Report sul convegno realizzato da asco, la società americana di oncologia clinica by Salvo Provenzano Si è concluso in giugno a Chicago il congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), fra i più importanti appuntamenti del mondo dell’Oncologia, che ha riunito migliaia di esperti, ricercatori e professionisti provenienti da tutti i continenti, con lo scopo di condividere le principali novità terapeutiche. Tra i numerosi temi affrontati, non poteva mancare una sessione dedicata ai sarcomi dei tessuti molli, che si è presentata ricca di novità e, soprattutto, decisamente carica di prospettive. Sono stati illustrati i dati sull’attività nei sarcomi dei tessuti molli dell’eribulina, un farmaco di recente sviluppo già in uso nei tumori della mammella, che agisce sulla replicazione delle cellule tumorali. Lo studio è stato presentato dal dr. Patrick Schoffski, responsabile del dipartimento di Oncologia Medica del Policlinico universitario di Lovanio (Belgio), che ha evidenziato come per la prima volta uno studio di fase III in pazienti con sarcomi dei tessuti molli dimostri un vantaggio di sopravvivenza globale grazie all’utilizzo di un nuovo farmaco sperimentale, rispetto ad un farmaco già in uso. Lo studio ha infatti dimostrato un vantaggio di 2 mesi di sopravvivenza globale con la somministrazione di eribulina, rispetto alla dacarbazina, in pazienti con liposarcoma e leiomiosarcoma avanzato, con una tossicità accettabile, e passerà adesso al vaglio degli enti regolatori, che su risultati sovrapponibili hanno già approvato nel 2010 lo stesso farmaco nei tumori della mammella avanzati. Un risultato clinicamente significativo, considerato anche il bisogno ancora insoddisfatto di nuovi farmaci in questa classe di malattie rare. Inoltre, fra le novità più interessanti spicca certamente olaratumab, un farmaco di nuova generazione che ha come bersaglio molecolare una proteina cellulare che agisce come recettore del fattore di crescita di derivazione piastrinica (PDGFRα), coinvolto nella crescita e differenziazione cellulare, e nell’angiogenesi, cioè la formazione dei nuovi vasi sanguigni. Da tempo è noto come questo recettore sia coinvolto nella genesi di diversi tumori. Lo studio ha valutato l’attività di olaratumab in pazienti con diagnosi di sarcoma dei tessuti molli in fase avanzata. Il dr. William Tap, responsabile del servizio di Oncologia Medica dei Sarcomi del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York (USA), e responsabile dello studio, ha ribadito che i sarcomi dei tessuti molli sono un gruppo di neoplasie rare ed eterogenee, per le quali non ci sono state novità sconvolgenti. Olaratumab, un anticorpo monoclonale umanizzato diretto contro PDGFRα, è stato studiato in un trial di fase Ib/II randomizzato in associazione o senza doxorubicina. Tap ha inoltre confermato che i risultati ottenuti sono decisamente significativi e il braccio di combinazione ha dimostrato un aumento della sopravvivenza globale di 10 mesi rispetto alla sola doxorubicina. Sulla scorta di questi risultati, la FDA (Food & Drugs Administration, l’ente regolatorio statunitense) ha garantito una “corsia preferenziale” allo sviluppo di olaratumab nei sarcomi, e presto partirà uno studio di fase III. Infine, sono strati presentati i dati preliminari sull’attività di regorafenib, un farmaco a bersaglio molecolare di nuova generazione, già in uso nei GIST (tumori stromali gastrointestinali): i dati disponibili sui soli pazienti con leiomiosarcoma avanzato hanno mostrato una certo vantaggio in sopravvivenza libera di progressione e sopravvivenza globale. Si tratta, più in generale, di risultati preliminari e, certamente, passerà ancora del tempo prima di poter usufruire a pieno delle interessanti novità presentate a Chicago. (SP, agosto 2015)