Dizionario Completo Della Canzone Italiana Anteprima

collana diretta da Riccardo Bertoncelli
DIZIONARIO
COMPLETO DELLA
CANZONE
ITALIANA
A CURA DI ENRICO DEREGIBUS
Progetto grafico e copertina
Enrico Albisetti
Redazione e impaginazione
Michele Lauro
Schede a cura di:
Ricky Barone (r.ba.)
Alberto Bazzurro (a.ba.)
Cesare Borrometi (c.bo.)
Francesco Casale (f.ca.)
Alessia Cassani (a.ca.)
Enrico de Angelis (e.d.a.)
Paola De Simone (p.d.s.)
Alfredo Del Curatolo (a.d.c.)
Enrico Deregibus (e.de.)
Giorgia Fazzini (g.fa.)
Jole Silvia Imbornone (j.s.i.)
Annino La Posta (a.l.p.)
Melisanda Massei Autunnali (m.m.a.)
Beppe Montresor (b.mo.)
Michele Neri (m.ne.)
Aurelio Pasini (a.pa.)
Antonio Piccolo (a.pc.)
Alessia Pistolini (a.pi.)
Attilio Recupero (a.re.)
Stefano Starace (s.st.)
Gianluca Veltri (g.ve.)
Nicoletta Verlezza (n.ve.)
Diego Zanti (d.za.)
Supervisione alle discografie di Michele Neri,
con la collaborazione di Franco Settimo.
Tutti i diritti riservati
www.giunti.it
© 2006 Giunti Editore S.p.A.
Via Bolognese, 165 - 50139 Firenze - Italia
Via Dante, 4 - 20121 Milano - Italia
ISBN 9788809756250
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
Prima edizione digitale 2010
INTRODUZIONE
B
isogna essere dei cafoni per fare un dizionario della canzone. Perché
manca questo e manca quello, perché quell’altro non ha abbastanza
spazio, perché… Insomma, è un casino. Non è stato facile scegliere, e in
qualche caso il sottoscritto ha faticato anche a mettersi d’accordo con se stesso. In queste pagine ci sono più o meno 600 nomi: fossero stati 1000 il problema sarebbe stato minore ma ci sarebbe stato lo stesso, c’è sempre qualcuno in bilico fra il dentro e fuori. E soprattutto si è voluto fare un volume
trasportabile a mano, diciamo così.
Comunque, fin da subito chiedo scusa a tutti quelli che non ho inserito e
che lo meritavano. Ma anche agli altri, per carità.
◗ WHO
Per decidere gli artisti da includere (e gli spazi per ognuno) si è cercato di
usare dei parametri oggettivi, ovvero: a) la notorietà e/o le vendite dei dischi,
b) l’arco temporale delle carriere. Ma insieme a questi criteri anche – inevitabilmente, umanamente, opinabilmente, pesantemente – quello del giudizio
critico: sulla qualità, sulla rilevanza, sull’originalità di ogni nome preso in
considerazione. Giudizio che guarda caso spesso coincide con quello del
curatore di questo dizionario. Però non sempre e non sempre del tutto.
In linea di massima non troverete nomi che non siano legati alla canzone,
intesa come quella cosa fatta di musica e parole cantate e in cui quindi qui
facciamo entrare, un po’ a sbafo, anche rap e altro. Alcuni musicisti puri però
li abbiamo infilati, ma sono eccezioni che confermano la fregola di metterli,
in quanto importanti e comunque in qualche modo affini al mondo trattato
nel dizionario.
E poi – piccolo motivo d’orgoglio, se ci è concesso – ci sono anche un po’
di semplici (?) autori, così come arrangiatori e/o produttori. Perché sono fondamentali nella canzone e nelle canzoni (sovente molto più di noti cantanti) e perché spesso, quasi sempre, sono dimenticati se non sconosciuti.
Onore al merito, insomma. Si è voluto però evitare personaggi riconducibili
per lo più ad un singolo artista (per questo non c’è Guido Elmi, ad esempio)
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giacché se ne parla già nella scheda di quello. Mentre invece compaiono alcuni discografici (pochi ma buoni, e indispensabili) anche se in senso stretto non sono stati produttori. Con dispiacere si è scelto invece di non inserire altri addetti ai lavori, come organizzatori di festival o gestori di locali importanti, perché si sarebbe aperto un capitolo infinito. Faccio qui due nomi,
ad alleviare il senso di colpa per averli lasciati fuori: Giancarlo Cesaroni e
Amilcare Rambaldi.
E poi: sono stati esclusi personaggi che pure hanno all’attivo canzoni di
una certa fortuna, ma legate ad esempio a spettacoli televisivi. Quindi niente Corrado, per dire, anche se per un must come Mi scappa la pipì papà la
tentazione c’è stata.
Altra grana è stata quella delle dimensioni di ogni scheda. Anche qui valevano i criteri di cui sopra, compreso quello critico e/o soggettivo. E quindi
troverete ampio spazio per Flavio Giurato o Max Manfredi, spazio che altri
certo non avrebbero concesso (magari non l’avrebbero dato neppure a, chessò, Piero Ciampi o Mauro Pagani).
Aggravante a tutto questo è la scelta – cafonissima – di selezionare un po’
di nomi, centocinquanta e passa, e per loro aggiungere una discografia alla
fine della scheda biografica. Con il rischio di cadere nel burrone della distinzione tra artisti di serie A e di serie B, certo, anche se non era questo il senso
della scelta. Ma – se burrone era – una volta dentro si è anche quasi sempre
voluto, per i primi, soffermarsi su alcuni loro dischi, per consigliarne l’ascolto (o magari sconsigliarlo, in qualche caso). Sono, diciamo, album rappresentativi, qualunque cosa voglia dire questo termine.
◗ WHEN
Si è ovviamente delimitato un periodo storico, che è quello che va dal
1958 di Volare di Modugno (che la quasi totalità degli storici del settore considerano come la nascita della canzone “moderna”) a oggi (metà di settembre del 2006, per la precisione). Però s’è pensato comunque di non lasciar
fuori Claudio Villa e Nilla Pizzi, perché hanno continuato ad aver successo
(parola odiosa, che sa di participio passato, ma che troverete spesso nelle
schede, non se ne può fare a meno) anche dopo il 1958 e inoltre possono servire come riferimento per far capire com’è cambiato il mondo della canzone
dopo di loro.
◗ WHAT
Risolti, si fa per dire, i problemi relativi a nomi e spazi c’era da decidere il
titolo. Dizionario, sì, ma di che? Gli anglosassoni hanno l’espressione “popular music” per definire quel che c’è dentro a queste pagine, noi niente, visto
che “musica popolare” nel nostro Paese può significare anche altro (vecchia
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faccenda musicologica, questa). Ci siamo italianamente aggiustati con quel
che avevamo. Il dubbio era soltanto: dizionario della canzone o della musica?
Alla fine, prova e riprova, il termine canzone stava un po’ stretto, il termine
musica un po’ largo. Abbiamo tirato dentro la pancia e scelto il primo. Però
nel dizionario trovate la canzone vera e propria (“leggera e “d’autore”), ma
anche il rock di ogni inclinazione (dal beat al progressive, all’indie, al resto),
il rap, il blues, il folk, la dance, il jazz cantato, ed altro ancora. In questo senso il dizionario è “completo”.
Si sono insomma evitati paletti, includendo tutto quel che sta nell’ambito
della canzone e nei terreni confinanti, fin dove lo sguardo (l’udito) arriva.
Quindi con tutti i possibili limiti umani, e librari.
◗ WHERE
Quindi: “Dizionario della canzone italiana”. Non è vero – salterà su il tipo
del primo banco – ci sono anche Miguel Bosè, o i Rokes, o Rocky Roberts.
Vero, ma si tratta di personaggi che hanno avuto uno specifico successo in
Italia e questo dizionario ha voluto accoglierli, dargli almeno un permesso di
soggiorno. E ci sono anche artisti che non cantano in italiano o in dialetto (i
bluesmen, ad esempio), ma escluderli non aveva senso. Forse la dicitura corretta poteva essere “Dizionario della canzone italiana o in italiano”, ma a
quel punto bisognava specificare nel titolo altre mille cose, che è quel che
stiamo cercando di fare in questa introduzione, già di per sé un po’ lunghetta e figuriamoci come titolo.
◗ WHY
L’ultimo problema – che in realtà è stato il primo e che in fondo non è stato
un problema ma la molla che ha fatto scattare questo volume – era: c’è bisogno di un “Dizionario della canzone italiana” quando su Internet si trova di
tutto? Pensiamo di sì. L’era di Internet ha molti vantaggi, la comodità ad
esempio, ma anche la pessima abitudine di copincollare tutto, con lacune,
reticenze, luoghi molto comuni. Ed errori, tanti. Le stesse cose girano in rete
con minime variazioni. Dicesi: standard. Le pigre biografie degli artisti che
trovate in giro (sul web e altrove) son poi sovente le stesse dei comunicati
stampa ufficiali, che non solo sono tendenzialmente e comprensibilmente
agiografici, ma molte volte riscaldano le solite minestre (senza contare che
sovente – troppo sovente – sono pieni di errori pure quelli) o le producono
in serie. Qui – cucina casalinga, pesce fresco ogni giorno – si è cercato di fare
un lavoro di ricerca lungo, accurato, di incrocio di molte fonti, e poi di controllo. L’intenzione di questo libro era proprio questa, al di là del Mario Rossi
che c’è o che manca. Quindi troverete molte notizie poco note, inserite però
in base alla reale importanza o magari curiosità, e non tanto per.
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Ecco, detto con tutta la modestia possibile: non ci pare che questo sforzo
sia stato fatto nei pochi o tanti dizionari usciti negli ultimi quindici anni,
dopo quello antesignano – e forse irripetibile – curato da Gino Castaldo per
Curcio nel 1990, ora ovviamente datato.
A voi appurare se per questo dizionario la fatica è valsa la pena, se ha portato risultati. Sono venute fuori schede ipercaloriche, di poche ciance, nella
tentazione e nel tentativo di ricostruire le informazioni dalle fondamenta.
Probabilmente troverete anche qui errori (profonda riconoscenza a chi li
segnala) ma perlomeno non i soliti.
Fateci sapere.
Enrico Deregibus
([email protected])
Nota importante. Dato il lavoro suddetto, nel senso di fatica e ricerca, ci dispiacerebbe assai vedere riprese parti di questo dizionario senza una doverosa citazione. Assai. A buon intenditor.
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GUIDA ALLA CONSULTAZIONE
DISCOGRAFIA
LEGENDA
Le discografie, dove inserite, riportano gli album
pubblicati in Italia, ma si è cercato di includere
anche tutte le pubblicazioni estere contenenti canzoni in lingua diversa dall’italiano o comunque inedite nel nostro paese. Per le antologie si è seguito il criterio dell’ufficialità, aggiungendo le raccolte con materiale inedito o raro, o comunque particolarmente rilevanti.
In alcuni casi (pochi) si tratta di discografie parziali, per l’impossibilità di risalire a una discografia completa.
Per la maggior parte delle discografie è specificata l’etichetta dell’edizione discografica originale e
non le ristampe. Per alcune schede (Carosone,
Buscaglione, Modugno, Arigliano, Quartetto Cetra
e altri del periodo antecedente la diffusione dell’ LP,
ma anche per alcuni artisti successivi) è stato ritenuto opportuno completare la discografia con i 45
giri extended play (EP), poiché molte di quelle incisioni non sono più state riepilogate in altri formati o per dare una visione d’insieme della produzione discografica.
All’interno delle schede gli strumenti suonati dai
musicisti sono stati abbreviati come segue:
ar. armonica
bs. basso
bt. batteria
cb. contrabbasso
ch. chitarra elettrica
cha. chitarra acustica
cmp. campionamenti
fi. fisarmonica
fl. flauto
mn. mandolino
pn. piano
pr. percussioni
sx. sassofono
sf. strumenti a fiato
tr. tromba
ts. tastiere
vc. voce
vi. violino
vl. viola
vlc. violoncello
◗ RINGRAZIAMENTI
Pochi ma buoni.
Devo, ma soprattutto voglio, ringraziare Enrico de Angelis, per l’aiuto, in alcune cose fondamentale, che mi ha dato per portare a casa questo dizionario, al di là delle schede che ha fatto come
guest star.
Grazie a Franco Zanetti e a quelli che hanno dato un’occhiata e anche più ad alcune schede:
Menico Caroli, Roberta Genovesi, Federico Guglielmi, Ugo Marcheselli, Leonardo Marcheselli, Andrea Prevignano, Andrea Romeo, Stefano “Solegemello” Latini, John Vignola, Isabella Zoppi. E a
tutti quelli che ora non ricordo.
Grazie ovviamente ai collaboratori, che oltre a fare le loro schede hanno guardato anche quelle
di altri, e in particolare a Michele Neri per il lavoro sulle discografie.
E grazie al destino, si sa mai che s’incazzi se non lo ringrazio.
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A
A
◗ ACUSTIMANTICO
Un percorso particolare quello dei romani Acustimantico, sia dal lato artistico che da quello gestionale. Si formano nel 1998, provenienti da varie esperienze musicali, per proporre una canzone d’autore morbidamente vestita di jazz, tra echi balcanici e mediterranei e altre suggestioni. Guidati da Stefano Scatozza (ch. e musiche) e dall’incisiva Raffaella Misiti (vc.), con i testi sognanti di Danilo Selvaggi, dal 2000 autoproducono i primi tre album,
curandone anche la confezione: ACUSTIMANTICO (con
Fiori di loto), LA BELLA STAGIONE (la title track, Radio)
e l’assai rarefatto SANTA ISABEL (Musica immaginaria). Tutti intrisi di finezza strumentale e letteraria. Gli Acustimantico divengono poco a poco band
di culto, specie a Roma, grazie anche a molte affermazioni in premi e manifestazioni. Nel 2005 pubblicano per Il Manifesto il live DISCO NUMERO 4. Completano la formazione: Marcello Duranti (sx.), Carlo Cossu (vi.), Paolo Graziani (cb.), Massimiliano
Natale (bt.).
◗ ADAMO
Siciliano di origine, Salvatore Adamo (nato a
Comiso di Ragusa il 1° novembre 1943) è uno dei
cantanti più popolari in Europa negli anni ’60. La
carriera comincia in Belgio, dove si è trasferito con
la famiglia, alla fine degli anni ’50. I primi successi discografici sono sul mercato francese, men-
tre in Italia si affaccia nelle classifiche nel 1964
con Gridare il tuo nome e spopola poco dopo con
la celebre La notte. Altri successi di quegli anni sono Non mi tenere il broncio, Lei, Insieme, Amo e
Inch’Allah. Il suo stile si caratterizza per la fusione tra melodia italiana e stilemi della canzone francese. Nel 1968 vince il Festivalbar con Affida una
lacrima al vento, che consegue anche ottime vendite. Col finire degli anni ’60 (mentre La tua storia è una favola e Tu somigli all’amore sono tra le
ultime canzoni a entrare in classifica) dirada la sua
presenza sui mercati italiani pur continuando a incidere dischi nella nostra lingua – fra gli altri, …E
COGLIERE L’ATTIMO FUGGENTE (1972), composto con Herbert Pagani.
Quasi a sorpresa Adamo interviene al Festival
di Sanremo nel 1976, mentre nel 1982 riattiva la
discografia italiana con un nuovo album, FELICITÀ
DOVE SEI…, a cui seguono altri lavori con cadenza
piuttosto rarefatta. Più stretto si è fatto invece il
rapporto tra Adamo e altri Paesi frequentemente
visitati in tournée, in particolare il Giappone dove
sono stati pubblicati decine e decine di dischi e dove alcune sue canzoni sono state registrate da numerosissimi artisti locali. In Italia torna come ospite d’onore nel 2002 al Premio Recanati. Orientativamente il numero totale di dischi venduti nella
sua carriera è vicino ai cento milioni. All’attività
di cantautore Adamo ha affiancato quella di attore (e in sporadici casi di regista e produttore) nonché quella di scrittore: al suo attivo romanzi e raccolte di poesie.
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◗ AEROPLANITALIANI
Vercellesi, due album in dodici anni. L’esordio
è a Sanremo nel 1992 (Premio della critica) con
Zitti zitti (Il silenzio è d’oro), che comprende 30 secondi di silenzio, e attorno a quelli un rap su musica
piuttosto sofisticata e un testo denso di giochi di
parole. Nello stesso anno esce il primo album, STILE LIBERO, con il nuovo singolo La vita è un treno,
anch’esso interessante. Il progetto del gruppo desta
curiosità ma si interrompe subito. I componenti
seguono altre strade. Il cantante Alessio Bertallot
lavora come dj e conduttore radiofonico e televisivo, e pubblica IO VI VOGLIO BENE nel 1994 e NON nel
1999. Roberto Vernetti e Ricky Rinaldi lavorano
come produttori. Nel 2005 il ritorno del gruppo con
una cover di Canzone d’amore delle Orme e quindi con SEI FELICE?, che contiene sei inediti e altri rifacimenti, tra cui Vicious di Lou Reed e Maestro della voce (un brano della PFM dedicato a Demetrio
Stratos).
AEROPLANITALIANI
◗ AFRICA UNITE
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Hanno una popolarità superiore alle cifre di vendita dei loro dischi, consolidata in oltre vent’anni
di attività dal vivo. Vitale Bonino (Bunna, vc. e inconfondibile “immagine” del gruppo) e Francesco Caudullo (Madda/Madaski, ts. e “mago” del dub), nati
a Pinerolo da genitori torinesi e meridionali, creano il primo embrione del gruppo, con il nome di Africa United, nel 1981, in occasione di un concerto tributo a Bob Marley, morto qualche mese prima. L’influenza di Marley sugli Africa (e in particolare su
Bunna) è netta, a cominciare dalla denominazione
scelta (un brano del cantautore giamaicano) e – al
di là degli elementi mediterranei, e positivamente
autoctoni, che via via renderanno più personale la
poetica dell’ensemble – rimarrà una costante lungo tutta la carriera del gruppo.
Fino al 1986 la precisa direzione da prendere
rimane piuttosto confusa. Nel 1987 esce un mini,
MJEKRARI (un termine dall’albanese parlato in Calabria, così come per il successivo LLAKA), che già chiarisce gli obiettivi del gruppo: arrivare a definire un
reggae che all’eredità di Marley aggiunga connotazioni melodico-espressive di marca italiana. Nel 1992
nasce il progetto parallelo “To.sse”, sull’onda dell’hip hop. Dopo gli anni del culto di nicchia, l’ensemble assume – tra il ’92 e il ’93 – l’attuale denominazione (senza la “d” degli esordi) e dà alle stampe, per la Vox Pop, l’album BABILONIA E POESIA (con
Andare, Festa italiana, Ruggine) stilisticamente più
vario e accattivante dei precedenti, forse la vetta del
gruppo, che per la prima volta utilizza l’italiano. Proprio dalla particolare alchimia tra l’anima reggae
“ortodossa” di Bunna e quella musicalmente più creativa di Mada risulta un connubio che, pur con esiti più o meno alti, continua a tutt’oggi a funzionare. Tra i lavori successivi, il live IN DIRETTA DAL SOLE,
del 1996, primo album per una major e esemplare
del valore aggiunto nella veste live. A questo punto dalla formazione esce Max Casacci, per fondare
i Subsonica. Negli anni seguenti il gruppo non sempre riesce su disco a trovare la giusta concentrazione. Nel 2001 pubblica 20, omaggio a Marley, e nel
2003 MENTRE FUORI PIOVE, mentre nasce una collaborazione con il quintetto d’archi Architorti.
Tre anni più tardi la band torna al mercato discografico con l’ottimo CONTROLLI, senza lo storico sassofonista Paolo Parpaglione.
◗ AFTERHOURS
Il termine Afterhours indica letteralmente le ore
a venire, quelle successive, ma il nome del gruppo
deriva da un brano dei Velvet Underground. L’inizio è nell’autunno del 1986 a Corbetta, nella periferia occidentale di Milano, dove muovono i primi
passi Manuel Agnelli (vc. e autore), Paolo Cantù
(ch.), Lorenzo Olgiati (bs.) e Alessandro Polizzari
(bt.), una formazione che ben presto si rinnova,
come accadrà spesso anche nel prosieguo. Agnelli,
unico elemento costante, viene affiancato prima da
Giorgio Prette (bt.), poi da Xabier Iriondo (ch.), fino
all’attuale formazione con Dario Ciffo (vi.), Roberto
Dell’Era (bs.), Giorgio Ciccarelli (ts.) e Prette.
Anglofili nella fruizione musicale (debitori soprattutto a gruppi come i Pixies), gli Afterhours suonano nella provincia milanese e pubblicano brani
da Agnelli) e Posso avere il tuo deserto ma anche trasposizioni in italiano di vecchi pezzi come Ossigeno e soprattutto Dentro Marilyn (che esce anche su
singolo), ripresa poi da Mina come Tre volte dentro
me in LEGGERA.
La prima volta in italiano nasce da una forte progettualità e dall’esigenza di una maggiore e migliore forza comunicativa. E i risultati sono un salto di
qualità. Sono presenti tratti distintivi che saranno
confermati negli album successivi, un’originalità
nell’approccio sia al rock (tra melodicità e rumore, che qui si alternano mentre nei dischi precedenti erano fusi insieme) che all’aspetto letterario,
anche nei confronti di altre band del sottobosco della musica italiana. Il linguaggio, lontano da quello
cantautoriale classico, ha molti elementi di innovazione stilistica, la liricità è cruda, inesorabile, istantanea, anche spiazzante (Agnelli dirà di aver appreso molto da Edda dei Ritmo Tribale). La costruzione dei testi avviene con il metodo del “taglia e cuci”
o cut up, che consiste nell’utilizzare frasi diverse
per elaborarle insieme in un testo, sull’esempio di
William Burroughs. Le vendite confortanti sono limitate dalla chiusura della Vox Pop. Agnelli entra in
crisi e con lui il gruppo, il bassista Zerilli se ne va
ma dopo due anni i germi producono HAI PAURA DEL
BUIO? (in origine progettato come doppio), inciso per
un’altra indipendente, la Mescal. Disco eterogeneo
e con una vena melodica nel DNA, è il colpo di reni,
fondamentale non solo per la band che mette a frutto le idee precedenti e inizia a poter vivere di musica, ma per la credibilità di tutto il rock italiano. Il
singolo Male di miele contiene un’intensa State Trooper di Bruce Springteen e un inedito (Televisione).
L’attività live si fa densissima e costituirà forse l’aspetto prevalente del gruppo: i musicisti giocano
sul palco con i travestimenti, restano con mutande e calzini o si vestono da bambine per ironizzare sull’immagine dissacrante del rock. Le gratificazioni di vendite e di critica sono una spinta notevole per il gruppo (formato ora da Agnelli, Iriondo
e Prette), che però vive anche con turbamento il
nuovo ruolo e il consenso. Si sente in qualche modo
fagocitato. Il percorso successivo sarà caratterizzato anche dalla ricerca di una via d’uscita. Nel 1999
esce NON È PER SEMPRE (sulla cui copertina compa-
AFTERHOURS
in inglese firmati da Agnelli, quasi contemporaneamente a ciò che accade oltreoceano, dove band come
i Nirvana seguono gli stessi riferimenti stilistici. Nella primavera 1987 incidono un singolo con My Bit
Boy e To Win Or To Destroy, pubblicato nel 1989 per
l’indipendente Toast che dopo poco dà alle stampe
anche il mini LP ALL THE GOOD CHILDREN GO TO HELL,
di impronta post punk e con echi di Velvet Underground. Nel 1990 pubblicano una stupenda e sfoltita versione di Shadowplay in un tributo ai Joy Division, SOMETHING ABOUT JOY DIVISION, inciso per la Vox
Pop, etichetta di cui Agnelli è cofondatore, e lo scuro e denso album d’esordio DURING CHRISTINE’S SLEEP
(che “Rockerilla” designa “album italiano dell’anno” e l’americana “Alternative Press” “disco del
mese”). Nel 1992 è la volta dell’altro mini COCAINE
HEAD, nato da un totale mutamento d’organico attorno ad Agnelli, e nel 1993 del secondo, interlocutorio, album: POP KILLS YOUR SOUL (Oxygen), che vede
l’ingresso di Iriondo nel gruppo. Questi episodi da
un lato costituiscono la premessa e il rodaggio per
l’approdo a un rock cantato in italiano, dall’altro valgono l’attenzione della più attenta critica americana, la partecipazione al “New Music Seminar” di
New York nel 1990 e all’“Indipendence Days” di
Berlino nel 1991. In un momento storico in cui i
nuovi gruppi s’imbastardiscono con il rap, il reggae, la musica etnica, l’elettronica, gli Afterhours
tirano dritti per la loro strada rock, filtrando molteplici riferimenti stilistici. Hanno proposte da etichette americane come Geffen e MCA, ma decidono di restare in Italia.
1993: l’ambiente in cui si consolida una delle
band con più personalità del decennio è quello milanese del Jungle Sound Station, attorno al quale ruotano giovani musicisti alla ricerca di sfogo e scambio di idee musicali e non, dai Carnival Of Fools ai
Casino Royale. Due cover in altrettanti album tributo avvicinano gli Afterhours all’italiano cantato:
Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano in E CANTAVA LE CANZONI, e l’anno dopo La canzone popolare di Ivano Fossati in I DISERTORI. Finché nel 1995
la formazione milanese prende coraggio e comincia a scrivere e cantare nella propria lingua con GERMI. Pur con qualche legnosità, convincono brani nuovi come Strategie (il primo testo in italiano scritto
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re l’immagine premonitrice di Iriondo nell’atto di
andarsene). Brani come la title track, Non si esce vivi
dagli anni ’80, Oceano di gomma, La verità che ricordavo dimostrano che gli Afterhours vivono ormai
di luce propria. Il gruppo ha un seguito notevole.
Il doppio SIAM TRE PICCOLI PORCELLIN riassume in un
set acustico e in uno elettrico (il primo voluto da
Agnelli, il secondo da Iriondo) tutto ciò che gli Afterhours sono, pensano, fanno, contraddicono, cercando di sfuggire il più possibile la celebrazione e l’autocelebrazione.
Un viaggio in India di Agnelli con Emidio Clementi, leader dei Massimo Volume, influenza il successivo QUELLO CHE NON C’È (2002), il primo senza
Xabier Iriondo: due forti personalità come la sua
e quella di Agnelli non riuscivano più a condividere lo stesso progetto. Ma la macchina non si inceppa e il disco entra nei primi dieci in classifica. I testi si fanno in qualche modo più narrativi,
diminuiscono le frasi a effetto e l’ironia non è più
il salvagente; le parole ruotano attorno al senso
di disorientamento.
Alla triennale di Milano nel 2003 la band partecipa alla mostra sulle “Città invisibili” di Italo
Calvino, musicando “la città di Irene”, e rifà con risultati egregi La canzone di Marinella in un tributo
a De André della rivista “MucchioExtra”. Nel 2004
c’è il primo impegno nella cinematografia: la colonna sonora di “Lavorare con lentezza” di Guido
Chiesa in cui il gruppo interpreta gli Area di Gioia
e rivoluzione, che esce anche su singolo. Gli
Afterhours intanto dividono il palco con i Twilight
Singers di Greg Dulli, che li apprezza da tempo e a
sua volta lavora attivamente al nuovo disco degli
Afterhours, BALLATE PER PICCOLE IENE (2005). Nel
2006 esce il volume “Ballate di male e miele” di
Simona Orlando (Arcana).
(e.de. - n.ve.)
AFTERHOURS
DISCOGRAFIA
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❯
ALL THE GOOD CHILDREN GO TO HELL (Toast 1989, EP)
DURING CHRISTINE’S SLEEP (Vox Pop 1990)
COCAINE HEAD (Vox Pop 1992, EP)
POP KILLS YOUR SOUL (Vox Pop 1993)
GERMI (Vox Pop 1995)
HAI PAURA DEL BUIO? (Mescal 1997)
NON È PER SEMPRE (Mescal 1999)
❯ SIAM TRE PICCOLI PORCELLIN (Mescal 2001, doppio
live)
❯ QUELLO CHE NON C’È (Mescal 2002)
❯ BALLATE PER PICCOLE IENE (Mescal 2005)
❯ BALLADS FOR LITTLE HYENAS (Mescal 2006)
❯ HAI PAURA DEL BUIO?. Una frase del Kubrick di “Shining” a intitolare un contenitore di 19 canzoni. Ballate, sperimentazione: dalla tensione di Male di miele all’emozionante grido di Rapace, dal quasi pop
di Voglio una pelle splendida alla morbidezza di Pelle. Istantanee, vere, aspre e mai pretestuose. L’album proietta gli Afterhours nella rosa degli artisti
più talentuosi della nostra scena musicale.
❯ SIAM TRE PICCOLI PORCELLIN. Due CD live. Il primo è una cavalcata elettrica aperta da Germi e
chiusa dall’unico inedito La sinfonia dei topi; spicca una versione ipnotica, affascinante, lunga più
di dodici minuti di Simbiosi, con la partecipazione di Emidio Clementi. Il secondo è un set acustico che rende ancor di più l’efficacia comunicativa di scritti duri eppure estremamente delicati, qui addolciti ulteriormente. Avvincenti l’immancabile Dentro Marilyn, Oceano di gomma, Strategie, Voglio una pelle splendida.
❯ QUELLO CHE NON C’È. Intimo, sussurrato, con qualche cupezza, sensibilmente diverso dai precedenti, meno aggressivo. Canzoni mature, mai retoriche né presuntuose, che vestono la forma della
ballata come in Il mio ruolo, oppure urlano Non
sono immaginario, ma sempre in una quieta ed
emozionante atmosfera che raggiunge l’apice nella title track, poggiata su un’elettronica timida, e
ancor di più in Ritorno a casa, dove Agnelli si spoglia in silenzio.
❯ BALLATE PER PICCOLE IENE. Un album che si assorbe poco a poco. Spicca la volontà, e la capacità, di non ripetersi, restando comunque nel solco già tracciato: in altre parole, la personalità del
gruppo (ovvero di Agnelli). Con suoni ed arrangiamenti curati, gli Afterhours sono rabbiosi, plumbei, stratificati, intensi, compatti, non cercano il
colpo a sorpresa ma lo trovano. Il disco parla della mediocrità, sin dal brano che lo intitola. Viene poi pubblicato anche in inglese per il mercato europeo e americano.
Manuele Agnelli nasce a Milano il 13 marzo
1966. A sette anni inizia ad armeggiare con l’organo Farfisa di suo padre, polistrumentista dilettante. Ascolta molta musica classica, si innamora
delle “Polacche” di Chopin e intraprende uno studio decennale di pianoforte. A 13 anni fa parte di
una cover band di Kiss e Pink Floyd, a 17 gira l’Europa, poi lavora due anni come contabile mentre
suona in molte band estemporanee, come gli ExParapsychology, influenzati da Joy Division e post
punk. Finché imbraccia la chitarra e nel 1986 fonda gli Afterhours, dei quali sarà cantante, autore
e leader sino ai giorni nostri. Ma è figura pressoché indispensabile della scena rock italiana anche
per il suo lavoro dietro le quinte. Nel 1989 insieme ad altri (fra cui Mauro Ermanno Giovanardi, poi
leader dei La Crus) fonda la seminale etichetta Vox
Pop che, oltre agli Afterhours, pubblicherà fra gli
altri Ritmo Tribale, Casino Royale, Mau Mau, Prozac +. Una novantina di dischi in meno di cinque
anni di attività. Nel 1997 – mentre Mina incide la
sua Dentro Marylin intitolandola Tre volte dentro me
– Agnelli inizia un’importante carriera anche come
produttore, per gli esordi di Scisma e Pitch, per gli
album di Cristina Donà TREGUA (Targa Tenco come
miglior disco d’esordio) e NIDO, per CLUB PRIVÈ dei
Massimo Volume. Proprio con il leader di questi
ultimi, Emidio Clementi, realizza lo spettacolo di
reading “Gli Agnelli Clementi”. Un CD del duo sarà
allegato nel 2000 a “Il meraviglioso tubetto” (Mondadori), una serie di scritti e racconti giovanili di
Agnelli. Innumerevoli da qui in poi le collaborazioni, come in CROCEVIA dei La Crus in cui canta con
Giovanardi e Patty Pravo Pensiero stupendo. È a questo punto, nel 2001, che Agnelli per portare sotto
i riflettori la nuova scena musicale italiana dà vita
al Tora! Tora! (il grido di attacco degli aviatori giapponesi a Pearl Harbour), festival itinerante che si
ripeterà ogni anno con grosso impiego di mezzi ed
energie, ripagate dal pubblico ma non altrettanto
dai media, che Agnelli attaccherà ripetutamente per
questo. Gli artisti coinvolti sono decine e decine:
Almamegretta, Cristina Donà, Marlene Kuntz, PGR,
Avion Travel, Subsonica… Intanto continua a pro-
durre, da SOLO UN GRANDE SASSO dei Verdena a TRASPARENTE di Marco Parente, vincendo l’Italian
Music Awards come miglior produttore italiano.
Nel 2004 con Giorgio Canali e Gianni Maroccolo dei PGR firma e interpreta End Coming Over Action
Bird in A.C.A.U. LA NOSTRA MERAVIGLIA di Maroccolo, duetta con i Tiromancino nel loro ILLUSIONI PARALLELE in Esplode e suona in SHE LOVES YOU dei Twilight Singers di Greg Dulli, partecipando come tastierista al tour americano ed europeo della band. A inizio 2005 porta in tour “Songs With Other Strangers”
con Cesare Basile, Stef Kamil Carlens, Hugo Race,
John Parish e altri artisti, che si scambiano ruoli,
repertori e strumenti.
◗ AGRICANTUS
Il gruppo palermitano costituisce una realtà assai
rappresentativa di un’attitudine tipicamente anni ’90: lo “sconfinamento”, un approccio alla musica popolare volto al rimescolamento di elementi
arcaici e moderni, in particolare nel loro caso con
largo uso dell’elettronica. L’esordio discografico vero
e proprio, dopo oltre un decennio di attività, è con
GNANZÙ nel 1993, Targa Tenco nella sezione dialetto tre anni dopo con l’album TUAREG, il loro migliore, realizzato nel Mali. A questo punto i componenti sono Tony Acquaviva (pr., ts., cmp., vc.), Giuseppe Panzeca (mn.), Mario Crispi (sf.), Mario Rivera
(bs.), la voce della cantante svizzera Rosie Wiederkehr a disegnare ipnotiche nenie. Salutato come
la migliore espressione di world italiano, con KALEIDOS (1998) il gruppo propone una fusione con elementi classici (Berio, Bartok) meno convincente,
che gli vale però una certa affermazione sul mercato internazionale, anche statunitense. La ricerca sonora corre parallela a un’intensa attività per
il cinema, che frutta le colonne sonore de “Il Bagno
turco” di Ferzan Ozpetek, “I giardini dell’Eden” di
Alessandro D’Alatri, “Placido Rizzotto” di Pasquale Scimeca. Nel 1999, FAIDDI assembla il repertorio precedente con sonorità digitali e strumenti tradizionali. Nel nuovo millennio, ETNOSPHERE e CALURA continuano il discorso con coerenza ma anche
con il rischio del cliché.
AGRICANTUS
◗ MANUEL AGNELLI
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◗ AK 47
◗ AL BANO
Filiazione del collettivo romano Onda Rossa Posse come gli Assalti Frontali, gli AK 47 (il nome del
Kalashnikov sovietico), particolarmente attenti al
mondo delle carceri, esordiscono nel 1993 con un
12 pollici, 0516490872, dedicato a Silvia Baraldini.
Li guida Castro X, già negli Assalti Frontali. Insieme a lui Cle, DJ Zaui, Foco, Kid, King, Maicol,
Mart’Ufo, Zap. Solo nel 1996, dopo varie vicissitudini, esce il primo e unico album, FUORI DAL CENTRO, per Il Manifesto. Rappresenta uno dei punti
più alti del rap italiano, grazie alla potenza espressiva, alla raffinatezza ritmica, alla cura stilistica e
a brani di forte impatto come L’inferno dei sogni,
Spigoli di luce, Dove l’inferno si sposa con la strada, Dipende, Profondo crack. Partecipa Vittorio
Nocenzi del Banco. Dopo la successiva tournée il
gruppo si scioglie. Gli AK 47 sono presenti con brani originali nelle raccolte EPICENTRO ROMANO VOL. 1
e PAROLE ITALIANE.
Dotato di voce stentorea che sembra fatta apposta per il bel canto all’italiana, Albano Carrisi
nasce a Cellino San Marco (BR) il 20 maggio 1943.
Diverrà il simbolo della canzone nazional popolare ma il suo nome sarà sulle riviste più per i gossip che per motivi artistici. A 12 anni scrive la prima canzone, Addio Sicilia. Nel 1959 emigra a Milano con il sogno della musica e con il conterraneo
Modugno come modello. Si guadagna da vivere
facendo l’operaio metalmeccanico e altri lavori, finché entra nel giro del Clan di Celentano e prende
il nome d’arte di Al Bano. Qualche tournée, qualche programma TV grazie a Pippo Baudo, poi nel
1967 Nel sole gli porta una popolarità destinata a
rimanere intatta, anche se i 45 giri successivi (Mattino, Pensando a te e Mezzanotte d’amore) non eguaglieranno quel successo. Alcuni dei brani di quegli anni (quasi tutti scritti da lui) divengono spunto e titolo di vari film.
Durante le riprese di “Nel sole” Albano conosce
Romina Power, che diventa sua moglie nel 1970.
Il sodalizio diventa anche artistico: piccole affermazioni negli anni ’70 (Storia di due innamorati, Sharazan) e poi nell’82 il botto a Sanremo con Felicità
e ARIA PURA, che sarà l’unico album in tutta la carriera di Al Bano a raggiungere la cima delle classifiche. Nell’84 la vittoria al Festival con Ci sarà, sempre con la moglie. Nel frattempo Al Bano, solo o in
coppia, ha acquisito notorietà anche all’estero, in
Europa e Sudamerica. In Italia, nonostante le fittissime presenze a Sanremo, tranne nel caso di Nostalgia canaglia, le vendite rimangono modeste, anche
quando dal 1996 riprenderà la carriera solista, tentando perfino di avvicinarsi al mondo della lirica.
EMOZIONALE (1995) ospita Paco De Lucia e Montserrat Caballé. Negli anni ’90 Al Bano denuncia Michael
Jackson per il plagio di una sua canzone, I cigni di
Balaka, che sarebbe stata copiata da Jackson nella
sua Will You Be There. La vicenda si chiude con un
accordo fra le parti. Per il resto Al Bano si fa conoscere più come personaggio che come cantante. Nel
nuovo secolo incide comunque dischi come CARRISI CANTA CARUSO e Buon NATALE che, perlomeno in
Italia, non vendono quasi nulla.
AK 47
◗ AKTUALA
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Gruppo milanese della prima metà degli anni
’70, antesignani della “world music”, quindi cultori e divulgatori delle musiche e degli strumenti
popolari. Esordiscono con AKTUALA (1973), dove si
trovano anche influenze musicali africane e mediorientali, con cenni jazzistici. Il polistrumentista
Walter Maioli ne è il leader e prosegue tutt’oggi
la sua attività di ricerca in campo etnomusicologico (dal suo disco SYNAULIA del 1996 sono stati
tratti due brani per la colonna sonora del film “Il
gladiatore” di Ridley Scott), didattico e concertistico. Fra gli altri membri dell’ensemble, Daniele
Cavallanti e Lino “Capra” Vaccina. Il successivo
lavoro, LA TERRA (1974), fa da cornice a tournée semiautogestite e concerti realizzati con copiosa strumentazione, nella quale spiccano i cordofoni, i fiati e le percussioni. Tra le collaborazioni, sono da
segnalare quelle con Trilok Gurtu e le produzioni
di Pino Massara e Franco Battiato. Con TAPPETO
VOLANTE (1975) si chiude la breve ma significativa
carriera del gruppo.
Romani, il loro unico album, IL GRANDE GIOCO
(1974), esce per due etichette (Car Juke Box e Intingo) a breve distanza di tempo. Le influenze musicali sono disparate: dal country al jazz, dal blues
al rock. Ma, possedendo squarci strumentali prog,
sono inseriti un po’ forzatamente nel filone progressivo. Prodotti da Ricky Gianco (autore di molti dei
loro testi), nel 1975, anno dello scioglimento, ottengono ancora un discreto successo con il 45 giri Messico lontano. I componenti sono Maurizio Rota (vc.,
pr.), Adriano Martire (ts.), Fernando Fera (ch.), Glauco Borelli (bs.), Marcello Vento (bt.), alcuni dei quali proseguono l’attività come turnisti di studio o in
altri gruppi.
◗ ALEXIA
Artista dance di successo per tutta la seconda
metà degli anni ’90, Alexia (nome d’arte di Alessia Aquilani, originaria di La Spezia, dove è nata il
19 maggio 1967) si afferma in Italia, in tutta Europa e in Sudamerica grazie a cinque album in lingua inglese, pubblicati tra il 1996 e il 2001. Dotata di una vocalità caratteristica e molto grintosa, opta
poi per una svolta pop soul e approda al mercato
in lingua italiana: una partecipazione con il brano
Dimmi come al Festival di Sanremo 2002 (dove si
classifica seconda) e la pubblicazione di ALEXIA danno ragione a tale scelta. Nel 2003, la ballata soul
Per dire di no le vale la vittoria sanremese; pubblica subito dopo IL CUORE A MODO MIO, mentre nel 2004
vede la luce GLI OCCHI GRANDI DELLA LUNA. Nella stessa estate è in tour con Renato Zero. Partecipa nuovamente alla kermesse ligure nel 2005 con Da grande, cui fa seguito in marzo un’omonima raccolta di
greatest hits, ma le vendite sono in calo.
◗ ALICE
Una delle voci più imponenti della canzone italiana ha rischiato di non poter cantare. Non ancora Alice, la tredicenne Carla Bissi (nata a Forlì il
26 settembre 1954) ha una terribile faringite che
la rende quasi afona. Con fatica e con l’aiuto delle sue maestre di canto, in due anni riacquista la
naturale e ampia estensione ma anche la tonalità
maschile e il timbro caldo che la caratterizzeranno. Gli esordi risalgono al 1971, quando, diciassettenne, vince il festival di Castrocaro con Tanta voglia
di lei dei Pooh. L’anno successivo partecipa a Sanremo con Il mio cuore se ne va e si aggiudica la Gondola d’argento a Venezia con La festa mia (scritta
da Franco Califano), ma il successo è ancora lontano. Intanto lavora come segretaria. Nel ’75 l’occasione di ripartire, come Alice Visconti (anche se
non è convinta di utilizzare un nome d’arte) e con
una nuova équipe di lavoro, quella dei Pooh e di
Giancarlo Lucariello. Escono LA MIA POCA GRANDE ETÀ
e, con lo stesso team, una manciata di 45 giri e il
successivo COSA RESTA… UN FIORE (1978).
La vera svolta avviene nel 1980 con CAPO NORD,
album che segna l’inizio della collaborazione con
Giusto Pio e Franco Battiato, il quale anni prima l’aveva esortata a proseguire nel percorso artistico. I
due l’affiancano nella stesura dei brani (benché spesso non indicati tra gli autori), firmano gli arrangiamenti, suonano e prestano il loro gruppo di lavoro, formato, tra gli altri, da Filippo Destrieri, Roberto Colombo, Lino “Capra” Vaccina, Alberto Radius
e il produttore Angelo Carrara. Il vento caldo dell’estate, che vede tra gli autori anche Francesco Messina, ottiene un buon successo di critica e pubblico. Oltre al maggiore spessore artistico, si delinea
il carattere di una cantautrice spavalda ed energica, come testimonia l’anno successivo la vittoria al
Festival di Sanremo con la celebre Per Elisa, inserita poi in ALICE, album nel segno della continuità
con il precedente. Da qui arriva l’affermazione anche
in vari Paesi europei.
L’immagine di cantante seriosa viene alimentata ulteriormente da AZIMUT (1982), che si distingue, tra l’altro, per la collaborazione con Eugenio
Finardi (che scrive Laura degli specchi) e contiene
brani dalla buona diffusione radiofonica, come A
cosa pensano, Messaggio e soprattutto Chanson egocentrique, in duetto con Battiato. Meno convincente il successivo FALSI ALLARMI, pur nella ricerca di
sonorità meno rock e di testi più intimisti. Questa
ALICE
◗ ALBERO MOTORE
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ALICE
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nuova fase si concretizza in una sosta compositiva nella quale si registrano due duetti importanti: ancora con Battiato ne I treni di Tozeur e con il
cantautore tedesco Stephen Waggershausen, in Zu
Nah Am Feuer, che rafforza la notorietà di Alice in
Germania. Da questa pausa nasce soprattutto GIOIELLI RUBATI (che vince la Targa Tenco come migliore
interprete), in cui Alice reinterpreta brani di Battiato imprimendo ad alcuni di essi, come Prospettiva Nevski o Luna indiana (a cui viene aggiunto
un testo), la sua particolare sensibilità. Parallela al
percorso pop è l’incursione nel repertorio classico di Satie, Fauré e Ravel con i concerti di MELODIE PASSAGÈRE (di cui verrà pubblicato un intenso
disco nel 1988).
È con questo itinerario alle spalle che Alice arriva a PARK HOTEL, l’altra svolta nella sua carriera,
seguita da una tournée di successo in Germania.
L’attenzione per il pop inglese del suo produttore
Francesco Messina, il cui peso è sempre maggiore, si fa sentire in questo disco suonato da musicisti del calibro di Jerry Marotta, Tony Levin, Phil
Manzanera, Michele Fedrigotti, e in cui emerge
un’artista sempre più volta all’introspezione e alla
spiritualità. Queste caratteristiche e la collaborazione con Juri Camisasca (autore per questo disco
della nota Nomadi) si consolidano nel 1989 in IL
SOLE NELLA PIOGGIA. Più rarefatte e intellettuali le
atmosfere musicali e testuali dei due dischi d’inizio anni ’90, MEZZOGIORNO SULLE ALPI e CHARADE, in
cui la fiera ragazza del decennio precedente lascia
definitivamente il posto alla raffinata autrice e interprete di classe, che conferma anche la sua popolarità nel Nord Europa, mentre partecipa all’album
solo di Trey Gunn e al progetto Devogue. Il successivo EXIT (1998), dalle sonorità pop più immediate ma con tratti di ottima canzone d’autore, vede
la partecipazione di amici e collaboratori di lunga
data come Messina, Camisasca, Mino Di Martino,
Vincenzo Zitello, Peter Hammil insieme a giovani
come Morgan, Luca Urbani e Skye dei Morcheeba, che duetta con Alice nel fortunato singolo Open
Your Eyes. Che questo sia un periodo di grande ispirazione è confermato anche dal seguente GOD IS MY
DJ. Nato come progetto dal vivo, raccoglie composizioni risalenti a varie epoche e diversi autori, dal
pop al gregoriano, ma con la caratteristica comune di esprimere sacralità, tema sicuramente non
d’occasione, vista l’adesione di Alice a un Cristianesimo permeato di filosofia gurdjieffiana. Il progetto si inserisce nel suo filone “colto”, parallelo
alla musica pop, che aveva già dato vita a MELODIE
PASSAGÈRE e successivamente al progetto “Art et
décoration”, mai pubblicato su disco. Di segno opposto la partecipazione al Sanremo dell’anno successivo con il brano di Camisasca Il giorno dell’indipendenza, inserito in PERSONAL JUKE-BOX, rifacimenti di brani editi.
Nel 2003 esce VIAGGIO IN ITALIA, che per lo più
propone canzoni (a volte poco note) di cantautori
italiani, che Alice ha sempre amato anche se frequentato – musicalmente – poco. Alice canta Barrett, Battiato, Battisti, De André, De Gregori, Di Martino, Fossati, Fripp, Gaber, Guccini, Joyce, Panella,
Pasolini, Sgalambro, Sinfield.
(a.ca.)
DISCOGRAFIA
❯ LA MIA POCA GRANDE ETÀ (CBS 1975, a nome Alice
Visconti)
❯ COSA RESTA... UN FIORE (CGD 1978)
❯ CAPO NORD (EMI 1980)
❯ ALICE (EMI 1981)
❯ AZIMUT (EMI 1982)
❯ FALSI ALLARMI (EMI 1983)
❯ GIOIELLI RUBATI (EMI 1985)
❯ PARK HOTEL (EMI 1986)
❯ ELISIR (EMI 1987, nuove versioni di brani già editi più The Fool On The Hill)
❯ KUSAMAKURA (Odeon/EMI 1988, Giappone, antologia dei due dischi precedenti con un inedito)
❯ MÉLODIE PASSAGÈRE (EMI 1988)
❯ IL SOLE NELLA PIOGGIA (EMI 1989)
❯ MEZZOGIORNO SULLE ALPI (EMI 1992)
❯ IL VENTO CALDO DELL’ESTATE (EMI 1994, antologia con
un brano remixato)
❯ NON ERO MAI SOLA (WEA 1995, mini CD con versioni inedite)
❯ CHARADE (WEA, 1995)
❯ DAMMI LA MANO (WEA 1996, mini CD con versioni
inedite)
❯ EXIT (WEA 1998)
❯ GOD IS MY DJ (Warner/Fonit 1999)
❯ IL SOLE NELLA PIOGGIA. Scritto per metà da Juri
Camisasca, realizzato con gli ex Japan Steve Jansen e Richard Barbieri, oltre a Jon Hassel, Paolo Fresu, Dave Gregory, Peter Hammil, Eugenio
Finardi, questo lavoro suonato e cantato in modo
magistrale contiene brani dalla melodia orecchiabile, dalle sonorità calde e avvolgenti e dai testi
impregnati di ricerca spirituale e umana, come
la title track, Visioni o Tempo senza tempo. C’è
trascendenza, sensualità, poesia, mistero.
◗ GIOVANNI ALLEVI
Compositore e pianista (è diplomato al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano), nasce nel
1969 ad Ascoli Piceno. All’inizio degli anni ’90 tiene i primi concerti, mentre in ambito discografico
esordisce nel 1997 con 13 DITA, album di solo pianoforte così come il seguente COMPOSIZIONI (2003).
I due dischi sono pubblicati da Soleluna, l’etichetta di Jovanotti, di cui Allevi apre molti concerti. Si
esibisce sia in festival di musica classica che in
altri ambiti, come, nel 2005, al Blue Note di New
York. Rielabora intanto la “Carmen” di Bizet. Il
2005 è anche l’anno di NO CONCEPT, il quale gli
vale ulteriori gratificazioni a livello internazionale: il regista Spike Lee utilizza il brano Come sei
veramente per la colonna sonora di uno spot. Si
susseguono i concerti in tutto il mondo, dalla Cina
agli Stati Uniti. Il successivo lavoro discografico è
JOY, nel 2006. Nella musica di Allevi, che è laureato in Filosofia, la matrice classica viene arricchita
da suggestioni pop sia ritmiche che melodiche.
Nel 2006 gli è stato assegnato il “Premio Carosone” come pianista dell’anno, per “il senso melodico del suo pianismo, ma soprattutto per il suo
muoversi oltre ogni barriera di genere, al di fuori
di qualsiasi categoria e definizione”.
◗ ALLUMINOGENI
Uno dei pochi gruppi torinesi dell’ondata progressive dei primi ’70, gli Alluminogeni incidono
quattro singoli nel 1970 sempre in formazione a
tre (ch., ts. e bt.) i cui punti fermi sono il tastierista e cantante Patrizio Alluminio e il batterista
Daniele Ostorero. Nel 1972, con Enrico Cagliero alla
chitarra e al basso, pubblicano SCOLOPENDRA, diventato oggetto di culto sia per l’originalità del prodotto che per la sua rarità. Un disco cupo, con l’organo in primo piano. Con l’uscita del 33 giri si interrompe il rapporto tra la Fonit Cetra e il complesso, che contesterà fortemente la produzione e il
missaggio accusando i discografici di aver stravolto l’idea originale. Dopo molti anni di interruzione dell’attività discografica – un solo 45 giri all’attivo per Patrizio Alluminio, pubblicato nel 1975 –
gli Alluminogeni si riformano e nel biennio 19931994 pubblicano due nuovi album (GENI MUTANTI
e GREEN GRAPES) con materiale registrato in epoche diverse.
◗ ALMAMEGRETTA
Tra i maggiori innovatori del decennio ’90, gli
Almamegretta sono i capostipiti di un filone trasversale e meticcio. Napoletani, devono il loro nome a
una glossa in volgare che significa “anima migrante”. Il nucleo primigenio è un terzetto formatosi nei
tardi anni ’80 da Gennaro Tesone, Gianni Mantice
e la cantante Patrizia Di Fiore, di cui prenderà il posto
il carismatico Gennaro Della Volpe alias “Reeno” e
poi “Raiss” e “Raiz”.
Il progetto sonoro è improntato a un crossover
multietnico, una scommessa eretica che coniuga
Bristol e Tangeri, Napoli e Kingston, sulla scia di
quanto oltremanica sperimentavano gruppi trip hop
come Portishead e Massive Attack, ma con una
robusta corteccia vesuviana, esaltata da melodie e
testi napoletani. A rivelarli nel 1992 è l’EP FIGLI DI
ANNIBALE, quattro brani di dub partenopeo, ragamuffin ipnotico su tappeti ritmici molto moderni.
Il primo album, prodotto da Ben Young, ha un titolo che traduce il loro nome, ANIMA MIGRANTE: per
ALMAMEGRETTA
❯ PERSONAL JUKE BOX (WEA 2000, antologia con alcuni brani in nuova versione e 3 inediti)
❯ FIORELLA E CARLA BISSI: I PRIMI PASSI (On Sale Music
2000, antologia con tutte le canzoni incise a nome
Carla Bissi inedite su album e su CD)
❯ VIAGGIO IN ITALIA (nUn, 2003)
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ALMAMEGRETTA
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l’occasione si unisce al gruppo il soundman Stefano Facchielli (alias D.RaD). Il disco, che vale al gruppo la Targa Tenco quale migliore opera prima, contiene Fattallà, Figli di Annibale, Sanghe e anema,
classici di un repertorio contaminato definito da Pino
Daniele “il suono della nuova Napoli”. I Massive
Attack propongono al gruppo di remixare la loro
Karmakoma, che diventa The Napoli Trip. Mentre
Mantice lascia la band, il regista partenopeo Pappi Corsicato gira il video di Nun te scurdà e Adrian
Sherwood, della On-U Sound, produce il secondo
album SANACORE. Arriva un’altra Targa Tenco (miglior disco in dialetto del 1995). La capacità di affrontare il nodo della tradizione senza renderla retorica, ma calandola nei contesti dell’elettronica dance, fa degli Almamegretta una realtà molto “di tendenza”. Raiss è un muezzin innamorato, intarsia
melodie berbere, è richiesto come cantante a Londra (Letfield) e New York (Laswell). INDUBB raccoglie brani remixati; Pino Daniele, a suggellare un
reciproco entusiasmo, li vuole ospiti in Canto do
mar (in DIMMI COSA SUCCEDE SULLA TERRA, 1997). Figli
di Annibale diviene brano portante della colonna
sonora di “Sud” di Gabriele Salvatores.
Dopo lavori che hanno definito un dub-reggaefunk di matrice napoletana, il successivo capitolo
LINGO (parola usata dagli inglesi quando non capiscono che lingua si parla) è registrato a Londra. Tra
nevrosi metropolitane e misticismi orientali, gli
Almamegretta rivendicano la loro sostanza pop,
innervata di drum’n’bass, house, hip hop (nel singolo Black Athena Raiss veste i panni di un rap
gangster). Al disco partecipano Bill Lawsell, i due
Transglobal Underground Count Dubulah e Nel
Sparks, e Pino Daniele che suona la chitarra su
Rootz. Il gruppo torna in Italia e nel 1999 registra
4/4 (con Figli di Dio, Chi): quarto lavoro, esclusi gli
EP, per una formazione che sottolinea la ballabilità della propria proposta. Gli studi milanesi Officine Meccaniche di Mauro Pagani elargiscono strumenti vintage (Moog, Rhodes, Hammond), suonati insieme alle alchimie di D.RaD, marchio di fabbrica del suono, mentre Raiss si reincarna in Raiz.
Nell’album è ospite, oltre a Pagani, la cantante siberiana Sainkho Namtchilak (Sainkho’s Blues). Intanto O sciore cchiù felice entra a far parte della colon-
na sonora del film “The Cell” girato dal regista
angloindiano Tarsem Singh.
Nel 2001 esce IMAGINARIA (con Fa’ ammore cu’
mme, Catene), ancora registrato alle Officine, vincitore della Targa Tenco come miglior album in dialetto. L’esperanto degli Almamegretta si celebra nel
live VENITE! VENITE!, pubblicato nel 2002 per il decennale di carriera. È un sipario: finisce il rapporto con
la BMG e, con l’abbandono di Raiz proiettato verso la carriera solistica prende avvio una nuova fase,
inaugurata da SCIUOGLIE ‘E CANE. Apparso per l’etichetta Sanacore, l’album ospita Marco Parente, Francesco Di Bella dei 24 Grana e Patrizia di Fiore, di
nuovo vocalist insieme a Lucariello. Ma il 1° novembre 2004 in un incidente stradale perde la vita Stefano Facchielli (D.RaD), responsabile di campioni,
loop e groove, l’anima dietro il suono Almamegretta. Due mesi più tardi D.RaD viene ricordato in un
concerto all’Auditorium di Roma con Raiz e altri
ospiti. Il gruppo decide di continuare: nel 2005 viene pubblicato il doppio disco dal vivo SCIUOGLIE ‘E
CANE LIVE (Stelle, Polvere) e nel 2006 il nuovo album
DUBFELLAS, quasi completamente strumentale.
(g.ve.)
DISCOGRAFIA
❯ FIGLI DI ANNIBALE (Anagrumba/CNI/BMG 1992,
EP)
❯ ANIMAMIGRANTE (Anagrumba/CNI/BMG 1993)
❯ FATTALLÀ (Anagrumba/CNI/BMG 1994, EP dub,
remix e live)
❯ SANACORE 1.9.9.5. (Anagrumba/CNI/BMG 1995)
❯ SANACORE REPRISES (Anagrumba/CNI/BMG 1996,
EP remix)
❯ INDUBB (Anagrumba/CNI/BMG 1996, raccolta di
brani rivisitati)
❯ LINGO (BMG 1998)
❯ 4/4 (BMG 1999)
❯ IMAGINARIA (BMG Ricordi 2001)
❯ FATTALLÀ (BMG Ricordi 2001, EP)
❯ FA’ AMMORE CU’MME (BMG Ricordi 2001, EP)
❯ VENITE! VENITE! (BMG Ricordi 2002, dal vivo)
❯ SCIUOGLIE ‘E CANE (Sanacore 2003)
❯ SCIUOGLIE ‘E CANE LIVE 2004 (Sanacore 2005, doppio dal vivo)
❯ DUBFELLAS (Sanacore/RAI Trade 2006)
◗ ALUNNI DEL SOLE
Guidato dai fratelli Paolo (vc., pn.) e Bruno (ch.)
Morelli, il gruppo nasce a Napoli sul finire degli
anni ’60, ottenendo una prima notorietà con Concerto. Il primo LP, DOVE ERA LEI A QUELL’ORA (1971),
li inserisce nel filone del pop melodico, che però
non disdegnerà una certa raffinatezza di scrittura. L’anno seguente pubblicano ...E MI MANCHI TANTO... Con JENNY E LA BAMBOLA (1974) praticano maldestramente la strada del progressive rock, ma è
con ‘A CANZUNCELLA (1977) e LIÙ (1978) che toccano l’apice del loro successo, grazie ai due omonimi singoli, buoni brani pop, il secondo dei quali risulta vincitore al Festivalbar. Con TARANTÈ
(1979) inizia il declino commerciale. Il gruppo si
scioglie nel 1983 e si ricompone nel 1992 per DI
CANZONE IN CANZONE, accreditato principalmente a
Paolo Morelli, da sempre autore dei brani. Relegati a replicare dal vivo i loro successi durante feste
paesane o apparizioni in trasmissioni televisive di
revival, gli “Alunni” incidono quindi E RISALIRE IL
TEMPO (2005), dal titolo emblematico, contenente
i successi del passato e nuove canzoni.
◗ FAUSTO AMODEI
Torinese, Fausto Amodei è uno dei padri della
canzone politica italiana. Nasce il 18 giugno 1934
e ben presto inizia a studiare fisarmonica, quindi
pianoforte e chitarra. Mentre si laurea in Architettura e milita in movimenti politici di sinistra, canta canzoni folk francesi e americane e brani di Brassens che in alcuni casi traduce in torinese. Il suo
primo brano è Le cose vietate. Nel 1958 è uno dei
fondatori di Cantacronache e l’approccio cronachi-
stico (in vari casi con elementi satirici) sarà sempre una sua caratteristica, così come l’utilizzo degli
stilemi della tradizione per nuove composizioni.
Nel 1960 scrive Per i morti di Reggio Emilia, per
i moti operai contro il governo Tambroni, brano
che diventa molto popolare nei circuiti della Sinistra, quasi un inno, e che viene poi inserito in
CANTACRONACHE N. 6, interamente dedicato ad Amodei. Dal 1962 porta avanti sia rielaborazioni di canti popolari che proprie canzoni con il Nuovo Canzoniere Italiano, incidendo vari 45 e 33 giri per i
Dischi del Sole (tra cui IL BARONE E LA PASTORA e CANZONI DIDASCALICHE). Nel 1975 riceve il Premio Tenco, mentre nel 1976 compone Il partito, ambiziosa cantata per quattro voci e sei strumenti, ispirata alle memorie politiche di Camilla Ravera. Negli
anni ’70 continua l’attività live, ma dopo SE NON
LI CONOSCETE (1973) e L’ULTIMA CROCIATA (1974) per
tre decenni non incide più dischi, fino al 2005
quando pubblica PER FORTUNA C’È IL CAVALIERE per
l’etichetta Nota, caustico e ironico come sempre
e più di sempre.
◗ ROBERTO ANGELINI
Tre album all’attivo disorientano chi volesse dare
un nome alla musica di Roberto Angelini (Roma,
17 ottobre 1975). Eredita la passione per la musica in famiglia, dove si predilige il jazz (Chet Baker
frequenta la casa); si avvicina prima al pianoforte
e poi alla chitarra che, sin dai sedici anni, lo accompagna in esibizioni live assieme alle sue prime band.
Deciso nel prediligere la chitarra acustica (suo pigmalione Tuck Andress di Tuck & Patti), comincia
a frequentare “Il locale” di Roma e poi realizza il
singolo Serenità per la Virgin. Nel 2001 partecipa
a Sanremo vincendo il Premio della critica nella
sezione “Giovani” per la canzone Il Sig. Domani, titolo anche del suo primo album prodotto da Daniele
Sinigallia. Intanto porta la sua musica in giro per
l’Italia aprendo i concerti di Jarabe de Palo, Max Gazzè, Marina Rei, Carmen Consoli. L’album ha un taglio
cantautorale ma ottiene pochi riscontri di vendite.
Dopo due anni ANGELINI, preceduto dal successo
radiofonico Gattomatto, rimette in discussione il lavo-
ROBERTO ANGELINI
❯ SANACORE 1.9.9.5. Il vero manifesto: registrato a Procida, è un omaggio al reggae dub che
segna la collisione tra melodie maghrebine, (bei)
testi in napoletano e ritmiche da club. Scioscie
viento, Tempo, Nu te scurdà: Raiss & Co. dimostrano che la tradizione del Mediterraneo convive benissimo con le istanze più trendy.
21
ro precedente, puntando più al lato commerciale.
Ma nel 2005 una nuova svolta, opposta: un album
di cover molto fedeli di Nick Drake, PONG MOON, realizzato con Rodrigo D’Erasmo.
◗ ANTOINE
Di origine corsa, Antoine Muraccioli nasce in
Madagascar nel 1944. Giramondo per esigenze familiari, approda infine in Francia, dove, con brani come
Les élucubrations d’Antoine e Un éléphant me regarde, s’impone come cantante cosiddetto di protesta
(sono quelli gli anni). È il 1966 quando Herbert Pagani lo convince a tentare la carta della musica anche
in Italia, dove in effetti il giovane capellone con quel
marcato accento francese sfonda subito, dapprima
(Pietre, Sanremo ’67) ribadendo l’immagine di contestatore (sia pure piuttosto all’acqua di rose), quindi abbracciando decisamente la via del disimpegno
con le varie La tramontana, Cos’hai messo nel caffè, Taxi, che porta sempre a Sanremo (dove tornerà altre due volte) fra il ’68 e il ’70, e Cannella. Spazzato via come tanti da nuovi climi musicali, dal 1974
si dedica alla navigazione solitaria, esperienza da
cui scaturiscono libri di memorie, foto, documentari TV, che riconfermano estro e intelligenza di un
artista lasciatosi irretire un po’ troppo in fretta dalle sirene del successo.
ROBERTO ANGELINI
◗ BIAGIO ANTONACCI
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Tra i più popolari esponenti pop degli anni ’90,
Biagio Antonacci nasce a Rozzano, in provincia di
Milano, il 9 novembre 1963. Ha il suo primo approccio con il mondo della musica da adolescente: suona la chitarra e la batteria, e mentre ottiene il diploma da geometra scrive le prime canzoni. Si trasferisce a Bologna alla fine degli anni ’80, in un ambiente artistico estremamente ricettivo. Nel 1988 partecipa al Festival di Sanremo, nella sezione Nuove
Proposte, con un brano scritto con Ron e da lui prodotto, Voglio vivere in un attimo; l’esordio non è fortunato, ma nel frattempo si pongono le basi per la
realizzazione di un album che uscirà l’anno succes-
sivo – ancora con la produzione del cantautore pavese – intitolato SONO COSE CHE CAPITANO. Nello stesso
periodo Antonacci apre i concerti degli Stadio e gode
di un buon riscontro il brano Fiore, primo passo verso il successo del decennio a venire. Gli anni ’90 si
aprono con la pubblicazione di ADAGIO BIAGIO, che
ha la sua canzone di punta in Danza sul mio petto.
Quello di Antonacci è un cantautorato molto leggero, i temi sono prevalentemente sentimentali, accompagnati da un delicato pop. Una miscela scarsamente originale che la critica apprezzerà poco.
La svolta arriva nel 1992 quando LIBERATEMI, prodotto da Mauro Malavasi, e soprattutto il brano omonimo, lo impongono all’attenzione del grande pubblico, complice anche la partecipazione al Festivalbar: la canzone ha una musicalità dirompente, vicina al rock, e si rivela di grande coinvolgimento. Antonacci partecipa al Sanremo 1993 con Non so più a
chi credere. Nell’estate è di nuovo al Festivalbar, con
Prima di tutto. Nell’autunno 1994 esce BIAGIO ANTONACCI, lanciato dal singolo Non è mai stato subito e
ancora prodotto da Malavasi. Moltissimi gli estratti per la promozione radiofonica, su tutti Se io, se
lei, una delle hit del suo repertorio. Dopo due anni
arriva nei negozi IL MUCCHIO, il primo album dopo
il distacco da Malavasi: Luca Carboni è coautore di
Happy Family, mentre tra il pubblico si affermano
Se è vero che ci sei e In una stanza quasi rosa, sull’omosessualità. Il 1998 vede l’uscita dell’album di
maggior successo di vendite fino a questo momento, MI FAI STARE BENE, che, promosso dal pezzo omonimo, ottiene una grandissima popolarità grazie
soprattutto a Iris (tra le mie poesie).
Abile nel mediare romantiche melodie con spinte pop rock, Antonacci perfeziona la sua cifra stilistica senza discostarsi dallo stile che lo rende caro
al pubblico giovanile. Alla fine del 2000 è tuttavia
una canzone di respiro più esistenziale che romantico a imporsi come uno dei risultati migliori della
sua produzione: Le cose che hai amato di più, inserita nella raccolta TRA LE MIE CANZONI. Intanto scrive Tra te e il mare, portata al successo da Laura Pausini, e produce COME UNA GOCCIA D’ACQUA di Syria.
Il successivo 9/NOV/01, lanciato da E ritorno ad amare, è prevalentemente orientato su temi sentimentali e sonorità più decise. Nel 2004 Antonacci inau-
DISCOGRAFIA
❯ SONO COSE CHE CAPITANO (Polygram 1989)
❯ ADAGIO BIAGIO (Philips 1991)
❯ LIBERATEMI (Universal 1992, ristampato nel 1993
con un brano aggiunto)
❯ NON SO PIÙ A CHI CREDERE (Universal 1993, raccolta con inediti)
❯ BIAGIO ANTONACCI (Polygram 1994)
❯ IL MUCCHIO (Polygram 1996)
❯ MI FAI STARE BENE (Polygram 1998, anche in edizione limitata con diversi brani aggiunti)
❯ TRA LE MIE CANZONI (Universal 2000, raccolta con
inediti)
❯ 9/NOV/2001 (Universal 2001)
❯ CONVIVENDO PARTE 1 (Iris 2004)
❯ CONVIVENDO PARTE 2 (Iris 2005)
❯ CONVIVENDO (Iris 2005, album che raccoglie i due
precedenti)
❯ LIBERATEMI. La produzione di Mauro Malavasi offre
spinta ritmica al primo lavoro di grande successo di Antonacci. Il più “sociale” dei suoi album,
come testimoniano il brano omonimo e Come siamo tanti al mondo. Assomigliami è dedicata al neonato figlio Giovanni, avuto da Marianna Morandi.
Eros Ramazzotti voce e penna in Almeno non tradirmi tu e chitarra in Le donne sole. L’album viene ristampato dopo la partecipazione al Sanremo
1993 con l’aggiunta di Non so più a chi credere.
◗ RENZO ARBORE
Showman, autore televisivo, attore, regista, ma
anche cantante e musicista: sono molti i volti artistici di Lorenzo “Renzo” Arbore (nato a Foggia il 24
giugno 1937, ma napoletano d’adozione), una delle personalità in assoluto più duttili e versatili del
nostro panorama artistico. La sua carriera ha inizio
negli anni ’60 con la conduzione di alcune trasmissioni prima radiofoniche (“Bandiera gialla”, “Per noi
giovani”), e poi televisive (“Speciale per voi”). Negli
anni ’70 è ancora in TV con “Alto gradimento”, “L’altra domenica”, e poi al cinema, regista del curioso
“Pap’occhio”, nel 1980. A partire da quel momento ha inizio la sua carriera discografica, spesso legata a canzoni proposte all’interno dei suoi spettacoli televisivi: dopo “Telepatia International”, del 1981,
esce ORA O MAI PIÙ, OVVERO CANTAUTORE DA GRANDE (con
Smorza ‘e llights), prima sintesi di un repertorio che
spazia dal blues allo swing, con Napoli come sosta
obbligata. Lo stile è accattivante, spesso ironico. Il
secondo album fa seguito al famoso programma televisivo dell’estate 1985, “Quelli della notte”, e ne prende il nome: è un grande trionfo di classifica trascinato dalla sigla Ma la notte no, e seguito a breve da
MEGLIO DAL VIVO CHE DAL MORTO. L’anno dopo Arbore prende parte a Sanremo con la maliziosa Il clarinetto e si classifica secondo: pubblica PRIMA CHE
SIA TROPPO TARDI e nello stesso anno il live VIAGGIARE... OH, OH. Il 1987 è un anno particolarmente intenso e fortunato: crea “D.O.C.”, programma televisivo di raffinata sensibilità musicale, e conduce lo storico “Indietro tutta!”, che lo riporta alla discografia
con l’album DISCAO MERAVIGLIAO. All’inizio degli anni
’90 la sua dedizione per la musica prende le forme
di un nuovo progetto, destinato a grande fortuna:
per sua volontà nasce l’Orchestra Italiana, una band
formata da quindici elementi, che si ripropone di
rilanciare i grandi classici della canzone napoletana riarrangiati in una chiave moderna e brillante.
Il prodotto – specie nella proposizione live – verrà
esportato in tutto il mondo. Nel frattempo nascono
alcuni album, NAPOLI. PUNTO E A CAPO (1992), NAPOLI. DUE PUNTI E A CAPO (1993), NAPOLI. PUNTO ESCLAMATIVO (1995), PERCHÉ NUN CE NE JAMM IN AMERICA
(1996) e SUD(S) (1998). Dopo aver ricevuto soddi-
RENZO ARBORE
gura un significativo progetto, un album diviso in
due dischi, da distribuirsi, a prezzo ridotto, lungo
un lasso di tempo relativamente contenuto: prima
CONVIVENDO PARTE 1, e poi, all’inizio dell’anno successivo, CONVIVENDO PARTE 2, entrambi concentrati sul tema suggerito dal titolo e premiati con un
successo di vendite notevole. Tra gli hit, Non ci facciamo compagnia e Mio padre è un re per la prima
parte, Sappi amore mio e Pazzo di lei per la seconda. Alla fine del 2005 i due dischi sono stati riuniti in unico CD, CONVIVENDO, a cui è stato allegato
un DVD di performance dal vivo. Le vendite sono
copiose. Intanto il giovane cantautore romano Simone Cristicchi domina nelle radio con un brano di
sottile ironia dedicato ad Antonacci, Vorrei cantare come Biagio.
(m.m.a.)
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sfazioni nei cinque continenti con l’Orchestra Italiana, e qualche critica da altri musicisti com Pino
Daniele, nel 2002 Arbore fonda il gruppo Arbore e
gli Swing Maniacs, con cui incide un album, TONITE! RENZO SWING. All’inizio del 2005 il doppio VINTAGE!…MA NON LI DIMOSTRA rivisita con approccio swing
35 successi italiani d’epoca, e anticipa il programma “Meno siamo meglio stiamo”. Nel 2006 tocca a
un doppio album dal vivo: RENZO ARBORE L’ORCHESTRA ITALIANA AT CARNAGIE HALL NEW YORK.
RENZO ARBORE
◗ AREA
24
Uno dei più innovativi gruppi italiani, soprattutto considerandone la discografia, la notorietà e un
arco temporale di attività continuativa non ampio.
Gli Area nascono nel 1972, con il carismatico cantante Demetrio Stratos (anche all’organo) e Giulio
Capiozzo alla batteria. Costruiscono la propria fisionomia musicale in mesi e mesi di prove per poi
suonare come gruppo spalla di Rod Stewart, Gentle
Giant, Soft Machine e altri. Con Stratos e Capiozzo, all’esordio discografico del 1973, ARBEIT MACHT
FREI, ci sono Victor Eddy Busnello ai fiati, Patrick
Dijvas (bs.), Patrizio Fariselli (ts.) e Paolo Tofani alla
chitarra elettrica e VCS3 (un sintetizzatore molto
usato in quel periodo), che sostituisce il primo chitarrista, Johnny Lambizzi. Ognuno di loro proviene da esperienze diverse, dal beat come dal jazz più
trasgressivo.
All’interno della copertina originale si trova la
sagoma di una pistola in cartone: è una delle prime provocazioni del gruppo. I testi dell’album sono
di Gianni Sassi alias “Frankenstein”, art director
della nuova etichetta Cramps, nonché mentore e
sesto componente del gruppo, che li convince a cantare in italiano. Altra figura importante in questa
fase è quella del manager Franco Mamone che li
vede come una sorta di Mahavishnu Orchestra. I
contenuti sono radicali, di non facile presa: è l’inizio di una ruvidezza costante nella storia della formazione. Gli Area, il cui nome completo riporta la
dicitura “International POPular group”, provocano
uno scossone nel panorama della nostra musica.
Il free jazz, la musica contemporanea e le influen-
ze popolari extraeuropee iniziano qui una laboriosa marcia di avvicinamento: “musica di fusione di
tipo internazionalista” la definisce Stratos. Il mercato discografico resta però inerte, continuando a
preferire il rock di stampo anglosassone. Abbandonano Dijvas, che entra nella PFM, sostituito da
Ares Tavolazzi, e Busnello (dopo una breve parentesi con Massimo Urbani i fiati saranno poi suonati da altri componenti o musicisti ospitati). Nello stesso anno il gruppo si esibisce alla biennale
d’arte di Parigi e intraprende un tour in favore del
popolo cileno, vittima di un colpo di stato. Nel 1974
esce CAUTION RADIATION AREA (con Lobotomia, ZYG
-Crescita zero, Cometa rossa), album decisamente
votato alla sperimentazione e che segna il divorzio con Mamone. A partire da questo momento gli
Area danno una forte impronta alla loro presenza
dal vivo, legandosi fortemente ai movimenti della
Sinistra e ai loro festival. Suonano fra l’altro all’ospedale psichiatrico di Trieste nel reparto di Franco Basaglia e all’apertura del live act di Joan Baez
al Vigorelli di Milano nel 1974 contro la guerra in
Vietnam. (Il concerto viene anche contestato ma
dà il via al loro periodo di maggiore notorietà.) “Siamo cinque musicisti che hanno una rabbia repressa perché hanno suonato per tanti anni quello che
volevano i padroni” dice Stratos. L’anno seguente
incidono CRAC!, una delle loro opere migliori oltre
che accessibili, e sono protagonisti al secondo festival al Parco Lambro di Milano. Nel giro di tre anni
sono divenuti uno dei più noti gruppi italiani, pubblicati anche in Francia e Giappone. È l’apice, con
circa 200 concerti, talvolta turbolenti, un tour in
Portogallo, festival in Francia e Cuba e l’uscita del
live ARE(A)ZIONE (1975) con L’Internazionale, pubblicata anche su 45 giri per il circuito militante, e
La mela di Odessa, che dal vivo vede talvolta un
componente che morsica una mela come preludio
alla musica.
Il 1976 annuncia la fase più matura del gruppo, certamente la più speculativa, con molta aggressività nei confronti della musica stessa. Esce MALEDETTI, anticipato da uno storico concerto di presentazione all’università di Milano. Altro documento
dell’epoca è EVENT ’76 (pubblicato nel 1979), con
la partecipazione di Steve Lacy al sax e senza
Per alcuni la morte di Stratos coincide con la fine
di una stagione del rock progressivo italiano, sebbene questa catalogazione sia poco pertinente per
il gruppo, che ha dato vita a una spigolosa proposta di difficile definizione. Nello stesso anno esce
CARNASCIALIA, un esperimento di crossover con
Capiozzo, Fariselli e Stratos, oltre a svariati altri artisti italiani, mentre sotto il nome Area viene inciso
il discontinuo TIC & TAC (1980), con forti concessioni all’improvvisazione jazzistica. A fine anno il gruppo, con Capiozzo, Fariselli e Tavolazzi, esegue dal
vivo al Teatro Regio di Parma le musiche per “Gli
uccelli” di Aristofane, con la regia di Memè Perlini. Il lavoro ha quasi 150 repliche e viene seguito
da un secondo, ma ormai si è affievolito l’interesse del pubblico verso il gruppo, che sospende l’attività. Non così i membri: Capiozzo opera in ambito jazz e, senza molto esito, verso la metà del decennio fonda gli Area II, dando alle stampe due LP (AREA
II e CITY SOUND); Tavolazzi inaugura la collaborazione con Guccini e altri; Fariselli si occupa di colonne sonore. Nel 1993 Capiozzo e Fariselli riprendono a suonare insieme con nuovi collaboratori e nel
1997 tornano con il vecchio marchio e con il coraggioso CHERNOBYL 7991, registrato in 45 giorni e presentato al centro sociale Leoncavallo, dove vengono denunciati per inquinamento acustico. Emblematico Are(a)ssunto, indecifrabile sovrapposizione
stratificata dei loro brani maggiormente noti. Le vendite del disco sono modeste, così come il riscontro
dal vivo. Il gruppo si scioglie nel 1999, l’anno dopo
muore improvvisamente Capiozzo. Patrizio Fariselli dà vita al Fariselli Project, che incide LUPI SINTETICI E STRUMENTI A GAS (2001).
(e.de. - a.re.)
DISCOGRAFIA
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ARBEIT MACHT FREI (Cramps 1973)
CAUTION RADIATION AREA (Cramps 1974)
CRAC! (Cramps 1974)
ARE(A)ZIONE (Cramps 1975, live)
MALEDETTI (MAUDITS) (Cramps 1976)
ANTO/LOGICAMENTE (Cramps 1977, antologia con
un inedito su album)
❯ 1978: GLI DEI SE NE VANNO, GLI ARRABBIATI RESTANO
(Ascolto/CGD 1978)
❯ EVENT ’76 (Cramps 1979, live)
AREA
Capiozzo e Tavolazzi impegnati con Andrea Mingardi. È il segnale di una crisi fra le due anime del
gruppo: quella più sperimentale di Stratos e Tofani e quella più jazzistica di Capiozzo e Tavolazzi,
con Fariselli come cerniera.
Sempre nel 1976, la ricomposizione e un’esibizione al festival dell’Humanité di Parigi. In alcuni
concerti il gruppo sperimenta il coinvolgimento
diretto del pubblico, ad esempio collegando alcuni tasti del synth con cavi che giungono agli spettatori, i quali toccandoli e dando calore e pressione agiscono sul suono stesso. Gli Area sono ormai
un gruppo aperto a musicisti di varia estrazione,
la loro proposta diventa patrimonio della musica
colta contemporanea. In un momento in cui la critica, generalmente favorevole al gruppo, si interroga sulla enorme dilatazione delle scelte della
band, viene presentata la raccolta ANTO/LOGICAMENTE (1977) al Teatro Uomo di Milano. Ma il gruppo
intanto si frammenta: il fondamentale Tofani (che
era arrivato a rifiutare la proposta di far parte dei
Roxy Music) entra negli Hare Krishna. Stratos continua un proprio percorso che porta anche a due
album; tra i progetti discografici degli altri membri si possono citare INDICAZIONI (1977) di Tofani e
ANTROPOFAGIA (1977) di Fariselli. Nel 1978 su spinta di Stratos gli Area lasciano la Cramps e per la
Ascolto pubblicano il controverso 1978: GLI DEI SE
NE VANNO GLI ARRABBIATI RESTANO, in gran parte basato su materiale del cantante, sia testi che musiche.
Sono anche invitati al festival mondiale della gioventù a Cuba, ma Stratos si allontana dal gruppo,
in parte per esigenze di studio (il suo lavoro sulla sperimentazione era appena iniziato), in parte
per dissapori con Fariselli, in parte per la sua volontà, non condivisa dagli altri, di avvicinare la band
a una maggior comunicabilità.
Ma nel 1979 dopo una breve e incurabile malattia Stratos muore. Il 14 giugno, giorno che segue
il suo decesso in un ospedale di New York, si svolge uno storico concerto che inizialmente doveva servire per raccogliere fondi per le cure al cantante.
Vi partecipano numerosi cantautori e gruppi, oltre
a 60.000 spettatori, all’Arena di Milano e ne viene
tratto il live IL CONCERTO (1979); gli Area suonano
per ultimi ed eseguono L’Internazionale.
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TIC & TAC (Ascolto/CGD 1980)
PARIGI-LISBONA (Cramps/Artis 1996, live)
CONCERTO TEATRO UOMO (Cramps/Artis 1996, live)
CHERNOBYL 7991 (Sony 1997)
❯ ARBEIT MACHT FREI. Una voce di donna in arabo avvia l’intro di Luglio, agosto, settembre (nero),
nel quale Stratos canta pochi versi scanditi come
un lento inno, prima del celebre tema-emblema
del gruppo, ripreso da una frase musicale folk. Il
titolo del disco è la scritta che sovrastava l’ingresso dei campi di concentramento nazisti: “Il lavoro rende liberi”. Nessuno degli strumentisti cede
il passo, imprimendo ai brani un movimento elastico di restringimento o di allungamento che lascia
pochi momenti di stasi. L’uso della voce, con il
caratteristico timbro, unisce reminiscenze beat a
scansioni di stampo non europeo.
❯ CRAC! Il disco del raggiunto equilibrio tra la comunicabilità e la spinta improvvisativa e sperimentale, jazz rock con canonici ritmi composti. Insieme al disco d’esordio è il più diffuso del gruppo.
Brani come La mela di Odessa, Nervi scoperti e
Gioia e rivoluzione (con versi come “il mio mitra
è un contrabbasso”) sono rimasti scolpiti nella
memoria. L’ultima traccia, Area5, è una sorta di
preludio al difficile disco successivo.
❯ MALEDETTI (MAUDITS). Aperture alle influenze più
disparate e alle collaborazioni (da un giovane Walter Calloni alla batteria a Steve Lacy al sax soprano). In ogni brano una formazione differente: Tofani a tratti devastante alla chitarra (in Evaporazione “suona” il rasoio elettrico); Stratos che sperimenta sulla voce. Il disco è assimilabile a un concept album, in cui viene immaginata un’utopistica
società. Gli strumentali sono incandescenti. Emblematico è Caos (parte seconda), titolo perfetto
per un intreccio di elettronica, voce, percussioni
e fiati. L’album contiene anche Gerontocrazia.
AREA
◗ NICOLA ARIGLIANO
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Più che di canzone, Nicola Arigliano è uomo squisitamente di jazz. Nato a Squinzano (LE) il 6 dicembre 1923, approda alla musica spinto dalla madre,
chitarrista. Fuggito a Milano (pare a soli 11 anni),
studia composizione e si misura con svariati
strumenti (sax, clarinetto ma all’occorrenza anche
contrabbasso e altri), per passare abbastanza
casualmente, verso i diciott’anni, al canto (anche
per combattere una fastidiosa balbuzie): “Una sera
ho attaccato un blues al sax tenore e poi, del tutto
naturalmente, ho proseguito con la voce. Alla fine
tutti a dirmi che dovevo assolutamente cantare, per
cui sono stato quasi costretto a farlo. Il mio verbo
è sempre stato ‘swingare’. Non ho mai praticato il
bel canto all’italiana, basato sull’impostazione e la
potenza. Ho proseguito a fare con la voce ciò che
facevo con lo strumento”.
È il jazz (Benny Goodman su tutti) ad attrarlo, e
Milano, in tal senso, è un vero concentrato di talenti. Dopo cinque anni di militare, durante i quali suona in gruppi che allestiscono spettacoli per le truppe, inizia a frequentare alcuni dei maggiori jazzisti
dell’epoca (soprattutto Franco Cerri, e poi Sellani,
Valdambrini, De Filippi, un giovanissimo Gianni Basso). Passa quindi alla canzone (il primo 45 giri a suo
nome, nel 1958, è una versione di Nel blu dipinto
di blu), conoscendo un momento di vasta fama a partire da una partecipazione a “Canzonissima” alla fine
anni ’50. Inanella successi quali Amorevole, I sing
ammore, My wonderful bambina (tutti del 1959), Sentimentale (1960), È solo questione di tempo (1961),
Marilù, Marilù (1962) e 20 km al giorno (Sanremo
’64), ma si fa conoscere anche per la celebre pubblicità (non l’unica, del resto, a cui presta il suo volto così particolare) di un digestivo di cui rimane testimonial per ben 27 anni. Non disdegna neppure il
cinema (che peraltro non ama), apparendo in particolare ne “La grande guerra” di Monicelli (1959).
Con l’avvento di nuove mode e nuovi idoli, poco
per volta la sua notorietà declina, finché, a cavallo fra anni ’80 e ’90, si torna parlare di lui, guarda caso grazie soprattutto al circuito jazzistico, nonché ad alcune delle principali rassegne cantautorali (Recanati, Premio Tenco) che lo ospitano consolidandone il rilancio (come del resto Umbria Jazz).
Dopo oltre dieci anni riprende anche a incidere, rigorosamente dal vivo (“la musica deve nascere sempre davanti a un pubblico”). Sarà per primo l’Onyx
Club di Matera a proporgli di pubblicare una sua
grazie a quel modo mirabilmente swingante, fluido, antiretorico di cantare, quasi sopra il ritmo, non
di rado in rubato, com’è del resto tipico dei maggiori crooner?
(a.ba.)
DISCOGRAFIA
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MY FUNNY VALENTINE (Columbia 1958, EP)
ONE FOR MY BABY (Columbia 1958, EP)
NICOLA ARIGLIANO (Columbia 1958, 33 giri 25 cm)
CON TUTTO IL CUORE (Columbia 1958, EP)
ANGEL EYES (Columbia 1958, EP)
9° FESTIVAL SAN REMO (Columbia 1959, EP)
FESTIVAL DEL JAZZ SAN REMO 1959 (Columbia 1959, EP)
CHE C’È CONCE’ (Fonit 1959, EP)
UN GIORNO TI DIRÒ (Columbia 1959, EP)
NICOLA ARIGLIANO (Columbia 1959, 33 giri 25 cm)
DEVI RICORDARE (Columbia 1959, 33 giri 25 cm)
I SING AMMORE (Columbia 1959, EP)
AUTUMN IN NEW YORK (Columbia 1959, EP)
COME UN ANGELO (Columbia 1959, EP)
MY WONDERFUL BAMBINA (Columbia 1959, EP)
I SUCCESSI DI NICOLA ARIGLIANO (Columbia 1960)
SPEAK OF THE DEVIL (Columbia 1960, EP)
NICOLA ARIGLIANO (Columbia 1960, EP)
PERMETTETE SIGNORINA (Columbia 1960, EP)
SWING A GO-GO (Columbia 1960, EP)
NICOLA ARIGLIANO IN STEREO (Columbia 1961)
ROMANTICO AMORE (Columbia 1961, EP)
BUON NATALE ALL’ITALIANA (Columbia 1961, EP)
UNO CHE STA PENSANDO A TE (Columbia 1962)
CANTATUTTO (Columbia 1964)
NON IMPORTA QUANDO (EMIdisc 1973)
I MIEI SUCCESSI (Kanaria 1977, nuove esecuzioni di
brani già editi e inediti)
NICOLA ARIGLIANO (Edipan 1980)
I SING AMMORE (EMI 1984)
AMOREVOLE (Soundstudio 1984, live)
I SING ANCORA (Onyx 1995, live in Matera 1)
NU RITRATTO (Onyx 1999, live in Matera 2)
ITALIAN CROONER (Philology 2000, live)
GO MAN! (Nun 2001, live)
MY NAME IS PASQUALE! (Nun 2003, live)
I SWING ANCORA! (Nun 2004, doppio live)
COLPEVOLE (Nunflower 2005)
STUDIO COLLECTION (EMI 2005, doppia antologia con
inediti su album)
NICOLA ARIGLIANO
performance del settembre 1995. Il relativo CD,
emblematicamente intitolato I SING ANCORA, è accolto da un favore clamoroso e si aggiudica quasi plebiscitariamente la Targa Tenco ’96 quale miglior
album d’interprete. Nel ’99 ancora l’Onyx produce NU RITRATTO, mentre l’anno dopo è la Philology
a pubblicare ITALIAN CROONER, un carnet di brani
americani (a esclusione di Arrivederci) registrati a
Macerata a fine ’99. Tutti e tre questi lavori sono
in quartetto: Giampaolo Ascolese, autentico braccio destro di Arigliano, alla batteria, Riccardo Biseo
o Antonello Vannucchi al piano (oppure, in alternativa, Dario La Penna alla chitarra), Massimo Moriconi o Elio Tatti al contrabbasso.
Col nuovo millennio Arigliano si prende l’abitudine di organizzare di fatto delle sedute dal vivo in
funzione discografica. Escono così, tutti per la Nun,
GO MAN!, registrato a Milano nel novembre 2000 con
ospiti gli amici di sempre (Basso, Cerri, Sellani, De
Filippi) più Enrico Rava, MY NAME IS PASQUALE! (titolo anche del volume su Arigliano a cura di Ernesto
De Pascale e Michele Manzotti edito in simultanea
da Stampa Alternativa), con Vannucchi, Tatti e Ascolese, più Roy Paci, Maurizio Giammarco, Jimmy Villotti e altri, mentre un’appendice della stessa serata ternana (dell’autunno 2002) trova posto nel successivo I SWING ANCORA!, il cui corpo centrale è la
registrazione di un concerto un po’ speciale tenutosi all’Alfieri di Asti per gli ottant’anni del cantante (oltre a molti dei musicisti menzionati, vi figurano Dino Piana, Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia).
In tutte queste incisioni, Arigliano rivitalizza mirabilmente evergreen quali (fra i tanti) Maramao perché sei morto, Il pinguino innamorato, In cerca di te,
Lodovico, Buonasera signorina, senza dimenticare
composizioni di cui è lui stesso autore, da brani sottilmente goliardici quali Ogni volta e Tressette a quattro, a gustosi siparietti in napoletano.
Nel 2005 torna dopo oltre quarant’anni a Sanremo con Colpevole (Premio della critica, nonché titolo del relativo CD in cui Arigliano ripercorre, per
una volta in studio, una ventina di gemme del suo
repertorio) nella sezione “Classici”. Chi, del resto,
potrebbe fregiarsi di tale titolo più legittimamente
di un arzillo ultraottantenne ancora in possesso di
una voce fresca, credibilissima, mantenuta tale anche
27
❯ I SING ANCORA. L’album della rinascita. Ventun
brani, per lo più italiani (fra cui Le tue mani, Moritat, Permettete signorina, Satchmo, Jessica e l’amatissima Arrivederci, oltre a svariati fra quelli citati nel testo), riletti con tutto il frizzante buon gusto
tipico di Arigliano. Un CD imperdibile, paradigmatico di un’infinità di concerti percorsi da un sottile quanto palpabile piacere di intrattenere il pubblico, arrivando talora a ripercorrere il proprio repertorio quasi “a chiamata”.
◗ ARTI & MESTIERI
Gruppo torinese noto e apprezzato alla metà degli anni ’70. Si mettono in luce nel 1974 con la partecipazione al festival di “Re Nudo” a Milano e l’esordio discografico con TILT (IMMAGINI PER UN ORECCHIO), prodotto dal chitarrista degli Area Paolo Tofani. Suonano come spalla per vari gruppi, tra cui i
Gentle Giant. La formazione vede tra gli altri Beppe Crovella (ts.), Furio Chirico (bt.) e Gigi Venegoni (ch.). GIRO DI VALZER PER DOMANI (1975) offre un
maggior orientamento sul versante jazz rock rispetto al progressive. Già in fase di declino pubblicano
QUINTO STATO (1979), una sorta di concept album sui
problemi sociali della Torino in quegli anni. Dopo
mutamenti di organico, alcuni dischi (ACQUARIO,
1983; CHILDREN’S BLUES, 1985) e un lungo allontanamento dalle scene, nel 1999 si riformano e pubblicano MURALES (2000). Da qui in avanti le uscite
discografiche si susseguono (ARTICOLLEZIONE, 2002;
LIVE 1974/2000, 2003; PROG DAY, 2003), così come
le esibizioni. Nel 2004 celebrano il trentennale di
TILT al festival prog di Baja in Messico e nel 2005
pubblicano ESTRAZIONI, con brani inediti e differenti versioni di alcuni classici.
NICOLA ARIGLIANO
◗ ARTICOLO 31
28
Fenomeno di notevoli dimensioni commerciali,
gli Articolo 31 sono un duo formato da J Ax (Alessandro Aleotti, nato nel 1972, voce) e Dj Jad (Luca
Perrini, 1966, piatti). Entrambi milanesi, si conoscono all’inizio degli anni ’90 e danno vita a uno
dei molti gruppi rap che solcano l’Italia in quegli
anni. Il nome deriva dall’articolo della costituzione
irlandese sulla libertà d’espressione, ma in origine doveva essere “Articolo 41”, quello del codice
militare che stabilisce la non idoneità alla divisa. I
due, che a differenza di molti altri rapper non hanno rapporti con il mondo dei centri sociali, provano in un garage di Garbagnate e nel ’92 incidono
un singolo con Nato per rappare e Sei quello che sei.
Nel 1993 esordiscono su album con STRADE DI CITTÀ, che ottiene notorietà con il singolo Tocca qui (pacchiana allusione sessuale). Passa un anno e la loro
miscela di rime, tentativi di impegno sociale, ironia grossolana, atteggiamenti da ragazzacci e gergo giovanile li porta a un successo più ampio con
MESSA DI VESPIRI e Ohi Maria (Maria Maria), inno alla
marijuana basato sul campionamento di Ahi Maria
di Rino Gaetano. Quello che sembrava un fenomeno momentaneo si rivela capace di reggere sulla lunga distanza, grazie anche al lavoro dell’etichetta Best
Sound e del produttore storico del gruppo, Franco
Godi. Intanto J Ax fonda il collettivo Spaghetti Funk
(che comprende anche i Gemelli DiVersi, in cui milita il fratello Grido).
Nel 1996 la conferma nelle classifiche con COSI
COM’È, trainato da Tranky Funky, e poi da Domani
e Funky Tarro. I tour successivi sono documentati
nelle VHS “Così come siamo” e “Articolo 31 Live”.
Nel 1998 sfornano il singolo La Fidanzata, in cui
funziona l’idea di campionare il ritornello di Oh mamma voglio anch’io la fidanzata, di Natalino Otto. Il
brano apre la strada al successo di NESSUNO, pieno
di riferimenti facili e di campionamenti variegati,
seguito da un libro di J Ax, “I pensieri di Nessuno”
(Ricordi-Pop Publications). Un anno soltanto e arriva XCHÉ SÌ con Guapa loca e Senza regole, caratterizzato da una smaccata scurrilità nei testi e siparietti recitati. Il disco, grezzo e meno pop, vende
meno dei precedenti. Ma in generale è il rap in Italia che sta mostrando la corda. Così, dopo la raccolta : // GREATEST HITS, J Ax e Dj Jad tentano nuove strade. A dicembre 2000 tengono due concerti
a San Vittore per i detenuti e nel 2001 provano con
il cinema in veste di attori e cosceneggiatori. Ma il
film “Senza filtro” è un flop sia di botteghino che
di critica. Nel 2002 voltano pagina musicalmente,
DISCOGRAFIA
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STRADE DI CITTÀ (Best sound/BMG 1993)
MESSA DI VESPIRI (Best sound/BMG 1994)
COSÌ COM’È (BMG 1995)
NESSUNO (Ricordi 1998)
XCHÉ SÌ! (BMG 1999)
: // GREATEST HITS (BMG 2000, raccolta con inediti)
❯ DOMANI SMETTO (BMG 2002)
❯ ITALIANO MEDIO (BMG 2003)
❯ LA RICONQUISTA DEL FORUM (BMG 2004, live CD +
DVD)
❯ : // GREATEST HITS. Autocelebrazione in 16 brani che tira le somme di una decina di anni di hip
hop, prima della svolta rock. Il disco testimonia
il tentativo di una via italiana al rap (ad esempio con campionamenti tratti dalla storia della
canzone nostrana) in cinque dischi spesso accusati di qualunquismo. Una manciata di hit da clas-
sifica e l’inedita Volume, più che sufficienti a tratteggiare un fenomeno che ha dalla sua la forza
dei numeri.
◗ ASSALTI FRONTALI
Nell’autunno 1991 il romano Militant A (Luca
Mascini, 21 settembre 1966) crea Assalti Frontali,
collettivo che è diretta conseguenza dell’esperienza di Onda Rossa Posse e del centro sociale Forte
Prenestino. Nel 1992 esce TERRA DI NESSUNO, autoprodotto e teso alla sostanza politica più che alla
forma stilistica. Ha grande risonanza nel mondo della Sinistra antagonista, dà avvio a concerti su concerti. Segue un periodo di stasi, in cui ci si dedica
alla costruzione della Cordata, etichetta della scena alternativa romana che produce i dischi di Lou x,
South Posse e Brutopop (che collaborerà spesso con
gli Assalti). Il 1993 è l’anno di Sud, brano per l’omonimo film di Gabriele Salvatores, che non sarà
concesso per la colonna sonora edita dalla Sony ma
verrà inserito nel 1996 in CONFLITTO, album edito
da Il Manifesto e realizzato al Forte Prenestino come
il precedente. E come il precedente duro e ostico,
con tratti hardcore. La produzione è di Don Zientara. Nel 1997 Militant A pubblica il libro “Storie
di Assalti frontali” (DeriveApprodi), a cui seguirà
nel 2001 “Il viaggio della parola”. Accanto all’attività discografica si segnalano i concerti nel circuito dei centri sociali e anche all’estero, come un’incursione in Albania per un’iniziativa volta a chiedere traghetti gratuiti per chi emigra. Nel 1999 BANDITI esce per la major BMG, produce Ice One. Ma è
una parentesi. Militant A da lì in poi si dedica a reading con vari poeti e scrittori. Nel 2004 il ritorno
con HSL (HIC SUNT LEONES) al Manifesto, a cui segue
nel 2005 un mini con quattro remix. Il suono torna grezzo e impreciso, le parole prorompenti. Nel
2006 esce MI SA CHE STANOTTE, prodotto, arrangiato
e mixato a Casasonica, lo studio dei Subsonica. “Ogni
canzone è una trama compiuta che si lega alle altre
come tessere di un puzzle. Tutti frammenti di una
biografia collettiva” dice Militant A. Buoni i riscontri di pubblico e di critica: il gruppo di conferma alla
testa del rap italiano più schierato.
ASSALTI FRONTALI
il nuovo DOMANI SMETTO si apre decisamente verso
il pop e il rock fin quasi al punk (vago modello i
Red Hot Chili Peppers), e riporta il duo in testa alle
classifiche. In Fuck You è ospite Paola Turci, nel tour
compare L’avvelenata di Guccini. L’anno successivo Come una pietra scalciata, cover di Like A Rolling Stone di Dylan pubblicata in NESSUNO, viene scelta per la colonna sonora di “Masked And Anonymous”. A fine anno esce invece L’ITALIANO MEDIO (con
dito medio alzato in copertina), che vede il totale
abbandono dell’hip hop e che è anticipato dal rockeggiante La mia ragazza mena. In un paio di brani compare alla voce Dj Jad, che pubblica poi a proprio nome BACK ON TRACK, una compilation in due
CD da lui mixata. Nel 2004 esce il live (con DVD)
LA RICONQUISTA DEL FORUM, con gli inediti Nato sbagliato e Barbecue. Due anni dopo J Ax e Dj Jad pubblicano entrambi degli album solisti. Il secondo dà
alle stampe MILANO - NEW YORK, con ospiti vari personaggi del mondo rap americano. J Ax esce invece con DI SANA PIANTA, anticipato dal singolo Ti amo
o ti ammazzo.
Mai amati dalla critica, gli Articolo 31 sono riusciti a costruirsi una carriera fuori dai circuiti alternativi come da quelli pop.
(f.ca.)
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◗ AUDIO 2
Duo formato dai napoletani Gianni Donzelli
(28 maggio 1961) e Vincenzo Leomporro (22 luglio
1961), fortemente derivativo, sia a livello vocale
che compositivo, da Lucio Battisti. Il lancio nel mondo discografico avviene nel 1992, quando Mina incide il loro Neve come singolo di SORELLE LUMIÈRE. È
l’inizio di una rapida ascesa: alla fine del 1993, Sì
che non sei tu riceve una significativa programmazione radiofonica; segue la pubblicazione dell’album
AUDIO 2, prodotto da Massimiliano Pani per la PDU
di Mina. I discreti risultati di vendite confermano
la capacità di scrivere canzoni accattivanti. Nel 1994
duettano con Mina in Rotola la vita e nel 1995 incidono E=MC2, contenente il successo da airplay Alle
venti e Io ho te, riproposte da Leonardo Pieraccioni nel film “I laureati” insieme ad altre del gruppo.
Nel ’96 esce SENZA RISERVE, il terzo album, a cui fanno seguito brani per l’album MINA CELENTANO, come
il singolo Acqua e sale. Nel 1998 pubblicano la raccolta THE BEST AIRPLAY, l’ultimo lavoro di buon riscontro commerciale. Seguono MILA (2000), SORRISI E CANZONI (2002) e ACQUATICHE TRASPARENZE (2006).
AUDIO 2
◗ AVION TRAVEL
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“Musica leggera da camera”: così Peppe Servillo – cantante, autore dei testi e immagine del gruppo – definisce il territorio espressivo in cui si muovono, ed eccellono, gli Avion Travel, il fascino unico della “Banda casertana” che negli ultimi anni ha
pur generato un gruppo di seguaci. Ma c’è voluto
un decennio prima che questa formazione (eccezion
fatta per il contrabbassista Ferruccio Spinetti, era
già quella attuale a metà anni ’80) trovasse la sua
definizione stilistica decisiva. Per buona parte degli
anni ’80 il gruppo vaga nel mondo new wave del
periodo, che raccoglie un po’ di tutto, così come del
resto Servillo e compagni condividono con i loro
coetanei gusti e amori per band di marca anglofona assai diverse tra loro, come Police, Madness,
Talking Heads.
Gli Avion Travel (il nome è semplicemente quello di un’agenzia viaggi di fronte alla casa dove pro-
vavano) debuttano in concerto nel 1980. Con Servillo i fondatori sono Peppe D’Argenzio (sx.) e Mario
Tronco (pn., ts.); dal 1985 si aggiungono il batterista Domenico “Mimì” Ciaramella (bt.) e Fausto
Mesolella (ch.), che Servillo stimava sin da ragazzino come aggressivo interprete hendrixiano del
suo strumento. Nella prima, nebulosa fase, gli Avion
Travel si dividono tra canzoni in italiano e in inglese, con un profilo così indefinito da far includere,
nel 1981, il gruppo in un festival romano di rock
demenziale, sponsorizzato dalla rivista satirica “Il
male”. L’esordio discografico avviene dopo vari anni
con il mini album SORPASSANDO, prodotto da Nino
Buonocore e pubblicato per l’IRA, storica etichetta fiorentina di Litfiba e Diaframma, seguito nel
1989 da PERDO TEMPO. Ma il primo snodo importante è l’affermazione alla prima edizione di Sanremo Rock, che porta in premio una tournée, per l’anno successivo, addirittura in URSS, con altre promettenti band come gli americani Thin White Rope.
È la chiusura di un ciclo: “Lontani dalla nostra provincia, che prima avevamo cercato di fuggire, abbiamo riscoperto un senso dell’italianità in musica, di
una tradizione cui sentivamo adesso di fare attenzione”, dice Servillo. Decisivo è poi l’incontro con
il produttore Lilli Greco (“ci ha insegnato tutto il
mestiere, dai segreti del linguaggio allo stare in scena”) e l’aggiunta al nome della dicitura “Piccola
orchestra”, mentre Servillo acquisisce centralità e
consapevolezza.
I prodromi della svolta sono in UNION, raccolta
della CGD in cui una serie di gruppi della scena
alternativa si confrontano con brani della canzone italiana. Gli Avion offrono una sapiente versione di Cosa sono le nuvole, brano di Domenico Modugno e Pier Paolo Pasolini per la colonna sonora di
un episodio, firmato dal poeta-regista, del film
“Capriccio all’italiana” (il gruppo nel 1994 parteciperà anche a FATTI E RIFATTI, della BMG, con Ma
che freddo fa di Nada, con cui in seguito collaboreranno Mesolella e Spinetti). È il nuovo inizio, testimoniato anche dalla colonna sonora del film “In una
notte di chiaro di luna” di Lina Wertmuller. Nel dar
forma decisiva alla “musica da camera” degli Avion
Travel concorrono alla fine vari elementi, dalla canzone d’autore italiana anni ’60-70 all’antico senso
Nel 1999 esce la biografia ufficiale “Vivo di canzoni” di Gianfranco Salvatore (Giunti), mentre il
gruppo lavora alla colonna sonora di un cortometraggio di Bentivoglio, “Tipota’’, la cui sceneggiatura è scritta con Peppe Servillo. Nel frattempo, dopo
l’uscita di CIRANO (in cui il binomio con Lindsay non
funziona appieno), di un album dal vivo, di uno di
reinterpretazioni di classici e di uno antologico, l’inizio del nuovo secolo propone POCO MOSSI GLI ALTRI
BACINI, che ospita Elisa in Vivere forte e Caterina
Caselli (che dal ’93 è la discografica della Piccola
Orchestra, con la Sugar), nella sua storica Insieme
a te non ci sto più, firmata Conte-Pallavicini. Il filo
con il cantautore astigiano, per certi versi evidente in alcune affinità elettive-espressive nelle rispettive poetiche, è destinato a irrobustirsi. Il nuovo progetto degli Avion Travel è infatti una raccolta di rivisitazioni dal canzoniere di Conte, in veste – eccezionalmente – anche di produttore. Il disco in realtà ha una gestazione lunghissima, dovuta all’accumularsi degli impegni sia dell’artista piemontese
che dei membri del gruppo. Nel frattempo infatti
la Piccola Orchestra Avion Travel è divenuta una
grande famiglia: ne sono testimonianza i vari progetti di cui sono protagonisti o collaboratori in particolare Mesolella, Spinetti e Tronco (Nada Trio e
album-libro solista per il chitarrista, il duo Magoni-Spinetti, l’Orchestra di Piazza Vittorio diretta dal
pianista), e che spesso si intrecciano dal vivo. Fitti pure gli impegni di Servillo, anche come attore.
(b.mo.)
DISCOGRAFIA
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SORPASSANDO (Ira 1987, EP)
PERDO TEMPO (Bubble 1989)
BELLOSGUARDO (Sugar 1992)
OPPLÀ (Sugar 1993)
FINALMENTE FIORI (Sugar 1995)
HOTEL PAURA E ALTRE STORIE (Sugar 1996, colonna
sonora)
LA GUERRA VISTA DALLA LUNA (Sugar 1996, opera
musicale)
VIVO DI CANZONI (Sugar 1997, live)
CIRANO (Sugar 1999)
SELEZIONE 1990-2000 (Sugar 2001, antologia con
inediti)
AVION TRAVEL
dell’allegro gioco dello swing e dell’avanspettacolo, sino a influenze più contemporanee e complesse, come il jazz “sghembo” di Lounge Lizards, John
Lurie e Arto Lindsay (quest’ultimo sarà poi il produttore di CIRANO). E anche le frequentazioni dirette e indirette con il teatro (compreso quello della
stagione dell’avanguardia) e con il cinema. Tra il
1992 e il 1995 la Piccola Orchestra Avion Travel
mette a segno i tre colpi decisivi per il gruppo, per
la maggior parte della critica qui ai suoi massimi
esiti. Nell’ordine, gli album sono BELLOSGUARDO (ristampato poi dalla Sugar, a cui approdano a breve), lo splendido OPPLÀ e FINALMENTE FIORI (con Orlando curioso, L’atlante, e una cover notevole, Storia
d’amore di Adriano Celentano). Sono album che raggruppano ottime canzoni, anche se “più che pensare di scrivere grandi canzoni, ci siamo sempre
concentrati sulla ricerca di uno stile”.
A questo punto del percorso, lo stile Avion Travel (che nei testi, per esempio, privilegia spesso la
sonorità della parola alla sua valenza semantica) ha
già conquistato più che una ristretta accolita di buongustai. Del 1996 è LA GUERRA VISTA DALLA LUNA, operina con Fabrizio Bentivoglio, rappresentata per la
prima volta il 15 maggio 1995 a Roma. Poco dopo
esce invece HOTEL PAURA E ALTRE STORIE, raccolta di
brani tratti da colonne sonore che segna la riconferma della caratura musicale dell’ensemble e di
quella dei singoli strumentisti. Nel 1998 e nel 2000,
poi, la Piccola Orchestra partecipa al Festival di Sanremo. Con Dormi e sogna nella prima occasione arrivano il Premio della critica e quello per il miglior
arrangiamento (sempre curato collettivamente dall’ensemble); con Sentimento, nella seconda, addirittura il primo posto assoluto. Pur non assurgendo mai
a vendite nazional popolari, con Sanremo la Piccola Orchestra si assicura comunque una notorietà
anche a livello di grande pubblico, e prosegue sempre più intensamente l’attività live (anche in Europa), dimensione fondamentale della formazione. Il
cantante, fratello dell’attore-regista Toni Servillo,
incarna sul palco altri connotati decisivi del gruppo: eleganza nell’enunciazione e nei movimenti, garbo sorridente e mai sopra le righe, un gusto quasi
rétro, più da gentiluomo colto che da aristocratico
per grazia ricevuta.
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❯ STORIE D’AMORE (Sugar 2001)
❯ POCO MOSSI GLI ALTRI BACINI (Sugar 2003)
❯ PER COME TI AMO (Sugar 2004, Francia, antologia
inedita in Italia)
❯ BELLOSGUARDO. Sul libretto del CD, alla voce “consulenza artistica”, figura il nome di Lilli Greco. Per
la Piccola Orchestra Avion Travel è il disco decisivo, quello che definisce in bellezza lo stile del gruppo. Ci sono canzoni dal fascino irresistibile come
Carmine e Abbassando, c’è il finale “aperto” di Dalle stazioni al mare, e la riproposizione di Cosa sono
le nuvole. I brani fluiscono soavi eppure corposi
dal primo all’ultimo. Tutte le inconfondibili coordinate Avion Travel sono già ariosamente tracciate.
❯ OPPLÀ. L’album della prima notorietà, e forse il
migliore in assoluto. Il titolo è già programmatico rispetto all’opzione della leggerezza, che caratterizza il suono e la poetica del gruppo, figlie
comunque di un lavoro estremamente rigoroso.
Aria di te è il brano forse più noto, incantevole
come L’amante improvviso. Ma tutto l’album si attesta su altissimi livelli. C’è una vera poetica sia
letteraria che musicale: le canzoni discendono, in
tutti i loro aspetti, da quel progetto creativo, serio
e corposo.
AVION TRAVEL
◗ ENZO AVITABILE
32
Prima sassofonista, poi musicista completo, Enzo
Avitabile (nato a Napoli il 1° marzo 1955) a sette
anni inizia a studiare sax, per poi suonare nei locali americani della città e diplomarsi in flauto al conservatorio di San Pietro a Maiella. Fa parte, per un
breve periodo, degli Showmen e anche dei Città
Frontale (con cui incide EL TOR nel 1975) e poi intraprende un’attività di strumentista con Edoardo Bennato, Pino Daniele e altri. A 27 anni esordisce in
prima persona con AVITABILE, lavoro intriso di soul.
Nel 1983 esce per la EMI MEGLIO SOUL, in cui inizia a essere più a suo agio come cantante; il disco
gli vale buoni riscontri anche di vendite e un duetto con Richie Havens in Gospel mio, mentre Charlie è dedicata a Charlie Parker (a proposito di questo brano c’è un curioso aneddoto: un dirigente del-
la EMI gli propone di contattare per un eventuale
video lo stesso Parker, morto nel 1955). In quel
periodo suona con James Brown in alcuni concerti e anche con Tina Turner. Dopo CORRERE IN FRETTA, che si pone sulla scia dei precedenti, nel 1986
arriva un disco importante, SOS BROTHERS, che anche
grazie al brano Soul Express accresce la notorietà
di Avitabile. È un album meno legato ai modelli stilistici soul e rythm’n’blues e più funky, e accentua un linguaggio più diretto nei testi. ALTA TENSIONE (1988) conferma le scelte del precedente,
aggiungendo elementi di impegno sociale: Punta
il naso a nord è il singolo, Resta Bob è dedicata a
Marley. Sempre nell’88 Avitabile pubblica il singolo Street Happiness con Afrika Bambaataa.
All’inizio del nuovo decennio escono STELLA DISSIDENTE, poco convinto e poco convincente, e ENZO
AVITABILE, per il quale la EMI impone Corrado Rustici come produttore e alcune scelte stilistiche e di
immagine. La formula non funziona da nessun punto di vista. Avitabile si allontana dal mercato discografico fino al 1994 quando pubblica EASY, in cui
il singolo Leave Me Or Love Me è buon brano pop
in duetto con Randy Crawford. Ma le vendite latitano ancora e, insieme al rifiuto di partecipare a Sanremo, portano alla chiusura del contratto con la EMI.
Questo libera la creatività di Avitabile, che ora può
fare le scelte che crede, alla ricerca di una cifra stilistica sempre più personale. ADDÒ (1996), cantato esclusivamente in napoletano, è un bel disco, una
svolta, una vera compenetrazione con la propria musica che si innerva di elementi rap e etnici, soprattutto africani, mantenendo un substrato soul. Anche i testi acquistano una spiccata valenza sociale. Il singolo Aizetè diverrà colonna sonora di “Incantesimo napoletano”. Da qui in poi l’attività live diverrà predominante. Nel 1999 esce O-ISSA, con Isolato 0, Musica ‘e scantinato e Mane e mane con Mory
Kante, che è anche il singolo, i cui proventi vanno
all’UNICEF. A questo periodo risalgono anche alcune colonne sonore di spettacoli teatrali e brani scritti per Giorgia e per la cantante palestinese Amal
Murkus. A partire dal 2001 Avitabile lavora a un
progetto live con i Bottari di Portico, che utilizzano botti, tini e falci come percussioni, per ritmi che
si chiamano Pastellessa, Passo della Morte e Zeza.
Dopo molti concerti in Italia e all’estero, solo nel
2004 questa esperienza si tramuta in disco, SALVAMM’O MUNNO, che ha ottimi consensi, soprattutto
all’estero. Nel 2006 esce invece SACRO SUD, dall’impronta spirituale, realizzato con collaboratori come
Luigi Lai e Maurizio Martinotti.
(e.de.)
la) di ogni parte del mondo. Per salvarlo, appunto. L’album è, come dice il libretto, “una chiamata a raccolta delle voci di tutti i Sud del mondo”.
L’ultima traccia, ‘O munno se move, è in versione live e dà modo di cogliere l’impatto di questa
musica di grande, proficua contaminazione.
DISCOGRAFIA
AVITABILE (Produttori Associati 1982)
MEGLIO SOUL (EMI 1983)
CORRERE IN FRETTA (EMI 1984)
SOS BROTHERS (EMI/Costa Est 1986)
ALTA TENSIONE (EMI/Costa Est 1988)
STELLA DISSIDENTE (EMI/Costa Est 1990)
ENZO AVITABILE (EMI 1991)
EASY (EMI 1994)
AIZETÈ (CNI 1996, mini CD)
ADDÒ (CNI 1996)
MANE E MANE (CNI 1999, mini CD con Mori Kante)
O-ISSA (CNI 1999)
SALVAMM’O MUNNO (Wrasse Records/Il Manifesto
2004)
❯ SACRO SUD (FolkClub Ethnosuoni 2006)
❯ SALVAMM’O MUNNO. Uno degli esperimenti (riusciti) più interessanti e originali del nuovo secolo
in Italia: fondere l’energia soul e gli elementi etnici della musica di Avitabile con la grande tradizione dei Bottari. Tredici brani e un nugolo di ospiti (fra cui Khaled, Manu Dibango, Hugh Maseke-
◗ OSCAR AVOGADRO
Il torinese Oscar Avogadro (classe 1951) è uno
dei parolieri che più si è distinto nella canzone leggera dalla seconda metà degli anni ’70. A 25 anni
inizia a collaborare con Daniele Pace con cui scriverà canzoni per Loredana Bertè (E la luna bussò,
Indocina, Meglio libera, Serenade e altre). Molto proficue anche le collaborazioni con Alberto Radius e
con Mario Lavezzi: per il primo scriverà interi album
tra cui il riuscito CARTA STRACCIA, per Lavezzi curerà, sempre con Pace, le liriche di FILOBUS e IAIA. Sono
diverse le edizioni del Festival di Sanremo a cui ha
preso parte come autore, a partire dal 1976 dove
è presente con ben tre composizioni (per Opera, Sandro Giacobbe e Profeti). La più ricordata è senz’altro quella del 1983 quando Dori Ghezzi porta al terzo posto Margherita non lo sa. Nel 1984 tocca ad
Anna Oxa con la grintosa Non scendo. Tra i maggiori successi che ha firmato ci sono anche Gli occhi
di tua madre (Sandro Giacobbe) e A me mi piace vivere alla grande (Franco Fanigliulo).
OSCAR AVOGADRO
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◗ LUIS ENRIQUEZ BACALOV
Originario dei dintorni di Buenos Aires (dove è
nato il 30 agosto 1933), Luis Enriquez Bacalov è
stato con Ennio Morricone il protagonista della
stagione d’oro della canzone targata RCA degli
anni ’60. Il suo sodalizio con Sergio Endrigo ha
dato vita a pagine immortali della nostra prima
canzone d’autore, ma vanno ricordati anche i suoi
arrangiamenti per Luigi Tenco, per Gino Paoli e
per Modugno. Nel 1971 realizza con i New Trolls
il più riuscito esperimento di commistione tra
musica classica e musica pop, almeno tra quelli
tentati in Italia. CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS,
inizialmente concepito come colonna sonora del
film “Vittima designata”, ottiene un successo notevole di vendite, spingendo Bacalov ad altri due
tentativi con altrettanti gruppi: gli Osanna (PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI, CANZONE) e il Rovescio della
Medaglia (CONTAMINAZIONE e, nella sua versione
inglese, CONTAMINATION). Pur validi, questi progetti avranno risultati inferiori. Con gli anni ’70,
Bacalov si specializza nella realizzazione di importanti colonne sonore, da Federico Fellini (“La
città delle donne”) a Pier Paolo Pasolini (“Il Vangelo secondo Matteo”). Dopo alcune nomination
per l’Oscar, il premio arriva per le musiche del
film “Il postino” con Massimo Troisi, ma assieme
al riconoscimento giunge anche la causa intentata
dagli autori di Le mie notti, canzone incisa nel
1975 da Sergio Endrigo (uno degli autori), che
accusano il compositore argentino di plagio. Di
Bacalov esiste anche una discreta discografia pubblicata a proprio nome per la RCA e per altre case
discografiche, mentre sue composizioni sono state
eseguite da importanti orchestre.
◗ FRANCESCO BACCINI
Ha raccolto un’eredità pesante Francesco Baccini, quella della musica che strappa il sorriso ma
che nasconde il tormento interiore, in un momento in cui, nel panorama nazionale, era diventata
merce piuttosto rara. Nato a Genova il 4 ottobre
1960, arriva a un buon successo nel 1989 con il
primo album, CARTOONS, che riceve anche la Targa
Tenco come miglior disco d’esordio. Segue nel
1990 IL PIANOFORTE NON È IL MIO FORTE, in cui Genova
blues è cantata con Fabrizio De André. I primi due
album rivelano un talento non indifferente e racchiudono brani di ottima fattura (come Fotomodelle, Ti amo e non lo sai, Vendo tutto, nel primo, La
giostra di Bastian, Ragazza da marito, Il mio nome
è Ivo e la nota Le donne di Modena, nel secondo),
che non sempre l’artista riuscirà a ripetere in seguito. Intanto arriva un grande successo commerciale, Sotto questo sole, con i Ladri di Biciclette,
vincitore del Festivalbar e tormentone estivo.
Il cantautore continua la produzione di canzoni
intrise d’ironia con NOMI E COGNOMI, NUDO e BACCINI
A COLORI, un ritorno alla satira pungente. Nel ’97
partecipa al Festival di Sanremo con Senza tu, tratta dall’album BACCINI AND BEST FRIENDS, nel quale
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duetta tra gli altri con Enzo Jannacci, Angelo Branduardi e con Sabrina Ferilli in Ragazza da marito,
dedicata al mito di Marylin Monroe. Nel maggio
del 1999 pubblica NOSTRA SIGNORA DEGLI AUTOGRILL,
probabilmente l’album più completo e maturo, a
cui segue nel 2001 FORZA FRANCESCO. Due anni dopo esce un doppio CD live, LA NOTTE NON DORMO MAI,
con i brani più rappresentativi del suo repertorio,
in versione sia acustica che elettrica, oltre a quattro inediti tra cui la canzone che dà il titolo all’album. Il 3 febbraio 2004 debutta a Cremona con lo
spettacolo “Orco Loco”, una “Clipcomedy con canzoni” dove per la prima volta Baccini si misura nel
duplice ruolo di cantante e attore, portando in scena un testo firmato da Andrea G. Pinketts. Dopo la
partecipazione al reality “Music Farm”, nel 2005
esce …STASERA TEATRO! con In fuga, dedicato a
Marco Pantani. L’anno dopo è la volta di FRA..GI..LE,
con nove brani del precedente e tre inediti. Pur
con qualche appannamento nei lavori in studio,
Baccini dal vivo offre sempre un’ottima presenza
scenica ed energia intatta.
FRANCESCO BACCINI
◗ CLAUDIO BAGLIONI
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“51, Montesacro e tutto cominciava”, canterà.
Figlio unico di un carabiniere e di una sarta, di
Claudio Enrico Paolo Baglioni non si può dire che
abbia ereditato la passione per la musica ma piuttosto che essa sia nata con lui il 16 maggio 1951
a Roma, in una periferia pasoliniana che non
amerà molto. A 14 anni riceve in regalo una chitarra e inizia ad andare in giro a cantare. La prima
canzone è Annabel Lee, ispirata a una poesia di
Edgar Allan Poe. Soprannominato “Agonia”, per
qualche atteggiamento intellettuale e i vestiti
neri, si divide tra gli studi di geometra ed esperienze artistiche più o meno significative (al Festival degli Sconosciuti a Lugano ottiene il secondo posto con Yesterday dei Beatles; con il Collettivo Studio 10 mette in scena uno spettacolo costruito su canzoni e poesie di Brecht, Pavese e altri). A cavallo tra il ’67 e il ’68 incide quattro provini a Milano per la Ricordi. Bocciato. Ma non
desiste, cerca il successo.
Il primo album sarà per la RCA che nel 1969 lo
mette sotto contratto per cinque anni. È ancora
minorenne, firma il padre. Nel 1970 esce CLAUDIO
BAGLIONI, anticipato dai 45 giri Una favola blu (firmata da Morina, D’Ercola, Melfa e Vicari) e Isolina.
Al Festivalbar presenta invece Signora Lia (che
doveva intitolarsi “Signora Lai” se non fosse stato
che un fonico della RCA aveva proprio quel cognome). Tranne lo Zecchino d’oro, Castrocaro e
Sanremo, partecipa a tutti i festival possibili. Ma
la critica è spietata e le vendite non decollano, se
non in Cile. Scrive canzoni per la RCA, da Ci crederesti se... degli Showmen a Addio città vecchia di
Valeria Mongardini, da cinque pezzi di OLTRE LA
COLLINA di Mia Martini ad altri per Rita Pavone, tra
cui Bonjour La France, che in Francia conquisterà
la vetta della classifica. Cede anche due canzoni a
Nada (che utilizzerà nel 1994) di cui una, Me so
magnata er fegato, scritta per Monica Vitti ma portata al successo da Gigi Proietti. Nel frattempo
pubblica il secondo album, UN CANTASTORIE DEI
GIORNI NOSTRI, non più fortunato del primo. È il
1971. L’anno seguente c’è l’incontro con il cinema: un cameo e la sigla finale In viaggio in “Ipotesi sulla scomparsa di un fisico atomico” di Leandro Castellani, ma soprattutto l’interpretazione di
tre brani (Fratello sole sorella luna, Preghiera semplice e Canzone di San Damiano) nel film “Fratello
sole, sorella luna” di Zeffirelli.
Scoraggiato e ostinato insieme, Baglioni si dedica agli studi di architettura e ha già quasi deciso di
chiudere la carriera o di trasferirsi nei paesi
dell’Est, dove gode di qualche notorietà, quando
nel 1972 cambia tutto. È l’anno che lo consacra
signore della musica leggera italiana con QUESTO
PICCOLO GRANDE AMORE, che scala le classifiche grazie alla canzone omonima e trepidante, che in origine doveva essere solo il lato B di un 45 giri (e
ancor prima portava il titolo di Ci fosse lei). E invece diventa un classico, un’icona, negli anni ’70
spesso anche sbeffeggiata per il disimpegno e la
banalità (“Non so come sia diventata una canzone
‘classica’ – dirà lo stesso autore – non ha la struttura della canzone, ha quattro parti e un’introduzione che si ripete due volte, due cambi di tono,
varie asimmetrie”). L’album è un concept su una
lui, Avrai, un altro tour e un triplo dal vivo, ALÈ-OÒ.
D’ora in poi alternerà metodicamente album in
studio e live. Dopo un periodo di disorientamento,
un ritiro durato tre anni e la premiazione di Questo piccolo grande amore a Sanremo come “canzone italiana del secolo”, riprende a mietere copie
vendute (più di un milione nel primo anno) con
l’undicesimo album, LA VITA È ADESSO, dalla formula simile al precedente. Seguono il primo libro ufficiale, “Notte di note” (Rusconi), e il tour di “Assolo”, che lo vede in solitudine sul palco a suonare
tastiere, chitarre e percussioni. Pretenzioso o innovativo che sia, dal tour nasce anche un omonimo disco dal vivo, ancora triplo, e un altro libro,
“Assolo-Non solo” (Rusconi), con le partiture delle
canzoni del concerto.
Ma è l’8 settembre 1988 la data spartiacque, l’evento scioccante di tutta la carriera del cantautore
romano. Mentre sta lavorando a un nuovo disco,
Baglioni partecipa alla data torinese dello “Human
Rights Now Tour”, insieme a Peter Gabriel e a
Sting (che l’hanno invitato), Bruce Springsteen,
Tracy Chapman e Youssou N’Dour. Sul palco viene
duramente contestato. Gli viene rinfacciato il suo
passato, il disimpegno, le magliette fini. E lui entra
in crisi. È un punto e a capo interiore. Riflette, studia, elabora, viene anche colto dalla tentazione di
scomparire come Mina e Battisti (“ma poi ho capito che non ce l’avrei fatta, perché per scrivere canzoni bisogna stare in mezzo alla gente”).
E così nuovo decennio, nuova svolta, con tre
dischi molto diversi dai precedenti, molto architettati, anche velleitari, con cui Baglioni sembra
voler spostare in tutti i modi il peso della bilancia
dall’altra parte. Il primo è doppio e non può non
chiamarsi OLTRE, annunciato e poi rinviato diverse
volte, anche quando già nei negozi di dischi comparivano i cartelloni con la data d’uscita. Baglioni
si allontana dalla canzone facile, e comincia a sperimentare, a curare spasmodicamente i testi, andando anche a chiudersi in un ermetismo a volte
inconcludente. Basse le vendite rispetto ai suoi
standard. A poco a poco la crisi rientra, fermi restando i benefici della stessa. Baglioni con la sua
band improvvisa concerti, a volte in giro su un camion, e OLTRE esce in Europa, in Giappone e in
CLAUDIO BAGLIONI
storia d’amore post adolescenziale, in origine con
parti dedicate alla contestazione studentesca, poi
tagliate. Il produttore è Antonio Coggio, l’arrangiatore Tony Mimms. Bollato come cantante per ragazzine (che in effetti lo eleggono a principe azzurro), Baglioni nel 1973 bissa il successo con GIRA
CHE TI RIGIRA AMORE BELLO (che contiene Amore
bello). La ricetta non è cambiata: musiche melodiche e parole d’amore. Poi si dedica alla scrittura di
un musical, “Le avventure di Dudun Maloo”, che
dovrebbe incidere a Parigi con Vangelis. Ma non
ne è convinto: cestina una parte del lavoro, la restante la utilizza nell’album successivo, E TU (con
il brano omonimo che vince il Festivalbar), a cui fa
seguito nel 1975 SABATO POMERIGGIO (la title track è
quella di “passerotto non andare via”) arrangiato
da Luis Bacalov. Baglioni non è contento del risultato ma la sua popolarità sembra non avere falle,
una tournée in America Latina lo conferma. Due
anni più tardi esce SOLO (con Gagarin, Quante
volte), in cui si colgono elementi di maturazione,
con brani interamente di Baglioni (Coggio che lo
aveva affiancato fino a quel momento esce di
scena) e gli arrangiamenti di Totò Torquati. Dopo
un tour in Canada e negli Stati Uniti, una diatriba
sui diritti d’autore con la RCA lo porta alla CBS,
per la quale nel 1978 esce E TU COME STAI?, registrato in Francia e arrangiato da Ruggero Cini, tradotto in francese, in spagnolo e a un certo punto perfino ritirato dal commercio su richiesta dell’ex
casa discografica. È un altro album che a caldo non
soddisfa l’autore (“Lo trovavo troppo tenero, troppo sdolcinato”).
Anche per questo, proprio in corrispondenza di
fine decennio, Baglioni volta pagina. Quelli appena passati sono stati anni di canzoni di facile
ascolto, di scrittura straripante spesso alla ricerca
del brano estivo (che è sempre arrivato), mentre in
Italia la canzone d’autore dei De Gregori e dei Guccini andava da tutt’altra parte. Negli anni ’80 le
sue prospettive mutano, alla ricerca di uno sguardo oggettivo verso l’esterno, con testi tendenzialmente descrittivi. Nel 1981 arriva STRADA FACENDO,
album che segna un netto allargamento delle tematiche, a cui segue una tournée sold out. Nel
1982 Baglioni sforna un figlio, una canzone per
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CLAUDIO BAGLIONI
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America Latina; il 3 luglio 1991 RAI Uno trasmette “Oltre una bellissima notte”, organizzato allo
Stadio Flaminio di Roma: un delirio di pubblico. A
seguire altri due live, ASSIEME e ANCORASSIEME e poi
un’altra eclissi, la comparsa di un Anonimo Italiano che, mascherato, fa canzoni alla Baglioni anni
’70 con una voce e una somiglianza imbarazzante,
e Canzonaccia scritta per Paolo Rossi e Giampiero
Solari. Nel 1995 arriva il seguito di OLTRE, intitolato IO SONO QUI, con l’intensa Reginella e Acqua nell’acqua che l’anno prima era stata inno ufficiale
dei Campionati Mondiali di Nuoto a Roma. Frutto
di un lungo studio, il disco è costruito con un inizio, una fine e un intervallo e suddiviso in più
tempi introdotti da brevi strofe. Il cantautore è anche arrangiatore insieme a Paolo Gianolio, Tommaso Vittorini e Pasquale Minieri.
Una serie di concerti-spettacoli dai numeri (di
persone coinvolte e di spettatori) mirabolanti vanno a costruire l’ennesimo disco dal vivo, ATTORI E
SPETTATORI. Da qui in poi Baglioni curerà sempre
più la parte live, con concerti fiume, mai meno di
tre ore. Intanto partecipa al “World Food Day Concert” organizzato dalla FAO e al “Concerto di Natale” al Vaticano dove canta Avrai di fronte a Giovanni Paolo II. Nel 1997 accetta l’invito televisivo
di Fabio Fazio a partecipare ad “Anima mia”, la
trasmissione di RAI Due che rilegge con nostalgia
e sorriso intellettuale la parte trash degli anni
’70. E ne esce ironico e autoironico. Dai vari duetti che affronta nel programma (con Jannacci, Vecchioni, I Cugini di Campagna…) nasce ANIME IN
GIOCO con brani che vanno da Pippi Calzelunghe a
Il nostro concerto di Bindi. 1998: inno per la nazionale di calcio ai mondiali Da me a te (in mini CD
con dodici versioni della canzone), tour negli stadi, pubblicazione del libro fotografico “C’era un
cavaliere bianco e nero” (Mondadori), triplo CD ALIVE, anticipato dall’unico inedito Arrivederci o
addio. E anche un gioco: un giorno Baglioni va per
strada a Napoli a cantare le sue canzoni travestito da hippie, prima di un concerto da 60.000 persone allo stadio. Non lo riconosce praticamente
nessuno, raccoglie 12.700 lire. Nel 1999 pubblica
VIAGGIATORE SULLA CODA DEL TEMPO (arrangiato da
Corrado Rustici e Paolo Gianolio), ultimo tassello
della trilogia che ha messo in fila prima il passato e la ricerca alle radici interiori, poi il presente
e l’affermazione di una identità, e ora il futuro e
le domande conseguenti. Pur mantenendosi nell’alveo del pop, e quindi in quello di dischi che
devono vendere, sono album di qualche interesse.
L’anno successivo ancora un live, ACUSTICO, SOGNO
DI UNA NOTTE DI NOTE, riassunto di una serie di concerti nei “posti dell’arte” e nel 2001 il tour solitario “Incanto - tra pianoforte e voce” con le canzoni messe in vendita su Internet. Nel 2003 escono
il poco ispirato SONO IO, L’UOMO DELLA STORIA ACCANTO, e il libro di fotografie “A tempo di musica” (a
cura di Alessandro Dobici). Nel 2004 arriva la
laurea in Architettura, nel 2005 l’ottavo live, CERCANDO E CRESCENDO, e la raccolta tripla TUTTI QUI
con inediti e rarità che le danno valore aggiunto,
a cui segue nel 2006 GLI ALTRI TUTTI QUI. Considerato negli anni ’70 un cantante per ragazzine,
Baglioni è riuscito nel tempo a conquistare il
rispetto di molti.
(e.de. - n.ve.)
DISCOGRAFIA
❯ CLAUDIO BAGLIONI (RCA 1970)
❯ UN CANTASTORIE DEI GIORNI NOSTRI (RCA 1971)
❯ QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE (RCA 1972, versione spagnola UN PEQUEÑO GRAN AMOR, pubblicata in
Spagna e Argentina nel 1977 con lievi differenze tra le due edizioni)
❯ GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO (RCA 1973)
❯ E TU... (RCA 1974)
❯ SABATO POMERIGGIO (RCA 1975, edizione spagnola
SABADO POR LA TARDE, in pratica un greatest hits in
spagnolo)
❯ SOLO (RCA 1977, anche in edizione parzialmente in spagnolo)
❯ E TU COME STAI? (CBS 1978, edizione spagnola UN
POCO MÀS, edizione francese UN PEU DE TOI)
❯ STRADA FACENDO (CBS 1981)
❯ ALÉ-OÓ (CBS 1982, live triplo)
❯ LA VITA È ADESSO (CBS 1985)
❯ ASSOLO (CBS 1986, live triplo)
❯ OLTRE (CBS 1990, doppio, in Spagna singolo con
quattro brani in lingua)
❯ ASSIEME (Columbia 1992, live)
❯ ANCORASSIEME (Columbia 1992, live)
❯
❯
❯
❯
❯
❯
❯
IO SONO QUI (Columbia 1995)
ATTORI E SPETTATORI (Columbia 1996, live doppio)
ANIME IN GIOCO (Columbia 1997)
A-LIVE (Columbia 1998, tripla antologia di brani registrati dal vivo)
VIAGGIATORE SULLA CODA DEL TEMPO (Columbia 1999)
ACUSTICO, SOGNO DI UNA NOTTE DI NOTE (Columbia
2000, doppio dal vivo)
SONO IO, L’UOMO DELLA STORIA ACCANTO (Columbia
2003)
CERCANDO E CRESCENDO (Columbia 2005, doppio dal
vivo)
TODO BAGLIONI - GRANDES EXITOS EN ESPAÑOL (Columbia 2005, antologia in spagnolo)
TUTTI QUI (SonyBMG 2005, tripla antologia con inediti e rarità)
GLI ALTRI TUTTI QUI (SonyBMG 2006, tripla antologia con inediti e rarità)
❯ STRADA FACENDO. In qualche modo un album della maturità o perlomeno del distacco dall’adolescenza. Testi che anche formalmente cercano nuove vie. Musiche meno melodiose del solito, con
un tono inglese – che a Baglioni sembra si confaccia benissimo – impresso dal produttore Geoff
Westley. Canzoni arcinote: Strada facendo, Via, I
vecchi, Fotografie, Ragazze dell’est…
❯ OLTRE. Il ragazzo si applica. Canzoni complesse
– fin troppo – sul senso dell’essere, dell’andare,
del ricercare. Contiene Stelle di stelle impreziosita dalla voce di Mia Martini, Domani mai, Tamburi lontani, uno dei testi preferiti dall’autore in
assoluto, Mille giorni di te e di me, canzone d’amore bella e assai diversa dalle precedenti, covata per molti anni. E un mare di ospiti, come Pino
Daniele, Paco De Lucia, Richard Galliano, Manu
Katchè, Youssou N’Dour.
❯ VIAGGIATORE SULLA CODA DEL TEMPO. Concept
sul tema del viaggio. Sul piano letterario c’è una
indubbia sapienza nell’uso di molte figure retoriche, qualche volta portate all’eccesso. Anche gli
arrangiamenti cercano di non utilizzare soluzioni
scontate e perfino le melodie tendono ad aprirsi
ma sino a un certo punto, finendo poche volte nel
melenso. Cuore di aliante sfonda in radio, le altre
canzoni meno.
◗ DARIO BALDAN BEMBO
Autore che si cela tra le righe musicali di alcuni celebri nomi della nostra canzone: un avvio da
tastierista con Clan Celentano, Battisti, Equipe ’84,
per passare poi attraverso le voci di Mia Martini
(Piccolo uomo, Minuetto, per citarne alcune) e
Renato Zero (tra le altre Amico, Più su), Soleado per
Daniel Sentacruz Ensemble ma anche Ornella
Vanoni, Mina, Caterina Caselli. Milanese, classe
1948, si fa conoscere come cantante a Sanremo,
con particolare successo nel ’75 con Aria e nell’81
con Tu cosa fai stasera?. Ma un riscontro ancor più
grande lo ottiene con la nazional popolare Amico è,
nell’82 sigla finale della trasmissione di Mike
Buongiorno “Superflash”: una grande operazione
commerciale (il video proponeva un gruppo canoro condito di volti noti che i telespettatori furono
chiamati a riconoscere nella mischia, con tanto di
premio finale), ma anche una melodia di decisa
aspirazione corale, tanto da essere presto adottata
dalle tifoserie negli stadi. La sua personale discografia si concentra nel decennio ’75-’85, periodo in
cui escono otto dei suoi undici album.
◗ ALEANDRO BALDI
Interprete e cantautore di vaga impostazione
soul, Aleandro Baldi (Greve in Chianti, FI, 11 aprile 1959, vero nome Aleandro Civai), non vedente,
cresce artisticamente sotto l’ala protettiva del clan
di Giancarlo Bigazzi ed esordisce a Sanremo nel
1986 con E la nave va. Partecipa nuovamente nel
1989 con la suggestiva E sia così, pubblicando poi
un album omonimo. Nel 1992 la terza presenza,
sempre tra i “Giovani”, con Francesca Alotta e la
melensa Non amarmi, si conclude con la vittoria. È
il momento di una qualche popolarità: esce l’album IL SOLE, a cui fa seguito una nuova vittoria
sanremese nel 1994, con Passerà, edita in TI CHIEDO ONESTÀ. Ancora al Festival nel 1996, con Marco
Guerzoni, esegue Soli al bar e pubblica TU SEI ME.
Meno fortunati gli anni successivi che vedono la
pubblicazione nel 2001 dell’album IL MEGLIO E IL
NUOVO, e nel 2005 del singolo La blussanova.
ALEANDRO BALDI
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◗ IL BALLETTO DI BRONZO
Nato da complessi napoletani alla fine dei ’60,
il Balletto di Bronzo firma un contratto con la RCA
e nel 1970 pubblica il primo album: SIRIO 2222,
uno dei dischi migliori del periodo, rimasto praticamente sconosciuto all’epoca ma rivalutato con il
passare degli anni. Non è un disco di progressive
ma piuttosto un vero lavoro rock con venature
hard (genere che nel 1970 era decisamente giovane). Dopo alcune registrazioni in spagnolo e un
singolo più commerciale (Sì, mama mama), il Balletto di Bronzo rinnova la formazione con l’ingresso, determinante, del tastierista Gianni Leone e
registra il secondo album per la Polydor. Il disco,
intitolato YS, è completamente diverso dal 33 giri
d’esordio e vede l’intervento di Detto Mariano e di
Giuni Russo, non accreditata, in veste di corista.
L’album, considerato uno dei migliori dai cultori
del rock progressivo, chiude di fatto la carriera del
gruppo, anche se nel 1973 esce, per motivi contrattuali, il singolo inedito La tua casa comoda /
Donna Vittoria. Gianni Leone pubblicherà alcuni
dischi a proprio nome e con lo pseudonimo di Leo
Nero, e negli anni ’90 tornerà sulle scene con una
nuova edizione del Balletto di Bronzo.
IL BALLETTO DI BRONZO
◗ UMBERTO BALSAMO
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La produzione discografica del catanese Umberto Balsamo (nato nel 1942), seppure non ricca,
copre lo spazio di un intero ventennio, dal 1972
con il 45 giri Se fossi diversa, al 1992 con l’album
UN PUGNO NELLA NOTTE. Esordisce nel 1968 con il
nome di Bob Nero. È attivo come cantante soprattutto negli anni ’70, e poi come autore per altri interpreti (tra cui Ricchi e Poveri, Mino Reitano e
Orietta Berti) a partire dal decennio successivo.
Pur senza avere una posizione di grande rilievo
nella storia della nostra canzone, due sue canzoni,
peraltro assai diverse tra loro, sono diventate veri
classici. Una è L’angelo azzurro (1977), dalla melodia dolce e cantabile di sequenze discendenti,
quasi magica nella sua forza evocativa. L’altra è
Balla (1979), dove è piuttosto l’elemento ritmico a
catturare, nel suo incedere regolare e ipnotico ribattuto anche nel testo del ritornello (“balla per
me balla balla/ tutta la notte sei bella/ non ti fermare ma balla…”).
◗ BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
Il gruppo progressive italiano che più ha saputo avvicinarsi alla musica colta europea a cavallo
tra ’700 e ’800, pianistica, sinfonica e operistica.
Nasce a Roma nel 1969, con nucleo portante costituito da Vittorio Nocenzi, principale compositore, all’organo, clavicembalo e successivamente
Moog, e dal fratello Gianni, al pianoforte con funzioni anche ritmiche. I due incidono alcuni brani –
come Vedo il telefono, La mia libertà e Padre Francesco nella compilation SOUND 70 – che con altri
inediti saranno pubblicati solo nel 1989. Nel 1971
al festival pop di Caracalla a Roma trovano la propria identità con l’inserimento di Francesco Di
Giacomo (vc.), Marcello Todaro (ch.), Renato D’Angelo (bs.) e Pier Luigi Calderoni (bt.), che arrivavano da esperienze con i Fiori di Campo e gli Experience. Aprono i concerti di Rory Gallagher, Colosseum, Curved Air ma si esibiscono anche in locali notturni del tutto inadatti. Il disco d’esordio però
entra in classifica. È BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
(con R.I.P.- Requisecant in pace, Il Giardino del
Mago) del 1972, celebre anche per la forma della
copertina, sagomata a salvadanaio. Dopo pochi
mesi segue un altro caposaldo del prog italiano,
DARWIN!, e l’anno seguente IO SONO NATO LIBERO
(con la nota Non mi rompete e la notevole Canto
nomade di un prigioniero politico, ispirata alla
morte del presidente cileno Salvador Allende),
disco più complesso anche nei testi, con Rodolfo
Maltese alle chitarre, ex Homo Sapiens. Questa
importante triade di dischi definisce alcune caratteristiche tipiche: la ricerca nei suoni, la presenza
di due tastieristi (con il pianoforte che funge da
cerniera tra i momenti acustici e quelli elettrici)
che permette una notevole ricchezza, la voce potente, tonda, timbricamente particolare e quasi melodrammatica dell’autodidatta Di Giacomo, e i suoi
testi che si compenetrano bene con la musica.
Proseguendo nella direzione di una maggiore
semplificazione, sia a livello compositivo che di
arrangiamenti, URGENTISSIMO (1980) è un album
più rock trainato dal successo del singolo Paolo
Pa, che tratta di omosessualità, e Felice. Stessa
formula per BUONE NOTIZIE (1981) e BANCO (1983),
che, con i singoli Moby Dick e Lontano da conferma il buon momento di vendite, ma in parte allontana la schiera dei vecchi appassionati. Intanto
nel 1982 era uscito il volume “Banco - il manuale
del gruppo rock” (Antrophos). A questo punto
Gianni Nocenzi abbandona il gruppo: pubblicherà
gli interessanti EMPUSA (1988), in cui volutamente evita il pianoforte, e SOFT SONGS (1993). Intanto
nel 1985 il Banco pubblica l’appassito E VIA (con
Grande Joe che partecipa a Sanremo) che pare
quasi un colpo di spugna sul passato. Dopo di che
il gruppo si ferma per vari anni. Nel 1989 compaiono NON METTERE LE DITA NEL NASO di Francesco
Di Giacomo (prodotto, con venature soul, da Vittorio Nocenzi e suonato dalla formazione del Banco
dell’epoca) e la raccolta di inediti del primo periodo, DONNA PLAUTILLA, stampata dalla rivista “Raro!”.
Gli anni ’90 segnano il ritorno alle origini e il
distacco dal pop, a partire dalla riedizione, nel
1991, dei primi due album, registrati su 32 piste
digitali contro le 8 analogiche degli originali. Il
lavoro si intitola DA QUI MESSERE SI DOMINA LA VALLE
(la frase che apriva il primo disco), un doppio album condotto con pazienza e passione, nuovi arrangiamenti, un notevole uso della tecnologia ma
anche il rispetto per gli originali. Una nuova generazione si avvicina al Banco, anche se non arriveranno più grandi successi commerciali. Un concerto del 1992 a Roma viene proposto in VHS (nel
2004 in DVD) con il titolo “Ciò che si vede” e poi,
a quasi dieci anni di distanza dal precedente disco
di inediti, nel 1994 viene pubblicato IL 13 (con Bisbigli, solo piano e voce), tra progressive e pop. Va
annotata una fitta attività live (in alcuni casi con
concerti acustici in quartetto) non solo in Italia,
testimoniata dal doppio NUDO (1997), con l’omonimo lungo brano inedito che denota il desiderio di
riappropriarsi del ruolo di gruppo progressive.
Nel corso del decennio giungono anche nuovi
musicisti, mentre vari componenti lavorano ad
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
Nel 1975, dopo l’uscita di Todaro, c’è un album
in inglese per la Manticore degli Emerson, Lake e
Palmer. La registrazione a Londra ritarda di una
settimana perché lo studio è utilizzato dalla PFM
che sta incidendo per la stessa etichetta. Da questo episodio scaturiscono le voci (infondate) di
una competizione tra i due gruppi. Il titolo dell’album è BANCO, un’antologia con un inedito in italiano, L’albero del pane; Maltese suona anche la
tromba e il corno francese. Storica l’esibizione al
Teatro Malibran di Venezia per la presentazione
del disco. Nei concerti, gli elementi più spettacolari sono l’uso del Moog, l’articolazione dei brani
e la presenza scenica del cantante, malgrado la
sua staticità. Il gruppo arricchisce ulteriormente
il proprio concerto con le coreografie dei Danzatori Scalzi durante il tour di COME IN UN’ULTIMA
CENA (1976), album di pregio la cui versione inglese vede i testi tradotti da Angelo Branduardi,
che vi suona anche il violino (alcuni componenti
del Banco poi affiancheranno il cantautore nel
tour europeo del 1978-79 e compariranno nel suo
triplo CONCERTO). Siamo probabilmente all’apice
del successo del gruppo, che nello stesso anno
pubblica GAROFANO ROSSO, in gran parte colonna
sonora (un po’ stucchevole) del film omonimo.
Segue un tour europeo di spalla ai Gentle Giant,
mentre abortisce l’idea di un’opera rock su S. Francesco e stralci di quelle musiche finiscono in vari
LP. Proprio mentre l’epoca del progressive sta finendo, nel 1978 il gruppo realizza l’ambizioso …DI
TERRA (inciso a nome “Banco”), uno strumentale
con l’Orchestra dell’Unione Musicisti di Roma, ma
eseguito poche volte dal vivo per i costi e le difficoltà tecniche. Parte del materiale era stato pensato per la colonna sonora di un film di fantascienza
italiano mai uscito. All’opposto il lavoro successivo, CANTO DI PRIMAVERA (1979), con una virata verso la canzone; al basso ora compare Gianni Colaiacono, mentre Gianni Nocenzi sostituisce il piano
acustico con uno Yamaha elettrico. Al tour partecipano i trampolieri del gruppo torinese Assemblea
Teatro che danzano altissimi tra il pubblico. Dopo
la partecipazione al tributo a Demetrio Stratos IL
CONCERTO, giunge il deludente CAPOLINEA (1980),
live nell’omonimo locale milanese.
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altri progetti. Ad esempio Maltese nel gruppo “Indaco”; Di Giacomo con Eugenio Finardi e altri in un
disco sul Fado; Vittorio Nocenzi nel suo MOVIMENTI
(2002). Nasce anche la Banco Factory, con sala di
registrazione, teatro e altro. Nel 2003 viene pubblicato il brioso NO PALCO, un altro live in occasione della ricorrenza del trentennale del gruppo nel
2002, con il ritorno di Gianni Nocenzi e Calderoli
e con vari ospiti. La presenza di molti brani degli
anni ’70 e uno solo degli ’80, Moby Dick, ma rivoluzionato, dice molto su questo disco. E sulla storia della band.
(e.de. - a.re.)
brani con personalità, a partire da 750.000 anni
fa…l’amore?, dove il pianismo romantico di Gianni Nocenzi accompagna la scena descritta con
poesia da Di Giacomo. C’era l’idea di trarre dal
disco una sceneggiatura teatrale.
❯ COME IN UN’ULTIMA CENA. Dopo lo strumentale
GAROFANO ROSSO, il cantato torna a essere elemento fondamentale. Si comincia a fare i conti con
la forma canzone. Brani curati, dall’aggressiva Il
ragno – un classico da concerto – alla dolce È così
buono Giovanni, ma…, sino all’ossessiva Slogan.
Da rimarcare nell’album l’ardito clavicembalo filtrato nel synth.
DISCOGRAFIA
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BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
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BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (Ricordi 1972)
DARWIN! (Ricordi 1972)
IO SONO NATO LIBERO (Ricordi 1973)
BANCO (Manticore 1975, antologia in inglese con
un inedito)
GAROFANO ROSSO (Ricordi 1976, colonna sonora)
COME IN UN’ULTIMA CENA (Manticore/Ricordi 1976,
versione inglese: AS IN A LAST SUPPER)
…DI TERRA (Ricordi 1978)
CANTO DI PRIMAVERA (Ricordi 1979)
CAPOLINEA (Ricordi 1980, live)
URGENTISSIMO (CBS 1980)
BUONE NOTIZIE (CBS 1981)
BANCO (CBS 1983)
E VIA (CBS 1985)
BANCO (Contempo 1989, mini LP con inediti del
1969)
DONNA PLAUTILLA (Raro! Records 1989, raccolta con
inediti del 1969)
DA QUI MESSERE SI DOMINA LA VALLE (Virgin 1991, doppio, rifacimento dei primi due album)
IL 13 (EMI 1994)
NUDO (EMI 1997, live doppio)
NO PALCO (EMI 2003, live)
SEGUENDO LE TRACCE (Ma.Ra.Cash 2005, live, registrazione del 1975)
❯ DARWIN!. Concept sulle teorie sull’evoluzione dell’uomo del celebre scienziato inglese, copertina
apribile, piccoli esperimenti, come le voci umane filtrate per rappresentare i dinosauri oppure passaggini di chitarra suonata con l’archetto. Sette
◗ BANDA OSIRIS
Gruppo formatosi a Vercelli nel 1980, propone
una miscela di musica, teatralità e comicità stralunata e dissacrante, inedita per lo meno in Italia.
Iniziano con gli spettacoli di strada, ma ben presto arrivano alla dimensione teatrale con una
serie di spettacoli di crescente successo, anche
all’estero, come “Banda Osiris di Giorno” (il primo), “Storia della musica” voll. 1 e 2 (regia di Gabriele Salvatores), “Le quattro stagioni da Vivaldi” (regia di Gabriele Vacis), “Sinfonia Fantastica”
(regia di Maurizio Nichetti), “Roll over Beethoven” (con il Quartetto Euphoria). Anche la TV si
accorge del gruppo, allargandone ulteriormente il
seguito, insieme alla radio e al cinema. In quest’ultimo ambito realizzano varie colonne sonore
che ottengono anche diversi riconoscimenti; nel
2000 le raccolgono nel CD COLONNE SONORE. Del
2001 è “Guarda che luna” con Enrico Rava, Gianmaria Testa, Stefano Bollani. Nel 2004 esce PRIMO
AMORE, colonna sonora dell’omonimo film. Ma l’attività è fittissima in ogni settore. Il quartetto è formato da Giancarlo Macrì (pr., e basso tuba), Gianluigi Carlone (sx., fl., vc.), Roberto Carlone (bs.,
tm., ts.), Sandro Berti (ch., tm.). Nel 2006 viene
pubblicato BANDA.25, il primo vero album di canzoni (tutte inedite ad eccezione di quattro cover)
del gruppo piemontese, che si avvale di ospiti
come Petra Magoni, Frankie Hi-Nrg, Stefano Bollani, Fiorello, Ska-je e Riccardo Tesi.
La Bandabardò nasce a Firenze l’8 marzo 1993
quando sette musicisti entrano in una sala prove
creando la miscela fricchettona e acustica di ritmo
ed energia che sarà la nota distintiva del gruppo.
“Siamo per la rivalutazione dei rapporti umani, dei
miscugli razziali e culturali. Lottiamo per un mondo a misura di donna e di bambino e per vedere un
giorno trionfare allegria e gentilezza”. Le esperienze personali sono molteplici e differenti, dal folk al
rock, dalla preparazione classica alla gavetta fatta
suonando per le strade. Dopo una serie di concerti tra Italia e Francia e un demo del ’94 incidono il
primo album nel 1996, IL CIRCO MANGIONE. Nei testi,
in italiano e in francese, il cantante e chitarrista
Enrico Greppi, “Enriquez”, trasfonde le sue origini
franco-lussenburghesi e una vena ironica e cantautoriale. Con lui: A.M. Finaz (cha.), “Paolino”
(pr.), Orla, (cha.), “Il giovane Nuto” (bt.), Don Bachi
(cb.), Cantax, fonico. Nomi e strumentazione che
sono un programma. L’album riceve apprezzamenti dalla critica per i ritmi gitani e la vitalità goliardica che segnano una nuova strada verso il folk
rock, proseguita due anni dopo con INIZIALI BÌ-BÌ e
poi nel live del 1999 BARBARO TOUR.
Dopo innumerevoli concerti, serate con 4000
persone e altre con 17, nel 2000 esce MOJITO
FOOTBALL CLUB (con Povera Consuelo, 20 bottiglie di
vino, Vento in faccia, la title track), il miglior lavoro
della band grazie anche alla produzione di Gianni
Maroccolo, che ne focalizza meglio lo stile
lasciandone inalterata la freschezza sghemba da
busker. Con il passaparola la Bandabardò diventa
band di culto e poi di successo anche commerciale con SE MI RILASSO… COLLASSO (2001, live con un
inedito), BONDO! BONDO! (2002) e un’intensa attività concertistica, anche all’estero, che ne sancisce
la maggior efficacia sul palco rispetto al lavoro di
studio. Dopo la sostituzione di “Paolino” con il
cubano Ramon ai fiati e alle percussioni, nel 2004
TRE PASSI AVANTI consolida la popolarità e l’approccio genuino e anche originale di una band che ha
collaborato con artisti come Max Gazzè, Stefano
Bollani, Tonino Carotone e che ha fatto e fa della
musica un momento e una ragione di incontro e
conoscenza, di divertimento che passa attraverso
testi dai contenuti sociali, prepolitici e anticonformisti. Nel 2006 esce la prima raccolta, con quattro
inediti, intitolata FUORI ORARIO.
◗ LUCA BARBAROSSA
Sulle orme dei songwriter americani, il giovane
Luca Barbarossa, scoperto da Shel Shapiro, fa il suo
esordio a Castrocaro nel 1980 e quindi porta a Sanremo nel 1981 Roma spogliata, che ottiene buoni
consensi, a cui fa seguito l’album LUCA BARBAROSSA,
spontaneo e gradevole.
Nato nella Capitale il 15 aprile di vent’anni prima, dovrà attendere ancora qualche anno (e un
paio di 45 giri) prima di imporsi al grande pubblico: lo fa ancora dal palco dell’Ariston nel 1986,
con Via Margutta, dalle venature più intimiste. È
di nuovo a Sanremo l’anno successivo con Come
dentro un film, titolo anche del suo secondo album.
Nel 1988 L’amore rubato gli vale il terzo posto al
Festival e ne rivela una qualche predisposizione ai
temi sociali: esce poco dopo il suo album di maggiore successo, NON TUTTI GLI UOMINI, seguito nel
1989 da AL DI LÀ DEL MURO. Nel 1992 la quinta partecipazione alla kermesse ligure si conclude con
la vittoria finale di Portami a ballare, inserita in
CUORE D’ACCIAIO. Nel 1993 pubblica la prima antologia live, VIVO, dal titolo di una delle sue canzoni
più celebri, a coronamento di un periodo di popolarità che, dopo LE COSE DA SALVARE (1994), non si
ripeterà a questi livelli. Nel 1996 esce SOTTO LO
STESSO CIELO, che contiene Il ragazzo con la chitarra,
presentata a Sanremo, e nel 1999 MUSICA E PAROLE
(in Segnali di fumo duetta con Tina Arena). All’inizio del nuovo millennio pubblica VIAGGIO DI RITORNO, in cui i brani più celebri vengono riproposti in
nuove versioni. Il ritorno alla pubblicazione di un
CD di inediti avviene nel 2003 con FORTUNA, che è
anche il titolo della canzone con cui Luca Barbarossa fa ritorno dopo sette anni a Sanremo, la
manifestazione a cui deve buona parte della propria fortuna, pur essendo molto distante dalle sue
passioni musicali. In questa contraddizione c’è
molto del suo percorso.
LUCA BARBAROSSA
◗ BANDABARDÒ
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SERGIO BARDOTTI
◗ SERGIO BARDOTTI
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Autore e produttore tra i più importanti e intraprendenti del nostro Paese, Sergio Bardotti è nato
a Pavia nel 1939, da dove si trasferisce a Roma
per lavorare alla RCA. Ha in curriculum sette anni
di studi pianistici, il diploma in teoria e solfeggio,
e serate nei night con il nome d’arte di Sergio
Dotti. Alla RCA si occupa della collana “Edizioni
Letterarie” lavorando con poeti come Pasolini,
Montale e Quasimodo. Nascono intanto le prime
canzoni, soprattutto come autore di testi. Il primo
suo brano inciso è La nostra casa, cantata prima
da Riccardo Del Turco e poi da Gino Paoli, che la
pubblica come lato B di Sapore di sale. Le vendite
sono quasi epocali e così decolla Sergio Bardotti
paroliere. Con Era d’estate inizia una lunga collaborazione con Sergio Endrigo (di cui è stato anche
pianista), che frutta le sanremesi Canzone per te,
vincitrice nel 1968, Lontano dagli occhi, seconda
nel 1969, Elisa, premio per il miglior testo nel
1973. Frattanto Bardotti si occupa della ARC, etichetta “cadetta” della RCA, seguendo personalmente l’ascesa di un giovane ex jazzista bolognese, Lucio Dalla. Con lui scrive molti brani, come Il cielo,
Piazza Grande, Itaca, La casa in riva al mare e, per
Morandi, Occhi di ragazza. Negli anni ’60 traduce,
tra le altre, If I Had A Hammer (Datemi un martello) per Rita Pavone e Et moi dans mon coin (Ed io
tra di voi) di e per Charles Aznavour: primi capitoli di una gloriosa carriera di traduttore.
Nel 1969 diventa produttore di Chico Buarque
De Hollanda, fuggito in Italia dal regime militare
brasiliano. E di un altro grande brasiliano si occupa in Italia, Vinicius de Moraes, con cui realizza
una serie di capolavori: LA VITA, AMICO, È L’ARTE
DELL’INCONTRO, con Endrigo, Vinicius, Ungaretti e
Toquinho (ricordato dai più per La casa), L’ARCA,
PER VIVERE UN GRANDE AMORE. Nel 1971 con Luis
Bacalov disegna il progetto Concerto grosso, da
affidare a un complesso molto noto. La scelta cade
sui New Trolls, con cui poi firmerà anche Quella
carezza della sera e Aldebaran. Intanto, fra le
molte collaborazioni, produce Patty Pravo per cinque anni e scrive i testi di Aria e L’amico è per
Dario Baldan Bembo. Dal 1974 diventa produtto-
re per Ornella Vanoni. Nascono album di valore
come LA VOGLIA, LA PAZZIA, L’INCOSCIENZA E L’ALLEGRIA (1976), RICETTA DI DONNA (1980), DUEMILATRECENTOUNO PAROLE (1981), UOMINI (1983) e ORNELLA &…(1986). Nel 1983 è Premio Tenco come
operatore culturale e nel 1989 firma Ti lascerò
con cui Anna Oxa e Fausto Leali vincono il Festival di Sanremo. Negli anni ’90 lavora sempre
più come autore televisivo.
◗ ALEX BARONI
Interprete dalla caratteristica vocalità soul
bianca, apprezzata da molti, Alex Baroni, insegnante di chimica, nasce a Milano il 22 dicembre
1966. Nel 1994 pubblica FUORIMETRICA (prodotto
da Eros Ramazzotti) come cantante dei Metrica.
Dopo anni di gavetta ed esperienze da corista con
vari artisti, si fa conoscere a Sanremo nel 1997
con Cambiare. Pubblica l’album ALEX BARONI, dai
discreti riscontri commerciali, e in dicembre è la
voce di Hercules nel film Disney omonimo per la
canzone Posso farcela. Nel 1998 è di nuovo al
Festival di Sanremo con Sei tu o lei (quello che voglio). Subito dopo esce l’album QUELLO CHE VOGLIO,
a cui nel 1999 fa seguito ULTIMAMENTE, lanciato in
radio da Pavimento liquido, brano di presa discreta. Tutti episodi in cui non sempre le indubbie
qualità vocali sono sostenute da canzoni all’altezza. Negli anni successivi è vicino artisticamente e
sentimentalmente alla cantante Giorgia (che gli
dedicherà Marzo). Alex Baroni scompare tragicamente il 13 aprile 2002 per le conseguenze di un
incidente di moto. Postumi vengono pubblicati gli
album SEMPLICEMENTE e C’È DI PIÙ.
◗ PEPPE BARRA
Profondamente radicato nella realtà campana,
Peppe Barra ne è una delle espressioni più tipiche,
in continuità con una tradizione artistica e culturale di cui si fa interprete nel duplice ruolo di attore e di cantante. Nato il 24 luglio 1944 a Roma,
segue le orme della madre, la celebrata e amatis-
◗ DON MARINO BARRETO JR.
La sua voce caratteristica, tenue e punteggiata
da un accento squisitamente ispanico e da una
scansione metrica leggermente fuori tempo, arro-
chita da sigarette e whisky, ha segnato l’epoca dei
night club e della canzone confidenziale. Cubano,
classe 1926, ”Don” Marino Barreto, contrabbassista, percussionista e cantante, un passato burrascoso, anche nella Legione Straniera, esporta i
ritmi centro-sudamericani nel mondo, prima in
Spagna, poi negli anni ’50 in Italia nei nascenti
ritrovi notturni. Riscuote successo soprattutto con
i “lenti” d’atmosfera. Escono, nel 1956-’57, le prime incisioni a 78 e a 45 giri. I primi successi sono
La più bella del mondo, già lanciata da Marino
Marini, e Visino de angelo, seguiti da Per un bacio
d’amor e soprattutto Hasta la vista, senora (di cui è
anche autore). L’apice della gloria è nel 1959, grazie a un 45 giri con Angeli negri, grande classico
latinoamericano, e sul retro Arrivederci, di Umberto Bindi. Nell’inverno 1961-’62 l’ultimo acuto: l’orecchiabile Cinque minuti ancora che riporterà
Barreto in classifica per l’ultima volta. Poi con il
beat gli spazi per lui saranno preclusi. La cirrosi
epatica porta Barreto alla morte il 10 dicembre
1971, a soli 45 anni.
◗ CESARE BASILE
È uno dei nomi di punta della nuova canzone
d’autore italiana imparentata con il rock. Catanese
di nascita (7 febbraio 1964), è figura attiva sulla
scena underground italiana già dagli anni ’80, con
band di buona notorietà come i Candida Lilith (con
cui esordisce nel 1987) e poi con Kim Squad e i
Quartered Shadows, formazione che arriva a condividere il palco con gruppi di fama mondiale
come Nirvana, Hole, Primus. Dal 1994 si mette in
proprio, conservando peraltro l’attitudine al lavoro di gruppo, non solo con la sua band ma coinvolgendo nei suoi dischi, accolti molto positivamente
dalla critica, ospiti di nome. L’album di debutto si
chiama LA PELLE, e, dopo STEREOSCOPE del ’98, il
successivo CLOSET MERAVIGLIA annovera tra i collaboratori Hugo Race (ex collega di Nick Cave, un
amante del blues nero e solforoso) e, agli arrangiamenti orchestrali, John Bonnar dei Dead Can
Dance. Nello splendido GRAN CALAVERA ELETTRICA
(uscito alla fine del 2003) la galleria degli ospiti
CESARE BASILE
sima Concetta, e apprende ben presto a stare in
scena e a comunicare con il pubblico. All’inizio degli anni ’70 incontra Roberto De Simone, musicista e ricercatore, che lo inserisce nella sua Nuova
Compagnia di Canto Popolare, gruppo che ridà
vita ad antichi canti di tradizione orale. Barra ne
farà parte fino al 1978. Sarà lo stesso De Simone
nel 1976 a regalargli un’altra esperienza fondamentale, con un ruolo nel suo sontuoso spettacolo
teatrale “La Gatta Cenerentola”. Assai variegata
sarà poi la carriera artistica di Barra, fatta di concerti, teatro, film (tra cui “La Pelle” di Liliana Cavani, “Il mare di sotto” di Sandro Dioniso e “Pinocchio” di Benigni, nel ruolo del Grillo Parlante) e
molte collaborazioni da cui scaturiscono ancora
idee e progetti. Negli anni ’80 con la compagnia
“Peppe e Barra” si dedica con successo al teatro e
pubblica alcuni dischi. Nel tempo costruisce un
repertorio in napoletano di brani classici e altri
inediti, dei quali alcuni suoi. Nel 1993 con MO’
VENE (esordio discografico come solista) vince la
Targa Tenco nella categoria “Interpreti”. Il seguente, pregevole, GUERRA è del 2001, PEPPE BARRA
IN CONCERTO del 2003. Nel 1995 intanto aveva partecipato con una impetuosa versione in napoletano di Bocca di rosa a CANTI RANDAGI, tributo a
Fabrizio De André.
I suoi spettacoli, qualunque sia il tema, sono
sintesi efficace della poliedrica figura di Barra.
Colpisce prima la forza della sua presenza sul
palco, fatta di un fisico robusto, di una voce potente in registro baritonale, e soprattutto di un volto
squadrato con tratti decisi, il trucco forte. Barra è
una maschera. Poi lo spettacolo, dove recitazione
e canto si intrecciano sempre. E sempre resta il
filo comune che sta tra ricerca musicale e letteraria, tra contaminazioni di antiche ritmiche campane con moderni suoni mediterranei, tra fiabe di
ieri e storie di oggi, tra Napoli e resto del mondo.
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illustri annovera, fra gli altri, la produzione di
John Parish (già luminare alla consolle per P.J.
Harvey, Giant Sand, Tracy Chapman, Eels) e Nada
(che ha a sua volta ospitato Basile nel proprio TUTTO L’AMORE CHE MI MANCA). Ancora con Parish alla
produzione, HELLEQUIN SONG, uscito per la Mescal
all’inizio del 2006, ribadisce in bellezza, allargandone ulteriormente lo spettro delle variazioni stilistiche, la poetica ormai inconfondibile di Basile.
Ancora un corredo di ospiti-amici importanti, da
Manuel Agnelli a Hugo Race, a confermare una
canzone d’autore di ambizione e connotati internazionali.
CESARE BASILE
◗ FRANCO BATTIATO
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Il più eclettico dei cantautori italiani nasce a
Jonia (CT), oggi Riposto, il 23 marzo 1945. Qui
trascorre quella che definisce un’infanzia “tribale” in un ambiente che segna profondamente la
sua formazione e poi la sua arte. La vocazione
musicale si fa sentire a 6 anni, quando convince i
genitori a mandarlo a lezione di pianoforte, e a
11, quando comincia a suonare la chitarra da
autodidatta. Ma è con il trasferimento a Milano, a
19 anni, che decide di fare della musica la sua
professione. Inizialmente si guadagna da vivere
lavorando come fattorino, distribuendo, tra l’altro,
anche dischi cantati da lui stesso, in una collana
economica che pubblica i successi dell’epoca interpretati da cantanti sconosciuti. Presto però si
inserisce nell’ambiente artistico del capoluogo
lombardo (che tutt’oggi considera la sua città) e
inizia a esibirsi al Cab 64, uno dei primi cabaret,
nelle vesti di cantautore folk siciliano (in realtà
esegue sue composizioni). È questo il trampolino
di lancio per altri ingaggi come musicista e attore
in balere, compagnie teatrali, feste. Il creativo e
vivace ambiente milanese lo porta a entrare in
contatto con artisti che sarebbero diventati famosi, come Enzo Jannacci, Herbert Pagani, Bruno
Lauzi, e soprattutto Ombretta Colli, con la quale
stringe una fraterna amicizia, e Giorgio Gaber,
che produce il suo primo 45 giri, in cui cambia il
suo nome da Francesco a Franco: La torre / Le rea-
zioni del 1967 (Battiato ricambierà il favore orchestrando, anni dopo, POLLI D’ALLEVAMENTO). Seguono altri 45 giri con canzoni melodiche e leggere, come È l’amore (1968) e Bella ragazza (1969).
Alla fine degli anni ’60, tuttavia, una crisi artistica e umana lo porta a intraprendere una ricerca
che abbraccia il campo spirituale e quello musicale. Si avvicina alla pratica della meditazione,
alla filosofia di Gurdjieff e alle tradizioni mistiche
ed esoteriche, specialmente il sufismo. La musica
leggera scompare dai suoi interessi, è affascinato
da una sperimentazione sonora che lo porta a esibirsi in centri culturali e sociali con improvvisazioni (su cui si baserà anche il progetto “Telaio
Magnetico”), e confluisce nell’LP d’esordio, FETUS,
uno dei primi dischi italiani di musica elettronica.
Sono anni in cui si fa sentire l’influenza dell’avanguardia, soprattutto tedesca, e il sintetizzatore, la
batteria elettronica e il collage di suoni sono la
cifra ricorrente dei suoi dischi di questa fase, il
più riuscito dei quali è SULLE CORDE DI ARIES. Attira
l’attenzione di Karlheinz Stockhausen, che lo convince a intraprendere gli studi della notazione
tradizionale, teoria e solfeggio, ai quali seguono
quelli di armonia, composizione e orchestrazione.
La fase successiva è caratterizzata dalla pubblicazione di album di grande valore, come L’EGITTO PRIMA DELLE SABBIE (1978), e soprattutto dall’incontro con il maestro Giusto Pio, inizialmente
suo insegnante di violino e poi coautore di tutti i
successi degli anni ’80. Il primo disco che vede la
partecipazione del violinista è JUKE BOX (1978),
ma quello che sancisce definitivamente il fortunato sodalizio – dopo un curioso singolo pubblicato
con lo pseudonimo di Astra (Adieu / San Marco) –
è L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO, il primo vero successo commerciale che evidenzia già l’interesse per
tematiche legate all’Oriente e soprattutto al Medio Oriente. Inoltre gli studi linguistici (Battiato
studia arabo all’ISMEO, Istituto Italiano per il
Medio ed Estremo Oriente) e di canto danno alla
sua vocalità un’impronta singolare e riconoscibilissima, di stampo orientale, particolarmente evidente in brani come Luna indiana. La grande
popolarità arriva negli anni ’80: dopo PATRIOTS
(con Prospettiva Nevski), Battiato irrompe nel mer-
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