le medicine integrate Rivista di medicina Spedizione in abbonamento postale – Allegato B Tipo B – (Tassa riscossa) – Autorizzazione n. 998 del 15.04.09 della Direzione Generale PP.TT. della Repubblica di S. Marino omeopatia fitoterapia omotossicologia floriterapia naturopatia psicosomatica Rivista quadrimestrale di informazione. Anno VIII - n° 1 - Gennaio 2012 - € 1.50 ® www.dimabiodiet.com ® Nelle migliori Farmacie le medicine integrate Direttore responsabile Diletta Vaselli Capo Redazione Maurizio Petix Redazione Comitato scientifico PromoPharma Responsabile Elisa Gessaroli Grafica Studio Valenti 06014 - S.Maria di Sette Montone (PG) Editore Avalon di Gloriano Amici Redazione Avalon Strada Nona Gualdaria, 68 47895 Domagnano Repubblica di San Marino Tel. 0549 907025 Fax 0549 900104 e-mail [email protected] Autorizzazione: Segreteria di Stato per gli Affari Interni Prot. n. 569/75/2009 del 27 marzo 2009. Copia registrata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino. sommario Editoriale 05 Aspetti clinici del progetto DIMA BioDiet 07 Dr. Alberto Fiorito Patologie invernali 09 Sintomi influenzali? La Natura dispone dei rimedi in grado di dominarli 12 Dr. Salvatore Corrado Dott.ssa Giovanna Perrone, Dott.ssa Barbara Ostan Cellulite: non solo un inestetismo 15 La medicina funzionale: un nuovo metodo di diagnosi e cura 19 Dr. Mario Toller Honeysuckle 21 Maurizio Di Leo Rimedi floreali ed essenze cristalline 22 Che cos’è l’agopuntura 27 Alimentazione: fonte di vita e salute 29 Recensioni web 33 Notiziario corsi 34 Gli inserzionisti sono gli unici responsabili dei contenuti negli spazi pubblicitari. La riproduzione intera o parziale di articoli o immagini deve essere autorizzata dall’editore. PromoPharma Via Biagio di Santolino, 156 47892 Acquaviva (RSM) tel 0549 911030 fax 0549 956700 Pierdomenico Locatelli Graziella Pandiani Dott.ssa Marina Mastrantonio Dott.ssa Mara Ramploud AVVISO IMPORTANTE È in corso il riordino del database degli indirizzi per la spedizione della rivista: tutti coloro che desiderano comunicare delle variazioni all’indirizzo di spedizione o vogliono disdire il servizio possono inviare una e-mail a [email protected] indicando nome, cognome ed indirizzo. Grazie. risultati eccellenti Una linea completa di prodotti che abbinati in sinergia aiutano a contrastare efficacemente gli inestetismi della cellulite. ® editoriale 31 dicembre ore 20.00 circa, il suono proveniente dal cellulare avvisa che è arrivato un sms: “L’anno che verrà è come un libro di 365 pagine bianche, spetta a Te scrivere la storia e colorarla di emozioni...” Ci risiamo: ecco che come ogni anno, inevitabilmente, veniamo portati a snocciolare nella nostra mente i buoni propositi per questo 2012 appena iniziato, sperando magari che i Maya con la “fine della terza creazione” non intendessero quanto descritto nel recente kolossal diretto da Roland Emmerich, ma l’inizio di un magnifico periodo di pace e serenità, all’insegna del rispetto dei diritti dell’uomo e della natura; in un’unica parola un magnifico periodo di felicità. Ma cosa possiamo proporci di fare per rendere speciali questi 366 giorni (il 2012 è bisestile!)? Noi delle Medicine Integrate potremmo semplicemente proporVi i pensieri classici: una corretta alimentazione, una buona dieta equilibrata, smettere di fumare, fare attività fisica... Pensieri e proponimenti classici appunto, ma vediamo invece se riusciamo ad andare un po’ più a fondo. Innanzitutto potremmo, anzi dovremmo, provare a vivere al meglio il presente: spesso dedichiamo buona parte della nostra energia a preoccuparci del futuro o ad avere rimpianti per il passato. Perché sprecare così tanta energia? Non c’è nulla che si possa fare per cambiare il passato, e preoccuparsi per qualcosa che non c’è ancora finisce per succhiarci ancora più energie, che non possiamo dedicare all’unica cosa che possiamo controllare per davvero: il nostro presente. Questo non vuol dire dimenticarsi di imparare dagli errori del passato, o prepararsi per ciò che ci porta il futuro, ma significa evitare di alimentare preoccupazioni inutili che ci distolgono da ciò che veramente possiamo influenzare. Vivere il presente al meglio è il modo migliore per segnare il futuro che ci si para innanzi, e magari porre rimedio anche a qualche errore del passato. Ma per vivere ed apprezzare al meglio il presente è anche necessario essere sempre grati di quello che abbiamo: a volte capita di incontrare persone che benché guadagnino meno della metà di noi, e vivano in condizioni disagiate, sono in grado di sorridere alla vita molto più di quanto abbiamo mai fatto. Indaffarati nelle nostre mille attività quotidiane spesso ci dimentichiamo che tutto ciò che ci circonda, dalle persone che amiamo, al lavoro che ci fornisce sicurezza economica, agli amici, a tutto ciò che possediamo, sono doni per i quali dobbiamo ringraziare. Sempre. Facendo attenzione alle piccole cose. Dire grazie al tassista che ci ha accompagnato al nostro appuntamento, al cameriere che al bar ci ha fatto il caffè, al postino che ci ha consegnato un pacchetto e così via può apparire un piccolo gesto insignificante, ma può fare la differenza. E inoltre, sicuramente, quel tassista, quel cameriere, quel postino potranno fare meglio il loro lavoro. Diventa quindi importante rispettare e non giudicare gli altri: spendiamo tantissima della nostra energia a giudicare gli altri. Come si veste, come cammina, come parla, come scrive, come canta, come ragiona, come si esprime, come lavora, come non lavora, come cucina, come beve, come fuma etc. etc. sono tantissime le fonti del nostro giudizio. Ma troppo spesso ci dimentichiamo che quando puntiamo il dito su qualcuno, altre tre dita della mano sono rivolte verso di noi. E sappiamo quanto ci infastidisca essere giudicati. Al giudizio (troppo spesso pre-giudizio) cerchiamo di sostituire atteggiamenti di apertura, ascolto e comprensione. Faranno del bene non solo alle altre persone, ma soprattutto a noi stessi perché ci lasceranno l’energia per poter nutrire il nostro sviluppo. Con tutti questi presupposti potremmo quindi provare a sentirci sempre felici: se decidi di essere felice nessuno potrà ostacolarti. Questo significa riuscire ad avere un atteggiamento mentale aperto e positivo rispetto a tutto. Certo, non significa che verranno a mancare momenti di sconforto o tristezza, ma saranno momenti limitati nel tempo, e che potranno avere il positivo esito di rinforzarti ancora nella Tua voglia di felicità. La cosa positiva è che quando una persona è felice, tende ad attirare persone con il medesimo stato mentale. E’ importante sfruttare ogni occasione in cui poter sorridere. Proviamo ad utilizzare il tempo libero per fare le cose che ci piacciono: coccolare il gatto; osservare il proprio figlio mentre dorme; dare una carezza al partner prima di uscire; leggere un buon libro sul divano mentre fuori piove; sorprendere gli amici con una cena cucinata da te; telefonare alla mamma quando se ne sente il bisogno... In definitiva, cari Lettori, questi sono i nostri propositi ed il nostro augurio per il nuovo anno: che possiate vivere le Vostre giornate al meglio, senza arrenderVi a succedanei o imitazioni. 5 Allergie? Prenditi una tregua. spray nasale Repubblica di San Marino www.promopharma.it capsule ® ® Arriva la primavera… e anche l’allergia! Dott.ssa Giovanna Perrone Medico Chirurgo. Specialista in Scienze dell’alimentazione. Esperto in Medicina Naturale. Esperto in Omeopatia, Omotossicologia e Discipline Integrate Abstract: Allergia è una risposta del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive portate da particolari anticorpi (reagine o IgE) nei confronti di sostanze abitualmente innocue come ad esempio pollini. La natura ci viene incontro con diversi rimedi (omeopatia, oligoelementi, fitoterapia e drenaggi). Abstract: Allergy is an immune system response characterized by overreaction due to particular antibodies (reagin or IgE) which react against normally harmless substances such as pollen. Nature helps us with different remedies (homeopathy, trace elements, phyto therapy and draining). Parole chiave: allergia, graminacee, polline, allergeni Il termine allergia deriva dal greco allos (altro/diverso) e ergos (azione/reazione), significa letteralmente reagire in modo diverso, infatti l’allergia è proprio una reazione di difesa eccessiva del sistema immunitario di fronte a sostanze considerate erroneamente nocive. Il soggetto allergico una volta entrato in contatto con l’allergene manifesta una risposta immunologica anomala, il suo organismo attiva le immunoglobuline E (IgE), una classe di anticorpi in grado di legarsi alla superficie dei mastociti e dei basofili, cellule (globuli bianchi) ricche di istamina, sostanza utile a combattere l’allergene, ovvero l’elemento sconosciuto all’organismo, ma che è alla base dei processi infiammatori e dei sintomi allergici. La pollinosi si manifesta di solito tra i 7 e i 30 anni, colpisce coloro che hanno una predisposizione a una risposta esagerata del sistema immunitario verso una sostanza non apparentemente dannosa, come in questo caso il polline, che è chiamata allergene. La sua caratteristica principale è la periodicità dei sintomi, che ogni anno si ripresentano nello stesso periodo con leggere differenze dovute soprattutto al clima, o meglio all’andamento della fioritura delle piante verso cui si è sviluppata allergia. La rinite cronica, ed in particolare la rinite allergica, rappresenta una patologia di frequente riscontro ed è una infiammazione della mucosa del naso. Si stima che il 1030% della popolazione generale soffra di rinite allergica, nei bambini addirittura questa percentuale salirebbe al 40%, più precisamente secondo quanto riportato nel memorandum SIAIC (Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica) sulle riniti, la percentuale di rinopatici sta aumentando nei giovani fino ad arrivare al 24.2%, e l’Italia non fa eccezione. La sua frequenza è in netto aumento, soprattutto nelle grandi città e l’inquinamento è uno dei fattori che portano all’incremento di questa patologia. Queste percentuali probabilmente sono sottostimate poiché a volte i sintomi vengono sottovalutati da chi ne è affetto. Il trattamento adeguato può, invece, evitare l’insorgenza a lungo termine di complicanze invalidanti. Nel 25% dei casi a dare problemi sono le graminacee, tra queste Key words: allergy, grass, pollen, allergens ci sono piante che crescono spontaneamente nei prati come la gramigna, ma alcune anche coltivate come frumento, orzo, avena, riso, granoturco, hanno una fioritura più prolungata (6-8 settimane) nei mesi di maggio-giugno. Nel 21% dei casi la colpevole è la parietaria, fa parte della famiglia delle urticacee, diffusa soprattutto nel Sud Italia, il periodo della fioritura va da luglio a ottobre. A creare problemi sono anche i pollini di alcuni alberi come olivo, frassino e platano molto diffuso nel nord Italia, fioriscono in particolare tra marzo e aprile. In questi ultimi anni gli allergici hanno un nuovo demone contro cui combattere ed è l’ambrosia, un’erba di strada originaria degli Stati Uniti e del Canada, si è diffusa rapidamente anche nel nostro paese, cresce un po’ ovunque, ai margini dei campi, lungo la strada, sugli argini dei fiumi e produce grandi quantità di polline, una sola pianta può produrre più di un miliardo di granuli di polline, appartiene alla famiglia delle Composite tra cui ricordiamo anche la camomilla, l’artemisia, il girasole e la margherita, periodo di fioritura da luglio a ottobre. Per individuare esattamente il polline alla base della reazione allergica è possibile eseguire dei semplici test come il PrickTest e il Rast Test. Il primo si attua ambulatoriamente praticando dei piccoli graffi sull’avambraccio dove viene depositata una goccia di liquido contenente le sostanze da testare; se si forma un pomfo significa che si è allergici a quell’allergene. Può mettere in evidenza solo le reazioni che dipendono dalle IgE, quindi solo le allergie. Il secondo valuta specifiche immunoglobuline E presenti nel sangue, un esito negativo del test non esclude però la presenza di un’ipersensibilità agli stessi alimenti testati. Le ipersensibilità alimentari dette anche allergie alimentari ritardate colpiscono 5-6 persone su 10, ed esprimono per lo più una reazione lenta, determinata dall’intervento di cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali) che insorgono dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare. I sintomi di un’allergia sono rappresentati da crisi di starnuti, congestione nasale, arrossamento del naso ed escoriazioni, occhi gonfi che lacrimano e bruciano, gola irritata e nei casi più gravi 7 ® broncospasmo, e vere e proprie crisi asmatiche. Quello che comunemente è definito “raffreddore da fieno” si manifesta quando la concentrazione dei pollini nell’atmosfera supera i 10-20 grani di polline per metro cubo d’aria, ma è comunque variabile a seconda della specie. Per avere un riferimento può essere utile sapere che durante il mese di Maggio si raccolgono anche 100 - 500 grani di Graminacea per metro cubo d’aria! Vediamo quali sono i periodi della loro comparsa nell’aria. •Nocciolo: da gennaio a fine marzo •Olmo: da metà febbraio ad aprile •Pioppo e Salice: da marzo a fine maggio •Parietaria: da maggio a settembre, meglio conosciuta con il nome di erba muraiola, diffusa soprattutto al sud nelle zone costiere mediterranee, dove si nota quasi ovunque, specialmente alla base dei muri soleggiati, in luoghi incolti vicino a ruderi, tra pietra e terra, difficilmente a contatto con asfalto e cemento, purtroppo i cambiamenti climatici di questi ultimi anni hanno favorito la sua diffusione anche al Nord •Betulla: da febbraio ad aprile •Quercia, Faggio, Platino, Pino: da metà maggio a metà agosto •Piantaggine, Acetosa: da maggio ad agosto •Graminacee: da metà maggio a metà settembre; si rivelano il peggior nemico per gli allergici in primavera, con un alto rischio di febbre da fieno, presenti ad ogni latitudine, la loro prevalenza è maggiore nell’Italia settentrionale, la fioritura inizia generalmente nel mese di aprile, con picchi a maggio e giugno, i loro granuli pollinici sono piuttosto grandi, per questo provocano sintomi a carico soprattutto della mucosa congiuntivale e nasale, come starnuti, ostruzione nasale e rinorrea •Tarassaco: da maggio a giugno •Ortica: da maggio a settembre inoltrato Cosa fare? Come sempre prevenire è meglio che curare: la principale prevenzione per l’allergico è la tempistica del vaccino che andrebbe iniziato prima della stagione pollinica; spesso chi soffre di allergia invece tende ad automedicarsi solo nel periodo critico, ricorrendo a terapie farmacologiche sintomatiche 8 con antistaminici, antileucotrienici, cortisonici nasali ed eventualmente cortisonici inalatori e broncodilatatori, invece di preoccuparsi della cura della malattia si limita solo all’eliminazione del sintomo. La componete infiammatoria gioca un ruolo determinante nella sintomatologia allergica: studi recenti hanno evidenziato come l’allergia tende a richiamare nelle cavità nasali o nei bronchi molte cellule che prolungano lo stato infiammatorio in atto mantenendo più a lungo anche i sintomi. Qualunque sia l’allergene i disturbi, nel tempo, tendono a peggiorare e talvolta dalla rinite si passa all’asma, questo perché lo stato infiammatorio persistente nelle vie respiratorie porta al peggioramento della loro funzionalità. Per questi motivi le terapie devono occuparsi soprattutto della cura dello stato infiammatorio e conseguentemente della modulazione del sistema immunitario. Proprio in virtù del legame tra infiammazione e sintomatologia allergica, sarebbe utile porre attenzione anche alla propria alimentazione, cercando di riportare l’intero organismo ad un equilibrio generale mediante l’individuazione di eventuali intolleranze alimentari (meglio definite recentemente allergie alimentari ritardate) che sostengono lo stato infiammatorio, senza dimenticare che molti alimenti contengono degli antigeni simili a quelli dei pollini, per questo si parla di allergie crociate, curare la propria alimentazione aiuta anche a curare le allergie, come conferma uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology (Brandt EB et al, J Allergy Clin Immunol 2006 Aug;118(2):420-7). Si parla infatti anche di sindrome orale allergica, ovvero la doppia allergia a frutta e verdura e ad alcuni pollini che regala bruciore sulla lingua, gonfiori alle labbra, starnuti, lacrimazione. L’allergia combinata a vegetali e pollini è dovuta a una reazione “crociata”: alcune proteine degli allergeni presenti negli alberi e nelle erbe allergizzanti sono infatti comuni ad alcune specie vegetali commestibili. Il periodo peggiore è la primavera, quando i sintomi delle pollinosi sono più accentuati e ad essi si sommano quelli della sindrome orale allergica. È importante conoscere quali cibi possono dar luogo ad una ® reazione allergica crociata, di seguito evidenziamo alcuni cibi che sarà opportuno evitare per i soggetti allergici ai vari pollini. •Graminacee: frumento, pomodoro, kiwi, agrumi, melone, anguria, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, mandorla. •Parietaria: basilico, ortica, melone, ciliegia, gelso •Composite: cicoria, tarassaco, camomilla, banana, castagna, sedano, prezzemolo, carota, finocchio, pepe verde, olio di girasole, margarina, miele •Betulacee: mela, pera, nespola, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, mandorla, lampone, fragola, frutta secca, kiwi, sedano, prezzemolo, carota, finocchio È possibile attuare una terapia preventiva, con una immunoterapia specifica, una sorta di vaccinazione che garantisce una desensibilizzazione abbastanza duratura, poiché modifica la risposta immunologica di chi soffre di allergia. È però necessario iniziare la terapia quando l’allergia non si è ancora manifestata. È interessante osservare che operare una immunoterapia specifica ad alto dosaggio nei confronti degli allergeni può essere estremamente rischioso per qualsiasi soggetto allergico, mentre la possibilità di attuare una iposensibilizzazione attraverso una induzione di tolleranza “a bassa dose” (low dose tolerance) rende tale meccanismo più semplice; le basse dosi determinano una regolazione diversa delle cellule che stanno alla base della reazione, poiché prevengono efficacemente le manifestazioni allergiche acute favorendo il recupero della tolleranza dell’organismo nei confronti degli allergeni responsabili dei sintomi allergici. Per quanto riguarda le terapie classiche ricordiamo che l’utilizzo di antistaminici di ultima generazione, consente di impiegarli in modo continuativo durante il periodo della pollinazione, perché oltre a migliorare i sintomi esercitano anche un’azione antinfiammatoria. Infine qualche aiuto ci viene dalla stessa natura che può essere nemica quanto amica, ecco di seguito alcuni dei rimedi che ci offre. Omeopatia I rimedi utilizzati nelle fasi acute di una manifestazione allergica sono moltissimi e dipendono dal sintomo evidenziato, ricordiamo però che il trattamento omeopatico di fondo è fondamentale per il successo della terapia. In caso di manifestazione allergica può essere utile l’assunzione di Histaminum 30 CH, 5 granuli 3-4 volte al giorno secondo la gravità e l’intensità dei sintomi; viene spesso associato sia ai rimedi acuti sia a quelli di fondo in presenza di sintomi acuti di allergia, in particolare pollinosi o orticaria. In caso di asma (dal greco affanno) dovranno essere ricercati mediante test specifici gli allergeni che la provocano e successivamente si potranno utilizzare dei rimedi sia sintomatici che di fondo, ma data la complessità della patologia è opportuno valutare con il proprio medico la strategia terapeutica più appropriata. Se il sintomo è “il raffreddore da fieno” e quindi i sintomi principali sono rappresentati da crisi di starnuti, naso che cola, congestione nasale, occhi gonfi congesti che lacrimano e bruciano e gola irritata sceglieremo fra i seguenti rimedi che potranno essere assunti alla 5–7 CH (3-4 granuli 2 o 3 volte al giorno, ma anche più volte in fase acuta). È consigliabile l’associazione di oligoelementi e/o fitoterapici. I rimedi acuti Allium cepa: secrezione nasale irritante, abbondante e molto liquida; occhi poco arrossati e miglioramento respirando aria fresca. Euphrasia: se prevale la congiuntivite con lacrimazione (occhi molto arrossati e brucianti, che migliorano stando al buio) secrezione nasale scarsa e poco irritante. Naphtalinum: secrezioni nasali irritanti, occhi arrossati e molto irritati, miglioramento respirando aria fresca. Sabadilla: da associare agli altri rimedi quando è presente un intenso prurito interno del velo palatino. Apis: assenza di secrezione per edema del naso, prurito e dolori brucianti migliorati dal freddo. Arsenicum album: secrezione nasale irritante con senso di bruciore locale, lacrimazione irritante con bruciore degli occhi, miglioramento con aria tiepida. Ammonium muriaticum: caratteristiche identiche a quelle di Allium cepa; in più c’è il fatto che pur buttando fuori moltissime secrezioni liquide dal naso, riempiendo molti fazzoletti al giorno, c’è la sensazione di avere sempre il naso chiuso e non si riesce a sentire alcun odore. Gelsemium: secrezione acquosa con cefalea molto intensa. Sanguinaria: secchezza intensa delle mucose, poliposi nasale. I rimedi di fondo Calcarea carbonica: alternanza con disturbi digestivi, facilità ad ammalarsi di affezioni respiratorie, poliposi nasale. Natrum muriaticum: soggetti magri, freddolosi disidratati, perdita dell’olfatto e del gusto, desiderio di sale, i sintomi peggiorano al mare. Sulfur: alternanza con allergie cutanee, con prurito che si aggrava con l’acqua. Oligoelementi Può essere inoltre utile, per controllare la sintomatologia allergica, l’uso di alcuni minerali che svolgono una specifica azione di riequilibrio del sistema immunitario. In genere il consiglio terapeutico è quello di usare una miscela ad esempio ManganeseZinco-Rame. Il manganese è particolarmente utile nei casi di asma e rinite da fieno, lo zinco migliora il funzionamento del sistema immunitario, il rame svolge un’importante azione antiossidante e antinfiammatoria. Ribes nigrum Fitoterapia e drenaggi I rimedi più efficaci vengono proprio da quella stessa natura che le provoca, tra le piante medicinali in primis troviamo il ribes nero capace di stimolare le ghiandole surrenali a produrre molecole simil cortisoniche, utili per combattere le reazioni allergiche; è possibile trovarlo sottoforma di olio di Ribes nero (in capsule, 2 o 3 capsule al giorno) o del Ribes nigrum 1D macerato glicerico, assumendone 30-40 gocce per 2-3 volte al giorno. In genere, superato il breve periodo di accentuazione di 1-4 giorni, la situazione si normalizza nuovamente, consentendo alla persona di proseguire serenamente con il suo trattamento di base. 9 Metodo dimagrante Il nuovo metodo dimagrante per le adiposità generalizzate e localizzate Dimagrimento mirato con azione efficace sulla silhouette Scomparsa della fame Nessun avvizzimento sulla pelle Rapidità e facilità d’uso dei prodotti www.aminbiodiet.com ® I vantaggi del metodo dimagrante AminBiodiet® Dott. Giuseppe Castaldo Medico-chirurgo. Specialista in Scienza dell’Alimentazione. Responsabile U.O. di Dietologia e Nutrizione Clinica. AORN “Moscati ”Avellino. Abstract: Il metodo dimagrante Amin Biodiet® è un metodo che ha l’obiettivo di produrre un importante dimagrimento, di modellare la silhouette, di evitare una ripresa del peso corporeo e di educare il paziente ad una alimentazione e stile di vita corretti. Il metodo prevede tre fasi: dieta oloproteica, dieta dissociata integrata, dieta monopiatto di tipo mediterraneo. Il programma ha una durata limitata nel tempo. Abstract: The Amin Biodiet® is a weight loss method that has the aim to produce a significant weight loss, shaping of the silhouette, avoid resumption of the weight loss and to educate the patient to a correct diet and lifestyle. The approach involves three phases: holoprotein diet, dissociated supplementary diet, Mediterranean-style single-dish diet. The program has a limited duration in time. Parole chiave: dieta oloproteica, dieta dissociata integrata, dieta monopiatto di tipo mediterraneo Key words: holoprotein diet, dissociated supplementary diet, Mediterranean-style single-dish diet È un metodo dimagrante, elaborato e sperimentato dal dottor Giuseppe Castaldo, responsabile della U.O. di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino, ideale per combattere le adiposità generalizzate e localizzate, che ha l’obiettivo di produrre un importante dimagrimento, di modellare la silhouette, di evitare una ripresa del peso corporeo e di educare il paziente ad una alimentazione e stile di vita corretti. Il metodo prevede 3 fasi: • la dieta oloproteica • la dieta dissociata integrata • la dieta monopiatto di tipo mediterraneo Il programma ha una durata limitata nel tempo dai 2 ai 6 mesi di terapia (da 1 a 3 cicli di terapia, in relazione ai chili da perdere; una durata più lunga è naturalmente prevista per i grandi obesi). Le tre fasi del metodo sono caratterizzate da: • Fase 1 - Dieta oloproteica 1.dieta a basso contenuto calorico, ipoglucidica ed ipolipidica 2.apporto di aminoacidi e sieroproteine di alto valore biologico in quantità idonee a mantenere il bilancio azotato in equilibrio 3.supplementazione con specifici minerali, oligoelementi e vitamine, con fitoterapici drenanti, remineralizzanti, euritmici e stimolanti il metabolismo, con sostanze alcaline, antiossidanti, omega 3, prebiotici ed epatoprotettori 4.durata di 3 settimane, da ripetere eventualmente in ragione degli obiettivi ricercati, con perdita rapida di massa grassa, senza fame e stanchezza • Fase 2 - Dieta dissociata integrata 1.ha una durata doppia (6 settimane), rispetto alla Fase 1 2.introduzione graduale di tutti gli alimenti, per modulare la lipogenesi da iper-insulinemia • Fase 3 – Dieta monopiatto di tipo mediterraneo 1.prescrizione di una dieta equilibrata e personalizzata adeguata all’attività svolta 2.prescrizione di appropriata attività fisica FASE 1 - DIETA OLOPROTEICA Assicura un dimagrimento rapido, effettuato a spese della massa grassa e senza ripresa di peso ulteriore se le fasi seguenti saranno correttamente rispettate. Principi della Dieta Oloproteica 1.Ottenere un bilancio calorico negativo con una dieta a bassissimo contenuto calorico 2.Bilancio azotato equilibrato per proteggere la massa muscolare ed evitare di sovraccaricare reni e fegato 3.Produrre corpi chetonici come fonte energetica, con effetto euforizzante ed anoressizzante Con la soppressione quasi totale dei glucidi, presenti in minima parte solo nelle verdure permesse, si ottiene un rapido calo dell’insulina con conseguente stimolo della lipolisi. La rapida distruzione dei trigliceridi, in carenza di zuccheri, favorisce la produzione dei corpi chetonici. I corpi chetonici che si formano nel digiuno proteico forniscono l’energia che richiede l’organismo nel corso della Dieta Oloproteica. Da ciò si può concludere che la Dieta Oloproteica permette di utilizzare efficacemente l’energia del tessuto adiposo, riducendolo, senza intaccare la massa magra. Di particolare interesse è stato il rilevare che con il metodo dimagrante AMIN BIODIET® la perdita di grasso avviene principalmente nei distretti di adiposità localizzata in eccesso, quali il distretto trocanterico nelle donne e l’adiposità addominale nei maschi e nelle donne dopo la menopausa. In tali distretti corporei la lipolisi è in genere difficoltosa per l’azione di ormoni lipogenetici quali estrogeni ed insulina. È stato dimostrato che agendo sullo stesso recettore l’insulina e gli estrogeni attivano l’adipogenesi, mentre il GH inibisce l’adipogenesi ed attiva la lipolisi. Ne consegue che una dieta capace di ridurre i tassi circolanti d’insulina e di aumentare i tassi ematici di GH può essere utilizzata nel trattamento dietetico delle adiposità localizzate. Una dieta di questo tipo è appunto la Dieta Oloproteica. L’assunzione di sieroproteine, di particolari aminoacidi quali arginina, ornitina, citrullina e taurina, di vitamina B 6 e zinco induce la massima secrezione di GH. 11 ® bilirubinemia frazionata, gamma gt, colinesterasi, albuminemia, fosfatasi alcalina), all’equilibrio elettrolitico (sodiemia, potassiemia, calcemia e magnesiemia) restano stabili, in considerazione della supplementazione effettuata con gli integratori specifici 12.Protezione della pelle: mantenimento dell’elasticità e tonicità della pelle grazie alle sieroproteine, agli aminoacidi idrossiprolina, cistina ed al silicio. Nella pelle le fibre di collagene sono di gran lunga la categoria di proteine più abbondantemente rappresentate, prodotte dai fibroblasti e costantemente rinnovate. L’integrazione proteica con sieroproteine ed aminoacidi, oltre l’integrazione con il silicio organico biodisponibile, permette di rispettare questo turnover e dunque di proteggere e migliorare la pelle ed il sottocutaneo, sempre più compromesso nei sovrappesi ed obesità ed in conseguenza di diete carenti. Effetti positivi della Dieta Oloproteica 1. Assenza di fame e stanchezza. Nella Dieta Oloproteica la produzione di corpi chetonici produce un effetto stimolante e anoressizzante, effetto rinforzato dall’assunzione dell’ aminoacido triptofano, precursore della serotonina, assunto tramite gli integratori. Se la dieta viene seguita correttamente, la sensazione di fame scompare dopo 2-3 giorni. Questa ricompare nel caso si assumano alimenti contenenti zuccheri 2. Protezione della massa muscolare: l’apporto di determinate quantità di sieroproteine ad alto valore biologico e di aminoacidi quali arginina, ornitina, citrullina, taurina, stimolanti la produzione di GH, permette di proteggere la massa magra, in particolare dei muscoli e del miocardio 3. Risultati veloci con perdita di peso fino a 500 gr al giorno, con una media di 2-3 Kg alla settimana; si verifica in particolare dopo i 21 giorni della dieta oloproteica la riduzione di uno o due taglie corporee 4. Riduzione mirata delle adiposità localizzate con esaltazione della lipolisi distrettuale, grazie all’azione dell’ormone GH; ciò determina un riequilibrio della silhouette, specialmente nelle pazienti che presentano una distribuzione del grasso di tipo ginoide 5. Diminuzione importante del grasso addominale 6. Miglioramento o normalizzazione dei parametri della sindrome metabolica (glicemia, trigliceridi, colesterolo, pressione arteriosa, steatosi epatica, indici infiammatori e riduzione circonferenza vita) 7. Calo dei livelli ematici dell’insulinemia con miglioramento o normalizzazione dell’insulinoresistenza 8. Controllo del paziente: la Dieta Oloproteica rileva eventuali errori o inosservanze del regime dietetico; un semplice chetotest delle urine permette di verificare la presenza di corpi chetonici. Un test negativo significa apporto glucidico non conforme al protocollo alimentare 9. Rieducazione alimentare con l’applicazione del metodo dimagrante AMIN BIODIET®, che prevede dopo la Dieta Oloproteica, la prescrizione della Dieta Dissociata Integrata e della Dieta Monopiatto di tipo Mediterraneo, che sono regimi dietetici equilibrati 10. Miglioramento del sonno con riduzione o scomparsa delle apnee notturne e delle dispnee respiratorie 11.I parametri di laboratorio relativi al funzionamento del rene (azotemia, creatininemia, uricemia), del fegato (transaminasi, 12 FASE 2 - DIETA DISSOCIATA INTEGRATA Questa fase deve essere sistematica dopo ogni dieta oloproteica per ottenere il risultato previsto. In questa fase è prevista la reintroduzione dei carboidrati che saranno assunti in maniera disgiunta rispetto alle proteine. Nella fase 2 del Metodo Dimagrante AMIN BIODIET® è prescritta l’integrazione proteica ed aminoacidica a colazione, oltre l’utilizzo di fitoterapici drenanti e di sostanze stimolanti il catabolismo lipidico. Si può tuttavia iniziare il programma da questa fase per poi concluderlo con la Dieta Oloproteica. Per alcuni pazienti che presentano lieve sovrappeso si può peraltro prescrivere la Dieta Dissociata Integrata, senza prevedere alcun ciclo di Dieta Oloproteica. è utile quindi personalizzare il metodo dimagrante AMIN BIODIET® secondo le caratteristiche e gli obiettivi dei singoli soggetti. Per perdite di peso considerevoli, è consigliabile alternare più volte la prima e la seconda fase in attesa di passare alla terza fase. Principi fondamentali della Dieta Dissociata Integrata: 1.Introduzione progressiva di carboidrati a basso e medio indice glicemico per evitare una iperinsulinemia con stimolo alla lipogenesi e ipoglicemia secondaria, che stimola la fame 2.Aumento della razione calorica giornaliera per riequilibrare il metabolismo 3.Riduzione degli integratori e della complementazione di minerali 4. Educazione del soggetto ad una attività fisica quotidiana e regolare 5. Programmazione di un dimagrimento di circa 1 kg a settimana. La Dieta Dissociata Integrata prevede l’integratore proteico ed aminoacidico a colazione e vari alimenti, a copertura del fabbisogno energetico e dei micro e macronutrienti, suddivisi in 4-5 pasti giornalieri. ® Questa dieta combatte la sensazione di fame, tipica delle diete ipocaloriche, con l’introduzione delle sieroproteine e di determinati aminoacidi a colazione, che hanno un effetto antiastenico ed antifame, in quanto stimolano la sintesi degli ormoni della sazietà. Inoltre è implementato il catabolismo lipidico grazie all’acido alfa linolenico, alla carnitina, al coenzima Q10 ed alla fucoxantina. Interessante è infine l’attività drenante e rimineralizzante esercitata dall’orthosiphon, dall’ortica e dall’equiseto, oltre l’azione antidistimica del biancospino. FASE 3 - LA DIETA MONOPIATTO DI TIPO MEDITERRANEO È un’alimentazione equilibrata utile per una rieducazione alimentare. Permette di stabilizzare il peso senza avere l’impressione di seguire una dieta. Una sana ed equilibrata alimentazione è essenziale per uno stato di buona salute. Il modello di riferimento per questa fase è la dieta mediterranea, basata sul tradizionale apporto di carboidrati complessi, proteine sia vegetali che animali, pochi grassi e ricca di frutta e verdura. Principi fondamentali della Dieta Monopiatto di tipo Mediterraneo 1.Apporto calorico adeguato al fabbisogno energetico giornaliero • I lipidi rappresentano meno del 30% del consumo calorico giornaliero, con preferenza per i grassi mono e polinsaturi di origine vegetale e limitazione dei grassi saturi di origine animale • I carboidrati coprono almeno il 50% del consumo calorico giornaliero, privilegiando zuccheri a basso e medio indice glicemico e zuccheri complessi (pane, pasta, riso e cereali integrali), con limitazione di quelli semplici (dolci, bevande zuccherate, zucchero) • Le proteine costituiscono meno del 20% del consumo calorico giornaliero, privilegiando proteine di origine vegetale, pesce e carni magre • Frutta e verdura sono ben rappresentate in quanto apportano minerali, vitamine e fibre per una corretta funzione metabolica e intestinale. 2.Aumento del dispendio energetico • Combattere la sedentarietà e praticare almeno tre giorni alla settimana un programma di attività fisica preferita; molti studi hanno evidenziato che i soggetti con un programma di consumo energetico prestabilito conservano meglio il proprio peso, in quanto l’attività fisica migliora la funzionalità dell’insulina. 3.Modifica dello stile di vita • Ridurre drasticamente o eliminare il fumo, l’alcol, i continui fuoripasto e le abbuffate. Il metodo dimagrante AMIN BIODIET®, che si caratterizza per la sicurezza e la qualità del protocollo, pur essendo un metodo sicuro e semplice da utilizzare, deve essere obbligatoriamente prescritto e monitorato da un nutrizionista esperto, che ha seguito specifici corsi di formazione, il quale è l’unico in grado di valutare, in seguito a visita medica ed alla verifica degli esami, le indicazioni e le controindicazioni. © Gefaldiet Service srl tutti i diritti riservati 13 ® ® Ansia? … Si può intervenire anche con il contributo delle medicine integrate! Dr. Salvatore Corrado Esperto in botanica, fitoterapia ed omeo-bioterapie. Dal 1979, Accademico al merito dell’Accademia internazionale di Psicobiofisica di Bergamo, Ateneo di Scienze per lo studio dei fenomeni Fisici, biologici e psichici. Dal 1981 Accademico associato al merito dell’Accademia Tiberina in Roma, Istituto di Cultura Universitaria per lo studio, lo sviluppo e l’esaltazione delle Scienze. Absract: Ansia, termine molto ricorrente non solo negli ambienti medici, ma anche in quelli familiari, scolastici, di lavoro, tra coppie e gruppi di amici d’ogni ceto sociale e fascia d’età. Dopo averne analizzato gli aspetti più importanti, vengono proposti alcuni tra i più efficaci rimedi fitoterapici e fito-omotossicologici. Abstract: Anxiety, very important word not only in medical environment, but even in the domestic, scholastic, working world, between couples and in friend groups, in every social class and age. After the most important aspects have been analyzed, the most effective phyto-therapeutic and phytohomotoxicological remedies are proposed. Parole chiave: ansia, medicine integrate In Occidente 400.000.000 di persone accusano disturbi d’ansia ma, per non andare molto lontano, basti pensare che solo in Italia ben sette milioni e mezzo di persone soffrono questo stato psichico e fanno comunemente ricorso a varie terapie. Allora cerchiamo di conoscere meglio questa condizione e capire cosa possiamo fare per dominarla o comunque governarla. L’ansia è una condizione psichica (prevalentemente cosciente) caratterizzata da uno stato di inquietudine accompagnato da senso di insicurezza, sensazione di paura più o meno intensa e duratura, che può essere connessa o meno ad uno stimolo specifico (interno od esterno) ovvero ad una mancata risposta di adattamento dell’organismo ad una qualunque determinata e soggettiva fonte di stress per l’individuo stesso. Essa è una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione e rappresenta un meccanismo protettivo individuale che comprende sia sintomi psichici che somatici: paura, panico, angoscia, nausea, agitazione, nervosismo, tremore interno, tachicardia, dolori al petto, iperventilazione, disturbi gastroenterici, disturbi del sonno ed altri ancora. L’ansia può esistere come disturbo nervoso primario oppure può essere associata ad altri problemi di salute, inclusi altri disturbi psichiatrici. I segni somatici sono il frutto di una iperattività del sistema nervoso autonomo, e in generale della classica risposta da parte del sistema simpatico del tipo “combatti e fuggi”. L’ansia si differenzia dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un conflitto interiore. Secondo le più recenti acquisizioni, l’ansia sembra avere varie componenti di cui una cognitiva, una somatica, una emotiva e una comportamentale. La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffuso e incerto. La componente somatica comporta la preparazione dell’organismo ad affrontare la minaccia (reazione d’emergenza). La componente emotiva è responsabile del senso di terrore o panico, della nausea e dei brividi. Dal punto di vista comportamentale, ci si trova ai due estremi dei disturbi d’ansia, cioè si Key words: anxiety, integrated medicine possono presentare sia comportamenti volontari che involontari, diretti alla fuga o all’evitare la fonte dell’ansia (non-adattivi). In ogni caso l’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un’emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza. Se l’ansia ricorre cronicamente ed ha un forte impatto sulla vita di una persona si parla di disturbo d’ansia. I più comuni sono: il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo di panico, le fobie specifiche, la fobia sociale, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo post-traumatico da stress. Il disturbo d’ansia generalizzato è un disturbo cronico comune che interessa prevalentemente le donne (due per ogni uomo colpito) le quali, a causa della tensione muscolare persistente e le reazioni autonomiche alla paura, possono sviluppare emicrania, palpitazioni, vertigini e insonnia. Nel disturbo di panico, la persona soffre di brevi attacchi di terrore e apprensione intensi che causano tremore e scosse, vertigini e difficoltà respiratorie; una complicazione comune del disturbo di panico è l’agorafobia, ansia riguardo l’essere in una situazione da cui la via d’uscita è difficile o imbarazzante. Altre fobie di larga diffusione sono la claustrofobia, ossia la paura dei luoghi e delle situazioni chiuse, e l’ipocondria, la paura di ammalarsi e/o di morire. Le fobie specifiche riguardano la paura verso oggetti appuntiti e/o taglienti come quella dei coltelli, oppure la paura verso alcuni animali come ratti o ragni; gli individui con il disturbo della fobia sociale sperimentano una paura intensa di essere valutati negativamente dagli altri o di essere imbarazzati in pubblico a causa di atti impulsivi e diventano così ansiosi che la performance è fuori questione. Altra forma di fobia sociale è la ”timidezza d’amore” o “ansia da prestazione” che rende incapaci d’intraprendere una relazione intima adulta. Il disturbo ossessivocompulsivo è caratterizzato da ossessioni e/o compulsioni: le prime sono pensieri o immagini angoscianti e ripetitivi che l’individuo spesso realizza essere senza senso, le seconde sono comportamenti 15 ® Melissa Biancospino ripetitivi che la persona si sente costretta a compiere per alleviare l’ansia. Il disturbo post-traumatico da stress è rappresentato dall’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento. Esso risulta definito da una costellazione di sintomi conseguenza dell’evento traumatico che la persona ha vissuto direttamente o a cui ha assistito e che ha implicato una minaccia all’integrità fisica propria o di altri. L’evento deve avere creato una paura intensa, orrore e un senso d’impotenza (es. guerra, alluvioni, terremoti, incidenti). Da quanto fin qui, se pur semplicemente e sinteticamente esposto, si evince la complessità della materia e di conseguenza, altrettanto complesso risulta essere il trattamento dello stato psichico. Le possibilità terapeutiche sono diverse e la scelta del metodo spetta al professionista che prende in esame il caso clinico e che comunque decide se applicare un protocollo piuttosto che un altro, si va dalla classica terapia farmacologica alla psicoterapia, dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale alle terapie con le medicine integrate: agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, floriterapia, ecc. Noi, pur con il massimo rispetto per tutte le metodiche terapeutiche, qui, con la consapevolezza che l’obbiettivo da raggiungere è ”migliorare la qualità della vita” prendiamo in considerazione alcune possibilità offerte da quell’immenso mondo delle medicine integrate. Sono sempre più numerosi i professionisti che adottano protocolli terapeutici che prevedono l’associazione di più metodi terapeutici, come ad esempio psicoterapia ed agopuntura, agopuntura ed omeopatia, fitoterapia ed omeopatia, fitoterapia ed omotossicologia, fitoterapia e floriterapia, ecc. Ognuno fa tesoro del proprio bagaglio di conoscenze e dell’esperienza accumulata nel tempo, tenendo presente che spesso è il paziente stesso a suggerire (direttamente o indirettamente) il metodo terapeutico da adottare quindi, per ottenere un maggiore successo è fondamentale ascoltare, comunicare, capire e concordare piuttosto che imporre un metodo. Per quanto concerne la fitoterapia, sono diverse le piante che possono essere prese in considerazione, ma noi ci limitiamo ad analizzar16 Tiglio ne alcune che la letteratura annovera come quelle che sicuramente hanno un’azione tranquillante naturale grazie ai loro fitocomplessi, il cui meccanismo d’azione è del tutto simile a quello dei farmaci di sintesi senza però causare gli stessi effetti indesiderati. Esse sono: la Melissa (Melissa officinalis), il Tiglio (Tilia tomentosa), il Biancospino (Crataegus oxyacantha). Melissa officinalis (Melissa) Pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle labiate, alta circa 40–50 cm, dal caratteristico profumo di limone. Originaria del mediterraneo orientale, è molto comune nei boschi e nei luoghi ombrosi, fiorisce e si raccoglie a primavera inoltrata e le parti usate sono foglie e sommità fiorite. Essa possiede una particolare affinità (organotropismo) per il sistema neurovegetativo e l’apparato gastroenterico. È molto ricca di principi attivi ed il suo principale costituente è un’olio essenziale contenente pinene, citrale, citronellale, geraniolo, linalolo, citranellolo, responsabile dell’attività sedativa e spasmodica. Altri componenti sono: amari, acido rosmarinico, acido caffeico, acido clorogenico, acidi triterpenici, eterosidi flavonici. La melissa esplica un’azione sedativa generale e spasmodica. Le sue indicazioni sono: ansia, ipereccitabilità, nervosismo, spasmi dolorosi addominali, insonnia, vertigini, acufeni, emicrania, manifestazioni psicosomatiche a livello cardiaco e intestinale. Tilia tomentosa (Tiglio) Albero longevo, appartenente alla famiglia delle tiliacee, alto fino a 30 metri largamente coltivato, ma nasce spontaneo in tutta Europa, soprattutto nella parte meridionale. Le parti usate sono gemme e fiori. Possiede particolare affinità (organotropismo) per il sistema neurovegetativo, l’apparato cardiocircolatorio e l’intestino. I componenti principali del tiglio sono: flavonoidi glucosidici, tiliacina, amaro di natura triterpenica, polifenoli, vitamina C, olio essenziale, farnesolo, mucillagini, metipentosi, acido galatturonico e saponine. Esso possiede proprietà sedative generali, antispasmodiche, ipnoinducenti. Le sue indicazioni sono: stati ansiosi, insonnia, distonie neurovegetative, eretismo cardiaco, ipertensione arteriosa (soprattutto da stress), intestino irritabile. Tra le sinergie, si eviden- ® zia quella con il Crataegus oxyacantha nel trattamento dell’ansia e dell’ipertensione arteriosa. Crataegus oxyacantha (Biancospino) Arbusto appartenente alla famiglia delle rosacee, alto anche 4 o 5 m, molto ramificato, con rametti spinosi, foglie pentalobate a margine intero, fiori bianchi raggruppati in corimbi e frutti ovoidali, rossi e farinosi. La pianta è comune nei boschi di pianura e di montagna, è diffusa in quasi tutta Europa, bacino Mediterraneo e nord America. Le parti usate sono fiori e frutti. Esso possiede particolari affinità (organotropismo) per il cuore, vasi arteriosi, sistema nervoso centrale e sistema neurovegetativo. I componenti principali del biancospino sono: glucosidi crategina e ossiacantina, amigdalina, acido crategolico, clorogenico e caffeico, colina, tannini, pectine, sorbitolo, flavonoidi, vitamina C, acidi triterpenici, acido crategico, crategolattone, sapogenine, glucosidi ciano genetici, quercitina, composti antocianici, acidi citrico e tartarico, zuccheri (glucosio e fruttosio), vitamina B1, glucosidi flavonidici, rutoside e iperoside. Le sinergie più importanti sono con Cornus sanguinaria per il trattamento dell’angina pectoris, con Olea europea per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e con Tilia tomentosa per il trattamento dell’ansia. Da quanto brevemente esposto, si evince che la fitoterapia offre un valido aiuto nel trattamento dell’ansia, ma come già accennato, se essa viene coadiuvata dall’omeopatia e dall’omotossicologia si potenzia considerevolmente l’effetto terapeutico. Allora, prendiamo brevemente in esame alcuni rimedi che meritano una possibile collocazione in un eventuale protocollo fito-omotossicologico. Agrimonia eupatoria 4DH: Rimedio dell’ansia non espressa e mascherata da atteggiamenti spensierati, tipica delle persone giovani che spesso, pur di nascondere i loro problemi ricorrono all’uso di alcolici e droghe stimolanti per aiutarsi ad affrontare meglio le difficoltà con allegria. Avena sativa 10DH: Ha proprietà sedative e toniche, è un grande rimedio dell’affaticamento e dell’insonnia in particolare in gravidanza. Valido regolatore del ritmo sonno-veglia. Utile nelle nevrastenie, conseguenze di stress psichici. Centaurium umbellatum 4DH: Rimedio delle persone eccessivamente gentili e disponibili, estremamente ansiose di aiutare il prossimo (più servi che collaboratori), incapaci a far valere la propria volontà e amano servire tanto, fino ad annullarsi per gli altri. Chamomilla 10DH: Presenta azione sedativa sui soggetti con ipereccitabilità nervosa, iperestesie e irrequietezza notturna. È anche il rimedio dell’abuso di caffè, dell’emicrania, ed in pediatria dell’insonnia del bambino. Cichorium intybus 4DH: Rimedio delle preoccupazioni ossessive, per quelli che si preoccupano molto dei bisogni altrui, di chi ha smania di conferme affettive e richiama l’attenzione degli altri anche in modo negativo. Coffea cruda 10DH: Usata nella sovreccitazione fisica ed eretismo psichico che conseguono ad eccitazione e stress emotivi. Utile contro l’insonnia dovuta ad eccessiva introduzione di sostanze nervine (caffè, tè, ecc.). Eupatorium perfoliatum 4DH: Rimedio della cefalea da stress con febbre non molto alta e sensazione di calore al volto. Ficus carica 4DH: Sviluppa lucidità e chiarezza mentale. Permette di esercitare un controllo psichico sui processi fisiologici interni. Trova impiego nell’ansia e nella depressione, come nelle nevrosi a impronta fobico-ossessiva. Glauconie 8DH: Litoterapico composto da allumosilicato di ferro ferrico e ferroso idratato, estremamente complesso. Agisce sugli squilibri neurovegetativi, sulla spasmofilia, insonnia, asma e dismenorrea. Humulus lupulus 4DH: Ha azione sedativa, utile anche nell’insonnia notturna, eventualmente in relazione a sonnolenza diurna. Hyoscyamus niger 6DH: Rimedio violento, acuto, trova impiego nell’ipereccitabilità sessuale, spasmi, delirio, fobie. Utile negli stati di confusione. Ignatia amara 6DH: Regolatore dell’asse cortico-diencefalico. Rimedio psicosomatico. È il rimedio antistress sovrano, indicato quando vi è una perturbazione a livello dell’asse cortico-diencefalico causata da un trauma psicologico che provoca nell’organismo uno stress la cui espressione clinica è il più sovente la depressione reattiva. È indicato nella variazione del tono dell’umore in soggetti nevrastenici, in seguito a sollecitazioni emotive negative. Impatiens balsamina 4DH: Usato nella tensione mentale e fisica, e nell’ansia di finire velocemente. Persone irritabili e impazienti. Mimulus guttatus 4DH: Rimedio di chi prova ansia nella vita quotidiana, timidezza, paura di affrontare gli eventi. Rhodonite 8DH: Litoterapico composto da silicato di manganese, regola il sistema neuro-vegetativo ed agisce sull’insonnia. Salix alba 4DH: Utile contro i sentimenti di vittimismo e risentimento. Per quelli che hanno la tendenza a commiserarsi e ad incolpare gli altri della propria infelicità. Sempervirine nitrato 7CH: Alcaloide del Gelsemium Sempervirens. Usando regolarmente il rimedio, si è vista una notevole diminuzione dell’ ”ansia di stato” transitorio causato da una situazione di stress momentanea, nonché, un miglioramento considerevole e prolungato dell’ ”ansia di tratto”, componente ansiosa legata alla personalità del soggetto. Ulmus campestris 4DH: Utile nei soggetti che hanno una forte connotazione ansiosa nella realizzazione del proprio compito con tendenza al perfezionismo. Zona limbica 7-9CH: Questo organoterapico associa strutture nervose corticali molto complesse, rinencefalo e lobo dell’ippocampo. L’azione di queste zone nervose che appartengono al cervello primario (archicervello) è nettamente ansiolitica, dunque tranquillante. Ne deriva un effetto sedativo, ma non seguito da sonnolenza, cosa molto importante per i pazienti nella loro vita professionale. Trova la sua principale indicazione in tutti i problemi di angoscia e di ansia. Il Dott. Max Tétau la definiva la piccola “pillola della felicità”. Riferimenti bibliografici -Borgna, E. “Le figure dell’ansia”, Feltrinelli, Milano 1997. -Rosen, J.B. & Schlkin, J.(1998): From normal fear to pathological anxiety – Psychological Revew. 1998 -A. Bruni. Farmacognosia generale e applicata. I farmaci naturali. Piccin 1999. -Le Monografie Tedesche – Schede Fitoterapiche del Ministero Della Sanità Tedesco – Versione Italiana tradotta e commentata da Rocco Longo, Ed. Studio Edizioni 1994. -L’uomo, la fitoterapia, la gemmoterapia - seconda edizione - Bruno Brigo – Tecniche Nuove – 2003. -Piante Officinali per infusi e tisane – Manuale per Farmacisti e Medici – Edizione Italiana del manuale Teedrogen di Max Wichtl a cura di Roberto Della Loggia – Edizione italiana OEMF spa. -Edward Bach, i 12 guaritori e altri rimedi. Naturalmente Medicina. La casa verde – 1991. -Edward Bach, Heal Thyself, An Explanation of the Real Cause And Cure of Disease, the C.W. Daniel Company Ltd. -La materia Medica Omeopatica clinica e associazioni Bioterapiche – Max Tétau seconda ristampa – IPSA Editore 1988. -Manuale di Litoterapia Dechelatrice – Claude Bergeret – Max Tétau – Traduzione di Ornella Casano – IPSA Editore 1990. -Organoterapia Nuovi studi clinici – Max Tétau – Ed.Italiana a cura di Claudio Mazza – IPSA Editore – 1988. 17 I N T E G R AT O R I N U T R I Z I O N A L I PromoPharma è DISTRIBUTORE ESCLUSIVO della linea LIFEPLAN. I prodotti LIFEPLAN sono SENZA AGGIUNTA di lievito vivo, lattosio, glutine, amido, zucchero, sale, coloranti, aromi e conservanti chimici. Sono gli unici integratori alimentari riconosciuti dall’associazione VEGAN, adatti quindi a tutti coloro che seguono questa filosofia di vita. DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ® ® Celiachia o gluten sensitivity Dott.ssa Barbara Ostan Medico Chirurgo. Esperto e Consulente in Medicina ad indirizzo estetico. Esperto in Omeopatia, Omotossicologia e Discipline Integrate. Abstract: La celiachia è un’intolleranza permanente alla gliadina, componente del glutine. L’intolleranza al glutine causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, che regrediscono eliminando il glutine dalla dieta. La reversibilità della patologia è strettamente legata alla non assunzione da parte del soggetto celiaco di alimenti contenenti glutine o comunque da esso contaminati. La malattia celiaca non guarisce: il soggetto celiaco rimarrà tale per tutta la sua vita, l’unica cura consiste nell’adozione di una dieta rigorosamente priva di glutine. Abstract: Celiac disease is a permanent intolerance to gliadin, a component of gluten. Gluten intolerance causes severe lesions to the mucosa of the small intestine, which regresses by eliminating gluten from the diet. The reversibility of the disease is closely linked to the assumption of non-celiac gluten-containing food or otherwise contaminated by it. Celiac disease does not heal: the subject will remain with celiac disease for all his life, the only cure is to adopt a strictly gluten-free diet. Parole chiave: celiachia, glutine, intolleranze alimentari In Italia l’incidenza della celiachia è di circa 1 soggetto ogni 100/150 persone e questo significa che i celiaci potenziali dovrebbero essere circa 400.000. In realtà i pazienti a cui è stata fatta diagnosi certa si attestano intorno agli 85.000; ciò è dovuto al fatto che questa malattia non è ancora conosciuta a fondo e la sintomatologia è varia e complessa. La celiachia (detta anche morbo celiaco o sprue celiaca) è un’intolleranza alla gliadina, proteina contenuta nel glutine e quindi nel frumento, orzo, avena, segale, farro, kamut, spelta, triticale. È possibile distinguere diverse forme: • La forma tipica ha un esordio al momento dello svezzamento e si presenta con diarrea e arresto di crescita. • La forma atipica si presenta tardivamente con sintomi quasi prevalentemente extraintestinali (ad esempio anemia). • La forma silente ha come peculiarità l’assenza di sintomi eclatanti e si evidenzia con esami sierologici positivi. La diagnosi si effettua eseguendo il dosaggio sierologico di AGA (anticorpi antigliadina di classe IgA e IgG), EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA). Negli ultimi anni è stato messo a punto un ulteriore test per il dosaggio di anticorpi di classe IgA, ovvero gli Anticorpi Antitransglutaminasi. Per la diagnosi certa di celiachia è però indispensabile eseguire la biopsia dei villi intestinali; dove si evidenzia l’atrofia dei villi stessi. La celiachia si sviluppa sempre più spesso in età adulta o perfino avanzata: lo dimostrano i risultati di uno studio epidemiologico condotto da ricercatori italiani del Center for Celiac Research dell’Università di Baltimora, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, il Women & Children’s Hospital di Buffalo ed il Quest Diagnostics Inc. di San Juan Capistrano in California. I dati pubblicati sulla rivista Annals of Medicine sono stati ottenuti sui dati di 3500 cittadini americani di cui i ricercatori conservavano campioni di sangue raccolti nel 1974, quando già tutti erano entrati nell’età adulta; gli stessi soggetti Key words: celiac disease, gluten, food intolerances sono stati analizzati a quindici anni di distanza, nel 1989. I dati dimostrano che all’aumentare dell’età, aumenta l’incidenza della celiachia. Questi risultati confermano dati precedenti raccolti in Finlandia, secondo cui la frequenza di celiachia negli anziani è almeno due volte e mezzo superiore rispetto a quella della popolazione generale, e ribaltano il concetto diffuso secondo cui la perdita di tolleranza nei confronti del glutine avvenga per lo più nell’infanzia: non si nasce necessariamente celiaci, la malattia può manifestarsi a qualsiasi età. I fattori ambientali che potrebbero avere un ruolo nella comparsa dell’intolleranza al glutine sono numerosi; è probabile che sia implicato il miglioramento delle condizioni igieniche nei paesi sviluppati, che potrebbe alterare la capacità di risposta immunitaria dell’organismo. In alternativa, potrebbe avere un ruolo l’aumento del consumo di prodotti contenenti glutine; l’ipotesi più probabile, al momento, pare però la presenza sul mercato di cereali molto ricchi di frammenti tossici di glutine. Un interessante studio americano della Colorado University a Denver ha valutato la possibile correlazione tra lo sviluppo di autoimmunità glutine-indotta e la precoce esposizione al glutine in età infantile; sono stati monitorati 1560 bambini ad alto rischio 19 ® di celiachia o di diabete di tipo I in base alla presenza di particolari caratteristiche genetiche (in base alla presenza degli alleli HLADR3 o HLA-DR4), o avevano un parente di primo grado affetto da diabete di tipo I. 51 bambini hanno sviluppato autoimmunità glutine-indotta, in particolare i bambini che erano stati esposti a cibi contenenti frumento, orzo o segale presentavano un rischio 5 volte aumentato di autoimmunità glutine-indotta rispetto ai bambini esposti a cibi contenenti glutine tra i 4 ed i 6 mesi. I bambini che non sono stati esposti al glutine fino al 7° mese o più hanno riportato un marginale incremento del rischio di autoimmunità glutine-indotta rispetto a quelli esposti al glutine tra i 4 e i 6 mesi. Dopo aver ristretto l’analisi ai soli 25 bambini positivi per l’autoimmunità glutine-indotta a cui era stata diagnosticata la malattia celiaca mediante biopsia, l’esposizione iniziale a frumento, orzo o segale nei primi 3 mesi o al 7° mese, o più tardi, ha aumentato in modo sensibile il rischio di autoimmunità glutine-indotta rispetto all’esposizione a 4 e 6 mesi. Sembra quindi che la precoce esposizione al glutine possa aumentare il rischio di sviluppare autoimmunità glutineindotta in bambini geneticamente predisposti. È necessario fare una distinzione tra celiachia e intolleranza al Frumento integrale e/o Farina bianca; essere intolleranti non significa essere celiaci, la celiachia implica una variazione dei dosaggi seriologici di IgA, IgE e degli anticorpi antitransglutaminasi, e si differenzia da un’ipersensibilità alimentare per i meccanismi di comparsa, è infatti documentabile una lesione anatomica della mucosa, completamente assente in caso di ipersensibilità alimentare, e per gli effetti, cioè il mancato assorbimento di minerali e nutrienti, mentre per le intolleranze alimentari la sintomatologia più tipica è quella della infiammazione a distanza. Le intolleranze o ipersensibiltà alimentari (allergie alimentari ritardate) esprimono una reazione lenta, determinata dall’intervento di cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali) che insorgono dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare È un fenomeno mediato dal sistema immunitario (non IgE mediato) che porta ad uno stato di immunoflogosi (infiammazione) e che necessita di una ripetuta stimolazione del sistema immunitario per evidenziare un sintomo. Spesso la celiachia è accompagnata dalla presenza di molteplici ipersensibilità alimentari, e questo conferma il fatto che uno stato infiammatorio intestinale cronico condiziona la sensibilizzazione anche ad altri antigeni. Gli studi più recenti hanno consentito di distinguere due possibili meccanismi patogenetici alla base della celiachia. Primo meccanismo: corrisponde ad una risposta allergica immediata anche verso piccole quantità di glutine. È il tipico caso di celiachia giovanile, ad esordio acuto nell’infanzia, è probabilmente legato alla dominanza di una reattività allergica immediata e a fini terapeutici è indispensabile ricorrere a una completa esclusione del glutine dalla dieta per tutta la vita. Secondo meccanismo: riveste maggiore importanza la ripetizione sistematica dell’assunzione di glutine per più giorni consecutivi (Sampson 2004). In questo caso sarebbe pensabile, dopo un’attenta valutazione allergologica e sotto stretto controllo medico, impostare una dieta di rotazione settimanale volta al recupero della tolleranza immunologica nei confronti del glutine e più in generale del 20 frumento. A seconda della prevalenza di un meccanismo sull’altro quindi deve essere effettuato un intervento terapeutico differente. Per il momento la dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute. È necessario escludere dalla dieta alcuni alimenti, quali ad es. pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di frumento, orzo, segale, farro, kamut da ogni piatto, ed assumere esclusivamente alimenti GLUTEN FREE. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare, infatti l’assunzione di glutine, anche in piccole quantità, può determinare una risposta immunitaria abnorme a livello dell’intestino, cui consegue un’infiammazione cronica e atrofia dei villi intestinali. Riportiamo anche alcuni dei lavori di maggior rilievo riguardanti il trattamento della celiachia con tecniche alimentari di recupero della tolleranza: • Patriarca G, et al. Int J Immunopathol Pharmacol 2005 Oct-Dec;18(4):709-14. In questo studio un gruppo di ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma ha segnalato la possibilità di rieducare il sistema immunitario verso la tolleranza nei confronti del glutine tramite una graduale reintroduzione dell’antigene glutinico in assenza di qualsiasi danno. • Sampson H. Update on food allergy. J Allergy Clin Immunol 2004 May;113(5):805-19; quiz 820. Definendo per la prima volta il concetto di allergie alimentari ritardate Sampson ha ® aperto una nuova strada verso la comprensione dei meccanismi allergici. La semplice reattività immediata (per intenderci quella modulata dalle IgE) non è più sufficiente per spiegare la complessità dei fenomeni immunitari che sono anche legati alla ripetizione dello stimolo allergenico. Lo stesso Sampson ha citato la celiachia tra le patologie che dipenderebbero in maggior misura dal secondo meccanismo. Evidenziamo anche un’altra recente ricerca, pubblicata sul Science Translational Medicine, che si è svolta all’Hall Institute of Medical Research di Parkville, in Australia, diretta dai Dott. Bob Anderson e di Jason Tye-Din che sembra aver individuato tra le possibili cause della celiachia 3 sostanze contenute nel glutine. I ricercatori hanno trovato i tre peptidi che causano la reazione immunitaria delle pareti dell’intestino quando si mangiano alimenti composti da glutine, facendo assumere una certa quantità di cereali a 200 malati. Dopo sei giorni con un prelievo di sangue hanno isolato le cellule immunitarie causa della reazione al glutine ingerito giorni prima. Poi i ricercatori hanno messo in contatto queste cellule (linfociti T) con 2700 peptidi sospetti ed hanno trovato i tre che si accoppiano più saldamente alle cellule. I 3 composti sono quindi i peptidi che piu’ di tutti scatenano la reazione immunitaria, e adesso sono oggetto di sperimentazione in un test per accertare se, somministrandoli in piccolissime quantità ai pazienti, questi pian piano si desensibilizzano nei confronti del glutine. La scoperta è importante perché potrebbe fornire una cura per il 90-95% dei celiaci e quindi assicurare il controllo precoce di questa malattia prima ancora che arrechi danni all’organismo e senza dover rinunciare ai cereali nella dieta. Per concludere vogliamo far riferimento alla recente scoperta di una nuova entità patologica con sintomi e segni molto simili alla celiachia e per certi versi anche al colon irritabile: gonfiore addominale, alvo alterno, emicrania, stanchezza cronica e anemia. La patologia è denominata GS, ovvero “Gluten sensitivity”. L’identificazione si deve a uno studio realizzato dalla Seconda Università degli Studi di Napoli con la collaborazione della School of Medicine dell’Università di Baltimora. Sono stati arruolati 42 pazienti celiaci, un gruppo di 26 con sintomi del tutto simili alla celiachia più il gruppo di controllo. Si è evidenziato che i 26 soggetti sospettati di celiachia, in base alla comparsa di sintomi gastroenterici dopo l’ingestione del glutine, non mostravano anticorpi anti-transglutaminasi nel siero; questo conferma che la differenza tra la sensibilità al glutine e la celiachia risiederebbe a livello molecolare nella risposta immunitaria. Anche nella GS vi sarebbe un substrato genetico che riguarda il sistema immunitario innato, ma al contrario della celiachia, essa provocherebbe segni d’infiammazione alla parete intestinale e non di danno. In Italia circa 3 milioni di persone hanno una “sensibilità al glutine” a fronte dei circa 500mila celiaci; la diagnosi differenziale delle patologie intestinali funzionali (caratterizzate da dolore addominale, nausea, alvo alterno, disordini digestivi, emicrania e talvolta malassorbimento di grado lieve), andrebbe completata dall’accertamento della GS. Inoltre data la somiglianza sintomatologica con la sindrome del colon irritabile (IBS) è opportuno valutare anche lo stato di stress, spesso alto in tale sindrome. Finalmente dopo molti anni arrivano studi che confermano ed avvalorano sempre più l’idea che oltre alle intolleranze “ufficiali” al lattosio e al glutine, esistono in parallelo delle intolleranze alimentari o meglio definite allergie alimentari ritardate, sempre legate alla stimolazione del sistema immunitario ma che si diversificano solo perchè non evidenziano a livello ematochimico la comparsa di anticorpi valutabili. Per anni molti pazienti non celiaci, che presentavano disturbi non sono stati ascoltati; attualmente in mancanza di marker specifici si arriva alla diagnosi escludendo la celiachia e l’allergia al glutine. 21 ® La gestione nutrizionale della P.E.F.S. con protocolli iperproteici Dott. Gennaro Crispo Specialista in medicina dello sport. Medico estetico. Abstract: La cellulite è considerata il più diffuso inestetismo che affligge le donne tra i 14 e i 40 anni; si tratta di un inestetismo cutaneo dovuto a rallentamento del flusso sanguigno e ritenzione di liquidi da parte dei tessuti. Oltre a trattamenti topici è necessario agire con protocolli nutrizionali. I parametri da tenere in considerazione sono: una dieta iposodica, la preferenza di alimenti ricchi di fibre e una dieta a prevalenza proteica, in grado di ridurre i livelli di insulina e aumentare i livelli di GH, con conseguente riduzione delle adiposità a livello localizzato. Abstract: Cellulite is considered the most common aesthetic problem that affects women between the age of 14 and 40 years. It’s a skin imperfection which is caused by a bad circulation and fluid retention in the tissues. In addition to topical treatments it’s necessary to move according the nutritional protocols. The parameters to consider are: a low salt diet, the preference of foods rich in fiber and a predominantly protein diet, which can reduce insulin levels and increased GH levels, with consequent reduction of localized fat. Parole chiave: cellulite, adiponectina, dieta a prevalenza proteica È esperienza comune di chi si occupa da molti anni di estetica e di obesità, che una fetta consistente di coloro che ci chiedono l’intervento nutrizionale, è costituita da donne spesso giovani, a volte solo in lieve sovrappeso o addirittura normopeso, affette da un inestetismo localizzato in zona trocanterica e glutea, comunemente noto come cellulite o P.E.F.S. (Panniculopatia edemato-fibrosclerotica): termine scientificamente corretto che ci descrive un difetto del pannicolo adiposo, caratterizzato da una prima fase di edema e da una evoluzione cronica nel corso della quale il pannicolo adiposo viene sostituito, in fase avanzata, da tessuto fibro-sclerotico. Annoverata tra le malattie del benessere è a tutt’oggi il più diffuso inestetismo che affligge le donne tra i 14 e i 40 anni. Numerosi sono i rimedi che estetiste e medici estetici propongono per la soluzione e dissoluzione della patologia, caratterizzata nei suoi quattro gradi di evoluzione dal crescente danno vascolare sia a carico del distretto capillare che di quello venoso. La specificità femminile della P.E.F.S. è data dagli ormoni estrogeni, corresponsabili del danno ai fibroblasti e della depolimerizzazione del connettivo della tonaca interna venosa, della conseguente aumentata idrofilia e dell’osmosi interstiziale, dell’ aumento della compressione vasale che genera ipossia distrettuale ed aumento del collagene. Sicuramente insieme ai trattamenti “esterni”, locali, la gestione della cellulite si dovrà integrare con principi vasoattivi atti a migliorare il tono venoso, incrementare la continenza valvolare e compattare l’endotelio capillare. A completamento di questi presidi, è indispensabile associare un protocollo nutrizionale che garantisca un dimagrimento localizzato, difficilmente ottenibile con un qualsiasi schema ipocalorico. La dieta da associare negli inestetismi della cosiddetta cellulite rispetta solitatamente alcuni parametri di base. Dieta iposodica La dieta deve essere iposodica onde non aggravare il ristagno di liquidi e l’impastamento sottocutaneo, che sovente si accompagna 22 Key words: cellulite, adiponectin, predominantly protein diet all’insufficienza venosa di base, spesso aggravata dal maggiore introito di liquidi che le pazienti assumono ritenendo utile alla loro patologia una maggiore idratazione. Come sovente ripeto alle mie pazienti, bere molto senza correggere l’insufficienza venosa e l’apporto di sodio, è come voler svuotare un recipiente senza chiudere il rubinetto che continua a riempirlo. Alimenti ricchi di fibre La scelta dei nutrienti deve privilegiare alimenti ricchi in fibra atti a tenere sgombro l’intestino che altrimenti aggraverebbe la congestione del piccolo bacino, ostacolando di fatto lo scarico venoso utile allo svuotamento veno-linfatico. Un’ulteriore indicazione ad una scelta di alimenti ricchi in fibra é legata al loro basso indice glicemico, notoriamente utile a tenere basso il tasso insulinico. Dieta a prevalenza proteica: azione dinamico-specifica delle proteine Nei regimi dimagranti, uno dei vantaggi di uno schema a maggiore percentuale aminoacidica è dato dall’azione dinamico-specifica degli alimenti; tale meccanismo, noto da molti anni, consiste nell’aumento del consumo calorico, quindi nell’elevazione del metabolismo già dalla fase di digestione dell’alimento, fino all’utilizzo cellulare dei nutrienti; questa quota è variabile, minore per glicidi e grassi (10% e 4%) maggiore per le proteine (30%). Tale effetto perdura per circa 12 ore dall’ingestione dell’ alimento. Le diete a prevalenza proteica sono note da molti anni: Blackburn ne è stato il pioniere, ma non dimentichiamo la dieta Scarsdale, la dieta punti, regimi nutrizionali che hanno fatto epoca in tempi nei quali non si conosceva ancora l’importanza dell’indice glicemico degli alimenti, scoperta fondante tutti i regimi dietetici più moderni, come la dieta zona, il regime Montignac, la dieta Dukan, che a ben guardare ricalcano tutte un modello di sbilancio proteico. Ai nostri giorni gli aminoacidi sono balzati nuovamente agli onori della cronaca, fino a diventare un fenomeno di costume, con il regime NEP (nutrizione enterale proteica) che richiede l’applica- ® zione di un sondino naso-gastrico, che veicola da una piccola sacca una miscela proteinata, garantendo un costante apporto di integratore al paziente obeso. È una metodica impegnativa ma efficace a garantire un apporto di nutrienti che nel breve tempo dei periodi di trattamento prescritto permettono non solo una rapida perdita di tessuto adiposo, ma anche di tollerare la deprivazione calorica con l’effetto anoressizzante dei corpi chetonici (acido acetoacetico, 3-idrossibutirrico, acetone). Come molti sanno il regime ha una durata limitata nel tempo, dai sette ai quindici giorni, durante i quali alla miscela del sondino si integrano vitamine, proteine, sali minerali, alcalinizzanti, che completano la razione quotidiana. Lo schema oloproteico, come è noto, può essere gestito più comodamente anche con l’assunzione per os di miscele proteiche, integrando anche proteine di origine alimentare, quindi con schemi tipo: colazione con integratore proteico, pranzo con integratore proteico più una razione vegetale, cena con proteine da alimento più razione vegetale. La sicurezza di questi regimi è garantita dall’esclusione di soggetti con patologie renali o altre patologie che devono essere valutate dal nutrizionista, nonché dall’interruzione, in media dopo 3 settimane con la reintroduzione controllata di alimenti glucidici. Un aspetto interessante e non sempre in evidenza è dato dalle potenzialità modellanti relative a regioni del corpo, soprattutto femminile, per la specifica azione ormono-regolatrice diminuendo l’insulina circolante, aumentando i livelli di GH. Infatti la combinazione tra estrogeni ed insulina attiva nell’adipocita la proteina C/ EB, che attraverso il PPAR gamma (recettore di attivazione della proliferazione del perossisoma) attiva la trascriptasi dell’adipogenesi, incrementando l’accumulo intracellulare di trigliceridi. L’aumento quindi di GH verificantesi in corso di una dieta prevalentemente proteica decrementa il PPAR gamma e proporzionalmente l’accumulo di acidi grassi nella cellula, anche grazie ai bassi livelli di insulina circolante. Dati sperimentali, infatti, hanno confermato dopo 15 giorni di nutrizione a prevalenza aminoacidica il suddetto aumento dei livelli di GH e la riduzione ematica di insulina. Altrettanto incoraggianti si sono rivelati gli effetti estetici sulle donne trattate, nelle quali si è osservata una riduzione media dell’Indice di Massa Corporea (IMC) di circa 1,3 e della circonferenza superiore della coscia un decremento di 3,5 cm e a livello della circonferenza media una riduzione di 2,2 cm. A tale riduzione si accompagnava un positivo effetto estetico determinato dal miglioramento del tono muscolare degli arti inferiori. Il ruolo dell’adiponectina Un ulteriore spunto di riflessione ci viene fornito da un recente studio datato aprile 2011, effettuato presso l’Università di Pavia, nel quale viene ipotizzato e dimostrato che nel tessuto adiposo sottocutaneo delle donne affette da cellulite, esiste una ridotta espressione di adiponectina, sostanza ad azione antinfiammatoria, vasodilatatrice, la cui azione protettiva e trofica sulla microcircolazione locale potrebbe mancare o essere meno efficiente, innescando e perpetuando di fatto il danno dei vasi dei soggetti affetti da P.E.F.S.. Nel valutare che il rapporto tra adiponectina e insulina è inversamente proporzionale, cosí come per il glucosio, i trigliceridi ed il B.M.I., è facile intuire che con regimi nutrizionali ad azione moderatrice sul tasso insulinico e sugli altri parametri citati, possiamo indurre un’azione vasoprotettrice supplementare, in aggiunta agli altri vantaggi dei regimi proteici nella gestione della cellulite. La P.E.F.S. si presenta quindi alla luce delle nuove scoperte sempre più come una patologia abbisognevole di un approccio terapeutico interno ed integrato, cresciuto negli anni rispetto al vecchio modello cosmetico, ormai inadeguato all’importanza ed alla diffusione di quel che era considerato solo un inestetismo. I regimi chetogenici alla luce delle attuali conoscenze, con il perfezionarsi della qualità degli integratori che si utilizzano nella loro gestione, si stanno affrancando dal sospetto che li circondava. Le critiche, spesso senza fondamento, trascurano la memoria della nascita dell’Homo sapiens sapiens: se pensiamo infatti che l’assunzione dei carboidrati, dei lieviti e dei derivati del latte risale a poche migliaia di anni, che le scimmie arboricole da cui discendiamo consumavano vegetali, bacche, frutta e proteine da piccoli mammiferi che venivano catturati e che il totum enzimatico digestivo è rimasto pressochè invariato in pochi millenni, battito di ciglia rispetto all’evoluzione, ritroviamo in una nutrizione a basso tasso glucidico, le origini dell’alimentazione della nostra stessa specie. Bibliografia Anderlova K, Kremen J. The influence of VLCD on serum leptin, soluble leptin receptor, adiponectin on obese women. Physiol Res 2006; 277-28 Weigle D, Breen P, Matthys C. A high protein diet induces sustained reductions in apetite, ad libitum caloric intake, and body weight despite compensatory changes in diurnal plasma leptin and ghrelin concentrations. Am J Clin Nutr 2005; 82-41 Arita Y, Kihara S, Ouchi N et al. Paradoxical decrease of an adipose-specific protein, adiponectin, in obesity. Biochem Biophys Res Commun. 1999; 257: 79-83. Adiponectin expression in subcutaneous adipose tissue is reduced in women with cellulite. Emanuele E, Minoretti P, Altabas K, Gaeta E, Altabas V. Int J Dermatol. 2011 Apr; 50 (4): 412-6. Van Nieuwenhove Y, Dambrauskas Z, Campillo-Soto A, van Dielen F, Wiezer R, Janssen I, Kramer M, Thorell A. Preoperative very low-calorie diet and operative outcome after laparoscopic gastric bypass: a randomized multicenter study. Arch Surg. 2011 Nov; 146 (11): 1300-5. 23 ® Omocisteina e demenza: uno studio randomizzato Ricerca e Svilippo PromoPharma Un incremento del tasso di atrofia cerebrale si sta verificando sempre più nei soggetti anziani, in particolare in quelli che soffrono di demenza. Un fattore di rischio dell’atrofia cerebrale, del deterioramento cognitivo e della demenza è il livello di Omocisteina. La concentrazione di Omocisteina nel plasma può essere abbassata attraverso la somministrazione di vitamine del gruppo B. Il team di Ricerca e Sviluppo PromoPharma riporta di seguito uno studio randomizzato a testimonianza dei risultati ottenuti. Un drammatico incremento della popolazione anziana, molto frequente nei paesi occidentali, sta determinando un aumento dei disturbi cognitivi, tra i quali la malattia di Alzheimer è una delle patologie più frequenti. Oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. È la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica una seria difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare, ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spaziotemporale. I disturbi cognitivi possono, tuttavia, essere presenti anche anni prima che venga formulata una diagnosi di demenza di Alzheimer. Gli studi effettuati in questo ambito hanno cercato di individuare alcuni fattori influenti su disturbi cognitivi lievi e Alzheimer in maniera tale da ritardare la malattia e attenuarne i sintomi. Già nel 1998 è stata ipotizzata una relazione tra Omocisteina e demenza: in pazienti con diagnosi istologica di morbo di Alzheimer vennero riscontrati livelli di Omocisteina totale effettivamente più alti della norma. Anche le evidenze radiologiche di lesioni della materia bianca, di infarto cerebrale silente e di atrofia della corteccia cerebrale e dell’ippocampo erano positivamente associate a elevate concentrazioni di Omocisteina nonché a danni cognitivi. Da uno studio del 2002 è emerso inoltre che l’iperomocisteinemia è un fattore di rischio indiscusso per lo sviluppo della demenza e della malattia di Alzheimer. Dati clinici ed 24 Fig. 1. Omocisteina epidemiologici attestano come nel paziente anziano con decadimento cognitivo lieve MCI (Mild Cognitive Impairment) sia presente frequentemente iperomocisteinemia associata a microangiopatia cerebrale. Inoltre, il paziente anziano cerebropatico con deficit cognitivo (turbe della memoria, della vigilanza e della dislessia) può presentare stati carenziali delle vitamine del gruppo B responsabili della degenerazione delle cellule nervose. Gli studi dimostrano infatti che la supplementazione di vitamine del gruppo B (soprattutto B6, B12 e B9) riducono la neurodegenerazione. Si riporta la traduzione di uno studio clinico in cui sono stati presi in considerazione tutti questi fattori (Omocisteina, Vitamina B6, B9, B12) nel rallentamento dei disturbi cognitivi dell’anziano. L’ Omocisteina (Fig.1) è un aminoacido solforato tossico derivato dalla metionina, aminoacido essenziale introdotto nell’organismo con il cibo, che nel momento in cui viene trasformata in sadenosilmetionina, cede dei gruppi metilici ad una serie di sostanze come la creatina, gli ormoni steroidei, le basi puriniche di DNA e di RNA, venendo trasformata quindi in omocisteina. In condizioni normali l’omocisteina viene rimossa dal circolo mediante due reazioni metaboliche: la prima ® detta rimetilazione, consiste nella trasformazione dell’amminoacido in metionina e richiede l’intervento di folati e di vit. B12. La seconda detta transulfurazione, consiste nella trasformazione dell’omocisteina in cisteina e richiede la presenza della Vit. B6. Elevati livelli di questo aminoacido influenzano negativamente le funzioni di diversi apparati, in maniera particolare il sistema nervoso. Per questo, molto importanti risultano anche i livelli delle Vitamine B appena citate. L’abbassamento dei livelli di Omocisteina determinato dalla somministrazione di Vitamine del gruppo B rallenta la velocità di atrofia cerebrale nel decadimento cognitivo lieve (MCT): uno studio randomizzato. A. David Smith, Stephen M. Smith, Celeste A. de Jager, Philippa Whitbread, Carol Johnston, Gzegorz Agacinski, Abderrahim Oulhaj, Kevin M. Bradley, Robin Jacoby, Helga Refsum. PloS ONE, Settembre 2010 – Volume 5. Abstract: Un incremento del tasso di atrofia cerebrale si sta verificando sempre più nei soggetti anziani, in particolare in quelli che soffrono di demenza. Un fattore di rischio dell’atrofia cerebrale, del deterioramento cognitivo e della demenza è il livello di Omocisteina. La concentrazione di Omocisteina nel plasma può essere abbassata attraverso la somministrazione di vitamine del gruppo B. Oggetto: Lo studio vuole determinare se l’integrazione con Vitamine del gruppo B, abbassando i livelli plasmatici di Omocisteina, può rallentare il processo di atrofia cerebrale in soggetti con MCI, attraverso uno studio randomizzato. Materiali e Metodi: Nello studio, randomizzato in doppio-cieco, sono state somministrate alte dosi di Acido folico, Vitamina B6 e B12 a individui (selezionati tra 646) oltre i 70 anni di età. Un sottogruppo (187 volontari) è stato sottoposto a MRI craniale (risonanza magnetica) all’inizio e alla fine dello studio. I partecipanti sono stati suddivisi random nei due gruppi, uno trattato con acido folico (0,8mg/die), vitamina B12 (0,5mg/die) e vitamina B6 (20mg/die), l’altro gruppo con placebo. Il trattamento è durato 24 mesi. Risultati: 168 persone (85 del gruppo in trattamento e 83 del gruppo che riceveva il placebo) si sono sottoposte a MRI. È stato calcolato un grado di atrofia cerebrale per anno dello 0,76% nel gruppo in trattamento e dell’ 1,08% nel gruppo di controllo. Il risultato è stato poi correlato al livello basale di Omocisteina: il grado di atrofia di quanti presentavano Omocisteina > 13μmol/L è stato il 53% in meno nel gruppo in trattamento. Non c’è stata differenza significativa di reazioni avverse, durante il periodo di osservazione, nei due gruppi. Conclusioni: Il progressivo aumento dell’atrofia cerebrale negli anziani con decadimento cognitivo può essere rallentato attraverso il trattamento con vitamine del gruppo B che abbassano i livelli di Omocisteina. Il 16% degli ultra 70enni ha problemi di deterioramento cognitivo lieve e la metà di questi sviluppa problemi di Alzheimer. Ulteriori studi sono necessari per determinare se il trattamento può ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer. Introduzione Negli anziani, il cervello mostra una progressiva atrofia. Questa condizione insorge anche nei soggetti sani dal punto di vista cognitivo, ma è molto più accentuato in quanti soffrano di Alzheimer. Un’atrofia di tipo intermedio è poi riscontrabile nei soggetti che soffrono di decadimento cognitivo lieve (MCI). Visto che l’involuzione cerebrale è più rapida nei soggetti con MCI che poi sviluppano Alzheimer, è importante identificare i fattori che determinano questo perché riducendolo si è dimostrata una regressione dell’Alzheimer. Un fattore di rischio sembra essere il valore plasmatico della Omocisteina totale (tHcy). Valori moderatamente elevati di tHcy sono stati associati con un aumento del rischio di demenza e con importanti sintomi legati all’Alzheimer. Aumenti della concentrazione di tHcy sono inoltre associati ad atrofia totale o parziale del cervello, non solo in caso di Alzheimer ma anche nei soggetti anziani sani. La concentrazione plasmatica e tissutale dell’Omocisteina è in gran parte determinata dalla presenza nell’organismo di Vitamine del gruppo B (B6, B9, B12) che sono cofattori o substrati per enzimi coinvolti nel metabolismo dell’Omocisteina. Questo studio è stato condotto per determinare se l’abbassamento della concentrazione di tHcy dovuta alla somministrazione di alte dosi di Vitamine B (B6, B9, B12) in due anni può rallentare il tasso di atrofia cerebrale in soggetti anziani con MCI. I livelli scelti per l’integrazione di Vitamina B abbassano i livelli di tHcy di circa il 30% nelle popolazioni in cui le farine non vengono addizionate con acido folico. Metodi Lo studio è stato condotto su soggetti che hanno sottoscritto consenso informato. Protocollo: i partecipanti sono stati reclutati nella zona di Oxford tra l’aprile 2004 e il novembre 2006 attraverso messaggi pubblicitari che annunciavano la ricerca di anziani con problemi di memoria. I criteri di arruolamento prevedevano: età ≥ 70, anamnesi di MCI. Si sono cercati soggetti in cui i problemi di memoria non interferivano con la vita di tutti i giorni [...]. I criteri di esclusione prevedevano: diagnosi di demenza conclamata o trattamento farmacologico della demenza, cancro, casi di infarto in cui non fossero trascorsi più di 3 mesi, trattamento con Methotrexate, farmaci anticancro, anti-epilettici o assunzione di dosi di acido folico >300mcg/die, piridossina >3mg/die o vitamina B12 >1,5 mcg/die per os o altra dose per iniezione. L’assunzione di vitamine B sotto queste dosi è stata altresì permessa anche durante lo studio. I soggetti reclutati sono stati divisi in due gruppi: un gruppo ha seguito il trattamento, all’altro è stato somministrato un placebo. I soggetti in trattamento hanno assunto 0,8mg di vitamina B9 (acido folico), 0,5mg di vitamina B12 (cianocobalamina) e 20mg di vitamina B6 (piridossina cloridrato). Il trattamento è stato condotto per 2 anni. 25 ® MRI A quanti avevano acconsentito all’MRI del cranio, l’indagine è stata condotta a livello basale e dopo 2 anni. […]. Un metodo quantitativo, completamente automatico, SIENA, è stato usato per stabilire il tasso di atrofia dell’intero cervello per anno […]. Analisi statistiche […] Partecipanti L’andamento dei partecipanti durante lo studio è mostrato nella Fig. 2. Da un totale di 646 persone che avevano risposto all’annuncio pubblicitario, 292 rispondevano ai criteri di inclusione allo studio. Solo 272 sono state reclutate, ma 5 non hanno iniziato il trattamento. I rimanenti sono stati suddivisi in due gruppi e indicativamente lo stesso numero per ogni gruppo ha completato lo studio (110 nel gruppo in trattamento e 113 in quello con placebo). Partecipazione e risposta biologica alle vitamine La somministrazione delle vitamine è stata controllata attraverso il numero delle tavolette usate dai partecipanti e i riscontrati aumenti dei livelli plasmatici delle stesse hanno dimostrato la partecipazione dei soggetti. Nelle persone in trattamento i livelli plasmatici di acido folico sono aumentati circa del 270% e quelli di vitamina B12 sono duplicati. Al contrario nel gruppo di controllo si sono avute modeste variazioni, rispettivamente del 3% e del 10%. L’abbassamento plasmatico dei valori di tHcy è stato del 22,5% nel gruppo in trattamento, mentre nel gruppo con placebo il livello è aumentato del 7.7%. Il 20% dei partecipanti nel gruppo placebo ha comunque assunto per suo uso acido folico o vitamina B12. Ad un’analisi sanguigna del gruppo in trattamento si è potuto notare che il 16,7% non ha preso o non ha assorbito in maniera adeguata le vitamine. folico, vitamina B12, dallo stato basale alla fine del trattamento. Il livello di atrofia è risultato associato con i cambiamenti di tHcy e inversamente proporzionale con i cambiamenti di saturazione di OloTC e TC (olo-transcobalamina). Più alte sono le dosi di folati e vitamina B12, più basso è il livello di atrofia. Per contro i soggetti nei quali i livelli di folati e vitamina B12 diminuiscono sono a rischio di atrofia (Fig. 5). Un esempio dei cambiamenti di concentrazione di tHcy sull’atrofia durante i due anni è visibile in Fig. 4, dove è mostrata la scansione craniale di un partecipante nel gruppo placebo nel quale la concentrazione di tHcy aumenta (a) e l’MRI di un partecipante nel gruppo trattamento dove la concentrazione di tHcy è diminuita (b). Il tasso di atrofia è stato di 5 volte più basso nel gruppo che ha assunto le vitamine B rispetto al placebo. Non ci sono state interazioni tra il trattamento e le variabili di: età, sesso, MCI, ipertensione….Anche il diabete è stato associato all’incremento del livello di atrofia ma questo apparentemente non sembra influenzato dal trattamento. Nei partecipanti con tHcy nella media, il trattamento ha prodotto un rallentamento del tasso di atrofia dell’11,2%, mentre quelli con livello basale sopra la media ha prodotto un rallentamento del 43% […]. Fattori associati al tasso di atrofia nel gruppo placebo Sono stati monitorati diversi fattori associati al tasso di atrofia, tHcy o lo stato delle vitamine B. L’età è strettamente connessa con il livello di atrofia cerebrale perciò di questo è stato tenuto conto in tutte le analisi. Al contrario sembra che nè il sesso, nè l’abitudine al fumo, il BMI, l’abuso d’alcool […] sono associati con i livelli di atrofia. Risultati rilevanti: livello di atrofia Il trattamento con vitamine del gruppo B per 24 mesi abbassa significativamente il livello di atrofia cerebrale. A secondo dell’età, il livello di atrofia cerebrale per anno è stato del 29,6% in meno nel gruppo in trattamento rispetto al placebo. Se restringiamo le analisi ai soggetti biologicamente rispondenti (136) l’effetto del trattamento rispetto al tasso di atrofia è stato leggermente superiore: 31,7% rispetto al gruppo placebo. Risultati secondari Stando ai risultati quindi i soggetti rispondono al trattamento come ci si aspettava, nei confronti delle vitamine. In più è stata rilevata una significativa interazione tra il livello basale di tHcy e gli effetti del trattamento (Fig. 3). Nel gruppo placebo, il valore basale di tHcy dimostra una stretta, positiva relazione con il livello di atrofia, mentre questa relazione non è presente nel gruppo in trattamento. È stato poi esaminato il grado di atrofia in relazione al cambiamento dei livelli di tHcy, acido 26 Fig. 2 Affluenza dei partecipanti allo studio. ® a Fig. 3 Livelli di atrofia cerebrale a partire dai livelli basali di omocisteina. Si nota una significativa correlazione tra il livello basale di omocisteina e l’effetto del trattamento: nel gruppo placebo il valore di tHcy mostra una stretta relazione con il livello di atrofia, mentre questa associazione non è presente nel gruppo in trattamento. Discussione Il trattamento con vitamine del gruppo B ha portato ad una differenza di concentrazione della tHcy di 31,7% nei confronti del placebo ed è stata accompagnata da una riduzione nel tasso di atrofia di circa il 30%. Il trattamento ha gli effetti maggiori nei soggetti con livelli basali elevati di tHcy, dove la riduzione del tasso di atrofia si è dimostrata del 53% […]. Possibili applicazioni terapeutiche In alcuni studi condotti per lunghi periodi (5 anni) si è visto che il tasso di atrofia in MCI era correlato con un declino cognitivo. Altri due studi randomizzati che portavano all’abbassamento dell’Omocisteina hanno dimostrato effetti sulle capacità cognitive: uno studio in cui i soggetti normali con tHcy basale >13 micromoli/L sono stati trattati con acido folico (0,8 mg/ die) per tre anni ha dimostrato benefici effetti in una serie di test cognitivi; un altro studio di 18 mesi in cui sono state utilizzate alte dosi delle stesse 3 vitamine ha dimostrato un abbassamento del declino cognitivo in pazienti con lievi disturbi di Alzheimer, non così nei pazienti con un discreto livello di Alzheimer. Questo ultimo risultato dimostra che l’abbassamento dell’Omocisteina può essere un’indicazione precoce di Alzheimer. Siccome il tasso di atrofia cerebrale è più rapido nei soggetti con MCI che sviluppano Alzheimer, è possibile che alte dosi di acido folico, vitamina B6 e B12 possano rallentare il passaggio da MCI ad Alzheimer. Punti di forza e limiti In primo luogo sono stati usati strumenti molto sensibili e accurati per la determinazione dell’atrofia cerebrale. Un altro punto di forza è stata la misurazione delle concentrazioni delle vitamine che ha reso possibile capire come il livello basale di tHcy sia la chiave determinante del tasso di atrofia e della risposta al trattamento. Uno dei limiti dello studio è stato l’utilizzo di un gruppo di vitamine B che non ha potuto rendere palese se siano tutte necessarie o se una tra queste sia la più importante. Secondo, lo studio è stato condotto per determinare cambiamenti nel grado di atrofia cerebrale, non su quello cognitivo; sebbene è stata dimostrata una forte correlazione tra il livello di atrofia e il grado cognitivo […]. Conclusioni Abbiamo dimostrato che un trattamento, semplice e sicuro, che controlli l’Omocisteina può rallentare il grado di atrofia cerebrale nei pazienti con lieve decadimento cognitivo. b Fig. 4 Selezione di due scansioni MRI. Nell’immagine si vede il cambiamento del tessuto cerebrale nei due anni di studio. I colori indicano l’espansione (rosso/giallo) o la contrazione (blu/ azzurro) del cervello. Con il colore più chiaro si evidenziano i cambiamenti maggiori. L’immagine (a) si riferisce alla scansione craniale di un partecipante del gruppo placebo con livelli basali di tHcy di 22μmol/L incrementati nei due anni di 8μmol/L con un tasso di atrofia per anno del 2,5%. Nell’immagine si vede un allargamento dei ventricoli. La seconda scansione craniale (b) appartiene a un partecipante del gruppo di trattamento con livelli basali di tHcy di 24μmol/L la cui concentrazione diminuisce di 12μmol/L nei due anni. Il tasso di atrofia in questo caso è stato di 0,46% per anno. Nell’immagine non si vedono chiari segni di atrofia. Fig. 5 Livello di atrofia calcolato sulla base del cambiamento della concentrazione plasmatica di tHcy nei due anni di studio. Si è dimostrato che il livello di atrofia è correlato ai cambiamenti della concentrazione di tHcy. Restringendo i dati ai soggetti biologicamente attivi [soggetti in trattamento con incremento della concentrazione plasmatica di folati > 10nmol/L e di vitamina B12 > 150pmol/L; soggetti nel gruppo placebo con incremento di folati ≤ 10nmol/L e di vitamina B12 ≤ 150pmol/L] gli effetti di questa correlazione diventano ancora più evidenti. Quanti hanno dimostrato un aumento nei livelli di folati e vitamina B12 dimostrano un lento accrescimento del livello di atrofia; al contrario i soggetti con concentrazioni vitaminiche ridotte evidenziano un aumentato rischio di atrofia. 27 ® Sulla base di queste evidenze è stato formulato AlzAid, integratore di Vitamine B6, B9 e B12 nelle stesse proporzioni riportate nello studio. Ingredienti: Vitamina B6 (20 mg) Vitamina B12 (500 mcg) Vitamina B9 (800 mcg) ne Senza gluti Modo d’uso: 1 tavoletta al giorno, preferibilmente durante i pasti Contenuto: 60 tavolette RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI • Resnick SM, Pham DL, Kraut MA, Zonderman AB, Davatzikos C (2003) Longitudinal magnetic resonance imaging studies of older adults: a shrinking brain. J Neurosci 23: 3295–3301. • Fox NC, Scahill RI, Crum WR, Rossor MN (1999) Correlation between rates of brain atrophy and cognitive decline in AD. Neurology 52: 1687–1689. • Bradley KM, Bydder GM, Budge MM, Hajnal JV, White SJ, et al. 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La fioritura avviene tra aprile e maggio. Al mattino i rami e le foglie pendono sotto il peso della rugiada, ma una volta evaporata il carpino riprende la sua fisionomia che mantiene per tutto il giorno. Hornbeam è ottenuto con il metodo della bollitura. Abstract: Carpinus betulus, Hornbeam. This tree grows in meadows and woods and its similar to the cooper beech, but smaller. It’s maximum height is about 10-15 meters and it’s leaves are dented. It flowers in April and May. In the morning the branches and leafs droop due to the weight of the dew but once the dew evaporates, the Hornbeam will maintain its physiognomy that it will keep during all the day. Hornbeam is obtained by boiling method. Parole chiave: stanchezza mentale, mancanza di energia Hornbeam è un fiore adatto a tutte quelle persone che avvertono molto la stanchezza, soprattutto a livello mentale. Viene definito il fiore della sindrome del lunedì mattina, anche se nella realtà il soggetto Hornbeam tenderebbe sempre a non alzarsi per la noia di affrontare la routine quotidiana. Questo stato di esaurimento mentale, però, è facilmente superabile al manifestarsi di un evento straordinario e piacevole; per esempio la donna che è stanca e annoiata della routine dei lavori di casa, di portare i figli a scuola, a calcio e di preparare la cena, alla telefonata dell’amica che le prospetta un viaggio ritrova un’energia e una vitalità che le permettono di preparare i bagagli in un battibaleno e partire. Il soggetto Hornbeam è stanco in maniera preventiva, proprio per la mancanza di interesse per quello che fa. La routine dà una particolare stanchezza che si cronicizza ed è caratterizzata da una serie di sintomi quali mal di testa, insonnia, digestione lenta, vertigini, esaurimento psico-fisico, perdita di memoria, scarsa attenzione. È quindi un fiore per tutti coloro che non riescono più a incanalare le energie perché ormai hanno perso le motivazioni e l’entusiasmo per un lavoro che non è più gratificante come un tempo. Lo stato negativo di Hornbeam può presentarsi anche in maniera ciclica, a inizio e fine stagione di un anno di lavoro o di studio, o dopo una lunga vacanza quando bisogna riprendere il ritmo frenetico della vita quotidiana. Nella vita di tutti i giorni, Hornbeam aiuta tutte quelle persone che sono soggette a sovraccarichi di stimoli a livello uditivo e visivo dovuti a lunghe ore passate al computer o davanti alla TV, tipici di una società che non lascia più il tempo per il silenzio interiore. In questi casi, Hornbeam associato a White Chestnut permette di liberare la testa da quel senso di pesantezza e confusione che spesso sfocia in emicrania e cefalea. È anche da consigliare a tutti coloro che fanno abuso di eccitanti quali la caffeina per tenersi su e affrontare il ritmo della giornata. È un fiore adatto anche ai bambini sebbene appaia strano che proprio i bambini con la loro vitalità ed energia possano avere dei cali o delle stanchezze improvvise con conseguente difficoltà di concentrazione, mal di testa, spesso sintomi legati alle troppe ore passate davanti a TV, videogiochi e computer. In questi casi, infat- Key words: mental tiredness, lack of energy ti, assorbono una quantità di stimoli sensoriali che li rendono poi agitati, nervosi, con occhi arrossati. Anche gli adolescenti possono entrare in questo stato di “testa pesante” dopo ore di playstation o di ore passate ad ascoltare la musica al massimo volume, ancora di più se al chiuso di una discoteca. Hornbeam agisce proprio come un ricostituente mentale che aiuta ad allentare la tensione e fa riposare la mente. Dal punto di vista fisico può essere utile in caso di occhi arrossati, mal di testa, disturbi renali e intestinali; è ottimo per le riabilitazioni dopo distorsioni, in caso di fratture, lussazioni e circolazione difettosa. Nello stato positivo Hornbeam ci restituisce la consapevolezza di essere in grado di affrontare la nostra giornata con l’energia necessaria. Riequilibra i diversi livelli di energia dell’organismo. STATO NEGATIVO STATO POSITIVO Affaticamento Capacità a sostenere lo stress Ansia Capacità a utilizzare le riserve Astenia Concentrazione Bruciore agli occhi Equilibrio Convalescenza Mente libera Depressione Senso di pace Difficoltà ad alzarsi al mattino Senso di tranquillità Indolenza Vitalità Mal di testa Vivacità di spirito Mancanza di concentrazione Mancanza di energia Mancanza di entusiasmo Mancanza di forze Noia Ronzii alle orecchie Sovraccarico mentale Stanchezza mentale Stress 29 ® L’idea di vivere bene e più a lungo vista da un medico Dott. Umberto Vitali Il dott. Umberto Vitali si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Ferrara, è specializzato in Clinica pediatrica e in Medicina dello sport. È stato presidente di un’associazione medico-sportiva per vent’anni, nonché assistente ospedaliero per ventotto anni circa. Ha pubblicato diversi lavori scientifici in Italia e all’estero. Si interessa di fitoterapia, omoepatia e nutrizione. Che cosa si deve sapere per vivere bene e più a lungo? In questi anni di lavoro ho riscontrato quanto ancora le persone sappiano poco riguardo alla loro salute e alla prevenzione delle malattie. Una cultura medica naturale sta crescendo parallela alla medicina tradizionale o altrimenti detta allopatica. Sarebbe necessaria una maggiore interazione tra le due e una conoscenza più approfondita da parte della gente per ottenere dei benefici. Prima di tutto ci si deve convincere che il cibo è una medicina; se si sbaglia una scelta dietetica, si possono avere conseguenze devastanti, riempiendo il nostro corpo di sostanze nocive, con riflessi sulla psiche e sulla nostra salute nonché su quella dei nostri discendenti. Un nuovo stile di vita può indirizzarci a uscire dalla nocività del consumismo moderno. La sfida è ritornare ad una alimentazione naturale, biologica, facendo tesoro delle conoscenze derivanti dalla fitoterapia e, quando non è sufficiente, utilizzare l’integrazione. Chi vuole, può integrare il nuovo stile di vita più naturale con la medicina “complementare” (fitoterapia, oligoterapia), la quale può aiutare a ripristinare un dna integro e originario, non influenzato da un modo di vivere errato e inquinato dall’ambiente. È possibile stare bene e godersi l’esistenza anche a tarda età seguendo delle sane abitudini, anche se per alcuni non è semplice praticare per tempo un cambiamento nello stile di vita e mantenerlo. Purtroppo c’è ancora molto da fare, perché secondo recenti stati30 stiche le donne a una certa età si ammalano di più e assumono più farmaci degli uomini: 700% in più di osteoporosi, 500% di patologie della tiroide, 138% di depressione, 123% di cefalea, 100% di Alzheimer, 80% di cataratta, 49% di artriti, 30% di ipertensione, ma 0% di infarto cardiaco da quando è aumentato il numero di fumatrici. Un interessante articolo comparso su un quotidiano riferiva che il comportamento influenza i geni verso il bene o verso il male. La buona o la cattiva condotta di vita influisce sulla funzione delle cellule del nostro organismo, favorendo il benessere o arrecando la malattia, nonché sull’espressione dei geni, che trasmettono ai discendenti qualità o difetti. Così che gli abusi o le carenze alimentari favoriscono malattie e nello stesso tempo trasmettono un’influenza negativa sul proprio DNA e su quello dei discendenti. L’equilibrio e la varietà nell’alimentazione portano a uno stato di salute più duraturo. La gradualità nell’attività fisica o motoria favorisce la salute e previene le malattie degenerative derivanti dalla sedentarietà (osteoporosi, artrosi articolare, arteriosclerosi, obesità ecc.). Lo stress e l’eccessivo sforzo fisico portano a un’elevata acidità, alla produzione di radicali liberi con disturbi acuti cardiaci, circolatori, muscolari, e a un precoce invecchiamento. Le cellule e i geni, che si ereditano, non sono entità statiche ma sono recettive agli influssi ambientali e agli eccessi comportamen- ® tali: fumo, droghe, alcol, alimenti, azione di farmaci, stress, fitofarmaci, inquinamento ecc. Pertanto si verificano danni immediati e a distanza di tempo: sulle cellule, abbreviando la vita biologica e temporale; sui geni, arrecando danni al feto e quindi ai discendenti con disturbi più o meno importanti, che si possono protrarre fino all’età adulta. È stato scoperto che anche le patologie mentali sono in relazione allo stile di vita, ma una buona condotta riporta a una positiva espressione della qualità originaria del DNA nella generazione successiva, perché il DNA rimane inalterato nella sua struttura di base. Quindi la nostra mente e quella dei nostri figli dipendono dal nostro comportamento e dall’influenza dell’ambiente. Oggi si comprende ancora meglio l’espressione: “noi siamo quello che mangiamo”. E possiamo aggiungere: “noi siamo come ci comportiamo” e ciò influenza anche i nostri discendenti, quindi si nasce con un destino in parte già scritto. C’è da augurarsi che i nostri genitori abbiano tenuto un buono stile di vita e, per ottenere la migliore espressione del nostro DNA, dobbiamo continuare a rispettare noi stessi e l’ambiente. Il tempo non perdona niente. Una vera prevenzione per vivere bene e più a lungo deve iniziare fin dalla gravidanza e dalla prima infanzia, proprio per quanto detto precedentemente. Negli ultimi cinquant’anni, la fertilità dell’uomo e della donna è diminuita di più del 50%; la quantità di spermatozoi per unità di sperma è scesa da 100 a 50 milioni, tanto che il numero attualmente accettabile è di 15 milioni. La medicina tradizionale consiglia di non usare alcuni alimenti o sostanze, come lo zucchero, contenuto in cibi raffinati, dolci, succhi di frutta e bibite commerciali, amidi, farinacei, devastanti per la salute poiché predispongono all’obesità e al diabete, quest’ultimo considerato la piaga del terzo millennio; i grassi saturi o animali, quali formaggi, latte intero, burro, che possono portare obesità, aterosclerosi, disturbi cardiovascolari, infarto, ictus cerebrale, tumori; il sale o cloruro di sodio (da evitare cibi eccessivamente sapidi come insaccati, formaggi stagionati ecc.) causa pressione arteriosa elevata, maggiore usura delle strutture delle arterie e vene, ritenzione idrica, sovraccarico del lavoro renale, eccessiva concentrazione di sali nelle cellule e nei tessuti con sintomi infiammatori e dolorosi; sostanze nocive quali alcol, fumo, droghe, pesticidi nell’agricoltura, insetticidi nell’ambiente di casa ecc. Questi ultimi sono ora accusati di essere particolarmente tossici per il sistema nervoso, sia per l’adulto che per il feto. Rispetto a qualche decennio fa, infatti, c’è stata una forte crescita di patologie mentali nei bambini, tra i quali l’autismo e i disturbi dell’apprendimento. Le sostanze tossiche intaccano il DNA in modo immediato e più tardi il danno si trasmette al genoma, fino alla comparsa di malformazioni fetali (sindrome fetoalcolica ecc.) o a problemi di salute in età adulta. Le cause che possono determinare un’iperglicemia sono innanzi tutto il diabete mellito di tipo 1 e 2 o, molto frequentemente, una condizione di insulino-resistenza. La quantità di glucosio nel sangue è infatti regolata dall’insulina, ormone prodotto dal pancreas, e se questa non agisce in modo corretto, nel senso di una mancata risposta da parte delle cellule che non la riconoscono, o non è presente nella giusta quantità, si ha un accumulo di glucosio nel sangue. L’integrazione con Gluco YN, a base di piante amazzoniche ad attività ipoglicemizzante, risulta utile in tutti questi casi. Integratore alimentare a base di estratti vegetali Momordica (Charantia L.) Cuti-cuti (Notholaena nivea Desv.) Shiitake (Lentinula edodes) 31 Un Respiro di Natura Senza ro Zucche Senza osio Saccar cio Gusto Aran SCIROPPO TISANA CARAMELLE ® www.promopharma.it ® Recensioni WEB PromoPharma: on-line il nuovo sito. Rinnovato nella grafica e nella forma per rispondere al meglio alle esigenze dei naviganti. Una struttura semplice e diretta per rendere ancora più facile e immediata la navigazione. www.promopharrma.it Il sito ufficiale dell’innovativo metodo dimagrante, drenante e tonificante DIMA BIODIET®. Tanti consigli e suggerimenti per ritrovare il benessere e la forma perduti. www.dimabiodiet.com Akesios Group srl è una Società specificamente dedicata ai Convegni / Congressi / Workshop e Scuole di Formazione per i quali sia richiesto l’accreditamento ECM. Il Ministero ha già accordato ad Akesios Group Srl la qualifica, a livello Nazionale, di Provider ECM, per la formazione RES (Residenziale) con il numero identificativo 403 dell’Albo Provider. www.akesios.it www.natural-space.com Natural-Space nasce nel 2002 con l’obiettivo di comunicare al pubblico informazioni corrette e sicure sull’utilizzo delle piante officinali e dei prodotti naturali. È una guida pratica attraverso la quale il navigatore può scegliere ed utilizzare in modo corretto le piante officinali più indicate per controllare o prevenire lievi disturbi. Sono riportate modalità d’uso, avvertenze, controindicazioni ed eventuali interazioni con i farmaci. Oltre alla fitoterapia il sito fornisce orientamenti sulle discipline complementari e l’alimentazione naturale. L’iscrizione alla newsletter offre la possibilità di essere sempre aggiornati sulle novità e le attività di Natural-Space e Zea Centro Studi. 33 ® notiziario corsi OLIGOELEMENTI E MERISTEMO A cura del Dott. Wilmer Zanghirati Urbanaz “…tutti i minerali hanno delle proprietà insostituibili ed il ruolo di ciascuno non può essere svolto da nessun altro, senza che un determinato deficit del bilancio metabolico emerga ad un qualsiasi livello”. L’attività di rimedi fitoterapici, per il drenaggio biologico, è in perfetta sintonia con il principio universale dell’arte di guarire: curare dal profondo verso la superficie. DATE O ORARI DEL CORSO: 11-03-2012 ore: 9.00 - 18.00 15-04-2012 ore: 9.00 - 18.00 22-04-2012 ore: 9.00 - 18.00 SEDE DEL CORSO: Nuova Tursport via del Faro, 58 - 74122 - San Vito (TA) LE VIE DELLA SALUTE Conoscenze ed esperienze antiche e moderne per affrontare il disagio del vivere contemporaneo A cura del Dott. Alberto Fiorito Si tratta di una serie di incontri, il cui scopo è quello di offrire un percorso che conduca i partecipanti verso l’acquisizione di nuove conoscenze ed esperienze che possano diventare nuovi strumenti, nuove armi per combattere il disagio, spunti per nuovi stili di vita. Consigliamola data del 13 marzo che ha come tema L’alimentazione nella società della fretta: errori più comuni e suggerimenti per una corretta integrazione, a cura del dott. Alberto Fiorito, medico che si occupa da oltre vent’anni di omeopatia, omotossicologia, alimentazione biologica e, più in generale di tutte quelle discipline che prendono in considerazione l’uomo nella sua interezza. DATA EVENTO: 13 marzo 2012 SEDE: Modena 34 Per fare ordine nell’intestino e ritrovare il proprio equilibrio Milk Free Integratori alimentari Flaconcini monodose ità novFlaconcini monodose Capsule 10 miliardi di fermenti attivi stabili al pH gastrico e alla bile ® PARABENI, SOLFATI, OLIO MINERALE, PETROLATI, FRAGRANZE SINTETICHE, COLORANTI SINTETICI, T.E.A, D.E.A., GLICOLI, SILICONI, PEGS ET AL