PARTE I: SITUAZIONE ECONOMICA INTERNAZIONALE -CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA( a cura di Mengzhao Jiang, Shulian Zheng, Giuliano Brendolise, Dolores Dalsaso) Introduzione Il termine “crisi economica” si riferisce a un periodo caratterizzato dal calo della produzione e/o del reddito. Le imprese non riescono a vendere i loro prodotti, le scorte aumentano, la produzione crolla, gli impianti restano inutilizzati, i redditi diminuiscono, i consumi crollano, i prezzi diminuiscono e la disoccupazione aumenta. A sua volta l’aumento della disoccupazione porta ad una riduzione dei redditi e dei consumi determinando diminuzione di investimenti e di produzione. E così l’economia si è avviata in un circolo vizioso. Se questa situazione continua così l’economia potrebbe avviarsi verso una fase di prolungata depressione, come storicamente è accaduto nel periodo 1929-1939. (fonte: “spiegazione crisi” tramontana, autore Giuseppe Romeo) “Quando gli Stati Uniti starnutiscono, il resto del mondo prende il raffreddore” (Nouriel Roubini) L’attuale crisi è scoppiata, così come quella del ’29 (di natura finanziaria), negli USA con la crisi dei subprime nell’estate del 2007 ed si è espansa, dai primi mesi del 2008, in tutto il mondo.1 Le cause Le cause di questa crisi finanziaria, divenuta poi economica, sono molteplici: l’incremento dei prezzi delle materie prime, iniziato nei primi mesi del 2008 e che ha visto salire il petrolio al prezzo record di 147$ al barile il giorno 11 luglio 2008 (in rialzo del 470% rispetto all’inizio del 200), la crisi alimentare mondiale e l’aumento del prezzo del grano, un’elevata inflazione globale. Inoltre, a partire dal secondo dopo-guerra, le economie capitalistiche iniziarono ad esaltare i vantaggi del credito facile per consentire alle famiglie di procurarsi ogni tipo di comodità, dalla casa all’automobile, dagli elettrodomestici ai viaggi; questa nuova economia indirizzò le famiglie al consumo e non più al risparmio, e al rinvio al futuro della spesa attraverso strumenti quali bancomat ed il pagamento a rate. Saranno queste ultime ad originare la crisi economica che stiamo vivendo. Ecco cos’è successo. 1 Franco Vergnano, L'uomo che annunciò la madre di tutte le crisi, il sole 24 ore, maggio 2010 Da una crisi immobiliare ad una crisi finanziaria Tutto è iniziato in Gran Bretagna, a Londra, dove venne ideata la 2 cartolarizzazione dei mutui subprime (mutui secondari). I mutui a basse garanzie concessi dalle banche d’investimento, furono adottate per la prima volta dagli Stati Uniti, senza tenere conto dei rischi. Tutta questa sicurezza era giustificata dall’andamento positivo del mercato immobiliare. Infatti, a partire dal 2000 fino a metà del 2006, il prezzo delle abitazioni era notevolmente cresciuto, stimolando le banche a concedere più mutui a tassi di interesse bassi (tra il 2001 e il 2004 si avranno tassi di interesse dell’1,5-2% fonte: Federal Reserve), rassicurati dal fatto che se il cliente fosse stato insolvente, la banca avrebbe potuto pignorare la casa e rivenderla ad un prezzo sicuramente più alto, dato il costante aumento dei prezzi. Il secondo errore venne fatto nel 2004, quando le banche decisero l’aumento dei tassi di interesse sui mutui subprime e i clienti si ritrovarono a pagare interessi troppo onerosi per il loro reddito, tanto che la maggior parte di loro risultarono insolventi. Le banche, per recuperare il denaro perduto, iniziarono a vendere le case dei clienti insolventi, compiendo però un terzo errore: si venne a creare una bolla immobiliare che nell’autunno del 2006 sfociò inevitabilmente nel crollo dei prezzi delle abitazioni. Dunque, anche se le banche pignoravano le abitazioni dei clienti, non riuscivano a rifarsi del capitale perduto, poiché il prezzo delle case era notevolmente diminuito dal momento dell’acquisto dell’abitazione stessa. Ma non è finita qua. Il motivo per il quale la crisi si è estesa anche nel resto del mondo è da attribuirsi al sopraccitato fenomeno della cartolarizzazione. Attraverso questo meccanismo, prima della bolla immobiliare, le banche riuscivano a rivendere i mutui subprime trasferendone il rischio nel mercato finanziario e riuscendo a trarre profitti senza dover aspettare gli anni necessari a permettere al mutuatario di ripagare totalmente il prestito. Questo era reso possibile dalle cosiddette Società Veicolo, che 2 Definizione di cartolarizzazione: la cartolarizzazione è una operazione finanziaria con cui la banca cede ad un’altra società (detta veicolo) il credito per il mutuo concesso ad un cliente. In questo modo la società/veicolo paga la banca con denaro liquido, che poi recupera emettendo obbligazioni garantite dal mutuo. compravano i mutui alle banche permettendo loro di recuperare liquidità e ricominciare a concedere mutui. Le Società Veicolo, a loro volta, emettevano obbligazioni ritenute dalle agenzie di rating molto sicuro (ulteriore errore) e si rivolgevano ai mercati finanziari chiedendo in prestito dei soldi con la garanzia di ripagare gli interessi con le rate dei mutui che avrebbe incassato in futuro. Dunque, quando la banca riceveva la rata dal mutuatario con un tasso di interesse dell’x%, rigirava il denaro alla Società Veicolo; quest’ultima ripagava i mercati finanziari pagando un interesse del y%, e traendo profitto dalla differenza tra x-y%. Le obbligazioni emesse dalle Società Veicolo intanto, favorite dal fenomeno della globalizzazione, raggiungevano tutti gli angoli del mondo. Uno dei difetti della globalizzazione, però, è che i problemi di un solo Stato riescono a diffondersi nel resto del mondo come un virus. E così è stato. Quando le banche iniziarono ad avere troppi clienti insolventi e non riuscirono più a ripagare le perdite con la vendita degli immobili, le Società Veicolo non ricevettero più le rate che gli spettavano, le obbligazioni persero valore e tutti coloro che avevano acquistato quelle obbligazioni che in realtà erano ad altissimo rischio, persero i loro capitali. E’ così che si è passati da una crisi immobiliare ad una crisi finanziaria. Un esempio rilevante della crisi finanziaria fu il fallimento di Lehman brothers2 , la bancarotta del 15 settembre 2008 fece precipitare nel panico le borse mondiali con effetti devastanti sull’intero sistema economico-finanziario mondiale. Effetti 2008 La produzione industriale in Europa a partire dall'autunno del 2008 calò bruscamente, una riduzione del quasi -5.7% rilevata alla fine del 2008. Mentre le economie emergenti (Cina, India, Brasile) accusarono solo lievi o poco consistenti flessioni di Pil.3 I paesi più colpiti furono quelli dell'America centrale esportatori di materie prime. L'economia cinese vide ridotta la crescita dal 13 al 9% con una riduzione dell'export. La Russia mantenne invece un dinamismo costante con uno sviluppo complessivo nel 2008 del 5,6%. Il Pil del Giappone alla fine dell’anno, si ridusse del 3,2%. Nonostante la recessione delle grande potenze , la produzione mondiale è comunque aumentato di circa 3% grazie alla spinta dei paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina). La crisi economica ha avuto ripercussioni negative su tutti i fronti, decretando fallimenti di piccole-medie ma anche grandi imprese, alti tassi di disoccupazione e mettendo in difficoltà tutto il sistema bancario mondiale. Il tasso di disoccupazione in Italia nel 2008 è di 6.8% dopo fallimento di 60000 piccole e medie imprese familiari. Come conseguenza della disoccupazione, più di 81mila famiglie in Italia non hanno rispettato le scadenze delle rate del mutuo, e il 72% degli italiani ha cambiato le abitudini di spesa, orientandosi verso i prodotti a basso costo e perdendo la fiducia nel sistema bancario. 3 Grafico preso dal sito STAMPA.IT, 15/01/2009 Questa crisi continua ad aggravarsi nel 2009, radicale fu la contrazione dell’attività economica in tutti i principali paesi del mondo, tanto che è stata considerata come la peggiore recessione dal 1929. Il tasso di disoccupazione maschile, per la prima volta in Europa, superò quello femminile, mentre la disoccupazione giovanile (16 anni- 25 anni), subì fortemente le conseguenze della fase recessiva, con una crescita costante che raggiunse il 18,7% ad aprile 2009. In Europa la recessione determinò effetti profondamente negativi con forti riduzioni di Pil: PAESI Var. PIL in % PAESI Var. PIL in % IRLANDA -5% LETONIA -6.9% REGNO UNITO -2.8% ESTONIA -4.7% GERMANIA -2.3% LITUANIA -4% OLANDA -2% POLONIA -2% SPAGNA -2% ITALIA -3.1% BELGIO -1.9% SLOVACHIA 2.7% FRANCIA -1.8% 2009 Dai dati presentati dal CIA WORLD FACTBOOK 4, possiamo invece osservare le variazioni della produzione interno lordo con l’anno di riferimento 2009: (fonte: CIA world factbook) Lieve ripresa 4 pubblicazione annuale della CIA che riporta i dati statistici fondamentali e una sintesi di informazioni riguardanti tutti i paesi del mondo Dopo lo sfacelo economico del 2009, si vede invece una ripresa economica nel 2010. Nel primo trimestre dell’anno 2010 si verificò un aumento di PIL di USA del 2.2%, favorito dall’aumento dei consumi e dall’accumulo di scorte. Le economie emergenti dell’Asia, dopo essere state colpite duramente nella prima parte dell’anno, tornarono a evidenziare un’accelerazione grazie soprattutto alla ripresa cinese, che guidò il recupero degli scambi commerciali. Complessivamente nel 2010 il PIL mondiale crebbe del 5%, si registrò mediamente una sostenuta ripresa nei paesi sviluppati, e una ancor più forte nei paesi emergenti, dove le economie mostrarono un rapido e deciso recupero. Un’altra crisi così… Tra il 2010 e il 2011 si è conosciuto l’allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi, soprattutto dell’Eurozona, in molti casi salvate in extremis dal rischio d’insolvenza. Questi stati chiamati “PIIGS” nel mondo anglosassone (in inglese “maiali”), cioè Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, indicati da altri stati europei come fomiti di tensioni nell’eurozona, in virtù della loro ritenuta cattiva situazione finanziaria ed economica. SITUAZIONE DI ALCUNI PAESI EUROPEI Il caso Spagna Nel corso degli anni Novanta, la Spagna ha manifestato un enorme incremento del reddito e dell'occupazione. Con l'inizio della crisi anche la Spagna si trovò in enormi difficoltà: infatti il Pil cominciò a rallentare, fino a quando non è diminuito, la disoccupazione è cresciuta e il debito pubblico è passato dal 34% del 2007 al 67% del 2009. Il caso Irlanda Anche l'Irlanda nel giro di pochi anni è cresciuta molto, soprattutto nel settore immobiliare. Aveva fatto registrare incrementi del reddito e dell'occupazione tra i più elevati della storia. La crisi finanziaria statunitense ha attaccato anche l'economia irlandese, che si è trovata impreparata. Di conseguenza, l'occupazione è diminuita e il Paese è entrato in recessione. Il debito pubblico è aumentato, superando perfino la soglia consentita del 60% del Pil, infatti sfiora il 100%. Peggiore è comunque l'andamento del deficit pubblico che è arrivato al 32,4%, a fronte di un deficit consentito del 3%. Il caso Portogallo Anche il Portogallo, con l'attuale crisi, si è trovato in difficoltà. Però, a differenza della Spagna e dell'Irlanda, la situazione economico-produttiva non era cresciuta nel periodo prima della crisi. Quindi il suo problema è lo sottosviluppo della sua struttura industriale. Il Portogallo, oggi, è sotto il controllo dalla Bce, in quanto destinatario di un primo intervento di aiuti per un complessivo di 80 miliardi di euro. Per contraccambiare l'aiuto ottenuto dalla Bce, il governo portoghese si è impegnato a varare una manovra economica restrittiva. Situazione della Grecia La situazione della Grecia è peggiore di quella degli altri Paesi. Nel 2009 si è venuti a conoscenza che il precedente governo aveva manomesso i bilanci e quindi tenuto nascosto un enorme debito pubblico alle autorità europee. I mercati finanziari hanno subito sfiduciato la Grecia, dando giudizi negativi sull’affidabilità finanziaria del Paese. Il nuovo Governo greco ha reagito varando una serie di misure, molto impopolari, nella speranza di mettere ordine nei conti pubblici. La Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo monetario internazionale sono intervenuti decidendo di rifinanziare il Paese e abbattere metà del debito a carico dei creditori privati, nel tentativo di evitare il default della Grecia, che avrebbe coinvolto altre economie a rischio. Il 21 febbraio 2012 i ministri delle finanze dei Paesi aderenti all’eurogruppo hanno approvato un nuovo piano per evitare il fallimento greco, per un ammontare di 130 miliardi di euro. A fronte di questi aiuti, Atene, è stata costretta ad accettare pesanti condizioni imposte dai partner, ad esempio ulteriori tagli della spesa pubblica, alle pensioni e ai salari. Inoltre una rappresentanza permanente della “Troika”5 sarà presente nel Paese con l’obbiettivo di verificare l’attuazione delle misure restrittive da adottare. Per quanto riguarda l’Italia? Il sistema creditizio italiano non è stato particolarmente coinvolto nel crac finanziario dovuto allo scoppio della “bolla speculativa”6 dei mutui, perché le nostre banche non possedevano, nei loro portafogli, numerosi titoli che son risultati dannosi. Nonostante ciò, il forte rallentamento del PIL e la scarsa credibilità del governo e del sistema politico hanno influito negativamente sui mercati finanziari. Lo spread è salito vertiginosamente, oltrepassando la soglia dei 500 punti verso la fine del 2011. In quel periodo si è venuta a creare anche una crisi politica, infatti, il 12 novembre 2011 il capo del governo Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni. L’attuale governo, chiamato anche governo tecnico Il termine Troika viene utilizzato per indicare la delegazione formata dagli emissari di Banca centrale europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea che si è occupata della questione riguardante la Crisi economica della Grecia. 6 In economia si definisce bolla speculativa una particolare fase, di un qualsiasi mercato, caratterizzata da un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi di uno o più beni, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo. 5 perché formato da personalità dotate di competenze tecniche, presieduto da Mario Monti, sta varando una serie di misure molto severe per riportare ordine nei conti pubblici. (Corriere della Sera- Autore Giannelli)7 Tuttavia, quel che preoccupa molti analisti, è la condizione di recessione che sta attraversando il Paese. Sono ormai 2 anni che il PIL non cresce, inoltre la disoccupazione sta raggiungendo livelli critici, soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. Occorre dunque procedere con delle manovre che rilancino la competitività, e inducano nuovi investimenti. In poche parole che favoriscano la “Crescita”. Come si è cercato di risolvere la crisi nell’Eurozona? Nel 2011 in molti paesi il PIL è diminuito ancora di più rispetto al 2008. Ciò possiamo notarlo dal grafico8 riportato a destra: Nel periodo di marzo 2011 è stato istituito il “Meccanismo europeo di stabilità” con l’intento di intervenire finanziariamente a sostegno dei Paesi in difficoltà. Esso consiste in un fondo di salvataggio europeo, al quale partecipano tutti gli Stati aderenti all’euro. Tale fondo potrà inoltre decidere le misure che dovranno essere adottate dai Paesi cui saranno destinati gli aiuti, prevedendo delle sanzioni qualora gli Stati non dovessero rispettare le scadenze di restituzione dei prestiti. Patto di Stabilità e Crescita Il Patto di stabilità e crescita è l’accordo che ha per obiettivo il controllo delle politiche di bilancio dei paesi aderenti all’eurozona. In base allo PSC (Patto di stabilità e crescita), gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l'euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli riguardanti il bilancio dello stato, ossia: un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL BIBLIOGRAFIA CIA WORLD FACTBOOK: [https://www.cia.gov/] Giuseppe Romeo, il significato delle crisi nell’economia capitalistica, tramontana. Fabio Tittarelli, Crisi finanziaria, recessione, indebitamento: gli incubi dell’europa, tramontana. Treccani.it: la crisi economica: origini e cause Wikipedia: Crisi economica del 2008-2012 Crisi del debito sovrano europeo Borsa italiana.it: I SubPrime Tesoro.it: Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese 7 Così l’autore espone ironicamente due problemi che affliggono l’Italia: I disordini e la crisi finanziaria. 8 Grafico preso dal sito www.panorama.it dall’articolo del 26 aprile2012)