QUI - Istituto Italiano di Cultura Sydney

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Leo Gullotta
Reading Sicily
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Organizzazione:
Istituto Italiano di Cultura di Sydney
Level 4, 125 York Street, Sydney NSW 2000
Tel.: +61 2 9261 1780, Fax: +61 2 9262 9333
www.iicsydney.esteri.it
Direttore Donatella Cannova
Amministrazione Paola Vertechi
Programmazione Danilo Sidari, Martina Gabbia
Segreteria Fabio Pannuzzo
In copertina Leo Gullotta - Foto Aldo Franzò
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Leo Gullotta
Reading Sicily
Letture tra i miti e le pagine di Sicilia
Spettacolo di Fabio Grossi interpretato da Leo Gullotta
Musiche originali di Germano Mazzocchetti
Video di Mimmo Verdesca
Giovedì, 27 aprile 2017, ore 19.00
Parade Theatre, NIDA
215 Anzac Parade, Kensington NSW 2033, Australia
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Matraville Medical Centre
“Leo Gullotta Australian Tour 2017”
Generously sponsored by
Andrew and Lina Gullotta
of
Matraville Medical Centre
www.drgullotta.com.au
Foto Aldo Franzò
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riconosciuto dalla critica attraverso l’assegnazione, per
ben tre volte, del prestigioso premio David di Donatello.
La carriera teatrale è costellata a sua volta da una serie di
interpretazioni memorabili, che hanno portano i suoi spettacoli ai primissimi posti degli incassi del teatro di prosa
italiano. Una carriera costruita attraverso un incessante
lavoro di ricerca e studio, e di condivisione del palcoscenico a fianco di indimenticati interpreti del teatro italiano,
quali Turi Ferro, Salvo Randone, Franco Enriquez, Ave Ninchi. Teatro, cinema e televisione con i loro diversi linguaggi
diventano così un’occasione di riflessione e crescita non
solo professionale ed artistica ma anche umana, dove una
profonda passione civile innerva il percorso professionale.
In Australia Leo Gullotta porta la Sicilia, quella che gli
scorre nelle vene e che sente profondamente sua, radice identitaria che lo accomuna alla sua gente. In questo
viaggio dalla Sicilia all’Australia, il grande attore tributa un
omaggio ai figli di quella Terra Madre, a volte anche matrigna, ripercorrendo il percorso di quanti hanno lasciato
l’isola con doloroso distacco ma anche pieni di speranze e
vogliosi di accettare la sfida di ricominciare altrove.
Non potevamo immaginare un modo migliore per celebrare tutti i connazionali che con la loro forza, coraggio,
intelligenza e duro lavoro hanno contribuito con orgoglio
alla crescita del paese di accoglienza, mantenendo al tempo stesso un legame saldo e sentito con la terra d’origine.
Tra costoro, un ringraziamento particolare va alla famiglia
di Andrew e Lina Gullotta, la cui generosità ha contribuito alla realizzazione di questa impresa. A Leo Gullotta e a
Fabio Grossi, un grazie di cuore da parte di tutti noi per le
emozioni che stanno copiosamente per regalarci e di cui a
lungo serberemo il ricordo.
Leo Gullotta, una vita per lo spettacolo
In un mese di aprile largamente dedicato alla cultura
siciliana, l’Istituto Italiano di Cultura di Sydney propone
ancora una volta il grande teatro attraverso una delle figure più rappresentative della scena italiana, l’attore Leo
Gullotta. Interprete ineguagliato di innumerevoli ruoli brillanti e drammatici, narratore sopraffino ed eclettico, capace di spaziare dal teatro classico al cabaret, passando per
i film da Premio Oscar, Leo Gullotta è dotato non solo di
un’innata capacità recitativa, che gli ha permesso di rendere memorabili anche dei personaggi minori. Egli possiede
una naturale generosità umana e professionale che lo ha
spinto, in questa circostanza, ad accettare il nostro invito
di portare in dono la sua arte fino in Australia in una breve
tournée tra Sydney e Melbourne.
Per questo suo debutto down under, Gullotta ha scelto
dal suo repertorio uno spettacolo suggestivo, una serie di
“quadri” sonori e visivi attraverso cui viene ripercorsa in
una prospettiva originale la storia della Sicilia. Leo Gullotta,
reading Sicily, con la regia di Fabio Grossi, è infatti un
viaggio personale, contrappuntato da forti chiaroscuri,
nella cultura isolana, i cui miti, fiabe e favole si alternano
nella narrazione per voce solista a brani di opere letterarie
di autori notissimi come Pirandello, Tomasi di Lampedusa,
Sciascia o Camilleri. Al racconto letterario si intrecciano ricordi e storie personali, e vengono anche evocate figure di
eroi contemporanei quali i giudici Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, o il giornalista Giuseppe Fava, tutte vittime di
mafia. Vi è pure un omaggio ai tanti minatori italiani morti
nella tragedia di Marcinelle in Belgio ricordati nella straziante poesia del grande poeta Ignazio Buttitta Lu trenu
di lu suli.
Protagonista tra i più popolari del varietà televisivo italiano, amato dal pubblico per i suoi travestimenti e per le
sue imitazioni di personaggi politici e dello spettacolo, Leo
Gullotta vanta pure una brillante carriera cinematografica,
che lo vede acclamato non solo dal pubblico ma anche
Donatella Cannova
Direttore Istituto Italiano di Cultura di Sydney
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intelligenza e capace di individuare un filo conduttore in testi di autori diversissimi fra loro. Grandi testi la cui riunione
varrebbe poco se a rinsaldarla non arrivassero la passione e
l’impeto di un grande attore, nonché grandissimo siciliano.
Tra letture di capolavori letterari e componimenti poetici, Leo Gullotta, protagonista e voce solista, invita a riflettere sul ruolo dell’uomo e della società moderna. Lungo
il percorso drammaturgo l’attore racconta con passione e
realismo la Sicilia dei Miti e dell’oggi, del sole ardente e
di poteri insinuanti, attraverso le opere letterarie antiche
e moderne che hanno tracciato, con un codice di icone e
fonemi, la storia e i costumi della Sicilia e delle sue creature. Filo conduttore di questo viaggio è il Coraggio, inteso
come coraggio civile, coraggio pratico, attestazione di vita;
una serie di pensieri critici sulla nostra società moderna,
che si confronta con riflessioni di oggi e di ieri.
La narrativa dello spettacolo, sottolineata dalla musica
e da immagini e video proiettati sullo sfondo del palcoscenico, si snoda partendo dalla poesia del grande Ignazio
Buttitta, il quale non si identifica in un’arte che parli di
Leo Gullotta, reading Sicily
Leo Gullotta, reading Sicily è uno spettacolo per voce
solista su prose e liriche siciliane, antiche e moderne. Prendendo spunto dall’immagine antica della Madre Terra (“La
Grande Madre”), il racconto sonoro si snoda dalle origini
della letteratura dell’Isola dei Ciclopi, fino ai nostri giorni.
Un viaggio tra i Miti e il quotidiano, tra il sorriso e la denuncia civile.
Voce solista è quella di Leo Gullotta, che frequentando
la lingua di contemporanei illustri, guida il pubblico attraverso le pagine di capolavori letterari e le righe dei loro
componimenti poetici. Intercalato alle letture, trova spazio
il racconto personale del protagonista, che tocca scene di
vita quotidiana, della sua adolescenza, e caratteristici momenti della sua carriera.
Il percorso drammaturgico, costruito con sapienza dal
regista Fabio Grossi, esalta gli scritti, tra gli altri, di Giovanni Meli, Tomasi di Lampedusa, Luigi Pirandello, Luigi
Capuana, Pippo Fava, Ignazio Buttitta, Andrea Camilleri, e
numerosi altri autori siciliani.
Leo Gullotta è accompagnato in scena dalle musiche
originali del maestro Germano Mazzocchetti, composte appositamente per lo spettacolo e anch’esse protagoniste del
racconto. Le musiche scandiscono le stazioni, ovvero i capitoli, di questo viaggio poetico, in cui si intrecciano voci letterarie di un passato remoto fino al presente dei giorni nostri.
Lo spettacolo si avvale di una scelta armoniosa di testi
che, nella grande diversità stilistica e tematica, offrono un
ventaglio ampio, variegato e completo della cultura siciliana, dello spirito di una terra antica in cui il dramma e l’ironia
si intrecciano mirabilmente. Una proposta a mosaico, in cui
le singole tessere, pur conservando la loro individualità, si
fondono in un disegno unico e armonioso. Il collante di tale
operazione, apparentemente semplice, in realtà complessa
e sapientemente orchestrata, lo offre l’arte di un grande attore, un interprete capace di dialogare con il pubblico come
se si trattasse di un gruppo di amici riuniti sulla terrazza
per piacevoli conversazioni. Una proposta dotata di grande
[...] rusignolu e li cicali,
lu venticeddu chi accarizza l’erbi […]
ma vuole bensì essere un poeta dalla
[...] vuci putenti
pirchi mi sentu pueta:
datimi nu stindardu di focu
e mi segunu li schiavi di la terra,
na ciumana di vuci e di canzuni:
li sfarda a l’aria
li sfarda a l’aria
nzuppati di chiantu e di sangu.
Gullotta prosegue poi con la narrazione della favola del
pescatore siciliano Colapesce nell’interpretazione datane
da Italo Calvino. Questo essere mezzo uomo e mezzo pesce incarna la capacità di adattamento del popolo siciliano
e la sua acquiescenza, quasi spirito di rassegnazione, nei
confronti dei regnanti, fossero essi greci, arabi, normanni,
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della Sicilia attraverso la lettera passionale di una donna che
esprime il suo amore e il suo desiderio verso il suo amante:
“Pippo amori mio adorato,
gioia di chisto cori Pipuzzo adoratto ca ti penzo che è notti
o che è iorno e ti penzo macari che è il iorno ca viene appresso e doppo quelo ca viene appresso ancora tu manco lo puoi capiscire quando mi manchi Pipuzzo adorato
in ongi hora che dico ongi hora in ongi minutto ca pasa
della iornata ca non ti pozzo abbrazzare forti forti e sintìre
le to’ labbra di a sopra le mie le cose Pipuzzo mio che ti
sono accapitate che sei andato a finnire nello càrzaro…”.
Un momento particolarmente alto si ha nella lettura di
un brano tratto da Il Gattopardo, l’incontro tra il Principe
di Salina col delegato del regio governo piemontese, il
Cavaliere Aimone Chevalley di Monteruolo, che contiene la
famosa teorizzazione sulla decadenza e perfezione dei siciliani e che riassume in poche pagine un’analisi completa e
intelligente quanto un’intera ricerca sociologica:
“I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice
ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più
forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei sia
per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta
compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa
del nulla; calpestati da una diecina di popoli differenti essi
credono di avere un passato imperiale che dà loro diritto
a funerali sontuosi: Crede davvero Lei, Chevalley, di essere il primo a sperare di incanalare la Sicilia nel flusso
della storia universale? Chissà quanti imani mussulmani,
quanti cavalieri di re Ruggero, quanti scribi degli Svevi,
quanti baroni angioini, quanti legisti del Cattolico hanno
concepito la stessa bella follia.
La ragione della diversità deve trovarsi in quel senso
di superiorità che barbaglia in ogni occhio siciliano, che
noi stessi chiamiamo fierezza, che in realtà è cecità. Per
ora, per molto tempo, non c’è niente da fare. Compiango; ma, in via politica, non posso porgere un dito. Me lo
morderebbero. Questi sono discorsi che non si possono
fare ai siciliani; ed io stesso, del resto, se queste cose le
avesse dette lei, me ne sarei avuto a male”.
svevi o spagnoli. Atteggiamento ben delineato anche da
Leonardo Sciascia, quando scriveva:
“La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei
cittadini.”
L’attore passa quindi a ricordare brevemente le figure
dei giudici Falcone e Borsellino, che hanno deciso di non
abbandonare la travagliata terra di Sicilia ma di restare e
lottare, purtroppo finendo per pagare con la propria vita
il loro rigore morale e il proprio senso del dovere. Così ricordava il collega Paolo Borsellino la figura del collega e
amico Giovanni Falcone a un mese dalla sua morte e prima
di cadere lui stesso per mano della mafia:
“Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione...per amore. La sua vita è stata un atto
d’amore verso questa città, verso questa terra che lo ha
generato. [...] Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, e
noi abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo
pagarlo, continuando la loro opera...dimostrando a noi
stessi e al mondo che Falcone è vivo”.
Il viaggio prosegue e Gullotta sceglie questa volta un
brano estratto dal libro La concessione del telefono del
grande Andrea Camilleri. Una nota di leggerezza viene portata sul palcoscenico: un intreccio di italo-siciliano dà vita
ad una lingua rustica ed onomatopeica, quella che parlano le persone reali. Gullotta dà voce alla grande sensualità
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Ripercorrendo attraverso la lettura, la memoria e il senso di chi siamo, ci eleviamo. Senza di questo saremmo
bestie, animali, come diceva Pirandello. Il grande siciliano,
Nobel per la letteratura è citato da Gullotta con le sue ultime disposizioni testamentarie:
“Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E
nessuno m’accompagni, né parenti né amici. Il carro, il
cavallo, il cocchiere e basta”.
Il viaggio intrapreso si conclude come un cerchio
ritornando alle suggestive parole del poeta Buttitta, che
ricordano le radici del popolo siciliano, “[...] radici di sofferenza e soddisfazione, di sacrificio e di delusioni [...]”.
Nella poesia Lu trenu di lu suli il grande poeta siciliano fa
diventare poesia il dramma realmente vissuto da Salvatore
Scordo, minatore siciliano costretto a emigrare in Belgio e
perito tra le macerie della miniera di carbone di Marcinelle,
in Belgio, distrutta da un incendio nel 1956 nel quale perirono centinaia di minatori, per la maggior parte italiani. La
poesia rievoca la via crucis degli emigrati siciliani, costretti
ad abbandonare tutto per andare a cercar fortuna nel nord
Europa per sfamare la famiglia rimasta al paese. Purtroppo
a volte questo sogno di fortuna si conclude in tragedia,
in questo caso superbamente illustrata nelle ultime due
strofe della poesia, macabro epilogo di una vita di stenti
e sacrifici:
L’arte di Leo Gullotta
La caratteristica più immediata nell’arte di Leo Gullotta
è certo la poliedricità, vissuta però come moltiplicazione
espressiva e mai come fuga nella superficialità. Il teatro
classico e il varietà più chiassoso, il cabaret e gli spettacoli
televisivi del sabato sera, gli short pubblicitari e i film da
premio Oscar. E poi un’ineguagliata capacità di incarnare
personaggi “minori”, visti quasi sempre di sguincio eppure
veri e memorabili. La poliedricità artistica di Gullotta non è
solo un fatto di tecnica interpretativa o di naturale predisposizione ad affrontare diversi codici recitativi, viceversa
è il risultato di una vera e propria scelta di vita, di una curiosità inesauribile per le varie esperienze dello spettacolo,
di una generosità umana e professionale che lo porta a
superare i confini delle specializzazioni e delle formule e a
frequentare piuttosto i territori delle contaminazioni.
Nato nel 1946 a Catania, ultimo di sei figli di un pasticcere, Leo Gullotta incontra la vocazione d’attore a 14
anni guardando Gassman recitare Adelchi. Dopo alcune
esperienze nelle compagnie teatrali universitarie, Gullotta
inizia a recitare per lo Stabile di Catania, dove lavora per
dieci anni accanto a grandi maestri come Ave Ninchi, Salvo
Randone e Turi Ferro. Poi si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare nel doppiaggio ma dove scopre, soprattutto,
la comicità e il cabaret. Lavora al “Puff “, a “La Chanson”
“[...] Turi Scordu a la finestra,
a lu vitru mpiccicatu,
senza occhi, senza vucca:
è un schelitru abbruciatu.
L’arba vinni senza lustru,
Turi Scordu ddà ristava:
Rosa Scordu lu strinceva
nni li vrazza, e s’abbruciava.”
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di Renzo Martinelli riceve il Ciak d’oro 2002 e il prestigioso
Nastro d’Argento 2002 del Sindacato Nazionale Giornalisti
Cinematografici Italiani.
Per la fiction TV, dopo il successo di La Madre Inutile
di J. M. Sanchez, Cristallo di Rocca di M. Zaccaro, Operazione Odissea di C. Fragasso e Onora il Padre di G. Tescari,
ottiene un grande successo interpretando il ruolo del direttore didattico in Cuore, ancora una volta a firma di Zaccaro,
per il quale gli vengono assegnati il premio del pubblico
Capitello d’oro del Sanniofilmfest 2002, il Telegatto 2002 e
l’Efebo d’Oro 2002. Altri lavori per la televisione saranno Al
di là delle frontiere, sempre con Maurizio Zaccaro, Il cuore
nel pozzo di Alberto Negrin, per il quale gli è stato consegnato l’Oscar TV. Sempre per la regia di Zaccaro interpreta
nel 2005 il personaggio di Zio Ermenegildo nel film per la
TV Il Bell’Antonio, basato sul romanzo di Vitaliano Brancati.
Nell’autunno 2015 è tra i protagonisti de La Catturandi, serie
televisiva per la regia di Fabrizio Costa.
Leo Gullotta ritorna a calcare le scene teatrali nella stagione 2005/2006, recitando nel lavoro pirandelliano L’Uomo,
la Bestia e la Virtù, per la regia di Fabio Grossi, al teatro Eliseo di Roma. La sua collaborazione con Fabio Grossi prosegue nella stagione 2008/2009 con Il Piacere dell’Onestà
di Luigi Pirandello, di nuovo all’Eliseo. Nell’estate 2009 propone il recital Minnazza, scritto e diretto da Fabio Grossi,
accompagnato in scena da un ensamble di tre maestri fisarmonicisti, che eseguivano musiche originali del maestro
Germano Mazzocchetti. Ancora con Fabio Grossi debutterà
nel ruolo di Falstaff ne Le Allegre Comari di Windsor nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese e successivamente al teatro Eliseo di Roma. Seguono il Sogno di una Notte di Mezza Estate prodotto dal Teatro Stabile di Catania e Prima del
silenzio di Giuseppe Patroni Griffi all’Eliseo. Nella stagione
teatrale 2015/2016/2017 è in cartellone, nei più prestigiosi
teatri italiani, con Spirito Allegro di Noël Coward per la regia di Fabio Grossi. Nel 2016 partecipa al film breve Lettere
a mia figlia di Giuseppe Alessio Nuzzo, dove si affronta la
problematica di una patologia invalidante come l’Alzheimer.
e, infine, approda al “Bagaglino” dove diventa in breve una
delle colonne portanti dello spettacolo che gli regala una
grande popolarità televisiva.
Nel cinema debutta con Caffè Express di Nanni Loy
con Nino Manfredi. Seguono Il Camorrista di Giuseppe
Tornatore, per il quale riceve il primo David di Donatello
come attore non protagonista. Con Tornatore continuerà
a lavorare, sia come attore che doppiatore, in molti dei
suoi film successivi, fra i quali Nuovo Cinema Paradiso.
Collabora assiduamente anche con Nanni Loy, recitando
in Testa o croce, Pacco doppio pacco e contropaccotto, Mi
manda Picone, che gli valse nel 1984 il Nastro d’Argento,
e Scugnizzi. Lavora inoltre in La scorta di Ricky Tognazzi
(1992), Uomini Uomini Uomini di Christian De Sica (1994),
Palla di Neve di Maurizio Nichetti (1995), Selvaggi di Carlo
Vanzina (1995), Simpatici ed Antipatici di Christian De Sica
(1998) e Il carniere di Maurizio Zaccaro (1996), per il quale riceve il secondo David di Donatello come attore non
protagonista. Con Un Uomo perbene dello stesso regista,
vincitore del Premio Pasinetti come miglior film al Festival
di Venezia nel 1999, conquista il suo terzo David di Donatello, oltre che il Globo d’Oro della Stampa Estera come
miglior attore nel 2000. Nel 2002, per il suo ruolo in Vajont
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Teatro Eliseo, Gender gangup here, una nuova drammaturgia che prende spunto dal dramma Spettri di H. Ibsen.
La collaborazione con Leo Gullotta è quindi proseguita con
L’uomo, la bestia e la virtù per il Teatro Eliseo, Minnazza,
un viaggio nella letteratura siciliana, Le allegre comari di
Windsor, che ha visto Leo Gullotta nelle vesti di Falstaff,
e Sogno di una notte di mezza estate, prodotto nel 2012
dal Teatro Stabile di Catania. Nella stagione 2014/2015
porta in scena la storia di Calogero Montante, su testo di
Gaetano Savatteri, in uno spettacolo prodotto dal Teatro
Stabile di Catania del titolo La volata di Calò, riscuotendo
un grande successo di pubblico e di critica. Nella stagione
2015/2016, con protagonista Leo Gullotta, firma la regia de
Spirito allegro di Nöel Coward.
Fabio Grossi
L’attore, regista e drammaturgo Fabio Grossi è nato
a Roma nel 1958. Il debutto nel teatro avviene nel 1977,
cominciando così a lavorare nel mondo dello spettacolo
toccando in seguito tutte le varie discipline, dal teatro al
cinema, dalla televisione alla radio, passando per il doppiaggio e la pubblicità. Ha collaborato con alcuni fra i più
importanti registi teatrali italiani: da Ronconi a Puecher, da
Fenoglio a Nanni, Navello e via dicendo. Fra i ruoli teatrali di
maggiore spicco vanno citati Polonio nell’Amleto e Tiresia
nell’Edipo re, entrambi diretti da Alberto Di Stasio, e Puck
nel Sogno di una notte di mezza estate diretto da Riccardo
Cavallo. Nel marzo 2010, fa debuttare sul palcoscenico di
Eliseo Ragazzi, da lui scritto e diretto, Papageno e il Flauto
Magico molto libera lettura del Flauto Magico, nota opera
di W.A. Mozart.
Ha iniziato a lavorare nel cinema nel 1981 prendendo
parte a numerose commedie, per passare poi, nel 1988, a
ruoli più impegnati, recitando in film quali Scugnizzi di Nanni Loy, Vajont, Fatti della banda della Magliana, e L’amico di
famiglia di Paolo Sorrentino. Nel 2014 ha recitato nel film
di Sebastiano Riso Più buio di mezzanotte, presente al Festival di Cannes nella sezione Semaine de la Critique. Per la
televisione ha preso parte a numerosi programmi televisivi,
lavorando, tra gli altri, con Romolo Siena, Giancarlo Nicotra, Nanni Loy e Renzo Arbore. È stato molto attivo anche
nella fiction: ha lavorato in Le ragazze di Piazza di Spagna,
La dottoressa Giò, Commesse 2, La tassista e in alcuni film
per la Tv come Il tesoro di Damasco, Gioco di specchi, Dio
ci ha creato gratis.
Nei primi anni 2000 ha iniziato a concentrarsi maggiormente sull’attività di regista e drammaturgo. La sua prima
produzione letteraria è stata una rappresentazione della
passione, dal titolo Ecce homo, costruita su una laude umbra del 1200. Nel giugno 2003 ha messo in scena lo spettacolo Lapilli – Suoni e voci dall’isola, con protagonista Leo
Gullotta, assieme all’ensemble musicale degli Al Qantarah.
Nella stagione 2007/2008 ha presentato, sotto l’egida del
www.fabiogrossi.com
FABIO GROSSI - foto di Andriy Mishchenko
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