Il rischio alcol in Italia - Istituto Superiore di Sanità

Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
WORLD HEALTH ORGANIZATION
WHO Collaborating Centre for Research and Health Promotion on Alcohol and Alcohol Related Health Problems
Centro Collaboratore OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problemi alcol-correlati
Osservatorio Nazionale Alcol, CNESPS
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, CNESPS
Reparto Salute della Popolazione e suoi Determinanti
Il rischio alcol in Italia.
Analisi delle criticità, delle cause, degli effetti, delle differenze generazionali e di
genere attraverso l’indagine “Il Pilota” dell'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e
l’elaborazione dei dati Multiscopo Istat
E. Scafato, S.Ghirini, C, Gandin, S. Martire, R, Scipione, E. Chessa, G, Farchi, N. Parisi e L.
Galluzzo. Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS, WHO CC for Research and Health Promotion on
Alcohol and Alcohol-Related Problems1.
Il consumo dannoso e rischioso di alcol è un fenomeno in costante evoluzione in Italia nel
corso degli ultimi dieci anni. Molti fattori ne hanno condizionato e supportato l’adozione da
parte di giovani e meno giovani sulla base di motivazioni variegate e di sollecitazioni e
pressioni al bere che nel corso degli anni hanno raggiunto livelli significativi in tutta Europa.
Se sino a qualche anno fa l’ubriacatura poteva essere considerata come un fenomeno
episodico riferibile ad un numero ristretto di individui più frequentemente adulti, oggi
rappresenta un evento frequentissimo che esplode nel fine settimana in particolare tra i
minorenni ed i giovanissimi.
Ubriacarsi oggi in Italia non è più un caso, una occasionale imprudenza causata
dall’inesperienza ma la risultante di un comportamento volontario, spesso ripetuto nel
tempo che trova le sue radici nella voglia di sperimentazione e nella curiosità ma che nel
tempo e negli anni ha trovato ispirazione come modello sociale e di comportamento negli
pseudovalori trasmessi dalla pubblicità che esaltano il valore positivo dell’alcol e
dall’assenza di una doverosa vigilanza da parte della famiglia sui figli.
Ovviamente non si può generalizzare ma è esperienza corrente, confermata oggi dal
monitoraggio dei media ad opera di osservatori come quello della Regione Lazio, che si è
in presenza di una elevata pressione al bere esercitata sui giovani dalla pubblicità che
difficilmente riescono a sottrarsi nel fine settimana alla seduzione dell’alcol; l'86% dei
ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come
discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato
sera alla ricerca di uno senso di ebbrezza, di ubriachezza.
1
Si ringrazia Rosaria Russo per la collaborazione alla redazione e revisione del contributo e all’elaborazione dei dati.
1
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
Le abitudini di consumo dei giovani
Percentuale di giovani che dichiarano di aver bevuto bevande
alcoliche nell’ultima settimana
7DOMENICA7
20,9
6 SABATO 6
86,0
80
70
60
50
40
30
20
52,0
3,1
4GIOVEDI'4
3,1
MERCOLEDI'
3
3
4,3
2,7
2MARTEDI'2
4,3
1,9
1 LUNEDI' 1
3,9
Femmine
90
86,3
5VENERDI'5
37,2
100
20,7
10
0
5,9
0
10
Maschi
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Uno sballo ricercato e sperimentato dal 64,8% dei ragazzi e il 33,7% delle ragazze con
un allarmante picco per i minorenni. Tra i giovani che si ubriacano nel week-end è
rilevante un trend emblematico di una generazione drammaticamente minata
dall'alcol che vede in pole position i giovanissimi: il 41,7% dei ragazzi ed il 20,8% delle
ragazze al di sotto dei 18 anni beve sino ad ubriacarsi, seguiti dai 19-24enni (18,8% dei
maschi e 9,4% delle femmine) e dai giovani oltre i 25 anni (7,5% dei maschi e 5,5% delle
femmine) tra cui si registra la più elevata percentuale di sobri, quasi a dimostrare che con
l’età si mette giudizio.
Consumo totale di bevande alcoliche in una serata tipo
70
60
Media:
M=3,9 F=3,3
Moda:
M=3 F=2
60,4
Maschi
Femmine
49,0
50
40
32,8
30
22,7
20
15,8
11,0
10
5,9
2,4
50
41,7
0
0 bicchieri
1-2 bicchieri
3-5 bicchieri
>=6 bicchieri
40
30
20,8
20
18,8
9,4
10
7,5
5,5
0
<= 18 anni
19 - 24 anni
>=25 anni
2
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
Molti, troppi sono i giovani candidati all’alcolismo e al danno alcol correlato che esploderà
inevitabilmente nei prossimi anni in tutta la sua evidenza, come già preannunciato dai tanti
giovanissimi alcoldipendenti oggi in cura presso i servizi di alcologia ed i SERT del
Servizio Sanitario Nazionale. L'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell'Istituto
Superiore di Sanità , nel decennale della sua istituzione, rilancia con preoccupazione
l'allarme sociale e sanitario nel corso dell'Alcohol Prevention Day 2009 sulla base delle
rilevazioni effettuate nel corso dell'annuale tour-ricerca nelle discoteche del Progetto di
prevenzione "Il Pilota" (http://www.ilpilota.it/ ) realizzata su finanziamento del Ministero
del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali nel corso del 2008, che ha visto la
collaborazione della Società Italiana di Alcologia; una delle poche ricerche valutate in Italia,
gradite dai giovani per la sua formulazione affine ai reality show, ma che non potrà essere
purtroppo riproposta per mancanza di finanziamenti pubblici destinati alla ricerca sull'alcol.
Al contrario di quanto osservato nel corso delle esperienze degli anni 2006 e 2007 anche il
vino è entrato nella ritualità dello sballo del finesettimana rappresentando la
bevanda prescelta e a volte dominante in particolare dalle giovanissime, le ragazze al di
sotto dei 18 anni, prima, durante o dopo la serata del sabato tra wine bar, pub e
discoteche in costante abbinamento a tutte le altre bevande alcoliche.
Una tendenza che si è fatta strada a partire da mode più tipicamente consolidate in Paesi
come la Spagna dove il rito del "butellon" , la damigiama costituita dal vino e dalle
bevande alcoliche e superalcoliche di più basso costo, rese tali anche dalle
promozioni, impera da almeno cinque anni. Non è infrequente, secondo le evidenze
registrabili sopratutto nelle Regioni italiane del nord-est e del nord-ovest verificare oggi
gruppi di giovani che in piazza o comunque nei luoghi pubblici consumano collettivamente
il butellon secondo una ritualità che ha molte analogie con quelle più tipiche dell'uso in
condivisione di sostanze illegali.
Valori medi (bicchieri) di bevande alcoliche consumate, per classi di età
MASCHI
7,0
6,0
5,0
4,6
4,0
3,8
3,6
3,0
2,0
1,7
1,0
1,2
1,5
1,3
1,0
0,8
1,2
0,9
0,6
0,8
0,5
0,6
,0
<= 18
19 - 24
25+
<= 18
Breezer/Cocktail
19 - 24
25+
<= 18
Liquori
19 - 24
25+
<= 18
Birra
19 - 24
25+
<= 18
Vino
19 - 24
25+
TOTALE
FEMMINE
9,0
8,0
7,0
6,0
6,0
5,0
4,0
3,0
2,7
2,4
2,0
2,0
1,3
1,0
1,2
1,0
1,4
0,9
0,4
,0
<= 18
19 - 24
25+
Breezer/Cocktail
<= 18
19 - 24
Liquori
0,5
0,1
25+
<= 18
19 - 24
Birra
0,7
0,3
0,3
25+
<= 18
19 - 24
Vino
25+
<= 18
19 - 24
25+
TOTALE
3
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
La scelta delle bevande a minor costo è anche un riflesso della crisi economica che l'Italia
attraversa; secondo l’analisi congiunta dell'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS, del
Centro Oms per la Ricerca sull'Alcol e della Società Italiana di Alcologia è determinante
per la creazione di nuove culture e modelli del bere giovanile, l’impatto simultaneo di più
fattori tra cui la pubblicità, le strategie di marketing e il mercato della vendita al
pubblico contribuiscono a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più
accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari e più accattivanti,
seducenti, indispensabili; beni che non dovrebbero comunque essere considerati beni di
consumo ordinari (si veda “Alcohol, no ordinary commodity. T. Babor, Addiction).
A fronte di una disponibilità a pagare sostanzialmente diminuita per tutti, le scelte dei
consumatori più giovani sono meno gravate dai costi più tipici degli adulti (rate per il mutuo
o spese sanitarie ecc.): il budget per le spese personali, prevalentemente voluttuarie, resta
sostanzialmente invariato e agevolmente intercettato dai meccanismi che promuovono le
bevande alcoliche, abbattendone il prezzo come avviene nelle happy hours, fattore di
rischio misconosciuto dalle regolamentazioni vigenti, alla pari dell'inesistenza del divieto di
vendita ai minori.
E' elevata anche la media dei bicchieri consumati in un’unica serata tipo; nella notte del
sabato un ragazzo consuma in media 4 bicchieri e una ragazza poco più di 3 ma con
profonde e sorprendenti differenze per età, con un massimo registrato per i giovanissimi,
quelli al di sotto dei 18 anni: quasi 5 bicchieri per i ragazzi e 6 per le coetanee in una
serata. Valori che diminuiscono significativamente con l’avanzare dell'età per le femmine
(2,7 bicchieri per le 19-24enni e 2 bicchieri per le ultra 25enni), mentre rimangono
pressoché invariati per i maschi (rispettivamente 3,8 e 3,6 per i 19-24enni e gli ultra
25enni).
Tra i giovani la frequenza più elevata si riscontra tra i consumatori di aperitivi alcolici e
breezer, il 67,0% degli intervistati, con una media di bicchieri più elevata per gli ultra
25enni (quasi 2 bicchieri) e le ragazze minorenni (1 e mezzo circa).
I consumatori di birra, pari al 43,4% degli intervistati, dichiarano consumi medi di circa 1
bicchiere sia per i maschi che per le femmine minorenni.
Il 43,0% dei giovani dichiara di consumare vino e le medie più elevate nel numero di
bicchieri consumati si registrano tra i minorenni: 1 bicchiere e mezzo per i maschi e, a
sorpresa, quasi il doppio, circa 2 e mezzo, per le femmine.
Tra chi predilige i superalcolici, e si parla del 27,0% dei giovani, la media più elevata di
bicchieri si registra tra i minorenni di entrambi i sessi: 1 bicchiere per i maschi, circa 1 e
mezzo per le femmine.
Per tutti una spiccata tendenza al policonsumo che attribuisce ai consumatori di
superalcolici la quota massima di individui che quando beve il sabato sera cumula tutte le
bevande alcoliche: in una serata media, il 63,8% di amanti di whisky, gin, tequila e liquori
ad alta gradazione dichiara di consumarli insieme a più di un’altra bevanda, confermando
un profilo di risk taking individuale che aumenta gradualmente con il crescere del tenore
alcolico della bevanda di riferimento e con prevalenze di policonsumatori che sono minime
per i consumatori di bevande a bassa gradazione e pari al 21,3%.
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Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
Le abitudini di consumo dei giovani
Consumatori (%) di
BREEZER o COCKTAIL
in una serata tipo
Associazione con altre bevande alcoliche
70
60
50
33,0
40
67,0
39,1
30
24,8
21,3
20
11,7
10
Si
No
3,2
0
Solo
Breezer/Cocktail
+Birra
+Liquori
+Vino
+ di 1 bevanda
Associazione con altre bevande alcoliche
Consumatori (%) di
BIRRA
in una serata tipo
70
60
50
43,4
38,3
40
38,3
30
56,6
20
11,7
8,6
10
3,2
Si
0
No
Solo Birra
Consumatori (%) di
VINO
in una serata tipo
43,0
+Breezer/
Cocktail
+Liquori
+Vino
+ di 1
bevanda
Associazione con altre bevande alcoliche
70
60
50
44,1
40
30
57,0
20
16,8
18,2
8,6
10
12,3
Si
No
0
Solo Vino
+Breezer/
Cocktail
+Birra
Consumatori (%) di
LIQUORI
in una serata tipo
27,0
+Liquori
+ di 1
bevanda
Associazione con altre bevande alcoliche
70
63,8
60
50
40
30
19,6
73,0
20
10
Si
No
8,0
3,6
5,1
0
Solo Liquori
+Breezer/
Cocktail
+Birra
+Vino
+ di 1
bevanda
5
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
E sul problema della accresciuta disponibilità di bevande alcoliche e della persuasione e
seduzione pubblicitaria l’analisi acquisisce e sottolinea le evidenze scientifiche prodotte
dal RAND Institute su incarico della Commissione Europea e dallo Science
Group dell'European Alcohol and Health Forum istituito a livello europeo per
l'implementazione della Community Strategy on Alcohol.
L’evidenza scientifica ha dimostrato che i giovani, che rappresentano un importante quota
del mercato delle bevande al coliche (negli States garantiscono sino al 30% del fatturato
totale) sono soggetti a pressioni al bere sollecitate da modalità e contenuti della pubblicita'
delle bevande alcoliche che da anni la Consulta Nazionale Alcol ha evidenziato essere
non adeguatamente regolamentata in Italia come riportato nella Relazione al Parlamento
da parte del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
E' anche stato dimostrato nel report del Rand Institute che la disponibilità e l'accessibilità
delle bevande alcoliche è fortemente aumentata negli ultimi dieci anni specificamente per i
giovani in Italia mentre è rimasta pressoché inalterata per gli adulti.
Affordability (disponibilità, accessibilità)
Questo due fenomeni di natura commerciale ed economica contribuiscono a consolidare
tutte le bevande alcoliche come principale fattore di rischio, di malattia, di mortalità e di
disabilità per i giovani italiani, vittime inesperte di un sistema sociale, familiare e culturale
che ha perso i livelli passati di controllo formale ed informale e che non tutela e non
protegge adeguatamente le persone dai rischi alcolcorrelati.
6
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
Una considerazione a parte va fatta sul concetto di limite e sull’ormai negletta cultura del
bere mediterraneo. In Italia il vino è la bevanda alcolica che contribuisce maggiormente a
determinare una eccedenza rispetto alle linee guida disponibili e a determinare consumi a
rischio, anche se ogni generazione, accanto al suo modello di rischio, ha la o le sue
bevande a maggior rischio e in questo il marketing e la pubblicità esercitano il loro ruolo. I
giovanissimi, ad esempio, sono quelli che più di tutti hanno la più elevata quota di consumi
eccedentari derivanti dal policonsumo, dall’assunzione poco selettiva delle bevande, a
testimonianza di un valore d’uso dell’alcol come sostanza, più che del valore “alimentare”
o degustativo della bevanda alcolica. Ma il vino ha fatto la sua comparsa prepotentemente
a partire dalle ragazzine, come dimostrato nell’esperienza del “Pilota”, ma sostanzialmente
confermato anche dai dati Multiscopo ISTAT elaborati dall’Osservatorio Nazionale Alcol
sui giovani in genere, probabilmente anche favorito o quanto meno abilitato dal consenso
intrafamiliare, ma con modelli che nulla hanno a che vedere con il modello mediterraneo
visto che poi il consumo del vino è affiancato sia nella modalità quotidiana, sia il sabato
sera da un elevato numero di bicchieri di altre bevande alcoliche che si sommano tra di
loro.
Bicchieri di alcol consumati al giorno dai soli consumatori quot idiani di alcolici.
Stima del contributo (%) delle differenti bevande sull ’intake e sull’
sull’eccedenza.
Anno 2007. Uomini 11+ per classi di età
et à
Stima bicchieri totali 7.200.000
95,9
>64 anni
3,1 1,0
Stima bicchieri totali 20.500.000
80,9
19-64 anni
15,2
3,9
UOMINI
Stima bicchieri totali 306.000
46,1
11-18 anni
0
10
39,2
20
30
40
50
60
INTAKE ALCOLICO
VINO
14,7
70
80
BIRRA
Stima bicchie ri totali in e cce de nza 4.250.000
100
1,1
55,4
>64 anni
90
LIQUORI
2,0
59,0%
0,5
Stima bicchieri totali in e ccede nza 4.000.000
0,5
11,8
19-64 anni
19,5%
6,5
0,8
Stima bicchieri totali in e ccede nza 185.000
11-18 anni
23,0
0
10
14,9
20
30
11,8
40
61,1%
11,5
50
60
70
80
VINO
LIQUORI
INTAKE ALCOLICO IN ECCEDENZA
Osservatorio Nazionale Alcol - World Health Organization Collaborating Centre
RESEARCH and HEALTH
PROMOTION on
ALCOHOL
and ALCOHO L- RELATED
90
100
BIRRA
COMBINAZIONI
for
HEALTH PROBLEMS
7
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
Bicchieri di alcol consumati al giorno dai soli consumatori quot idiani di alcolici.
Stima del contributo (%) delle differenti bevande sull ’intake e sull’
sull’eccedenza.
Anno 2007. Donne 11+ per classi di et à
Stima bicchieri totali 2.500.000
98,2
>64 anni
1,8
Stima bicchieri totali 5.200.000
88,5
19-64 anni
9,7
1,8
DONNE
Stima bicchieri totali 51.300
34,9
11-18 anni
0
10
45,3
20
30
40
50
INTAKE ALCOLICO
19,8
60
70
VINO
BIRRA
80
Stima bicchieri totali in eccedenza 1.040.000
100
0,5
39,4
>64 anni
90
LIQUORI
40,6%
0,6
Stima bicchieri totali in eccedenza 800.000
0,8
19-64 anni
11,1
3,0
15,6%
0,7
Stima bicchieri totali in eccedenza 24.000
11,2
11-18 anni
0
19,9
10
20
10,5
30
47,7%
6,1
40
50
VINO
LIQUORI
INTAKE ALCOLICO IN ECCEDENZA
Osservatorio Nazionale Alcol - World Health Organization Collaborating Centre
RESEARCH and HEALTH
PROMOTION on
ALCOHOL
and ALCOHO L- RELATED
60
BIRRA
COMBINAZIONI
for
HEALTH PROBLEMS
Poco o niente si è lavorato in Italia sul valore della moderazione, ai ragazzi nessuno ha
mai stato insegnato o spiegato il concetto di limite, il valore o l’opportunità della sobrietà in
alcune circostanze; parallelamente e di conseguenza, la negligenza dell'attenzione
familiare e sociale, la insufficiente azione istituzionale hanno consentito di far prevalere le
sollecitazioni al bere, mediatiche e non, come pungolo al consumo e come parametri di
riferimento per la costruzione di sentimenti, emozioni, esperienze, dello stesso
divertimento da parte dei giovani. Gesti o comportamenti basati sull'uso predeterminato
della sostanza psicotropa e psicoattiva più facilmente disponibile, legale e di immediata
disponibilità ma che è anche al quinto posto tra le droghe in termini di danno, rischio e
capacità di dare dipendenza come già pubblicato su Lancet.
8
Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS
I dati prodotti dall’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell’Istituto Superiore di Sanità e
quelli prodotti dall'ISTAT mostrano da anni un fenomeno, l'uso della sostanza e non il bere
come tradizionalmente inteso, che non conosce inversioni di tendenza e che, anzi, per
alcune fasce di popolazione, si consolida in comportamenti che tendono a normalizzare
oltre l'abuso di alcol anche il contestuale consumo di droghe, come ad esempio la cocaina,
incrementando esponenzialmente sia il riscontro di doppia dipendenza che il rischio di
gesti abituali come ad esempio il porsi alla guida in condizioni psico-fisiche inidonee alla
sicurezza individuale e collettiva.
Entro i prossimi anni le stime congiunte elaborate per l’Italia da Jurgen Rehm del Centre
for Addiction and Mental Health della Toronto University in collaboraizone con
l’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS, l'alcol alla guida rappresenterà dopo il cancro la
principale causa evitabile di disabilità, morbilità e mortalità prematura in Italia. I dati
presentati in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2009 dimostrano che l’alcol è risultato
causa nel 2004 del 5,3% e del 2,3% della mortalità per maschi e femmine rispettivamente.
Parallelamente l’alcol è responsabile di un carico di malattia nella popolazione italiana pari
al 7,1% e al 3,2% del totale degli anni di vita persi a causa di disabilità, morte prematura e
malattia cronica principalmente sostenuta nell’ordine da cancro, incidenti e solo al terzo
posto da cirrosi epatica. Sulla base dei dati e delle tendenze prodotte dall'Osservatorio
Nazionale Alcol e dal Centro OMS per la Ricerca sull'Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità
non si può ignorare una tendenza che è indispensabile contrastare al fine di disinnescare
un comportamento che può trovare soluzione solo attraverso una rinnovata cultura basata
sul concetto di evitare di bere se ci si deve porre alla guida.
Un approccio ribadito dalla Risoluzione de Parlamento Europeo nel dicembre 2007 e
ancor di più dalla Framework on Alcohol Policies del WHO e che non consente
compromessi. Una cultura istituzionale e sociale che giunga a limitare realmente le
occasioni e le condizioni
di maggior rischio per i giovani richiede oggi
il convinto sostegno di misure legislative già in discussione e che è opportuno possano
ispirarsi all'evidenza scientifica che indica come il rischio di incidente mortale con livelli di
alcolemia compresi tra 0,2 e 0,5 sia tre volte superiore rispetto al livello zero o che la
pubblicità e le happy hours condizionano rischi e consumi alcolici tra i minori .
La riduzione della disponibilità dell'alcol attraverso la tassazione è uno degli strumenti più
efficaci ma politicamente poco gradito; promuovere la salute significa contrapporre
risorse, finanziamenti che sono attualmente inconsistenti in Italia rispetto alle dinamiche
di investimento che sono invece destinate, anche attraverso finanziamenti pubblici,
alla promozione delle bevande alcoliche per le quali le aziende spendono 169 milioni
di euro l'anno in pubblicità: la prevenzione alcolcorrelata si avvale di poco più di un
milione di euro , la ricerca, grottescamente, di nulla . E' importante, comunque, anche
in assenza di finanziamenti, agire almeno attraverso la predisposizione di informazioni e
di regole e continuare a normare , senza demonizzare, gli adulti al fine di garantire che tali
norme possano essere acquisite anche dai giovani, dare un segnale univoco capace di
evitare di introdurre ulteriori disuguaglianze in termini di esiti sulla salute degli individui che
sono tutti uguali alla luce del diritto-dovere di contribuire alla salute e alla sicurezza della
società.
Roma 23/04/2009
9