ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Mercoledì 4 Novembre 2015
17
È vero che il suo ritmo di crescita è rallentato ma è pur sempre al 6,9% su base annua
La Cina resta ancora un colosso
Meno consumi di materie, sale la domanda di servizi
DI
industriali è diminuito dell’11%
nello stesso periodo il numero
dei passeggeri dei treni è salito
del 10% e quello dei lavoratori
al di fuori del settore agricolo è
salito del 15% l’anno scorso.
SIMONETTA SCARANE
N
on è tutto nero sugli
investimenti in Cina.
C’è una robusta crescita nell’economia
del Dragone a ben guardare
contrariamente a quanto credono alcuni investitori, anche
se l’ultimo report sul pil ha confermato il rallentamento della
seconda economia più grande
a livello globale. Ma la frenata
non è per tutti i settori a giudizio di alcuni investitori che si
stanno concentrando su settore
dei servizi in forte espansione
nel paese nello sforzo del governo di Pechino di ribilanciare
l’economia puntando sul nuovo
driver dei servizi cercando di
svincolare l’economia dall’egemonia fin qui incontrastata
della produzione del settore
manifatturiero e del commercio. Così, mentre il rallentamento dell’economia aumenta
e cala nel paese l’uso di alcune
materie prime come il rame,
nickel e il cemento, che hanno
incespicato sui mercati finanziari, alcuni parametri dipingono per alcuni settori meno pubblicizzati una situazione è più
ottimista. Per citarne alcuni:
le vendite al botteghino sono
cresciute del 50% quest’anno,
è raddoppiato il traffico Internet mobile ed è aumentato in
maniera considerevole anche il
numero di passeggeri di treni
Investitori hanno scommesso sulla crescita del trasporto aereo in Cina
e aerei come dimostrano i dati
resi noti dal governo.
Le più recenti rilevazioni
mostrano che l’incremento
dell’economia cinese ha una
natura duale. Il pil crescerà del
6,9% l’anno secondo i dati del
terzo trimestre dell’anno, l’andamento più lento dall’inizio
della crisi finanziaria globale.
Nello stesso tempo, il settore
dei servizi farà registrare un
andamento assai più veloce,
con un incremento previsto
dell’8,4% e che rappresenta
oltre la metà della crescita del
pil della Cina, secondo le cifre
ufficiali. L’aggiornamento sui
consumi e servizi prima poco
frequenti e irregolari, lasciavano abbastanza scettici gli
analisti ma ora i dati del governo e quelli degli analisti
privati suggeriscono che il ribilanciamento sia sulla buona
strada. Di certo gli investitori
non sono sufficientemente informati sulla transizione della
Cina verso il suo nuovo modello
di crescita economica. Per anni
l’appetito vorace di materie prime da parte della Cina aveva
alimentato la crescita nei paesi
emergenti come Brasile e Russia. Aiutata dal basso costo del
lavoro la Cina diventò una forza nell’export. Adesso, però,
questo trend si è invertito con
ripercussioni negative sui prezzi delle materie prime e contribuendo a ritardare da parte
della Federal reserve il primo
aumento dei tassi di interesse
per quasi un decennio.
Tuttavia, ci sono segnali di crescita. I consumatori
cinesi hanno speso più di 5,19
miliardi di dollari (4,71 miliardi di euro) in biglietti del
cinema nei primi nove mesi
del 2015, in aumento rispetto
ai 3,14 miliardi di euro dello
stesso periodo del 2014 secondo le cifre fornite da Pechino. E
mentre il traffico dei trasporti
Mentre complessivamente l’economia cinese sta
decelerando, ci sono delle
nicchie che resistono. Il fondo
Thornburg international value
fund, ha recentemente acquistato quote di China Mobile, il
più grande operatore di telefonia mobile del paese, sulla base
delle previsioni dell’enorme
crescita di traffico internet sui
dispositivi mobili in Cina. Inoltre, il fondo ha acquisito azioni dell’aeroporto di Shanghai
scommettendo sulla crescita
costante del traffico aereo, e
anche della società cinese produttrice di liquori, Kweichow
Moutai dal momento che la richiesta per la bevanda alcolica
cinese Baijiu supera quella di
birra e vino. E un fondo di Federated Investors ha investito
nel gigante cinese dell’e-commerce Alibaba group holding
scommettendo sulla crescita
dello shopping online in Cina.
Tuttavia, molti investitori continuano ad essere scettici nonostante il settore dei servizi stia
dando un contributo notevole
alla crescita dell’economia del
Dragone.
© Riproduzione riservata
IL VOLUME CURATO DALLO STORICO TEDESCO HARTMANN RISCHIA DI ESSERE UN SUCCESSO POSTUMO DEL DITTATORE
Mein Kampf, a volte ritornano: è in arrivo l’edizione
commentata di 2 mila pagine del libro di Hitler con 3.700 note
DI
ANGELICA RATTI
C
ontinua a fare discutere
Mein Kampf, il saggio pubblicato nel 1925 con il quale
Adolf Hitler esponeva il suo
pensiero politico e il programma del
suo partito. Si torna a parlarne di
nuovo fra storici e politici, in Germania come in Francia, tra i quali
la disputa va avanti da un ventennio. A rinfocolare le polemiche e a
riportarle d’attualità è il fatto che a
gennaio i diritti dell’opera cadranno
sotto il dominio pubblico. Dunque,
qualsiasi editore potrà ripubblicarlo.
Il Land della Baviera, là dove Hitler
fondò il suo partito, detiene ancora
per qualche settimana i propri diritti. L’uscita di una edizione commentata è già in programma l’anno
prossimo in Germania dove è vietato
vendere l’opera. E in Francia, dopo il
divieto del 1979, le vendite di Main
Kampf devono essere accompagnate
da un avviso che in otto pagine spiega i pericoli di queste tesi naziste. E
allora ci si domanda se è il caso di
rompere un tabù verso questo libro
che continua ad affascinare e a impaurire. Il libro è una reliquia del
terzo Reich. Anche se oggi nessuno
corre il rischio di diventare nazista
In Francia l’opera è venduta con le raccomandazioni sul pericolo della dottrina nazista
dopo aver letto l’opera di Hitler, è il
parere degli studiosi, anche se potrebbe diventare un successo librario postumo del dittatore.
Il libro viene considerato un po’
come i bunker che sono sopravvissuti alla guerra e poichè sono ancora
lì non possono essere ignorati, è il
parere di uno storico, Christin Hartmann rilasciato alla Suddeutsch Zeitung. Lui, la prima volta, lo lesse che
aveva nove anni e non capì nulla di
quanto c’era scritto. Lo lesse soltanto
perchè era vietato. Trovò il volume
nella casa dei suoi vicini. Oggi a 56
anni è ricercatore all’Istituto tedesco
di storia contemporanea Ifz, fondato
nel 1949. È stato il primo centro di
studi a concentrarsi nelle ricerche
sulla dittatura. Confessa che la lettura di quel libro gli aveva lasciato
un’impressione di pericolo. Ora, 70
anni dopo la morte del dittarore Hitler, Mein Kampf potrebbe conoscere
una nuova vita.
A partire dal 1936 l’opera di Hitler
era diventata il regalo di nozze e ne
furono vendute all’incirca 12,5 milioni
di copie, anche se a leggerlo davvero
non furono altrettanti: troppo duro,
troppo folle, scritto troppo male.
Adesso lo storico Hartmann sta
curando l’edizione commentata di 2
mila pagine, del testo di Adolf Hitler
che conterà 3.700 note. In copertina
non ci sarà il nome di Hitler. Un’opera titanica. E non saranno evitate
alcune questioni come quella della
persecuzione degli ebrei. Di fronte a
quest’opera, è il giudizio dello storico
tedesco, non è possibile restare neutrali e per la funesta realtà di quanto scritto non è possibile che venga
trattato come un libro normale. Potrebbe essere un tabù, ma malauguratamente l’opera è diventata un
mito. E’ stata scritta mentre Hitler
si trovava in prigione e il primo tomo
fu pubblicato nel luglio del 1925 e il
secondo nel dicembre del 1926. Con
questo manifesto politico di 700
pagine Hitler voleva affermare la
sua leadership sull’estrema destra
tedesca. Il volume ebbe diffusione
dopo l’ascesa al potere del dittatore
nazista. Gli americani ne hanno preteso la censura. In Giappone Hitler
è diventato un fumetto ma senza
intenti di glorificazione e tuttavia il
risultato è stato scioccante.
© Riproduzione riservata