+
Disturbi dello sviluppo
Dip di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva
Università “Sapienza” Roma
+ DEFINIZIONE
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE ?
ETÀ EVOLUTIVA
Disturbi
neurologici
Disturbi
psicopatologici
Disturbi di
sviluppo
+
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
RAPPORTI CULTURALI E OPERATIVI
PEDAGOGIA
RIABILITAZIONE
PEDIATRIA
NEUROPSICHIATRIA
PSICOLOGIA
NEUROLOGIA
NEUROPSICOLOGIA PSICHIATRIA
+
NEUROPSICHIATRIA
INFANTILE
Approccio integrato
  Competenze
mediche
  Discipline affini: pedagogia psicologia
psicoterapia, riabilitazione
  Condivisione progetti e obiettivi
Linguaggi
  Spazi
  Prassi (riunioni di equipe, supervisione, gruppi di lavoro,
colloqui tecnici)
 
+ E’ necessario conoscere:
  Bambino
  Processi
di sviluppo
  Fattori di rischio fattori di protezione
  Famiglia
  Processo Genitoriale
  Qualità
  fattori di rischio fattori protettivi
PROCESSO DI CRESCITA
Armonico→ sviluppo normale
Disarmonico→ DISTURBI DELLO SVILUPPO
+
Normalità
Patologia
+
Concetti di base
+ Fattore di Rischio (FR)
  E’ una
variabile la cui presenza aumenta la probabilità
per un individuo di soffrire di un particolare disordine.
(Rutter)
  Uno
o più fattori che, se presenti, aumentano la
probabilità per un bambino di sviluppare un disturbo in
confronto ad un bambino selezionato random dalla
popolazione generale. (Garmezy)
+
Il Fattore di Rischio deve:
  Essere
associato a un’aumentata probabilità di
comparsa di un disturbo.
  Essere
precedente all’insorgenza del disturbo.
+
Rapporto di Causalità
(Lee Robins, 1970) Fattore di rischio
Disturbo
Limiti:
  Esistono situazioni ad elevato rischio psicopatologico in cui i
bambini riescono a crescere senza problemi;
  Esistono
casi in cui a un basso contenuto di FR, nella vita del
bambino, sono associati una maggiore incidenza di quadri
sintomatologici.
+
Modello Multifattoriale (Sameroff,1987) Numero FR
bambino
 Un
Qualità dei FR
genitori
FR può portare un bambino a uno stato di maggiore
vulnerabilità su cui possono agire altri FR.
+ Fattore Protettivo (FP)
  E’ una
variabile che riduce la probabilità per un
individuo di ammalarsi.
+
Un FP può agire in modi diversi:
  Il
FP opera solo in presenza del FR, in questo caso si ha
un processo interattivo tra FR e FP.
  Un
  I
FP agisce indipendentemente dalla presenza del FR.
FP sono semplicemente il contrario dei FR.
Vulnerabilità
e
Resilience
+
 Capacità
di reagire in maniera adeguata,
o meno,
alla comparsa dell’evento stressante
e
di saperlo affrontare in modo adeguato.
+
+
+
1. 
2. 
capacità di un individuo di :
superare esperienze
• 
di cronica avversità
• 
di esposizione a traumi severi e/o prolungati
adattarsi alle richieste dell’ambiente
3. 
funzionare in maniera competente
4. 
sviluppare nuove competenze a partire dalle difficoltà
5. 
NON una funzione statica MA processo dinamico
6. 
risultato di un’interazione dinamica fra l’individuo e
l’ambiente
+ Temperamento: aspetti e caratteristiche specifiche
del bambino.
  Facile:
bambini descritti come tranquilli, che non danno
problemi, che aiutano e maturi per la loro età; sono curiosi
verso tutto ciò che di nuovo si presenta loro, socievoli, allegri
e affettuosi.
  Difficile:
bambini spesso capricciosi, poco accomodanti,
polemici e pronti a discutere ogni regola data dai genitori;
hanno difficoltà ad inserirsi in un gruppo di coetanei e spesso
sono descritti dagli insegnanti come problematici.
+ Disturbi neuropsichiatrici
 I
disturbi dello sviluppo sono diversi nelle
diverse fasce di età
 Non
tutti i disturbi sono presenti a tutte le
età.
 Esistono
forme diverse di manifestazione
dei sintomi.
+
Problemi nella formulazione della
diagnosi:
 Metodologie
diverse per arrivare alla diagnosi;  Difficoltà
o assenza degli strumenti adeguati per
riconoscere prontamente il disturbo.
 Il
modo in cui questi bambini esprimono il loro
disagio.
+
Il disagio si esprime:
  Comportamenti
esternalizzanti
  Comportamenti
internalizzanti
quest’ultimi sono
meno evidenti, “fastidiosi”,
spesso considerati reattivi e
comunque transitori
+
I Disturbi dello Sviluppo e Psicopatologici
NON
sono il semplice risultato di fattori ambientali o fattori
biologici (A
B)
MA
Interscambio dinamico PLURIFATTORIALE
 
Sviluppo del cervello all’interno di
  Un particolare patrimonio genetico
Specifiche circostanze ambientali e intraindividuali
+ Fattori di Protezione e di Rischio
in Età Evolutiva
 
I fattori di rischio aumentano la
probabilità di maladattamento o
psicopatologia nel bambino
 
I fattori di protezione aumentano la
probabilità che il bambino resista a
situazioni avverse
 
I bb. in genere sono in grado di resistere
all’esposizione a situazioni di rischio, ma
quando queste si sommano le loro
possibilità si riducono.
 
I periodi di transizione nel corso dello
sviluppo potenziano i fattori di RISCHIO
+
È importante:
  Valutare
la presenza di segnali più o meno evidenti
che indicano la possibilità di successive
manifestazioni sintomatologiche maggiormente
strutturate.
  Pensare
  Distinguere
che un bambino/ragazzo può soffrire
emotivamente.
tra “normali crisi evolutive” e situazioni di
disagio
+
  Come
mai alcuni bambini sviluppano un
disturbo psicopatologico e altri, che
crescono con modalità analoghe e in
ambienti simili, no?
  Quali
sono le dinamiche che influiscono e
che hanno un ruolo nello sviluppo di un
disturbo psicopatologico?
 
Tutti i bambini manifestano allo stesso
modo il loro disagio?
 
In età evolutiva, un disturbo
psicopatologico si presenta sempre con le
stesse caratteristiche?
+
Alcuni punti da tenere sempre
presente:
 Causa
 Sintomi
vs Fattore di rischio
Specifici vs Aspecifici
 Sintomi
 Diagnosi
vs Disturbi
differenziale vs Comorbidità
+
Fase dello Sviluppo
  Quali
competenze?
  Quale
  I
differenza tra Età Cronologica ed Età di Sviluppo?
sintomi sono trasformabili?
  Quale
economia/peso dei sintomi all’interno del
disturbo?
Sono disturbi in cui:
a) le disfunzioni di base coinvolgono un
individuo, generalmente nei primi anni di vita,
b) ne modellano lo sviluppo neurocognitivo,
neuroaffettivo e della personalità,
c) incidono sulle competenze emergenti
assumendo un peso diverso, a seconda della fase evolutiva.
 
Prevalenza (nel loro insieme) colpiscono una popolazione
intorno al 12% senza considerare i quadri in comorbidità
(Levi 1977,1996, Dobos et al. 1994; Boyle et al 1994 e1996; Tomblin et al 1997 e 2000;
Ulovec et al 2004)
Disturbi dello Sviluppo
 
Si manifestano durante lo “sviluppo” della persona e ne
influenzano lo “sviluppo” futuro.
+
 
+
Possono coinvolgere in modo
settoriale una competenza
OPPURE
Manifestarsi in modo
pervasivo compromettendo
lo sviluppo di tutte, o quasi,
le funzioni mentali
essenziali per il processo
evolutivo del bambino
(DPS, ritardi globali)
I Disturbi dello Sviluppo
(disturbi del linguaggio, DCD)
Lo stretto legame tra competenze emergenti e fase
evolutiva.
- 
La non sempre facile distinzione tra quadri di sviluppo
“tardivo” (ad es., i late talker) e quadri di “ritardo”
sfumato.
- 
L’aspecificità di molti sintomi e la variabilità di
presentazione di diversi quadri clinici.
- 
La trasformabilità dei nuclei sintomatici non sempre
prevedibile.
Soprattutto nei casi lievi
I Disturbi dello Sviluppo
- 
+
Non sempre, vengono riconosciuti in fase precoce per:
+
Disturbi dello Sviluppo
problematiche tipiche dell’età precoce
•  la relazione/interazione tra i diversi sintomi,
•  la comorbidità,
•  la diagnosi nosografica e categoriale
•  le ipotesi etiopatogenetiche.
+
alcuni sviluppano un disturbo e altri
no?
  Quale
è il meccanismo che porta alla
manifestazione di alcuni sintomi piuttosto che
altri?
  Quando
  Come?
il ritardo genera atipia?
Disturbi di Sviluppo
  Perché
+
Etiopatogenesi
neurobiologica e multifattoriale
  Anche
quando settoriali (come ad es. i disturbi della
comunicazione) sono influenzate diverse aree evolutive
quali quella comunicativo-linguistica, cognitivo-motoria,
socio-emozionale.
+
IPOTESI A
meccanismo causa-effetto
  Modello
incompleto e/o necessario di alcune revisioni.
  Non
sempre è applicabile, perché:
 
Non sempre il disturbo o la sindrome sono il risultato di un danno
clinicamente evidente e diagnosticabile.
 
Non considera il contributo fondamentale delle manifestazioni
comportamentali e della clinica.
 
Non valuta il peso delle traiettorie evolutive e dell’ambiente,
 
Non sembra soffermarsi sul peso che un disturbo primario ha sullo
sviluppo dell’individuo (a livello cognitivo, a livello del SNC) e
viceversa.
+
Ipotesi B - modello
developmental
Disturbi dello sviluppo
come fenotipi
rappresentativi di
alterazioni in sistemi
multipli.
Prevede il coinvolgimento
di diversi livelli e funzioni.
Importanza delle funzioni
cognitive piuttosto che
intelligenza, nel passaggio
da origine biologica e
quadro clinico.
Meccanismo a cascata
Morton & Frith (1995)
+
 
Merito
prevede sia un piano più descrittivo che uno più causale.
 
Limite
non sembra analizzare il peso dei sintomi sul funzionamento cognitivo,
sul SNC e l’eventuali conseguenze, in termine di “nuovi sintomi” ed
eventuali comorbidità, date dai cambiamenti dei due sistemi.
 
Debolezza
non considera il peso che i diversi sintomi hanno sull’ambiente e
viceversa.
 
Rimane aperta la questione se più fattori biologici influiscano in
modo unitario nella catena degli eventi, provocando un “danno”
unico, sul SNC o in modo più settoriale.
+
+
Comorbidità
Diagnosi differenziale
+   In età evolutiva è frequente la presenza di più
disturbi contemporaneamente, questi possono:
- non avere alcun legame
- essere l’uno la conseguenza dell’altro
- avere un andamento esponenziale
Nei Disturbi dello Sviluppo la comorbidità sembra essere la
norma, piuttosto che l’eccezione.
Si è di fronte ad una reale co-presenza
o piuttosto il disturbo dello sviluppo comporta
di per se una fragilità e una vulnerabilità maggiore?
+
Caron & Rutter (1991) - Angold et al. (1999)
 
E’ frequente ritrovare una aspecificità di diversi sintomi (es.
iperattività, disattenzione, ritardo di linguaggio, etc.).
 
Lo stesso sintomo ha un peso, e un significato, diverso a
seconda del disturbo in cui si ritrova.
 
Esistono situazioni cliniche di passaggio e di sovrapposizione,
molto più spesso di disturbi singoli.
 
La maggior parte dei sintomi, la modalità di espressione e il
loro significato sono età dipendenti.
 
Non, per forza, legato a bias di segnalazione o alla presenza di
informatori multipli.
Non patognomonici.
 
La cui presentazione dipende da diverse variabili:
l’età cronologica,
 
l’età di sviluppo,
il rapporto tra queste,
 
 
 
l’età della diagnosi,
la gravità del disturbo primario,
Ritardo di linguaggio, iperattività, difficoltà di concentrazione,
ritardo dello sviluppo simbolico
sia i sintomi cardine di specifici disturbi
sintomi aspecifici
 
+
 
sia sintomi estremamente comuni, e aspecifici, nella maggior
parte dei disturbi dello sviluppo.
(Levi et al., 2007).
+
GRAZIE