delle zone di
grande frattura crostale (dorsali medio-oceaniche) ed aree di subduzione della crosta.
Successivamente l'attenzione viene puntata sulla crosta terrestre, evidenziando le differenze
fisiche e di composizione tra crosta oceanica e crosta continentale, sia tramite apposita
pannellistica che attraverso campioni di rocce di opportuna tipologia. Vengono trattati inoltre temi
quali i metodi per la datazione delle rocce, le rocce sedimentarie ed i processi di fossilizzazione.
I temi generali sin qui trattati forniscono al visitatore le nozioni di base per la comprensione della
successiva sezione della sala geologica, che è dedicata in modo preponderante all'illustrazione
della formazione della catena appenninica ed alla sua storia geologica, in modo tale che questi
possa rendersi conto della totale diversità di ambiente tra quello attuale, con i vasti monti calcarei
osservabili fuori del museo, e quello marino tropicale in cui le rocce degli stessi monti si formarono
decine e centinaia di milioni di anni fà. In particolare è posta l'attenzione sulle strutture di
piattaforma carbonatica e sui bacini a queste intercalati che, nel Mesozoico e nel Cenozoico,
occupavano la porzione della Tetide in cui si sedimentavano i materiali costituenti l'Appennino
meridionale. Cio' consente di interpretare le differenze litologiche esistenti ad esempio tra un
campione di roccia calcarea di piattaforma ed uno di pelite bacinale, tipologie ampiamente
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rappresentate in aree diverse del Cilento, campioni delle quali sono raccolti ed esposti in museo,
per illustrare dettagliatamente la geologia del territorio.
2.0.3 SALA EVOLUTIVA
La sala introduce il visitatore ai temi dell'origine della vita sul pianeta, fornendo esempi relativi agli
organismi unicellulari piu' semplici (es.: cianobatteri), rappresentati nella loro struttura attraverso
pannelli e mostrati allo stato fossile come importante componente delle rocce (es.: stromatoliti)
ed elemento di importanza fondamentale, tre miliardi di anni fa, nell'arricchimento di ossigeno
dell'atmosfera che ha consentito la successiva evoluzione biologica.
L'evoluzione organica viene illustrata con particolare attenzione ai principali meccanismi evolutivi,
rendendo comprensibile il significato delle mutazioni, dei processi di selezione naturale e gli effetti
di radiazione evolutiva conseguenti a fenomeni di estinzione in massa. Alcuni pannelli sono
dedicati alla filogenesi degli organismi viventi con la rappresentazione ad albero dei principali
gruppi, corredata da esemplari fossili esposti nelle vetrine sottostanti.
Scorcio di una vetrina espositiva nella “sala evolutiva”. Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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2.0.4 SALE GIACIMENTI FOSSILIFERI DI MAGLIANO VETERE, MONTE VESOLE, PETINA E OTTATI.
Queste due sale rappresentano la sezione del museo di maggiore interesse locale, presentando i
giacimenti fossiliferi rinvenuti nella stessa dorsale montuosa del Vesole-Chianiello ed in quella dei
Monti Alburni.
I siti paleontologici sono dapprima inseriti nel loro contesto geografico e stratigrafico attraverso
pannelli e campioni di rocce che ne descrivono l'ubicazione, la stratigrafia, l'ambiente di
formazione, il lavoro di datazione, anche con l'ausilio di immagini fotografiche (tra cui numerose
microfotografie al microscopio). Successivamente sono illustrate in dettaglio le faune e le flore
fossili attraverso microfotografie e disegni scientifici, ma soprattutto attraverso l'esposizione di
reperti fossili ricavati dalle operazioni di scavo paleontologico. I pannelli finali sono dedicati
all'illustrazione degli ambienti di formazione dei giacimenti fossiliferi cilentani.
Esempi di fossili esposti nelle sale dedicate ai giacimenti cilentani.
Esempio di pannello didattico illustrante l’ambiente di formazione del giacimento a piante fossili di
Magliano Vetere. Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
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2.0.5 SALA VIDEOPROIEZIONI
Questo spazio è destinato prevalentemente alla didattica svolta attraverso videoproiezioni, rivolta
a gruppi scolastici e/o ad altri insiemi di visitatori.
La sala è attrezzata anche per lo svolgimento di seminari didattici e conferenze scientifiche, sia
pure riguardanti un limitato numero di spettatori a causa della ridotta capienza.
2.0.6 SALA LABORATORIO DIDATTICO
Questa sezione risulta di fondamentale importanza per le attività che si sviluppano e che si
svilupperanno intorno al museo, rappresentando il luogo in cui i gruppi scolastici o gruppi di
visitatori che effettueranno stages didattici anche di più giorni presso il museo, potranno svolgere
esperienze dirette con attrezzature scientifiche e materiali geologici, paleontologici e naturalistici
in generale, apprendendo metodologie e tecniche di lavoro e di studio. La sala è arredata con
cinque tavoli delle dimensioni di circa 2m x 70 cm., sui quali sono sistemati 10 microscopi
binoculari per la didattica che consentono ai gruppi scolastici di osservare preparati diversi, quali
sezioni sottili di rocce, sedimenti sciolti, materiali geologici e biologici. Allo stato attuale
l’operatore didattico fornisce spiegazioni sui materiali osservati e con l’ausilio di immagini
fotografiche insegna a datare le rocce attraverso i microfossili in esse contenuti. E’ in programma
la realizzazione di un set di pannelli in forex di grande formato disposti alle pareti del laboratorio a
completamento delle attrezzature didattiche, per fornire ampie spiegazioni sui materiali osservati
e consentire ai fruitori di identificare e catalogare ciò che hanno sotto il microscopio.
Studenti delle scuole elementari impegnati nell’osservazione al microscopio. Museo
Paleontologico di Magliano Vetere.
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2.0.7 SALA LABORATORIO TECNICO-SCIENTIFICO
(restauro fossili, preparazione e studio campioni, produzione di gadgets)
Questo spazio è attrezzato principalmente per svolgere il lavoro di preparazione del materiale
fossile, in primo luogo proveniente dalle campagne di scavo nei giacimenti del Cilento (materiale
che peraltro costituisce il nucleo principale delle collezioni del museo) e successivamente,
acquisite le competenze professionali da parte di uno staff tecnico locale, il servizio di
preparazione e restauro del materiale potrà essere proposto in ambiti esterni e diversificati (es.
altri musei locali, musei scientifici universitari, Soprintendenze ecc.).
Il materiale fossilifero ricavato dalle campagne di scavo prima di poter essere esposto necessita
sempre di una accurata preparazione consistente in diverse fasi, dalla ricomposizione, incollaggio
e consolidamento delle lastre rocciose, alla preparazione di fino dei reperti attraverso l'utilizzo di
microscopi ed attrezzi specifici, sia manuali sia elettrici, che consentono di mettere
completamente allo scoperto l'anatomia degli organismi fossili,
rendendone così possibile lo studio in dettaglio. Queste operazioni sono estremamente delicate e
necessitano di tecnici specializzati, onde evitare che gli esemplari possano essere danneggiati. Le
attrezzature che consentono tali operazioni sono costituite da sets di attrezzi manuali quali
microscalpelli, punte immanicate, lame, ecc. per la preparazione manuale, micromotori con frese,
punte e spazzole metalliche, sistemi ad aria compressa (microscalpelli pneumatici), sistemi di
microsabbiatura ecc., talora tecniche di attacco dei
materiali con acidi deboli (es.: acido acetico o acido formico). Questa sezione del museo è
pertanto attrezzata con un banco da lavoro, un microscopio binoculare montato su stativo con
braccio pantografico che consente l'osservazione e le operazioni di restauro anche su lastre
rocciose fossilifere di grandi dimensioni. Ulteriori attrezzature sono costituite da una troncatrice
per roccia con disco diamantato per la riduzione delle dimensioni e la sagomatura dei campioni di
rocce fossilifere, piastra riscaldante termostatata, cappa aspirante con filtro, per la manipolazione
in sicurezza di prodotti chimici e resine epossidiche. Queste attrezzature di base consentono non
solo le operazioni di preparazione e restauro del materiale fossile, ma rendono anche possibile lo
studio di reperti di particolare importanza scientifica, dotando il museo di un laboratorio
funzionale a supportare eventuali ricercatori e studiosi che vengano in loco per compiere studi sul
materiale museale. Da ultimo, il laboratorio tecnico-scientifico e le sue attrezzature rendono
possibile la lavorazione di materiali che possono costituire gadgets commercializzabili presso il
museo.
2.0.8 MAGAZZINO MATERIALI ED ATTREZZATURE
Lo spazio magazzino e' di fondamentale importanza in una struttura museale in quanto consente
di conservare ordinatamente i materiali che, derivando dagli scavi, necessitano di adeguata
preparazione per poter essere esposti; consente inoltre di esporre i reperti seguendo una
eventuale rotazione, di conservare reperti in surplus che possono essere utili per scambi con altre
istituzioni, nonche' di conservare attrezzature di uso non continuativo, ad esempio gli attrezzi da
scavo.
L'arredo di base consta di una serie di scaffalature metalliche disposte a parete sui cui ripiani sono
sistemate cassette in plastica che servono ad accogliere i materiali geologici opportunamente
etichettati. Le attrezzature da scavo quali troncatrice tipo flex, generatore elettrico, mazzole, leve,
materiali da imballaggio, collanti e prodotti chimici diversi sono conservati in questo spazio.
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2.0.9 BOOKSHOP
Questo spazio consiste in una stanza attrezzata con tavoli e mobili a parete con vetrine, per
l’esposizione e la vendita di gadgettistica di varie tipologie. Alcuni materiali quali calchi di fossili in
gesso vengono prodotti dallo stesso personale dell’associazione Paleocilento che cura la gestione
del museo.
2.0.10 LOCALI PER LA DIREZIONE, BIGLIETTERIA E STAFF DEL MUSEO
Sono costituiti da due stanze più un bagno, attrezzate con PC, scrivanie e mobili schedario, oltre ad
un locale di ingresso con banco biglietteria per l’acquisto del servizio di visita guidata svolto
dall’associazione Paleocilento.
2.0.11 BAGNI PUBBLICI
Sono presenti quattro bagni ad uso dei gruppi di visitatori.
2.0.12 SPAZI DIDATTICI ESTERNI
Gli ampi spazi esterni sono funzionali sia quali aree di sosta per i gruppi in visita, sia per lo
svolgimento di attività didattiche quali lo scavo paleontologico simulato e la realizzazione di calchi
di fossili.
3.0 DISPOSITIVI PER CONSENTIRE L’ACCESSO AI PORTATORI DI HANDICAP
L’accesso esterno al museo è dotato di una rampa percorribile dai portatori di handicap e tutte le
aree sono prive di ostacoli quali gradini e/o barriere architettoniche.
BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA ESSENZIALE
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Bravi S., Coppa M.G., Garassino A., Patricelli R., 1999. Palaemon vesolensis n. sp. (Crustacea,
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geologiche su di un orizzonte a piante fossili nel Cenomaniano di Monte Chianello (Appennino
meridionale). Bollettino della Società Geologica Italiana 123, 19–38.
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