Monti Lattari - Asfodelo - associazione di volontariato

ASFODELO
Associazione di volontariato per l’educazione ambientale
M. LATTARI: da S. Agata a Crapolla e alla Malacoccola
 I Monti Lattari: notizie geomorfologiche e vegetazionali.
 Itinerario; notizie storiche.
 Mappa dei sentieri.
a cura di Giuseppina Moleta
Via del Triumvirato15, 80126 NAPOLI-Soccavo.
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NOTIZIE GEOMORFOLOGICHE
I Monti Lattari formano l’impalcatura della Penisola Sorrentina, che si allunga da NE a SW,
tra la piana di Sarno a Nord e il golfo di Salerno a Sud.
La serie stratigrafica sedimentaria è costituita da calcari, calcari-dolomitici e dolomie,
depositatisi in mare poco profondo nell’era Mesozoica, su cui poggiano sedimenti flyschoidi,
calcareniti, arenarie e argille di formazione più recente. Invece, sono rocce di origine vulcanica,
provenienti dal complesso del Somma Vesuvio, i tufi grigi e gialli delle zone più depresse e le
piroclastiti sciolte (lapilli, pomici, pozzolane) che si rinvengono dovunque, con spessori variabili, in
minor quantità sui pendii, in quantità considerevoli negli avvallamenti e nelle depressioni. Alla base
dei rilievi calcarei si rinvengono brecce calcaree con cemento calcareo o tufaceo e materiale
incoerente, ciottoli e massi formatisi per erosione delle acque dilavanti e dei corsi d’acqua. Sempre
dovuti al trasporto dei corsi d’acqua e all’azione erosiva del mare sono i depositi di spiaggia delle
zone costiere.
Il territorio appare costituito da rilievi aspri e scoscesi, con pendii molto ripidi e poche zone
pianeggianti; le coste, tranne per pochi lembi di spiaggia, si presentano alte e inaccessibili, con
falesie; i corsi d’acqua, in fase giovanile e con intensa capacità erosiva, hanno scavato forre e gole,
spesso utilizzando linee di faglia.
Per la sua formazione geologica la Penisola è soggetta a movimenti franosi, sia sui versanti
dove le rocce calcaree presentano giacitura a franapoggio, sia dove affiorano i sedimenti flyschoidi
o dove la copertura di piroclastiti, per cause naturali come precipitazioni meteoriche o per cause
antropiche tipo sbancamenti, inizia a muoversi.
ASPETTI VEGETAZIONALI
L’associazione vegetale che si incontra lungo il percorso è la macchia mediterranea,
costituita da arbusti o alberi ridotti ad arbusti, con graduali trasformazioni verso una macchia bassa,
cespugliosa, fino alla gariga con erbe basse e arbusti spinosi.
Le piante della macchia mediterranea presentano una serie di adattamenti per poter
sopravvivere alle estati calde e aride che caratterizzano il clima mediterraneo. Alcune, come le
Orchidacee o l’Asfodelo della famiglia delle Liliacee, superano il periodo critico con il
criptofitismo, trasferendo le funzioni vitali in organi sotterranei, bulbi o tuberi. Altre, come le
Euforbiacee, si procurano un periodo di riposo vegetativo perdendo le foglie, defoliazione,
adattamento che le piante caducifoglie hanno sviluppato per superare il periodo invernale. Altre
piante ancora riducono la perdita di acqua per traspirazione rivestendo le foglie di una patina
traslucida come il Mirto e il Carrubo, o riducendo le foglie a squame come il Ginepro, o a spine
come l’Oleastro, o irrobustendole, screrofillia, come il Leccio, il Lentisco, il Corbezzolo. Le
Graminacee, invece, riducono il ciclo biologico a pochi mesi e superano il periodo arido sotto forma
di semi, terofitismo.
La gariga è una degradazione estrema della macchia che si verifica su suolo roccioso e
detritico; le piante presentano colori grigiastri, toni di verde spento, foglie vischiose rivestite di
lanugine. La gariga è ricca di piante aromatiche come Rosmarino, Timo, Salvia e Mentuccia.
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ITINERARIO – NOTIZIE STORICHE
Sant’Agata sui due Golfi
Costituita dagli antichi casali di Pedara e di S. Agata, prende nome da un’antica chiesa
dedicata a S. Agata, protettrice dei lattanti, chiesa ormai scomparsa. Situata a 390 m. s.l.m., si
affaccia sui golfi di Napoli e di Salerno e si adagia sulla sella tra le colline di S. Maria della Neve e
del Deserto, dal nome che i Carmelitani davano ai loro eremi. Proprio sulla collina del Deserto, i
Greci avrebbero costruito il Santuario delle Sirene, ubicato secondo altri autori a Jeranto o sul M. S.
Costanzo.
Le Sirene inizialmente furono descritte come uccelli dal volto di donna, che controllavano la
navigazione alle bocche di Capri o agli isolotti Li Galli, detti per l’appunto Sirenussai; secondo
Licofrone, da qui, non essendo riuscite ad attirare Ulisse, si gettarono in mare e i loro corpi furono
trasportati rispettivamente: Ligeia a Terina, Leucosia a Punta Licosa e Partenope a Napoli.
Successivamente le Sirene furono considerate donne con la coda di pesce e così furono descritte nel
Liber monstrorum della fine del sesto secolo.
Le necropoli che si rinvengono numerose testimoniano che la zona fu abitata da Etruschi,
Greci e Romani; le antiche strada Augustea, Istmica e Lamia dimostrano l’importanza del luogo
come crocevia di traffici.
Di notevole interesse architettonico è la Chiesa parrocchiale, fondata dalla famiglia
Festinese nel 1566, con un orologio maiolicato del secolo XVIII sulla facciata principale e un
presioso altare maggiore in madreperla, lapislazzuli, malachite e marmi pregiati.
Si imbocca la strada a destra dell’Hotel Montana, via Pigna, e la si percorre fino all’incrocio con
via Corbo; è questa una stradina cementata che tra agrumeti e uliveti ci porta al sentiero 00, Alta
Via dei Lattari; ci troviamo in corrispondenza della foce del Rio Scrivanessa, di fronte allo scoglio
di Isca; procedendo verso sinistra guardando il mare si raggiunge in circa 30 minuti il bivio per
Crapolla. La scala in pietra, costituita complessivamente da mille scalini, scende alla spianata su
cui sorgono i ruderi del tempio di Apollo, poi tempio di S. Pietro, sul quale è stata costruita una
cappellina dedicata all’apostolo e infine alla spiaggia.
Crapolla
Si tratta di una piccolissima spiaggia in un fiordo, dove si rinvengono ruderi di epoca
romana e i monazeni dei pescatori. Qui S. Pietro sarebbe approdato per sfuggire al controllo della
guarnigione imperiale stanziata a Punta della Campanella.
Si ritorna al bivio con l’Alta Via che, proseguendo, sempre verso sinistra guardando il mare,
raggiunge l’abitato di Torca.
Torca
Formata dai due centri di Nuvola e Monticello, prenderebbe il nome dalla via Theorica,
dove transitavano le processioni dirette al Tempio di Apollo; oppure dal verbo torquere, cioè non
procedere lungo la cresta rocciosa alle sue spalle.
Dalla piazza di Torca si sale al Colle della Malacoccola (m.524); inizialmente si attraversano
terreni coltivati prevalentemente ad ulivi, poi macchia mediterranea intatta. Lo spiazzo roccioso
sulla cima si raggiunge con una facile arrampicata su roccette. Splendido panorama a W su M. S.
Costanzo, gli scogli di Isca, Vetara e li Galli, a E sui M. Lattari. Un sentiero comodo, attraverso un
bosco misto di ontani e castagni, raggiunge in località S. Martino la strada asfaltata, il Nastro
Azzurro, che scende a Colli di Fontanelle.
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