Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Lavoro di Maturità 2010 Chimica – Vini dal Mondo Sabrina Stefanelli Prof.ssa Martha Stamm Liceo Cantonale di Mendrisio 1 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Proverò a sentire il profumo e immaginarlo sciolto nel candore del vino. Cercherò di ascoltare il suono ondulato delle foglie di vite, sospese nell’aria per proteggere i grappoli d’uva. In una bottiglia ritroverò una dignità che non lascerò mai cadere, perché il vino è l’arte del sole, di acqua, della terra e di persone. Cercherò in loro, le innalzerò in un bicchiere e regalerò parole che non potranno mai far scordare la saggezza del vino. Sapendo che un giorno tornerò … tornerò. (tratto dalla poesia “Sapendo che un giorno” di Francesco Petruccioli) 2 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Indice 1. Motivazione della scelta............................................................................................................. 4 2. Obiettivi ........................................................................................................................................ 5 3. Il racconto di un Grande Viaggio ............................................................................................. 6 3.1. La partenza .............................................................................................................................. 6 3.2. Il viaggio della Speranza ......................................................................................................... 7 3.3. L’arrivo negli Stati Uniti d’America..................................................................................... 12 3.4. Il mio nuovo lavoro................................................................................................................ 12 3.4.1. Lezioni di chimica del vino..................................................................13 3.4.1.1. L’uva ..................................................................................................................... 13 3.4.1.2. Cos’è il vino? ....................................................................................................... 15 3.4.1.3. Dalla vite al vino ................................................................................................. 15 3.4.1.4. Storia del vino ..................................................................................................... 17 3.4.1.5. Principali componenti del vino ........................................................................ 19 3.4.1.5.1. Alcool ......................................................................20 3.4.1.5.2. Acidi organici: tartarico, malico, succinico ........22 3.4.1.5.3. Esteri ........................................................................25 3.4.1.5.4. Polifenoli .................................................................26 3.4.1.5.5. Zuccheri ..................................................................39 3.4.1.5.6. Sali minerali ............................................................41 3.4.1.5.7. Vitamine...................................................................42 3.4.1.5.8. Gas: CO2 e SO2.........................................................42 3.4.1.6. La fermentazione alcolica e la fermentazione malolattica ............................ 45 3.4.1.7. Tecniche usate nell’esperienza in laboratorio................................................. 53 3.4.2. 3.4.1.7.1. Estrazione con solvente.........................................53 3.4.1.7.2. Cromatografia.........................................................55 L’esperienza in laboratorio.................................................................59 3.5. L’ultimo Natale .................................................................................................................... .82 3.6. Il sapore del ritorno .............................................................................................................. .83 3.7. Finalmente a casa ................................................................................................................. .84 4. Conclusioni finali ..................................................................................................................... .85 5. Bibliografia, webgrafia e lista di provenienza delle immagini ....................................... .86 3 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 1. Motivazione della scelta La chimica mi affascina continuamente: il suo susseguirsi di trasformazioni invisibili che compongono la materia, il riscoprire ogni volta la meraviglia che si cela dietro ogni evento apparentemente scontato, le mille sfaccettature che si intersecano in questo mondo che si può solo immaginare. Quando ho capito che era insieme a tale scienza che avrei lavorato per i prossimi mesi, ho avuto conforto perché intravvedevo me stessa. Sapevo che nonostante dei dubbi iniziali, non avrei potuto svolgere un lavoro di maturità che non fosse agganciato alla chimica. La scelta di intrecciare in questo testo sul vino la parte sentimentale con la parte scientifica è nata dal fatto che mi piace prendere in considerazione l’argomento completo perché a mio avviso cuore e mente raramente viaggiano su binari paralleli. Credo che anche nella scienza intesa nel senso più vero del termine ci siano sempre le emozioni che accompagnano lo scienziato: la preoccupazione prima di un esperimento, le titubanze nell’organizzarlo, l’impazienza nel vederlo realizzato, il fugace momento di felicità dopo aver reso l’esperimento una teoria. Così anche in una bottiglia di vino. Dietro alle diverse interazioni tra le varie componenti del vino, si nascondono i sentimenti di uomini che hanno affidato a questa bevanda il compito di tenere vivo il ricordo della terra natìa, delle persone care, della loro vita. Ci vuole la scienza per capire ogni dettaglio del vino, la sua composizione, il suo meccanismo nel divenire tale, ma ci vuole la poesia per riuscire a distinguerlo dalle lacrime versate di nascosto, dal riflesso di occhi pieni di desiderio di ritornare nel posto da dove provengono. 4 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 2. Obiettivi Il mio obiettivo sarà di illustrare la chimica del vino per mezzo del racconto inventato di un uomo costretto ad emigrare dalla Puglia verso gli Stati Uniti d’America. Saranno presi in considerazione quindi sia gli aspetti scientifici del vino e sia quelli sentimentali ad esso legati, in modo che questo testo faccia da guida attraverso i saperi della chimica e i sussulti di un cuore diviso tra determinazione e nostalgia. Verrà presentato il percorrere di questo viaggio intercalato alla scienza protagonista di questa produzione per avere così un quadro completo di questa nobile bevanda e per inserirsi pienamente nel progetto UNESCO che fa da sfondo a questo lavoro di maturità. 5 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3. Il racconto di un Grande Viaggio Le migrazioni sono un fenomeno antico e radicato quanto l’umanità stessa. L’illusione di un mondo migliore di quello in cui si vive, la speranza di fare fortuna all’estero, la voglia di dare ai propri figli un futuro meno instabile... un ultimo tentativo per cercare di cambiare la realtà. Le persone che affrontano numerose difficoltà nella propria patria sono continuamente ammaliate da un mondo che dinanzi ai loro occhi appare come l’occasione giusta per risolvere i problemi. Un mondo che si rivela, tuttavia, illusorio perché costruito sul materialismo e l’avidità. Esso non dà l’occasione di emergere, bensì solo quella di soccombere al duro lavoro per paura di perdere quel po’ di denaro ricevuto in cambio. Le genti dell’Occidente vedono male gli immigrati, forse non rendendosi conto che sono loro stesse a favorire questi movimenti migratori, con i loro costumi, con i loro sempre crescenti consumi che inevitabilmente attraggono quegli animi in cerca di sicurezza. Gli stessi occidentali che, bramosi di guadagno, in passato andarono a prendersi da soli, con la forza, gli immigrati, ossia gli schiavi. Persino Napoleone permise la schiavitù, lo stesso uomo che liberò l’Europa al grido “Liberté, Égalité, Fraternité”. Inizia ora il racconto di un Grande Viaggio, un viaggio immerso in mille dubbi, in mille speranze … a loro volta calate in un calice di vino, un vino con un compito ben preciso: non far sbiadire mai la memoria. 3.1. La partenza Ricordo che pioveva il giorno in cui lasciai casa mia e m’incamminai verso la stazione. La pioggia cadeva incessante sui tetti delle abitazioni e il mio lento incedere sembrava seguire il ritmo delle gocce d’acqua viste dall’alto. Avevo sulla guancia ancora la sensazione dei baci lasciati dai miei figli, sulla giacca ancora il profumo di mia moglie che con un forte abbraccio mi disse: “mi mancherai”, ma ora tutto stava svanendo. Più mi allontanavo da casa e più mi sembravano lontane quelle emozioni che avevo provato solo pochi minuti prima e il temporale sembrava fare apposta a lavare via le ultime tracce di quei sentimenti dal mio corpo. Una volta arrivato alla stazione ferroviaria di Manduria, presi quel treno, quando ormai sul mio viso non rimaneva altro che rivoli di 6 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 lacrime mischiati alla pioggia. L’unica cosa che mi permise di salire su quel vagone fu la speranza custodita nel cuore, la speranza di andare via per il meglio … o forse era semplicemente speranza di ritornare. 3.2. Il viaggio della Speranza Il mio posto era vicino al finestrino, adoravo osservare il veloce movimento di ciò che stava all’esterno: le nuvole sembravano rincorrersi nel cielo, le gocce d’acqua voler imitare sul vetro il corso di sottili affluenti e gli alberi parevano spianarmi la strada, con la loro chioma che ogni volta si spostava a causa dello sfrecciare del treno. Rimasi a lungo a fissare la natura prima di accorgermi che tra le mani stavo stringendo la bottiglia di vino che avevo portato con me, il Primitivo di Manduria, la mia terra. Di conseguenza un susseguirsi di ricordi mi tornarono alla mente, facendomi ripercorrere la tradizione di quella preziosa bevanda … L’origine del Primitivo di Manduria risale a più di un secolo fa, quando alla fine dell’Ottocento una contessa di Altamura sposò un signorotto di Manduria, portando con sé, in dote, una barbatella di Primitivo. Il nome è da associare ad un certo Francesco Filippo Indellicati che chiamò questo vino così a causa della precocità della maturazione delle sue uve. Il vitigno previsto per il Primitivo è quello ad alberello, mentre se si usa il pergolato, il vino non sarà più DOC1, bensì IGT2 e quindi di classe meno pregiata. Il sistema ad alberello protegge la vite dall’insolazione e favorisce la maturazione delle uve grazie al calore della terra. Fig. 1: vitigni del Primitivo ad alberello 1 Denominazione di Origine Controllata Indicazione Geografica Tipica 2 7 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Alcune caratteristiche del vitigno Primitivo sono le seguenti: ∗ Foglie di medie dimensioni, pentagonali, con lembo ondulato e rugoso; ∗ Il grappolo è medio – piccolo con acini sferoidali di colore blu intenso e buccia abbastanza spessa; ∗ Il germogliamento è durante la prima decade di aprile nella regione di Taranto e nella penisola salentina, mentre nella Fig. 2: foglie di Primitivo località di Gioia del Colle è tra la seconda metà di aprile e l’inizio di maggio; ∗ La maturazione è anch’essa precoce: fine agosto e prime settimane di settembre; ∗ La sua produzione è abbondante, ma poco costante. Questo tipo di vitigno è molto sensibile alla brina primaverile e alla siccità, nonché incline ad avvizzimento Fig. 3: grappoli di Primitivo dato dal torrido sole estivo. Il vitigno si estende su una superficie molto estesa facendo da paesaggio caratteristico nella zona di Manduria, Avetrana, S. Giorgio Jonico, Monteparano, ecc. Le uve vengono raccolte nella prima decade di settembre. Il terreno, che offre la massima qualità, è di tipo argilloso, calcareo e poco profondo. Ne consegue un colore tendente al rossiccio. Fig. 4: vitigno Primitivo 8 Lavoro di Maturità – Chimica Fig. 5: cartina del Salento, considerato il tacco d'Italia Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 La regione di provenienza del Primitivo di Manduria è quella che circonda la città di Manduria stessa, considerata la porta del Salento, oltre che il tarantino e alcune zone nel brindisino. Le lunghe coste del Mar Ionico ad est e quello Adriatico ad ovest di un azzurro incomparabile, abbracciano questo luogo rendendolo unico al mondo. Di queste terre, una volta visitate, rimane il ricordo dei caratteristici profili rettangolari delle chiare abitazioni incastonate come diamanti, della vegetazione tipicamente sparsa e sovrastata da vasti spazi brulli, come vuole la macchia mediterranea. Il mare e le spiagge regalano spettacoli sempre nuovi, emozioni senza fine. L’estate infuoca i tramonti al calar della sera, cospargendo la superficie dell’acqua di scintille dorate e dipingendo le nuvole con sfumature di arancione. L’inverno invece avvolge il luogo con un’atmosfera ovattata, rende pacato il paesaggio, tanto che alcune volte è persino difficile determinare il confine tra il Fig.6: tramonto di mezz'estate piatto mare perlaceo ed i grigi cieli invernali. La sabbia è fine, colma di conchiglie al suo incontrarsi col mare, alternata a scogli frastagliati dal continuo movimento delle onde. Fig.7: spiaggia d'inverno 9 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 La regione del Salento porta dietro di sé tradizioni e culture resistenti all’inesorabile scorrere del tempo. Un esempio è dato dal ballo della Pizzica e dal suono del tamburello che lo accompagna, riecheggiando ad ogni felice ricorrenza e dando il giusto ritmo allo svolazzare di veli rossi indossati dalle donne del posto. Il clima del Salento è quello mediterraneo con il variare delle stagioni mai brusco e repentino. L’autunno è mite con precipitazioni scarse, mentre l’inverno è breve e non necessita mai l’uso di abbigliamento troppo pesante poiché le temperature di rado scendono sotto i 10°C. La neve scende raramente copiosa sul territorio salentino, solitamente si osservano solo brevi spolverate durante gli inverni più marcati. L’inverno più rigido registrato negli ultimi 50 anni, fu quello del 1979 dove la colonnina di mercurio scese sotto lo zero e la nevicata più abbondante fu quella del 1987, dove la coltre bianca superò i 30cm. La primavera è associata ad un clima gradevole e le giornate presentano già dai primi giorni di aprile un buon soleggiamento. L’estate è la stagione più lunga, contraddistinta solitamente da temperature roventi e caldo afoso. Non è difficile infatti registrare sul termometro un valore intorno ai 50°C durante le ore più calde del giorno. Il cielo ceruleo risalta i luminosi raggi del sole che non cedono mai facilmente il posto a nuvoloni grigi. Fig.8: sole estivo che risplende sui vitigni del Primitivo 10 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 L’invecchiamento del Primitivo di Manduria avviene in barriques di rovere per almeno un anno, dopodiché è pronto per essere imbottigliato. Ne risulta un vino dall’odore di confettura di mirtilli, con un sapore vellutato e deciso, armonioso ed elegante. Il colore è rosso rubino con sfumature violacee che evidenziano al massimo la passione dedicategli. I cibi che più si sposano con questo vino sono i piatti tipici salentini, quali pasta fatta in casa, arrosti di carne rossa o dolci a base di mandorle. Tuttavia il suo gusto esprime appieno la sua grazia anche abbinandolo a dei semplici spaghetti al sugo. Le persone che si deliziano di un sorso di Primitivo di Manduria saranno ebbri solo d’antiche virtù e avranno la sensazione di bere una leggenda rubata alla natura … Il fischio del treno mi scosse d’improvviso, distogliendomi dai miei pensieri. La bottiglia di vino era ancora stretta tra le mie mani e i ricordi da essa evocati mi fecero trovare in quel momento la forza di affrontare un futuro privo di certezze, un futuro che si stava spianando lentamente davanti ai miei occhi come l’immensità dell’Oceano Atlantico che avrei attraversato tra poco. Ero giunto infatti nel nord della Francia e quando il mezzo si fermò completamente, scesi dal vagone e m’incamminai verso il porto navale. La stanchezza e l’inquietudine s’alternavano come un pendolo di cristallo, mentre iniziai a scorgere lo stravagante naviglio nel quale mi sarei dovuto imbarcare. L’idea di viaggiare per mare mi metteva parecchia apprensione, ma raccolsi ugualmente gli ultimi frammenti di coraggio che mi rimasero di quel giorno e con uno scatto veloce salii sul traghetto. La notte calò da lì a poco e il sonno si fece silenziosamente strada tra i miei pensieri. Prima di addormentarmi ricordo di aver avuto bisogno di sfiorare la bottiglia del Primitivo, come se mi volessi accertare che fosse ancora lì con me … e con lei anche la mia famiglia. 11 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3.3. L’arrivo negli Stati Uniti d’America Appena sceso dalla nave, fui contento di sentire finalmente la terraferma sotto i miei piedi e le mie gambe poterono trovare un po’ di sollievo dal lungo persistere sempre nella medesima posizione. Uscii dalla zona portuale un po’ barcollante e nello stesso tempo affascinato da quella nuova città e naturalmente dovetti fare i conti con l’ansia che provavo nel non sapere cosa la sorte mi avrebbe riservato tra quegli enormi edifici di Riverside. Con a disposizione solo una cartina della città e un mediocre inglese studiato tra i banchi di scuola, mi misi a cercare l’alloggio che mi avrebbe ospitato durante la mia permanenza. Durante la ricerca iniziai ad avvertire un senso di fame, ma avevo speso tutto ciò che avevo per il viaggio, così non ci pensai e continuai per la mia strada. Alla fine arrivai a destinazione, aprii il portone d’entrata e mi addentrai definitivamente nella mia nuova vita. Il giorno dopo avrei iniziato a lavorare e con impazienza attendevo la mattina seguente con quel tipo di speranza che sapevo accumonava migliaia di uomini che, come me, avevano preso la mia stessa decisione, la decisione di lasciare tutto e partire. 3.4. Il mio nuovo lavoro L’università in cui mi venne assegnato il posto di lavoro godeva di notevole prestigio a quei tempi e l’idea di poter insegnare in quella scuola mi rese quasi grato per l’opportunità che mi era stata concessa dal destino che fino ad allora avevo considerato ostile nei miei confronti. Prima di partire, organizzai le mie lezioni e cercai in tutti i modi di adempiere perfettamente al programma che avrei dovuto seguire scrupolosamente. Mi fu chiesto di parlare della chimica del vino. Ricordo di essere rimasto molto sorpreso perché ero stato legato a questa bevanda sin da ragazzo. Il vino mi aveva accompagnato durante tutta la mia infanzia e adolescenza, alle quali avevo rubato volentieri un po’ di tempo per fare lunghe camminate nelle vigne di famiglia, per ascoltare il fruscio di quelle foglie così preziose e per vedere l’espressione di semplice gioia sui visi dei miei famigliari quando giungeva il periodo della vendemmia. Scelsi naturalmente di 12 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 prendere come esempio il Primitivo di Manduria, il vino a me più caro, quel vino che presi con me prima di partire, sicuro che mi avrebbe ricondotto col cuore di nuovo a casa, ogni volta che ne avrei sentito la mancanza. Così mi ritrovai davanti ad una cinquantina di studenti impazienti di sapere, con gli sguardi pieni di curiosità, e iniziai il mio nuovo lavoro ancora ignaro di quanto sarebbe durato. Questa fu una cosa che imparai in quel preciso istante: vivere il presente era più importante che farsi domande. 3.4.1. Lezioni di chimica del vino Furono lezioni colme di grinta da parte dei miei ragazzi e di grande soddisfazione da parte mia. Riuscii a spiegare la parte teorica in modo decisamente inaspettato perché, nonostante la mia non perfetta padronanza della lingua e l’iniziale sensazione di smarrimento, seguii a pieno ritmo il programma e furono gli unici momenti in cui ritrovai il sorriso e la voglia di andare avanti. Mentre insegnavo, non importava cosa mi ero lasciato dietro, la crescente nostalgia che rese le notti difficili da superare o la costante incertezza che faceva da sfondo al mio futuro. Sentivo che in fondo c’era sempre un motivo per non smettere di lottare e di sperare … per me si trattava della passione che avevo per la chimica, della serenità che provavo a contatto con quel mondo che mi ricordava il mio. Questo fu tutto il materiale che usai per insegnare la teoria e che servì da introduzione alla parte sperimentale che sarebbe seguita: 3.4.1.1. L’uva L’uva è un’infruttescenza, cioè un insieme di frutti (grappolo) della vite (Vitis vinifera). Il grappolo è costituito da un raspo e da numerosi acini di piccola grandezza che possono essere di colore giallo – verde se si 13 Fig. 9: grappolo d’uva Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 tratta di “uva bianca” e di colore viola – blu se invece si tratta di “uva rossa”. Il raspo, chiamato anche rachide, rappresenta lo scheletro dell’uva che partendo dall’asse centrale si ramifica in racimoli per arrivare infine ai frutti, ossia agli acini. L’acino, come qualsiasi altro frutto, si può suddividere in tre parti distinte: - esocarpo - mesocarpo - endocarpo. Fig. 10 : sezione verticale di un acino d’uva L’esocarpo rappresenta la parte più esterna rivestita dalla buccia. In esso sono contenuti principalmente i tannini, i polifenoli, il potassio e gli aromi. Il mesocarpo è la parte intermedia più comunemente chiamata polpa. Qui invece ci sono gli zuccheri, gli acidi (soprattutto acido tartarico) e l’acqua. L’endocarpo è la parte più interna del frutto ed in esso si trovano i semi che in questo caso vengono chiamati vinaccioli. In questa sezione c’è anche la presenza di acido malico e zucchero. Inoltre l’acino è sorretto al raspo da un pedicello. L’uva viene utilizzata soprattutto per la produzione di vino (uva da vino), ma è anche molto apprezzata come frutta sia fresca (uva da tavola) che secca. Quest’ultima è la cosiddetta uva passa, ideale per guarnire i dolci. Un altro impiego è l’estrazione del succo d’uva che costituisce una bevanda dal 14 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 sapore avvolgente e non alcolica o l’estrazione dell’olio di vinaccioli. 3.4.1.2. Cos’è il vino? Il vino è una soluzione idroalcolica ottenuta grazie alla fermentazione alcolica del mosto dopo la pigiatura dell’uva ad opera dei lieviti presenti sulla buccia degli acini. In sintesi, la fermentazione alcolica è un processo biochimico che trasforma gli zuccheri in alcol e Fig. 11 : vino rosso in calice di vetro anidride carbonica. Questa trasformazione avviene grazie a degli enzimi prodotti dai lieviti. 3.4.1.3. Dalla vite al vino La parte iniziale consiste nella pigiatura dell’uva. Più esattamente i grappoli vengono sottoposti a centrifuga, estraniando così il raspo. In passato questo passaggio veniva fatto dalle donne che, entrando a piedi nudi in enormi contenitori Fig. 12 : pigiatura così come avveniva nel passato con all’interno innumerevoli grappoli d’uva, spremevano gli acini. I loro movimenti erano dettati dall’entusiasmo del momento, trasformando quell’azione in un’occasione per gioire e divertirsi dando agli spettatori uno scenario romantico e incantato. Seppur una tradizione ormai quasi scomparsa, è ancora presente in alcune zone mediterranee. 15 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 A questo punto i frutti spremuti prendono il nome di mosto che viene successivamente posto in vasche di legno o acciaio inox dove può cominciare la fermentazione alcolica. Quest’ultima ha una durata di alcuni giorni durante i quali il mosto viene fatto “bollire” con un’intensità decrescente ed è qui che vengono prodotti l’alcol e l’anidride carbonica. Per i vini rossi la fermentazione può venire svolta in due modi chiamati a cappello galleggiante e a cappello sommerso. Il cappello rappresenta la parte solida del mosto, ovvero l’insieme di bucce, grume, sostanze peptiche e mucillaginose, ecc. che rimane in superficie essendo più leggero della parte liquida. Il primo metodo consiste nella periodica immersione delle vinacce nella massa liquida utilizzando o la forza muscolare e una zappa o la forza meccanica e una pompa (rimontaggio). Il secondo metodo invece prevede una rete di legno che mantiene le vinacce immerse e il rimestamento avviene automaticamente con la bollitura. Se si tratta di vini bianchi, i residui solidi vengono allontanati subito dopo la pigiatura e la fermentazione è spesso svolta a temperature più basse per mezzo di botti refrigerate. A termine della fermentazione alcolica, il vino viene travasato nelle botti al fine di liberarlo dai prodotti della pigiatura. Questo passaggio è detto svinatura e nel caso dei vini rossi si aggiunge la torchiatura che serve a comprimere le vinacce fermentate così da eliminarle ed ottenere esclusivamente il succo. Ora avviene la seconda fermentazione, quella malolattica in cui l’acido malico viene trasformato in acido lattico, diminuendo in questo modo l’acidità della bevanda. Infine non resta che far riposare il vino ed eventualmente farlo invecchiare all’interno di botti di legno o barriques per periodi di lunghezza variabile. Le barriques sono le botti tipiche della Francia costruite con doghe di quercia. Per rendere ancor più puro il prodotto, lo si può chiarificare e filtrare prima dell’imbottigliamento. Esistono diversi tipi di vini che si distinguono tra loro per numerosi parametri quali acidità, grado alcolico, proprietà organolettiche (profumo, gusto, colore, ecc.), sistema di 16 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 vinificazione o la capacità di sprigionare anidride carbonica all’apertura della bottiglia. Da quest’ultimo criterio è possibile classificare il vino in tranquillo, frizzante o spumante. Il contenuto di zucchero determina un’ulteriore distinzione in secco, semisecco, dolce, ecc. Non bisogna inoltre dimenticare che ogni vino ha una sua temperatura adatta al consumo e degli abbinamenti specifici con gli alimenti che accompagnano la bevanda. Principalmente i vini si suddividono in: ▬ Vino bianco ▬ Vino rosato ▬ Vino rosso ▬ Vino novello (ottenuto mediante macerazione carbonica e di natura poco stabile e richiede dunque una consumazione a breve termine) ▬ Vino passito (ottenuto da una normale vinificazione utilizzando però uve appassite) ▬ Vin ruspo (ottenuto grazie alla miscela con un altro vino) ▬ Vino barricato (lasciato invecchiare nelle barriques dove acquista un sapore ancora più intenso grazie a reazioni di ossidoriduzione che avvengono tramite le fibre del legno da cui sono costituite le botti) ▬ Vino liquoroso ▬ Vino spumante Vini speciali ▬ Vino aromatizzato 3.4.1.4. Storia del vino Le origini di questa bevanda sono talmente antiche che vi sono delle leggende in cui essa compare. Alcune di queste affermano che il frutto proibito del Paradiso terrestre non fosse la mela, bensì la succulenta uva. Altre raccontano invece di come Noè inventò il vino e per questo si assicurò di dare alla vite un posto sicuro sulla sua Arca. Lasciando da parte i testi leggendari e venendo a studi storici, la coltura della vite e la pratica della vinificazione erano inizialmente conosciute in Armenia (Mesopotamia), dove 17 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 l’agricoltura fece il suo esordio dopo l’abbandono del nomadismo. L’Egitto fu un altro paese che diede alla lavorazione della vite un’enorme importanza e geroglifici risalenti al 2500 a. C. ce lo confermano, illustrando già in quell’epoca remota molte varietà di vino. Dall’Egitto, la pratica della vinificazione si diffuse fino ai greci, passando prima da ebrei e arabi. Nello stesso periodo il cuore del Mediterraneo vide la vite partire verso il suo viaggio: dalla Sicilia si diffuse presso i Sabini e gli Etruschi, i quali la portarono in Campania, e infine arrivò nella pianura Padana. Con l’Impero Romano il vino assunse un notevole valore soprattutto per le sue proprietà battericide che lo resero la bevanda dei legionari, aiutando a debellare le non poche malattie che rischiavano di decimare l’esercito. Ma la nascita del Cristianesimo, e dunque il declino dell’Impero Romano, definì un periodo buio per il vino, accusato di portare piacere effimero ed ebbrezza. Ad aggravarne la posizione ci fu la diffusione dell’Islamismo nel Mediterraneo tra l’800 e il 1400 d. C. che mise al bando la viticoltura in tutti i territori occupati. Tuttavia i monaci e le comunità ebraiche di quel tempo continuarono ugualmente la vinificazione dell’uva poiché i vini erano richiesti per i riti religiosi. Il Rinascimento contribuì finalmente a ridare al vino il suo ruolo da protagonista nella coltura occidentale e ad esaltarne le sue qualità. Nel diciassettesimo secolo le tecniche di trasporto della bevanda migliorarono grazie al diffondersi dei tappi di sughero e all’abbassamento del costo delle bottiglie, favorendone così il commercio. L’Occidente diede definitivamente valore al vino due secoli più tardi, quando all’attività contadina si affiancarono gli studi di illustri scienziati che cercarono di realizzare vini sempre di miglior qualità e bontà. Ed ecco che esso divenne oggetto di ricerca scientifica, affermando in uno scritto che “ Il vino è la più salutare e igienica di tutte le bevande” (Pasteur, 1886). Recenti studi medici dimostrano infatti che, consumato in quantità moderate, il vino apporti proprietà benefiche al sistema cardiovascolare. La ragione va ricercata probabilmente 18 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 nella presenza di sostanze ipocolesterinizzanti che si originano dai tannini contenuti nei vini rossi. Inoltre, grazie a studi basati sui turisti che si recano all’estero per vacanza, si può dire che esiste una minor cadenza di infezioni batteriche in soggetti che bevono regolarmente del vino rispetto a coloro che non ne assumono del tutto. La causa è che molti batteri in acqua sopravvivono facilmente, mentre nel vino muoiono a causa di caratteristiche concomitanti come l’acidità e la presenza di alcol e tannini. Nonostante siano passati 150 anni dai primi studi che effettuò Pasteur, il trascorrere del tempo non ha ancora potuto smentire che ad oggi non è mai stato isolato un agente patogeno per l’uomo che si origini dal vino. 3.4.1.5. Principali componenti del vino Le componenti che caratterizzano il vino sono molteplici e ognuna di loro contribuisce alla qualità dello stesso. Occorre ricordare che le sostanze sono più di 600, disciolte nella soluzione idroalcolica. Alcune di esse sono presenti già negli acini d’uva, come l’acqua, gli zuccheri (fruttosio e glucosio), polifenoli (tannini, coloranti) e gli acidi (tartarico, citrico e malico). Altre ancora vengono a formarsi durante la vendemmia o la fermentazione o durante le fasi di maturazione e invecchiamento. In questo caso si citano gli alcoli (alcol etilico), gli acidi (lattico, acetico, succinico), le aldeidi e l’anidride carbonica. Infine ci sono delle sostanze che tendono a scomparire con l’avanzare della produzione, come ad esempio i lieviti, i batteri, l’acido malico, gli amminoacidi, i sali di ammonio, ecc. Va inoltre specificato che il vino è composto per l’80 – 85% da acqua che funge da solvente per tutte le altre sostanze. Se la quantità di acqua supera il 90%, il vino è da considerarsi debole. Ma procediamo ora con l’analisi più approfondita delle componenti principali che costituiscono la bevanda. 19 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3.4.1.5.1. Alcool Gli alcoli, nel vino, sono responsabili del gusto e più precisamente della morbidezza. Conferiscono inoltre una sensazione di asciutto poiché assorbono l’acqua. L’alcol etilico non è solo l’alcol in maggior quantità nel vino, ma, insieme all’acqua, forma la soluzione principale di cui quest’ultimo è composto. L’etanolo deriva dalla fermentazione del mosto, infatti la fermentazione di 1,67 kg di zucchero forma 1L di alcool. Di solito i vini da pasto variano la loro gradazione alcolica da 9% a 12%, mentre quelli da taglio, ovvero quelli destinati a correggere il colore o l’estratto di altri vini, hanno una gradazione più elevata. L’etanolo, come tutti gli alcoli, è un composto organico simile alla struttura degli alcani nel quale un gruppo ossidrile –OH è sostituito ad un atomo di idrogeno. L’alcol etilico è a catena corta e si presenta liquido e Fig. 13: formula di struttura incolore a temperatura ambiente. dell'alcol etilico Molto volatile ed estremamente infiammabile, esso ha un odore caratteristico che lo rende particolarmente riconoscibile. La sua formula è C2H6O ed è a volte chiamato semplicemente alcol poiché rappresenta la base di tutte le bevande alcoliche. Nel vino, esso può subire l’attacco dei batteri acetici che lo fanno ossidare ad aldeide e poi ad acido acetico. Questa trasformazione avviene in due tempi diversi con la produzione di aldeide acetica come intermedio secondo le seguenti reazioni: CH3CH2OH + ½ O2 CH3CHO CH3CHO + ½ O2 CH3COOH La prima fase della reazione, ossia la trasformazione di etanolo in aldeide acetica, è catalizzata da un alcol deidrogenasi, mentre la seconda fase che conduce al 20 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 prodotto finale che è l’acido acetico, avviene grazie alla presenza di un’ aldeide deidrogenasi. Nel vino, oltre all’alcol etilico, sono presenti altri alcoli monovalenti, ossia alcoli che contengono un solo gruppo ossidrile –OH; essi sono l’alcol metilico CH4O e l’alcol propilico C3H8O . Il metilico è un alcol velenoso derivante dall’idrolisi di sostanze pectiche del vino ed è il più semplice degli alcoli, costituito cioè solo da un gruppo metilico -CH3 e da un gruppo ossidrile –OH. È previsto un limite per il metanolo che è di 0.20mL/100mL di alcol complessivo se si tratta di vini bianchi e di 0.25mL / 100mL di alcol complessivo se invece è un vino rosso. Gli alcoli polivalenti, ossia con più gruppi ossidrile, sono nel vino il glicerolo C3H8O3, il mannitolo C6H14O6 ed il sorbitolo C6H14O6. Si nota che gli ultimi due sono tra loro isomeri costituzionali avendo la stessa formula molecolare. Il glicerolo deriva dalla fermentazione degli zuccheri da parte dei lieviti ed è il principale responsabile del carattere vellutato di ciascun vino. Il mannitolo è un alcol con sei gruppi –OH (esavalente) del mannosio, un monosaccaride quasi mai libero, ma parte di numerosi polisaccaridi. Il sorbitolo invece, è un alcol che può essere sintetizzato in laboratorio dalla riduzione del glucosio. C’è infine un ultimo gruppo di alcoli presenti nel vino che sono gli alcoli superiori, ossia l’n-propilico C3H8O, l’isobutilico C4H10O e l’n-butilico C4 H10O. Anche qui, con gli ultimi due alcoli, siamo in presenza di isomeri costituzionali. I lieviti effettuano la fermentazione alcolica grazie all’azoto nei sali azotati, ma quando esso viene a mancare viene preso l’azoto degli amminoacidi con cui continuano il processo formando gli alcoli superiori. Tali alcoli aiutano a conferire alla bevanda l’odore “vinoso”, ossia il profumo che differenzia il mosto dal vino e oltre che a possedere odore di per sé, essi si combinano con gli acidi organici formando esteri che donano un profumo ancor più intenso. 21 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3.4.1.5.2. Acidi organici: tartarico, malico, succinico Gli acidi organici sono detti anche acidi carbossilici poiché sono molecole in cui il carbonio del gruppo carbonile C = O lega un gruppo ossidrile –OH a formare un gruppo carbossile – COOH. Questi composti organici hanno comportamento debolmente acido per la presenza del gruppo carbossilico, soprattutto per lo ione Fig. 14:: formula generale di un acido carbossilato la cui carica negativa può carbossilico essere delocalizzata per risonanza3 e sono in grado quindi di neutralizzare basi come gli ioni ossidrile, bicarbonato e carbonato. Nel vino, gli acidi organici concorrono all’evidente acidità a della bevanda, il cui pH si aggira tra 3 e 3.6. Essi derivano dall’ossidazione degli zuccheri e possono presentarsi sia in forma libera, sia come me sali, dalla combinazione tra minerali e acidi. Gli acidi organici nel vino si possono suddividere in tre categorie principali, quali: ▬ Acidi pre – fermentativi, ossia presenti già nell’acino dell’uva: tartarico, malico, citrico ▬ Acidi che si formano durante nte la fermentazione e quindi considerati post – fermentativi: formico, succinico, lattico, propionico, citrico ▬ Acidi volatili: acetico Analizziamo ora più da vicino gli acidi organici di maggior rilevanza, ossia tartarico, malico e succinico. 3 Si è di fronte a risonanza quando più formule, dette formule limite, contribuiscono a definire la reale struttura di una molecola. 22 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 L’acido acido tartarico ha formula C4H6O6 ed è il più forte degli acidi nel vino, infatti l’acidità totale che si calcola in laboratorio viene espressa in g acido tartarico / L. Data la sua forza nel mosto, è anche quello più salificato oltre che ad esistere in forma libera. Tra i sali che può formare quest’acido, due Fig. 15: formula di struttura sono fondamentali: il tartrato acido di dell'acido tartarico potassio potassio, detto anche cremore di tartaro, ed il tartrato neutro di calcio calcio.. Tuttavia, l’acido tartarico rende d difficile ifficile la stabilità del vino poiché durante la fermentazione, la solubilità in acqua di questi sali cala a causa del grado alcolico che aumenta e della temperatura che diminuisce4, la conseguenza è una precipitazione di tartrati. Tale evento è visibile aaii bordi e sul fondo delle botti dove viene ad accumularsi una formazione cristallina detta crema di botte. Un’alterazione grave che può subire il vino si verifica quando l’acido tartarico viene attaccato da batteri lattici con la successiva produzione di acido a lattico, acido acetico e anidride carbonica. Se ciò dovesse avvenire si avrebbe una diminuzione dell’acidità fissa e un aumento di quella volatile (a causa della formazione di CH3COOH) procurando alla bevanda una trasformazione tale da non poter essere più ingerita. Fortunatamente però i batteri lattici sono molto sensibili all’anidride solforosa sia in forma libera che combinata e con l’utilizzo della stessaa questi attacchi vengon vengono ridotti. i. La quantità di acido tartarico è di 2 - 6g ogni litro di vino e conferisce freschezza e vivacità. 4 Laa solubilità in soluzione acquosa di un sale è proporzionale alla temperatura. Inoltre l’alcol è più apolare dell’acqua e questo rende la solubilità dei sali più difficile in soluzione idroalcolica rispetto ad una soluzione di acqua pura. 23 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 L’acido malico ha formula C4H6O5 ed è l’acido organico più presente in natura. Prende parte addirittura al ciclo di Krebs, tappa fondamentale del metabolismo dell’essere umano. Quest’acido è molto to instabile e viene Fig. 16:: formula di struttura dell'acido degradato molto facilmente ad acido malico lattico grazie alla fermentazione malolattica. La concentrazione di acido malico dipende dal grado d di maturazione dell’acino d’uva: la quantità infatti aumenta tanto più esso è maturo. Tuttavia, con il concludersi della maturazione, l’acido malico viene utilizzato dai lieviti per sintetizzare gli zuccheri e questo processo ossidativo fa diminuire il livello di acido nell’uva. Come per la maggior parte delle trasformazioni chimiche, quest’ultima avviene più facilmente a temperature elevate, ragion per cui a settentrione si avrà sempre un quantitativo maggiore di acido malico nelle uve. La quantità d di malico nel vino è di 0 - 5g per litro, ma cala con l’avanzare dell’invecchiamento a causa della malolattica. Al vino conferisce sensazioni di verde acerbo e durezza. Il sapore aspro di un vino prodotto dopo un’annata di uva immatura è da ricondurre propr proprio io a quest’acido. L’acido acido succinico ha formula C4H6O4 e la sua fonte è l’ambra, infatti succinum in latino significa Fig.17:: formula di struttura dell'acido proprio ambra. È un succinico prodotto secondario della fermentazione alcolica ed è un acido molto stabile. La sua quantità nel vino è di 0,6 - 1,2g ogni litro e possiede un gusto intenso, ma anche amaro e salato. È proprio quest’acido che provoca la salivazione poiché è quello dotato di più sapore, lo stesso tipico sapore che accumuna tutte le be bevande vande fermentate. Il suo ruolo nel vino non è esclusivamente quello di conferire acidità, ma piuttosto quello di determinarne la sapidità, quella sensazione di un 24 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 misto tra salato, amaro e acido. Se si volesse provare il gusto dell’acido succinico basta svuotare un bicchiere di vino rosso, lasciarlo seccare e aggiungere dell’acqua 3.4.1.5.3. Esteri Gli esteri sono composti organici derivati dagli acidi carbossilici in cui il gruppo –OH è sostituito da un gruppo – OR, dove R indica il resto della Fig.18: formula di struttura molecola. Anche il nome dell’estere generale di un estere deriva dall’acido organico corrispondente. Questi composti si possono ottenere facendo reagire un acido carbossilico con un alcol secondo la seguente reazione: Analizzando questa trasformazione si può dire che essa comporta l’eliminazione di acqua e che è catalizzata da un acido forte. Inoltre si nota anche la reversibilità di tale processo, il che significa che si instaura un equilibrio chimico. La reazione che produce l’estere si chiama esterificazione5, mentre la reazione inversa è detta idrolisi o saponificazione. Nella struttura di un estere si può riconoscere un gruppo funzionale caratteristico, ossia il gruppo alcossilico –O-R’. Il fatto che gli esteri sono considerati degli aromi è proprio da ricondurre al fatto che il radicale di questo gruppo funzionale può essere di tipo aromatico. Infatti, gli esteri a basso peso molecolare sono molto volatili e 5 Il processo che porta alla formazione di un estere, partendo da un acido organico e un alcol e riscaldando in presenza di un catalizzatore acido, è noto come esterificazione di Fischer in ricordo di Emil Fischer (1852 – 1919), sommo chimico che ricevette il premio Nobel per la chimica nel 1902. 25 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 possiedono odori caratteristici di frutti e fiori. Hanno una scarsissima solubilità in acqua e di conseguenza sono solubili in composti apolari. Nel vino, gli esteri conferiscono aroma e odori caratteristici. La loro provenienza può essere diversa, in quanto alcuni sono presenti già nell’uva, comprendendo quelli che richiamano fiori e frutti e grazie alla presenza degli zuccheri, la loro scarsa affinità con l’acqua non reca particolari problemi alla solubilità degli stessi. L’odore può venire a formarsi anche durante la fermentazione e in questo caso si avranno sensazioni di lieviti e ancora in parte di frutti. È importante però che la fermentazione non sia troppo tumultuosa e veloce poiché l’anidride carbonica che viene a prodursi potrebbe portare via con sé gli odori, dato che sono molto volatili. Un’ultima sorgente è rappresentata dalla fase di invecchiamento del vino in cui l’aroma ricorda la vaniglia, la tostatura e il legno, ossia gli odori caratteristici della botte. Va sottolineato che un eccesso di esteri crea sensazioni sgradevoli che potrebbero ricordare i solventi per unghie, la loro quantità deve rientrare quindi tra 80 e 500mg al litro. 3.4.1.5.4. Polifenoli I polifenoli comprendono numerosissime molecole, largamente presenti nel regno vegetale. Come indica il nome stesso, sono sostanze caratterizzate da molteplici gruppi fenolici aggregati a strutture anche complesse comunemente di alto peso molecolare. Nel gruppo fenolico, un idrogeno dell’anello aromatico benzene si viene a sostituire con un gruppo ossidrile –OH. Il loro effetto principale è quello di antiossidanti Fig.19: gruppo naturali. Quest’azione è dovuta al fatto che i fenolico gruppi ossidrilici alle estremità sono in grado si interagire con atomi di ossigeno e stabilire con essi una reazione di ossido-riduzione, attenuando così la capacità 26 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 ossidante dell’ossige dell’ossigeno no libero. Nell’essere umano ad esempio, aiutano le cellule contro gli attacchi dei radicali liberi che si sviluppano con il metabolismo cellulare e con eventi stressanti come fumo, raggi UV, radiazioni, ecc. I polifenoli si trovano in molti alimenti come the, cacao, frutti di bosco, olio d’oliva, cipolle, ecc., ma anche in alcune alghe e in moltissimi vegetali vegetali, dove svolgono alcune funzioni interessanti: ▬ difendono dagli animali erbivori poiché alcuni polifenoli hanno un sapore sgradevole; ▬ agiscono come antibatterici tibatterici e inibiscono la crescita di parassiti; ▬ garantiscono un supporto e una barriera contro l’aggressione microbica; ▬ conferiscono colorazioni sgargianti che attirano gli impollinatori. Nel vino, essi sono estremamente importanti nel determinarne colore, gusto e fragranza. La quantità di queste sostanze nei vini rossi è di 22-5 5 g/L, mentre per quelli bianchi è di 100 mg/L. Per avere un’idea più chiara è utile a questo punto classificare la grande famiglia d dei ei polifenoli in diverse sottocategorie. Fig.20:: classificazione dei polifenoli 27 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Nell’uva il contenuto dipende dal tipo di vitigno, vitigno dal terreno e dal clima. I polifenoli sono presenti nelle parti solide dell’acino come buccia e vinacciolo. Il prossimo schema specifica la distribuzione: Fig.21 Percorriamo ora la classificazione dei polifenoli, individuando le caratteristiche principali di ogni gruppo. Tra gli idrossistilbeni si identifica il resveratrolo, un fenolo non flavonoide con proprietà svariate sull’organismo umano. È naturalmente uralmente contenuto nella pianta della vite. Fig.22:: struttura chimica del resveratrolo Gli acidi fenolici fenolici,, ancora fenoli non flavonoidi, sono caratterizzati da un gr gruppo uppo carbossile disposto su un fenolo. I vini rossi ne sono più ricchi rispetto ai bianchi, bianc anche se il contenuto nell’ nell’uva uva in genere non è molto. Dalle bucce passano nel mosto e infine nel vino vino, che se è bianco, bianco 28 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 contribuiscono a rafforzare l’aroma e a determinare l’ossidazione e l’imbrunimento. Questi acidi sono incolori in soluzione idroalcolica, a causa del processo ossidativo essi possono assumere una colorazione gialla. In genere sono inodori e insapori, ma la loro importanza è data dal fatto che sono precursori di fenoli volatili olfattivamente rilevanti. Gli acidi fenolici si possono ulteriormente distinguere in acidi benzoici ed acidi cinnamici. ▬ Acidi benzoici: il gruppo carbossile è direttamente legato all’anello benzenico. In base a che cosa viene aggiunto alle ramificazioni dell’anello aromatico si possono avere diverse strutture di acidi che nel caso dell’uva sono sette e sono i seguenti: Fig.23: schema delle strutture dei diversi acidi benzoici presenti nell'uva ▬ Acidi cinnamici: il gruppo carbossile è legato ad una ramificazione dell’anello. Anche qui ce ne sono di diversi tipi a seconda dei gruppi R. Nell’uva le diverse strutture possibili sono in tutto tre: 29 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig. 14: schema delle strutture di diversi acidi cinnamici presenti nell'uva I flavonoidi sono dei composti polifenolici che vengono sintetizzati dai vegetali poiché metaboliti secondari. Nella maggior parte delle angiosperme, alcuni flavonoidi sono visibili sottoforma di pigmenti fiorali. È curioso sapere che alcuni di essi non sono visibili all’occhio umano, ma assorbendo molto fortemente nello spettro UV, sono invece captati dagli insetti che li utilizzano spesso come guida per l’atterraggio, in quanto si trovano al centro del fiore. I flavonoidi sono generalmente idrosolubili e possono presentarsi in due differenti forme: agliconici o glucosidi. Gli agliconici hanno solo la parte agliconica che è comunque presente in tutti i flavonoidi ed è la parte polifenolica effettiva. I glucosidi invece, oltre ad avere la parte agliconica, hanno ad essa associata una o più molecole zuccherine. Un esempio di glucoside è la rutina, una sostanza naturale presente in alcune piante. La parte tratteggiata indica la 30 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 parte di zucchero, in questo caso il rutinosio, mentre l’altra parte è quella agliconica. Fig. 25: struttura chimica della rutina I flavonoidi si distinguono in tre gruppi quali flavonoli, flavanoli e antocianine (o antociani). La classificazione è determinata principalmente dall’anello eterociclico centrale: Fig.26: Struttura agliconica dei diversi gruppi di flavonoidi. A e B rappresentano i due anelli aromatici. Si nota infatti che i flavonoli hanno un doppio legame tra il carbonio in posizione 3 e quello in posizione 2 e che in posizione 4 dell’anello eterociclico c’è un gruppo chetonico. I flavanoli invece non hanno il doppio legame tra i due carboni all’interno dell’anello e manca loro il chetone. Le antocianidine, ossia la parte agliconica degli antociani, hanno infine una carica parziale positiva 31 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 sull’ossigeno dell’anello eterociclico. Ma vediamo ora queste sottocategorie di flavonoidi più nello specifico. ▬ I flavonoli sono composti di origine vegetale e sono ampiamente distribuiti soprattutto nelle angiosperme lignificate. Questo tipo di composto cristallizza sottoforma di aghi gialli ed è utilizzato per colorare il cotone. Nel vino, i flavonoli si trovano per la maggior parte nella buccia nell’ordine di 10-50 mg/kg e comprendono sfumature cromatiche tra il bianco ed il giallo. Sono più presenti nei vini bianchi rispetto che in quelli rossi, dando loro la tipica colorazione e i differenti flavonoli che è possibile avere nell’uva sono i seguenti: Fig.27:schema delle strutture dei diversi flavonoli presenti nell'uva Tuttavia tra grappolo d’uva e vino c’è una differenza di flavonoli poiché la parte di zucchero iniziale va sparendo con l’avanzare della produzione del vino stesso a causa dell’idrolisi acida a cui vanno incontro e i flavonoli in forma agliconica aumentano di conseguenza la loro quantità. Un esempio di flavonolo glicosidato è la quercetina: 32 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig.28: flavonolo glucosidato ▬ I flavanoli possono presentarsi sia in forma monomerica e sia in forma polimerica. Hanno come nucleo base la catechina e l’epicatechina: Fig.29: struttura dei flavanoli presenti nell'uva Oltre a questi due monomeri, vanno ricordate altre due unità fondamentali quali la gallocatechina e l’epigallocatechina. I monomeri di flavanoli sono anche semplicemente chiamate catechine e si trovano maggiormente nelle parti solide dell’uva insieme a quelli di natura polimerica in quantità esigua. La versione polimerica comprende i tannini condensati o proantocianidine che sono composti ad alto peso molecolare. A questo proposito, vale la pena di approfondire il concetto di tannino. 33 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Il termine tannini viene utilizzato per indicare i polimeri dei composti fenolici i quali devono avere proprietà specifiche come la solubilità in acqua, il peso molecolare compreso tra 500 e 3000g/mol e la capacità di interagire con le proteine. Quando si parla di tannino nativo ci si riferisce a quello dell’uva, mentre se si sta parlando di tannino neoformato s’intende quello del vino. I tannini si diversificano dagli antociani poiché i primi hanno l’anello eterociclico ossigenato saturo. I tannini sono classificabili in due categorie, sulla base della loro capacità di idrolizzarsi: i tannini idrolizzabili e i tannini condensati. • I tannini idrolizzabili sono copolimeri, ossia polimeri composti da due o più monomeri diversi, degli acidi gallico e/o ellagico accostati a zuccheri che di solito sono glucosio. Infatti vengono anche chiamati tannini gallici e tannini ellagici. • I tannini condensati o proantocianidine6 sono polimeri di flavonoidi condensati per mezzo di legami tra atomi di carbonio. 6 Possono infatti dare origine alle antocianidine. 34 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 E Fig. 30: struttura generale dei tannini condensati Essi si dividono in funzione dell’attività che svolgono i gruppi ossidrili presenti nella struttura di base. Quelli situati nella buccia dell’acino d’uva vengono detti prodelfinidine, poiché costituite da unità di gallocatechine, e le procianidine che invece derivano dalle catechine. Occorre sottolineare, che entrambi i gruppi di tannini possono essere idrolizzati e che la differenza sta più nei diversi monomeri principali che li formano: l’acido gallo-ellagico glucosidato nei tannini idrolizzabili e i flavanoli nei tannini condensati. I tannini ad alto peso molecolare conferiscono meno astringenza al vino rispetto a quelli a basso peso molecolare perché il gruppo fenolico al loro interno forma legami ponte-idrogeno con le proteine che 35 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 diventano insolubili, producendo di conseguenza quella sensazione di astringenza. Vediamo infine, dove sono situati precisamente i tannini nella buccia del frutto: Fig.31: distribuzione dei tannini nella buccia ▬ L’ultima categoria di flavonoidi sono gli antociani o antocianine. Il nome deriva dal greco “antro kyanos” che significa fiore blu e sono dei pigmenti colorati presenti in molti fiori e frutti ai quali donano sfumature di colore tra il rosso ed il blu. Gli antociani sono glicosidi, la cui parte agliconica è chiamata antocianidina. Il loro colore, oltre che dipendere dal numero di sostituenti, è anche influenzato notevolmente dal pH dell’ambiente in cui si trovano. Sono vermiglio brillante in ambiente acido, violetti in ambiente neutro e blu profondo in ambiente basico. 36 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 N e l v i n o , g l i a n t Fig. 32: variazioni degli antociani con il pH Gli antociani rappresentano i classici coloranti del vino nella dose media di 1 g/L e sono localizzati principalmente nelle bucce degli acini. Attenuano inoltre le radiazioni solari a cui sono costantemente esposte le uve. A seconda dei sostituenti che si agganciano all’antocianidina, si ottengono cinque principali antociani riscontrabili nell’uva: 37 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig. 33: schema delle strutture delle diversi classi di antociani presenti nell'uva Qualche riga sopra è stato posto l’accento sull’influenza del pH sulla colorazione degli antociani, ma vediamo ora di scoprire la ragione di questo effetto. Bisogna sapere che gli antociani in soluzione acquosa possiedono un equilibrio del tipo: Per comodità è stata utilizzata la formula per la parte agliconica. A sinistra abbiamo la forma ossonio colorata e a destra la “pseudo base” incolore. Si capisce ora come l’incidere del pH sia determinante per la colorazione del vino. Ad avviso di alcuni studiosi, il pK7 di quest’equilibrio si aggira intorno a 7 Il pK è –log di K, dove K indica la costante di ionizzazione. 38 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3, ragion per cui, trovandosi il pH del vino intorno a 3 - 3.6, gli antociani si troverebbero nella bevanda per metà in forma colorata e per metà incolore. Se il vino venisse acidificato, l’equilibrio, per il principio di LeChâtelier, si sposterebbe a sinistra provocando un’intensificazione cromatica. Se invece il pH aumenta si ha una decolorazione generale a causa della reazione ora a favore dei prodotti. Questi composti non sono molto solubili nel mosto ed in acqua, ma hanno una buona solubilità nell’alcol prodottosi con la fermentazione alcolica. Agli antociani è data anche la capacità di combinarsi con le proteine batteriche esistenti nel vino, limitandone la riproduzione e attuando così un’azione antibatterica. Questa benefica caratteristica è maggiormente efficace durante i primi anni di vita della bevanda, in quanto con l’invecchiamento gli antociani tendono a formare i polimeri dei flavanoli che decantano poiché poco solubili. A questo proposito, nel 1892, un certo A. Pick fece un esperimento, mettendo del vino in acqua contenente i batteri del colera. Dopo un breve lasso di tempo la soluzione risultò potabile. 3.4.1.5.5. Zuccheri Gli zuccheri sono sostanzialmente carboidrati, ossia molecole i cui principali gruppi funzionali sono il gruppo ossidrilico O-H e quello carbonilico C=O. Essi vengono classificati sotto tre differenti categorie: monosaccaridi, oligosaccaridi o polisaccaridi. Il termine saccaride sta solo ad indicare il sapore dolce di alcuni carboidrati semplici. I tre tipi di zuccheri si distinguono a causa della reazione di idrolisi, ossia la reazione grazie alla quale una molecola si scinde con il conseguente rilascio di una molecola di acqua: polisaccaride oligosaccaride H2O monosaccaride H2O 39 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 I monosaccaridi ( o zuccheri semplici) sono quei carboidrati che non possono essere idrolizzati in composti più semplici. I polisaccaridi sono l’insieme di numerose unità di monosaccaride legate tra di loro, mentre gli oligosaccaridi comprendono anch’essi le medesime unità, ma in quantità molto minore (da 2 a 10 unità). I monosaccaridi a loro volta si differenziano tra di loro per il numero di atomi di carbonio presenti (triosi, tetrosi, pentosi, esosi, ecc.) e per il fatto che il gruppo carbonile può essere sia aldeidico (monosaccaridi aldosi) o chetonico (chetosi). Nel vino, non tutti gli zuccheri presenti nel mosto vengono fermentati in alcol. Alcuni rimangono intatti perché non subiscono la trasformazione in etanolo come l’arabinosio, lo xilosio o il ribosio,tre monosaccaridi pentosi. Alcuni invece restano in forma di residui come ad esempio Fig.34: struttura lineare del glucosio fruttosio e glucosio che sono i Fig.35: struttura monosaccaridi più importanti per lineare del fruttosio la fermentazione alcolica. Questi ultimi due zuccheri hanno la stessa formula chimica, ossia C6H12O6, e sono quindi due monosaccaridi esosi. Tuttavia il gruppo carbonile li distingue perché nel glucosio è di tipo aldeidico (è presente un’aldeide), mentre nel fruttosio è chetonico ( è presente un chetone). Nel succo d’uva, questi due zuccheri semplici hanno la stessa quantità, ma con la fermentazione alcolica il rapporto tra i due cambia poiché la velocità di fermentazione del glucosio è maggiore e alla fine si riscontrerà perciò un quantitativo di fruttosio più alto. Il vino risulta avere con la loro presenza un sapore dolce, nonché sensazioni di morbidezza sul palato. Il 40 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 contenuto zuccherino inoltre permette di classificare il vino in: ▬ ▬ ▬ ▬ ▬ secco : < 4g/L semisecco o abboccato: 4 - 12g/L amabile: 12 – 45g/L dolce: 45 – 60g/L liquoroso: > 60g/L. È importante precisare che durante la produzione, l’aggiunta di saccarosio8 nella bevanda è vietata. 3.4.1.5.6. Sali minerali I sali minerali risultano nel vino dalla combinazione tra minerali e acidi, anche se ci sono molte altre reazioni che portano alla loro formazione. Un esempio di reazione di formazione di un sale partendo da un metallo e da un acido è dato dal seguente schema: Zn + H2SO4 ZnSO4 + H2 Il minerale in questione è lo zinco e l’acido è quello solforico per ottenere così solfato di zinco. I sali sono delle sostanze inorganiche che svolgono un ruolo fondamentale nella vita dell’essere umano e anche se non forniscono energia direttamente, la loro presenza favorisce tutte quelle reazioni che liberano invece il carburante necessario. Nel vino, i sali hanno un compito simile poiché sono indispensabili per il metabolismo dei lieviti. Essi sono divisi a seconda dalla loro origine: ▬ sali di acidi inorganici come cloruri, solfati e fosfati ▬ sali di acidi organici come tartrati, citrati e malati I sali minerali contribuiscono a dare sapidità alla bevanda e sono in essa contenuti nell’ordine di 1.5-3g per litro. 8 Il saccarosio è un disaccaride formato da glucosio e fruttosio ed è il comune zucchero che si usa in cucina. 41 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3.4.1.5.7. Vitamine Nel vino sono presenti molte vitamine tra cui quelle del gruppo B come la B1, detta tiamina, la B2, conosciuta con il nome di riboflavina, la B6, ossia la piridossina, o la B9, più famosa come acido folico. È presente anche la vitamina C in quantità tra 3.5 e 18mg al litro e il β-carotene riscontrabile in tracce. Dati gli scarsi quantitativi di vitamine, il vino può essere considerato un prodotto multivitaminico solo per l’aspetto chimico. Tuttavia va notato che nella bevanda ci sono due vitamine che contribuiscono direttamente alla salute dell’individuo: il mesoinositolo (vitamina B7) che facilita lo smaltimento di lipidi nel fegato e la vitamina PP (vitamina B3 o niacina) che favorisce la protezione dei vasi sanguigni. 3.4.1.5.8. Gas: CO2 e SO2 L’anidride carbonica CO2 è un gas la cui molecola è formata da un legame tra un atomo di carbonio e due di ossigeno. Nel vino, la CO2 è un prodotto naturale della fermentazione malolattica e soprattutto di quella alcolica in cui per ogni mole di zucchero fermentato se ne vengono a formare due di gas secondo la formula di Gay-Lussac9: C6H12O6 → 2 C2H5OH + 2CO2 L’anidride carbonica non è solo una conseguenza della fermentazione alcolica, ma permette anche di avere un ambiente anaerobico poiché impedisce il contatto con l’aria e tutto ciò è vitale per i lieviti, i quali possono innescare il processo solo in assenza di ossigeno. Questo gas apporta alla bevanda una sensazione di freschezza e vivacità in base alla quantità presente in essa. Si possono distinguere dunque tra vini fermi, frizzanti o 9 Joseph Louis Gay-Lussac (1778 – 1850) fu un fisico e chimico francese famoso soprattutto per le leggi sui gas da lui enunciate che portano in ricordo il suo nome. 42 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 spumanti. Nei vini rossi il quantitativo di CO2 è relativamente scarso soprattutto perché ne accentuerebbe l’astringenza e si aggira intorno ai 400mg/L. In quelli bianchi invece è molto apprezzata ed è visibile anche macroscopicamente grazie alle tipiche bollicine nel bicchiere. La soglia dei 500-600mg/L delimita la quantità per la quale si passa da sensazione di freschezza a pizzicore sulla lingua a causa delle mucose che vengono a contatto con il gas. Negli spumanti e nei vini frizzanti la presenza della CO2 è quindi sensibilmente maggiore e permette ad attenti degustatori di apprezzarne il perlage10, ossia il movimento lento delle bollicine che risalgono nel bicchiere. Il gas contenuto nella bottiglia ancora chiusa è sottoposto ad una pressione di circa 6atm e si trova per questo nel suo stato liquido. Al momento dell’apertura, esso subisce un brusco calo di pressione e ritorna gassoso, procurando ad ogni evento da festeggiare uno sprigionamento di bollicine e allegria. Fig.36: tipiche bollicine di anidride carbonica visibili in vini bianchi frizzanti e spumanti L’anidride solforosa SO2 è l’altro gas protagonista e risulta dal legame tra un atomo di zolfo e due di ossigeno. È una sostanza dall’odore acre, nonché velenosa. Tuttavia essa è di fondamentale importanza nell’ottenere un vino di qualità ed è per questo che viene aggiunta artificialmente durante la produzione anche se può venire prodotta da determinati lieviti naturalmente presenti nel mosto. La SO2 si presenta nella bevanda soprattutto in forma libera, quella attiva, ma anche combinata e l’equilibrio tra queste due forme è essenziale per l’attività che la SO2 deve svolgere. Innanzitutto essa, molto facilmente captata dai microorganismi, effettua una selezione dei lieviti, favorendo solo quelli utili alla fermentazione. Dopodiché essa ha straordinarie azioni 10 Il nome deriva dalle catenelle di tante piccole bollicine che si formano in uno spumante affine nel tempo e che ricordano preziose collanine di perle. 43 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 antisettiche, conservanti e antiossidanti che permettono di controllare la fermentazione evitando attacchi batterici pericolosi e di fermare ossidazioni indesiderate dei tannini o del ferro che modificherebbero gusto e aspetto del vino. La reazione che permette l’azione antiossidante è la seguente: SO2 + ½ O2 SO3 Tra le altre funzioni che svolge questo gas ci sono quella di solvente poiché favorisce il passaggio in soluzione di sostanze coloranti e quella chiarificante perché rende la fermentazione meno tumultuosa e aiuta la decantazione naturale. Ma tutto ciò, come annunciato prima, è possibile solo grazie all’equilibrio che viene instaurandosi tra SO2 libera e SO2 combinata che però è facilmente influenzabile da temperatura e pH. Inoltre anche l’anidride solforosa libera può presentarsi in diverse forme, anch’esse in equilibrio tra loro. Infatti, ad un certo punto si arriva alla seguente reazione, dopo aver inserito la SO2 gassosa in soluzione: SO2(aq) + H2O ↔ H2SO3 Il prodotto di questa trasformazione chimica è l’acido solforoso che a sua volta porta alla formazione di bisolfito secondo lo schema: H2SO3 ↔ H+ + HSO-3 Adesso si capisce perché il pH ha grande influenza. Infatti se l’ambiente è particolarmente acido ci vorrà un dosaggio minore di gas per il principio di LeChâtelier. A causa della formulazione logaritmica del pH, con l’innalzamento di un grado è necessario decuplicare il quantitativo di SO2 per avere costante la quantità di quella in forma libera e cioè attiva. Oltre ad avere tutte queste virtù benefiche, non bisogna dimenticare che l’anidride solforosa in dose eccessiva provoca effetti molto spiacevoli. Tra questi il famoso “cerchio alla testa”, ovvero una forma di cefalea primaria, odori sgradevoli dovuti alla produzione di scarti come H2S oppure l’inibizione della fermentazione malolattica. La 44 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 quantità raccomandata è di 160mg/L per i vini rossi e di 210mg/L per quelli bianchi e rosati. 3.4.1.6. La fermentazione alcolica e la fermentazione malolattica Le fermentazioni sono probabilmente le reazioni chimiche più importanti durante la trasformazione delle uve in vellutato vino, in particolare quella alcolica e quella malolattica. Per il loro corretto funzionamento possiamo individuare tre protagonisti fondamentali: i lieviti per l’alcolica, i batteri lattici per la malolattica e 4 coenzimi11per entrambi i processi. I lieviti sono microorganismi formati da una cellula sola, appartenenti al regno dei funghi. Nell’uva sono persino visibili poiché l’aspetto polveroso che si riscontra negli acini d’uva è proprio dovuto alla presenza Fig.37: aspetto polveroso degli acini d'uva di cellule di lievito depositate sulla buccia. Nel vino, i lieviti non solo permettono la produzione di alcol etilico, ma contribuiscono alle qualità organolettiche del vino, al suo gusto dunque e ai suoi aromi. I lieviti utilizzati in enologia sono quelli anaerobici, ossia quelli che lavorano in assenza di ossigeno e producono l’energia necessaria dalla conversione degli zuccheri in etanolo e anidride carbonica. Effettuano così una respirazione anaerobica, quella che comunemente viene definita fermentazione. Tuttavia, essi si creano automaticamente un ambiente intorno a loro molto p Fig.38: cellule di Saccharomyces Cerevisiae al e microscopio r 11 I coenzimi sono la parte non proteica degli enzimi. L’unione tra quest’ultima porzione e le proteine è indispensabile per la funzione di catalizzatori che gli enzimi sono chiamati a compiere. 45 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 icoloso perché aumentano il contenuto di alcol che a lungo andare potrebbe risultare loro fatale. In base alla resistenza e alla sensibilità alle concentrazioni di etanolo, i lieviti più utilizzati in enologia sono il Saccharomyces Cerevisiae ed il Fig.39: cellule di Saccharomyces Bayanus viste al microscopio Saccharomyces Bayanus. La prima elettronico specie è particolarmente studiata poiché viene usata per produrre molti alimenti ed è più conosciuta come lievito di birra. La scoperta del ruolo dei lieviti in enologia è stata fatta circa un secolo e mezzo fa, quando nel 1854 Louis Pasteur, tra i suoi innumerevoli esperimenti, annunciò che era proprio l’attività dei lieviti sviluppatesi in assenza di ossigeno a dar luogo alla fermentazione. I batteri lattici sono microorganismi largamente diffusi in natura, specialmente dove l’habitat fornisce ricchi nutrienti. Alcune specie appartengono alla normale microflora della bocca e dell’intestino dell’essere umano. I batteri lattici sono naturalmente presenti nel vino e se qualora non ve ne fosse una quantità sufficiente ad innescare la fermentazione malolattica, si possono aggiungere artificialmente. Nell’uva si trovano soprattutto i Pediococcus, i Fig. 40: batteri Leuconostoc oenos visti al microscopio Leuconostoc oenos ed i Lactobacillus. Dopo che il vino ha attraversato la malolattica, si trovano per lo più i Leuconostoc oenos. I 4 coenzimi principali che intervengono nelle fermentazioni sono NAD+, TPP, ATP e ADP. Ma procediamo con ordine, cercando di inquadrare bene queste quattro particolari molecole. ▬ Il NAD+ è un’abbreviazione che sta per Nicotinammide Adenina Dinucleotide. Il suo ruolo è quello di trasferire 46 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 elettroni, consentendo le ossido ossido-riduzioni riduzioni ed è per questo quest classificato come coenzima ossidoriduttivo. Per fare ciò, questa molecola può fissare reversibilmente due atomi di idrogeno secondo lo schema seguente: NAD+ + 2H ↔ NADH + H+ + Fig.41: meccanismo di ossido-riduzione del NAD Il coenzima è formato da due nucleotidi12 di cui il primo è composto di ribosio e adenina, mentre il secondo di ribosio e nicotinammide: + Fig.42:: formula di struttura del NAD ▬ Il TPP sta per Tiamina Pirofosfato e appartiene alla classe dei coenzimi delle decarbossilasi, ossia a quel tipo di coenzimi che Fig.43:: formula di struttura del TPP accelera la reazione che porta alla sottrazione di un gruppo carbossilico con il 12 I nucleotidi sono le unità elementari degli acidi nucleici come DNA e RNA. 47 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 rilascio di CO2. La TPP permette la decarbossilazione decarbossilazion del piruvato, un importantissimo metabolita, fornendo energia metabolica. ▬ L’ATP ATP, ossia l’Adenosina Trifosfato, è probabilmente quello più conosciuto per via del suo ruolo di “moneta di scambio ad alta energia”. In effetti, è proprio per il fatto di trasferire energia che è il composto maggiormente richiesto dalle reazioni metaboliche e gioca anche nelle fermentazioni un Fig.44:: struttura chimica dell'ATP in cui sono presenti tre gruppi fosfato, uno zucchero pentoso (ribosio) ed ruolo importante. Analoga è una base azotata la funzione dell’ dell’ADP, l’Adenosina Difosfato, che si differenzia dall’ATP per la sua struttura. Fig.45:: struttura chimica dell'ADP che presenta solo due gruppi fosfato oltre che al ribosio e alla base azotata Avendo ora una più chiara idea dei protagonisti che interpretano il ruolo principale in una delle due, o in entrambe le fermentazioni, possiamo aprire il sipario e goderci lo spettacolo di questi due processi. La fermentazione alcolica è un processo che porta alla degradazione di molecole di zucchero per ricavarne energia vitale agli artefici della 48 Fig.46:: schema dei prodotti della fermentazione alcolica Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 trasformazione, i lieviti anaerobici, i quali proseguiranno con la fermentazione dalla quale risulteranno infine vari prodotti, tra cui i più importanti che sono l’alcol etilico e la CO2. L’alcolica si può suddividere in due momenti diversi, il primo che è rappresentato dalla glicolisi, ovvero il trasformarsi degli zuccheri esosi (glucosio e fruttosio) in acido piruvico, o piruvato, ed il secondo che riguarda il passaggio da acido piruvico ad etanolo. È importante sottolineare che la prima fase della glicolisi è consueta sia alla via aerobica (respirazione) e sia a quella anaerobica (fermentazione), mentre la seconda è caratteristica unicamente dei lieviti. La glicolisi comprende, tra glucosio e acido piruvico, tutti intermedi fosforilati, ossia composti ad alta energia, i cui gruppi fosforici sono in grado di conservarla fino alla creazione finale di ATP. Nella prima parte, ossia nel passare da glucosio6-fosfato a gliceraldeide-3-fosfato e diidrossiacetone fosfato, si ha un consumo di ATP. In questo mutamento si ha il punto di rottura della catena carboniosa da 6 atomi a due molecole composte di 3 atomi di carbonio, appunto il diidrossiacetone fosfato e la gliceraldeide-3Fig.47: Prima parte della glicolisi, il passaggio da glucosio-6-fosfato fosfato. L’equilibrio che a diidrossiacetone fosfato e gliceraldeide-3-fosfato; i nomi scritti in verde indicano gli enzimi. si instaura tra questi due 49 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 composti è incessantemente spostato verso il secondo poiché sottratto costantemente per le reazioni successive. La seconda parte della glicolisi riguarda principalmente reazioni di ossidoriduzione e grazie alla formazione di ATP viene recuperata energia. Si parte quindi dalla gliceraldeide-3fosfato, dalla cui ossidazione si viene a formare un intermedio che permette la prima conservazione di energia sottoforma di ATP, per arrivare alla fase finale in cui si assiste ad un ulteriore immagazzinamento di energia con la formazione di piruvato. A questo punto, dopo la comparsa di acido piruvico come prodotto finale, possiamo considerare terminata la glicolisi. Fig. 48: seconda fase della glicolisi che trasforma la gliceraldeide-3-fosfato in acido piruvico 50 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Inizia ora la fermentazione vera e propria grazie ai lieviti operanti in assenza di 02. Durante questo stadio conclusivo, avviene la decarbossilazione dell’acido piruvico che è una reazione irreversibile la quale noi sappiamo richiedere la TPP, oltre la presenza di ioni magnesio. Questa trasformazione porta ad acetaldeide che grazie ad un’ossidoriduzione si trasforma in etanolo. Ed ecco che si ottiene il tanto desiderato Fig. 49: fase ultima della fermentazione alcolica prodotto il quale è accompagnato dalla CO2 formatasi già prima nel decorso della decarbossilazione. Da 100g di zucchero è possibile, con la fermentazione, ricavare circa 48g di alcol, pari a 6cl. È interessante notare che se per noi il successo è dato dalla formazione di alcol e anidride carbonica, per i lieviti il risultato positivo è da attribuirsi alla conquista di due molecole di ATP per ogni molecola di zucchero esoso di partenza. La fermentazione malolattica si innesca generalmente dopo l’alcolica. Il termine fermentazione non è tuttavia scientificamente corretto poiché si tratta per lo più di una degradazione dell’acido malico in acido lattico grazie all’azione dei batteri lattici. Prima di illustrare il meccanismo di processo, bisogna elencare vari fattori determinanti per lo svolgersi dello stesso: ▬ L’alcol etilico formatosi durante la fermentazione alcolica non deve superare il 15% in volume. ▬ Un pH troppo basso impedirebbe il decorso della malolattica e un ambiente troppo basico la rallenterebbe. Il valore ottimale si aggira quindi intorno a pH = 4. ▬ La presenza di SO2 deve essere limitata. ▬ La temperatura influenza la velocità di moltiplicazione dei batteri e anche quella della reazione. L’intervallo ideale è 51 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 quella tra i 18 - 20°C, situazione ideale che si viene a creare solitamente in primavera. Fig. 50: principali fattori che influiscono sull'inizio ed il decorso della malolattica Il meccanismo di reazione che rappresenta la fermentazione malolattica è il seguente: S del meccanismo di reazione della malolattica Fig. 51: schema i Il principio è caratterizzato dalla decarbossilazione dell’acido malico, infatti viene liberata anidride carbonica. Questa reazione è catalizzata dall’enzima malico che porta alla formazione di piruvato. L’incedere della trasformazione, grazie all’enzima lattico deidrogenasi, porta infine alla creazione di acido lattico. L’enzima lattico deidrogenasi è noto anche come LDH ed è presente nel cuore e nel fegato. Infatti, una variazione dei suoi valori è indice di infarto miocardico o di anemia emolitica. Il risultato conclusivo principale della fermentazione è che essendo l’acido malico trasformato in acido lattico, viene 52 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 perdendosi quel gusto acerbo che contraddistingue il malico. L’acido lattico è più delicato e conferisce più morbidezza alla bevanda. Un altro aspetto risultante molto importante è quello di disacidificazione. Infatti, per ogni molecola di acido malico che si trasforma in acido lattico più debole, si realizza una perdita stechiometrica di un gruppo carbossilico che rende minore l’acidità del vino. Il gusto infine, oltre ad acquisire un tono più vellutato, si stabilizza su aromi che ricordano la vaniglia, le spezie, il legno o la frutta secca. Viene ad accentuarsi quindi la corposità del vino, lasciando scemare quei toni erbacei che lo caratterizzavano in precedenza. 3.4.1.7. Tecniche usate nell’esperienza in laboratorio Le tecniche che sono state adoperate al fine di fare le analisi desiderate sono principalmente l’estrazione con solvente e la cromatografia. Sono due strumenti analitici relativamente semplici, ma molto efficaci. Queste due tecniche sono state usate nella stessa esperienza, quella dei coloranti naturali che verrà presentata nel prossimo capitolo. È stato necessario però eseguire dapprima l’estrazione e poi la cromatografia per motivi molto pratici, infatti la prima è servita a dare il “materiale”, ossia i coloranti, alla seconda. Cerchiamo ora di illustrare meglio le peculiarità di ciascuna modalità di analisi. Non bisogna tuttavia dimenticare l’utilizzo importante di altre due tecniche di laboratorio: la titolazione e la spettrofotometria, le quali verranno esemplificate e approfondite durante la parte sperimentale. 3.4.1.7.1. Estrazione con solvente L’estrazione con solvente è una tecnica purificatrice che si basa sulla differente solubilità di una sostanza tra due solventi non miscibili tra di loro. L’analita si distribuisce tra queste due fasi sino a raggiungere l’equilibrio. Il coefficiente 53 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 di ripartizione è il rapporto tra le concentrazioni della sostanza analizzata al momento dell’equilibrio. La solubilizzazione è un proce processo sso che implica delle interazioni tra le molecole di soluto e quelle del solvente. Queste interazioni sono determinate dalla polarità delle molecole stesse. In genere, una molecola polare presenta un atomo centrale che possiede almeno una coppia di elettro elettroni ni non condivisa e perciò le cariche non sono divise omogeneamente omogeneamente, cosicché alle estremità si vengono a creare cariche opposte tra di loro. Una molecola apolare invece invece, comporta un’equa distribuzione di cariche; tutti gli idrocarburi ad esempio sono apola apolari. ri. Secondo la regola simile scioglie simile simile,, i soluti polari tendono a dissolversi in solventi polari e quelli apolari in solventi apolari. Questa premessa serve a spiegare il meccanismo dell’estrazione che può essere usata sia per estrarre soluti inorgan inorganici, ici, anche se più di rado, e sia per estrarre quelli organici. Per quest’ultimo fine si usa un imbuto separatore in cui viene messo un miscuglio di solventi organici come ad esempio acetone, etere etilico e alcol isopropilico e poi viene aggiunto l’analit l’analita. a. Lo strumento viene agitato vigorosamente e poi lasciato riposare un attimo. Si Fig.52: imbuto vede che le sostanze organiche da analizzare si sono separatore trasferite da un solvente all’altro, dall’analita al solvente organico, formando uno strato insolubile che si dispone, a seconda della sua densità, sotto o sopra la fase acquosa13. la fase acquosa. Si ottengono quindi due fasi distinguibili grazie ad una linea o ad una differenza di colore. A questo punto si apre il rubinetto posto alla base dello strumento per lasciare scorrere via la fase acquosa di nessuna utilità all’esperimento e si chiude la valvola non appena si arriva al confine con la fase organica. Quest’ultima parte conterrà al suo interno la sostanza 13 La fase organica sovrasta quella acquosa cquosa perché di solito vengono utilizzati solventi organici meno densi dell’acqua. Tuttavia la fase organica può anche sottostare quella acquosa anche perché spesso si usa il cloruro di metile che è più denso dell’acqua dell’acqua. 54 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 organica che si voleva estrarre e che ora è disponibile per ulteriori analisi. Esistono tuttavia degli svantaggi nell’estrazione con solvente: ▬ la possibile necessità di dovere utilizzare solventi tossici come clorurati e benzene; ▬ tempi di analisi piuttosto lunghi; ▬ non sempre le due fasi sono ben distinguibili perché il loro colore risulta essere pressoché uguale; ▬ è una tecnica fondata molto sulla capacità soggettiva di individuare il confine e di saper eliminare correttamente la fase inutile. 3.4.1.7.2. Cromatografia Il termine cromatografia14 viene utilizzato per tutti quei metodi che servono a separare fisicamente due o più componenti di un miscuglio su una fase stazionaria (solido o liquido su supporto solido) grazie ad una fase mobile (gas o liquido) che fluisce attorno alla fase stazionaria. La separazione è fondata sulla diversa affinità delle sostanze della fase stazionaria con il solvente o il gas della fase mobile. Infatti, ogni composto di una miscela, alle stesse condizioni, interagisce con il suo ambiente circostante in modo particolare. Questo naturale divario determina una diseguale velocità di scorrimento per ognuno dei composti e grazie al quale si possono infine identificare. Esistono diversi tipi di cromatografia classificabili a seconda di due parametri specifici: ▬ lo stato fisico della fase mobile che può essere o gassoso o liquido; ▬ la fase stazionaria, ossia il supporto su cui viene caricata la miscela da separare. 14 La parola cromatografia deriva dal greco “khrômatos” e “graphia” che letteralmente significa “scritto in colore”. 55 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Alcuni tipi di cromatografia sono: ▬ A scambio ionico: la fase stazionaria è ricoperta di ioni che possono essere scambiati con i componenti ionici del soluto. ▬ Su carta: è uno tra i più vecchi meccanismi utilizzati. Sul bordo inferiore di un foglio di carta da filtro viene depositato il miscuglio da separare e mettendolo a contatto con la fase mobile liquida posta in una bacinella si attende che per capillarità il liquido salga e trascini con sé le diverse molecole. ▬ Su strato sottile (TLC): la fase stazionaria è uno strato sottile di materiale adsorbente15 come gel di silice o cellulosa in polvere deposto su una lastra di vetro o di alluminio. La fase mobile è composta da uno o più solventi. Quest’ultima viene travasata in un contenitore (camera cromatografica) nel quale successivamente viene adagiata la fase stazionaria caricata con il campione da analizzare. La camera viene chiusa in modo da avere l’ambiente saturo di vapori. Per capillarità il solvente, o il miscuglio di solventi, sale lungo la lastrina portando con sé, in maniera differente, le componenti dell’analita. Questo processo può durare da una decina di minuti a parecchie ore. Questo tipo di cromatografia è quella che è stata utilizzata in laboratorio. ▬ Gascromatografia (GC): la fase stazionaria è di solito un liquido non volatile su supporto di polvere che riempie una colonna (colonna impaccata) oppure esso è posto come strato sottile all’interno di una colonna di diametro inferiore al mm (colonna capillare). La fase mobile è un gas, detto gas di trasporto o gas carrier, che generalmente appartiene alla categoria degli inerti. Il principio è il medesimo della tecnica che utilizza una fase mobile liquida, l’unico 15 L’adsorbimento è il fenomeno grazie al quale le molecole di un soluto vengono trattenute sulla superficie di un solido in seguito a forze elettrostatiche. 56 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 vantaggio di avere un gas è quello di poter analizzare campioni in tutti gli stati fisici. 57 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig. 53: esempio di scheda di analisi di una gascromatografia effettuata durante i miei studi in un laboratorio di una ditta farmaceutica; nei due grafici sono visibili i "picchi" che permettono di identificare le varie sostanze 58 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3.4.2. L’esperienza in laboratorio Esperienza 1): Determinazione dell’acidità totale L’acidità totale corrisponde alla somma degli acidi titolabili quando si porta il vino a pH 7 per aggiunta di una soluzione alcalina a concentrazione nota. Questa acidità è costituita prevalentemente da acidi organici (tartarico, malico, succinico, lattico, citrico) e volatili (formico, acetico, propionico, butirrico). L’acidità totale è quindi la somma tra acidità fissa (acidi che non distillano in corrente vapore) e acidità volatile. Il rapporto tra acidità fissa e volatile è importante, in quanto consente di diagnosticare eventuali anomalie. Ad esempio, nell’acescenza (alterazione del vino causata dal Bacterium aceti, che operando la scissione dell'alcool etilico lo trasforma, per ossidazione, in acido acetico), aumenta l’acidità volatile e resta costante la fissa. Nel girato, invece, aumenta la volatile e diminuisce la fissa (trasformazione dell’acido tartarico in acido lattico e acido acetico). L’acidità di un vino rappresenta un criterio molto importante per la sua commercializzazione. Infatti i vini troppo acidi sono sgradevoli, quelli troppo poco acidi, quindi troppo zuccherini, possono “ammalarsi” facilmente. Il vino dovrebbe avere un pH tra 2,8 e 4. La sua acidità favorisce una migliore conservazione del prodotto. I risultati normalmente vengono espressi in g acido tartarico/L. Il vino dovrebbe avere un’acidità totale compresa fra 4,5 e 15 g/L. 59 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Obiettivo dell’esperienza: Con quest’esperienza si vuole determinare l’acidità totale del vino in questione e confrontarne il valore con l’intervallo consentito. Procedimento: 1) 25mL di vino vengono posti in una beuta e agitati per scacciare la CO2. Tale gas infatti forma H2CO3 che essendo acido potrebbe influenzare i valori di pH. 2) Si misura il pH iniziale del vino con un pH metro, prima accuratamente pulito con H2O e asciugato. 3) Si effettua una titolazione con NaOH 0,25M, cogliendo e annotando, dopo ogni aggiunta di NaOH (inizialmente 1mL per volta), la variazione del pH che aumenterà dato che ad un acido viene aggiunta una base. 4) Costruire il grafico pH vs. mL di NaOH 0,25M e leggere il valore dei mL a pH 7. Calcoli: L’acidità totale espressa in g acido tartarico/L vino = mL KOH 0,25M · 0,75 Il fattore 0,75 deriva dal ragionamento seguente : Occorre innanzitutto tener conto del fatto che l’acido tartarico è biprotico, ossia ha due gruppi funzionali che in questo caso corrispondono ai gruppi acidi carbossilici: Con la proporzione , = si ricava che in 1mL di NaOH 0,25M ci sono X = 2,5 • 10-4 mol di NaOH. 60 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Per neutralizzare 1mol di acido tartarico ho bisogno di 2mol di KOH, questo appunto perché si tratta di un acido diprotico. La reazione di tale neutralizzazione è quindi: C4H6O6 (acido tartarico) + 2NaOH C4H4Na2O6 (tartrato di potassio) + 2H20 1 mol 2 mol 1,25 • 10-4 mol 2,5 • 10-4 mol 1,25 mol C4H6O6 si moltiplicano per la massa molare di 150 g/mol e si ottengono 0,01875g di acido tartarico. Ogni mL di NaOH neutralizza 0,01875g di acido tartarico, ma questi grammi sono contenuti in 25 mL di vino. Per definizione bisogna calcolare la massa di C4H6O6 per un’unità di volume di vino pari a un litro: , = x = 0.75 g di acido tartarico Quindi ogni mL di NaOH 0,25M neutralizza 0,75 g di acido tartarico in un litro di vino. Risultati e discussione: Il pH iniziale del vino è 3,45, rientra quindi nell’intervallo ideale di pH anche se tende ad essere un prodotto piuttosto dolce rispetto ad altri. Grafico del pH in funzione dei mL aggiunti di pH: ml NaOH 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0 5.5 pH prima prova 3.56 3.68 3.80 3.92 4.07 4.20 4.36 4.53 4.73 4.96 5.27 pH seconda prova 3.59 3.71 3.85 3.97 4.11 4.26 4.44 4.62 4.75 4.97 5.30 61 Lavoro di Maturità – Chimica 6.0 6.5 7.0 7.5 8.0 8.5 9.0 Sabrina Stefanelli 5.63 6.40 7.33 Viraggio 8.30 8.86 9.36 9.65 20 dicembre 2010 5.73 6.40 7.43 Viraggio 8.26 8.90 9.39 9.77 10.00 6.00 4.00 1° prova 2.00 2° prova 9.00 8.50 8.00 7.50 7.00 6.50 6.00 5.50 5.00 4.50 4.00 3.00 3.50 2.50 0.00 0.00 0.50 1.00 1.50 2.00 pH vino 8.00 mL NaOH aggiunti Si nota come le due linee quasi si sovrappongano, come le due prove effettuate si equivalgano, ed è per questo che al grafico è stata aggiunta la terza dimensione. La curva che si viene a creare è quella caratteristica della titolazione tra un acido debole (analita) ed una base forte (titolante) come l’idrossido di sodio. Aggiungendo 7 mL di NaOH, in entrambe le prove, si è potuto notare il viraggio di colore che è passato assato da rosso scuro a blu notte ed è 62 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 quindi quando il vino da acido, è diventato basico. Il colore blu notte non appena si varca la soglia tra acidità e basicità è dovuto ai coloranti naturali del vino, gli antociani, che in ambiente acido danno una colorazione violetto-rossa, mentre in ambiente basico conferiscono tonalità cromatiche tendenti al blu scuro, quasi nero. Ora non ci resta che calcolare il valore di acidità totale: acidità totale (g C4H6O6/L vino) = mL di NaOH 0,25M a pH 7 • 0,75 /ml = = 7 mL NaOH 0,25M • 0,75 /ml = 5,25 g C4H6O6 /L vino Vediamo come anche il valore dell’acidità totale rientri nei parametri stabiliti fra 4,5 e 15 g/L. Riprendendo il valore di pH del vino misurato a inizio esperienza, si può trovare conferma della dolcezza del Primitivo di Manduria dato che i grammi di acido tartarico si avvicinano di più al limite inferiore considerando che quello superiore è di tre volte maggiore rispetto ai nostri 5,25 g. Esperienza 2): Il saggio alla tocca L’analisi dell’acidità totale può essere anche effettuata con il metodo del “saggio alla tocca”, poiché non è possibile cogliere il viraggio dell’indicatore a causa del colore del vino. Dunque, dopo aver iniziato la titolazione, quando il liquido comincia ad imbrunire (per neutralizzazione della maggior parte dell’acidità), si continua con l’aggiunta a goccia a goccia del titolante, avendo cura di toccare con una bacchetta di vetro immersa nel vino l’estremità di una cartina tornasole. La titolazione viene arrestata quando la cartina vira al blu. L’acidità totale si ricava, come prima, moltiplicando per 0,75 i mL di soluzione KOH 0,25M. (incolliamo la cartina tornasole qui) 63 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Anche con questo esperimento, il volume che determina il viraggio è 7mL di titolante e di conseguenza il valore di acidità totale è ancora 5,25 g C4H6O6 / L vino. Nel nostro caso, possiamo concludere, che le due esperienze sono perfettamente compatibili. Esperienza 3): Determinazione dell’acidità volatile Si tratta di un parametro importante per stabilire lo stato di conservazione del vino e l’insorgere di malattie quali l’acescenza ( eccesso di acido acetico) e la girata (formazione di acido propionico per alterazione delle proteine). L’acidità volatile è dovuta a tutte le componenti acide distillabili in corrente vapore, ma si esprime normalmente in g acido acetico / L vino perché questo tipo di acidità è determinata soprattutto da CH3COOH. Limite fissato dalla legge: . Obiettivo dell’esperienza: con quest’esperienza si vuole verificare la qualità del vino mediante l’analisi dell’acidità volatile e confrontare il valore sperimentale con il limite legale. Procedimento: 1. Si pongono 50 mL di vino, previamente privati dalla CO2 e si distilla normalmente fino a ridurlo a circa metà del volume. È utile immettere delle pietrine nel liquido per rendere meno tumultuosa l’ebollizione. 64 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 2. A questo punto, si immette la corrente di vapore (come raffigurato nella foto sovrastante) regolando l’afflusso in modo da mantenere il volume del liquido a 25 mL. 3. Quando nella beuta ci sono circa 200 mL di distillato (occorrono circa 45 minuti), si arresta la distillazone; 4. Si titola con KOH 0,1M, indicatore fenolftaleina. Risultati e discussione: All’inizio, appena inserita la corrente a vapore, abbiamo notato un risucchio anomalo nel tubicino. Il fenomeno è durato, all’incirca, una ventina di minuti; tuttavia, con una temperatura maggiore di 100°C, la distillazione ha ripreso a funzionare in modo regolare. Probabilmente, il risucchio era causato dal tubo di collegamento non perfettamente dritto (v. foto pag. precedente), ma tutto ciò non ha influito comunque lo svolgersi dell’esperienza. La prima gocciolina di distillato è scesa ai 91°C. Abbiamo raccolto meno di 200 mL di distillato, come richiesto nel procedimento, sia per motivi pratici che per motivi di tempo. Tuttavia i 175 mL 65 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 ottenuti sono stati più che sufficienti. La titolazione del distillato è avvenuta con NaOH 0,1M e non con KOH. Il viraggio di colore, da trasparente a rosa, si è potuta vedere con l’aggiunta di 6 mL di idrossido di sodio. L’intensità del colore rosa è dovuta alla quantità di fenolftaleina aggiunta all’inizio e non alla basicità dell’analita. A questo punto siamo in grado di fare il calcolo finale: L’acidità volatile espressa in g acido acetico/ L vino = mL NaOH 0,1M x 0,12 Il fattore 0,12 è frutto dello ragionamento svolto nell’esperienza 1, con l’unica differenza nella stechiometria che qui risulta essere 1:1. Calcolo: 6 mL NaOH 0,1M x 0,12 /ml = 0,72 g CH3COOH/L vino Constatiamo che il valore ottenuto rientra perfettamente nei limiti imposti dalla legge. Esperienza 4): Determinazione della gradazione alcolica (metodo per distillazione) Il contenuto alcolico del vino si esprime in %vol e indica i mL di alcool etilico contenuti in 100 mL di vino. In tutti i metodi impiegati per la determinazione alcolica, non si ottiene mai il vero valore, ma un valore un po’ superiore, visto che è difficile separare l’alcool etilico dagli alcoli superiori e dalle altre 66 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 sostanze volatili. Essendo la loro quantità piccola rispetto all’alcool etilico, non si tiene conto della loro presenza. Obiettivo dell’esperienza: con quest’esperienza, cercheremo di determinare la gradazione alcolica del Primitivo di Manduria mediante la distillazione e stabiliremo se il risultato che otterremo si avvicina al valore sull’etichetta. Procedimento: 1. Si pesa esattamente un matraccio tarato da 100 mL (da usare per raccogliere il distillato); 2. Si misurano esattamente 100 mL di vino e si inseriscono in un pallone da distillazione; 3. Si inseriscono un paio di pietrine di ebollizione, si attacca un condensatore e si inizia la distillazione; il distillato viene raccolto nel matraccio precedentemente pesato. 4. Si distilla finché il volume del vino si è ridotto a circa ¼ del volume iniziale; 5. Si lascia raffreddare, si porta a volume e si misura la temperatura; 6. Si misura la densità della miscela alcool – acqua, pesando il matraccio; 7. Per rapportare la densità alle tabelle di Windisch (riferite a 15°C), si corregge la densità aggiungendo il valore 0,0007 x ∆T con T1= 15°C e T2= temperatura misurata. 8. Utilizzando le tabelle di Windisch si può ora cercare la gradazione alcolica. Risultati e discussione: la massa del matraccio era pari a 54,87 g. Con l’aggiunta del distillato, si arriva a 152,60 g. A questo punto la massa reale della miscela alcool – acqua è la differenza tra i due, ossia 97,73 g. Ora possiamo calcolare la densità del liquido secondo la formula d = m/V. d = 97,73 g/ 100 mL = 0,9773 g/mL 67 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 È necessario adesso adattare questo valore misurato a T2= 20,5°C per poter usufruire delle tabelle di Windisch: 0,0007 x (20,5°C 15°C) = 3,85 x 10 -3 La densità corretta risulta dunque essere: 0,9773 g/mL + 3,85 x 10 -3 = 0,98115 g/mL. Andiamo a cercare il valore nella tabella di Windisch: Ecco che risulta una gradazione alcolica di 14,97 %vol., un dato superiore a quello riportato nell’etichetta (14,5%vol). La non perfetta corrispondenza dei dati era stata preannunciata nell’introduzione anche se possibili cause della non esattezza sono riscontrabili con: 68 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 - una minima differenza di densità o di temperatura che provoca uno sbalzo notevole nella gradazione alcolica; - misurazioni sbagliate - eccetera. Esperienza 5) : I coloranti naturali Il colore del vino rosso è dato dagli antociani, che possono essere estratti dal vino per mezzo di un’estrazione con solvente e poi separati tramite cromatografia su carta. Gli antociani sono una sottocategoria dei polifenoli, sostanze contenute nella buccia dell’uva rossa. Il loro colore dipende dall’ambiente in cui si trovano; infatti essi assumono una tonalità violetto – rosso in condizioni acide mentre in condizioni alcaline, essi diventano blu. Obiettivo dell’esperienza: grazie dapprima alla separazione della parte organica da quella acquosa e successivamente alla cromatografia, si vuole avere un’idea del numero di antociani presenti nella bevanda da noi analizzata. La determinazione specifica di ogni antociano richiede un lavoro che prevede standard e tecniche che noi non siamo in grado di disporre. Procedimento: A) Estrazione del colorante 1. Preparare un miscuglio di acetone – etere etilico – alcool isopropilico in rapporto di 3:2:5 parti in volume; 2. Porlo in un imbuto separatore insieme a 13 g di NaCl e 50 g di vino; 3. Agitare l’imbuto separatore; il colorante dovrebbe trasferirsi nella fase organica, quella soprastante. 4. Buttare via la fase acquosa e trasferire la fase organica con il colorante in un pallone; 5. Distillare la miscela con il “Rotavap”, in modo da concentrare il colorante; 69 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 6. Recuperare il colorante con un po’ di alcool. B) Cromatografia È previsto l’utilizzo di due lastre differenti, così come di miscele di solventi ad esse associate. B.1) Lastra di cellulosa su vetro 1. Preparare una miscela di solventi con questa composizione: 2butanolo – acido acetico – acqua in rapporto 4:1:5 in volume. Quest’operazione va effettuata sottocappa; 2. Porre una striscia del colorante estratto sulla lastra di cromatografia; 3. Inserire la lastra di cromatografia nella camera di sviluppo e attendere per circa 2 – 3 h la sua evoluzione. B.2) Lastra di gel di silice su supporto di alluminio 1. Preparare una miscela di solventi con questa composizione: 1propanolo – acido acetico – acqua in rapporto 6:2:2 in volume. Quest’operazione va effettuata sottocappa; 2. Porre una striscia del colorante estratto sulla lastra di cromatografia; 3. Inserire la lastra di cromatografia nella camera di sviluppo e attendere per circa 2 – 3 h la sua evoluzione. Risultati e discussione: A) Riuscire a distinguere le due fasi nel nostro caso si è rivelato abbastanza arduo, in quanto i colori dei due comparti risultavano pressoché uguali. Ciò che tuttavia ci ha aiutate ad eseguire il compito è stata la linea che separava la parte sopra, la fase organica, con quella sottostante, quella acquosa. 70 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Esperienza 6) Ricerca di coloranti artificiali16 Le sostanze coloranti naturali del vino (antociani per i vini rossi, flavoni per i bianchi) sono presenti nella buccia dell’uva e passano in soluzione durante la pigiatura. L’aggiunta di coloranti artificiali è vietata per legge. Obiettivo dell’esperienza: con quest’esperienza si vuole mettere alla prova la qualità del vino isolando su di un filo di lana eventuali coloranti artificiali. Procedimento (metodo di Arata per coloranti acidi): 1. Porre 50 mL di vino in un becher di vetro, scaldare, arrivando ad una ebollizione prolungata, fin tanto che il volume si riduce a circa 1/3; 2. Aggiungere mediante pipetta, 3 mL di HCl ed un piccolo filamento di lana bianca facendo bollire il tutto per 5 minuti; 3. Estrarre la lana e sottoporla a ripetuto lavaggio con acqua fredda, dopodiché collocarla in un nuovo becher e farla bollire con 100 mL di H2O distillata acidulata con HCl; 4. Quest’operazione viene ripetuta, rinnovando ogni volta il contenuto del becher fino a che il liquido acido non si colora più; 5. A questo punto lavare e strizzare ancora il filamento con acqua fredda; 6. Porre la lana in un nuovo becher contenente 100 mL di H2O alcalinizzata con 10 gocce di NH3 e bollire per 10 minuti, allo scopo di far passare il colorante in soluzione; 7. Estrarre la lana (che viene gettata) e continuare con l’ebollizione per scacciare l’ammoniaca (non si deve più avvertirne l’odore); 8. Acidificare debolmente con HCl e immergervi un nuovo filo di lana bianca; 9. Continuare l’ebollizione fino a decolorare il liquido; Se il nuovo filo è colorato e rimane tale anche dopo ripetuti lavaggi, il vino in esame era colorato artificialmente. 16 Tratto da: Amandola G. e Terreni V., 1986, Analisi chimica strumentale e tecnica, quinta edizione di Masson Italia Editori 71 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Risultati e discussione: inserire il filo di lana incollato a forma di calice Si può ben dire che il filo risulta essere soddisfacentemente chiaro, indicando una scarsa, quasi nulla, presenza di coloranti artificiali. Cerchiamo ora di svelare i meccanismi celati nel procedimento e che permettono di arrivare all’obiettivo prefissato all’inizio: il filo di lana è in realtà una fibra proteica e come tale è caratterizzata da due gruppi funzionali, ossia l’acido carbossilico - COOH e l’ammina – NH2. Quando durante l’esecuzione noi mettiamo la lana in ambiente acido (v. punto 2. del procedimento), avviene la seguente reazione da parte del gruppo alcalino: NH2 + H+ NH3+ Dato che nei coloranti artificiale è presente l’anione – SO 3 - e il prodotto della reazione è un catione, i due si legano. Macroscopicamente ciò è visibile poiché il colorante artificiale si è attaccato alla lana. Di conseguenza, in condizioni basiche, il colorante ritorna in soluzione (v. punto 6. del procedimento). Adesso è facilmente comprensibile perché il nuovo filo che viene introdotto al punto 8. del procedimento risulta essere colorato in presenza di coloranti artificiali nel vino e chiaro se la bevanda ne è priva. Quest’ultimo punto in realtà era una doppia verifica, in quanto già al punto 6. si poteva intuire se c’erano o no delle sostanze artificiali. Difatti da noi la soluzione alcalina non si colorava, facendoci capire che probabilmente il liquido in esame conteneva solo coloranti naturali. 72 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Nel punto 4. è stato necessario rinnovare l’operazione per tre volte. Personalmente, il risultato finale ci ha gratificate. Esperienza 7): Determinazione iodiometrica dell’anidride solforosa totale nei vini rossi L’anidride solforosa contenuta nel vino (in qualsiasi vino, sia esso bianco o rosso) è generalmente presente come SO2 libera, oppure combinata in forma inorganica (HSO3-, SO32-) e organica (generalmente addizionata ai gruppi carbonile). L’anidride solforosa viene aggiunta al mosto soprattutto per controllare la fermentazione, perché lo preserva da attacchi batterici in virtù della sua azione antisettica e antiossidante. La normativa stabilisce, come criterio generale, il valore di 160 mg/L come contenuto massimo ammissibile di SO2 per i vini rossi, e di 210 mg/L per i vini bianchi e rosati. Il metodo di analisi che utilizzeremo fornisce un valore leggermente più alto di quello reale, a causa dell’inevitabile ossidazione di alcuni composti riducenti presenti nel vino. Un valore tra 10 e 20 mg/L può essere considerato indice di assenza di SO2 aggiunta. Obiettivo dell’esperienza: per mezzo di questa analisi vogliamo scoprire il contenuto di anidride solforosa totale (libera + combinata)nel Primitivo di Manduria e confrontarlo con il criterio stabilito dalla legge. Procedimento: Il dosaggio della SO2 totale viene effettuato sul vino trattato con soluzione di NaOH per scindere i composti organici e fissare la SO2, e successivamente acidificato. 1. Predisporre la buretta con la soluzione di I2 0.01M; 2. Versare 25 mL di NaOH 1M in una beuta da 250 mL; 3. Prelevare con la pipetta 50 mL di vino e versarli nella beuta, tenendo la punta della pipetta immersa nella soluzione di NaOH. Tappare subito e lasciare a riposo per 20 minuti; 73 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 4. Versare il più rapidamente possibile 75 mL di acqua (per diluire) e subito dopo 20 mL di soluzione di H2SO4 3,5M; 5. Aggiungere 1 mL di salda d’amido e titolare con la soluzione di I2 mantenendo la soluzione in continua agitazione fino alla comparsa del colore scuro creatosi dal complesso amido – iodio (viraggio). 6. Calcolare il contenuto di SO2 del vino, esprimendola in mg/L moltiplicando il volume della soluzione di iodio usata, espresso in mL, per un fattore di 12,8. Risultati e discussione: il vino viene inizialmente trattato con NaOH allo scopo di idrolizzare, quindi di liberare, la SO2 combinata. Di conseguenza, ciò che risulta in quest’analisi è l’SO2 totale. Per il punto 4. siamo state costrette ad aggiungere molto più di 75 mL di acqua (quasi 250 mL) poiché il colore del nostro vino è piuttosto intenso e per riuscire a cogliere il punto di viraggio è necessario che il vino sia chiaro, dunque diluito. La titolazione è stata effettuata due volte per appurarne la riproducibilità nel risultato; essa si basa sulla seguente reazione: SO2 + I2 + 2H20 2I- + SO42- + 4H+ Grazie alla stechiometria di tale reazione, è possibile risalire al fattore di moltiplicazione usato nel calcolo finale: dato che SO2 e I2 sono in rapporto 1:1, una mole di SO2 viene neutralizzata da una mole di I2. Avendo la soluzione di iodio ad una concentrazione di 0.01M, in un mL vi sono 1 • 10-5 mol di I2. Rispettando sempre la stechiometria sono necessarie anche 1 • 10-5 mol di SO2. Per mezzo di questo dato possiamo arrivare ai grammi moltiplicando per la massa molare (64.07 g/mol): 10-5 mol di SO2 • 64.07 g/mol = 6.407 • 10-4 g SO2 . Quindi ogni mL di I2 neutralizza 6.407 • 10-4 g di SO2 la quale è contenuta in 50 mL di vino, ma visto che il calcolo è previsto per ogni L di vino, basta applicare la seguente proporzione: 74 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 6.407 • 10-4 g SO2 : 0.050 mL vino = x g SO2 : 1000 mL vino x = 0.0128 g = 12.8 mg di SO2 Calcolo finale: SO2 totale espressa in mg SO2 / 1L vino = mL di I2(aq) • . !" $% # Prima prova: SO2 totale (mg/L) = 7.2 mL I2(aq) • 12.8 mg di SO2 = 90 mg/L Seconda prova: SO2 totale (mg/L) = 8 mL I2(aq) • 12.8 mg di SO2 = 100 mg/L In entrambi i casi, seppure i valori discostino leggermente l’uno dall’altro a causa probabilmente di qualche errore sperimentale o della non perfetta precisione, i risultati rientrano abbondantemente tra i parametri imposti dalla legge. La difficoltà riscontrata in questa analisi, è stata quella di riconoscere il complesso scuro, e quindi il viraggio, nel vino così scuro. L’importante era trovare la giusta velocità di titolazione che non doveva essere né troppo lenta e né troppo rapida. Esperienza 8): Determinazione iodiometrica dell’anidride solforosa libera nei vini rossi L’anidride solforosa libera non include quella combinata ed è per questo motivo che l’esperienza risulta essere uguale alla precedente, ma senza il trattamento iniziale con l’idrossido di sodio. Possiamo quindi calcolare direttamente la SO2 libera con il calcolo seguente: SO2 libera espressa in mg SO2 / 1L vino = mL di I2(aq) • 12.8 mg di SO2 SO2 libera (mg/L) = 6.1 mL di I2(aq) • 12.8 mg di SO2 = 78.08 mg/L 75 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Com’era da prevedere, la SO2 libera è inferiore a quella totale. Da questo risultato possiamo inoltre concludere che l’anidride solforosa combinata nel nostro vino ricopre una percentuale relativamente piccola. Esperienza 9): Analisi quantitativa degli zuccheri riducenti Nel vino possono essere presenti glucosio e fruttosio (zuccheri riducenti che sono naturali costituenti dell’uva) e saccarosio (zucchero non riducente che è stato aggiunto ad arte per aumentare il grado alcolico: attenzione, questa pratica è illecita). In base al contenuto di zuccheri riducenti, i vini si suddividono in: ▬ ▬ ▬ ▬ ▬ secco : < 4g/L semisecco o abboccato: 4 - 12g/L amabile: 12 – 45g/L dolce: 45 – 60g/L liquoroso: > 60g/L. La presenza di zuccheri riducenti può essere dimostrata ricorrendo alla reazione di Fehling. Per questo scopo occorre innanzitutto preparare i due reattivi chiamata Fehling A e Fehling B che nel nostro caso sono già pronti. Illustriamo comunque il modo con cui essi vengono preparati: Reattivo di Fehling A : in 100mL di acqua distillata o deionizzata si sciolgono 7g di CuSO4, questo è un sale di colore blu, facilmente reperibile in quanto molto usato in agricoltura e giardinaggio. Questo sale rameico è l’agente ossidante. Reattivo di Fehling B: in 80mL di acqua distillata calda si sciolgono 34g di sale di Seignette (tartrato doppio di sodio e potassio, reperibile in farmacia) e 12g di NaOH, si lascia raffreddare la soluzione e poi si aggiunge acqua sino a 100mL. La funzione della base è quella 76 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 di creare l’ambiente alcalino necessario all’ossidazione. Il sale di Seignette complessa il rame, impedendone la precipitazione come idrossido. Le due soluzioni vanno conservate separatamente e al momento dell’uso si mescolano in parti uguali nella quantità necessaria per l’esperienza. La miscela delle due soluzioni, che ha un colore blu intenso, deve essere utilizzata entro non più di 10 min dalla preparazione. Obiettivo dell’esperienza: con quest’analisi, si vuole determinare la quantità di zuccheri riducenti in modo da poter classificare il nostro vino in una categoria di quelle sopra elencate. Procedimento: Defecazione del vino: Prima di effettuare l’analisi con il reattivo di Fehling si rende necessaria la “defecazione” del vino, allo scopo di eliminare i coloranti, gli acidi basici, le sostanze proteiche e altre sostanze riduttrici che potrebbero sfalsare l’analisi. 1. In un matraccio tarato da 100mL si pongono 50mL di vino e si aggiunge, goccia a goccia, una soluzione di KOH finché il pH non è 7 (controllare con un cartina tornasole); 2. Si aggiungono 2,5mL si soluzione satura di acetato di piombo e 0,5g di carbonato di calcio; 3. Si agita e si lascia riposare per una decina di minuti; 4. Si porta a volume e si filtra con un filtro a pieghe (la filtrazione può durare parecchio tempo); 5. Il filtrato ottenuto serve alla determinazione degli zuccheri e va posto nella buretta. Dopodiché si procede con la titolazione con il reattivo di Fehling: 1. Si riempie la buretta con il liquido zuccherino; 2. In una beuta si pipettano 100mL di reattivo di Fehling (5mL soluzione A e 5mL soluzione B) e si aggiungono 40mL di acqua distillata; 77 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 3. La soluzione blu così ottenuta si porta ad ebollizione, dopodiché si comincia ad aggiungervi lentamente la bevanda dalla buretta; comincia a formarsi l’ossidulo di rame Cu2O, rosso; 4. Per poter cogliere il punto finale della titolazione si aggiungono alcune gocce di soluzione di blu di metilene all’1% come indicatore di ossido – riduzione. Dopo questa aggiunta il liquido contenuto nella beuta, il quale viene mantenuto all’ebollizione durante tutta la titolazione, assume un colore verdastro come conseguenza del miscuglio di più colori: il blu dell’indicatore e del rame complessato non ancora ridotto ed il rosso del Cu2O che viene via via a formarsi; 5. Quando tutto il rame è stato ridotto, cioè al punto equivalente, lo zucchero contenuto nella prima goccia di bevanda in eccesso riduce il blu di metilene a leucoderivato incolore e quindi il colore vira dal verdastro al rosso vivo; 6. A questo punto, essendo terminata la titolazione, si legge sulla buretta il volume di bevanda impiegato e si calcola il contenuto di zucchero (ricordandosi del fattore di diluizione applicato alla bevanda). Risultati e discussione: vediamo ora di chiarire meglio il meccanismo chimico della titolazione per poter interpretare meglio anche i risultati finali: come noto gli zuccheri possono presentare un gruppo aldeidico o un gruppo chetonico. Il primo conferisce un potere riducente maggiore del secondo. Nel reattivo di Fehling è presente del Cu2+, ione dal tipico colore blu, che può essere ridotto a Cu+, precipitando sotto forma di Cu2O dal colore mattone, per azione di un agente riducente. Questo metodo si basa dunque sulla seguente reazione di ossido – riduzione: RCOH + 2Cu2+ + 5OH- RCOO- + Cu2O(s) + 3H2O aldeide blu aldeide ossidata rosso 78 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Gli ioni rameici ossidano a ione carbossilato il gruppo carbonilico delle aldeidi e degli zuccheri riducenti e contemporaneamente si riducono a ossido rameoso. Per esprimere i risultati teniamo contro che 10mL di reattivo di Fehling neutralizzano 0,0515g di zucchero. Possiamo quindi procedere con una semplice proporzione del tipo: 0.0515g zucchero : 14mL soluzione zuccherina = x : 1000mL x = 2g di zucchero in 1L di vino (14mL sono il volume letto dalla buretta una volta terminata la titolazione) Il calcolo completo però prevede l’utilizzo della seguente formula che aggiunge il fattore di diluizione del vino adoperato nell’esperienza (noi abbiamo usato un fattore 1 : 2,16): Z(g/L) = , • • , ' ( = 7.95g di zucchero per ogni litro di vino Si evince da questo risultato che il Primitivo di Manduria può venire classificato come vino semisecco, abboccato. Esperienza 10): Polifenoli totali mediante spettrofotometria nell’ultravioletto L’analisi spettrofotometrica consiste in misurazione di radiazioni elettromagnetiche per ottenere sia informazioni qualitative che quantitative. Infatti ogni sostanza assorbe o emette radiazioni di lunghezza d’onda ben determinate: ▬ L’analisi dello spettro permette allora di individuare la natura della sostanza in esame. Difatti i polifenoli danno degli spettri elettronici caratteristici nell’ UV poiché osservati allo spettrofotometro alle lunghezze d’onda comprese tra 200 e 350nm, forniscono uno spettro di assorbimento inconfondibile, con due massimi tipici, rispettivamente a 215 e 278nm e con un minimo intorno a 245nm. Solo il massimo a 278nm è costante in ogni tipo di vino e per 79 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 ciascuna classe di sostanze polifenoliche. Quindi è ad esso che ci si riferisce nella determinazione dei polifenoli totali, approssimandolo a 280nm. ▬ La misura dell’intensità delle radiazioni emesse o assorbite permette di risalire alla quantità di sostanza analizzata. Per quest’aspetto è stato necessario costruire una curva di taratura con catechina, la sostanza polifenolica maggiormente presente nel vino e perciò può essere usata per rappresentare i polifenoli totali. Procedimento: Curva di taratura con catechina: 1. Si pesano 100mg di catechina e si portano a 100mL con alcol etilico 95° in pallone tarato da 100mL; si ha così 1mg in 1mL di soluzione; 2. Si prelevano 5mL e si portano a 50mL con acqua distillata in pallone tarato da 50mL, avendo così 0,1mg in 1mL di soluzione; 3. Da quest’ultima soluzione si prelevano 2,5mL (= 0,25mg); 5mL (= 0,5mg); 7,5mL (= 0,75mg); 10mL (= 1mg); 4. Si mettono in altrettanti matracci tarati da 50mL, e si portano a volume con acqua distillata; 5. Si effettuano le letture allo spettrofotometro a 280nm in cuvette di quarzo da 1cm, usando come riferimento acqua distillata; 6. Dalle assorbanze ottenute si costruisce la curva di taratura. Determinazione dei polifenoli totali nel vino: 1. Diluire il vino 100 volte; 2. Si legge direttamente a 280nm il vino diluito, in cuvette di quarzo da 1cm, usando come riferimento l’acqua distillata; 3. Dall’ assorbanza ottenuta ed in base alla curva di taratura, si determina il contenuto in polifenoli del vino. 80 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Risultati e discussione: per costruire la curva abbiamo utilizzato i seguenti dati da noi ottenuti: concentrazione [mg/mL] 0.1 0.005 0.01 0.015 0.02 assorbanza a 280nm 1.296 0.075 0.133 0.142 0.244 Curva di taratura con catechina 1.4 1.2 assorbanza 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 concentrazione della soluzione di catechina [mg/mL] Il grafico che si viene così delineando presenta una funzione lineare che matematicamente rappresenta una legge nota come legge di Lambert – Beer. Legge di Lambert - Beer: A = ε • c • d A: assorbanza del campione ε: coefficiente di estinzione molare, specifico per ogni sostanza 81 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 d: cammino ottico [cm] c: concentrazione [mol/L] È importante dire che questa legge vale solo per soluzioni molto diluite. Il coefficiente di estinzione molare ε non è altro che la pendenza della retta, specifico per ogni sostanza. Ed ecco che ora si capisce perché dalle assorbanze si può risalire alla concentrazione: le due sono infatti come la y e la x di una retta disegnata nel piano cartesiano, inserito un valore (A) si può ricavare l’altro (concentrazione). Dall’assorbanza del vino ottenuta e grazie alla curva di taratura, abbiamo potuto concludere che in concentrazione, nel nostro vino, ci sono 5.35 * 10-2 mg/mL, ma essendo il vino diluito 100 volte, possiamo dire che la concentrazione effettiva di polifenoli totali nel Primitivo di Manduria è di 5.35 g/L. 3.5. L’ultimo Natale Passarono sette lunghi anni da quel giorno di pioggia in cui lasciai casa mia. Mi ambientai piuttosto bene durante quel periodo. L’università in cui insegnavo divenne a poco a poco il mio rifugio sicuro, dove abbandonare, almeno per un po’, malinconia e nostalgia. Ero riuscito a recuperare abbastanza denaro per poter prendere in considerazione l’idea di far ritorno dalla mia famiglia e così, dopo aver annunciato le mie dimissioni, salutai i miei studenti l’ultimo giorno di lavoro prima di Natale e mi allontanai definitivamente da quel luogo che aveva suscitato in me ogni tipo di emozione. Mentre percorrevo la strada verso il mio alloggio, pensai a quanto fosse bello, in quel momento, avere la possibilità di nutrire nuovamente la speranza di rivedere i miei figli, di riabbracciare mia moglie. La verità è che in quell’attimo mi considerai l’uomo più fortunato del mondo. 82 Lavoro di Maturità – Chimica Fig.54 Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Arrivò finalmente anche l’ultimo Natale. Ero seduto dinanzi al piccolo camino, camino con gli occhi fissi sul fuoco, con la mente che programmava già il rientro nella mia terra e con il cuore immerso nel rosso o di quel vino che mi aveva accompagnato per tutto quel tempo, riconoscente di non avergli mai fatto perdere il ricordo, di averlo sempre alimentato con la promessa di un ritorno. Il crepitio delle fiamme mi fecero tornare alla realtà, una realtà che per la prima volta volt mi sembrò serena. Il mio sguardo si spostò alla finestra, da dove si poteva vedere la calma danza dei fiocchi di neve. Sul vetro intravidi il riflesso del mio viso, un viso stanco, consumato, provato, ma anche un tenue sorriso che adagio si stava delinea delineando ndo su quelle guance troppe volte rigate da lacrime amare. 3.6. Il sapore del ritorno Partii da Riverside in una gelida mattina di inizio gennaio. La città dormiva ancora, assopita nel freddo invernale che permeava anche tra i più sottili spiragli. L’imbarcazione era già lì pronta ad affrontare l’Oceano ed io mi apprestai ad andarle incontro, ansioso di lasciare quel continente. Il segnalee del comandante salutò l’inizio del viaggio. Rimasi davanti alla balaustra della prua per accertarmi che il navig naviglio lio si staccasse dal pontile o forse, per meglio dire, per assicurarmi che quello che stavo vivendo non fosse un sogno. Il dolce e quieto cullar delle onde sembrava in contrasto con le vivaci emozioni che mi scombussolavano l’anima. Mille affanni mi si riv riversarono ersarono addosso, come la paura di non essere riconosciuto dal mio fi figlio glio più piccolo o la terribile idea che mi accusasse di averlo abbandonato. Eppure non riuscii a farmi prendere dallo sconforto, non ci riuscii perché la felicità di poter donare loro un abbraccio risultò vincere su quei timori, sicuro che con il mio cuore di nuovo accanto al loro, avrebbero compre compreso so le motivazioni che mi avevano spinto a partire. 83 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 L’immenso orizzonte lasciò lentamente spazio alla vista dell’Europa, quella vista così rassicurante che parve ai miei occhi quasi come un miracolo. Dopo quelle interminabili ore di navigazione, arrivai finalmente nel porto di una cittadina nel nord della Francia. Mi precipitai alla stazione per prendere il treno e le mie gambe sembravano mosse da una forza sovrannaturale, quella che io oggi chiamerei semplicemente amore. Salii sul treno molto prima della sua reale partenza, ma volli solo essere sicuro di riuscire a prendere un posto vicino al finestrino. Il progressivo avanzare del vagone diede alla mia impazienza un profondo sollievo. Chiusi gli occhi, misi cautamente la mano sulla bottiglia di vino e mi concessi infine quel sapore così ardentemente desiderato … il sapore del ritorno. 3.7. Finalmente a casa La tiepida aria che mi accolse appena sceso dal treno fu una sensazione che non riuscirò mai a dimenticare. Ogni singola cellula del mio corpo sembrò rigenerarsi alla vista di quel cielo che non aveva perso nemmeno in inverno una briciola del suo sconfinato azzurro. Mi voltai lentamente verso l’uscita della stazione e il tempo prese a scorrere al rallentatore. Scrutai ogni minimo particolare di quello che c’era sulla strada: i cespugli, i vicoli nascosti, i ciottoli del marciapiede. Mi sentii improvvisamente come se non fossi mai partito, come se stessi tornando da una comune giornata Fig.55: entrata della città di Manduria di lavoro, con l’unica differenza però che la mia giornata di lavoro era durata sette anni. Lentamente scorsi da lontano la mia abitazione e l’attimo in cui vidi aprirsi la porta di casa, facendomi vedere la mia famiglia, rimarrà con me per sempre. Lasciai cadere a terra le valigie con un tonfo e iniziai a correre. Corsi più forte che potei, con gli occhi 84 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 che a poco a poco si riempirono di calde lacrime, con la felicità di una madre che riabbraccia il figlio tornato dalla guerra, semplicemente corsi con tutta quella speranza che avevo accumulato nel cuore in tutti quegli anni. Le mie braccia avvolsero le spalle dei miei bambini con un’ esplosione di pianto di gioia, mentre con lo sguardo cercai mia moglie. E poi la vidi. Si lasciò cadere sulle ginocchia accanto a noi e con la sua inimitabile dolcezza posò le sue mani sulle mie. Restammo così per molto tempo, come volessimo recuperare insieme quello che avevamo perso. La mia anima brillò di una nuova luce e anche se non ero molto più ricco di quando fossi partito, capii che la più grande ricchezza la stavo stringendo a me in quell’istante. Capii che il più bel viaggio è quello che ti riporta a casa. Ricordo che quella sera riflettei molto e arrivai ad una conclusione: che se anche nella vita ci fossero mille motivi per arrendersi, bisogna sempre rimanere legati a quell’unico motivo che ci spinge ad andare avanti. Sempre. 4. Conclusioni finali Con la fine del viaggio, termina anche il mio lavoro di maturità. Un lavoro che mi ha fatto rifiorire la voglia di scrivere, che mi ha coinvolta nel meraviglioso mondo della chimica, un lavoro che ricorderò sempre con gioia e soddisfazione. Il mio obiettivo era quello di presentare una produzione non solo basata sulla scienza, ma anche sui sentimenti che non dovrebbero mai essere lasciati da parte, per il semplice fatto che ci accompagnano costantemente in tutti i giorni della nostra vita. Presentare in questo modo il vino era la mia intenzione principale ed è con grande felicità e commozione che, alla fine, posso affermare di essere riuscita nel mio intento. A questo proposito vorrei fare dei ringraziamenti speciali alla mia sorella gemella Angela che mi ha incoraggiata sin dall’inizio a seguire questo particolare metodo di lavoro e che ha condiviso con me questo percorso. Un ringraziamento prezioso va anche a lei, professoressa Stamm, che mi ha aiutata durante questo periodo e che mi ha trasmesso la voglia di andare sempre avanti. Un grazie significativo vorrei dedicarlo anche al mio docente di chimica L. Croci che, inconsapevolmente, con i suoi insegnamenti, mi ha permesso di apprezzare ancora di più tutto questo. Infine vorrei ringraziare tutte quelle persone che hanno contribuito alla 85 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 riuscita di tale testo, con i loro consigli, con la loro pazienza e con la loro bontà. Mentre scrivo quest’ultime frasi, sento il ticchettio della pioggia sul vetro della mia finestra ed è buffo, perché è così che iniziò tutto il viaggio di quell’uomo protagonista della mia storia, ed è così che tutto sta finendo. La differenza però è che le mie lacrime sono di gioia. Ed è bello scoprire che la storia che alla fine ci emoziona di più e di cui vale davvero la pena essere sempre protagonisti … non è altro che la nostra vita. 5. Bibliografia, webgrafia e lista di provenienza delle immagini Bibliografia: Atkins, Peter W., e Jones, Loretta. 2006. Chemie einfach alles. WILEY–VCH Verlag GmbH & Co. Weinheim. Brady, James E., e Senese, Fred. 2008. Chimica, la materia e le sue trasformazioni. Zanichelli. Bologna. Campbell, Neil A., e Reece, Jane B. 2006. Biologie. Pearson Studium. München. Curtis, Helena, e Barnes, N. Sue. 2003. Invito alla biologia. Zanichelli. Bologna. Hart, Herold, Craine, Leslie E., Hart, David J., e Hadad, Christopher M. 2008. Chimica organica. Zanichelli. Bologna. Zeeck, A., Grond, S., Papastavrou, I., e Zeeck, S. C. 2005. Chemie für Mediziner. Elsevier GmbH. München. Webgrafia: http://www.agricolturaweb.com/aree-tematiche/vitivinicoltura/34malattie-del-vino http://www.eravolgare.net/wpcontent/uploads/2009/05/tartaric_acid.png http://www.vinilazio.org/Poesie%20Vino/POESIA%20Petruccioli.htm 86 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 http://it.wikipedia.org/wiki/Uva http://www.vinoinrete.it/sommelier/immagini/acino.gif http://www.vino-salute.com/conosciamo-vino/cose-il-vino/ http://skuola.tiscali.it/alberghiero/sala-bar/vino-definizione.html http://www.vinoinrete.it/sommelier/_dizionario%20S.htm http://web.tiscali.it/baccodivino/Web/lastoriadelvino.htm http://www.vinoinrete.it/sommelier/sommelier%20-1%20enologia%20componenti.htm http://www.calorie-alimenti.it/alcol/vino.html http://www.vino-salute.com/conosciamo-vino/vino-soluzioneidroalcolica/ http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/alcol/vino.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Etanolo http://alcol.dronet.org/sostanza/etanolo.html www.luparia.it/documenti/Aceto.ppt 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delle immagini: Fig.1 – 2 – 3 – 4: foto scattate durante le vacanze in Puglia Fig. 5: http://enosi-griko.org/maps/Salento.jpg Fig. 6 – 7 – 8: foto scattate durante le vacanze in Puglia Fig. 9: http://ilmorla.files.wordpress.com/2008/09/uva.jpg Fig. 10: http://www.diwinetaste.com/html/dwt200405/images/SezioneUvaIt.gif Fig.11: http://italianbranding.files.wordpress.com/2009/09/vinoitaliano1.jpg Fig. 12: http://www.lankelot.eu/filesV2/UserFiles/Image/movi/mosto2.jpg Fig.13: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/3/32/Etanolo_struttura_mod ello.PNG Fig. 14: http://pietrodn.netsons.org/wiki/images/thumb/COOH.png/200pxCOOH.png Fig. 15: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Acido_L-tartarico_struttura.svg Fig. 16: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Acido_L_malico_struttura.svg Fig. 17: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Acido_succinico_struttura.svg Fig. 18: http://www.profscaglione.it/modules.php?name=News&file=article&sid =44 Fig. 19: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Phenol_chemical_structure.png Fig. 20: http://podcast.federica.unina.it/mini/img.php?src=/files/_docenti/albriz io-stefania/img/albrizio-73-15-6.jpg&w=268&h=195&far=C Fig. 21: http://www.darapri.it/immagini/nuove_mie/eserc_nuova/importanzafe noli01.jpg Fig. 22: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Resveratrol.svg Fig. 23: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 24: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 25: http://www.my-personaltrainer.it/integratori/rutina-rutoside.gif Fig. 26: http://www.darapri.it/immagini/nuove_mie/esercitazioni/flavanoli.htm 89 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig. 27: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 28: http://lem.ch.unito.it/didattica/infochimica/2007_Polifenoli_Vino/flavo. html Fig. 29: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 30: http://www.darapri.it/immagini/nuove_mie/esercitazioni/tannini.htm Fig. 31: http://www.darapri.it/immagini/nuove_mie/esercitazioni/tannini.htm Fig. 32: http://www.federica.unina.it/agraria/processi-industriaalimentare/composizione-uva-mosto-chimismo-fermentazioni/ Fig. 33: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 34: http://www.lacellula.net/media/Image/biochimica/zuccheri/glucosio_li neare.gif Fig. 35: http://xoomer.virgilio.it/cyrano2510/fruttosio-l.gif Fig. 36: http://www.leiweb.it/cucina/scuola-dicucina/vino/2009/fotoracconti/img/perlage-200.jpg Fig. 37: http://www.itisacqui.it/sitob/strevi/STREVI2_file/image014.jpg Fig. 38: http://www.diwinetaste.com/dwt/it2007016.php Fig. 39: http://www.diark.org/img/species_pict/Saccharomyces_bayanus_623_6 C Fig. 40: http://www.brsquared.org/wine/Articles/MLF/bacteria.gif Fig. 41: http://www.iisminuziano.it/alimentare/lezioni/Le%20fermentazioni.pdf Fig. 42: http://www.iisminuziano.it/alimentare/lezioni/Le%20fermentazioni.pdf Fig. 43: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Thiamine_diphosphate.png Fig. 44: http://it.wikipedia.org/wiki/File:ATP_structure.svg Fig. 45: http://it.wikipedia.org/wiki/File:ADP_structure.svg Fig. 46: http://www.federica.unina.it/farmacia/chimica-ed-analisi-dialimenti-e-nutraceutici/vino/ Fig. 47 – 48 – 49: http://www.enotecnica.it/pdf/Lafford/info24.pdf Fig. 50: http://www.enotecnica.it/pdf/Lafford/info56.pdf 90 Lavoro di Maturità – Chimica Sabrina Stefanelli 20 dicembre 2010 Fig. 51: http://www.isii.it/ProgettiAllievi/200708/Chimici/BicerVein/molecole/Fermen3.gif Fig. 52: http://www.bioanalitica.it/prodotti/m_230_foto1.jpg Fig. 53: la scheda è stata recuperata durante il mio stage alla Cerbios Pharma di Barbengo Fig. 54: http://www.flickr.com/photos/25485691@N05/3115092373/sizes/m/in/ photostream/ Fig. 55: foto scattata durante le vacanze in Puglia 91