ASFODELO Associazione di volontariato per l’educazione ambientale M. LATTARI: da S. Agata a Crapolla e alla Malacoccola I Monti Lattari: notizie geomorfologiche e vegetazionali. Itinerario; notizie storiche. Mappa dei sentieri. a cura di Giuseppina Moleta Via del Triumvirato15, 80126 NAPOLI-Soccavo. Tel. 0815583064 - 0817145681 - 0817281686 E-mail: [email protected] homepage: http://it.geocities.com/associazioneasfodelo 1 NOTIZIE GEOMORFOLOGICHE I Monti Lattari formano l’impalcatura della Penisola Sorrentina, che si allunga da NE a SW, tra la piana di Sarno a Nord e il golfo di Salerno a Sud. La serie stratigrafica sedimentaria è costituita da calcari, calcari-dolomitici e dolomie, depositatisi in mare poco profondo nell’era Mesozoica, su cui poggiano sedimenti flyschoidi, calcareniti, arenarie e argille di formazione più recente. Invece, sono rocce di origine vulcanica, provenienti dal complesso del Somma Vesuvio, i tufi grigi e gialli delle zone più depresse e le piroclastiti sciolte (lapilli, pomici, pozzolane) che si rinvengono dovunque, con spessori variabili, in minor quantità sui pendii, in quantità considerevoli negli avvallamenti e nelle depressioni. Alla base dei rilievi calcarei si rinvengono brecce calcaree con cemento calcareo o tufaceo e materiale incoerente, ciottoli e massi formatisi per erosione delle acque dilavanti e dei corsi d’acqua. Sempre dovuti al trasporto dei corsi d’acqua e all’azione erosiva del mare sono i depositi di spiaggia delle zone costiere. Il territorio appare costituito da rilievi aspri e scoscesi, con pendii molto ripidi e poche zone pianeggianti; le coste, tranne per pochi lembi di spiaggia, si presentano alte e inaccessibili, con falesie; i corsi d’acqua, in fase giovanile e con intensa capacità erosiva, hanno scavato forre e gole, spesso utilizzando linee di faglia. Per la sua formazione geologica la Penisola è soggetta a movimenti franosi, sia sui versanti dove le rocce calcaree presentano giacitura a franapoggio, sia dove affiorano i sedimenti flyschoidi o dove la copertura di piroclastiti, per cause naturali come precipitazioni meteoriche o per cause antropiche tipo sbancamenti, inizia a muoversi. ASPETTI VEGETAZIONALI L’associazione vegetale che si incontra lungo il percorso è la macchia mediterranea, costituita da arbusti o alberi ridotti ad arbusti, con graduali trasformazioni verso una macchia bassa, cespugliosa, fino alla gariga con erbe basse e arbusti spinosi. Le piante della macchia mediterranea presentano una serie di adattamenti per poter sopravvivere alle estati calde e aride che caratterizzano il clima mediterraneo. Alcune, come le Orchidacee o l’Asfodelo della famiglia delle Liliacee, superano il periodo critico con il criptofitismo, trasferendo le funzioni vitali in organi sotterranei, bulbi o tuberi. Altre, come le Euforbiacee, si procurano un periodo di riposo vegetativo perdendo le foglie, defoliazione, adattamento che le piante caducifoglie hanno sviluppato per superare il periodo invernale. Altre piante ancora riducono la perdita di acqua per traspirazione rivestendo le foglie di una patina traslucida come il Mirto e il Carrubo, o riducendo le foglie a squame come il Ginepro, o a spine come l’Oleastro, o irrobustendole, screrofillia, come il Leccio, il Lentisco, il Corbezzolo. Le Graminacee, invece, riducono il ciclo biologico a pochi mesi e superano il periodo arido sotto forma di semi, terofitismo. La gariga è una degradazione estrema della macchia che si verifica su suolo roccioso e detritico; le piante presentano colori grigiastri, toni di verde spento, foglie vischiose rivestite di lanugine. La gariga è ricca di piante aromatiche come Rosmarino, Timo, Salvia e Mentuccia. 2 ITINERARIO – NOTIZIE STORICHE Sant’Agata sui due Golfi Costituita dagli antichi casali di Pedara e di S. Agata, prende nome da un’antica chiesa dedicata a S. Agata, protettrice dei lattanti, chiesa ormai scomparsa. Situata a 390 m. s.l.m., si affaccia sui golfi di Napoli e di Salerno e si adagia sulla sella tra le colline di S. Maria della Neve e del Deserto, dal nome che i Carmelitani davano ai loro eremi. Proprio sulla collina del Deserto, i Greci avrebbero costruito il Santuario delle Sirene, ubicato secondo altri autori a Jeranto o sul M. S. Costanzo. Le Sirene inizialmente furono descritte come uccelli dal volto di donna, che controllavano la navigazione alle bocche di Capri o agli isolotti Li Galli, detti per l’appunto Sirenussai; secondo Licofrone, da qui, non essendo riuscite ad attirare Ulisse, si gettarono in mare e i loro corpi furono trasportati rispettivamente: Ligeia a Terina, Leucosia a Punta Licosa e Partenope a Napoli. Successivamente le Sirene furono considerate donne con la coda di pesce e così furono descritte nel Liber monstrorum della fine del sesto secolo. Le necropoli che si rinvengono numerose testimoniano che la zona fu abitata da Etruschi, Greci e Romani; le antiche strada Augustea, Istmica e Lamia dimostrano l’importanza del luogo come crocevia di traffici. Di notevole interesse architettonico è la Chiesa parrocchiale, fondata dalla famiglia Festinese nel 1566, con un orologio maiolicato del secolo XVIII sulla facciata principale e un presioso altare maggiore in madreperla, lapislazzuli, malachite e marmi pregiati. Si imbocca la strada a destra dell’Hotel Montana, via Pigna, e la si percorre fino all’incrocio con via Corbo; è questa una stradina cementata che tra agrumeti e uliveti ci porta al sentiero 00, Alta Via dei Lattari; ci troviamo in corrispondenza della foce del Rio Scrivanessa, di fronte allo scoglio di Isca; procedendo verso sinistra guardando il mare si raggiunge in circa 30 minuti il bivio per Crapolla. La scala in pietra, costituita complessivamente da mille scalini, scende alla spianata su cui sorgono i ruderi del tempio di Apollo, poi tempio di S. Pietro, sul quale è stata costruita una cappellina dedicata all’apostolo e infine alla spiaggia. Crapolla Si tratta di una piccolissima spiaggia in un fiordo, dove si rinvengono ruderi di epoca romana e i monazeni dei pescatori. Qui S. Pietro sarebbe approdato per sfuggire al controllo della guarnigione imperiale stanziata a Punta della Campanella. Si ritorna al bivio con l’Alta Via che, proseguendo, sempre verso sinistra guardando il mare, raggiunge l’abitato di Torca. Torca Formata dai due centri di Nuvola e Monticello, prenderebbe il nome dalla via Theorica, dove transitavano le processioni dirette al Tempio di Apollo; oppure dal verbo torquere, cioè non procedere lungo la cresta rocciosa alle sue spalle. Dalla piazza di Torca si sale al Colle della Malacoccola (m.524); inizialmente si attraversano terreni coltivati prevalentemente ad ulivi, poi macchia mediterranea intatta. Lo spiazzo roccioso sulla cima si raggiunge con una facile arrampicata su roccette. Splendido panorama a W su M. S. Costanzo, gli scogli di Isca, Vetara e li Galli, a E sui M. Lattari. Un sentiero comodo, attraverso un bosco misto di ontani e castagni, raggiunge in località S. Martino la strada asfaltata, il Nastro Azzurro, che scende a Colli di Fontanelle. 3