CORSO DI STORIA DELL'ARTE A.S. 2010-2011
classi IIIB, IIIC, III D e IIIE
INDICE DELLE FONTI BIBLIOGRAFICHE - ANTOLOGIA ESSENZIALE DEGLI SCRITTI D'ARTE
Unità didattica 2 – Il romanticismo
Friedrich Schelling
Seconda parte
(Leonberg 1775 – Bad Ragaz 1854)
Sistema dell'idealismo trascendentale. 1800.
Filosofia dell'arte. 1859.
August W. von Schlegel (Hannover 1767 – Bonn 1845)
Raccolta in due volumi Scritti critici (Kritische Schriften und Briefe).
Berlino, 1828.
Friedrich von Schlegel
(Hannover 1772 – Dresda 1829)
Storia della letteratura antica e moderna. 1815.
W. H. Wackenroder
(Berlino 1773 – ivi 1798)
Sfoghi del cuore di un monaco amante dell'arte. 1799.
Wilhelm Heinrich Wackenroder fu uno dei primi teorici della nuova poetica romantica.
Sostenne il profondo legame tra arte e fede riconoscendo a ogni stile e a ogni
posizione spirituale una propria validità.
Novalis (Friedrich Leopold von Hardenberg) (Oberwiederstdt 1772 – Weissenfels 1801)
La Cristianità ovvero l'Europa. 1799.
Da Paolo d'Angelo, "L'estetica del romanticismo". Bologna,1997.
Sull'arte e la natura come forze generatrici.
[…] Se si ricorda che per il romanticismo l'arte è produzione di verità […] si comprende subito
agevolmente
[…] uno dei suoi risultati di più ampia portata: l'abbandono definitivo del
principio di imitazione. […] Bisogna chiarire però che per il romanticismo criticare il principio di
imitazione della natura non significa affatto negare la bellezza o il carattere poetico della
natura, ma piuttosto affermare che tanto la natura quanto l'arte sono autonome forze creatrici.
[…] Il romantico, insomma, avversa la teoria tradizionale dell'imitazione perché essa
presuppone un'attitudine meramente ricettiva e passiva, in luogo di quella autonoma e creativa
che egli richiede all'artista. A. W. Schlegel, ad esempio, attaccava frontalmente il principio di
(1)
imitazione nella parte introduttiva della sua Dottrina dell'arte
, sostenendo che si può dire che
l'arte imiti la natura solo nel senso che anche l'arte, come la natura, si comporta produttivamente.
L'arte e la natura sono legate non perché la prima riproduca la seconda, ma perché entrambe
sono forze attive, generatrici. […] L'artista deve prendere a modello non le cose, ma "lo spirito della
natura che opera all'interno delle cose".
(1)
Lezioni sull'arte (Die Kunstlehre) nella raccolta in due volumi di scritti critici (Kritische Schriften und Briefe) . Berlino,
Reimer 1828
Mario Scotognella
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Sul concetto di genio
Si deve a Kant (Konisberg 1724- 1804), massimo rappresentante tedesco
dell'illuminismo, la sistemazione del concetto di genio. Nella Critica del giudizio,
(l'opera pubblicata nel 1790 ebbe notevole successo tra i romantici tedeschi), il
genio viene proposto come comunione di immaginazione e intelletto. L'impiego
dell'immaginazione non sottoposta ai vincoli dell'intelletto vivifica le facoltà
conoscitive. L'immaginazione viene detta produttiva in quanto non genera
associazioni empiriche banali, ma dà luogo a nuove connessioni nel materiale intuitivo
inedite in natura, tali da "creare un'altra natura". Viene così risolto il paradosso di
un'arte che, sottoposta a canoni, determini risultati così spontanei da risultare un
prodotto della natura e non il frutto di regole intenzionali.
Da Paolo d'Angelo, "L'estetica del romanticismo". Bologna,1997.
“[…] Più in particolare al romanticismo tedesco il concetto di genio viene consegnato come tema
centrale della riflessione estetica sia dalla teoria letteraria dello Sturm und Drang
(2) ,
che aveva
sottolineato la forza istintiva e dirompente del genio, antitesi delle regole e delle convenzioni
artistiche, sia dalla filosofia kantiana, che su di essa aveva fatto perno per spiegare… l'arte
bella. […] Schelling nell'ultima sezione del Sistema dell'idealismo trascendentale introduce il genio
come unica facoltà in grado di spiegare la contraddizione presente in ogni prodotto artistico.
Questo confina da un lato con i prodotti della natura, dall'altro con quelli della libertà: è creato
consciamente, ma al termine del processo creativo appare come se fosse stato prodotto
inconsciamente, al modo di un organismo naturale. Ma tale unione di attività conscia e inconscia
[deve essere ] frutto di una natura più alta, la quale col suo "favore" rende possibile quel che all'io
cosciente è impossibile: il genio, appunto. Esso è "un'oscura incognita potenza" che Schelling nella
Filosofia dell'arte definirà "un frammento dell'assolutezza divina", "elemento divino nell'uomo".
[…] Tra le facoltà che costituiscono il genio e che concorrono a produrre e a godere l'opera d'arte nessuna
ha più importanza, agli occhi dei romantici, dell'immaginazione o fantasia.
La più netta differenza tra l'immaginazione e la fantasia può essere indicata, secondo Schelling, dicendo
che la prima procede sinteticamente, e la seconda intuitivamente. Immaginazione e fantasia stanno tra loro
come la ragione e l'intuizione intellettuale, nel senso che come la ragione forma le idee l'intuizione le coglie in
un'apprensione immediata, così l'immaginazione plasma le opere che la fantasia proietta fuori di sé: "la
fantasia è l'intuizione intellettuale nell'arte".
(2)
(in tedesco, “Tempesta e impeto”) .Movimento letterario sorto in Germania tra il 1770 e il 1785, il cui nome deriva
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dall’omonimo dramma di F.M. Klinger. Lo Sturm und Drang può farsi risalire all'incontro di Goethe e Herder a
Strasburgo nel 1770. In opposizione all’illuminismo esso tese a sottolineare il valore del sentimento e della passionalità
nella vita dell’individuo. Tra i maggiori rappresentanti furono H.L. Wagner, J.M.R. Lenz, F. Müller e, per una parte delle
loro opere, W. Goethe e F. Schiller.
Da Paolo d'Angelo, "L'estetica del romanticismo". Bologna,1997.
Sulla riscoperta della storia medievale
[…] In uno dei brani degli Sfoghi del cuore di un monaco amante dell'arte Wackenroder scrive:
"Iddio ascolta come l'intimo sentimento degli uomini parli linguaggi diversi in diverse zone della terra
e in diverse epoche e ode come essi tra di loro combattano e non si capiscano; ma per lo spirito
eterno tutto si risolve in armonia; sa che ciascuno esprime la sua anima come può e deve esprimerla".
E' soprattutto all'arte medievale che Wackenroder pensa quando scrive queste parole. "Perché
non condannate l'indiano per la ragione che è indiano e non parla la nostra lingua? E volete
condannare il Medioevo, perché non costruiva templi uguali a quelli della Grecia?" […]
Il Medioevo è per lui in primo luogo l'epoca in cui l'artista aveva un saldo radicamento nella
società in cui viveva, perché l'arte era tramite essenziale per la fede…Dal confronto tra gli scritti
dedicati da Wackenroder alla pittura, nei quali si idealizzano la vita e i costumi degli antichi
pittori tedeschi e italiani… emerge con forza il contrasto tra un mondo nel quale l'arte era
inseparabile dalla religione, l'artista era un interprete rispettato degli interessi comuni, il suo
lavoro era vissuto come un serio mestiere, e quello in cui l'arte è ridotta ad un passatempo o un
diversivo, e il pubblico non capisce che essa possa essere per qualcuno un supremo interesse.
[…] In effetti il Medioevo amato dai romantici è un'epoca storica dai contorni più vasti e sfumati di
quelli che oggi le riconosciamo: a essa non pongono fine che il protestantesimo e l'illuminismo, dato
che l'intera arte rinascimentale vi entra di diritto. […]
[…] Un vero e proprio inno nostalgico ai tempi di mezzo apre lo scritto di Novalis La Cristianità
ovvero l'Europa redatto nell'autunno del 1799: "Erano bei, splendidi tempi quelli in cui l'Europa era
una terra cristiana, in cui un'unica cristianità abitava questa parte del mondo umanamente plasmata".
In generale [il Medioevo] è visto come un'epoca di concordia e di pace, come dimostra "l'altezza
inaudita che singoli uomini raggiunsero in tutti i campi delle scienze e delle arti".[…]
Nella Storia della letteratura antica e moderna Friedrich Schlegel confuta l'immagine cara al
Settecento di un Medioevo epoca di decadenza e barbarie, e lo riscatta come grande età poetica
che precede e rende possibile la successiva cultura intellettualizzata e artificializzata: "Il tempo
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delle Crociate, dei costumi e delle poesie cavalleresche dei trovatori può assomigliarsi all'universale
primavera in tutte le nazioni dell'occidente".[…]
Da Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano, Storia dell'arte italiana. Milano, 1988.
Sulla riscoperta della storia medievale
[…] In sintesi l'artista romantico puntava alla riscoperta della fantasia e dell'irrazionalità, del
sentimento e dell'ingenuità in una fusione più intima tra uomo e natura da cui scaturivano nuove
ispirazioni e nuove sensibilità poetiche. [Il nuovo gusto estetico] trovò in Germania e in Inghilterra
un terreno fertile per nascere e affermarsi. Ma il messaggio della nuova cultura romantica non
rimase confinato in un ambito puramente letterario e artistico; rapidamente assunse altri connotati
più chiaramente ideologici e politici. Nell'Europa attraversata dall'avventura napoleonica e dalle
idee della rivoluzione francese, lo sforzo dei romantici di ritrovare nel passato i segni tangibili di
una letteratura barbara e irrazionale, elementare e potentemente emotiva sfociò nella
progressiva riscoperta di una forte identità nazionale. Dietro le tradizioni poetiche si
intravedevano i popoli, con la loro storia la loro religiosità la loro cultura. […]
Mario Scotognella
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