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ASFODELO
Associazione di volontariato per l’Educazione Ambientale
Parco Regionale dei M. Lattari – Colle S. Elia
 M. Lattari: notizie geomorfologiche
 Abbazia della SS. Trinità
 Itinerario: Colle S. Elia – Acquedotto romano
a cura di Giuseppina Moleta
Tel. 0817145681 - 3490692869
E-mail: [email protected]
homepage: http://assoasfodelo.altervista.org/
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M. LATTARI: NOTIZIE GEOMORFOLOGICHE
I Monti Lattari formano l’impalcatura della Penisola Sorrentina, che si allunga da NE a SW,
tra la piana di Sarno a Nord e il golfo di Salerno a Sud.
La serie stratigrafica sedimentaria è costituita da calcari, calcari-dolomitici e dolomie,
depositatisi in mare poco profondo nell’era Mesozoica, su cui poggiano sedimenti flyschoidi,
calcareniti, arenarie e argille di formazione più recente. Invece, sono rocce di origine vulcanica,
provenienti dal complesso del Somma Vesuvio, i tufi grigi e gialli delle zone più depresse e le
piroclastiti sciolte (lapilli, pomici, pozzolane) che si rinvengono dovunque, con spessori variabili,
in minor quantità sui pendii, in quantità considerevoli negli avvallamenti e nelle depressioni. Alla
base dei rilievi calcarei si rinvengono brecce calcaree con cemento calcareo o tufaceo e materiale
incoerente, ciottoli e massi formatisi per erosione delle acque dilavanti e dei corsi d’acqua. Sempre
dovuti al trasporto dei corsi d’acqua e all’azione erosiva del mare sono i depositi di spiaggia delle
zone costiere. Il territorio appare costituito da rilievi aspri e scoscesi, con pendii molto ripidi e
poche zone pianeggianti; le coste, tranne che per pochi lembi di spiaggia, si presentano alte e
inaccessibili, con falesie; i corsi d’acqua, in fase giovanile e con intensa capacità erosiva, hanno
scavato forre e gole, spesso utilizzando linee di faglia.
Per la sua formazione geologica la Penisola è soggetta a movimenti franosi, sia sui versanti
dove le rocce calcaree presentano giacitura a franapoggio, sia dove affiorano i sedimenti flyschoidi
o dove la copertura di piroclastiti, per cause naturali come precipitazioni meteoriche o per cause
antropiche tipo sbancamenti, inizia a muoversi.
La conca di Cava dei Tirreni è circondata da un lato dalle estreme propaggini dei M.
Picentini, dall’altro dalla catena dei M. Lattari. I depositi conglomeratici alluvionali, che si
accumulano alla base dei versanti, qui raggiungono lo spessore di oltre 50 metri e in essi il torrente
Bonea ha scavato il suo percorso mentre sui terrazzi alluvionali si impiantarono gli antichi casali,
primo nucleo della città di Cava.
ABBAZIA DELLA SANTISSIMA TRINITA’
L’Abbazia della SS. Trinità de’ La Cava, fu fondata nel 1011 dal monaco Alferio
Pappacarbone, un nobile salernitano di origine longobarda formatosi a Cluny, che si ritirò in
eremitaggio nella grotta Arsicza, alle falde del M. Finestra. Ben presto molti discepoli lo
raggiunsero, tanto che si dovette costruire una chiesa e un piccolo monastero, nucleo originale
dell’attuale abbazia. Il terzo abate, Pietro, fondò una congregazione monastica, l’Ordo Cavensis,
che estese la sua influenza a tutta l’Italia Meridionale. L’Abbazia divenne uno dei centri religiosi,
culturali ed economici più importanti: ad essa appartenevano centinaia di chiese e monasteri, tra cui
la Badia di S. Maria de Olearia a Maiori e la Badia di S. Maria a Irchi (Erchie), parte del territorio
cavese con gli abitanti, gli scali di Vietri, Fuenti e Cetara; con il passare degli anni il suo potere
temporale si estese tanto da acquisire possedimenti in Sicilia e da commerciare oltre che con tutta
l’Italia Meridionale, con la Francia, la Spagna e i Paesi Orientali. Dopo un periodo di decadenza,
nel XVIII secolo iniziò la ripresa con il rifiorire della disciplina monastica, della scienza e delle
arti.
L’Abbazia, retta attualmente dai Benedettini, possiede un interessante museo, una
pinacoteca, una biblioteca con codici miniati ed edizioni pregiate ed un enorme archivio relativo
alla storia del periodo longobardo. La chiesa, rifatta in forme barocche a metà del XVIII secolo,
conserva della primitiva struttura medievale soltanto l’ambone cosmatesco e il candelabro del cero
pasquale del XIII secolo.
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ITINERARIO: COLLE S. ELIA - ACQUEDOTTO ROMANO
Dal piazzale antistante l’Abbazia (350 m s.l.m.) si scende verso il torrente Selano, che poi
cambia il suo nome in Bonea; superato il ponte, si sale verso destra costeggiando il corso d’acqua e,
dopo circa 200 metri, si arriva ad un sentiero sulla sinistra con i segnavia (300) dell’Alta Via dei
Lattari; il nostro itinerario, invece, prosegue lungo il fiume: si superano i ruderi di una calcara e,
dopo pochi minuti, una piccola deviazione sulla sinistra con un'effigie della Via Crucis indica
l'inizio del percorso verso il Colle di S. Elia. Il Colle, sulla cui vetta si rinvengono i resti di un
antico romitaggio benedettino detto “cella di S. Elia”, sembra sia il posto dove Alferio avrebbe
voluto costruire il suo cenobio, prima che un evento miracoloso gli fece cambiare idea: un raggio di
luce proveniente dal posto dove poi fu costruita l'Abbazia. La nostra escursione copre solo una
prima parte del percorso; seguendo le 13 stazioni della Via Crucis, in poco più di un'ora, si
raggiunge la XIV stazione, la Resurrezione, vicino ad una croce che domina il vallone. Da qui, con
un ampio giro lungo un sentiero di cresta, si ritorna al ponte sul Selano, punto di partenza.
dislivello: in salita e in discesa 150 m;
durata complessiva del percorso: h2,30.
Dal ponte sul Selano, si prosegue verso la fontana della Frestola; il nome deriva dal latino
“fistula”, il cannello infisso nella roccia da cui fuoriesce l'acqua della sorgente. Si prosegue lungo il
sentiero e, dopo pochi minuti, si prende una piccola deviazione sulla sinistra che scende verso il
fiume. Dovunque sono visibili le tracce di una recente alluvione; anche il ponticello per
l'attraversamento del Bonea è stato distrutto e, pertanto, si passa su una tavola. Le alluvioni qui sono
frequenti; nel 1954 fu distrutta la Centralina elettrica che serviva il Convento, ubicata vicino alla
Frestula. Una volta superato il fiume, si prosegue per il sentiero sistemato nel 2011 per i
festeggiamenti del Millennio dalla fondazione dell'Abbazia, ma già in cattive condizioni, e si
raggiunge …..... un imponente acquedotto romano.
La struttura, nel suo genere una delle più imponenti d'Italia, un ponte canale con 3 ordini di
archi, alto 21m, risale al I o II secolo d. C.; probabilmente, doveva trasportare acqua alla villa
della Gens Metilia a S. Cesareo. La costruzione, che si innalza sul torrente Gignolo, affluente del
Bonea, è stata sottoposta a restauro conservativo dalla Sovrintendenza, dopo il terremoto del 1980.
durata del percorso: andata e ritorno 40'.
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