Why Germany is not a model for the eurozone

Why Germany is not a model for the eurozone
By Philip Whyte
Draghi: “facciamo come la Germania”.
1. Un surplus commerciale è indicatore competitività? Differenza del concetto per un’impresa e per
un paese (Krugman
2. La Germania dipende in misura crescente dal risparmio negativo degli altri paesi.
3. L’Europa deve davvero imitare la Germania? Quali conseguenze per gli equilibri in Europa e nel
mondo se lo facesse?
1. Quote di mercato costanti e surplus/pil maggiore della Cina (una punta dell’8% nel 2008)
Competitività e produttività:
produttività per ora lavorata: non sembra esserci nessun legame con la posizione sull’estero.
La competitività riflette Wage restraint: fra il 2001 e il 2007 CLUP reale è diminuito 
deprezzamento reale del cambio  aumento della competitività e delle X.
Bassa crescita: l’aumento della produttività non ha  un aumento dei salari.
2. Cosa determina i surplus?
S>I
O
A<Y A = C+I+G
S = I + (G-T) + (X-M)
X-M = (S-I) + (T-G)
Risparmi eccessivi e Bassi investimenti
S: invecchiamento della popolazione ma soprattutto S precauzionale (vedi Carlin e Soskice)
Imprese: moderazione W  profitti cui non è corrisposto un I/Y adeguato
I/Y
2000 21.5%
2005 17.4
2008 19%
Dunque: il saldo estero riflette tanto la debolezza dell’economia tedesca (domanda interna) quanto
la competitività della sua industria.
Effetti indiretti di una espansione tedesca sul reddito degli altri paesi europei:
può influenzare direttamente il reddito in Grecia?
Effetti indiretti: moltiplicatore del commercio internazionale.
3. Saldi attivi così elevati sono nell’interesse della Germania?
i) standard di vita e GDP per capita:
ii) investiti male (problemi delle banche tedesche)
Quali probabilità di rilancio della domanda interna?
A parte una breve parentesi di stimolo fiscale nel 2009, il governo è ora ritornato a una politica di
rigore: “il miglior modo per la ripresa è lasciare spazio alla spesa privata”.
Ma il C è tenuto basso da moderazione salariale (w< produtt.) e
I scoraggiati dalle prospettive di bassa crescita.
Riforme strutturali?
i) Aumento dell’occupazione (riforma Hartz), ma ancora bassa in alcuni settori (femminile full
time)
Problemi del vocational training in periodi di cambiamento tecnico veloce
ii) produttività: dual economy. Industria versus servizi: troppo protetti e inefficienti (ma vedi de
Rita)
importanza della crescita della produtt. nei servizi: living standards e, indirettamente, abbassa i costi
nel settore esposto alla concorrenza internazionale (ma c’è un problema di garantire salari adeguati).
3. un mondo tedesco?
Asimmetria dell’obbligo di aggiustamento: paesi in disavanzo e paesi in surplus.
Se tutta l’Europa imitasse la Germania, sarebbe dipendente dalla domanda estera.
Chi può assorbire i surplus della zona euro? Non l’America Latina o l’Africa, né ormai l’Asia,
impegnata anch’essa in beggar thy neighbour policies.
Rimangono gli USA: ma sono ormai troppo provati.
Un’Europa stile tedesco non sarebbe gestibile, soprattutto se i paesi in disavanzo dovessero essere
costretti ad aggiustare gli squilibri attraverso politiche deflazionistiche.
Ristrutturazione dei servizi? (Cosa fa forte un paese di Giulio De Rita)
Tutto ciò induce a pensare che il forte slancio dell’economia tedesca a cui stiamo assistendo in
quest’ultimo periodo sia stato preparato da una profonda riorganizzazione e razionalizzazione del
terziario.
Il Pil tedesco è cresciuto nel secondo trimestre del 2010 del 2,2%, ma il contributo della produzione
industriale è solo dello 0,1%. Questo non vuol dire che la Germania si stia trasformando in
un’economia terziarizzata, ma che, grazie all’ammodernamento dei servizi, l’impasto tra terziario e
industria sta trainando tutto il sistema