ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
E’ una tipica enartrosi
 Anca: cavità articolare emisferica (acetabolo)
 Femore: testa femorale (3/4 sfera piena)
Non tutta la cavità partecipa all’articolazione ma solamente la parte centrale chiamata fossa
dell’acetabolo nella quale trova attacco il legamento rotondo. Non essendo corrispondenti le due
superfici articolari si necessita di un cercine cartilagineo, il labbro dell’acetabolo, che va ad ampliare la
cavità e fornisce un importante mezzo di unione tra femore ed anca.
Mezzi di unione sono dati da:
- capsula articolare e legamenti di rinforzo:
1. legamento ileofemorale: a ventaglio si trova al di sotto della spina iliaca anteriore inferiore, i
due fasci (obliquo e verticale) si dirigono sulla linea intertrocanterica.
2. legamento pubofemorale: tratto pubico ciglio acetabolare, eminenza ileopettinea e termina al
davanti del piccolo trocantere.
3. legamento ischiofemorale: di forma triangolare si porta alla fossa trocanterica
4. zona orbicolare: dal margine dell’acetabolo e dal labbro, passa dietro il collo del femore.
legamento a distanza: è il legamento rotondo che dalla fovea capitis del femore si dirige con due
radici ai bordi dell’incisura dell’acetabolo, si presenta piatto e laminare
La sinoviale è disposta come le diartrosi e forma una guaina completa intorno all’articolazione.
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GINOCCHIO
All’articolazione del ginocchio partecipano 3 ossa:
 Femore, le cui superfici articolari sono i suoi Condili laterale e mediale e la superficie patellare.
I condili hanno forma di spessi ovoidi, divergenti distalmente e dorsalmente, le loro superfici variano
gradualmente da una leggera convessità anteriore, ad una più accentuata posteriore e sono separati dalla
superficie patellare mediante lievi solchi.
Il Condilo mediale o interno è più stretto trasversalmente, con una superficie di rotolamento più lunga e più
obliqua.
Il Condilo laterale o esterno è più largo con una superficie di rotolamento più corta.
 Tibia, le cui superfici articolari sono i suoi Condili laterale e mediale.
Sulla faccia superiore della tibia vi sono due superfici articolari ricoperte da cartilagine, le faccette
laterale e mediale.
La faccetta mediale del condilo tibiale corrispondente o Piatto tibiale interno è più ampia, ovolare e
leggermente concava in senso trasversale e antero-posteriore.
La faccetta laterale del condilo tibiale corrispondente o Piatto tibiale esterno, che modifica e aumenta la
corsa del condilo femorale laterale, è approssimativamente circolare, concava trasversalmente e
convesso-concava antero-posteriormente.
Questa particolarità è uno dei motivi meccanici per cui, durante la flesso-estensione, il comportamento
dei condili è differente nel compartimento interno rispetto al compartimento esterno.
Nel passaggio dall’estensione alla flessione, i condili cominciano l’azione di rotolamento indietreggiando
sui piatti tibiali passando, alla fine della corsa, ad un’azione di scivolamento, tramite meccanismi di
freno.
Quindi all’inizio del movimento si parla di rotolamento puro, al centro del movimento l’azione è mista
e alla fine si passa allo scivolamento puro, attraverso la messa in tensione dei legamenti.
Nella Flessione i condili globalmente indietreggiano ed i piatti tibiali avanzano.
Il condilo femorale esterno, essendo più largo e con una superficie di rotolamento più piccola,
indietreggia due volte di meno rispetto al condilo interno, quindi il piatto tibiale esterno avanza di più
rispetto al condilo, in questo modo è giustificata la rotazione interna fisiologica della tibia.
Nella Estensione i condili femorali globalmente avanzano ed i piatti tibiali indietreggiano.
Il condilo esterno avanza due volte di meno rispetto al condilo interno.
 Patella o Rotula, è un grosso osso sesamoide che si è sviluppato nel tendine del muscolo quadricipite
e partecipa, all’articolazione del ginocchio, con la superficie articolare della sua faccia posteriore.
Essa è giustapposta alla superficie patellare dell’epifisi distale del femore e, aderendo all’estremità
inferiore dello stesso, modifica l’angolo di inserzione della porzione distale del tendine quadricipitale
alla tuberosità della tibia.
La superficie anteriore convessa, appare striata verticalmente dalle fibre tendinee. Il margine superiore è
spesso e dà inserzione alle fibre tendinee dei muscoli retto del femore e vasto intermedio. I margini
laterale e mediale sono più sottili e ricevono le fibre dei muscoli vasto laterale e mediale. Tali margini
convergono verso l’apice inferiore della patella, appuntito, che dà orine al Legamento Patellare o
Rotuleo. Tale legamento è la continuazione del tendine del muscolo quadricipite, diretto alla tuberosità
della tibia.
Le fosse delle superfici articolari sono rese più profonde dai menischi.
I movimenti sono infatti limitati dal robusto apparato tendineo e legamentoso che circonda la capsula
articolare.
Le superfici articolari che si affrontano nel ginocchio sono differenti, sia a dx che a sx, sia tra femore e
tibia.
Tra le superfici articolari è presente l’eminenza intercondiloidea, che presenta piccole aree piane per
l’inserzione dei legamenti crociati anteriore e posteriore e delle corna dei menischi laterale e mediale.
L’angolo di azione tra il quadricipite ed il tendine rotuleo è uguale all’angolo fisiologico del ginocchio e
permette il valgismo fisiologico del ginocchio.
Se l’angolo aumenta ci sarà iperpressione rotulea e la tibia sarà più facilitata in rotazione esterna.
Contrariamente all’aspetto delle superfici articolari, l’articolazione del ginocchio permette soltanto
movimenti di flesso-estensione al livello dell’articolazione tra femore e tibia, e movimenti di
scivolamento tra femore e patella.
Menischi: sono formazioni fibro-cartilaginee, sovrapposte alle superfici articolari della tibia.
Più spesse in corrispondenza dei loro margini esterni e più sottili mentre si avvicinano all’interno
dell’articolazione, i menischi si portano in posizione profonda nella fossa articolare, per raccordarsi ai
condili femorali; l’adattamento dei menischi è sempre in relazione con quello dei condili femorali.
In flessione i menischi globalmente indietreggiano, perché i condili femorali indietreggiano, mentre in
estensione avanzano.
Nella rotazione interna il condilo esterno indietreggia, il menisco esterno indietreggia, mentre condilo e
menisco interno avanzano.
Nella rotazione esterna il condilo e il menisco esterno avanzano, mentre il condilo ed il menisco interno
indietreggiano.
I menischi sono inseriti ai margini esterni dei condili della tibia, e con le loro estremità o corni anteriore
e posteriore, all’eminenza intercondiloidea; essi sono in relazione con i legamenti del ginocchio.
Il ruolo dei menischi è quello di ottimizzare il contatto tra le superfici articolari del ginocchio, quindi tra
i condili femorali ed i piatti tibiali; controllano la traslazione laterale del condilo femorale sul piatto
tibiale e distribuiscono il liquido sinoviale per mantenere l’articolazione sana.
All’interno dei menischi non vi è vascolarizzazione, è presente solo all’esterno sul muro meniscale,
proveniente dai muscoli che, a quel livello, sono in contatto con i menischi. Il nutrimento interno dei
menischi è dato dalle cellule cartilaginee.
PERONE
Le faccette articolari tra Tibia e Perone hanno un orientamento “Obliquo” ed è importante, durante i
test di mobilità, annullare questa obliquità per essere più efficaci. Supero-esternamente la faccetta
articolare della Tibia, ha un orientamento basso-dietro-fuori, superiormente la testa del Perone ha un
orientamento alto-avanti-dentro, opposto alla Tibia, inferiormente la parte interna del malleolo esterno,
o malleolo peroneale, è abbombata e si affianca ad un altro cilindro, rappresentato dalla parte esterna
della Troclea. Questa situazione di “cilindro contro cilindro” costringe il perone a stare o avanti o
dietro la Pinza Bimalleolare, nei movimenti di inversione ed eversione della caviglia.
A livello della testa del Perone si inserisce il Legamento Collaterale Esterno del Ginocchio, il cui
orientamento condiziona la rotazione del ginocchio, perché è l’unico elemento mobile tra i legamenti.
Questo legamento ha un orientamento incrociato, perpendicolare da avanti verso dietro, dall’alto verso
il basso ed è molto mobile.
Il Legamento Collaterale Interno ha un orientamento obliquo in avanti-basso ed è sempre teso, sia
nella flessione che nell’estensione, quindi c’è poca tolleranza per la rotazione della Tibia.
I legamenti collaterali si tendono nella rotazione esterna del ginocchio, limitandola e quindi,
proteggendo il ginocchio stesso. Poiché il collaterale interno è sempre teso, è un punto fisso e si
oppone al valgo fisiologico del ginocchio, l’unico legamento che può realmente condizionare la
rotazione esterna del ginocchio è il collaterale esterno.
Nel movimento di eversione il Perone ruota internamente, la pinza bimalleolare si apre, il collaterale
esterno si detende cambiando orientamento e la tibia sarà più libera di muoversi in rotazione esterna.
Cambiano le condizioni di appoggio verso l’esterno a livello condiloideo e si potranno creare le basi per
l’usura precoce del menisco o, addirittura, la rottura.
L’azione del muscolo Quadricipite è sempre sublussante verso l’esterno nei confronti della rotula, a
causa della conformazione della rotula stessa.
Quando aumenta la rotazione esterna della tibia, cambia l’orientamento del Tendine Rotuleo, si
chiude l’angolo ed aumentano le condizioni di sublussazione, con possibilità di “Sindrome di
Iperpressione Rotulea”, usura della cartilagine ed artrosi.
I Legamenti Tibio Peroneale Superiori, Inferiori ed il Legamento Popliteo hanno un
orientamento basso-fuori e ciò giustifica l’azione meccanica della tibia, con direzione o basso o fuori.
Il Legamento Popliteo parte dalla testa del perone ed è importante per lo scorrimento del muscolo
popliteo e per la capsula di scorrimento del ginocchio.
Il perone e la tibia sono in contatto con le ossa vicine anche attraverso i Legamenti collaterali della
caviglia, considerati dei rinforzi capsulari più o meno importanti, dal punto di vista meccanico.
Nel compartimento esterno o laterale abbiamo:
Legamento Peroneo Astragalico Anteriore con direzione in avanti, dall’alto verso il
basso e da fuori a dentro, dal perone all’astragalo. Ha un orientamento quasi
trasversale.
Legamento Peroneo Calcaneare o fascio intermedio, con direzione dall’alto verso il
basso, da avanti verso dietro e da fuori verso dentro, dal perone al calcagno.
Legamento Peroneo Astragalico Posteriore con direzione da avanti verso dietro quasi
orizzontalmente, da fuori verso dentro e dall’alto verso il basso. Ha un contenimento meccanico
inferiore rispetto agli altri due.
Nel compartimento Interno o mediale abbiamo:
Legamento Collaterale Interno con uno strato più superficiale a forma di ventaglio
detto più propriamente “ Legamento Deltoideo”, con poca azione meccanica.
Nello strato profondo esiste un’azione meccanica di contenimento molto importante, garantita da:
Un fascio anteriore detto Legamento Tibio Astragalico Anteriore, con direzione
dall’alto verso il basso, da dietro in avanti.
Un fascio più posteriore dato dal Legamento Tibio Astragalico Posteriore, con
direzione dall’alto verso il basso e da avanti verso dietro.
CAVIGLIA
Nel piede esistono tre assi fondamentali che permettono di capirne il funzionamento:
 Asse bimalleolare: un asse obliquo con direzione interno-esterno, alto-basso perché passando per i
malleoli, una parte è posizionata più avanti-alto mentre l'altra è più in basso.
Su questo asse si verificano i movimenti di flessione ed estensione del piede con diversa mobilità.
La flessione dorsale è diversa da quella plantare per motivi meccanici, ossei e muscolari, essendo la
troclea dell'astragalo più larga anteriormente e più stretta posteriormente.
 Asse antero-posteriore passante per il secondo metatarso circa.
 Asse verticale rappresentato dal peso del corpo che grava sul piede e, quindi corrisponde alla tibia.
Il piede è considerato una pompa sanguinea, ha una capacità statica di carico e scarica il peso del corpo
al suolo. Tale peso arriva direttamente sull'astragalo in senso verticale, viene poi trasformato e scaricato
al suolo attraverso una scomposizione, cioè un cambiamento di direzione delle forze che su esso
agiscono, a carico dell’'articolazione sotto astragalica (articolazione che lavora su un piano para
orizzontale) e del sistema cuboide-scafoide.
Quindi: la forza verticale si trasforma in orizzontale grazie all'articolazione sotto astragalica e,
successivamente grazie all'azione cuboide-scafoide che agisce come una ruota dentata, la sua direzione
diventa frontale.
Tra astragalo e calcagno il peso del corpo si distribuisce su un piano para-orizzontale, ma per adattarsi
alle asperità del suolo, la coppia astragalo-calcagno distribuisce questa forza allo scafoide (interno ed
anteriore rispetto all'astragalo ) e al cuboide ( laterale anteriore rispetto al calcagno), attraverso i
legamenti che lavorano a cerniera all’interno del Seno del Tarso.
Infine, attraverso le organizzazioni articolari con i cuneiformi ed i metatarsi, la forza da frontale diviene
forza tangente, utile alla progressione.
La membrana interossea è orientata in basso e in fuori, agisce come un legamento ma a livello osseo e,
fisiologicamente, funziona come il Perone.
Su questa membrana si trovano dei fori per il passaggio di strutture vascolari, come l’arteria tibiale
anteriore e l’arteria peroneale.