La CONVERSIONE…il Primo Sasso su cui camminare!!! Conversione Convertirsi è intraprendere un viaggio verso se stessi, alla scoperta di bestie ed angeli che circondano il nostro essere. Cerchiamo di chiamare per nome le bestie che popolano il nostro mondo interiore, facendo ricorso ad una simbologia molto cara ai predicatori della cristianità. La prima bestia, il PAVONE. Conosciamo tutti la bellezza della sua coda quando si sventaglia in quella ricca, multiforme e affascinante gamma di colori, di piume, di dinamismo. Questo animale non è che l'espressione del primo vizio capitale, la SUPERBIA. Che cos'é la superbia? E' l'anarchia della mente e del cuore. E' la sregolata ricerca del voler eccellere sempre. E' il culto del nostro io. E' la philautia, l'amore per noi stessi. E' la prima bestia. Qual è l'angelo che può addomesticare questa bestia? Si chiama UMILTA', ovvero la coscienza della verità di noi stessi. Quella verità di noi stessi che nel primo giorno di quaresima vediamo simbolicamente raffigurata nel segno della polvere, delle ceneri. Ricordati che polvere sei e polvere ritornerai. La seconda bestia, il CANE che si morde la CODA. E' il simbolo dell'uomo AVARO. Secondo vizio capitale. L'AVARIZIA. E' l'amore disordinato per le ricchezze. L'uso egoistico delle ricchezze. La spilorceria, l'indurimento del cuore. La mancanza di misericordia nei confronti dei bisogni altrui perché si ha il cuore e la mente occupati dalla voglia di avere, di possedere. E' l'uomo raggomitolato su se stesso. Il cane che si morde la coda. Qual è l'angelo che può fronteggiare questa bestia? E' la virtù della GENEROSITA'. E' imparare a provare più gioia nel dare che nel ricevere. Aprire il cuore al dono. Vivere l'oblatività, la donazione come opportunità di salvezza. La terza bestia ci fa persino tenerezza, ci rammenta i nostri ricordi infantili, quando la inseguivamo per i campi. E' la FARFALLA. Anch'essa, variopinta, affascinante, svolazzante, in cerca di succhiar nettare or di qua or di là. E' il simbolo della LUSSURIA, terzo vizio capitale. E' il vizio di chi insegue piaceri. E' il simbolo del desiderio sessuale sfrenato, della fruizione sregolata del piacere sessuale. E' il vizio dell'amore distorto. E' l'usare il corpo come mezzo di trastullo, come giocattolo. E’ la distruzione della verità e dell’amore. Qual é l'angelo che addomestica questa bestia? E' l'amore fino alla morte. E' l'amore come dono supremo. E' il radicarsi nella fedeltà all'amore. E' il vivere la propria capacità di relazione nella maturità del dono permanente. E' il dire all'altro: tu puoi sempre contare su di me, perché io non vado sfarfallando. Non vado svolazzando di qua e di là. La quarta bestia è il SERPENTE. E' il vizio capitale dell'INVIDIA. E' il vizio di Caino. E' la tristezza che si prova di fronte al bene e ai beni degli altri. Qual è l'angelo che può ammansire il serpente? E' la GRATITUDINE. Dire a Dio: Signore, grazie di ciò che sono e di ciò che ho. Mi basta. Mi accontento. Anzi, che tutto è dono. E sono contento di ciò che gli altri hanno. Gioire del bene e dei beni altrui, custodendo questa capacità di gratitudine e di ringraziamento permanente verso la vita e i beni della vita. La quinta bestia non era lontano dalle nostre case di un tempo. Anzi, era forse un segno di ricchezza. Si faceva festa quando lo si ammazzava. E' il MAIALE, segno del vizio capitale della GOLA. E' volersi nutrirsi sempre lautamente, in modo eccessivo e con ricercatezza. Essere ingordi, voraci, ghiottoni. Qual é l'angelo che può fronteggiare il maiale, il vizio della gola? E' la SOBRIETA', ovvero il gusto parsimonioso delle cose. Questo è possibile, dice S. Agostino, se si impara a sapersi dilettare della dolcezza di Dio, a riempirsi di Dio. La sesta bestia l'abbiamo già incontrata. Ma adesso si presenta in un atteggiamento diverso. Prima si mordeva la coda. Era il simbolo dell'avaro, l'avarizia, il vizio delle anime piccole, meschine. Adesso lo stesso cane si presenta a noi mentre ringhia. Il CANE RINGHIOSO, segno del vizio capitale dell'iracondia, dell'IRA, ovvero il vizio delle anime agitate, delle anime che preferiscono vincere piuttosto che convincere. L'ira è spesso il frutto dell'abdicazione al domino di sé. Qual è l'angelo domatore di queste cane ringhioso? E' la MANSUETUDINE. Beati i miti perché erediteranno la terra. L'ultimo vizio capitale è simboleggiato da un animale domestico ormai presente in molte case, il GATTO. E' simbolo dell'ACCIDIA, della pigrizia. Il gatto fondamentalmente fa due cose: dorme e mangia. L'accidia, ovvero il vizio delle anime morte. E' il vizio di questa rilassatezza inerte, della svogliatezza, di un languore inattivo, di una lentezza nell'operare il bene, il non desiderare neppure di fare il bene. E' l'incuria verso la vita, verso qualsiasi cosa. Qual è l'angelo che può svegliare il gatto? E' la virtù della VIGILANZA. Vigilate, state attenti, custodite la pesantezza del cuore. Sappiate sentire l'appello del bene. Non lasciatevi andare all'accidia. Custodite la vigilanza del cuore e della mente. E’ il nostro impegno di Avvento….VIGILATE, il Signore è vicino! Convertirsi non è solo un esercizio “negativo”, uno sforzo di domare queste bestie che sguazzano in ciascuno di noi. Convertirsi significa tenere lo sguardo fisso su Dio, ritornare a Lui. Ritornare ad amarlo. Il libro dell'Apocalisse ci rimprovera di aver abbandonato il nostro amore di un tempo (cfr Ap 2,4). Dobbiamo ritornare all'intensità dell'amore di un tempo. E' l'intensità che esprime la nostra dedizione totale a Dio. Dobbiamo impegnarci a smentire le parole del profeta Osea: Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce (6,4). Il nostro non può essere un amore effimero, solo di un momento. Il nostro amore deve essere a prova d bomba. Un amore che non cede allo scoraggiamento. Un amore che non si tira indietro di fronte alle difficoltà. Un amore che sa resistere alla prova. Un amore che sa attraversare il deserto, la solitudine, l'aridità. Un amore che nasce dal cuore e invade tutto il nostro essere. L'uomo convertito è l'uomo che avverte un grande stupore nei confronti di Dio. E' la meraviglia suscitata dalla insondabilità di Dio, dalla grandezza di Dio. Quella meraviglia da cui viene colto Mosè mentre vede il roveto che arde e non si consuma e dice tra sé: Voglio avvicinarmi. Ecco la conversione: voglio avvicinarmi al mistero di Dio. Mi interessa, mi affascina. La conversione si manifesta poi nel vivere una vita piena, in pienezza. E' la vita che si protende verso l'eternità. E' una vita che non si lascia ingabbiare dall'effimero, dal terrenismo delle nostre cose. E' un'esistenza gettata verso l'eternità. L'uomo convertito è l'uomo che guarda all'infinito, che guarda l'eternità, che non si lascia ingabbiare dalle logiche del mondo. L'uomo convertito è l'uomo che ha capito che il regno di Dio vale più di ogni altra cosa. Vale più del cibo. Vale più del vestito. Vale più della preoccupazione del domani. Il regno di Dio è la vita piena di Dio che viene trasfusa nella tua esistenza. Ma convertirsi significa anche non dimenticare una cosa importante, che la vita è esperienza agonica, cioè esperienza di agonia, di lotta. La lotta contro il male. La lotta contro un io prepotente. La lotta contro i nostri desideri. La lotta contro tutti quei progetti che ci distolgono da Dio. Abbiamo bisogno che Dio dissodi il campo del nostro cuore che si è pietrificato. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci vanghi il cuore, così da restituirlo alla sua dimensione carnale e non più pietrificata. E questo esige una lotta, un'ascesi, una disciplina alla grazia di Dio. La potenza della grazia di Dio deve attraversare la nostra terra arida e renderla rigogliosa, perché le nostre esistenze siano l'esplosione della vita di Dio. Allora convertirsi significa rispondere alle esigenze del regno di Dio. E' comprendere che il vangelo è l'unica perla preziosa, la buona notizia di Gesù è il tesoro nascosto per cui vale la pena liberarsi di tutto per acquistare questo tesoro e ritornare a ridisegnare la mappa dei nostri valori, senza pentimenti, senza rimpianti. Giunge per tutti il momento in cui il vangelo diventa rottura. Non puoi giocare sempre sul negoziato diplomatico. Non puoi sempre stare al tavolo delle trattative per far entrare Cristo e il contrario di Cristo, Dio e il contrario di Dio. C'è un momento in cui devi deciderti, in cui devi deciderti di cambiare, in cui devi essere disponibile a rivederti. Prima Domenica di Avvento: Mc 13,33-37 Ritorna l’Avvento! Perché? Perché nessuno ha imparato pienamente la lezione di Betlemme. La Chiesa lo riconosce con tanta umiltà, mentre oggi riprende il viaggio spirituale verso ilo Salvatore. Mettiamoci anche noi in cammino, cioè riconosciamo di non aver capito il Natale; riconosciamo di essere poco cristiani: questo atto di sincerità ci permette di smuovere la nostra situazione e di spingerla verso la novità della vita portata da Gesù. Il Vangelo ci propone un brano di un discorso di Gesù, chiamato discorso escatologico, cioè discorso che riguarda gli ultimi avvenimenti, le ultime cose che accadranno e che stanno accadendo. Da sottolineare è il modo con cui il Vangelo parla delle ultime cose della vita. Il Vangelo non fornisce notizie di curiosità, non annuncia scadenze, non scavalca il presente ma lo scava e lo illumina. Infatti, davanti a Dio, il futuro si conquista col presente e si capisce partendo dal presente. Cerchiamo di capire. Gesù ha davanti a sé la fine imminente di Gerusalemme e si sofferma a leggere, con la sapienza di Dio, il senso di questa tragedia: Gerusalemme sta per essere distrutta a motivo dei suoi peccati e soprattutto a motivo del peccato di cecità davanti a Cristo. Notate che Gerusalemme è la città che ha decretato la crocifissione di Gesù per sbarazzarsi di Lui. Invece, escludendo Dio, Gerusalemme prepara con le sue mani la propria sciagura e la propria punizione. Una sciagura che Dio non vuole, ma che ugualmente non può evitare: perché Dio rispetta anche la libertà di peccare. Quel che è accaduto a Gerusalemme, accade anche nella storia presente e accadrà alla fine della storia. E in questo senso la profezia sulla fine di Gerusalemme diventa profezia sulla fine del mondo: chiunque si comporta come Gerusalemme, farà la fine di Gerusalemme! Allora il credente, che sa come Dio agisce nella storia, veglia, cioè si fa educare dalla Parola di Dio e si prepara all’incontro con il suo Signore. E’ l’invito di questa domenica: vegliare, prendere coscienza che il tempo è breve e quindi la conversione è urgente e non dilazionabile. Ritorna l’Avvento! Ritorna perché noi prendiamo finalmente sul serio la lezione di Betlemme e ci mettiamo in cammino: non con i nostri piedi, ma con il cuore!