Manifesto del partito comunista Distanza di Marx da Hegel

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Marx
Manifesto del partito comunista
Il manifesto del partito comunista è stato scritto nel 1848 insieme ad Engel. Si basa su
diversi punti fondamentali:
1. Tutta la storia è storia dei conflitti di classe
2. Tutti i conflitti hanno visto lo scontro tra una classe che ha il possesso dei mezzi di
produzione e una classe di produttori. Questo conflitto si traduce in una lotta per il
potere politico in quanto riflesso del potere economico
3. L'intera storia occidentale è scandita da un'alternanza di forme socio-economiche a
cui si accompagna quindi un'alternanza del potere politico
4. La borghesia, nata dal mondo feudale, è stata una classe rivoluzionaria e per questo
motivo ha il potere Nell'Ottocento. La classe rivoluzionaria è ora però il proletariato
5. L'obbiettivo immediato del proletariato è la conquista dal potere con la forza e
l'attuazione della dittatura del proletariato. I proletari di tutto il mondo si devono
perciò unire per perseguire l'obbiettivo di una società senza classi sociali: il
comunismo.
Il manifesto riconosce quindi la lotta di classe non come accidentalità storica ma come
espressione della vitalità della società civile. Sono manifestazioni dei rapporti sociali che si
stanno evolvendo. La tesi più scandalosa è forse quella della dittatura del proletariato. Ma
secondo Marx la dittatura è una fase transitoria obbligatoria. Ad esempio, nella conquista
del potere della borghesia, vi è stato un periodo di dittatura: quello del terrore e di
Robespierre. Ma era necessario per la definitiva affermazione della borghesia al potere.
Distanza di Marx da Hegel
Il giovane Marx assume un atteggiamento critico rispetto a Hegel. Da una parte considera la
dubbia efficacia della filosofia Hegeliana, dall'altro i limiti della fenomenologia dello spirito.
Riconosce ad Hegel di aver colto il senso dell'alienazione, ma critica il fatto che essa si
muova solo nel pensiero. Secondo Marx infatti essa è un problema concreto, mostrato in
modo inequivocabile dalla rivoluzione industriale. È necessario superare l'alienazione ,ma
non quella che scaturisce dalla dialettica servo padrone ma quella che scaturisce da
capitale e lavoro. Marx si fonda su questa argomentazione:
Appropriandosi della natura per i propri bisogni in modo non spontaneo, sotto forma del
lavoro coatto, l'uomo è diventato un oggetto, si è alienato. Può sperare di uscire da questa
situazione a patto di rovesciare il processo, non limitandosi ad apprendere. Tra uomo e
realtà si presenta una forte distanza. Il processo attuato da Hegel è utile, dando una
descrizione sostanzialmente corretta. Ma assumere il concetto di questo processo come
superamento dell'alienazione è una favola, un'illusione. Hegel procede, agli occhi di Marx,
come se il processo di alienazione e il perdere sé stesso coincidessero. Marx apprezza che
la fenomenologia contenga tutti gli strumenti della critica come descrizione del processo di
alienazione, ma critica che la descrizione non possa cambiare il rapporto tra uomo e realtà.
Il superamento dell'alienazione è in Hegel puramente la sua descrizione, la fenomenologia
ha il carattere di romanzo di costruzione, di formazione della borghesia europea. L'unico
modo di superare l'oggetto è capirlo, farsene un concetto. Ciò non permette di
effettivamente modificare la realtà, ma solo di accettarla. Il rifiuto dell'idealismo da parte di
Marx consiste nel rifiutare a rassegnarsi. Ciò permette di individuare una serie di rapporti
tangibili che hanno portato all'alienazione umana.
Marx chiama la filosofia speculativa di Hegel preistoria, e storia l'applicazione nella realtà e
nel piano economico .È proprio quest'ultima ciò che egli crede sia giusto applicare. Su
questo terreno si innesta la presa di distanza dagli hegeliani di sinistra, che continuavano a
credere di poter applicare i cambiamenti concreti nella religione. Quello che propongono è la
transizione dalla filosofia alla religione, ma nulla più. Marx vuole andare oltre.
Ideologia Tedesca
Proprio la distanza dagli hegeliani di sinistra come esito della critica verso Hegel è il nucleo
più importante della sua più grande opera giovanile, scritto nel 46 con Engel con il titolo
l'ideologia tedesca. Il fatto che sia stato pubblicato dopo 50 dalla sua morte aveva ridotto la
comprensione della sua filosofia. Il suo obbiettivo è molto ambizioso, e consta nella
dimostrazione della falsa pretesa del pensiero hegeliano alla totale indipendenza del
soggetto dai rapporti economici. Enuncia un certo numero di tesi:
1. L'individuo è nella società, non è un'isola. Per questo occorre descrivere il processo
da cui ha avuto origine l'attuale organizzazione sociale presente Nell'Ottocento. Nella
descrizione si dota di categorie interpretative che da una parte preservano la
concretezza dei fatti empirici , dall'altra danno luogo ad una totalità organica.
2. La prima di queste categorie è la negatività latente in ogni momento del processo di
produzione dalla cui storia è scaturita l'alienazione della società. È una negatività che
esige di essere superata. Le varie forme di organizzazione sociale, non essendosi
mantenute sempre uguali a sé stesse, avevano ancora in sé i sintomi delle
condizioni della sua trasformazione. Ogni modello storico di società è caratterizzato
da una negatività dialettica per cui una forma contiene già le condizioni che
porteranno al superamento della stessa.
3. Le trasformazioni che interessano i modelli sociali trovano il loro inizio da una forma
nucleare originaria di società che coincide con la famiglia. Essa esprime
essenzialmente dei bisogni a cui deve provvedere. La soddisfazione di questi bisogni
provoca bisogno di mezzi per la produzione dei primi. Dalla natura dinamica dei
bisogni si passa alla divisione del lavoro che si complica sempre più. Si arriva poi a
quella che è per Marx la disgrazia, la formazione della proprietà privata.
Non si può fare né come Hegel ne come gli hegeliani di sinistra. Nell' ideologia tedesca entra
nelle caratteristiche della società nella quale si consuma l'alienazione degli uomini. Trovare
una soluzione implica una diagnosi il più possibile accurata. È necessario descrivere le
strutture e le categorie della società, quale categoria sia motore dell'evoluzione (è la
negatività dialettica). D'altra parte la società è l'ambito nel quale l'individuo nasce, vive e
opera. La prima società è la famiglia, che ha bisogni ai quali va data soddisfazione. Per
soddisfare i bisogni si ha la moltiplicazione dei bisogni. La moltiplicazione dei bisogni porta
alla moltiplicazione dei lavori. Ciò porta alla proprietà privata. Coloro che difendono queste
risorse le ritengono di loro proprietà. Dal momento che si manifesta la differenza tra
proprietari e non proprietari, i non proprietari saranno costretti a lavorare per ricavare in
percentuale i termini della sussistenza. Per cui il lavoro diventa la condizione della
sussistenza, ma anche la condizione per l'alienazione. Nelle varie fasi che si sono
determinate la forza lavoro spesa ha avuto come corrispettivo solo la sussistenza. Quindi si
è originata la società servile. Il lavoro diventa la dimensione in cui perde sé stesso perché
quello che fa non va a suo vantaggio ma a vantaggio di altri. Questo avviene più che mai
nella società industriale.
Ogni modello della società, in virtù della società in grado di garantire lo sviluppo, ha in sé le
ragioni del proprio superamento. Ciascuna delle forme di organizzazione socio economiche
che si sono succedute nel tempo conteneva in sé la forma che costituiva il proprio
superamento. Anche quella capitalistica secondo Marx conteneva il germi del proprio
decadimento. In particolare conteneva i germi del comunismo che sarebbe giunto. Se
infatti, il motivo di alienazione è la proprietà privata, nel momento che cade la proprietà
privata allora cade anche l'alienazione. Il comunismo diventa superamento del lavoro come
presenza che opprime l'uomo. Il comunismo è il ritorno dell'uomo a se stesso, è la
riappropriazione di sé. Con l' ideologia tedesca Marx ha segnato già i confini della sua
successiva ricerca.
Fase londinese
Dopo la sua esperienza 48esca, negli anni 50 si ritira a Londra dove può contare sul
sostentamento offerto da Engel. Dopo la critica nei confronti degli hegeliani di destra e di
sinistra, si dedica alla costruzione della sua proposta, alla definizione del materialismo
dialettico. Per materialismo dialettico intendiamo solitamente Marxismo. Marx non tollerata
che il suo nome fosse utilizzato per una categoria interpretativa. Scrive:

Critica dell'economia politica

Il capitale in 4 volumi
Il progetto perseguito da Marx si articola su tre piani:
 La contestazione dei fatti economica come derivati da fatti naturali.
 L'applicazione del metodo storico totalizzante come metodo di descrizione del
mondo economico e sociale.
 La dimostrazione del carattere eminentemente anarchico, auto contraddittorio e
autodistruttivo del capitalismo. Questa tesi circa la natura anarchico distruttiva del
capitalismo è uno strumento nel programma di abbattimento dello stesso.
Un piano chiaro del suo pensiero richiederà una divisione in:
1. Questione di metodo
2. Concetti e valori per Marx: valore, lavoro, merce, denaro, plusvalore
3. Analisi del capitalismo e del suo destino
Critica degli economisti classici
Marx afferma che gli economisti classici, come Malthus, Smith e Ricardo, che hanno il
merito di aver cercato di sistemare in un quadro la realtà del sistema di produzione
industriale, hanno però ricavato da concreti comportamenti economici, dal concreto
sistema produttivo, delle leggi che hanno spacciato come naturali. Prima tra tutte la legge
della domanda e dell'offerta, insieme al sistema dell'equilibrio del mercato. Marx fa una
riflessione elementare: se queste leggi fossero naturali, non dovrebbero ammettere
eccezioni, ma non è così. Prendiamo il caso della legge della domanda e dell'offerta: quando
c'è poca domanda i prezzi si abbassano, quando c'è molta domanda il prezzo si alza. Smith
ha considerato questa legge come naturale. Ma se prendiamo come merce la forza lavoro,
allora dovrebbe verificarsi che in periodi di crescente domanda di forza lavoro, il prezzo
dovrebbe crescere, ma invece finisce a diminuire. Gli imprenditori infatti ricorrono a degli
esperienti: il cottimo. Quando il ciclo si espande, invece di aumentare il numero di addetti,
offro momentaneamente a ciascuno la possibilità di lavorare di più accelerando le fasi
produttive o aumentando il numero di ore di lavoro. Di fatto in questo scenario non è vero
che l forza lavoro viene a costare di più, ma di fatto diminuisce perché una quota
proporzionalmente è destinata dagli imprenditori al profitto. Quindi non vi sono elementi
uguali sempre a se stessi, ma i rapporti esistenti sono tra entità dinamiche, tra uomini.
Quindi l natura sociale dei fatti economici si risolve con forme determinate. Il cosiddetto
homo economicus , l'uomo produttore a cui si erano riferiti gli economisti classici, secondo
Marx non esiste. Marx li chiama robinsonate, citando il romanzo di Defoe secondo il quale
l'uomo da solo era in grado di ricreare un modello funzionale economico e di produzione. Se
non ci fossero rapporti sociali l'economia non avrebbe ragion d'essere. Marx quindi si
rapporta ai termini chiave dell'economia politica in modo molto meno mistificato rispetto
agli economisti classici, cimentandosi con le stesse identiche categorie
Valore d'uso e valore di scambio
Smith nella ricchezza delle nazioni del 1776 a proposito del valore dice che è prodotto dal
lavoro. Il valore anche per Marx di un bene corrisponde alla quantità di lavoro impiegato per
realizzarlo. Tuttavia la definizione rimane incompleta qualora non venga inserita in un
contesto sociale, in una rete di rapporti. Bisogna infatti distinguere tra valore d'uso e valore
di scambio. Il primo è il valore di un determinato bene per soddisfare un bisogno. Il valore
uso di una penna è legato alla possibilità di scrivere.
Nella misura in cui un oggetto possiede un valore d'uso, ha anche la possibilità di essere
scambiato con un altro oggetto con un valore d'uso diverso. Io ho una penna ma non ho
cibo, quindi posso cederla in cambio di cibo. Ne deriva che tutti i valori d'uso sono
suscettibili di diventare valori di scambio. La condizione è che esista una società. Solo a
questo punto si può introdurre il concetto di valore come quantità di lavoro richiesto per
produrre un tot bene. Solo da questo punto è possibile valersi del criterio comparativo per la
determinazione del lavoro. Se per un oggetto ci sono volute 10 ore di lavoro costa meno di
quello che costa 50. Due oggetti hanno lo stesso valore di scambio se la quantità di lavoro
in essa contenuta è identica. Quindi si può sostenere che abbiano maggior valore quegli
oggetti che richiedono più lavoro. Anche in questo caso è necessaria un ulteriore
mediazione sociale, perché la quantità di tempo richiesta per produrre un determinato
oggetto deve essere prevista dall'organizzazione del lavoro. Se ci vogliono 10 ore non posso
pretendere -se non ho tecnica come lavoratore - che se la faccio in 20 ore costi il doppio a
causa della pigrizia e incapacità. Dalla serie di considerazioni fin qui svolge si ricava che i
valori d'uso diventano valori di scambio se esiste un mercato, dove tutti i produttori
incontrano i consumatori. Solo nel mercato l'oggetto diventa merce.
La merce
Marx si chiede cosa sia esattamente la merce. Tutti ne parlano, ma nessuno è in grado di
darne una definizione adeguata. La merce non è un oggetto ma un'operazione. Dove si
hanno comparazioni tra i valori d'uso delle cose implica una relazione sociale. Il valore d'uso
non è legato a merce, ed un esempio è l'aria, che viene utilizzata ma non scambiata. È
legato però alla società ,che è necessaria perché un oggetto divenga merce. In primo luogo,
rispetto alla merce il mondo sociale si divide nelle due sfere di produttori e consumatori, che
vengono a trovarsi in una condizione di crescente squilibrio. I motivi dello squilibrio sono:
1. La libera concorrenza porta ai più deboli ad uscire, cosa che porta al concentrarsi del
capitale in mano di pochi.
2. Nell'altra sfera del consumo si ha una continua a perdita di acquisto. Non essere
imprenditore ma un salariato vuol dire disporre di redditi inferiori.
3. Il capitalismo è viziato da una contraddizione mortale: all'aumento della merce
corrisponde una diminuzione del potere di acquisto. Questo porterà a crisi cicliche,
che al tempo di Marx costituiscono un inedito. Sono crisi da sovrapproduzione, di
eccedenza di prodotto rispetto alla capacità di acquisto. Il numero potenziale di
acquirenti aumenta e parimenti anche la produttività, ma non aumenta l'acquisto.
MDM e DMD
Il valore di scambio ha universalmente la forma di denaro: in un habitat primitivo se entro
nel mercato con due polli, ne ho in cambio un utensile per lavorare l'orto. Nel mondo
moderno si usa il denaro. Marx non ha proposte inedite rispetto al denaro, dicendo che è la
misura standard del valore. Marx costruisce una relazione di tipo Merce-Denaro-Merce. Il
denaro non entra solo però nella relazione dove la vendita è finalizzato al acquisto di una
merce di uguale valore(MDM). Esiste un'altra relazione DMD dove si compra per vendere. In
questo caso è determinante per l'operatore ottenere dalla merce venduta una somma in più
rispetto a quella acquistata. La differenza tra quella vendita e quella acquistata prende il
nome di plusvalore. Il denaro è fondamentale nel produzione di plusvalore. Esso
rappresenta la valorizzazione rispetto alla cifra investita. È la trasformazione del denaro in
capitale. Investi a ma ricavo a + n. Non possiamo pensare che la produzione di plusvalore
sia legata all'utilizzo di forza lavoro salariato. Se pensiamo infatti che un settore umano
venga completamente automatizzato allora non dovrebbe esserci plus valore. Bisogna
prendere invece la dimensione sociale della merce. Nel sistema capitalistico industriale di
produzione che tende continuamente a rivoluzionare la produzione per ridurre i tempi
proprio in virtù del fatto che l'obbiettivo implicito è ridurre continuamente i costi
rivoluzionando continuamente le attività produttive, allora questa merce è funzione del
capitale. La forza lavoro è frutto di un astrazione quindi del denaro che li asserisce tutti.
Capitalismo e lavoro
Per quanto riguarda il plus valore non sembra che sia legato esclusivamente alla
produzione industriale, ma anche al mercantilismo (che esisteva dal tardo cinquecento al
settecento). I processi di valorizzazione del denaro erano precedenti al mercantilismo. È
infatti avvenuto nel tardo medioevo, dove sono nate le banche. Però è vero che è
soprattutto il mercantilismo che prepara il modo di produzione ponendo in essere in modo
più diretto il capitalismo. Nella relazione DMD il compratore chiede alla merce che produca
un aumento rispetto alla somma investita. Una merce produce solo plusvalore solo quando
lo vendo. Per realizzare un profitto devo vendere la merce ad un prezzo superiore. Bisogna
entrare nei costi di produzione. Questo a patto che non succedano incidenti, come una
situazione di crisi o deterioramento del prodotto. Non è caratteristica delle merci produrre
valore deteriorandosi, qualsiasi merce consumandosi perde valore d'uso e valore di
scambio. Il plusvalore rafforza il capitalismo ma ne accentuano le contraddizioni.
L'acquisto di forza lavoro consente la valorizzazione del capitale nella misura in cui essa
consumandosi continua produrre valore. Continua a produrre plusvalore mediante il lavoro.
Al momento dell'immissione del mercato le merci vengono vendute ad un prezzo che si
traduca nella somma degli addendi costituiti da salari, materie prime, ecc. Nel primo caso io
compro un oggetto a 100 e lo vendo a 110. Ma nel sistema capitalistico di produzione
anche se io immetti sul mercato questo oggetto ai costi di produzione, cioè a 100 €, lo
stesso ho realizzato plus valore. Questo è dovuto dal rapporto tra industriale e lavoratore,
nel momento in cui il lavoratore vende la propria forza lavoro ad un prezzo minore rispetto a
ciò che guadagna.
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