La carie del grano - Consorzio della Quarantina

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LA CARIE DEL GRANO
ALCUNE INFORMAZIONI
La carie del grano (Tilletia caries, tilletia foetida) è una malattia fungina
che si sviluppa a spese delle cariossidi.
L’inoculo del fungo avviene al momento della germinazione del chicco, da
parte delle spore che possono essere presenti all’esterno del seme (sul
ciuffetto di peli apicali) o nel terreno.
Il fungo penetra tra le cellule dei tessuti vegetali della pianta e lì ci rimane
mentre essa si sviluppa. La pianta è suscettibile di essere attaccata dalla
carie fino all’emissione della seconda foglia. Durante la crescita della
piantina, il fungo si mantiene negli spazi intracellulari, non interferisce
sullo sviluppo e non si manifesta.
Poi, al momento della formazione della spiga, penetra nell’ovario dove si
moltiplica, sostituendosi allo sviluppo della cariosside.
I sintomi esterni, osservabili ad occhio, possono essere: culmi più corti e
meno numerosi del normale, numero di foglie ridotto e minore superficie
fogliare, aspetto delle foglie clorotico e/o con più o meno numerose
macchiette clorotiche, spighe più accorciate o più allungate del normale,
più dritte perchè le cariossidi sono più leggere, con reste divaricate a causa
della maggiore dimensione delle cariossidi, che sono arrotondate-ovoidali,
grigiastre e contengono una polvere nerastra e untuosa dall'odore di pesce
marcio.
Al momento della trebbiatura, le cariossidi si spezzano e le spore si
diffondono sui chicchi sani e sul terreno.
Il raccolto non è più utilizzabile per alimentazione.
Le spore nel terreno sopravvivono per diversi anni (4-5 anni)
Non tutte le cariossidi di una raccolta sono necessariamente infettate, se ne
possono avere anche di sane che, se opportunamente disinfettate, possono
essere riutilizzate almeno per la semina.
Si possono avere 1000 spore per grammo di semi da una frequenza
inferiore allo 0,1% di spighe infette (Borgen et al.1992).
Alcuni fattori influenzano la diffusione:
• vento e aria al momento della raccolta diffondono le spore;
• temperature tra 5° e 10° e alto tasso di umidità favoriscono la
germinazione, per cui i cereali autunno-vernini sono maggiormente a
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rischio; da ciò si deduce che può essere meglio una semina superficiale
in terreni umidi e caldi sopra i 15°;
il grano, a partire da due settimane dopo l’emissione della seconda
fogliolina non è più attaccabile; sembra quindi che semine anticipate lo
rendano meno suscettibile, mentre semine tardive lo renderebbero
maggiormente attaccabile;
molte delle graminacee presenti nei campi sono portatrici di carie (varie
specie del genere Triticum, Hordeum, Secale, Triticale, Agropyron,
Elymus, Lolium, Sitanion), quindi nel caso di aziende con campi
incolti, sarebbe buona norma sfalciare prima che le graminacee
spighino; in questo modo si diminuisce l'accumulo e la diffusione di
inoculo nell'ambiente a carico delle specie infestanti, se queste sono
infette;
rotazioni ampie (almeno triennali) scongiurano la diffusione;
le varietà antiche di grani teneri sembrano essere maggiormente
suscettibili rispetto ad es. al farro o a grani moderni;
la germinazione delle spore è favorita da forte presenza di sostanza
organica non umificata (residui colturali, semina sul sodo).
PRATICHE CONSIGLIATE
Da queste informazioni siamo sicuri che alcuni accorgimenti devono
essere adottati per scongiurare la diffusione di questa malattia:
1) disinfezione seme
2) rotazioni ampie e differenziate
3) gestione coscienziosa dei prati e degli sfalci
4) molta attenzione alle attrezzature contaminate dai semi.
Possiamo trovarci di fronte a diverse possibilità:
1. il raccolto sembra/è sano. Va stivato, ma ugualmente va disinfettato
prima della semina;
2. il raccolto risulta attaccato anche parzialmente dalla carie (basta
sentire l’odore di pesce marcio); è bene pulirlo subito (vagliarlo,
soffiarlo, spolverarlo), trattarlo e poi stivarlo per conservarlo per
un’altra semina;
3. il raccolto è fortemente attaccato, non può essere utilizzato nemmeno
per alimentazione animale.
COME PROCEDERE IN PRATICA.
Caso 1) SEME SANO.
Il seme deve essere disinfettato prima della semina.
Al momento la soluzione più praticabile sembra essere quella dell'utilizzo
di Polvere Caffaro (16% rame metallo sotto forma di ossicloruro), che è di
nuovo in commercio. E' bene tenere presente che l'ossicloruro di rame può
ridurre la germinazione.
Come conciare? Se si butta il prodotto in polvere nella tramoggia della
seminatrice non si fa un buon lavoro (già provato!).
Per le piccole quantità si suggerisce di stendere il seme su un telo di
plastica e spruzzarlo con il prodotto, miscelandolo bene con una pala.
In ogni modo è importante fare il trattamento bagnato affinchè il prodotto
aderisca bene; in polvere non basta. Dosi consigliate: 1q di seme/1 kg di
acqua contenente 200 g di prodotto.
Per quantità maggiori è possibile utilizzare una betoniera, sempre con
aggiunta di liquido.
Far seguire l'asciugatura.
Esiste anche la possibilità di disinfettare con un prodotto (Cedomon) a
base di un fungo antagonista (Pseudomonas chororaphidis) che ha dato
ottimi risultati, ma al momeno in Italia è disponibile solo in grandi
quantitativi per le ditte sementiere. All'estero viene consigliato di
aggiungere polvere di latte per ridurre eventuali effetti negativi sulla
germinazione.
Caso 2) SEME PARZIALMENTE ATTACCATO
Se si vuole trattare del seme solo parzialmente attaccato, prima di tutto va
lavorato (vagliato, soffiato, ecc), poi andrebbe disinfettato e asciugato per
stivarlo sano e disinfettato. Ma rimane irrisolto il problema della
diffusione e della contaminazione.
Caso 3) SEME INFETTO
Bisogna smaltirlo.
Va bruciato e mosso il meno possibile perchè le spore sono fortemente
mobili per via aerea e la movimentazione porta necessariamente a
diffusione. Il riutilizzo per pellets per riscaldamento in teoria è possibile,
ma come confezionarlo e e spostarlo senza che la polvere nera si
diffonda?Anche il compostaggio è da escludere dato che le spore possono
rimanere vitali per tre anni.
Le indicazioni che abbiamo dato sono il frutto di informazioni raccolte da
tecnici, agricoltori, ricercatori che si occupano di questo tema.
Si capisce che il lavoro è in evoluzione e che col passare del tempo sarà
possibile trovare nuovi suggerimenti o informazioni più precise. Qualsiasi
esperienza in merito è utile.
In ogni modo è importante prendere coscienza che il problema della carie,
nel caso di coltivazione di varietà antiche in agricoltura biologica, non è da
sottovalutare se si vuole evitare la diffusione.
Si ringraziano per la collaborazione in particolare: Stefano Benedettelli
(prof. Genetica vegetale e miglioramento genetico delle piante agrarie),
Giovanni Cerretelli (agronomo), Rosario Floriddia (agricoltore), Lisetta
Ghiselli (borsista del Prof.Benedettelli), Laura Mugnai (Prof. Patologia
vegetale)
Andrea Battino, agronomo (333 2477967)
Francesca Castioni, agronoma (338 6442625)
Sportello Filiera Corta (0577 241678, venerdì mattina)
Provincia Siena
22 settembre 2012
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