Sarzana 09.10.2011 Esodo 20, 1-17 Esodo 20 (1-17) 1 Allora Dio pronunciò tutte queste parole: 2 «Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. 3 Non avere altri dèi oltre a me. 4 Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, 6 e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 7 Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano. 8 Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. 9 Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, 10 ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; 11 poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato. 12 Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. 13 Non uccidere. 14 Non commettere adulterio. 15 Non rubare. 16 Non attestare il falso contro il tuo prossimo. 17 Non concupire la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo». L'incontro con i comandamenti fa pensare a molti di essere di fronte alla legge assoluta di Dio facendoci perdere di vista il fatto che per gli ebrei questi sono una parte della legge e per i cristiani una relazione con Dio che deve essere rivisitata attraverso l'amore di Cristo. Quelli che noi leggiamo qui come i comandamenti di Dio sono in realtà una delle diverse redazioni di queste regole, anche se qui siamo di fronte a quella più autentica e significativa perchè è l'unica che il popolo ha udito direttamente da Dio. Occorre fare chiarezza sul decalogo perchè un po' per il sentito dire un po' per un travisamento determinato dalla cultura nella quale siamo nati, rischiamo di comprenderlo piuttosto come un'atto di restrizione che Dio ci impone anziché come un dono che Dio stesso ha fatto al suo popolo nel mezzo 1 Sarzana 09.10.2011 Esodo 20, 1-17 del cammino tra la schiavitù e la libertà. Il testo di Esodo, prima di enumerare i comandamenti, ci pone innanzitutto di fronte quello che dovrebbe essere il nostro approccio nei loro confronti e, direi, anche di tutto quello che Dio ci chiede: un approccio onnicomprensivo. Il fatto che Dio pronunci tutte queste parole, ovvero questi comandamenti, senza distinguerne un grado di maggiore o minore valore comporta anche per noi il medesimo rispetto di ogni parte della sua legge. Ma se Dio stesso non pone pesi diversi tra i comandamenti, perchè noi lo facciamo? Una seconda domanda può venirci sia sul peso che diamo ai comandamenti sia sulla loro attualità e questa ci può venire proprio dagli speculatori di borsa specialmente quelli che sguazzano nella virtualità delle vendite allo scoperto. Sono previsti dalla lettera dei comandamenti? La figura dello speculatore di borsa, in passato era vista come una persona da ammirare per la sua furbizia. Il fatto di potere guadagnare facilmente e senza lavorare o meglio sfruttando il lavoro degli altri, che valore ha oggi rispetto a ieri? Questa analisi ci porta comunque a domandarci quanto i 10 comandamenti sono ancora validi rinchiusi nel loro limbo letterale e quale è il significato della loro violazione. L'incontro con Gesù ci porta ad un approccio con la legge molto diverso 2 Sarzana 09.10.2011 Esodo 20, 1-17 da quello degli ebrei anche se questo non significa dire che la legge debba essere rifiutata; a questo proposito il vangelo di Matteo ci riporta queste parole di Gesù: (5:17) Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento dandoci però una chiave di lettura della legge non più basata su una lettura tecnica della norma divina, ma sul senso di mettersi di fronte a Dio con umiltà e la consapevolezza che Lui usa la sua legge come strumento d'amore. Questo ce lo dice sempre Gesù, nel vangelo di Matteo, con queste parole: (5:20) Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli. Quello che Gesù ci propone è di cogliere la svolta epocale che ci fa superare la fredda “lettera”, che ci traghetta da una legge che prevede situazioni ben precise ma che si prestano ad essere superate con cavilli oppure che non prevedono tutte le situazioni possibili, ad un comandamento che li racchiude tutti superando i limiti culturali e sociali di ogni società; l'esempio del limite decalogo lo abbiamo visto proprio nel caso degli speculatori di borsa: uno dei tanti che si potrebbero fare. Lo scopo di Gesù è quello di farci riflettere non tanto sui “peccati” che sono singole azioni, quanto sul fatto che il peccato è una condizione per la quale Dio e gli altri ci sono indifferenti oppure sono odiati da noi. 3 Sarzana 09.10.2011 Esodo 20, 1-17 Se io devo basare la mia vita su queste parole di Gesù che il vangelo di Giovanni riporta: (15:12) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. (15:14) Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. (15:17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Scopro che per noi cristiani parlare di peccato è sostanzialmente rinnegare il comandamento dell'amore di Dio e sentirci investiti di una responsabilità personale che ci porta a valutare il rapporto tra l'amore di Dio e quello che stiamo facendo. Noi credenti in Cristo non abbiamo più lo scudo di una norma specifica, ma siamo chiamati a valutare con senso etico quello che stiamo facendo, noi siamo chiamati a staccarci da una casistica pseudocristiana, a quella degenerazione per la quale tutto quello che non è espressamente vietato diventa permesso. Alla luce della Parola di Dio una persona credente in Cristo si chiede: quale delle mie azioni fa emergere la Grazia che agisce in me e quale altra azione dimostra in maniera palese la mia condizione naturale di peccato? Questa è una distinzione genuinamente biblica. Grazia e peccato… L’uno non esiste senza l’altro. La Legge di Dio ci ricorda continuamente che le nostre forze umane non ci permettono di osservarla. 4 Sarzana 09.10.2011 Esodo 20, 1-17 Con un atto di fede ci affidiamo alla Grazia di Dio che si è manifestata pienamente in Cristo Gesù che ha compiuto in tutto e per sempre i comandamenti della Legge. 5