Aggiornamenti / Studi & esperienze Nel sistema sanitario riformato dai Dlgs 502/92 e 229/99 la dirigenza è responsabilizzata verso il raggiungimento di obiettivi concordati e condivisi, attingibili anche mediante la soddisfazione del personale. Questo studio illustra i risultati di una ricerca condotta sugli infermieri di Area critica dell’ospedale civile di Latina, per riflettere su come la motivazione del personale possa permettere di ottenere migliori performance assistenziali Soddisfazione e motivazione fanno una sanità migliore di Antonio Capodilupo* e Giovanni Santucci** * docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso la 1^ Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma, sede decentrata Latina ** dottore magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche; (Il lavoro costituisce estratto della tesi di laurea discussa il 14 dicembre 2007) L’ azienda è un sistema che nasce per produrre beni e servizi da collocare sul mercato, ricercando il favore degli acquirenti. Le Aziende sanitarie sono prevalentemente aziende di servizi, nelle quali si producono oggetti intangibili (conoscenze di salute, cura della malattia, ripristino di autonomie personali ecc.), si affrontano i problemi dei cittadini a partire dai loro bisogni di salute, si opera a elevati livelli tecnico-specialistici e con significativi contenuti relazionali. Gli infermieri, con funzioni di natura tecnica, relazionale ed educativa (Dm 739/94), costituiscono, nel sistema, una cerniera ubiquitaria, tra la struttura sanitaria e il cittadino, attraverso la quale filtrano e transitano le caratteristiche della qualità organizzativa, tecnico-professionale e percepita, inscritte nei processi che conducono agli esiti desiderati dell’attività istituzionale (Maeran, 2003). Secondo Calamandrei (2000), l’obiettivo della soddisfazione del cliente non può non essere accompagnato dalla soddisfazione dell’operatore. Perciò, il benessere organizza- tivo, quale capacità dell’organizzazione di promuovere e mantenere, ad ogni livello, il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori, deve declinarsi su vari obiettivi: valorizzare le risorse umane e il loro operato, accrescere il loro senso di appartenenza e di soddisfazione, diffondere la cultura della partecipazione, rendere le amministrazioni pubbliche attrattive per i talenti migliori (Mullins, 1996; Vaccani, Dalponte e Ondoli, 1998). Il presente studio, che conclude la formazione accademica di un infermiere dirigente, porta l’attenzione alla motivazione e alla soddisfazione di infermieri di Area critica ospedaliera, il cui impegno incontra condizioni peculiari: la necessità di un lavoro d’équipe per la stabilizzazione del paziente in fase acuta, la transitorietà del rapporto con il malato diretto al suo recupero e al trasferimento in reparti di degenza ordinari o alla dimissione, il contatto con eventi traumatici e con situazioni emergenti e umanamente pesanti. L’indagine è preceduta da un breve cenno sulle teorie motivazionali, che hanno ispira- to la composizione dello strumento impiegato. 1. MOTIVAZIONE E SODDISFAZIONE a) Motivazione La motivazione si definisce come un processo dinamico che rende l’attività di un individuo funzionale verso una meta; essa è data dalla somma di spinte e stimoli individuali a fare, a essere, a perseguire obiettivi, a cambiare o a mantenere lo status quo (Galimberti, 1999). La letteratura è ricca di contributi sulla motivazione. È qui richiamata la sola teoria di Maslow, cui si riferisce il questionario somministrato per il sondaggio, che nella figura è esposta sinotticamente con le sintesi di Herzberg e McGregor (Grafico 1) Maslow (1954) sostiene che il comportamento della persona, anche sul lavoro, tende alla soddisfazione di bisogni ordinati secondo una precisa gerarchia, disegnata su una piramide. Partendo dal basso si individuano le categorie dei bisogni umani: 1. bisogni fisiologici, legati alla sopravvivenza immediata (respirare, bere, mangiare, L’infermiere 3/2008 25 Aggiornamenti / Studi & Esperienze | Grafico 1 - La motivazione secondo Maslow, Herzberg e McGregor Bisogni di autorealizzazione Bisogni di stima ed autostima Bisogni di appartenenza Bisogni di sicurezza Bisogni fisiologici Maslow riposare, muoversi); 2. bisogni di sicurezza, fisica ed emotiva, relativi alla sopravvivenza a lungo termine (libertà da pericoli, minacce e privazioni provocati da danni fisici, difficoltà economiche, malattia); 3. bisogno di amore e di appartenenza (identificazione con il gruppo o l’azienda) e di un ambiente socievole e gradevole (relazioni affettive, accettazione da parte dei pari, riconoscimento come membro del gruppo, stare insieme); 4. bisogno di stima e autostima (riconoscimento da parte degli altri e rispetto di sé); 5. bisogno di autorealizzazione. Nell’ambito lavorativo vi corrispondono: 1. bisogno fisiologico: salari e stipendi/condizioni di lavoro sicure e piacevoli; 2. sicurezza: assistenza sociale e sanitaria/sicurezza e possibilità di carriera; 3. socialità: organizzazione del lavoro che permetta di interagire/strutture sociali e sportive; 4. ego: mansioni di responsabilità e autonomia/mansioni che sviluppano l’identità personale; 5. autorealizzazione: premiare l’impegno; il lavoro è la maggiore espressione del dipendente. Il comportamento dell’individuo è finalizzato ad appagare dapprima i bisogni di livello inferiore, la cui soddisfazione cessa di ren26 L’infermiere 3/2008 ) ) Fattori motivanti teoria y Fattori igienici teoria x Herzberg McGregor derli motivanti e fa emergere i bisogni gerarchicamente superiori. Herzberg (1966) ricondusse i bisogni inferiori nella scala ai fattori “igienici” (condizioni esterne al lavoro), quelli superiori ai fattori “motivanti” (condizioni interne al lavoro): i primi non motivano, ma, se non soddisfatti, producono malcontento; i secondi appagano e conducono ad una maggiore produttività. Bonazzi (2002) conferma la distinzione tra fattori igienici e fattori motivanti. McGregor (1960) rielaborò la teoria di Maslow applicandola al management, descrivendo, nella teoria X, un lavoratore di natura indolente e pigro, sul quale il dirigente interviene con “il bastone e la carota”; mentre, nella teoria Y, le persone amano lavorare, sono in grado di autogestirsi ed autodirigersi, per cui il dirigente può delegare, praticare una guida e una supervisione discreta e ricorrere ad incentivi positivi, elogi e riconoscimenti (cfr. Avallone, 1991). b) Soddisfazione Secondo Locke (1967), la soddisfazione lavorativa (job satisfaction) è un sentimento di piacevolezza derivante dalla percezione che l'attività professionale svolta consente di soddisfare importanti valori personali connessi al lavoro (cfr. Marocci, 1996). Negli anni ’50-’60, l’attenzione si era foca- lizzata sul rapporto tra soddisfazione e performance, senza però approdare a risultati significativi (Ewen, 1967). Negli anni ’70, si incominciò a considerare la soddisfazione come un indice per verificare la validità del metodo di lavoro adottato. Si rapportò la soddisfazione all’assenteismo e al turnover, notando come la soddisfazione migliorasse la produttività complessiva, con la riduzione dell’assenteismo e del turnover, e migliorasse il morale e il clima organizzativo nel suo complesso (Spector, 1997; Robie, Ryn, Schmieder, Parra e Smiyh, 1998). Secondo Avallone (2002), le cause dell’insoddisfazione lavorativa sono da ricondursi, in parte, al contenuto del lavoro, alla natura del compito, alle sue concrete modalità di svolgimento e all’ambiente fisico in cui esso si svolge, in parte, all’ambiente sociale nel quale il lavoratore opera e alla dinamica dei ruoli organizzativi (cfr. anche Fisher, 2003). Il ciclo della motivazione e della soddisfazione è descritto nel seguente prospetto (Grafico 2, cfr. pagina 27). 2. LA RICERCA a) Materiali e metodi L’indagine ha riguardato le dimensioni della soddisfazione e della motivazione tra gli infermieri di Area critica del Presidio Ospedaliero Nord - Ospedale Santa Maria Goretti - Dea di I livello dell’Asl Latina. È stato reclutato, con adesione volontaria, un campione di 70 infermieri, di cui 20 nell’Utic, 10 nel Pronto Soccorso, 20 di Sala operatoria e 20 di Rianimazione. Il contingente è risultato così distribuito nelle variabili socio-demografiche e professionali: - sesso: 47 femmine e 23 maschi; - età: 8 nella fascia 21-30 anni, 33 nella fascia 31-40, 28 nella fascia 41-50, 1 nella fascia 51-60; - stato civile: 39 coniugati, 20 nubili/celibi, 2 divorziati, 6 separati, 3 conviventi; - occupazione del partner: 46 sì, 24 no; - livello di formazione: 43 con diploma di | Aggiornamenti / Studi & Esperienze Grafico 2 - Il ciclo della motivazione e della soddisfazione 2. Ricerca dei mezzi per la soddisfazione 1. Tensione: consapevolezza del bisogno 3. Soddisfatti del bisogno INCENTIVI 4. Rivalutazione della situazione e scoperta di nuovi BISOGNI scuola regionale, 6 con certificato di abilitazione alle funzioni direttive (caposala), 18 con diploma universitario o di laurea di 1° livello, 2 con master di 1° livello, 1 DAI; - anzianità di servizio in Area critica: 50 con 0-10 anni di servizio, 13 tra 11-21 anni, 7 tra 21-30; - metodologia assistenziale in uso: 38 compiti/giri, 24 équipe, 8 case management. Lo strumento impiegato per auto-somministrazione, nel periodo di osservazione agosto-ottobre 2007, è costituito dalla McCloskey-Mueller Satisfaction Scale (MMSS), messa a punto dalla Iowa Nursing School negli Stati Uniti per le stesse finalità d’indagine (cfr. Calanchi, Chiarelli, Farinella, Martelli e Ruffini, 2002). Il questionario si compone di 31 items, tarati su scala Likert da 1 a 5, da molto insoddisfatto a molto soddisfatto. La matrice teorica, su cui la scala è stata costruita, prende spunto dalla teoria dei bisogni di Maslow. Le aree indagate sono: • riconoscimento esplicito (stipendio, incentivi ecc.) (items 1, 2, 3); • equilibrio lavoro-famiglia (items 7, 10, 11); • organizzazione dell’orario di lavoro (items 4, 5, 6, 8, 9); Grafico 3 - Risultato generale Scala McCloskey-Mueller 35 30 35,25 30 27 23,33 20 24,25 20,65 21 20,4 15,33 15 14,2 10 17,6 15,25 13 6,66 14,5 13,25 14,5 13,5 7 2,33 0 18 18,2 10,66 13 5 27,2 26,4 25 14,25 13 Riconoscimento Equilibrio lavoro Organizzazione esplicito famiglia orario lavoro 3 2,75 Colleghi 11,6 10,6 6,75 5 4,2 0 12 11 Oppurtunità interazioni sociali Molto soddisfatto Moderatamente soddisfatto Moderatamente insoddisfatto Molto insoddisfatto 2,6 0,75 Oppurtunità professionali Elogi riconoscimeti Controllo/ responsabilità Ne soddisfatto Ne insoddisfatto • colleghi (items 13, 14); • opportunità di interazioni sociale (items 15, 16, 17, 18); • opportunità professionali (items 19, 20, 26, 27); • elogi e riconoscimenti (items 12, 23, 24, 25, 31); • controllo/responsabilità (items 21, 22, 28, 29, 30). b) Risultati Per necessità di sintesi, si riporta un’unica tabella, riepilogativa del giudizio di soddisfazione/insoddisfazione su tutte le dimensioni indagate (Grafico 3). c) Discussione L’andamento delle colonnine del grafico evidenziano come gli infermieri intervistati si dimostrino nel complesso: - molto insoddisfatti dello stipendio e dei benefici economici accessori, moderatamente insoddisfatti della quantità di giornate di ferie in godimento; - molto soddisfatti dei permessi per maternità e per assistenza ai figli; - molto soddisfatti dell’orario di lavoro per turni, che lascia tempo libero a disposizione e consente flessibilità nella settimana; un picco di insoddisfazione tocca invece la retribuzione per lavoro festivo; - ampiamente soddisfatti del rapporto con i colleghi nelle unità operative, dove il team working è indispensabile e routinario; - a metà, tra soddisfatti e insoddisfatti, circa le opportunità di contatti sociali sul lavoro e con altre figure professionali, così come al di fuori dell’orario di servizio; - acutamente insoddisfatti delle opportunità di interazione con l’Università e con Centri di formazione, così come della possibilità di partecipare a ricerche e ad attività di aggiornamento contenute in progetti formativi aziendali; - insoddisfatti anche del sistema di incentivazione aziendale, non basato su riconoscimenti di carriera, anche temporanei, L’infermiere 3/2008 27 Aggiornamenti / Studi & Esperienze | basato sulla realizzazione di progetti e obiettivi; - altrettanto insoddisfatti delle poche opportunità di carriera offerte alla professione, nonché della mancanza di partecipazione al decision making organizzativo e gestionale. Incrociando il livello di soddisfazione/insoddisfazione con le variabili sociodemografiche e professionali, risulta che: • le donne, contraddicendo una ricerca di Chiu del 1998 citata da Sangmook (2005), sono più insoddisfatte degli uomini, in particolare rispetto al riconoscimento esplicito, all’equilibrio lavoro/famiglia, alle op- La percezione della figura infermieristica in Basilicata Giuseppina Di Virgilio Dai, Direzione sanitaria aziendale, Asl 2 di Potenza, tel. 0975-312368; 349-0791445 Barbara Sirago Dai, Ospedale oncologico regionale di Rionero in Vulture (Pz), tel. 0972-726343; 0971-443595; 339-7218719 [email protected] Parole chiave: percezione, immagine, Infermiere È diffusa in Italia un’immagine stereotipata dell’infermiere come persona scortese, non umana ecc. I mass media alimentano questa opinione e gli infermieri non rappresentano all’esterno in modo adeguato il loro profilo professionale. Con questa ricerca abbiamo voluto verificare se a distanza di tempo da analoghe indagini svolte in Basilicata, rispettivamente nel 1980 e 1989, è oggi modificata l’immagine che l’ opinione pubblica ha della figura professionale dell’infermiere. In questo intervallo di tempo sono intervenute radicali innovazioni nel campo della formazione e 28 L’infermiere 3/2008 CONCLUSIONE portunità professionali e al controllo/responsabilità; • la classe intermedia per anzianità di servizio (11-20 anni) è quella meno soddisfatta, confermando l’andamento curvilineo a “U” trovato da Herberg, Mausner, Peterson e Campwell (1957), in base al quale i più giovani godono di un gradiente maggiore di entusiasmo, mentre i più anziani sembrano dirigersi verso un graduale disimpegno; • l’insoddisfazione maggiore investe gli infermieri, che conservano un modello assistenziale improntato a compiti e giri, assegnati dal caposala e improntati a procedure rigide. Osservato che il maggior livello di insoddisfazione nel campione attiene alle dimensioni più elevate della scala dei bisogni lavorativi, le conclusioni desumibili dall’indagine attengono sia al ruolo della nuova figura del dirigente infermiere, volto a promuovere la partecipazione alla definizione e revisione delle strategie e dei processi (Borgognoni, 1996; Calamandrei e Orlandi, 1998; Calamandrei e Pennini, 2006), sia ad un moderno assetto organizzativo aziendale, capace di adottare la “strategia di retention” e di attrarre personale qualificato, in possesso delle competenze professionali necessarie (Colucci D’Amato e Viviani, 2002). dell’esercizio professionale infermieristico. Lo studio ha coinvolto 3.277 lucani distribuiti in tutti i 131 Comuni della Basilicata in modo proporzionale agli abitanti. È stato utilizzato un questionario semistrutturato che prevede una sezione dedicata alla raccolta dei dati anagrafici ed una serie di items a risposta chiusa e/o aperta. Il questionario è stato fatto compilare dagli intervistati incontrandoli direttamente nei comuni ove abitano. Il campione è randomizzato. Criteri di inclusione del campione sono: • il 5.5% dei lucani residenti a novembre 2005 (dati Istat) distribuiti nei 131 Comuni della Basilicata; • età compresa dai 18 a oltre 70 anni; • personale non sanitario; • persone non ricoverate e/o non presenti in strutture sanitarie territoriali (ambulatori, servizi diagnosticoterapeutici ecc); • campione randomizzato: persone incontrate casualmente nei vari Comuni della Basilicata. Dall’analisi dei dati emerge che c’è stata una evoluzione nella percezione della figura professionale dell’infermiere nell’opinione pubblica lucana che ritiene, in maggiore percentuale, necessaria la formazione universitaria anche se indica l’Ospedale come sede formativa. Inoltre è aumentata la percentuale di coloro che rispetto all’indagine precedente considerano il rapporto infermiere/medico come collaborativo piuttosto che esecutivo. Queste opinioni sono espresse, senza significativa differenza, da coloro che abitano in Comuni sedi di Ospedali e/o altre strutture sanitarie rilevanti e da coloro che abitano in Comuni che ne sono privi. Emerge anche che coloro i quali hanno seguito fiction televisive nell’elencare le attività infermieristiche in esse osservate hanno descritto attività non realmente rappresentate nelle stesse, ma riferibili alla proiezione di proprie aspettative. Dall’analisi risulta che 1/3 del campione pensa che l’infermiere guadagna 2.000 euro al mese. Infine, un ultimo aspetto rilevante è il gran numero di intervistati che consigliano agli infermieri di migliorare ulteriormente la formazione e potenziare l’aggiornamento al fine di qualificare meglio il rapporto infermiere/paziente. Ci auguriamo che questa ricerca sia uno strumento utile a diffondere una nuova immagine professionale dell’infermiere nell’opinione pubblica.